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Autore: gabry13    13/03/2018    1 recensioni
videro la fenice volare e le loro giovani menti volarono con lei sopra il bene e il male, la gioia e la tristezza, la libertà e l'oppressione, leggere come piume, luminose come lucciole.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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volo della fenice

IL VOLO DELLA FENICE

Il suono dei passi concitati di Molly Weasley risuonava solitario attraverso gli antichi corridoi di Hogwarts.

Una luce dorata irrompeva dalle immense vetrate calda, avvolgente, vibrante e sembrava non potesse essere altrimenti considerando lo straordinario evento che di lì a poco si sarebbe svolto nello storico castello.

- Parola d’ordine? - cinguettò maliziosa la signora grassa

- Ma ti prego!! Non ho tempo per i tuoi indovinelli, togliti di mezzo e lasciami entrare! –

Tutta nervi e risolutezza la signora Weasley l’avrebbe squarciato quel quadro se l’eccentrica dama non si fosse spostata in tempo. La sala comune di Grifondoro, insolitamente ordinata, era immersa nel silenzio ma la donna non la degnò di un solo sguardo; troppa era la premura di raggiungere il dormitorio dei ragazzi. Spalancò la porta e, sicura di ciò che si sarebbe trovata di fronte, entrò con impeto nella stanza distraendo suo figlio e il suo migliore amico da un’evidente crisi di panico.

Ron strapazzava senza pietà il papillon del suo elegantissimo smoking nero nel goffo tentativo di raddrizzarlo a dovere mentre Harry, davanti allo specchio, schiacciava disperato i folti capelli corvini come al solito fuori controllo.

- Zia Petunia aveva ragione, questi capelli sono una piaga!! Almeno oggi potrebbero stare al loro posto –

- Miseriaccia Harry la tua folle capigliatura è famosa tanto quanto la cicatrice sulla tua fronte. – lo rimbeccò Ron – Guarda me! Avevo promesso ad Hermione che sarei stato perfetto, alla sua altezza…ma questa “schifezza” sta rovinando tutto… -

- Per Silente adesso smettetela!! – tagliò corto la signora Weasley che estrasse la bacchetta ed in un batter di ciglio raddrizzò il papillon di Ron e rese quanto meno accettabili i capelli di Harry. – Sei anni a Hogwarts e uno in giro per mezza Inghilterra ad infrangere oscuri sortilegi e non vi è venuto in mente di usare la magia per togliervi dagli impicci?! –

In effetti i due ragazzi erano talmente agitati per il loro imminente matrimonio che si erano quasi dimenticati di essere maghi. La donna si soffermò ad osservare i loro volti tesi e, per la prima volta in quella frenetica mattinata, l’affanno per gli ultimi febbrili preparativi svanì. C’erano solo loro: l’ultimo dei suoi figli maschi che ancora non si rendeva conto di quanto l’avesse resa orgogliosa e Harry, il ragazzino titubante che anni prima l’aveva fermata alla stazione di King’s Cross e che si era dimostrato così facile da amare. Avevano dominato l’adrenalina in bilico tra la vita e la morte ma difficilmente riuscivano a gestire l’emozione che precede una grande gioia. Con il cuore un po’ pesante sorrise loro dolcemente – forza ragazzi miei, due bellissime fanciulle non vedono l’ora di sposarvi! –

Meno di un quarto d’ora più tardi Harry e Ron si ritrovarono in fondo ad una sala grande totalmente trasformata. Dove solitamente si trovava il tavolo degli insegnanti era stato allestito un piccolo altare sovrastato da un arco di Buganvillea di un bel rosa acceso che ben contrastava con il bianco delle sedie disposte ordinatamente ai due lati del salone così da creare al centro lo spazio per un’ampia navata sulla quale era stata stesa una passerella color cremisi. Fluttuavano a mezz’aria come giocose farfalle candidi petali di rosa.

Dalla loro posizione i due ragazzi osservarono la sala gremita e animata da un allegro brusio. George e Neville, i due testimoni, erano in attesa al loro fianco.

Amici, tanti, tantissimi e poi famigliari, professori di Hogwarts e alti funzionari del ministero attendevano impazienti le spose.

- Hey ragazzi, ne avete riunita di gente! – esclamò Neville per alleggerire l’atmosfera.

- Beh succede quando si salva il mondo…- ironizzò Ron che ormai sembrava non riuscire più a reggere la tensione.

