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Autore: Daleko    09/03/2018    3 recensioni
"Lui camminava guardando lei, lei gli trotterellava al fianco fissando la strada. «Ma Nico che ha detto, viene per Olandese?» gli chiese all'improvviso. Alessandro notò lo smartphone crepato che stringeva nella mano destra. «Gli stai scrivendo?» domandò in rimando, occhieggiando lo schermo. «Sì, ma su Whatsapp non risponde» gli mostrò lei: gli ultimi sei messaggi erano stati inviati da Chiara. Alessandro apprezzò mentalmente il non aver trovato emoticon affettuose sullo schermo."
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"«Giuro che questa volta t'ammazzo, questa volta ti... Devi smetterla di tirarmi in mezzo a questa roba, hai capito?» ringhiò il ragazzo al telefono. Ci fu qualche secondo di silenzio riempito solo dalla pioggia. Nicola si era riparato sotto uno dei balconi del primo piano, l'acqua gli schizzava sulle scarpe ma la rabbia gli impediva di sentire freddo. «Senti Nico... Tu non devi rompere i coglioni a me perché tu c'hai i cazzi tuoi per la testa e all'improvviso te ne vuoi tirare fuori, t'è chiaro?». La voce al cellulare era stranamente glaciale, sgarbata, poco familiare. Il ragazzo non fu reattivo come avrebbe voluto."

Storia romantica ambientata all'Università "L'Orientale".

Feb2019: Storia modificata e revisionata.
Genere: Malinconico, Slice of life, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori sanguigni'
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5.

 

«Ma esiste qualcosa di più noioso di Linguistica Generale?» sbadigliò Chiara. La mancina copriva la bocca aperta, la destra recuperava lo zaino per dirigersi all'uscita. «Ho sentito di peggio in altri corsi, dai» provò a consolarla Alessandro. Accodandosi agli altri studenti in uscita si persero di vista per un momento, ritrovandosi nell'atrio. «Abbiamo due ore buca, dove andiamo?» chiese lui dirigendosi verso l'esterno. Chiara ci pensò su per un po', incamminandosi con lo zaino sulle spalle e la giacca aperta su di un maglioncino porpora. «Mmmm... Dopo abbiamo lezione a Duomo, perché non ci sediamo in cortile a mangiare?» propose battendo le mani. Alessandro finse di valutare l'offerta, poi annuì. «Ottima idea!» commentò. Lui camminava guardando lei, lei gli trotterellava al fianco fissando la strada. «Ma Nico che ha detto, viene per Olandese?» gli chiese all'improvviso. Alessandro notò lo smartphone crepato che stringeva nella mano destra. «Gli stai scrivendo?» domandò in rimando, occhieggiando lo schermo. «Sì, ma su Whatsapp non risponde» gli mostrò lei: gli ultimi sei messaggi erano stati inviati da Chiara. Alessandro apprezzò mentalmente il non aver trovato emoticon affettuose sullo schermo. «Ah, non saprei, non ci siamo sentiti stamattina. Dovevo scrivergli?» chiese tra sé. La ragazza provò a fornire una risposta, ma la strada in salita la faceva affannare e così si trovò in difficoltà, finendo col ridere della situazione. Il tutto si risolse da solo quando il cellulare le squillò tra le mani: la scritta "Nicola Uni" dava mostra di sé sullo schermo. «Nico?» «Oh, scusa se non ti ho risposto, ero per strada e... Comunque sono in cortile a Duomo. Arrivate?» chiese il ragazzo al telefono. «Sì. Aspetta, ti passo Ale» terminò brevemente. Alessandro le faceva segno di voler parlare anche lui, e quando lei gli tese il dispositivo lui lo prese delicatamente, seppur senza rallentare il passo. «We! Ieri sera sei sparito. Com'è che stamattina non sei venuto?» chiese ad alta voce. All'altro capo della linea ci fu qualche momento di silenzio, poi: «Ieri sera non mi sentivo bene, mi sono preso mezza giornata. Ma perché ne stiamo parlando al telefono?» chiese Nicola. Alessandro rise, lo salutò, interruppe la chiamata e passò lo smartphone alla legittima proprietaria. Arrivarono alla sede in pochi minuti, oltrepassarono l'atrio parlando della lezione appena terminata e si ritrovarono nel cortile affollato. Si diressero al muretto sul quale si sedevano di solito, trovando Nicola impegnato a masticare un tramezzino. «Ehi! Potevi almeno aspettarci!» esclamò Chiara sedendosi al suo fianco. Nicola alzò una mano in segno di saluto, Alessandro gli fece un cenno con la testa e andò a sedersi accanto a Chiara. Lei prese un tegamino in plastica fuori dallo zaino, lui tirò fuori un panuozzo. Chiara lo fissò esterrefatta. «Davvero mangi tutto quel coso?» domandò incredula. Alessandro lo addentò senza complimenti, poi indicò il tegamino dell'amica con il retro del panino. «E tu che mangi?» chiese con la bocca piena. La ragazza aprì il contenitore. «Riso condito!» informò gli amici con fare entusiasta. Ci furono un paio di bocconi collettivi, ognuno intento a preoccuparsi del proprio pranzo, poi Chiara riprese la parola. «Poi perché non sei venuto stamattina? Ale non mi ha detto niente» si rivolse a un Nicola particolarmente taciturno. «Ha detto che non si sentiva bene» «Aleee, fai parlare lui!» «No, davvero. Stavo poco bene con la pancia, tutto qui» la rassicurò Nicola, aprendosi in un mezzo sorriso d'incoraggiamento. Chiara lo scrutò preoccupata. «Sì ma hai certe occhiaie... Non hai dormito?» continuò. Nicola si strinse nelle spalle, poi portò una mano nella tasca destra dei jeans per estrarne il suo smartphone. Lo degnò giusto di un'occhiata, prima di scorrere con un pollice sullo schermo e tornare al suo tramezzino. L'operazione venne ripetuta una seconda volta, poi fu il cellulare di Chiara a vibrare. La ragazza imitò quasi tutte le ultime azioni dell'amico, ma quando il suo sguardo incontrò lo schermo le si illuminò il viso. Portò il cellulare all'orecchio. «Ale, ciao! ...sì, perché? ...siamo a Duomo. Ok! Ok. Va bene, a dopo!» terminò la conversazione e ripose lo smartphone. «Sta venendo Ale!» informò gli altri con eccessiva allegria, cominciando a masticare velocemente il riso restante. Nicola terminò l'ultimo boccone del suo tramezzino, si alzò con calma e rivolse la sua attenzione all'Alessandro presente, intento a reincartare il suo panino. Nicola rimase a osservarlo con le mani in tasca, e quando l'altro infilò con rabbia il cartoccio nello zaino si sentì quasi in pena per lui. Non molto tempo dopo una mano gli si poggiò sulla spalla.

