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Autore: dreamlikeview    11/03/2018    5 recensioni
Nathaniel "Nate" Winchester è un giovane nephilim e cacciatore. Quando il padre in punto di morte gli parla dell'angelo che lo ha messo al mondo, distrutto dalla perdita del genitore, decide di intraprendere un viaggio indietro nel tempo, per salvare entrambi i genitori. Con l'aiuto dell'amico Jack, di un incantesimo e di una strega, riesce a compiere il rituale. Sarà abbastanza coraggioso da compiere la sua missione?
[Destiel, canon-verse (kind of), parents!Destiel, mini-long]
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Desclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene (a parte Nate, lui è il mio bambino), tutto ciò che è qui scritto è scritto senza alcun fine di lucro (tradotto, non ci guadagno niente, ci perdo solo la faccia), e non ho intenzione di offendere nessuno con questo scritto (solo di accoppiare due che dovrebbero essere già accoppiati dalla quinta stagione, pft).

Avviso: Come è già anticipato nelle note della storia, i personaggi tendono ad essere un po' fuori dai personaggi televisivi (soprattutto da questo capitolo in poi), anche se ho cercato di mantenermi negli schemi. Spero di non aver fatto troppi strafalcioni. Enjoy!

_____________


Partecipare alla vita quotidiana dei suoi genitori, era una cosa totalmente nuova per Nate, che cercava in tutti i modi di ritagliarsi un po’ di tempo con loro. Dean appariva così diverso dall’uomo che lo aveva cresciuto, aveva, sì, sempre quell’aria da persona che portava con sé il peso del mondo sulle spalle, colui che aveva perso troppo, ma era completamente diverso, forse perché Castiel era ancora vivo, o forse perché determinate cose del suo futuro non erano ancora accadute, o forse proprio perché non era ancora padre, ma per Nate era stato strano conoscere quella parte di lui. Era difficile però stare a contatto con loro, senza potergli rivelare nulla, avrebbe tanto voluto dire loro di essere loro figlio, che aveva viaggiato nel tempo per poterli salvare, ma sapeva che rivelare la sua vera identità avrebbe significato rischiare che i suoi genitori non lo mettessero al mondo; più di una volta aveva rischiato di rivolgersi a loro, ma soprattutto a Dean con l’appellativo papà, e trattenersi era stato davvero difficile, e forse proprio per questo motivo aveva bisogno di parlarne con qualcuno, aveva bisogno che qualcuno conoscesse la sua identità e credesse alle sue parole, e se non potevano essere le persone che lo avevano messo al mondo, allora si sarebbe rivolto alle uniche altre due persone di cui si fidava ciecamente, suo zio e Jack, di loro poteva fidarsi, e aveva bisogno d’aiuto, perché fin da quando era arrivato, aveva capito che qualcosa nel corso del tempo era cambiato, in quel periodo Dean e Castiel avrebbero dovuto essere più vicini, meno sul piede di guerra l’uno verso l’altro, e sapeva fosse solo colpa sua; l’angelo era protratto a fidarsi di lui senza ulteriori prove, mentre il cacciatore no, non vedeva di buon occhio il fatto che fosse arrivato improvvisamente e che fosse un mezzo angelo, era conscio che, in quanto cacciatore del paranormale, le sue reticenze nei suoi confronti erano giustificate, poiché non era completamente umano, ma aveva sperato dentro di sé che si sentisse legato a lui in qualche modo – come sorprendentemente era successo con l’angelo, con il quale paradossalmente Nate non aveva mai avuto alcun rapporto. E sapeva che se avessero continuato così, il suo viaggio sarebbe stato inutile, perché lui non sarebbe mai nato. Dean e Castiel litigavano di continuo, discutevano su cose stupide e non riuscivano a trovare un punto d’incontro; il nephilim da un lato si sentiva in colpa per aver causato una rottura tra di loro, ma dall’altro continuava a credere che valesse la pena aver fatto un viaggio del genere, perché aveva conosciuto Castiel, aveva scoperto tante cose sulla storia dei suoi genitori – aveva capito che nascondessero da anni i reciproci sentimenti l’uno per l’altro, per esempio – e così tante cose, che da solo non avrebbe mai potuto scoprire, restando nel suo tempo. Tuttavia, il giorno del suo concepimento si avvicinava, e i due non sembravano intenzionati ad avere alcun tipo di rapporto, che andasse fuori dal litigare di continuo; non sapeva come fosse andata la notte in cui era stato concepito, suo padre era stato molto vago su quello, ma sapeva che in qualche modo avrebbero dovuto smettere di litigare, e anche per questo motivo aveva deciso di coinvolgere lo zio e Jack, forse loro avrebbero potuto fare qualcosa a riguardo.
«Okay, so che può sembrarvi strano» aveva detto, quando li aveva visti arrivare, si erano incontrati non molto lontano dal bunker, Sam e Jack erano usciti per fare la spesa, e Nate li aveva raggiunti in volo per poter parlare con loro, senza i suoi genitori come spettatori «Ma vi prego, credetemi».
«Cosa devi dirci di così importante da raggiungerci qui, Nate?» chiese Sam.
«La verità» disse con un sospiro, poi alzò lo sguardo «Sono tuo nipote, zio Sam» disse, il cacciatore spalancò gli occhi «Mi chiamo Nathaniel Winchester, e sono il figlio di Dean e di Castiel» si affrettò ad aggiungere visto lo sbigottimento dello zio, liberandosi la coscienza da un enorme peso «Vengo dal futuro ovviamente, e sono venuto qui per salvare mio padre».
«Santo cielo, mi stai dicendo che Dean morirà?» chiese immediatamente Sam.
