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Autore: Kristen92    14/03/2018    5 recensioni
"Prese una foto..la girò e vide tre volti sorridenti, pieni di vita e di speranze. Ripensò a quando l’avevano scattata. Ricordava ancora il suono delle loro risate.
Doveva vedere quel posto, solo così avrebbe dimenticato.
Nella foto, lei, Anya e Clarke sorridevano felici abbracciate. Sfiorò il viso di Clarke.
Clarke non era tornata da oltre il confine".
Alexandra Woods, ha 27 anni, una bella famiglia e una ragazza che presto diventerà sua moglie. Ma quando Lexa aveva 17 anni è successo qualcosa che l'ha cambiata per sempre. Attraverso il suo passato scopriremo in suo futuro.
Clexa
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.





Perduta.



Presente.




Attraverso la finestra aperta, si potevano udire il suono delle risate dei bambini che giocavano, il vicino che annaffiava il suo prato, meticolosamente curato, in ogni minimo dettaglio.
Occhi verdi si spalancavano, fissavano il soffitto grigio chiaro della sua vecchia stanza da letto. Ricordava che la sera prima era tornata a casa dei suoi assieme ad Anya.

Lexa si mise a sedere e le tornò in mente, la sensazione di precipitare, l’incapacità di reagire e poi…poi ricordò quelle due braccia forti che l’afferravano, strappandola da morte certa. Le braccia più rassicuranti, forti del mondo.

Clarke era ancora nella sala medica dell’Accademia, Luna aveva insistito affinché si rimettesse del tutto. A Lexa, in realtà, sembrava che la stessero tenendo prigioniera. La cosa non le piaceva affatto.

Mentre le sorelle Woods percorrevano il lungo corridoio per arrivare alla stanza della bionda, udirono chiaramente la voce arrabbiata di una donna.
Abby era nella stanza di Clarke.


<< Spiegami ancora, perché non riesco a capire come puoi essere così incosciente! >> urlò Abby alla figlia che fissava la finestra affianco a sé.

Sbuffò e si voltò verso la madre:

<< Ti ho già detto che non c’è nulla da spiegare. Delle persone avevano bisogno d’aiuto e ho agito….mi dispiace se ti ho fatto preoccupare… >> disse, cercando di placare la furia della madre.

<< Preoccupare….preoccupare dici?? Clarke mi hai fatta morire di paura! Ti rendi conto che ti ho quasi persa ancora?! >> urlò la madre, con le lacrime agli occhi.

Clarke la guardava dispiaciuta.

<< Mi dispiace… >>

<< Perché ti metti, sempre, in queste situazioni? Ho perso tuo padre e te per dieci anni….non credo che il mio cuore sopporterebbe altro… >> disse Abby.

<< Sei sopravvissuta sia alla mia mancanza che a quella di papà >> le parole le uscirono prima che potesse riflettere.

Abby guardò la figlia, sconvolta da quelle parole.

<< Mi dispiace….non intendevo ferirti… >> si scusò ancora la bionda.

Abby notò che a volte gli occhi di Clarke, erano velati da una durezza che prima non esisteva.

<< Tu sei mia figlia Clarke…..io ti amo più della mia stessa vita. Quindi, ti prego….stai più attenta >> disse ora clama, Abby.

Clarke la guardò negli occhi e disse:

<< Lexa era in pericolo >>

Abby alzò il sopracciglio, sorpresa dallo sguardo della figlia.
Ora aveva capito.



Il potere è in te Wanheda, devi solamente volerlo...



<< Clarke… Clarke! >>

<< Clarky! >>

La voce di Anya la risvegliò dai suoi ricordi, si voltò verso la porta e vide la sua amica avvicinarsi al letto e dietro di lei, quasi nascosta, c’era Lexa.

<< Eri nel mondo dei sogni? >> chiese Anya, fissando la bionda.

Lo sguardo di Clarke si spostò subito verso la bruna, i loro occhi si incontrarono, la bionda le sorrise dolce.
Lexa si avvicinò al lato del letto, le prese la mano.

<< Tutto bene? >> chiese preoccupata.

Clarke continuò a guardare quei occhi verdi e, come accadeva sempre, una sensazione di calma la pervase.

<< Si…tutto bene. Stavo solo pensando >> strinse la mano della bruna, accarezzandone lievemente il dorso con il pollice.

<< Allora quando ti faranno tornare a casa? >> chiese Anya, guardando le due.

La bionda si voltò verso la sua amica e sospirò:

<< Non lo so….credo che si vogliano accertare che stia davvero bene >> rispose con tono un po’ sarcastico.

<< È andata tanto male con Mamma G.? >> chiese Anya.

