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Autore: Dimea    12/03/2018    4 recensioni
Marinette Du Pain-Cheng è la nuova stella nascente della cucina francese, figlia d'arte ma tutt'altro che raccomandata, ha un carattere d'acciaio ed il sarcasmo affilato quanto i suoi preziosi coltelli.
Chat Noir è il pupillo di uno dei più grandi e temibili critici di alta cucina: Papillon, colui che ha fatto chiudere più ristoranti al mondo. della salmonella.
Il loro sarà uno scontro ad armi pari o cuoceranno a fuoco lento?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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II



C'erano mattine in cui Marinette non ricordava come si facesse a respirare ed annaspava spasmodicamente alla ricerca di aria, quasi fosse rimasta privata dell'ossigeno per ore.
Sentiva il vuoto e l'eco tormentarla, da qualche parte nel suo stomaco.
Restava bloccata nel letto, lo sguardo assente, il volto puntato verso il soffitto immacolato, vuoto. Inutile. Freddo e bianco.
Come se le mancasse qualcosa.
Come se avesse deciso, inconsciamente, di dimenticare.
Aveva preso l'abitudine di aprire gli occhi dieci minuti prima della sveglia, maledicendo gli incubi che non le permettevano di riposare ogni notte.
Un nastro rotto in riproduzione continua.
Poteva dire con assoluta certezza che si trattava della stessa scena. Ogni notte.
Qualcosa di già vissuto, già amaramente assaporato. Un veleno già assimilato ma non smaltito.
Eppure non riusciva a ricordare, come se il suo subconscio preferisse torturarla a vita negandole una possibile soluzione, piuttosto che collaborare e farle fare pace con i sensi.
In realtà poco le importava, o meglio cercava di non curarsene, durante la giornata era troppo impegnata a scalare una montagna dalla pareti pericolosamente sdrucciolevoli, a mani nude. Ma amava troppo ciò che La Cocinelle rappresentava, per non mettere tutta la sua anima in quel progetto, dunque gli incubi potevano farle mancare l'aria durante il sonno, a patto di non farsi vedere per il restante tempo.
Per quieto vivere, poteva sopravvivere a delle nottate d'inferno, in un letto troppo grande, vuoto e freddo.

Si passò una mano sul volto, cercando di sciogliere la matassa di pensieri che le affollavano la mente .
Dalla sera della rimpatriata qualcosa di sopito da tempo si era risvegliato in lei. Lo sentiva scalpitare, affamato ed irrequieto, alla ricerca di qualcosa di cui lei non voleva nemmeno sapere.
Lei aveva chiuso con quel passato.
Lei aveva scelto di passare oltre.
Lei aveva voluto ignorare tutto ciò che, a quel tempo, aveva cominciato a funzionare attorno alla sua bolla.
Per rendersene conto tardi?
Forse, ma non avrebbe rimpianto le sue scelte per nulla al mondo. Ora aveva ciò che aveva sempre sognato: il suo fantastico ristorante nella via più esclusiva di Parigi; un attico vista Tour Effeil; una gatta che l'amava alla follia ed una fantastica bicicletta... non che non potesse permettersi un'auto, semplicemente le piaceva tagliare il traffico parigino.
Un tonfo sommesso sul materasso accanto a lei le segnalò la presenza della sua consolatrice mattutina. La piccola dittatrice rossiccia iniziò a dare leggeri colpi con il musetto sulla guancia della sua amica, condendo il gesto d'affetto con profonde fusa.
-Buongiorno anche a te, Tikki- la corvina sfregò il naso contro a quello della felina -Hai ragione, è tardi, ora mi tocca alzarmi.-
Con passo pigro, si trascinò oltre la camera, volta verso al bagno.
La mora si ritrovò davanti allo specchio del bagno, osservando le profonde fosse oscure e marcate sotto ai suoi occhi cristallini, sbuffando sonoramente: non poteva presentarsi in accademia in quello stato!
No, decisamente. Non con un discorso di apertura da tenere...
Sospirando, aprì il rubinetto cercando di prepararsi psicologicamente all'imminente getto gelato: quelle borse dovevano sparire in poco meno di venti minuti!
-Marinette, ti prego dimmi che sei pronta- la voce della sua manager proveniva dall'ingesso, seguita da un tacchettio veloce e nervoso.
Alya era l'unica a possedere un mazzo delle sue chiavi di casa. In emergenza. Come quando, la mora, decideva di restare a dormire nell'ufficio del ristorante per finire prima la contabilità... e all'amica toccava passarle a prendere una divisa pulita.
Un mugugno di dissenso allarmò la manager, probabilmente la sua amica era ancora alle prese con lo spazzolino. Ottimo!
-Senti, già che ci siamo direi che abbiamo una situazione spinosa tra le mani... e prima che tu ti possa strozzare con il dentifricio, non riguarda il lavoro- la rossa si lisciò la giacca amaranto, cercando di stemperare la tensione. Temeva che ciò che stava per dire non avrebbe giovato all'umore dell'amica, ma sapeva di dover affrontare certi discorsi. Appoggiò la fronte al legno della porta, cercando il tono più dolce in suo possesso -L'altra sera ti sei defilata dalla conversazione con Adrien e hai passato la serata seduta su una panchina a sorbirti il tuo ex stalker delle medie. Non ti pare sia il caso di guardare in faccia la realtà... e non abbandonare la tua migliore amica in discorsi imbarazzanti con la tua cotta dai tempi delle medie- Quando Marinette aprì di scatto la porta, con la bocca sporca di dentifricio, si trovò davanti Alya con le braccia conserte che aspettava una risposta. -Tranquilla, Mari, abbiamo anche il viaggio in auto fino all'accademia per parlarne...-
Non poteva scappare.
La corvina si preparò in una manciata di minuti, senza proferire parola e so trascinò verso l'auto, dopo aver salutato la sua fedele Tikki.
-Alya... non mi aspettavo di- Ma l'amica la zittì prontamente, stringendo le mani sul volante.
-Di trovartelo davanti? Non dirlo nemmeno per scherzo! Era la rimpatriata della classe, sapevi benissimo che ci sarebbe stata la possibilità- eruttò -Quindi ora sputa il rospo-
Seguì un attimo di silenzio, scandito solo dal deglutire nervoso di Marinette.
-Non lo so... mi sono sentita uno schifo.- Abbassò il capo - Come se forre ricominciato tutto da capo.-
-Sono passati dieci anni, non hai pensato che forse dovresti passare oltre a ciò che è accaduto?- sospirò -Ascolta, sei la ragazza più coraggiosa che io conosca, e lo hai dimostrato a tutto il mondo. A volte sei anche molto stupida... ti devo ricordare della sfida lanciata a Chat Noir- Alya si irrigidì di colpo, cominciando a sperare che l'amica non stesse ascoltando.
-Ora perchè hai tirato fuori questo discorso?- sibilò
-Quale?- cercò di dissimulare la rossa, con scarsissimi risultati
-Mademoiselle Cesairè, ha recensito quel vigliacco?- ringhiava, digrignando i denti
-Non proprio...- sospirò Alya -apri il suo blog dal telefono...-