«No, non Dean, Castiel» rispose, mentre lo zio spalancava gli occhi «Nel futuro da cui vengo, Castiel è morto alla mia nascita, mio padre non mi aveva mai parlato di lui, se non sommariamente, almeno fino al giorno della sua morte» raccontò il giovane nephilim con il cuore che si stringeva nel petto «Mi ha raccontato che è morto per salvare me, e per questo non l’ho mai conosciuto. Quando, però mio padre Dean è morto per vecchiaia, desideravo solo rivederlo, e poter conoscere Castiel, così… ho fatto delle ricerche, speravo di poter salvare entrambi i miei genitori. E con l’aiuto di Rowena…»
«Rowena? Un momento, nel tuo futuro è ancora viva?» chiese.
«Oh certo, ed è anche in forma per essere una strega ultracentenaria. Lei ha praticato l’incantesimo del viaggio nel tempo» spiegò il giovane, mentre Sam cercava di assimilare le notizie che stava apprendendo in quel momento «Quando sono giunto qui, non credevo davvero di avere avuto questa possibilità. Immagino però di aver fatto un errore di valutazione» sospirò, con l’espressione triste.
«In che senso?»
«Beh, per colpa mia non fanno che litigare, e se continuano così, dubito che nascerò» spiegò con un sospiro.
«Lo sapevo!» esclamò Jack «Sentivo che c’era qualcosa in te di familiare» continuò guardandolo, poi si voltò verso Sam «Non lo noti? È identico a Castiel» disse «Non so come non ce ne siamo accorti prima» affermò scuotendo la testa, con un enorme sorriso sulle labbra «Ovviamente, ti aiuteremo, vero Sam?»
«Non ne sono certo» rispose Sam, guardando il giovane «Come posso sapere che dici la verità?» chiese. Non si era aspettato una domanda del genere, non sapeva come rispondergli, come poteva farsi credere? Perché suo zio non gli credeva? Aveva sperato che, almeno lui gli credesse, che lo supportasse, cosa voleva sapere ora?
«Cosa vuoi sapere?» chiese infatti.
«Dimmi qualcosa che solo uno di famiglia può sapere su di noi». Jack provò ad obiettare, perché ovviamente lui si fidava di quel ragazzo, ma Sam lo interruppe prima che potesse aprir bocca. Nate chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, non sapeva, c’era qualcosa di particolare che poteva far capire all’uomo che aveva di fronte che non fosse un bugiardo? Poi ricordò una cosa importante, e dalla tasca dei suoi pantaloni tirò fuori la pistola di suo padre.
«Ecco, guarda qui» disse, porgendogliela, Sam aggrottò le sopracciglia e prese l’oggetto, e lo studiò, Nate sperava che si accorgesse di quel piccolo particolare, delle iniziali di Dean scalfite sotto l’impugnatura della pistola «Guarda sotto l’impugnatura» suggerì il giovane, e il cacciatore immediatamente controllò, notando le iniziali di suo fratello. Quella era la pistola di Dean, questo voleva dire che Nate veniva davvero dal futuro – altrimenti non avrebbe mai potuto avere quell’arma, visto che suo fratello l’aveva nel suo tempo.
«Adesso lo aiuteremo, vero, Sam?» chiese Jack, il quale era l’unico a non aver avuto nessun dubbio su quel ragazzo.
«Ma certo» rispose il cacciatore, ancora un po’ titubante «Ma prima raccontami per bene ogni cosa». E allora Nate si sedette sul marciapiede, affiancato dallo zio, che per tutta la vita era stato uno dei suoi punti fissi, e gli raccontò ogni cosa, gli raccontò del suo futuro, della sua infanzia con lui, Jack e Dean, del meraviglioso rapporto che avevano avuto, di quando Sam gli aveva insegnato prima a leggere e a scrivere e poi a fare ricerche e ad usare un computer, di come avesse scoperto i suoi poteri, di come avesse ereditato gli affari di famiglia, poi passò a raccontare della morte di Dean, della sua confessione su Castiel, del fatto che non avesse mai conosciuto Castiel, di come suo padre, Dean, avesse ammesso in punto di morte di essersi pentito di non aver mai dichiarato i propri sentimenti all’angelo, gli raccontò della devastazione che aveva provato quando Dean era morto, e più parlava con lui, più sentiva di essere meno solo in quella missione per salvare i suoi genitori. Sam, adesso convinto dalle sue parole e della sua identità, lo rassicurava, gli diceva che lo avrebbe aiutato in ogni sua mossa, perché se aiutarlo, significava vedere suo fratello finalmente felice, ne valeva la pena.
«Significa che mi credi?» chiese, leggermente perplesso, il cacciatore si era dimostrato riluttante all’idea che potesse davvero essere suo nipote venuto dal futuro, aveva davvero cambiato idea? C’era qualcuno che gli credeva, finalmente? Sam gli sorrise con dolcezza, e gli scompigliò i capelli affettuosamente, a Nate ricordò uno dei gesti soliti che suo zio era solito fare con lui, soprattutto quando era piccolo.
«Adesso sì, ti credo» rispose con sicurezza «Sono certo che tu sia un Winchester, che tu sia mio nipote. Sei della famiglia, e nella nostra famiglia, aiutiamo chiunque abbia bisogno d’aiuto». Il giovane nephilim sorrise e, in un gesto del tutto naturale, si sporse verso lo zio e lo abbracciò con forza.
«Grazie, zio Sam» sussurrò. Il cacciatore ricambiò la stretta e lo abbracciò a sua volta. Restarono lì per quelle che parvero ore, ma Nate finalmente, adesso, si sentiva meno solo e meno demoralizzato. Almeno suo zio era dalla sua parte, almeno con lui al suo fianco, aveva qualche speranza di non far andare del tutto a monte la sua missione.
«E che rapporto abbiamo noi, nel tuo futuro?» chiese, dopo un lungo silenzio, Jack, curioso.
