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Autore: nini superga    14/03/2018    1 recensioni
Durante una nevicata che ha dello straordinario, Ganadlaf giunge ad Isengard con una richiesta per Saruman: vuole che la giovane Annael, apprendista Istari presso la Torre di Orthanc, vada a Minas Tirith con lui. Il Grigio Pellegrino vuole portare la ragazza a Gondor per permetterle di approfondire certe ricerche infruttuose che sta svolgendo negli annali e nelle cronache di Isengard, riguardanti un certo Anello che tutti credono sparito ma che tutti comunque bramano… Cosa dirà Annael, strega incompleta? E chi o cosa troverà a Minas Tirith?
Non scrivo da anni, ma la passione per il mondo di Tolkien non si è affievolita, proprio come per i suoi personaggi!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.I.
 
        
 
         Il primo addio ha un gusto amaro e malinconico: abbandono la mia casa e l’unica persona con cui ho vissuto sin dall’inizio dei miei giorni. All’improvviso, queste mura mi parlano, mi sussurrano richieste e bisogni, mi dicono che ho ancora tanto da scoprire nella fredda Isengard, baluardo di conoscenza. Il primo addio ha anche un retrogusto dolce, che sa di libertà: finalmente qualcosa di nuovo, qualcosa che non sia scritto nelle pergamene e nei libri. Finalmente, qualcosa da vivere.
<< Ti mancherà Isengard? >> Mi chiede Olorin dopo una mezza giornata di marcia. Ci siamo fermati sulle rive di un torrente, facendo riposare i cavalli e permettendogli di bere. << Non saprei … dovrei? >>  Chiedo, facendo spallucce. La verità è che sono ancora frastornata dal cambiamento: l’altro ieri ero china su libri mangiati dalla polvere a leggere antiche cronache di battaglie, oggi mi trovo catapultata nel tempo presente, in viaggio verso la capitale di Gondor. Non credevo che i cambiamenti potessero essere così repentini.
Gandalf sospira, seduto su un masso, mentre si accende la pipa.
 << Ti mancherà sicuramente, vedrai. Ora è tutto troppo nuovo e fresco: non hai spazio nel tuo cuore per la malinconia. >>  Annuisco, godendo di ogni dettaglio del paesaggio attorno a me, quel famoso mare d’erba che avevo sempre desiderato vedere. Siamo partiti con la neve che si faceva alta e offuscava la vista, mentre adesso non ce n’è quasi più traccia, non nella pianura almeno. Il verde dell’erba è vivido e vibrante, lo sarebbe ancora di più col cielo terso e il sole estivo, ma il cielo resta di un bianco lattiginoso che promette freddo di notte e brina mattutina. Sulle montagne che costeggiamo, confine settentrionale del regno di Rohan, le cime si confondono con le nuvole.
         Mi avvolgo di più nella cappa foderata in pelliccia, stringendo con entrambe le mani il mio bastone. Una sensazione strana, questa: non avevo bisogno di avere un bastone, ad Isengard, ma Olorin ha insistito che ne avessi uno anch’io per questo viaggio.  << Sarà simbolo del tuo potere nel regno degli uomini >> , aveva detto facendo annuire Curunìr, << E sicuramente ti darà maggiore potere. >>
<< A te non manca mai? >> Chiedo, voltandomi verso Gandalf. << La tua casa, intendo. >>
Lo stregone prende tempo facendo dei cerchi di fumo concentrici. << Io non ho una casa, Annael, non come intendi tu. >> Spazia con la mano davanti a sé. << La Terra di Mezzo è la mia casa, ma se proprio devo pensare a un luogo che amo, ti direi la Contea. >>
<< Contea? >> L’ho vista sulla mappa, ma non mi sono mai chiesta cosa ci fosse di particolare.