Non aveva davvero bisogno di voltarsi per sapere chi fosse. La forma della sua mano, il peso, la presa erano già abbastanza rivelatori. La sua voce si rivolse ai colleghi seduti davanti a lui, Chiara s'illuminò e lo salutò con voce acuta, poi spostarono il loro sguardo su di sé, il cui nome era stato appena pronunciato. Si voltò lentamente, un movimento alla volta, e alzò lo sguardo sui suoi occhi azzurri, oltrepassando le lenti degli occhiali e fissandosi nelle pupille. «Dimmi» andò dritto al sodo.
Nicola aveva imparato a odiare quell'espressione. Faceva perdere la testa a tutti, tranne a lui che aveva imparato a comprenderne il significato: gli angoli delle labbra lievemente sollevati, gli occhi vispi e ridenti, le palpebre languide pronte a socchiudersi. Con il corpo diceva: "Io sono più furbo di te. Io sono migliore di te". Quel suo modo di fare in passato l'aveva attratto terribilmente, tanto quanto in quel momento lo repelleva. Lo vide rialzare gli occhi sugli altri due presenti, chiedere un attimo di pazienza, poi rivolgersi nuovamente a lui per scambiare due parole in privato. Si limitò a seguirlo senza dire nulla, lasciando lo zaino accanto ai colleghi rimasti seduti, infossando le mani nelle tasche quasi fino ai polsi e fermandosi nel punto più isolato del cortile, accanto all'entrata dello stesso.
«Allora, fatto tutto?» chiese Ale. Nicola annuì; teneva lo sguardo piantato sul terreno. «Recuperati i file?» «Sì» «Okay. Che mi dici dei francesi?» «Sono online. Prezzi al ribasso» borbottò Nicola. Non sembrava molto allegro. «Mh-mh. Spedizione?» «Dieci» «E gli spagnoli?» «Offline. Siamo in tre al momento» continuò a borbottare. Lanciò un'occhiata a Chiara e l'altro Alessandro, vedendoli ridere insieme. Li invidiò. «Bene. Porto detto, allora. Degli altri due che mi dici? Ancora down?» «Sì. Ma è tutto schermato e...» «Non m'interessa, sono affari tuoi. Riportali online entro settimana prossima con il catalogo aggiornato, ok? Te lo faccio arrivare sulla solita casella» tagliò corto. «Chi è rimasto online nel marketplace?» «Solo gli inglesi, solo nove millimetri» rispose prontamente, desideroso d'interrompere quella conversazione. Alessandro scoppiò a ridere. «Sfigati. Ok, recuperiamo mercato lì. Sempre a sei-e-cinquanta?» «Glock a cinquecento. Senti, per ieri...» «Gli olandesi al cinquanta percento sono ancora online?» «Gli olan...? Sì, ma riguardo ieri...» «Sei sicuro che gli altri siano tutti down?» «Porca puttana, possiamo parlare un momento di ieri?». In silenzio, Alessandro restò a fissare il ragazzo minuto, intristito, stanco davanti a sé. Annuì e lo vide sospirare. «Erano solo parole, vero? Mica hai fatto qualche stronzata su... Su uno di quei siti?» chiese mormorando a voce sempre più bassa. Alessandro sbuffò, portando una mano alla borsa a tracolla ed estraendone un pacchetto di sigarette. «Rilassati, era solo uno scherzo. Un'idea di Chicco» si giustificò richiudendo la borsa. Parlava con una sigaretta ferma tra le labbra, ancora spenta. «Sì ma Chicco è tanto se sa accendere il computer. È a te che...» si grattò distrattamente una guancia, cercando di calmare l'agitazione. «È a te che ho insegnato cose, non a Chicco» gli fece notare. Alessandro gli passò un braccio attorno alle spalle, portandolo verso l'uscita. «Vieni, facciamo due passi» lo invitò. Nicola si lasciò trascinare.