«Beh, è come se tu fossi mio fratello maggiore, mi hai insegnato tutto ciò che so suoi miei poteri» raccontò il ragazzo sorridendo e guardando verso l’amico che, adesso lo guardava con un sorriso allegro sul volto.
«Forte! Conta anche su di me per salvare Castiel!» esclamò.
 
«Dean, dovresti davvero calmarti e ragionare» stava dicendo Castiel, quando Nate volò nel bunker dei letterati quel pomeriggio, aveva deciso di comune accordo con Sam e Jack di non andare subito dopo il loro incontro, altrimenti Dean avrebbe avuto qualche sospetto «E dovremmo fare prima delle domande. Non mi sembra il caso di andare così tanto in escandescenza».
«Ah non ti sembra il caso, Cas?!» domandò infuriato, senza accorgersi subito della presenza del nephilim «Beh, a me invece sembra di dover finalmente prendere in mano la situazione, te l’avevo detto che non dovevamo fidarci!» urlò il cacciatore. Nate non capiva perché stessero litigando, quando li aveva salutati il giorno prima, tutto gli era sembrato normale e tranquillo, ora che diavolo stava succedendo? «Questa non ti sembra una prova lampante del fatto che non dobbiamo fidarci di quello lì?» domandò sventolando un foglio di carta, Castiel stava per ribattere, ma «Tu» pronunciò poi adirato il cacciatore, accorgendosi della presenza di Nate, il quale fu colto di sorpresa e Dean approfittò della sua distrazione per dargli un pugno nello stomaco e spingerlo contro il muro, puntandogli un pugnale alla gola «Chi cazzo sei, e cosa vuoi da Cas?» chiese con il tono così serio e arrabbiato da far accapponare la pelle di Nate dalla paura. Santo cielo, non lo aveva mai visto così, nemmeno quando lui era piccolo e un licantropo aveva minacciato di fargli del male; il suo sguardo trasudava delusione e Nate si sentì davvero un verme. Aveva tradito la sua fiducia in qualche modo, anche se non capiva ancora come. Non voleva deludere suo padre. Che Sam gli avesse rivelato del loro incontro?
«I-Io non so di cosa stai parlando» balbettò, sebbene Dean non potesse ucciderlo, gli stava mettendo inquietudine addosso, come quando era bambino e faceva qualche marachella e lo guardava in modo severo, tuttavia adesso era anche peggio. Non aveva paura di lui, ma quello sguardo che aveva negli occhi non glielo aveva mai visto, ed era quasi terribile. Nate deglutì e cercò di spostare Dean da sé, con scarsi risultati, avrebbe potuto spingerlo dall’altro lato della stanza con un solo gesto di una mano, ma era come immobilizzato dal timore. Era pur sempre suo padre quello, e non voleva fargli del male.
«Ah no? Ti rinfresco la memoria» sibilò il cacciatore a denti stretti «Ieri hai lasciato qui la tua sacca da viaggio. E indovina cosa ho trovato dentro» disse sventolando con la mano libera dal coltello la foto di Castiel che lui teneva sempre con sé; Nate spalancò gli occhi, dannazione, come aveva fatto a fare un errore così stupido? Era ovvio che avrebbe controllato ogni cosa, era pur sempre un cacciatore abbastanza paranoico, che non si fidava di nessuno a parte suo fratello, anche se era qualcuno che sosteneva di essere amico. «Già, ora capisci di cosa parlo? Cosa ci fai con questa foto di Castiel?» chiese «Da dove l’hai rubata?» incalzò, stringendo la presa su di lui, avvicinando maggiormente il pugnale alla sua gola.
«N-non l’ho rubata!» esclamò sulla difensiva, dannazione, non poteva dirgli di averla presa da un suo cassetto quando aveva quindici anni, non gli avrebbe mai creduto, e avrebbe dovuto spiegargli di essere venuto dal futuro e di essere suo figlio. Come poteva uscire da quella situazione scomoda?
«Dean, adesso lascialo andare» intervenne Castiel, raggiungendo il cacciatore alle spalle. Nate tirò un sospiro di sollievo, anche se poteva vedere benissimo che anche l’altro fosse parecchio arrabbiato. Non aveva affatto pensato di poter creare qualche sorta di disagio, o di far cadere la fiducia che si stava guadagnando da loro, era semplicemente l’unica immagine che aveva avuto di suo padre fino a quel momento, tuttavia sapeva di non poterlo dire, non poteva rivelare chi era, senza creare ulteriori casini temporali.
«Non difenderlo, Cas, sta tramando alle nostre spalle, e dobbiamo capire cosa diavolo vuole» disse risoluto il cacciatore, senza allentare la presa sul nephilim. Sam e Jack accorsero, per capire cosa succedesse, e anche loro restarono perplessi davanti a quella scena, sembrava che Dean avesse accettato Nate, no?
«Non lo capirai terrorizzandolo. Guardalo, potrebbe farti volare dall’altro lato della stanza con un solo braccio, e invece sta tremando come una foglia» osservò l’angelo. Nate non si era accorto di aver iniziato a tremare dal timore, e non si era nemmeno reso conto di aver avuto paura, era un’emozione quasi nuova per lui, non aveva mai avuto paura di niente, fin da quando era piccolo, suo padre gli aveva insegnato che la paura era per deboli e se voleva sopravvivere in quel mondo, doveva cancellare la paura dalla sua mente. E sapeva che si sarebbe sentito deluso da lui, e dal fatto che in quel momento stesse tremando come una foglia proprio davanti a lui e a Castiel.
«Non mi interessa» sibilò «Lo imprigionerò in un cerchio di olio sacro infuocato se ha intenzione di farti qualcosa». Nate spalancò gli occhi, aveva solo sentito parlare dell’olio sacro, ma non l’aveva mai visto dal vivo e non sapeva se potesse nuocergli o meno, da ciò che gli era stato spiegato, intrappolava gli angeli perché se toccavano le fiamme da esso scaturite, potevano ferirsi o anche morire; non sapeva quale effetto avesse sui nephilim, ma non ci teneva a scoprirlo.
