Una porta si chiude…
«...mi
serve un po’ di tempo».
«Certo, va bene, Ran».
Shinichi gliel’aveva
accordato con un tono dimesso, ma
stranamente tranquillo.
Probabilmente credeva –
anzi, doveva esserne certo –
che lei l’avrebbe perdonato.
Lo credevano tutti; anche lei
stessa, in realtà.
Ran voleva veramente bene a
Shinichi, l'aveva amato
come pochi amano. Si fidava completamente di lui.
Proprio per questo quando aveva
scoperto tutta la
verità, quando finalmente tutte le bugie che le aveva
raccontato per mesi erano
venute a galla, il dolore era stato immenso.
Le era crollato il mondo addosso.
Shinichi, la cui
onestà era una delle sue poche certezze, le aveva mentito. Ripetutamente.
"Voleva proteggerla", lo sapeva. Ma
lei non
voleva essere protetta.
Heiji, un ragazzo che Shinichi
prima di rimpicciolirsi
non aveva neanche mai visto, conosceva la verità. L'aveva
dedotta per conto
suo, d'accordo, ma Shinichi gliel'aveva confermata.
Anche lei l'aveva capito, che il piccolo Conan in realtà era
il suo amico
d'infanzia.
Aveva esposto la sua teoria: lui
l'aveva sviata in
tutti i modi. Ran aveva desistito non tanto perché la teoria
del
rimpicciolimento era improbabile, quanto perché si fidava
di Shinichi.
Lui non avrebbe mai potuto mentirle, non in quel modo, non per tutto
quel
tempo. Non avrebbe potuto farlo sapendo quanto essere tenuta
nell'ignoranza la
faceva soffrire, vero?
Eppure l'aveva fatto. Le occasioni
erano state
molteplici, ma lui non aveva mai confessato. Non a lei,
la sua migliore
amica da sempre.
L’aveva detto a Heiji,
l’aveva detto ad Ai (chiunque
lei fosse: non era stato chiaro al riguardo), al dottor Agasa, ai suoi
genitori, aveva coinvolto nel suo inganno quasi tutte le persone di cui
Ran si
fidava – ma non lei.
Shinichi diceva di amarla, ma in
amore non dovrebbero
esserci bugie.
Quando finalmente, dopo quasi due
anni dal loro
fatidico appuntamento al Tropical Land, lui era tornato –
definitivamente – e
le aveva spiegato tutto, lei si era sentita sopraffatta.
Innanzitutto aveva provato sollievo. Poi, non aveva potuto impedirselo,
delusione.
Non aveva pianto. Era rimasta immobile, travolta da pensieri ed
emozioni
contrastanti.
Non capiva nemmeno lei cosa stesse provando. Alla fine tutto
ciò che era
riuscita a dire era che le serviva tempo. Voleva riflettere, assimilare
bene
tutte quelle informazioni così importanti, così dolorose.
Credeva che la delusione sarebbe
passata, dopo un po’.
Ma il tempo non si può
fermare, continua e ci obbliga
ad avanzare con lui, anche quando meno lo vorremmo.
Le prime settimane dopo il suo
ritorno, Ran non vide Shinichi
neanche una volta. Fu un bene, la rabbia per l'inganno piano piano
sbollì. La
delusione, però, era un'altra faccenda; è
difficile riguadagnare la fiducia
perduta.
Uscì con Sonoko, con il
suo gruppo di karate, a volte
anche con Sera: anche lei non era stata del tutto sincera, ma Masumi non
era
la sua migliore amica dall'asilo, Ran poteva capirla.
Dopo un paio di settimane, rivide
un'altra persona.
Anche lui era sparito per
più di un anno. Anche nel
suo comportamento, ripensandoci, c'era stato qualcosa di misterioso.
Ran trovò Eisuke
profondamente cambiato. Era molto
meno impacciato, ma era qualcosa di più di questo, qualcosa
nel suo
atteggiamento – non capì subito cosa fosse.
Forse anche per questo
iniziò a vederlo spesso: per
cercare di scoprire com'era cambiato.
Eisuke le rivolse un sorriso
smagliante e posò il
bicchiere.