Lo sguardo di Clarke si fece cupo e dispiaciuto.

<< Continuo a farla preoccupare e a ferirla… >> confessò a bassa voce.

Lexa le accarezzò una guancia con l’altra mano.

<< È il lavoro delle madri preoccuparsi….vedrai che le passerà >> le sorrise incoraggiandola.

Clarke ricambiò il sorriso.

<< Sei bellissima >> disse improvvisamente.

<< Oddio….sì lei è bellissima…tu sei bellissima….siamo tutte bellissime! Ora basta sdolcinatezze, o mi verrà la nausea >> esclamò Anya e le due risero.

Ma quell’atmosfera sfumò quando, improvvisamente, entrarono nella stanza Luna e Roan.




<< Buongiorno Clarke, Comandante Woods…Anya >> salutò il Generale.

<< Generale, Roan >> salutò Clarke, inclinando leggermente il capo.

<< Clarke…come ti senti? >> domandò Roan, spostando il suo sguardo prima su Lexa e poi su Anya.

<< Molto meglio, grazie >>

<< A cosa deve Clarke la vostra visita? >> chiese sospettosa Anya.

<< Volevano, solamente, scambiare due chiacchere con Clarke su quello che è successo >> rispose Luna, fissando le mani di Lexa e Clarke intrecciate.

La bionda sciolse la presa.

<< Ma certo.... >> rispose tranquilla.

<< Perché? Avete visto come è andata, ci ha protetti ancora una volta….non è abbastanza questo? >> ribattè Lexa, duramente, mettendosi davanti a Clarke.

<< Comandante Woods… >> incominciò Luna.

<< Lexa…va tutto bene. Stanno solo accertando che tutto sia apposto… >> disse calma, si voltò verso Luna:

<< Risponderò a tutte le vostre domande, questa volta….ma non davanti a lei >> disse riferendosi a Lexa.

La ragazza si volto verso di lei, sorpresa.

<< Come? >>

<< Anya puoi, per favore, accompagnare Lexa fuori? >> confermò, guardando sempre il Generale.

<< Clarke! >> disse arrabbiata la bruna.

Clarke non si voltò, con la coda dell’occhio vide il volto ferito della bruna.

<< Comandante Woods, la prego di accomodarsi fuori, grazie >> disse Luna.

<< Io non me ne vado >> disse arrabbiata.

<< Lexa...andiamo >> disse Anya, andandole vicino e mettendole una mano sulla spalla.

La bruna continuò a fissare Clarke, incredula. Vedendo quell’espressione impassibile sul volto della bionda, si voltò e uscì sbattendo la porta.
Clarke chiuse gli occhi, Anya la fissò, non comprendendo pienamente il comportamento dell’amica.






Anya uscì assieme a Lexa, furiosa e incredula per le parole di Clarke.

<< Perché si sta comportando così? >> esclamò la bruna a voce alta.

<< Clarke sta nascondendo qualcosa… >> disse la sorella maggiore.

Lexa si voltò a guardarla, curiosa.

<< Conosco Clarke da quando eravamo piccole….qualcosa in lei è cambiato, non è più la stessa >> disse pensierosa.

<< Lexa…credo che sia capitato qualcosa lassù….qualcosa di terribile, e ho paura… paura che Clarke possa esserne la causa >> disse agitata.

Lexa osservò la sorella. Si ricordò di quei giorni alla casa al lago, dello sguardo di Clarke.

<< Lei è tornata. Non m’importa cosa sia successo o quello che abbia fatto…..lei è tornata >> disse, decisa.







Clarke fissava ancora la porta. Ripensò allo sguardo ferito di Lexa. Così tanto, pensò, sto causando così tanto dolore alle persone che amo.
 Strinse forte il pugno.
Roan guardò Clarke, ormai aveva imparato a conoscerla, sapeva che stava covando dentro di sé, qualcosa che la stava piano piano distruggendo.

<< Adesso che siamo soli, possiamo parlare liberamente >> iniziò Luna.

Clarke spostò finalmente lo sguardo sui due generali.

<< Non sono stata del tutto sincera con voi la prima volta, io ricordo tutto quello che è successo… >> incominciò Clarke.

<< Siamo qui per ascoltarti >> disse Luna.

Clarke guardò fuori la finestra.





Passato

Bip….bip….bip
Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu una luce accecante, faceva fatica a tenere gli occhi aperti.
Non riuscì a capire dove si trovasse, pensò che forse era in Paradiso.
Ma un attimo dopo, quel pensiero svanì completamente.