«Dean» lo chiamò piano l’angelo «Dagli la possibilità di spiegarsi» suggerì «Altrimenti me ne occuperò io» spiegò «Ho già ucciso un nephilim in passato» ricordò al cacciatore. Nate non aveva mai sentito parlare di quella storia, quando suo padre aveva ucciso un nephilim? E perché? Allora era come tutti gli altri angeli?
«Hai ucciso un nephilim?» chiese Nate con un filo di voce, il terrore palpabile nello sguardo, se prima aveva solo avuto un leggero timore, adesso sentiva il terrore scorrere rapido nelle sue vene.
«Sì, non ne vado fiero» spiegò l’angelo guardandolo «Ma non esiterò a farlo di nuovo, se la mia famiglia sarà in pericolo» disse con serietà, guardando in modo torvo il mezzo angelo, che era ancora bloccato dal corpo di Dean, il quale non aveva affatto intenzione di lasciarlo andare, doveva spiegarsi in fretta e cercare di essere convincente, altrimenti era certo che i suoi genitori, insieme, avrebbero trovato un modo per ucciderlo.
«Per favore» disse con tono supplichevole «Devi fidarti di me, dovete tutti e due fidarvi di me» continuò cercando lo sguardo di suo padre «Sono qui per aiutarvi, non per danneggiarvi, sono sincero, credimi» disse guardando Dean negli occhi, fu un solo istante, un piccolo frangente di tempo, e lui riconobbe qualcosa di molto familiare in quello sguardo, qualcosa che lo spinse a lasciarlo andare e ad allontanarsi da lui, senza però abbassare il pugnale.
«Allora, spiegati, e dimmi perché hai una foto di Cas nella sua sacca da viaggio».
«Ora non posso» rispose sinceramente il nephilim, conscio di star giocando con il fuoco «Ma quando potrò ti dirò tutto, lo giuro» disse. Dean lo guardò di traverso, come se gli avesse appena detto che cospirava con il diavolo in persona.
«Tutto ciò non ha senso» disse il cacciatore, poi si voltò verso Castiel «Ti basta per capire che non è uno di cui fidarsi, Cas?» chiese con il tono irritato.
«Io penso che dovresti calmarti, ha detto che spiegherà tutto a tempo debito e stai pur certo che lo farà» disse l’angelo con tono fin troppo calmo. Nate ebbe paura dello sguardo omicida che gli lanciò Castiel, forse più della reazione aggressiva di Dean, deglutì e fu certo che ogni membro della stanza lo avesse sentito, ma non se ne vergognò, era di fronte ad un angelo, che era anche suo padre, e lo stava guardando in un modo davvero terrificante.
«Non ci posso credere» esordì il cacciatore, voltandosi verso di lui «Come puoi fidarti ancora di lui?»
«Non mi fido, infatti» replicò con tono ancora inquietantemente calmo, Nate sentì come un pugno colpirgli lo stomaco, ma sapeva di essersi cacciato da solo in quella situazione «Ma non risolverai niente, comportandoti come un troglodita. Dean, non fidarti di lui, fidati di me» disse semplicemente l’angelo, il cacciatore lo guardò, quasi perdendosi in quello sguardo, ma poi scosse la testa con decisione.
«Ti ha raggirato» disse convinto «E se è riuscito a metterti contro di me, riuscirà a farci fuori tutti, uno dopo l’altro!»
«Non lo farà, non glielo permetterò» continuò Castiel, cercando di far ragionare il cacciatore «Dean…»
«Non usare quel tono con me, Castiel» sbottò Dean, scuotendo la testa «Non capisci? Vi sta manipolando, tutti quanti! Vi fidate di quel bel faccino e lui si insinua nelle nostre vite, poi ne approfitta per ucciderci nel sonno» continuò, sempre più arrabbiato con l’angelo e anche con suo fratello, il quale non dava segni di volergli dare ragione.
«Stai esagerando» intervenne, appunto, Sam, Dean lo guardò esasperato alzando le braccia, con fare nervoso «Andiamo, stavolta sei fin troppo paranoico, anche per te!» esclamò il minore.
«Anche tu? Oh andiamo! Sono l’unico che sta ragionando?»
«Devi calmarti, Dean» disse con serietà Sam «Fidati, Nate non ha cattive intenzioni, io mi fido di lui, okay?»
«Siete assurdi!» esclamò, afferrando la sua giacca «Vado a fare due passi».
«Dean» lo chiamò l’angelo, cercando di fermarlo. Il cacciatore si voltò verso di lui, e lo fulminò con lo sguardo «Non puoi scappare ogni volta che non siamo d’accordo su qualcosa» disse ignorando lo sguardo di fuoco che l’altro gli stava lanciando «Cerca di ragionare» insistette.
«Io non sto scappando» ci tenne a precisare «Sto andando a pensare, come dici tu, a ragionare». Castiel ruotò gli occhi al cielo scuotendo la testa, a volte Dean sapeva essere davvero irritante.
«Per una volta, affronta un problema da adulto quale sei, e non come il solito ragazzino complessato che interpreti!»
«Oh certo, ora sono io che faccio il ragazzino» commentò amaramente scuotendo la testa «Sai che ti dico? Vaffanculo, fidati pure di questo tizio, chi se ne frega del resto, no?» Castiel avrebbe davvero voluto ribattere, ma ormai con Dean non c’era nient’altro da dire, qualsiasi cosa avesse detto, avrebbe solo peggiorato la situazione tra di loro.
«Dico solo che non puoi andare via così, senza nemmeno chiarire» insistette.
