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Autore: Dicorno_saddd    12/03/2018    0 recensioni
➍ ≺ Non sottovalutare i numeri della sfortuna ≻
➒ ≺ La vita è fatta di logica e numeri, perché
non dovrebbe esserlo anche la morte quindi? ≻
➍➋ ≺ Le superstizioni non sono solo credenze ≻
Genere: Angst, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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«Tu che stanza hai Channieee?» LuHan si dondolò sui piedi come un bambino, pieno di euforia per il nuovo luogo in cui si trovavano, che lo incuriosiva parecchio sin da quando erano atterrati in quella città. Sembrava essere nel suo mondo a differenza di molti altri che, invece, si guardavano intorno spaesati ogni volta ci fosse qualcosa di nuovo da fare.
«La stanza... uhm...» ChanYeol si rigirò la tessera in mano e controllò il numero indicato su di essa. «La 42» disse sventolando la carta magnetica per mostrarla al maggiore. 
Il ragazzo coi capelli colorati di rosa antico si paralizzò sul posto spalancando gli occhi. «La... 42? Ne sei sicuro...?» Farfugliò incredulo, come se qualcosa gli si fosse incastrato in gola impedendogli di parlare. LuHan era di nazionalità cinese, come anche Zitao, Yxing e Kris, ma lui proveniva da un distretto ancora molto vicino idealisticamente e culturalmente al Giappone. A ciò risaliva il suo saperne di più riguardo qualsiasi cosa.
Il più piccolo, tuttavia, scrollò le spalle incurante: «Così c'è scritto. Perché? C'è qualche problema?» Gli chiese, senza comprendere l'agitazione dell'amico.
«Si!... Cioè no... È solo che...» LuHan si passò nervosamente una mano tra i capelli e fece retro-front dirigendosi alla reception. «Come mai c'è anche la stanza numero 42?» La domanda del rosa fece accigliare per un istante l'addetto, il quale si prese qualche secondo di troppo per studiare l ragazzo con lo sguardo e poi rispose tranquillamente: «È un albergo internazionale questo, non possiamo badare alle superstizioni.» 
Il ragazzo sembrò indignato all'apprendere quelle parole, e tornò presso gli altri con un'espressione quasi afflitta in viso. ChanYeol si sentiva piuttosto chiamato in causa, poiché tutto era partito dal banale numero della sua stanza.
«Che succede Lulu?» Lo richiamò BaekHyun, catturando l'attenzione anche degli altri ancora distratti. 
Il rosa sembrava avesse visto un fantasma, tanto era impallidito. «Non capisco...» Sussurrò avvicinandosi ad un divano della hall, dove erano seduti anche gli altri, vi si lasciò cadere sprofondando nella morbida spugna del sofà e prese a torturarsi il labbro inferiore coi denti. «Non vedevo quel numero da... da... Be'...» deglutì fissando il pavimento e tirò un sospiro prima di decidersi a raccontare ciò a cui stava pensando, più per mettere a tacere la curiosità degli altri che per la voglia di farlo. «Mio nonno era arruolato nell'esercito di Singapore durante la seconda guerra mondiale, perché lui era nativo di Singapore e non di Beijing come mia nonna. Quando ero piccolo era solito raccontarmi le sue esperienze, essendo uno dei pochi soldati supersiti... Diceva sempre che il 42 fu l'anno peggiore del secolo. Fu prigioniero in Giappone per tre anni dopo la disfatta di Singapore, e lì apprese molte cose su questa cultura. Il numero 42, qui, è sin dai tempi antichi un numero davvero sfortunato, come anche il 4 e il 9. Lui mi disse che gli ufficiali giapponesi decisero di attaccare gli Stati Uniti a Oregon proprio il 9 settembre di quell'anno perché il numero 9 è associato al dolore e alla sconfitta. Era con questo presupposto che sono riusciti devastato il nemico in quella battaglia... Il modo in cui mio nonno parlava del rispetto che i giapponesi nutrono verso questi numeri mi ha sempre lasciato interdetto, a volte sembrava parlasse di vere e proprie maledizioni raccontando degli eventi successi in quelle date. Queste superstizioni esistono anche in molte aree della Cina legate politicamente in passato al Giappone. Il kanji del numero 4 si pronuncia allo stesso modo della parola "morte", ugualmente il 42, che inoltre rimanda alla parola "cadavere"... Ecco perché mi ha davvero sorpreso sapere che a ChanYeol fosse stata assegnata la stanza 42; mio nonno diceva che gli hotel neppure l'avevano spesso una stanza contrassegnata con quel numero... Non c-» 