Harry si incupì – Qualcuno manca. Come vorrei in questo momento possedere lo specchio delle Emarb per scorgere i loro volti sorridenti…ma non è possibile. Sono tutti perduti per sempre nelle trame di un destino che non si meritavano. –

- Le persone che ci amano non ci lasciano mai veramente, ricordi amico mio? Possiamo sempre trovarle qui dentro. – Sussurrò Ron appoggiando la mano sul petto.

- Coraggio, basta chiudere solo un secondo gli occhi! Li vede i loro volti? Sono più vividi di quelli delle mummie impagliate del ministero qui davanti a noi. – proseguì George con struggente amarezza.

L’ingresso del celebrante distolse i ragazzi dai loro pensieri. In sala calò il silenzio, la cerimonia stava per iniziare.

A varcare la soglia dell’imponente salone, alle prime note della marcia nuziale fu Luna, la damigella d’onore. I voluminosi capelli biondi le sfioravano le spalle nude con onde irregolari adornati solo da una sottile coroncina di fiori di campo. L’abito di seta color cipria le avvolgeva il busto per poi scendere dolcemente sui fianchi fino ad accarezzarle i piedi nudi. Ad ogni passo la stoffa ondeggiava come mossa da una leggera brezza. Lo sguardo sognante ed estatico rispecchiava pienamente la singolare personalità della giovane la quale in effetti sembrava per lo più vivere in un mondo tutto suo ma poi inaspettatamente sorprendeva per la sua schiettezza, la cristallina sincerità e il coraggio senza riserve. Tuttavia ora nei suoi occhi si scorgeva una maggiore consapevolezza e un leggero disincanto di chi dal male è stato ferito. Avanzava lentamente come la più leggiadra delle ninfe e Neville, rapito, non riusciva a staccare lo sguardo da lei.

Subito dopo entrarono le due spose, una di fianco all’altra, estremamente diverse ma ugualmente emozionate.

Hermione sembrava una vera principessa: la voluminosa gonna di tulle contrastava con il corpetto rigido e riccamente decorato, i capelli raccolti in una morbida treccia lasciavano libero il volto raggiante. Il muro di ostentata determinazione, che per anni l’aveva contraddistinta, quel giorno era crollato lasciando affiorare emozioni talmente palpabili e  intense da farla sentire nel contempo “fragile” e “completa”. Ron non l’aveva mai vista tanto bella. L’aveva amata, desiderata, voluta e conquistata come il più prezioso dei tesori ed ora, per l’ennesima volta, si rendeva conto di quanto fosse fortunato a saperla sua.

Harry per conto suo non si stupì nel vedere Ginny percorrere, con incedere deciso, i pochi metri che li separavano disinvolta ed aggraziata nel suo abito di pizzo Sangallo dalla linea semplice e corto alle ginocchia. I folti capelli rossi le incorniciarono il volto lievemente spruzzato di lentiggini e i suoi occhi brillavano di passione e fermezza. Coraggiosa, fiera e tenace aveva accettato di sposarlo pur sapendo che lui non sarebbe mai stato solo il “suo” Harry ma, per tutti, era una leggenda vivente, il “ragazzo che è sopravvissuto”, colui che aveva messo fine all’orrore. Un pesante fardello da portare e il giovane non riusciva ad immaginare di condividerlo con nessun altro che non fosse Ginny.

Sotto lo sguardo commosso dei presenti la cerimonia si svolse tra promesse recitate con sentita onesta e anelli posti alle dita di mani tremanti. Quando infine l’officiante sancì i sacri vincoli però ci fu posto solo per la festa.

Le sedie bianche, l’elegante tappeto e l’altare adorno di fiori sparirono d’incanto lasciando posto a due lunghissime tavolate apparecchiate con stoviglie in finissima porcellana, posate d’argento e calici dorati. Vassoi colmi di ogni sorta di prelibatezza apparvero magicamente mentre dall’ampio ingresso del castello proveniva una dolce sinfonia che invitava a danzare.

Ron non lasciò mai la mano di Hermione e le accarezzò con insolita delicatezza l’anello nuziale per tutto il giorno regalandole di tanto in tanto caste carezze.

- Se avessi immaginato che sposandoti mi avresti rivelato un tale romanticismo lo avrei fatto prima – confessò la ragazza mentre ballavano.

- Sai cosa? Il fatto è che la fede al tuo dito mi dona una serenità totale – ammise Ron.