«Ah no?» domandò retoricamente «Beh, guardami farlo, pennuto!» esclamò arrabbiato; e poi senza aggiungere altro afferrò le chiavi della sua auto, e uscì dal bunker. Nate restò immobile davanti a quella scena, aveva appena fatto un enorme casino e adesso non aveva idea di come rimediare, guardò terrorizzato Sam e Jack, forse per colpa sua i suoi genitori non lo avrebbero mai concepito, e lui non sarebbe mai nato, e tutto il tempo si sarebbe incasinato. Doveva prepararsi a sparire da un momento all’altro? I minuti trascorsero lenti e inesorabili, tutti con il fiato sospeso, sperando che Dean rientrasse, ma sia Sam che Castiel sapevano che non sarebbe tornato presto, a meno che qualcuno non lo avesse riportato, con le buone o con le cattive, a casa.
«Sarà meglio per te che non mi stia sbagliando sul tuo conto» Castiel guardò Nate in modo minaccioso «Perché se mi accorgo che hai cattive intenzioni, rimpiangerai le minacce di Dean» disse, poi uscì anche lui dal bunker, probabilmente per andare alla ricerca del cacciatore e farlo ragionare. Santo cielo, Nate in quale pasticcio si era appena cacciato?
 
Dean era fuori di sé dalla rabbia, come poteva Castiel aver accettato senza alcun dubbio l’identità di quel tizio? Come poteva credergli, dopo che li aveva palesemente ingannati? Come poteva fidarsi dopo aver trovato quella maledetta foto nella sua borsa? Dean non sapeva cosa quel tizio volesse da loro, non sapeva cosa nascondesse, eppure non capiva cosa spingesse il suo amico a fidarsi così tanto di lui; c’era qualcosa nel suo sguardo che anche a lui suggeriva una certa familiarità, ma non per questo gli aveva concesso tanta fiducia come l’angelo. Dannazione, a volte Castiel lo faceva impazzire di rabbia, eppure bastava un suo gesto, una sua parola per fargli tornare la calma. Non capiva quale arcano potere avesse su di lui, e mai lo avrebbe capito; e no, non c’entrava niente la notte che avevano trascorso insieme dopo il suo ritorno dalla morte – santo cielo, quando lo aveva visto vivo e vegeto davanti a lui, dopo quella telefonata improvvisa, aveva creduto davvero di star sognando, invece Cas era vivo, era tornato di nuovo, “sono tornato da te, Dean”, gli aveva confessato l’angelo, e quando si erano ritrovati da soli, nella sua stanza, Dean aveva fatto l’unica cosa che aveva desiderato poter fare fin da quando l’angelo era morto davanti ai suoi occhi; lo aveva baciato e non lo aveva più lasciato andare; anche se la mattina seguente avevano deciso di comune accordo di non parlare mai più di quello che era successo quella notte – il potere che Cas aveva su di lui, andava oltre quella notte, anche se il loro legame sembrava essersi rafforzato dopo quella volta, tuttavia non voleva dar peso a una nottata di sesso – amore – con l’angelo, perché sapeva che per quelli come lui la felicità non esisteva. Quindi, preferiva negare che fosse accaduto, negare di provare qualcosa per lui, negare ogni cosa, fino alla fine dei suoi giorni.
Avevano discusso ancora riguardo quel Nate, Cas continuava a dargli fiducia, ma lui sapeva che nascondesse qualcosa, sapeva che quel tizio avesse qualcosa di sbagliato, e sentiva che fosse legato a loro, in qualche modo, ma non capiva come, e il non sapere lo faceva essere meno razionale del solito, lo faceva essere poco obiettivo; e poi era ossessionato da Castiel, e non sapeva come avrebbe reagito se qualcun altro gli avesse portato via di nuovo il suo angelo; e forse era questa terribile e logorante paura di perderlo a non farlo ragionare razionalmente, era questo a tenerlo sveglio la notte, per assicurarsi che stesse bene – spesso lo trovava a chiacchierare con Jack nella stanza grande, perché entrambi non dormivano molto, e semplicemente pensava che Cas fosse un padre eccezionale, era una figura di riferimento per quel nephilim, e anche lui probabilmente avrebbe sofferto dell’assenza dell’angelo. Quando aveva perso Cas, e aveva creduto di averlo perso per sempre, aveva sentito di aver perso tutto, tanto da desiderare di morire anche lui, e mai prima di quel momento, prima di quella perdita, aveva provato una sensazione così devastante.
Forse avrebbe dovuto fare come suggeriva Sam, parlarne con Cas, ma… andiamo, cosa gli dico? Ehi Cas, se sono odioso con chiunque ti giri intorno, sappi che è perché ho paura di perderti, non poteva, semplicemente non poteva.
Era di nuovo in un bar, come al solito, dopo una discussione con qualche membro della sua famiglia, macinava chilometri su chilometri, e poi si ritrovava in qualche bettola a pensare e a bere, era un modo per riflettere lucidamente su qualcosa, di solito funzionava, ma quella volta, la sua mente era affollata da troppi pensieri, troppe preoccupazioni, troppe sensazioni nuove, che l’alcool stava solo aumentando, infatti più beveva, più quei pensieri terribili si palesavano nella sua mente, più beveva più perdeva lucidità.
«Dean» lo chiamò Castiel, comparendo alle sue spalle «Avanti… vieni con me» disse appoggiandogli una mano sulla spalla, la stessa su cui, ancora dopo anni, si poteva vedere, sebbene molto sbiadita, la cicatrice della mano di Cas di quando lo aveva tirato fuori dall’inferno, e un brivido gli percorse la schiena «Parliamone, okay? Non serve a niente venire qui a bere, il problema è con me» disse.