<< E’ un luogo incantevole, abitato da gente adorabile: gli Hobbit! Forse, un giorno, ne conoscerai uno e avrai l’opportunità di bere un the con lui. >> Il sorriso gli si incrina, preoccupandomi. << E’ proprio per uno di questi che temo il peggio. Ed è anche per questo che ho bisogno di te e dei tuoi studi. >>
 << Ma io devo andare a Minas Tirith, non nella Contea… >>
<< Ma infatti, noi andiamo al sud, mia cara, non all’ovest. E i tuoi studi nella Contea sarebbero impossibili, soprattutto visto l’oggetto a cui fanno capo. >> Si alza e mi si avvicina, scrutandomi bene negli occhi. << C’è una cosa che non ho detto a nessuno, nemmeno a Saruman, ma che ho intenzione di dire a te. >> Mi oltrepassa, dandomi le spalle. << Credo di avere trovato l’Anello Sovrano. >>
Il vento fruscia più forte nell’erba, uno dei cavalli nitrisce innervosito. Mi devo sedere un attimo. << Perché non ne hai parlato con Saruman? >>
<< Non sono sicuro che sia una buona idea comunicargli questa novità, non quando sono ancora incerto. >> Gandalf si volta, avvicinandosi alla roccia su cui sono seduta. << Ed è qui, che entri in gioco tu, mia cara Annael. Ho bisogno delle tue doti di studiosa. >>
<< Per cosa, se sei quasi certo di averlo trovato? >>
<< Come hai appena detto, sono quasi certo, non ho la certezza assoluta. Ho bisogno di avere maggiori dettagli. >>
<< Dettagli? >>
<< Esattamente, cose che possono solo essere recuperate nella memoria antica. >> Si siede a sua volta, svuotando il fornelletto della pipa. << Dovrai aiutarmi a cercare il modo in cui si può riconoscere l’Unico, sono sicuro che ne esista uno. >>
<< E lo faremo assieme? >>
<< Certo, anche se temo avrò le mani impegnate altrove. >>
<< Parli per enigmi, esattamente come Curunìr! >> Sbotto, infastidita da tutto questo mistero. Io stavo così bene ad Isengard, fra i miei libri e le mie pergamene …
Gandalf ride, divertito, facendomi indispettire ancora di più.  << Dovrai farci l’abitudine, mia cara, ed imparare a leggere tra le righe di questa vita >>, dice facendosi di nuovo serio. << La verità è che ho bisogno di una mano esperta che svolga il compito di ricerca con me, se non addirittura al posto mio. Le notizie che mi sono giunte da Minas Tirith non sono per niente buone: il mio informatore mi dice che forze sinistre sono in moto per prendere la città e raderla al suolo prima che l’Ombra cresca, ma il livello di guardia è basso. Tocca a noi riportarlo al livello giusto. >>
<< L’Ombra di cui parli … intendi colui che abita a Mordor? >>
Olorin annuisce, il volto di marmo. << Sta crescendo, Annael. Giorno dopo giorno. Non è ancora pronto per sferrare un attacco diretto a Gondor, ma è abbastanza subdolo da incrinare le sue difese con il tradimento e l’astuzia che lo contraddistinguono. >> Si alza, porgendomi la mano. << Se il baluardo del mondo degli uomini cade, se le sue difese cedono … Nessuno si salverà. Nemmeno noi. >>
Mi alzo, reggendomi al bastone. La pietra che vi è incastonata sulla cima pulsa, da bianca si fa rosata e aranciata, tornando poi bianca. Dimostra appieno il mio stato d’ansia e apprensione. Cosa mi è venuto in mente di accettare di lasciare Isengard?!
Una mano mi stringe la spalla, facendomi sobbalzare. << E’ ancora tutto da decidere, i pezzi sulla scacchiera devono ancora essere disposti da entrambi gli schieramenti >>, dice per confortarmi. << Non abbatterti per le mie rivelazioni. Sei giovane, devi essere speranzosa sul futuro! >> Olorin monta a cavallo, invitandomi a fare altrettanto. << Vedrai, Minas Tirith ti piacerà! E’ una città antica, con molte storie da raccontare e tante cose da conoscere … Per esempio, hai mai sentito parlare della birra? >>
 
