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Autore: HikariRin    13/03/2018    1 recensioni
The Realm Between è una storia che indaga le motivazioni per le quali Isa e Lea si sono separati; copre l'arco narrativo della saga da Birth by Sleep al finale di Dream Drop Distance. Il legame tra i due protagonisti, tra i ricordi e il presente, è come un reame di mezzo: qualcosa che non è più possibile trovare nella stessa forma in cui è scomparso, cui farà da sfondo una delicata riflessione sui sentimenti e sull'esistenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Isa, Lea, Roxas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep, KH 358/2 Days
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- Questa storia fa parte della serie 'The Realm Between'
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The Realm Between ~ 4

Numero XIII



Quando Lea mi disse di aver bisogno di un nuovo rapporto di amicizia, la cosa riuscì a rendermi inquieto. Non che avessi un cuore per sentirmi turbato. Solo, sebbene un tempo avessi immaginato che un giorno lui avrebbe potuto allontanarsi da me, quel giorno ne ebbi la conferma, e poiché eravamo arrivati tanto lontano non ero più pronto ad accettare che accadesse. Nel tempo avevo tentato io stesso di indisporlo, per lenire il senso di colpa che mi portavo dietro da quando lo avevo costretto a seguirmi su quella torre, ma quando avevo sentito i miei sospetti come una certezza non ero più stato in grado di fermare il tentativo da parte sua di recuperare qualunque cosa fosse rimasto. Rimasi ad osservarlo sonnecchiare sulla mia spalla.

Non avevo idea del fatto che potesse realmente riuscire a dormire tutto il giorno. Pareva in qualche modo sereno, come se l’annichilimento dello spirito per noi non fosse mai avvenuto; la sua mano stretta nella mia, come una promessa che desiderava mantenere come fosse l’unica cosa importante che gli era rimasta.

In qualche modo quell’atmosfera serena riusciva ad acquietare anche me.
Era come se l’armonia fosse nell’aria e noi ne stessimo beneficiando.

“Lea.”

Emise un mugugno vagamente importunato, ma non mostrò alcuna particolare reazione. Dovevo essere stato stancante; ma continuai a fissarlo come se avessimo trascorso abbastanza tempo insieme. In realtà, temevo la sua vicinanza. Temevo che ci saremmo potuti legare ancor più di quanto non fosse già successo, e desideravo tirarmi indietro. Avevo il presentimento che non avrei potuto dargli niente di più, e volevo preservarlo.

“Non vorrai davvero dormire fino a sera.”

“È il nostro giorno libero, che altro c’è da fare? Odio guardare quel coso, mi fa male allo stomaco.
  Non abbiamo lavorare e non c’è nessuno da prendere in giro.”

“Non hai parlato di una torre? ”

“Vuoi andarci oggi?”

Si sollevò in un attimo, e poiché lo conoscevo potevo dire che lo era anche nello spirito.

“Il giorno libero è oggi. Da domani, dovrò ricominciare a seguire nove persone e stare attento a due.”

“Va bene, andiamoci.”

Lo disse con un sorriso, di quelli che parevano sinceri, e non potei fare altro che sorridere a mia volta. Ecco, perdere il cuore mi aveva tolto il sorriso. Il sole, invece, splendeva comunque e il suo sorriso non calava mai.

“Posso prima fare una doccia?”

“In camera tua, vuoi dire? Certo che puoi.”

Risi divertito. Per noi Nessuno era piuttosto raro agire in modo tanto spontaneo, ma forse dipendeva semplicemente dal rapporto già consolidato che avevamo. Capii perché Lea aveva voluto ricordarmelo, e per me era ancora più raro ridere come se avessi scordato il dolore che avevo frapposto tra noi, ma non potevo fare a meno di sentirmi in colpa. Non vedevo l’ora di sentirmi più libero ancora, e se in quel giorno fossi caduto più in basso il mio cuore avrebbe perduto le sue catene e sarebbe tornato al nulla cui apparteneva.

Il fatto che Lea chiudesse gli occhi per dimenticare quella sensazione di vuoto mi piaceva.
Amavo veramente il suo modo di vivere; avrei tanto voluto potermelo permettere.

“Stavo pensando… Certo che tu hai una mole di lavoro.”

“Non pensare. Preparati, piuttosto.”

Terminai di allacciare la tunica, tirai indietro il cappuccio e mentre mi allontanavo da lui mi accorsi di non sentire niente di nuovo. Solo quando lasciai la sua stanza lo sentii muovere qualche passo, come se un altro capitolo si fosse chiuso. Mi avventurai lungo il corridoio, e subitaneamente sentii qualcuno appressarsi a me.

“Guarda, guarda. Che piacevole sorpresa.”

Era lì, con il suo sorriso beffardo.

Il Tiratore Libero, il numero II dell’Organizzazione.