«Il problema è che tu ti fidi di quel fottuto nephilim» sibilò a denti stretti, senza lasciare la presa sul boccale di birra «Quante volte dovrò ancora perderti, prima che tu impari a fidarti di me?» domandò. Castiel spalancò gli occhi, incredulo, forse Dean aveva bevuto troppo, e per questo stava parlando in quel  modo, da sobrio non avrebbe mai ammesso una cosa del genere «Quante volte dovrò perderti, prima che tu ti fidi prima di me e poi degli altri? C’è sempre un demone, o uno scriba divino o qualsiasi altra stronzata a cui ti rivolgi prima di me» le sue parole venivano fuori troppo facilmente, l’alcool gli aveva sciolto la lingua e ora era senza freni «E mi fa impazzire, mi fa impazzire che tu, dopo tutto quello che abbiamo passato, non ti fidi ancora di me» disse, senza guardarlo in faccia «Non voglio perderti ancora» confessò, il ricordo della devastazione che aveva provato, era ancora troppo vivido in lui, e non riusciva a capire perché Castiel non lo capisse, perché continuasse a mettersi in pericolo per cause impossibili, lo aveva fatto quando si era alleato con Crowley, ed era quasi morto assorbendo le anime del Purgatorio posseduto dai leviatani, lo aveva fatto quando, dopo essere finiti nel Purgatorio, non aveva ascoltato le sue preghiere, le sue suppliche, lo aveva fatto quando si era fidato di Metatron, ed era quasi morto da umano, lo aveva fatto proteggendo la madre del figlio di Lucifer, e ora… si fidava di quel nephilim. In tutte quelle occasioni, lo aveva messo da parte, non aveva pensato a metterlo al corrente delle sue decisioni e quasi sempre era morto o aveva rischiato di farlo. Maledizione, era così difficile fidarsi di lui?
«Non mi perderai» cercò di rassicurarlo l’angelo, avvicinandosi a lui «Dean, te lo giuro, non mi perderai».
«Dici così, ma solo quest’anno ti ho quasi perso due volte, e una è stata quasi definitiva» sbiascicò, guardando l’angelo con gli occhi resi lucidi dall’alcool «Non voglio più provare una cosa del genere» confessò «È stato… devastante».
«Non ti lascerò più solo» promise l’angelo «Guardami, Dean, te lo prometto. Non ti lascerò solo, ma adesso vieni con me e lascia questo squallido bar» disse porgendogli la mano «Torniamo a casa» propose, guardandolo negli occhi. Dean deglutì, non riusciva mai a pensare lucidamente davanti allo sguardo da moccioso di Castiel, non riusciva a pensare a nient’altro che ai suoi occhi, e soprattutto da ubriaco, non riusciva ad impedirsi di pensare a quanto fossero belle e morbide le sue labbra, il solo ricordo di quanto gli fosse piaciuto baciarlo, lo spinse a sporgersi verso l’angelo e a posare le proprie labbra contro le sue, in un gesto quasi disperato. L’angelo fu abbastanza furbo da non obiettare, e lo avvicinò maggiormente a sé, facendo combaciare i loro corpi, stringendo il cacciatore contro il proprio corpo, e approfondendo il contatto tra le loro bocche. Dean sembrava perso in quel bacio, perso in quelle sensazioni, e non si accorse che l’altro lo avesse quasi trascinato fuori da quel sudicio locale e lo avesse portato verso la macchina.
«Cas…» lo chiamò con un fil di voce, quasi sulle sue labbra «Cas…»
«Sono qui, Dean» soffiò il moro sulle sue labbra «Sono qui, non vado da nessuna parte» promise.
«Resta con me» lo pregò «Resta…» Castiel annuì e premette di nuovo le labbra contro quelle del cacciatore, in un tenero bacio a stampo, che fece aumentare il battito del cuore di entrambi.
«Dammi le chiavi dell’auto» sussurrò contro le sue labbra e il biondo annuì, e passò all’altro le chiavi della sua auto. Non appena Cas l’aprì, per farlo entrare, Dean fu più rapido, aprì la portiera posteriore dell’auto e trascinò l’angelo con sé, finendo con la schiena contro i sedili di pelle dell’auto, con il corpo dell’angelo che premeva sul suo e riprese a baciarlo con passione, non voleva più fare a meno di quelle labbra, e maledizione, forse era l’alcool ad eliminare le sue stupide inibizioni, ma voleva solo che ciò che era accaduto tra lui e Cas, accadesse di nuovo.
«Dean» ansimò l’angelo, mordendosi le labbra per darsi un contegno «Dean, fermati».
«Ti voglio, Cas… ti voglio» lo supplicò ancora, cercando di tenerlo contro di sé.
«Anche io, Dean» confessò l’angelo, accarezzandogli una guancia «Ma siamo nella tua auto, riesci a resistere fino a casa?» chiese dolcemente, accarezzandogli la fronte con tenerezza. Era difficile trattenersi, soprattutto se un Dean Winchester ubriaco continuava a strusciarsi contro il suo corpo, e continuava a stringerlo così possessivamente.
«Solo se fai presto».
«Promesso» concesse l’angelo, con un movimento fluido si spostò davanti, nel sedile del guidatore e accese l’auto, santo cielo, se Dean avesse scoperto che aveva guidato la sua auto, lo avrebbe ucciso probabilmente. Stava guidando verso il bunker, quando sentì una leggera pressione sul collo, guardò con la coda dell’occhio dietro di sé e vide Dean, seduto che si sporgeva verso di lui e premeva dei leggeri baci sul suo collo. La sua schiena fu attraversata da un brivido di eccitazione e solo per miracolo riuscì ad arrivare nel garage del bunker e a fermare l’auto, Dean era così su di giri da non rendersi conto delle sue azioni, se fosse stato sobrio non si sarebbe mai comportato così, ma forse dentro di sé, Castiel sperava che potesse farlo anche da sobrio. Fu in quel momento, che effettivamente Castiel ricordò di essere un angelo e con un semplice tocco delicato sulla tempia, guarì il cacciatore dalla sua sbronza. Se dovevano fare l’amore, voleva che fosse sobrio, non che fosse dettato dall’alcool e da rabbia repressa.