Passiamo quattro giorni e quattro notti in sella, con poche soste per riposare. Dovrei essere fisicamente a pezzi, un mortale lo sarebbe, ma io sto bene … anzi: quando riesco a dimenticare le rivelazioni di Gandalf su cosa ci aspetta a Gondor, riesco quasi  a godermi il viaggio. L’aria in viso si fa man mano più calda mentre cavalchiamo a verso sud, mentre le nubi bianche cariche di neve e il gelo si allontanano alle nostre spalle, lasciando il cielo limpido, presagio di primavera imminente. Mi piace cavalcare, non smonterei mai, soprattutto quando nelle brevi pause in cui andiamo al trotto Gandalf mi racconta di più sulla città dei Re: dei suoi sette livelli, dei sette cancelli non allineati, della torre di Ecthelion che all’alba brilla come una lancia di perle e d’argento, della Cittadella scavata nella montagna che assomiglia alla chiglia di una nave.
<< Se giungessimo all’alba, grideresti di stupore! >> Esclama, puntando poi il naso al cielo. << Ma temo che giungeremo a mattino inoltrato, manca davvero poco ormai. Comunque, la vista della città dai campi del Pelennor vale la pena di vivere, te lo assicuro. >>
<< Vedremo. >>
<< Tuttavia, noi prima di Minas Tirith visiteremo Osgiliath, avamposto di Gondor. Li, troveremo qualcuno ad attenderci per ragguagliarci sulle ultime novità. >>
Scuoto il capo, divertita. << Hai ancora dell’altro da rivelarmi, o posso finalmente stare tranquilla? >> Ridiamo assieme, ed è un suono che mi piace: stempera l’ansia del viaggio. << E chi è questo qualcuno, si può sapere ? >>
<< E’ un’amica di vecchia data, una guaritrice delle case di guarigione che presta servizio presso l’ospedale da campo dell’avamposto. Si chiama Colinde. E’ lei, il mio informatore. >>
Una donna, dunque. Sono sempre stata circondata da uomini, e le cronache non parlano certo delle donne con la stessa frequenza con cui parlano delle battaglie. Quindi, sono curiosa di conoscerne altre, per lo più per vedere la differenza fra me e loro. << Che tipo di donna è? >>
<< Colinde? >> Gandalf sorride, divertito. << Del tipo che tutti vorrebbero avere come amica e mai come nemica. Sa essere tremenda! >>
<< Le sembri affezionato. >>
<< Oh, lo sono! E presto avrai motivo per apprezzarla a tua volta. >>
Vorrebbe dire altro, ma si interrompe. Siamo davanti ad una piccola cresta, che ci nasconde la vista. Gandalf sprona il suo cavallo, invitandomi a fare altrettanto. La raggiungiamo in pochi passi, godendo della posizione sopraelevata e della vista mozzafiato.
Ed è così che vedo Minas Tirith, capitale del regno di Gondor, Città dei Re, per la prima volta.
 
Come previsto da Gandalf, siamo circa a metà mattina. E’ la cosa più maestosa e imponente che abbia mai visto. Vale davvero la pena essere qui, ora, ed il mio fardello sembra alleggerirsi un poco. Il mio occhio vaga, indeciso su dove posarsi, finché non si posa su Osgiliath.
<< Cosa sono quelle tende attorno alla città? >> Chiedo, perplessa, guardando Olorin in viso. Per la prima volta da quando abbiamo iniziato questo viaggio, lo vedo veramente preoccupato.
 Il suo viso è insieme stupito e arrabbiato, ma quando parla mi sembra di sentire un’eco di spavento. << Quelli sono i lupi travestiti da agnelli. >>
 
 
Dulcis in fundo:
 
Un po’ di delucidazioni sulla storia: nel libro, gli studi e i vari viaggi di Gandalf per la ricerca dell’Anello durano circa nove anni, mentre nel film sembra passare pochissimo tempo (magia della celluloide!), mentre Osghiliath sembra essere in mano nemica ed essere riconquistata poco prima che Boromir parta alla volta di Gran Burrone… questa storia si svolge poco prima che tutto abbia inizio, con l’eccezione che Osghiliath è già in mano a Gondor…. Ma cos’è quell’accampamento? E i lupi travestiti da agnello?
Nota sul clima: immagino che Gondor sia più calda delle lande di Isengard…mah, mi piaceva questa suggestione!
Nota sul viaggio: Il viaggio dura circa quattro giorni, un giorno in più rispetto a quello di Gandalf e Pipino nel film … Ma Isengard è più lontana di Edoras!
Nota sui nomi: Colinde non è un nome di mia invenzione, ma in Quenya significa balia, nutrice … mi sembra abbastanza appropriato per questa signora…scoprirete perché!
Nota sui personaggi: che dire, Annael soffre d’ansia! E Gandalf non è sicuramente uno che tranquillizza! Nei prossimi capitoli la trama si dipana… spero di spare cosa ne pensiate anche voi!
A presto :)
 
 
 
 
  
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