«Ma è bellissimo!» esclamò Chiara. Sullo smartphone di Alessandro era visibile la foto di un pastore tedesco. «Come si chiama?» chiese interessata. «Jackie. È una femmina» rispose orgoglioso il ragazzo, riprendendo il cellulare e bloccando lo schermo. Una voce femminile in lontananza attirò l'attenzione di entrambi. «Chiaraaaaa!» esclamò la voce in rapido avvicinamento. Quando Alessandro alzò lo sguardo, trovò Chiara con le braccia al collo di una loro coetanea: capelli tinti di rosso, t-shirt dell'Hard Rock, piercing all'orecchio e occhi grigi, erano evidentemente amiche. «Cinzia, a-i-u-t-o, non credevo di beccarti all'università! Ma non stai facendo russo?» «Sì, ho lezione fra un'ora, quindi ho pensato di venire un po' prima» rispose la ragazza. Chiara indicò l'amico, il quale affrettò ad alzarsi. «Lui è Alessandro» lo presentò lei. Il ragazzo tese una mano alla nuova arrivata, ammirandone il viso ben truccato e il sorriso che gli rivolgeva. «Cinzia, piacere» si presentò. «Piacere mio» si limitò a rispondere lui. Cinzia sembrava molto sicura di sé, quasi a proprio agio nel nuovo ambiente universitario, al punto da non sembrare una matricola. Riportò l'attenzione su Chiara. «Tesoro io ora devo salire a prender posto o resto seduta a terra, magari ci vediamo dopo, va bene?» la salutò con un bacio laterale a mezz'aria, probabilmente per non rovinare il trucco di entrambe, e poi si voltò per allontanarsi. «Ciao Alessandro!» si congedò anche dall'altro, rivolgendogli un cenno amichevole col capo e affrettandosi verso le scale. Il ragazzo rimase a guardarla andar via e Chiara lo fissò per qualche secondo. «La smetti di fare il maniaco?» lo rimproverò infastidita. Alessandro tornò a guardare la collega con aria confusa. «Eh?» «Le stavi guardando il sedere!» «No, non è vero...» «Sì che è vero, Ale! Non puoi guardare il sedere delle mie amiche!» «Ma ti dico che non lo stavo facendo!» ribatté lui. Tornarono a sedersi, entrambi lievemente a disagio. Chiara si alzò di scatto, lasciando anche lei tutto sul muretto e allontanandosi. «Vado a vedere dove sono gli altri!» sbottò in modo inusuale. Alessandro rimase solo con un mucchio di giacche e zaini.