«Tutto okay, Dean?» chiese l’angelo, guardandolo.
«Sì, credo… credo di sì» mormorò «Io, santo cielo, scusa» sussurrò uscendo di corsa dall’auto, colmo d’imbarazzo. Dannazione, allora aveva ragione lui? Lo stava facendo solo per l’alcool? Non c’era tempo per le domande, doveva chiarire con Dean, e doveva farlo immediatamente. Uscì anche lui dall’auto e raggiunse il cacciatore, prima che uscisse dal garage; lo afferrò per un braccio e lo avvicinò a sé, c’erano solo loro, non si sentivano rumori intorno a loro, quando si ritrovò nello sguardo carico di imbarazzo del cacciatore, e notò il rossore appena accennato sulle sue gote, sorrise intenerito. Appoggiò la fronte contro la sua e respirò ad occhi chiusi il suo inebriante profumo, misto all’alcool che poco prima aveva ingerito.
«Dean» lo chiamò piano, lo sentì deglutire, ancora lo sguardo basso «Quello che provi adesso, lo provo anche io» disse in un sussurro, senza staccarsi da lui «Lo provo da tanti anni, e se tu vuoi questo» continuò indicando se stesso e l’altro «Lo voglio anche io» continuò parlando con sincerità «Non lasciare che il tuo orgoglio ci privi di qualcosa di bello, come quello che potrebbe esserci tra di noi» disse ancora, mentre il cacciatore vacillava sotto il peso delle sue parole e ancora non lo guardava negli occhi «Quello che ti ho detto prima, vale ancora. Non ti lascerò mai più solo, lo giuro».
Tutti sapevano che Dean non fosse un uomo di tante parole, gli bastò alzare leggermente lo sguardo, guardare l’angelo negli occhi, per fargli capire che avesse capito e che da quel momento in poi, tutto era stato messo in discussione, ma in senso buono, che tutto, ora che lo aveva tra le braccia, aveva senso di nuovo. E bastò un semplice bacio tra di loro, a far esplodere i cuori di entrambi; adesso era vero, adesso era reale, perché non c’era l’alcool a parlare, c’erano solo loro e i loro sentimenti che tra di loro si diffondevano nell’aria. Baciandosi, raggiunsero la camera di Dean, e lì il cacciatore si lasciò andare totalmente nelle mani del suo angelo, dell’unica persona, a parte suo fratello, a cui avrebbe affidato la propria vita, all’unica persona che amava, e quella realizzazione gli fece paura, perché ammetterlo almeno a se stesso era un enorme passo avanti, ma era una realizzazione che faceva paura, sebbene con Cas lì, davanti a lui, pronto a donargli tutto se stesso, era un po’ meno terrificante. Così, dopo un altro bacio dell’angelo, decise che la soluzione migliore era spegnere il cervello, per il momento, e lasciare che gli eventi prendessero il loro corso naturale.
Il trench di Cas cadde ai suoi piedi con un sordo tonfo, mentre Dean trascinava il corpo dell’angelo sul suo, così come aveva fatto in auto, e lo spogliava anche della giacca e della camicia, indumenti fin troppo ingombranti; con i polpastrelli percorse il petto dell’angelo, sentendo sotto le dita ogni cicatrice che quel corpo statuario portava su di sé; percorse i bordi delle cicatrici con le labbra, sentendo l’angelo gemere e ansimare; poi fu il turno di Castiel, con semplici gesti fluidi tolse gli indumenti superiori del cacciatore, e con le labbra partì dal collo, scendendo verso il petto, senza esitazione, baciò con dedizione ogni centimetro della pelle dell’amante e si inebriò del suo profumo; con le labbra percorse anche l’ombra della cicatrice sulla sua spalla, quella che rappresentava in un certo senso il loro rapporto, ciò da cui tutto era iniziato, e sentì il cacciatore tremare d’eccitazione e d’emozione. Il biondo si aggrappò alle spalle muscolose dell’amante con decisione, e cercò la sua bocca quasi con astinenza. Gli mancava già il contatto con quelle labbra, anche se la bocca dell’angelo lo stava facendo impazzire in altri modi; mai avrebbe creduto di provare qualcosa di così trascendente e intenso, e l’angelo si comportava come se lui fosse la cosa più preziosa del mondo, si stava prendendo cura di lui, anche se lui non lo meritava, sapeva di non meritare quelle attenzioni, non meritava quell’amore così puro, ma desiderava esserne degno, per questo si era lasciato andare totalmente nelle mani dell’angelo; Castiel non poteva credere al dono divino che gli era stato fatto, avere Dean tra le sue braccia, in quel modo, era ciò che aveva desiderato fin dal primo momento che aveva messo piede sulla terra, anche se non lo aveva capito subito; avere Dean così tra le sue braccia, era il motivo per cui era caduto così tante volte. Desiderava solo renderlo felice, ed essere degno della fiducia totale che il cacciatore gli stava concedendo, il fatto che si fosse affidato in quel modo, la diceva lunga.
«Cas…» lo chiamò in un sussurro, avvicinando le loro bocche.
«Dean…» sussurrò l’angelo, accarezzandogli le gote con delicatezza; voleva che Dean si rendesse conto che lui meritava qualcuno che si prendesse cura di lui, qualcuno che condividesse con lui il peso che si portava sulle spalle, se Dean avesse voluto, Cas avrebbe fatto suoi tutti i problemi dell’amante, e lo avrebbe scaricato da essi; bastava una sola parola del cacciatore, e l’angelo avrebbe fatto di tutto per renderla reale. Avrebbe fatto tutto per rendere veri e tangibili tutti i suoi desideri più nascosti. Bastava che parlasse, e Castiel gli avrebbe portato il paradiso, se lo avesse desiderato.
