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Autore: izzie_sadaharu    12/03/2018    1 recensioni
La Casa è un'associazione di viaggiatori nel tempo, il cui scopo è prevenire le Crepe e lasciare che la storia faccia il suo corso. Baekhyun ne è un membro da ben cinque anni, per cui non si sconvolge più di tanto quando gli viene assegnata una missione nella Germania degli anni Venti.
[CHANBAEK] [Side!Kaisoo] [Side!tante altre coppie che si vedono e non si vedono]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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6

 
 


 
Il mattino seguente, Baekhyun si svegliò tra le lenzuola che profumavano di fiori e sapone. Era da solo: di Chanyeol non c’era traccia nella stanza. Non volle ammettere a se stesso che la cosa lo turbava un po’, e si sedette a bordo del letto con un mugolio soddisfatto. Lasciò penzolare gambe nel vuoto, apprezzando il fatto che all’epoca i letti fossero così alti. C’era più gusto ad alzarsi dal letto, se era così sopraelevato. Ridacchiò tra sé e sé. A volte aveva pensieri davvero stupidi.
Afferrò i suoi vestiti, che Chanyeol gli aveva lasciato su una sedia, puliti e sistemati, e li infilò sveltamente.
Uscì dalla stanza, inspirando per quella che probabilmente sarebbe stata l’ultima volta il profumo del ragazzo che la abitava. Era un odore dolce e caldo, che impregnava tutti gli oggetti della camera, dai mobili alle lenzuola del letto, misto al profumo dei fiori che decoravano la stanza. Baekhyun già ne sentiva la mancanza. Scosse la testa, sorpreso dai suoi stessi pensieri. Conosceva Chanyeol da neanche ventiquattro ore, e già faceva il sentimentale.
Scese le scale che conducevano alla sala da pranzo, e fu accolto da una Yoora allegra che spolverava il mobile di fronte alla poltrona. «Buongiorno, Baekhyun. Chanyeol ti ha preparato la colazione.» Il ragazzo sorrise all’idea, grattandosi nervosamente il collo. Lui, nervoso? Decisamente, ci doveva essere qualcosa di strano, una qualche stupida droga nell’aria di Berlino. In quella, o nello sguardo dolce che la sorella di Chanyeol gli stava rivolgendo. Accidenti, ma perché quei due fratelli dovevano assomigliarsi così tanto? «Grazie, Yoora. Lui… ehm… dov’è?»
La donna poggiò il panno a terra e si pulì le mani su un pezzo di carta che aveva lasciato sul mobile. «In negozio. È sceso un’ora più tardi del solito: voleva aspettare che ti alzassi per salutarti e farti compagnia mentre mangi, ma alle dieci è dovuto andare ad aprire.»
Baekhyun impallidì leggermente, sedendosi al tavolo in legno e afferrando la tazza di caffè. «Ma…  che ore sono?»
Yoora spinse verso di lui il piatto su cui giaceva una fetta di pane imburrato, ridacchiando. «Le dieci e tre quarti.»
A Baekhyun andò di traverso il caffè. Cominciò a tossire, sotto lo sguardo divertito di Yoora. «Saresti dovuto andare a lavorare?»
Il ragazzo scosse la testa, paonazzo. «No, devo andare a cercare il mio… amico.» Aveva esitato, chiedendosi se Yoora sapesse degli atti vandalici di Jongin. Con ogni probabilità sì, e quindi evitò di dire il nome del suo compagno. «Avevamo appuntamento alle dieci.», mentì.
Yoora alzò le sopracciglia, poi sorrise. «Beh, direi che è inutile soffocarsi adesso per mangiare in fretta. Finisci la tua colazione con calma, poi prima di andare via passa in negozio. Sono sicura che Yeol vorrebbe salutarti.» Gli fece l’occhiolino e uscì dalla stanza, seguita con lo sguardo da un Baekhyun esterrefatto.
 