Un dolore atroce la pervase, scostò lo sguardo e vide delle macchine sopra di lei, lavoravano frenetiche, togliendo i restanti brandelli della sua armatura. Non sentiva nulla se non un dolore lancinante. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

<< Sis em au go en op >> udì un voce metallica.

<< C-cosa mi s-state f-acendo…. >> sussurrò.

<< D-ove m-i t-trovo? >> chiese cercò di guardarsi attorno, ma era completamente immobilizzata.

Le iniettarono qualcosa, l’ultima cosa che vide furono duo occhi freddi che la fissavano.
<< Nou get yu daun, Gada >>



Quando riprese i sensi, si ritrovò in una stanza, la pianta ovale, le pareti nere come la pece.
Provò a muoversi, ma le braccia e le gambe erano immobilizzate con delle strane catene, si rese conto che qualcosa non andava, non sentiva più il suo braccio né la sua gamba. Scostò lo sguardo e vide che al loro posto c’erano delle placche di metallo.

Il dolore era diminuito, la sua gola era secca.
Provò a muoversi ma senza successo, ispezionò la stanza, macchinari che non aveva mai visto circondavano le pareti.

<< Yu wok op, Gada >> Clarke sollevò lo sguardo e vide un uomo, con una tunica nera, avvicinarsi.

I suoi occhi erano freddi come il ghiaccio, vitrei, senza capelli, con delle strane macchie sperse sul viso.

<< Chi…Chi diavolo sei tu? >> chiese assottigliando lo sguardo per vederlo meglio.

<< T.I.T.U. S…è il mio nome >> disse.

Clarke rimase stupita, parlava la sua stessa lingua.

<< Quello che hai fatto,  Gada,  è stupefacente >> disse girando intorno studiandola.

<< Do..dove mi trovo? Co…cosa è successo? >> chiese, spaventata.

<< Ti abbiamo salvata, come potevamo lasciare un tale potenziale vagare, perso, nello spazio? >> spiegò lui, sempre osservandola.

<< Non capisco… >> Clarke cercò di muoversi.

<< Tu…mi sarai utile >>

<< Non sei…umano >> affermò Clarke, più lo fissava e più ne era convinta.

<< Sei uno di loro >> disse arrabbiata.

T.I.T.U.S. si avvicinò all’improvviso e la fissò negli occhi, spostò la testa di lato.

<< Che strana creatura… >> affermò.

<< Vedremo cosa sei >> continuò.

<< Yu will gonplei gon me >> dichiarò.





Capì ben presto il significato di quelle parole.
In quella specie di mondo metallico galleggiante, tutto era privo di vita…tutto era morto e ricoperto di oscurità.
L’aria era pesante e respirare era sempre più difficile, il dolore che sentiva era constante.
La rinchiusero in una cella, non capì per quanto tempo.

Poi vennero a prenderla, le impiantarono un nuovo braccio e una nuova gamba.

Non c’erano specchi, tutto era buio e freddo.
Gli alieni, così li chiamava, quelle macchine che assomigliavano alle persone, parlavano una lingua a lei sconosciuta.
Aveva solo capito che era loro prigioniera.

Tentò di scappare tantissime volte, neanche sapeva dove…ma tentava sempre di rimanere lucida.
Ogni volta i suoi tentativi fallivano miseramente…e dopo le aspettavano le punizioni.

Più disobbediva e più la torturavano, la isolavano.

T.I.T.U.S. la puniva personalmente, diceva che doveva essere “istruita”. La sua punizione preferita era , ovviamente,  il dolore.
Legata, le scosse di elettricità le percorrevano il corpo.
Non si tratteneva nemmeno, urlava a squarcia gola.

Quando iniziò il Conclave, capì lo scopo di T.I.T.U.S.
Voleva studiarla. Non sapeva neanche lei per quale motivo non era morta quel giorno e T.I.T.U.S. sembrava volerne scoprire il perché, ad ogni costo.

Clarke doveva cercare di resistere più tempo che poteva, sopravvivere  per rivedere quei occhi verdi.
Quando il silenzio calava, pensava a loro, ai loro visi sorridenti, alle loro risate…ai suoi occhi, alle sue labbra..
Non poteva neanche piangere, non aveva più lacrime.

<< L- exa, Lexa, Lexa, Lexa… >> ripeteva il suo nome.

<< Il mio nome è Clarke….Clarke Griffin… >> non poteva dimenticare chi fosse, sarebbe stato così semplice cedere, cancellare tutto, per evitare maggiore sofferenza.

Ma si sforzò, non poteva dimenticare, doveva tornare a casa, anche solo per vedere un’ultima volta, quelle pozze verdi incorniciate da quegli occhiali.