“Sono sorpreso quanto te. Alla tua età, non dovresti essere a qualche torneo di freccette?”

“È così che si divertono i piani alti dell’Organizzazione?”

Non sopportavo l’arroganza che mostrava di avere continuamente nei miei confronti. Sapeva di essere più in alto, e lui era uno dei pochi che non mi sarebbe mai importato di detronizzare. Ma per quanto cercassi di entrare in contatto con lui continuava ad allontanare tutto e tutti. Qualche trauma passato, probabilmente.

“Oh, non guardarmi in quel modo. Non mi permetterei mai di giudicare il tuo diletto nel socializzare con le marionette, ma converrai con me che la situazione che vede uno di noi venire fuori dalla stanza di un altro di primo mattino dovrebbe quantomeno dare adito a equivoci, non ti pare?”

Ancora meno, tolleravo che si mettesse in mezzo solo per deridere qualcuno.

“Ciò che mi permetto di fare durante il mio giorno libero non ti riguarda.”

“Sono d’accordo. Non mi importa affatto di cosa facciate nella vostra vita privata.
  Che tu faccia il tuo lavoro è sufficiente. Dopotutto, le cose divertenti non durano per quelli come noi.”

“Se hai finito.”

Mi lanciò un ultimo sguardo di intesa col suo fare pungente, e mentre si incamminava dalla parte opposta del corridoio non potei fare a meno di riflettere sulle sue parole. Sapevo che Xemnas non aveva alcuna intenzione di adempiere senza sacrificio a ciò che aveva promesso. Ero a conoscenza del fatto che l’apporto di tutti sarebbe stato necessario, che ci sarebbe stato un tredicesimo membro, che quello sarebbe stato solo l’inizio. Ciò che non mi era prettamente chiaro poteva essere racchiuso nelle parole ‘quelli come noi’.

Mi dava da pensare che, se Xigbar avesse per certo indovinato ogni cosa, per evitare di lasciar loro intendere che io volessi proteggerlo avrei dovuto esporre deliberatamente Lea al pericolo. In questo modo, sarebbe forse divenuto una marionetta di cui avrebbero potuto disporre a piacimento. In nome della nostra vecchia amicizia, non potevo permettere che accadesse. Realizzai che avrei dovuto sottrarmi di nuovo. Non potevo che essere soddisfatto del fatto che, in fondo, fin dall’inizio avevo scelto di percorrere la giusta strada.

~


La torre era alta davvero.

Dovetti ammettere che Lea iniziava a conoscermi molto bene; non che io avessi una personalità elaboratamente complicata. Mi piaceva il ponte rialzato sul quale viaggiava il treno, e mentre lo indicavo sorridevamo entrambi come avessimo dieci anni di meno. Per un attimo ci sembrò di essere tornati ai tramonti del nostro mondo, anche se sapevo che quello più contento di trovarsi lassù con me era lui.

Il modo in cui mi aveva accompagnato su per le scale, con quel sorriso che preannunciava qualcosa di dichiaratamente bello, era distintamente quello di quando era contento. Durante       quelle giornate da cui tutto era cominciato, mi era parso di comprendere qualcosa di Lea, una costante. Sorrideva, ma non era felice davvero; specie quando i suoi occhi si socchiudevano lievemente. Non avrebbe mai mostrato malinconia a qualcuno che aveva intenzione di tirare su di morale. Quella sera, mentre il sole calava inondandoci dei suoi colori, d’un tratto cambiò espressione. Avevo il sentore che sapesse che sarebbe finita, sebbene non avesse un cuore per dispiacersene. Mi sorprendevo spesso di come i nostri pensieri finissero sempre a ciò che non avevamo. Per quella sera, tentai di concentrarmi su ciò di cui ancora potevo fregiarmi, e comprai un gelato.

“Questo gelato non ha sapore.”

“È il mio gusto preferito. È notevolmente migliorato, da allora.”

Lo disse come se in qualche modo lo avessi offeso.

“Hai sempre avuto dei gusti strani.”

Diede un morso pronunciato al ghiacciolo.
Socchiuse gli occhi, e sorrise.

“Quando ti ci abitui, è buono.”

“Lo so che non dici la verità.”

C’era qualcosa di vagamente nostalgico nell’aria, ma nessuno dei due poteva coglierlo. Sporgendomi dal bordo riuscivo a scorgere una piazza molto piccola, mentre dalla stazione si dipanavano diversi binari dei quali non si riusciva a scorgere la destinazione. Lea si sporse con me. Se avessi avuto un cuore mi avrebbe quasi atterrito, discorrere del rapporto che oramai non avevamo più; al suo posto, una mera sostituzione che aveva voluto lui, alla quale non avevo potuto sottrarmi. Dovetti ammettere che ne necessitavo quanto lui.

“Fino alla fine non comprendi con quale parte della lingua dovresti gustarlo.”