«Allora, l'hai
capito?»
Ran, sul punto di assaggiare il suo
riso, si bloccò
con le bacchette a mezz'aria.
«Capito cosa?»
domandò.
Il ragazzo rise.
«Andiamo, Ran, è da quando ho rimesso
piede in Giappone che mi esamini neanche fossi un alieno. Ti sembro
diverso,
vero?»
Le guance di Ran divennero porpora.
Non pensava che il
suo intento fosse così evidente. Fissando lo sguardo nella
ciotola che aveva
davanti, annuì.
«Quando ti ho conosciuta
non mi consideravo libero»
disse Eisuke. «Ero venuto qui per cercare mia sorella, forse
te lo ricordi.
Comunque, avevo uno scopo che per me era tutto. Non riuscivo a pensare
ad
altro, capisci?»
Ran, tornando a un colorito
più normale, annuì seria.
Non si aspettava che Eisuke si aprisse in quel modo, ma non poteva
certo dire
che le dispiacesse. Ed effettivamente ricordava come a volte le fosse
sembrato
con la testa da un'altra parte, ma aveva attribuito la cosa a un suo
modo di
essere e non a un problema che l'opprimeva.
«Mi sono tolto quel peso
poco prima di andarmene»
continuò Eisuke. Aveva ripreso in mano il bicchiere e lo
muoveva circolarmente,
osservando il fluido all'interno vorticare ipnotico. «Allora
ho iniziato a fare
più attenzione a cosa, a chi, avevo
intorno. A fare più attenzione a te,
Ran».
Stupita da quell'ultima frase, Ran
cercò gli occhi del
ragazzo. Lui stava ancora fissando il bicchiere. Le
sembrò... bello. Era
sempre stato così?
«Volevo chiederti di
venire con me in America».
L’aveva detto
così rapidamente che Ran non capì
subito. «Io? Perché?»
Eisuke arrossì
leggermente. I mesi trascorsi in
America l'avevano cambiato, reso più sicuro, ma non si era
comunque mai
dichiarato alla ragazza per cui aveva una cotta.
Quando si era sentito
giù in quel continente così
estraneo e diverso era stato proprio il pensiero di Ran a dargli la
forza di
andare avanti. Appurato che Ran piaceva anche a Shinichi, si
era tirato
indietro. Gli era sembrato naturale. Era la cosa giusta da fare... o no?
Secondo i suoi amici americani non
lo era affatto.
Perché avrebbe dovuto
ritirarsi? Ran non era un
oggetto, non apparteneva a chi la vedeva prima.
Shinichi non le si era nemmeno
dichiarato. Che diritto
poteva vantare su di lei?
Senza contare che l'aveva fatta
soffrire per mesi.
Nonostante fosse preso dalla ricerca di Reina Mizunashi, se n'era
accorto
perfino Eisuke. La lontananza di Shinichi faceva soffrire terribilmente
Ran, e
forse era questa consapevolezza il vero motivo per cui si era arreso
così facilmente.
Ran non l'avrebbe preferito al detective dell'Est. Aveva temuto il
confronto e
si era nascosto dietro una presunta correttezza?
Non avrebbe saputo dirlo, ma non
gli importava.
Ora era tornato: non aveva
più intenzione di
aspettare. Shinichi aveva avuto la sua occasione, se non era stato in
grado di
coglierla non era certo colpa sua.
Vuotò il bicchiere tutto
d'un sorso.
Ran l'osservava in attesa.
«Mi trovi cambiato
perché non più nessuna intenzione
di frenarmi. Sarò sincero», iniziò.
«Sei gentile, Ran. Mi hai ricordato subito
mia sorella; gentile, ma al contempo forte» disse.
Racimolò un po' di coraggio
e trovò il suo sguardo. «Mi sei piaciuta subito.
Più ti conoscevo, più il mio
sentimento aumentava».
Quell'affermazione così
diretta fu seguita da attimi
di silenzio.
Era l'ultima cosa che Ran si
aspettasse, ma si rese
conto di non essere imbarazzata.
Semmai era contenta.