Doveva combattere e vincere, con tutti i mezzi necessari.
Distrusse e uccise talmente tante creature che neanche sapeva esistessero.
Quegli alieni, quelle cose, senza anima, iniziarono a chiamarla “ WANHEDA “.

T.I.T.U.S le disse che significava “ Comandante della morte “.
Era disgustata.

T.I.T.U.S parlava con lei, non sapeva il motivo preciso, ma era riuscita a imparare quella loro strana lingua.
La chiamava “ Gada ”,  ragazza.

<< Noi siamo esseri superiori, Gada. Combattiamo, conquistiamo e ricostruiamo un nuovo mondo. Il tuo popolo primitivo è debole >> le disse un giorno.

Quando usava quelle parole, la sua rabbia cresceva.

<< So cosa pensi, riesco a vederlo….vedo ogni tuo pensiero…desiderio >>

Clarke lo seguiva con lo sguardo.

All’improvviso, un immagine le apparve di fronte agli occhi….
Lexa, la guardava e sorrideva  felice, con i suoi occhi gentili…seduta sul divano che leggeva con addosso i suoi occhiali, bellissima…udì, persino,  il suono della sua risata…

Calde lacrime bagnarono il suo viso.
Poi quell’immagine stupenda cambiò:
Lexa a terra, del sangue le usciva dalla bocca e tutto il suo viso era una maschera di dolore, stava morendo.

<< NOOOOOOOOOO!!!!!!!! >> schizzò in avanti ma le catene la fermarono.

<< NOOOOOO!!!! LEXAAAAA!!! >>  urlò in preda all’ira.

Una scarica di energia invase la stanza e le pareti si sgretolarono.

T.I.T.U.S. sorrise:

<< Bene….adesso ci siamo >>

Da quel giorno iniziò l’inferno.
T.I.T.U.S. la stava “addestrando” ad utilizzare quel potere.

<< Dentro di te…hai un potere immenso >> diceva sempre.

Immagini di morte e di distruzione le riempivano la mente…le persone che amava, spazzate via.


Il tempo trascorreva lento, il dolore e la rabbia crescevano di pari passo.


<< Che cosa vuoi da me? Perché non mi uccidi e basta? >> aveva domandato una volta a T.I.T.U.S.

<< Non trarrei nessuno beneficio dalla tua morte, Gada >> rispose semplicemente.

<< Tieni tanto a quegli esseri inferiori…mi domando il perché. Ti hanno abbandonata, non hanno lottato per te…sono egoisti >> le accarezzò la guancia, con il dorso della sua mano metallica.

<< Tu sei una Dea, Wanheda >> le disse, con quella sua voce piatta, senza alcun briciolo di emozione.

<< Porterai il nostro popolo alla vittoria >> mormorò.

<< Ricordati ciò che ti ho insegnato…loro sono deboli, il potere….è l’unica cosa che conta >>




<< Dove siamo? >> chiese la bionda.

T.I.T.U.S. la portò in un enorme sala, gremita di tantissime persone, creature di ogni genere, ogni volta si stupiva, di quanti esseri esistevano nell’universo.
Sembravano impauriti, notò tra la folla, gruppi di famiglie, bambini…

<< Chiedono la pace, si sono arresi subito….non c’è nessuna grandezza in loro >> parlò T.I.T.U.S.

<< Non capisco… >> disse la bionda guardando quella folla.

<< Voglio che lo lasci andare…. >> disse T.I.T.U.S.

Clarke lo fissò.

<< Lascia andare il tuo potere >> ordinò.

Clarke sgranò gli occhi.

<< No >> disse, la rabbia iniziò a crescere.

Non avrebbe fatto del male a delle persone innocenti.

<< Non hai scelta Gada, fallo adesso! >> continuò T.I.T.U.S.

 Clarke si avvicinò al suo viso.

<< Vai al diavolo, Mostro >> ribatté furiosa.

T.I.T.U.S. sorrise.

Ancora una volta quel dolore lancinante la colpì in pieno, quelle immagini di morte e sofferenza sentiva la sua testa scoppiare.

<< P-Puoi anche u-uccidermi….ma non farò ciò che vuoi >> grugnì Clarke, stringendo i denti.

T.I.T.U.S. continuò a fissarla, imperturbabile.

<< Liberalo >>

<< AGGHHH!! NO >> disse cercando di resistere.

Cadde sulle ginocchia. Sembrava che la testa le stesse per esplodere.
Vedeva Anya, sua Madre, Raven, Gustus….tutti morti, in un mare di sangue.

<< Non combattere  >> disse ancora lui.

<< Tu vuoi proteggere le persone che ami, Gada….vuoi tornare da loro vero? Da lei? >> continuò.