- Una serenità “totale” Ronald? –

- Sì, non ho più paura che tu mi possa scivolare tra le dita. Questo anello è la mia ancora ed ora devo solo fare in modo che tu sia per sempre orgogliosa di portarlo. – La sua sincerità era così disarmante che gli occhi di sua moglie si riempirono di lacrime: - Ron tu sei la metà che mi completa. E’ vitale per me averti al mio fianco, non dimenticarlo mai! –

Una delicata melodia lì fece stringere ancora di più in un tenero abbraccio e i due vissero un attimo di perfetta felicità.

Per Harry e Ginny fu tutta un’altra storia. Accerchiato dalle solite, morbose attenzioni il giovane non riusciva a scrollarsi dalle spalle il suo ingombrante ruolo neppure nel suo giorno più bello. Scalpitava segretamente dal desiderio di dedicarsi completamente alla sua sposa almeno per pochi istanti.

Ginny intuì presto il suo disagio: - Harry tu mi avrai per una vita intera. Lasciamo loro la gioia di celebrarti. Ti saranno tutti riconoscenti per sempre, vogliono solo la possibilità di dimostrartelo ancora una volta. –

- In tanti sono morti ed erano amici di molti dei presenti. Per loro non ho potuto fare nulla!

- Non potevi salvarli tutti! – ribattè secca la ragazza afferrando con vigore il braccio del marito decisa a strapparlo da quell’improvvisa paranoia.

- E’ arrivato per tutti il momento di svestirci dal lutto e oggi sembra il giorno più adatto per farlo –

Il sorriso di Ginny fu come un balsamo per l’animo di Harry e così, ritrovata la serenità, si ributtarono entrambi nella mischia.

Le ore a seguire per Ron, Hermione, Harry e Ginny furono come un lungo e vorticoso valzer durante il quale salutarono, ringraziarono e intrattennero i numerosi invitati cercando di non trascurare nessuno.

Dopo il taglio i due testimoni e la damigella d’onore li raggiunsero visibilmente divertiti.

- Lasciatevelo dire ragazzi voi quattro avete bisogno di una tregua! – Disse George con fare cospiratorio. – Facciamo una passeggiata nel parco, è una serata tanto bella – Aggiunse sognante Luna.

Cercando di non dare nell’occhio sgattaiolarono fuori. Solo quando una leggera brezza intrisa dal profumo dei tigli in fiore accarezzò i loro volti si resero conto che per tutta quell’infinita, folle giornata non avevano mai realmente respirato. Camminarono fiaccamente per i prati che circondavano la scuola commentando con leggerezza i vari episodi che si erano susseguiti in quelle ore finché non si lasciarono cadere sfiniti sotto un enorme salice. George ne aveva una per tutti assecondato involontariamente da Luna mossa dalla sua incontrollabile irriverenza. Neville dal canto suo tentava di arginare l’esuberanza dei compagni rendendo il tutto ancora più comico. Seduti sull’erba tenera godettero del lusso di ridere della vita con impertinenza, ironia e vivacità. Ben presto la tensione si sciolse e ad senso di gratificante serenità seguì un’appagante silenzio.

All’ombra del grande salice, osservando il lago che si tingeva di rosa al tramonto, ripensarono a ciò che era stato, agli amici perduti, alle vite spezzate, alle tenebre apparentemente troppo fitte per qualsiasi stella. Ricordarono però anche l’odore acre del fumo sputato dell’Hogwarts express, i dolci di Mielandia, le pallonate di neve a Natale, le regole infrante senza troppo pensare alle conseguenze. Una spada dorata in fondo ad un lago ghiacciato, la tomba fiorita di un dolce elfo, il corpo caduto come un cencio di colui che solo pochi avevano avuto il coraggio di chiamare per nome. Questi contrasti esistevano in loro e in loro avrebbero convissuto per sempre rendendoli in qualche modo unici, speciali. Mai avrebbero scordato ma su nuove fondamenta volevano costruire un futuro quanto più “normale” possibile.

I loro sguardi pensosi si alzarono, velati da una nostalgia agrodolce, oltre l’orizzonte verso il cielo infuocato dai raggi del sole calante e proprio là, dove la notte incontra il giorno, videro la fenice volare con poetica leggiadria. Le loro giovani menti volarono con lei sopra il bene e il male, la gioia e la tristezza, la libertà e l’oppressione…leggere come piume, luminose come lucciole.

 

   

   
 
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