«Voglio fare l’amore con te» sussurrò il biondo contro il suo orecchio, senza rendersi conto inizialmente della parola che aveva usato; gli era sembrata la cosa più naturale del mondo da dire, e l’angelo se ne accorse, perché sentì un calore irradiarsi dentro di lui, fin dentro alla sua grazia. Sentire quella parola detta da Dean, era come trovare, a costo di sembrare blasfemo, il paradiso sulla terra. Dean spinse il proprio bacino contro quello dell’angelo, e lui capì che ormai fosse il momento, non potevano più aspettare, la passione tra di loro era scoppiata dirompente, come un fiume in piena, e ormai nessuno dei due poteva più fermarsi; così l’angelo con dedizione terminò di spogliare il cacciatore dagli ultimi indumenti e lo stesso fece Dean con l’amante, quando si ritrovarono pelle contro pelle, entrambi furono colti da un leggero sussulto, e i ricordi della prima volta tornarono rapidi alla loro mente. Con immensa delicatezza, Cas preparò Dean, premurosamente si accertò che fosse sicuro di ciò che stavano facendo e poco prima di spingersi dentro di lui, appoggiò una mano sulla sua guancia, e guardandolo negli occhi, con dolcezza chiese: «Sei sicuro?» l’altro, senza fiato, annuì semplicemente e Castiel aggiunse: «Non temere, mi prenderò cura di te».
«Lo so» rispose Dean, ad occhi chiusi e subito dopo l’angelo gli diede un delicato bacio sulle labbra, totalmente contrario a quelli che si erano scambiati fino a quel momento, opposto completamente alla passione che li stava travolgendo come una valanga; poi pian piano tra di loro iniziò una passionale danza d’amore; i loro respiri si fusero insieme, e i loro cuori sembravano battere all’unisono, ma nessuno dei due volle tornare indietro. Ormai, erano legati da qualcosa di più grande di loro, ormai erano uniti dall’amore.
Dean ansimava sussurrando il nome di Castiel, e lo stesso faceva l’angelo, per attutire i loro gemiti, le loro labbra si incontrarono più volte, in lungi e passionali baci; poi quando furono entrambi all’apice del piacere, ci fu un momento così intenso, e così carico di forti emozioni, che una luce celestiale invase la stanza, la grazia dell’angelo brillò come una stella e, inspiegabilmente, si unì all’anima del cacciatore, che a sua volta irradiò una potente luce. Castiel, non capendo cosa stesse accadendo, si affrettò a coprire gli occhi del suo amante, per evitare che bruciassero; e aumentò l’intensità dei suoi movimenti, guidato da quelle essenze che intorno a loro si univano e si fondevano; era un evento mai accaduto prima, era qualcosa di inspiegabile, era qualcosa di nuovo. Dean venne con un urlo attutito dalla spalla dell’angelo, e l’angelo raggiunse il piacere pochi istanti dopo di lui, accasciandosi stancamente sul corpo del suo amante. Quando quella luce intorno a loro si diradò, Castiel tolse la mano dal volto del cacciatore, e lo guardò negli occhi, sorridendo, lui ansimò, sfinito e passò le dita tra i capelli dell’angelo, con un sorriso idiota sulle labbra e l’espressione stanca, ma beata sul volto; l’angelo, scivolò accanto a lui e si alzò su un gomito per guardarlo, era magnifico, mai in tutta la sua millenaria vita aveva mai visto un essere meraviglioso e perfetto come Dean Winchester.
Inaspettatamente, Dean strisciò fino al petto dell’angelo e appoggiò una guancia su di esso e: «Resti?» chiese con un filo di voce, ancora scosso dal piacere appena provato.
«Non ho intenzione di andare da nessuna parte» rispose l’angelo, stringendo un braccio attorno al corpo del cacciatore, posandogli un tenero bacio su una tempia; Dean chiuse gli occhi felice e, dopo pochi istanti, crollò in un sonno profondo, inspiegabilmente, seguito, poco dopo, da Castiel.

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Hola people! 
Un'altra settimana è passata, e un nuovo capitolo è arrivato. Come ieri ho detto in alcune recensioni a cui ho risposto, è stata una settimana davvero sfiancante e non credevo di riuscire a pubblicare (infatti volevo farlo ieri sera, ma sono crollata come una pera cotta) ma eccomi qui, come ogni settimana con un nuovo capitolo!
E finalmente Dean e Cas si sono accoppiati! Nella prima parte del capitolo, Nate cerca alleati per salvare i suoi papà, e si rivolge a Sam e Jack, mentre nella seconda parte, dopo che Dean ha quasi ucciso di nuovo Nate (non dategli torto, dopo che gli ha dato fiducia, scopre che gli nasconde qualcosa eh!), perché ha trovato una foto di Cas nella sua sacca, finalmente lui e Cas si avvicinano. Spero che la scena in cui fanno l'amore non sia troppo spinta o volgare... scrivo raramente scene così, proprio perché non sono mai sicura del linguaggio giusto da usare, ops, tuttavia in questa storia era necessario, perché è qui che "concepiscono" Nate.
Nei capitoli precedenti ho dimenticato di dire una cosa, anche se sembra ovvia. La storia è ambientata nella tredicesima stagione, ma non segue il suo corso - ovviamente - sono solo citate alcune cose che accadono, tipo il ritorno di Cas, e altri piccole cose, soprattutto nel prossimo capitolo, ma per esempio, Jack non è intrappolato nel mondo apocalittico, non ci è mai arrivato.
So, io vi lascio qui e spero che anche questo capitoletto vi sia piaciuto! 
Come sempre, vi ringrazio di tutto il supporto, delle recensioni che fanno sempre piacere, e di chi segue la storia anche silenziosamente. 
Vi saluto, alla prossima settimana con il quarto capitolo, sempre su questi canali! (Vedrete un Cas davvero diverso dal solito e anche un Dean diverso, ma in senso positivo.) Stay tuned!
A presto, people! 
   
 
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