Vide Lexa, seduta sul portico. Timida e imbarazzata. Il suo viso illuminarsi, parlando del suo sogno, del suo futuro.
Sorridere, spensierata mentre giocava con Anya.
Poi la vide ancora a terra, senza vita.

Calde lacrime rigarono il viso della bionda.

<< Lascialo andare >>

Gli occhi di Clarke si spalancarono, un urlo disumano squarciò l’universo.
Poi il buio.






Presente.


Luna e Roan, fissavano la bionda sconcertati. Nella stanza regnava il silenzio assoluto.

<< Li hai uccisi…li hai uccisi tutti >> disse a voce alta Luna.

Clarke alzò lo sguardo e vide i loro visi sconcertati.

<< Quando mi risvegliai T.I.T.U.S. era accanto a me…compiaciuto >>

Luna la guardava: disgusto e terrore erano dipinti sul suo volto.

<< Ti hanno trasformato nell’arma perfetta….perfetta per distruggerci >> disse spaventata.

Clarke sapeva che sarebbe arrivato questo momento, quegli sguardi...
<< Ma se sei così preziosa, perché lasciarti andare? >> chiese Roan, riacquistando un po’ di lucidità.

<< Vogliono che accada la stessa cosa qui…. >> rispose Luna, fissando la bionda.

Clarke distolse lo sguardo, contrasse la mascella e strinse forte i pugni.
<< Ma non è successo… >> continuò Luna, con tono pensieroso.

Clarke allora la guardò.
Luna stava riflettendo.
<< Sono le nano-macchine vero? >> chiese Roan.

Clarke annuì.
<< L’addestramento e il tempo che hai passato lassù devono averle mutate… >> continuò Roan.

<< Perdi il controllo quando sei arrabbiata? >> domandò ancora l’uomo.

Clarke sospirò.
<< Non so di preciso come avvenga…riesco a controllarlo la maggior parte del tempo, ma diventa sempre più difficile >> disse toccandosi dietro il collo.

<< Questo ci da un vantaggio… >> disse Luna.

Roan si voltò a guardarla.

<< Che vuoi dire? >> chiese non capendo.

<< Abbiamo la loro più potente arma….è qui, ed è nostra >> rispose Luna, senza guardare Calrke.

<< Che stai dicendo? >> chiese Roan.

Gli occhi di Luna fissarono quelli blu di Clarke.

<< Tornerai lassù con noi, combatterai al nostro fianco e useremo quel potere contro di loro, li distruggeremo! >> disse con foga.

<< Vorresti riportarla in quel posto dopo tutto quello che ha passato?! >> urlò Roan, alzandosi in piedi.

<< Vorresti che anche il nostro popolo venga spazzato via Generale?! Qui parliamo della nostra sopravvivenza! >> anche la donna si alzò.

<< Qui non si tratta di una sola persona! Si tratta di tutti! >> continuò.

<< Clarke è una di noi! La vorresti dare in pasto al nemico? Non sappiamo neanche che cosa accadrebbe se ricapitasse ancora! >> insistette.

<< Io sono un membro del consiglio Roan, ti sto dando un ordine >> disse glaciale.

Roan strinse i denti, furioso. Luna si voltò a guardare Clarke.

<< Accetterai il ruolo di Generale che ti è stato assegnato. Ti addestrerai con me e Roan per controllare il tuo potere, faremo altre analisi per scoprire di più. Volerai con noi come prima e faremo in modo di vincere questa guerra! >> ordinò perentoria.

Clarke guardava in basso.
<< Altrimenti il Comandante Wodds verrà destituita come membro degli Skaikru e la sua carriera si fermerà >> finì il Generale.

A quelle parole, Clarke alzò il viso, guardando attentamente la donna.
<< So cosa significa per te, se non farai come ti dico, le renderò la vita un inferno >> minacciò.

<< Luna!! >> urlò Roan.

Clarke continuò a guardarla negli occhi, non scherzava.
La bionda strinse i pugni.

<< Pensi che loro siano diversi? Migliori? Appena sapranno ciò che sei…quello che sei in grado di fare, ti useranno…. >>

Le vennero in mente le parole di T.I.T.U.S.
Clarke annuì col capo, senza proferire parola.

<< Bene, questa conversazione non uscirà da qui. Siamo intesi? >> disse guardando entrambi.

Prima di aprire la porta per uscire, Luna si voltò verso la bionda e ordinò:
<< Stasera si terrà un party in onore del tuo ritorno, non mancare >> se ne andò sbattendo la porta.

Clarke continuò a fissare la porta, ora chiusa.
Roan la guardò per un momento.