 
Il Blumenladen era un negozio bellissimo: piccolo ma accogliente, era decorato da fiori profumati e particolari, dai colori sgargianti e vivaci. Ogni composizione floreale era posta nell’ambiente in modo che fosse vicina ad un’altra esteticamente piacevole, e nessun dettaglio era stato lasciato al caso. Baekhyun lasciò correre lo sguardo sui vasi di ortensie e rose blu, impreziosite da nastri e perline di stoffa ricamata.
«Ti piace?»
Il ragazzo sobbalzò: appena entrato nel negozio, non aveva visto Chanyeol da nessuna parte, e pensava fosse nel retro, o in qualche altra stanza nascosta. Ora si accorse che il più alto era dietro ad un vaso altissimo, intento a sistemare alcuni fiori in cima ad esso. Non l’aveva proprio notato, e quella voce profonda e inaspettata l’aveva spaventato.
«Chanyeol, mi hai fatto prendere un colpo.» Si passò una mano tra i capelli e sorrise. «Comunque sì, tantissimo. L’ha arredato tua sorella?»
Chanyeol assunse un’espressione offesa. «Veramente sono stato io.» Guardò con occhi fieri i muri del negozio, tutti decorati con fiori, disegni e dipinti a tema floreale e nastri di color pastello. «Devi ammettere che ho buon gusto.»
Baekhyun annuì. Rimasero per qualche attimo in silenzio, a guardarsi intorno per apprezzare appieno i profumi e i colori del Blumenladen. Fu Baekhyun a parlare per primo: «Grazie della colazione.» Chanyeol fece per rispondere, guardandolo negli occhi con quello sguardo così dolce, ma Baekhyun lo precedette, continuando: «E grazie dell’ospitalità. E del bagno. E della cena di ieri. E… di avermi fatto dormire nel letto.» Arrossì leggermente, ma Chanyeol decise di non farglielo notare. Non sarebbe stato delicato, né furbo, dato che lui stesso sentiva le orecchie andare a fuoco. «E… grazie di non avermi buttato fuori quando hai saputo di Jongin.» Il più alto si irrigidì, ma non commentò. Baekhyun si inumidì le labbra passandoci sopra la lingua, e Chanyeol per un attimo si trovò a pensare come dovesse essere aiutarlo con la propria. Arrossì visibilmente, ma il più basso sembrò non notarlo. Aveva lo sguardo fisso sulle proprie mani, e non diceva più niente. Chanyeol si decise a intervenire, sorridendo. «Nessun problema, Baekhyun. Se hai voglia di un fiore, sai dove trovarmi.»
Baekhyun lo guardò, sorpreso. «Hai seriamente voglia di rivedermi? Dopo il fastidio che ti ho procurato ieri?»
Il Baekhyun del ventunesimo secolo l’avrebbe dato per scontato: insomma, chi non avrebbe voluto vedere di nuovo uno come lui? Quel gigante dalle orecchie elfiche avrebbe dovuto solo ringraziare di avere avuto il privilegio di incontrarlo.
Il Baekhyun della Berlino prebellica, tuttavia, non poteva pensarla così. Si ritrovò a pensare che, forse, era stato lui il privilegiato: aveva avuto l’onore e la fortuna di incontrare uno come Chanyeol; anzi, aveva avuto una nuova occasione per incontrare di nuovo quel gigante, di apprezzarne lo sguardo sincero e dolce, e di essere cullato dalla sua voce profonda. Forse non era l’aria di Berlino a drogare Baekhyun: forse era la persona davanti a lui, che ora lo stava guardando con un accenno di sorriso dipinto su quelle labbra bellissime.
«Beh, teoricamente sono frasi di circostanza, che si dicono al termine di incontri di questo tipo. Però, nel mio caso sì, vorrei rivederti, prima o poi.» Chanyeol ridacchiò. «Spero con dei capelli non marci, la prossima volta.»
Baekhyun rise con lui. La prossima volta. Chissà dove, e in che anno.
 