«Ehiii, LuHan, è solo un numero, non dargli così tanta importanza.» ChanYeol lo fermò ridacchiando prima che potesse andare avanti all'infinito raccontando storie dell'orrore. Poggiò una mano sulla spalla del rosa cercando di calmarlo. Lui non aveva mai creduto a cose simili.
«È vero anche in Cina il numero 4 non è considerato un bel numero» commentò Jongdae serio e LuHan annuì alle sue parole, non sentendosi per niente rassicurato dal tocco freddo del minore sulla sua spalla. 
«Mia nonna... non mi ha mai preparato quattro Hotteok(*) la mattina, ha sempre voluto ne mangiassi o tre o cinque.» XiuMin indugiò leggermente, non sapendo se fosse utile o no ciò che aveva ricordato di quando era ragazzo. Anche lui non aveva mai fatto molto caso alle strane usanze degli anziani, soprattutto perché con le ultime generazioni le credenze si erano molto affievolite, ma la storia di LuHan gli aveva suscitato dentro un moto di ansia fino a quasi incutergli timore. Rivolse uno sguardo a JongDae, seduto accanto a lui, per ricevere il solito conforto che i suoi occhi non gli negavano mai, e subito riuscì a tranquillizzarsi. Il rosa, invece, non sembrava affatto aver intenzione di rilassarsi. 
«Andiamo ragazzi, smettetela, siete inquietanti.» Kyungsoo sbuffò sonoramente e guardò un po' tutti negli occhi, accertandosi di chiudere l'argomento. «Cerchiamo piuttosto di goderci questo periodo di vacanze.» 
Il resto del gruppo annuì alle parole decise e severe del moro, più che altro per il fatto che il suo tono fosse come al solito incontestabile. 
«Han-nii(**), vieni, voglio vedere le stanze.» SeHun scattò dal suo posto rompendo il silenzio è afferrò la mano del rosa trascinandolo via con un sorriso sghembo stampato sul volto. Quella scena strappò un sospiro mozzato a MinSeok, che custodiva da tanto ormai un'invidia, seppure benigna, verso il rapporto che avevano quei due ragazzi, verso il palese affetto che provassero l'uno nei confronti dell'altro, verso la semplicità dei gesti con cui lo dimostravano, verso l'assenza di timore che avevano di mostrarlo agli altri.
In pochi minuti i divanetti si svuotarono del tutto; solo ChanYeol rimase in piedi, appoggiato con una spalla al muro, a fissare il numero sul tesserino che avrebbe dovuto aprire la porta della sua camera. 
Alla fine cosa mai sarebbe potuto succedere? 
Quello era solo uno stupido numero.
Quello era solo uno stupido alloggio.
Quello era solo uno stupido viaggio.
Nulla aveva acquisito un senso in quello che stava accadendo. Neppure la vacanza in Giappone, a Osaka, organizzata improvvisamente dai manager. Perché dovevano star via così tanto? Sei mesi erano anche troppi per dimenticare lo stress del lavoro che li aveva tormentati dopo l'ultimo l'album.
«Ohi, Dumbo, che fai, non vieni?» La voce di BaekHyun alle sue spalle lo fece voltare immediatamente e si costrinse a trattenere un sorriso spontaneo: lo aveva aspettato anche stavolta.
«Scusa tappetto, da quassù non ti sento bene.» Ghignò il minore ricambiando la burla. 
Il biondo si avvicinò scontroso e gli puntò l'indice contro il petto rivolgendogli un'occhiataccia. «Lurido, quando sarai vecchio e la tua colonna vertebrale si accorcerà come gli skinny quando li metti in lavatrice, allora ti pentirai di aver passato la tua gioventù a prendermi in giro.» Disse soddisfatto BaekHyun facendo un mezzo passo indietro soddisfatto e portandosi alla bocca la cannuccia della bibita che aveva nell'altra mano. 
«Quando sarò vecchio non ci sarai più tu accanto a me a ricordarmelo.» Nonostante quello fosse in realtà ciò che più desiderava, il minore scrollò le spalle e si limitò a rubare il bicchiere plastificato al biondo, voltandosi senza aspettare una reazione da parte dell'altro, ma soprattutto senza notare l'inarrestabile tristezza che aveva tracciato l'espressione del maggiore a quell'affermazione. «Andiamo a vedere le stanze su, muovi le tue gambe corte e accellera il passo.»

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(*) Gli Hotteok, o anche letteralmente Hoddeok,
sono tipici pancake coreani.

(**) Nii è un suffisso postposto ai nomi propri in Giappone
che si utilizza tra fratelli, o tra amici molto intimi.

   
 
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