<< La controllerò io >> disse, uscendo.

<< Roan… >> lo fermò Clarke.

L’uomo si girò.
<< Mi dispiace per… >> disse Clarke, ma Roan non la fece finire e disse:

<< Non ti devi scusare Clarke, mi avevi avvertito >> sorrise.

Poi la sua espressione divenne nuovamente seria:
<< Al tuo posto….neanche io sarei riuscito a resistere… >> disse sinceramente.

Clarke rimase un po’ sorpresa, poi abbassò lo sguardo.
Dopo che Roan uscì, la bionda riprese a guardare fuori dalla finestra.
Strinse i pugni.

<< se non farai come ti dico, le renderò la vita un inferno >>

Lo sguardo arrabbiato e deluso di Lexa.
Il vetro della finestra si frantumò.







<< Un party? >> domandò Octavia.

<< Si, a quanto pare il Generale Luna ha un’importate annuncio da fare >> rispose Raven, dubbiosa.

<< Questa cosa non mi piace affatto. Prima quell’attacco, poi richiudono Clarke in reparto senza farla uscire e, adesso, questo party? >> disse Octavia preoccupata.

Raven guardò la ragazza.
<< Speriamo solo che la lascino in pace. Ne ha passate fin troppe >>.







Lexa si stava allenando in palestra.
I suoi pugni colpivano fortissimo il sacco, scaricando la rabbia che aveva accumulato in quei due giorni.
Non capiva il comportamento di Clarke. Perché escluderla in quel modo?
Continuava a colpire.

<< Fra poco romperai quel povero sacco, se continuerai così >> disse Raven alle sue spalle.

Lexa si voltò verso l’amica, il fiato corto per l’allenamento.
<< Dovevo prendere a pugni qualcosa >> confessò.

Raven camminò lentamente verso di lei, porgendole un asciugamano.
<< Grazie >> disse Lexa, subito asciugandosi il sudore dalla fronte.

<< Novità su Clarke? >> chiese la latina.

<< Non che io sappia >> rispose stizzita la bruna.

<< Io e Anya stavamo cercando di parlare con Roan, ma è introvabile al momento….poi sembra che Clarke non voglia il mio aiuto >> andò avanti, sedendosi sopra un attrezzo.

Raven fissò per un momento la bruna e poi le fece vedere l’e-mail d’invito al party di quella sera.
Lexa prese il tablet e sgranò gli occhi confusa.

<< Credo che Luna stia tramando qualcosa… >> confessò la latina.








Al Party era presente tutta la società elitaria della Trikru e alcuni Azgeda. La presenza di tutti gli Skaikru era stata, praticamente, ordinata. Non mancava nessuno alla chiamata del loro Generale.
Anche i veterani erano stati invitati, assieme alle loro famiglie. Ovviamente non mancavano alcuni addetti stampa.


Lexa era appena arrivata, Anya l’aveva chiamata poco prima, informandola che la camera di Clarke era vuota.  Lexa voleva precipitarsi a casa della sorella ma Anya le disse che, sicuramente, la bionda era stata accompagnata a casa dalla madre.
Le arrivò un messaggio, fece un sospiro di sollievo appena lesse il nome del mittente.

Clarke:
Mia madre ha insistito perché mi fermassi un attimo a casa.
Tranquilla, sto bene.                                                                                       

Grandioso, pensò. Non stava capendo nulla di quello che stava succedendo e il comportamento della bionda la stava facendo seriamente imbestialire.
Camminò lungo la hall del grande Hotel, dove il party era già iniziato.
Indossava un tubino rosso a maniche lunghe, molto semplice ma, allo stesso tempo, elegante. Fasciava perfettamente la sua figura.
I capelli mossi delicatamente da morbide onde.
Nell’e-mail che le era stata inviata c’era scritto che non era affatto necessario indossare la divisa.


Entrò nella grande sala. I colori degli Skaykru, bianco e blu, decoravano i tavoli. Moltissime persone erano già arrivate.

<< Ho come l’impressione che questo party sarà un disastro >> Octavia comparì al suo fianco, in un abito nero corto, accompagnata da Lincoln, in un completo sempre nero.

<< Si sa qualcosa del perché di tutto questo? >> domandò Lexa.

<< Chissà…forse Luna voleva festeggiare la “ vittoria “ >> disse sarcastica Octavia.

<< Ehi, finalmente facce conosciute! >> disse Raven, camminando lentamente verso di loro. La latina indossava un completo nero e bianco.








Roan si stava dirigendo verso l’entrata della sala, con indosso la sua uniforme Skykru blu scura, quando, all’improvviso, qualcuno gli prese il braccio trascinandolo in una stanza.