Mademoiselle, penso sia inutile dirle che accetto la sua sfida di buon grado.
Adoro le persone coraggiose come lei che scelgono di andare a svegliare il gatto nella sua tana, incuranti degli artigli.
I miei ossequi Mademoiselle Du Pain-Cheng.
P.S. Divertenti gli epiteti da lei donati, inoltre vorrei ringraziarla per la sua preoccupazione a riguardo del mio appetito sessuale. Non si preoccupi a riguardo, posso affermarle con assoluta certezza di non aver problemi di alcun genere.
Devotamente vostro,
Chat Noir.


-Bastardo! Si fa beffa di me- Marinette schiumava di rabbia, ma l'amica sapeva che tutto sommato aveva meritato quella risposta decisamente velenosa.


-Buon giorno a tutti. Non sono molto sicura che tutti sappiano chi sono, quindi mi pare più che doveroso presentarmi.
Il mio nome è Marinette du Pain-Cheng e fino a qualche anno fa ero seduta esattamente al vostro posto,... infatti non potete immaginare quanto mi faccia strano essere dall'altra parte del gioco. No, dico sul serio... è emozionante e spaventoso. Sto anche tremando!- Marinette alzò una mano, mostrando il suo tremore alla platea che, in tutta risposta, ridacchiò sommessa.
-Almeno sono riuscita a stemperare la tensione...
 Bene. Innanzitutto vorrei ringraziare il nostro Rettore, per avermi permesso di poter essere qui in questo importantissimo momento. Considero questo posto come una seconda casa ed aprire un corso è per me un onore ed un grande onere.  Non potete immaginare quanto sia fiera di voi, pur non conoscendovi di persona. Avete scelto una strada in salita e senza vetta, impervia e lastricata di ostacoli. Eppure il viaggio, e ciò che diventerete, vi posso assicurare, sarà valso tutto lo schifo che avrete ingoiato- deglutì, temendo di aver sbagliato metafore.
-Sapete, ho lavorato con gente che non meriterebbe nemmeno di pulire le scarpe ad un garzone che ha cercato, in qualsiasi modo, di farmi desistere. Di allontanarmi da una delle mie più grandi passioni. Dalla mia vita. E sapete perchè lo fanno? - Prese un respiro - Perchè sono morti dentro. Non hanno più passione, o forse non l'hanno mai nemmeno vista. O peggio, alcuni si sentiranno minacciati dalla vostra presenza e per questo cercheranno di minare il vostro orgoglio. Non permettetelo mai: Ricordate che in cucina dovete essere umili ma non stupidi!-
Dopo trenta minuti di discorso, Marinette aveva scatenato un'ovazione generale tra gli studenti.
Questa esperienza l'aveva piacevolmente soddisfatta. Era anche riuscita a scaricare la tensione provocatale dalla velenosa risposta del critico.
-Mademoiselle Du Pain-Cheng, mi concede due parole- le parole provenivano da dietro di lei. Doveva essere uno studente con qualche domanda che lei sarebbe stata molto felice di esaudire.
Adrien Agreste se ne stava davanti a lei, sfoggiando il più radioso dei suoi sorrisi... e lei per poco non soffocò per lo stupore.
Che diavolo ci faceva lì?!?
-Un gran bel discorso, non ti è stata ancora proposta la cattedra?- cercò di scherzare lui
-In realtà ho rifiutato, preferisco sbraitare nella mia cucina- Mari provava a nascondere il nervosismo -A cosa devo l'onore?-
-Beh, direi che per stasera sarò il suo autista.-

To be Continued...


   
 
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