 
***
 
Quando uscì dal negozio, un sorriso accennato sulle labbra rosa, Baekhyun si rese conto che non aveva la minima idea di dove andare. Doveva assolutamente trovare Jongin, ma non sapeva come e dove si fosse cacciato quel ragazzo. Sospirò piano, mentre imboccava la prima strada sulla destra che aveva trovato. Se era avvenuta una Sostituzione, poteva anche essere che Jongin non fosse ancora arrivato, o che fosse arrivato qualche giorno prima di lui: a volte capitava che due compagni di missione arrivassero nella stessa destinazione, ma in tempi diversi. Sperò vivamente che, se così era stato, Jongin non avesse combinato nessun guaio. Povero ragazzo: non solo la sua prima missione era a Berlino negli anni precedenti l’ascesa del nazismo, non solo doveva interpretare un ruolo alquanto sgradito: gli era pure capitata una Sostituzione. Baekhyun sorrise fra sé e sé. Come si dice, Jongin era passato subito ai piatti forti.
Per sua fortuna, lo trovò facilmente dopo un’oretta di perlustrazioni nella città, in un caffè carino ma abbastanza informale. Era seduto a un tavolo, sorseggiando un tè, e leggeva un giornale in tutta tranquillità. O almeno, così poteva sembrare agli occhi più disattenti: Baekhyun lo conosceva abbastanza bene da notare tutti i muscoli del collo tesi e le nocche delle mani bianche. Poverino, probabilmente era sul chi vive da quando era arrivato a Berlino.
Gli si avvicinò piano e gli posò una mano sulla spalla. «Eccomi qui!»
Jongin sussultò talmente forte da rovesciarsi la tazza di tè sui pantaloni. Baekhyun balzò indietro per evitare lo schizzo, mentre il più giovane imprecò sottovoce. Il siparietto aveva attirato l’attenzione della cameriera e dei pochi clienti del bar, e Baekhyun si scusò con un sorriso e un cenno del capo.
«Grazie al cielo, Baek. Finalmente sei qui!» Soffiò Jongin, mentre con un tovagliolino si tamponava la chiazza bagnata sulle cosce. «Sarei veramente scoppiato se non ci fossimo incontrati al più presto.»
Baekhyun ridacchiò e si sedette al tavolo con lui, dopo aver chiesto con un cenno del braccio un altro tè all’uomo dietro al bancone del bar.
«Grazie, Baek, non c’è bisogno. Non mi andava più comunque.»
«Guarda che il tè è per me.» Baekhyun gli strinse l’occhio e appoggiò il gomito sul tavolo, decidendo di fregarsene per una volta del galateo. «Allora, quando sei arrivato nella ridente città di Berlino?»
Jongin chiuse il giornale con un sospiro. «Penso stanotte. Mi sono svegliato questa mattina nel letto con un ragazzo, ho conosciuto un po’ di gente che mi odia ed eccomi qui.»
Baekhyun lo guardò con dolcezza. «Penso dovremo farci l’abitudine, mi sa. Non so quanto i tedeschi siano pronti a recepire le idee razziste del nostro amichetto baffuto.»
Il più piccolo schioccò le labbra ed emise un lungo sospiro. «Per la verità, più di quanto pensassi. Ho letto il giornale, ed è pieno di trafiletti in cui degli intellettuali fanno commenti che trasudano odio represso e rancore da tutte le righe.» Baekhyun non rispose. Pensava a Chanyeol, al Blumenladen che aveva rischiato di essere bruciato, ai nonni del ragazzo che malauguratamente erano ebrei. Rabbrividì e si infilò le mani nella tasca del giaccone. Non faceva particolarmente freddo, per essere novembre, ma niente lo avrebbe riscaldato dal gelo che gli aveva infestato l’animo a quei pensieri.
 
 




 
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Chiedo scusa per il ritardo TT
 
   
 
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