“Per questo è buono. È imprevedibile, non è mai identico.”

Teneva lo sguardo fisso sul sole, mentre rigirava tra le labbra la stecca del gelato.
L’aria intorno a noi era nuovamente eterea, i nostri cuori erano soltanto fragili.

“Comunque, anelo a un posto ancora più alto.”

Non gli avrei mai detto quanto avessi apprezzato il tramonto che aveva voluto farmi conoscere.

“Per questo, resisti ancora un po’...”

 

~


L’indomani mattina i dodici membri dell’Organizzazione furono chiamati a radunarsi nella Sala Circolare.

Attendevamo comunicazioni importanti, e di fronte a noi comparve immediatamente il tredicesimo membro. Il prescelto dal Keyblade. Xemnas comunicò il suo nome, Lea aveva avuto il compito di portarlo al castello nel suo primo giorno. Immediatamente ricordi sopiti affiorarono vividi alla mia mente e lanciai una rapida occhiata al mio primo amico, avvedendomi del fatto che lo stava osservando con il medesimo sguardo.

Fu quella stessa sera in cui Lea aveva perduto del tempo con l’ennesimo ragazzino girovago; ricordo ancora ciò che gli disse quel giorno, le attenzioni che gli aveva rivolto e che ne ero stato geloso anche se solo per un momento. Quando avemmo nuovamente facoltà di tornare ai nostri affari, manifestamente dubbioso mi recai da Xemnas, il quale mi sorrise soddisfatto della sua scoperta,come se avesse intuito la domanda.

“Roxas è il Nessuno dell’eroe del Keyblade. È il Nessuno nato da Sora.”

Ammutolii, e ricordai distintamente l’arma di legno del ragazzo che avevamo incontrato.
Anche se, essendo accaduto diversi anni prima, non avrebbe potuto certamente essere lui.

“Il ragazzo è particolarmente importante per il nostro scopo. Brandendo il Keyblade, può radunare un’enorme quantità di cuori. Necessita di essere istruito a riguardo delle abitudini e del procedere della nostra missione. Assegnagli qualcuno che lo affianchi nel suo lavoro. Ti avvedrai presto delle sue abilità.”

Annuii, ma non potei celare le mie perplessità. Probabilmente il numero II lo aveva già messo al corrente di qualcosa, e non mi scomposi affatto quando mi sollevò il viso, incontrando il mio sguardo.

“Non darti troppo pensiero, specie riguardo a cose che non riguardano la nostra missione. Un giorno sarà il normale corso degli eventi a persuaderti a seguire il percorso che Kingdom Hearts ha tracciato per te.”

“Sarà così per ciascuno di noi?”

Mi sarebbe stato sufficiente che Kingdom Hearts non avesse in serbo qualcosa di spiacevole per Lea, non più di quanto sarei stato io a rendergli increscioso il suo rimanente cammino come essere senza un cuore.

“Anche le nostre azioni hanno un effetto su ciò che è scritto.
  Ci sarà sempre una volontà superiore a guidare il corso degli eventi.
  Non devi fare altro che ciò che ti sembra più giusto.”

Chinai il capo di fronte a cotale volontà superiore, e ringraziandolo della sua infinita saggezza mi congedai da lui. Trovai Lea ad attendermi lungo il corridoio. Avendolo scorto, senza sollevare lo sguardo gli comunicai che all’indomani sarebbe stato assegnato a Roxas, e lo lasciai indietro non dilungandomi ulteriormente. Tentò di dirmi qualcosa, ma in quel momento mi sembrava giusto non ascoltarlo e non lo feci.

Dovetti abituarlo ad una distanza sempre crescente; questa fu la mia reale motivazione quando, dall’arrivo del Numero XIII, cominciai a riferirmi a lui anche nel privato utilizzando il suo falso nome.



Note dell'autrice:

Quello che Isa e Lea hanno mangiato sulla torre in questo capitolo non era il loro primo gelato al sale marino. Zio Paperone, difatti, aveva già aperto il suo business dai tempi di Birth by Sleep. Ma volevo un momento sereno per i due protagonisti, qualcosa che rinfrancasse loro lo spirito, e così ai lettori.

In questo capitolo intendevo mostrare come Isa venisse plagiato dai piani alti dell’Organizzazione.
È una delle prime motivazioni che lo ha portato ad allontanarsi da Lea; il più importante, ovviamente, è Roxas. Dalle novel di Kingdom Hearts 358/2 Days apprendiamo che Roxas è stato trovato da Xemnas a Crepuscopoli e che ad Axel, che si trovava in città a vagare senza meta, è stato ordinato di portarlo al castello. Prima di lasciare la città, però, Axel ha portato Roxas sulla torre a mangiare un gelato.

Questo è l’incipit di ciò che vedremo nel prossimo capitolo.

   
 
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