La strada era un tripudio di alberi piantati lungo il marciapiede, venditori ambulanti, studenti frettolosi, motorini e pedoni. Nessuno faceva caso a loro: Nicola era sotto pressione e Alessandro era ancora più a suo agio in quel modo, nascosto in bella vista. Cominciò a fumare mentre passeggiavano a passo lento. Fu Nicola a cominciare a parlare. «Ale, ti prego. Dimmi che non hai fatto nessuna stronzata. Quel tizio aveva pure sparato una cifra bella precisa» borbottò. Alessandro si limito a tirare un paio di boccate di fumo, poi scosse la testa. «Lo scopo era farti ragionare. Ci siamo riusciti, no? Alla fine ti piace fare quello che...» provò a commentare, ma Nicola gli piazzò una banconota davanti. Anzi: si piazzò davanti ad Alessandro e gli piantò la banconota sul petto, tenendola ferma solo con indice e medio, a mo' di puntina. Alessandro prese lentamente la banconota, la osservò per un momento, spostò il suo sguardo sul ragazzo, poi di nuovo sulla banconota -senza capire. Si era ammutolito e l'altro ne approfittò. «Riprenditeli. Mi stai minacciando, quello che sto facendo lo sto facendo sotto minaccia. Non voglio i tuoi soldi» spiegò. «Nico, sono duecento euro» «...che io non voglio!» «E smettila di dire stronzate. Prendili» provò a restituirgli la banconota, piegata e accartocciata in mano per non renderla riconoscibile ai passanti. «Non mi servono. Non so che cazzo farmene dell'ultimo iPhone, o...» «Ancora con 'st'iPhone! Tieni, porta Luca da qualche parte. Se lo merita» provò a infilargli nuovamente la banconota in mano. Titubante, Nicola non li restituì, limitandosi a stringere i denti.
Alessandro gettò la sigaretta a terra, scoprì l'orologio sul polso e diede uno sguardo all'orario. «Accidenti, sono in ritardo. Devo proprio andare» mormorò fra sé. Nicola sentiva la vena sulla tempia pulsare. «Vai da Chicco a riferire, mh?» «No, pranzo con Mirko» rispose l'altro con nonchalance. Nicola boccheggiò, e Alessandro distolse lo sguardo con un sorrisetto. «Dai, non fare quella faccia» commentò divertito. «Lo frequenti ancora!» esclamò Nicola con tono strozzato. Era arrossito. «Sì, e allora?» rispose l'altro facendo spallucce. Il ragazzo non seppe come commentare. «Dai, dopo te lo saluto» si congedò incamminandosi. Nicola gli afferrò un polso con la mano libera. «In che senso "me lo saluti"? Sa di questa storia?» chiese allarmato. Alessandro gli rivolse un'occhiata annoiata. «Rilassati, non lo sa nessuno. Ti pare? Sa che ti ho beccato all'università, tutto qui» terminò. Alzò lo sguardo sulla strada, poi la sua espressione mutò in una maschera di noia. «Sta arrivando la tua amica. Lasciami o faccio tardi» sbottò. Nicola lasciò la presa, l'altro si allontanò e Chiara arrivò quasi di corsa, avvicinandosi. «Ma no, è già andato via? Volevo salutarlo!» si lamentò. Prese Nicola sotto braccio e si diressero nuovamente verso la sede. Il ragazzo lasciò scivolare silenziosamente la banconota nella tasca dei jeans, non ascoltando quanto gli veniva detto da Chiara.
«...ed è così carino, non trovi?» captò all'improvviso. Il ragazzo si sforzò a sorridere. «Come faccio a saperlo, scusa? Ti sei presa una cotta?» provò a fare conversazione; il ricordo di poco prima, quando lui era incastrato in quella spiacevole discussione e, intanto, Chiara e Alessandro era seduti in lontananza a chiacchierare in modo così sentito, gli fece provare nuovamente quella misera sensazione di invidia. Chiara, nel frattempo, era visibilmente arrossita. «Oh, ti prego, non dirglielo. Te lo sto dicendo in confidenza!» esclamò preoccupata, quasi appendendosi al braccio del ragazzo. Lui annuì. «Tranquilla. Ho visto che andate molto d'accordo, alla fine vi conoscete da pochissimo, è una bella cosa» notò. «Sì, poi è così gentile! Non lo so... Credi che io gli piaccia?» domandò titubante. Nicola sorrise divertito. «Quante paranoie, chiediglielo e basta, no?» «Sì, certo! Vado da lui e dico "ciao Ale, vuoi uscire con me? Sei bellissimo e dolcissimo e tutto il resto, grazie ciao"?». Risero entrambi. «Vabbè, magari non proprio in questo modo. Che ne dici di "Ale cosa fai sabato sera io mi annoio un sacco perché non andiamo a mangiare una pizza"?» snocciolò tutto d'un fiato. «Ecco, secondo me funziona meglio» suggerì infine. Chiara alzò gli occhi al cielo. «Sì, secondo te io lo fisso dritto dritto in quegli occhi azzurrissimi e...»