Era completamente diverso dal
groviglio di emozioni
che aveva provato a Londra, quando Shinichi le si era dichiarato. Anche
lì era
stata molto felice, forse anche più di ora. Ma quello era il
passato.
Avrebbe sempre voluto molto bene a
Shinichi, ma mai
più a quel modo. Le cose non potevano tornare come prima;
capì di non volerlo
neanche.
Ciò che era successo tra
loro l'aveva cambiata. Era
stata un'esperienza dolorosa, ma l'aveva fatta maturare. Non le
dispiaceva ciò
che era diventata.
Eisuke era una novità.
Una persona da scoprire.
Scoprì che era contenta
di piacergli, e che un po' le
piaceva anche lui.
Non sapeva se quel sentimento
sarebbe durato, non
sapeva se avrebbero potuto costruire un rapporto. Magari conoscendosi
meglio
avrebbero capito di essersi sbagliati, di non sapere nulla
l’uno dell'altro.
O magari no.
Non poteva saperlo,
finché non ci avesse provato.
Gli sorrise incoraggiante.
«Perché te ne
sei andato senza dirmi niente?»
Non era un'accusa. Era sinceramente
curiosa.
Eisuke scrollò le
spalle. Riceveva quella domanda ogni
volta che raccontava della sua cotta a un amico. Era stato veramente
stupido.
«Me lo chiedo
anch'io» rispose evasivo.
Non poteva dare la colpa a
Shinichi, alla fine dei
conti la scelta sbagliata era stata sua.
«Alla fine di queste
vacanze dovrò tornare in America,
Ran. Il mio sogno è entrare nella C.I.A.» fece una
pausa, dandole il tempo di
assimilare l'informazione. «Verrai con me?»
Per la terza volta quella sera, Ran
rimase spiazzata.
Considerò seriamente
quella proposta.
Si era diplomata un mese prima;
avrebbe potuto
continuare gli studi all'estero, non sarebbe stato un problema. Era
certa che
sua madre avrebbe appoggiato la sua decisione e l'avrebbe aiutata a
metterla in
pratica. Avrebbe anche potuto trovarsi un lavoro lì per
contribuire alle spese.
Andarsene significava vedere molto
meno suo padre, sua
madre, Sonoko e tutti i suoi amici. Ma significava anche diventare
più
indipendente, staccarsi dall’ombra del passato.
Le cose tra Kogoro ed Eri erano
notevolmente
migliorate, di recente; magari la sua partenza avrebbe accelerato le
cose e sua
madre sarebbe tornata a vivere dal marito – non
poté impedirsi di sperarlo.
Pensò a Shinichi.
Non ce l'aveva con lui, non
più. Voleva vederlo e
chiarirci una volta per tutte.
Vide Eisuke giocherellare con le
bacchette. Quel gesto
spontaneo la fece sorridere. Capì di aver già
deciso.
Aveva passato due anni in attesa,
solo per uscirne
estremamente delusa; stavolta non avrebbe aspettato, si sarebbe tuffata
a
capofitto.
«Sì».
Eisuke per poco non rovesciò il piatto per terra. Si
raddrizzò di scatto sulla
sedia, urtando il gomito sul tavolo.
Fa male... Quindi non sto sognando.
Possibile?
Trovò lo sguardo
sorridente di Ran e capì che era
tutto vero.
Gli stava dando una
possibilità.
«Non te ne
farò pentire, Ran».
Angolo Autrice
Uhm...
Che dire. Normalmente non shippo Ran ed Eisuke, ma è stato
divertente
cimentarmi in questa shot! Spero di non aver pasticciato troppo con
l'IC dei
personaggi.
Ho cercato fiction su questo pairing per ispirazione, ma niente!
Non
potevo crederci. Esistono ShihoxSaguru ma non esistono RanxEisuke, che
consideravo già più canon... Oh be'. Se per caso
ne conoscete, segnalatemele
per favore, sarei curiosa di vedere come viene sviluppata la loro
relazione da
qualcun altro.
Grazie per aver letto questo piccolo delirio, ci vediamo alla prossima
coppia
Crack!
Un indizio: ci sarà un mantello bianco... ;)
Mari