<< Anya? Ma cosa….che cavolo ci fai qui? >> chiese alla ragazza. Anya era in jeans stracciati e giacca di pelle nera.

<< Non avendo ricevuto l’invito…beh mi sono imbucata >> spiegò velocemente, poi il suo sguardo si fece serio e arrabbiato.

<< Devi dirmi che cavolo è successo nella camera di Clarke oggi! Che cosa vi ha detto? >> pretese.

Roan sbuffò e distolse lo sguardo.

<< Non posso dirti nulla Anya…lo sai >> rispose cercando di uscire, ma la ragazza lo fermò.

<< Roan, dimmi che cazzo sta succedendo a Clarke >> chiese alzando la voce.

<< Senti, hai deciso tu di mollare, di non essere più uno Skaykru! >> le urlò di ritorno l’uomo.

<< Non posso dirtelo Anya ok? >> finì.

Subito, però, vedendo l’espressione ferita e stupita della donna, sospirò e con tono più calmo e gentile le disse:

<< Anya….posso solo dirti che tutto quello che fa Clarke….è solo per proteggere tua sorella >>

Anya lo fissò, sorpresa dalle sue parole.







All’interno di una camera dell’Hotel, Clarke fissava la sua immagine allo specchio.
Si sistemò la cravatta. Indossò la giacca blu scura, dove all’altezza del cuore erano appese tutte le medaglie e le onorificenze. Sulle spalle i gradi di Generale.
I capelli, solitamente lasciati slegati e liberi, ora erano legati in una coda ordinata.
Si abbottonò la giacca, si guardò un'altra volta allo specchio.

<< Il mio nome è Clarke Griffin >> disse chiudendo gli occhi,  prendendo un respiro.

Riaprì gli occhi e uscì dalla stanza.







Lexa si stava guardando intorno, mentre, in piedi, sorseggiava un bicchiere di champagne. Notò i suoi genitori conversare con dei vecchi colleghi di suo padre.

<< Ehi…. >>

La bruna si voltò e davanti a lei trovò Costia, avvolta da un bellissimo abito verde scuro.

<< Costia…ciao >> rispose Lexa, sorpresa di vedere lì la donna.

<< Non sapevo che…ecco ci fossi anche tu qui >> disse Lexa, con visibile imbarazzo.

Costia la guardò per un po’, poi rispose:

<< Non rispondi più né ai miei messaggi, né alle mie chiamate…come potevi saperlo >> disse risentita.

<< Si scusami, sono stata molto impegnata questi giorni… >>

<< Si, immagino >> disse sarcasticamente la donna.

<< Volevo solo sapere come stavi…ti ho vista precipitare… e beh, ero preoccupata >> disse tristemente.

Lexa si rese conto, solo in quel momento, di quanto dolore le avesse causato. Costia era sempre stata comprensiva e buona con lei.
Le prese la mano.

<< Cos…mi dispiace davvero tanto…sto bene, non mi sono fatta nulla >> disse rassicurandola.

<< Meno male… >> rispose Costia, stringendole la mano.

<< So che dobbiamo parlare, al più presto Cos….non è una scusa ma davvero…questi giorni ecco… >> balbettò, sospirando.

<< Non è il momento adatto,  si ho capito >> la interruppe l’altra.

<< Si…scus- >> le parole le morirono in gola quando scorse infondo alla sala Abby e Marcus insieme.

Abby doveva essere a casa con Clarke.






Il piccolo palco in fondo alla sala si illuminò e Luna comparve assieme a Roan e ad i membri del Consiglio.
Luna si avvicinò al microfono e incominciò a parlare:

<< Gentili Signori e Signore, Skaikru, vi ringrazio, per essere qui stasera. So, che gli avvenimenti degli ultimi giorni, hanno scosso nuovamente, la nostra gente. Ci viene ricordato, nostro malgrado, che il pericolo è sempre dietro l’angolo e che la nostra battaglia non è ancora finita >> disse guardando il pubblico.

<< Ho chiesto al Consiglio di organizzare questa serata, per poter avere l’opportunità di ringraziarvi. Ringraziare i nostri Skaikru, che ogni giorno volano nel nostro bellissimo cielo, proteggendoci… >>

<< Ringraziare le loro famiglie, che con timore e orgoglio, sostengono i loro figli…ringraziare i nostri veterani, i nostri mentori che hanno difeso la Trikru e il nostro pianeta nel passato…sacrificando la famiglia, amici… >> disse sempre guardano la sala, ferma ed attenta.

All’improvviso, un mormorio si diffuse in tutta la sala. Luna smise di parlare e il suo sguardo si posò in fondo alla sala.
Lexa, come tutti, si voltò e le si fermò il respiro.