Nicola smise di ragionare lucidamente per un istante. Si bloccò all'ingresso del cortile, ad appena due metri da dov'era stato meno di dieci minuti prima, e smise di sentire il mondo esterno. Il suo primo pensiero fu: "Alessandro ha gli occhi neri". Il suo secondo istinto fu di alzare lo sguardo su Chiara, la quale lo scrutava preoccupata, e poi provò a unire i puntini. Aveva commesso un errore terribile e sentì la pelle gelarsi dal panico. Boccheggiò, incapace di esprimere delle vere e proprie parole, poi alzò la mano destra in direzione della ragazza, come a dirle di fermare le sue parole, le sue idee, tutto quanto. «No» sussurrò infine. Chiara era sempre più confusa. «No?» «No. No, Chiara, stagli lontana, capito?». Chiara non aveva capito affatto e si accigliò ulteriormente; sembrava meno amichevole del solito. «In che senso? Perché? È fidanzato?» domandò velocemente. Nicola scosse la testa. «No, non è... Senti, non è una brava persona, okay? Non è una brava persona e basta. Stagli lontana. Non lasciarti...» gli mancò la voce. «Coinvolgere» terminò. La ragazza si ritrasse come se avesse ricevuto uno schiaffo. «Nicola, io faccio quello che mi pare» lo avvisò, ma l'altro continuava a scuotere la testa. «No Chia', non capisci, non sto scherzando. Non è un tipo a posto, non provarci con lui» «Che fa che non è a posto, sentiamo? Spaccia?» chiese ad alta voce, con una vaga risata rabbiosa. Nicola aveva la bocca schiusa, troppo scosso per continuare la conversazione. «No! Senti, io ti sto solo dicendo che...» «Non me ne importa di quello che dici tu! Non è che perché sono femmina allora devi...» «Non c'entra un cazzo che sei femmina! Chissene fotte che sei femmina!» quasi urlò lui. Qualche ragazzo si voltò a guardarli, cominciando a mormorare tra loro. Alessandro li raggiunse in fretta, portando con sé borse e giacche a mo' di facchino. «Oh ma che state a fa'? Volete finire su Spotted?» scherzò cercando di stemperare la tensione. «Tu non ti intromettere!» sbottò Nicola, e l'umore di Alessandro cambiò rapidamente. Era più alto e massiccio di lui, per niente intimorito dal collega, così mutò la sua espressione in una decisamente più incattivita. «Non urlare addosso a Chiara, hai capito? Non ti permettere» ringhiò in sua direzione. Chiara fece un passo indietro, Nicola scosse la testa senza distogliere lo sguardo dall'altro ragazzo. «Quanto sei fesso, Alessa'» commentò raccogliendo borsa e felpa da terra, continuando a tenere gli occhi puntati su di lui. Non ci furono ulteriori commenti, così Nicola si diresse all'uscita del cortile. Alessandro e Chiara lo seguirono con lo sguardo finché non sparì alla loro vista, poi il ragazzo le si rivolse con premura. «Stai bene?» fece in tempo a chiederle prima che le porte dell'aula si aprissero; iniziava la lezione.


 



Note dell'Autore
Feedback, recensioni e panuozzi graditi. Fanno piacere pure scenate che intrattengano durante le ore buca a Duomo. Ancora una volta si ripete che tutti i personaggi sono solo frutto della mia immaginazione. Ci vediamo presto!

   
 
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