Clarke stava in piedi, all’ingresso della sala. Indossava la divisa da Generale, i suoi occhi vagavano a destra e a sinistra, un po’ incerti.
Poi iniziò a camminare verso il palco, al suo passaggio, tutti si scostavano, facendola passare. Tutti mormoravano, stupiti, nel vederla lì.
Abby afferrò il braccio di Marcus, quasi per sostenersi.

Raven sospirò, guardando la bionda.
Costia si girò verso Lexa, la bruna aveva gli occhi spalancati e seguiva la bionda, trattenendo quasi il respiro.
La figura di Clarke, pensò Roan, trasmetteva un’aurea di timore e protezione insieme. Un Leader.

Clarke salì sul palco e si mise affianco a Roan. Luna la seguì con lo sguardo e poi riprese a parlare:

<< So che avete paura. Ma noi non ci arrenderemo, non ci piegheremo! Noi mostreremo a quei mostri, che questo pianeta è nostro! E noi lo proteggeremo fino al nostro ultimo respiro! E vinceremo questa guerra….sapete perché ci credo? >>  chiese con foga.

Indicò Roan e Clarke.
<< Perché noi abbiamo loro…i nostri Eroi >> disse guardandoli.

<< Noi voleremo insieme a loro! E insieme! Trikru e Azgeda, vinceremo questa guerra! >> disse infine.

Tutti esplosero in grida di gioia. I nomi di Roan e di Clarke riecheggiarono nella sala.
Roan sogghignò.

<< E poi pensavo di essere io quello teatrale >> disse voltandosi, leggermente, verso la bionda.

Ma Clarke non aveva ascoltato, i suoi occhi avevano incrociato quelli verdi della bruna. Nell’espressione di Lexa c’era: incredulità, delusione e rabbia.
La bionda vide Lexa fissare un attimo per terra e poi voltarsi e andarsene, inseguita da Costia.

<< Per quello che vale….per me sarà un onore volare ancora insieme a te >> disse Roan, mettendo una mano sulla spalla della bionda, quasi a confortarla.


Tutti i giornalisti si accalcarono per poter parlare con il Generale Griffin, ma con l’intercessione di Luna, la bionda riuscì a sgattaiolare via.
Abby raggiunse la figlia, la fermò afferrandola per il braccio.

<< Clarke che cos’è questa storia? >> chiese la donna, arrabbiata e allarmata.

Clarke non voleva stare lì, doveva raggiungere Lexa e parlare con lei.

<< Mamma…ora non è il momento, ti prometto che ti spiegherò tutto…ok? >> chiese, allontanando la mano della madre e avviandosi verso l’uscita.

<< È andata sul tetto… >> le disse Raven raggiungendola.

Clarke si voltò, fissò un attimo la latina, preoccupata.

<< Grazie Raven >>






La fronte di Lexa era appoggiata sulla parete dell’ascensore. Era letteralmente scappata da quella sala, seminando Costia, che preoccupata, l’aveva seguita.
Mentre i numeri dei piani aumentavano, rivedeva la bionda nella sua divisa, che camminava verso il palco. Sguardo fiero, deciso. Mentre le parole di Luna scorrevano incomprensibili, fissava quei occhi blu.
Non capiva, non sapeva davvero che cosa pensare. Il suo peggiore incubo si stava avverando.
Era arrabbiata, furiosa con Clarke. Perché continuava a fuggire da lei?





Clarke entrò nell’ascensore e prima che potesse premere il bottone per l’ultimo piano, Anya la raggiunse bloccando le porte.

<< Che diavolo stai facendo Clarke? >> chiese preoccupata all’amica.

La bionda la fissò, poi mentre premeva il bottone disse:

<< Quello che è necessario >>






Quando arrivò sul tetto dell’Hotel, la vide, oltre la piscina. Sporta sul bordo, guardava le luci della città.
La bionda si avvicinò lentamente e quasi avesse percepito la sua presenza, senza voltarsi la bruna iniziò a parlare:

<< Non sono più sicura che incontrarsi sui tetti sia così piacevole >>

Clarke fece un passo verso di lei.

<< Lexa… >> disse piano.

La bruna sospirò e si voltò, Clarke non aveva mai visto sul suo volto quello sguardo.

<< Sai, ci ho provato davvero, a capire il tuo comportamento di questi giorni ma non ci riesco… >> disse duramente.

Clarke la fissava con i suoi occhi blu, Lexa vedeva solo incertezza e paura.

<< Pensavo che dieci anni fossero stati abbastanza, pensavo che finalmente…. >> alzò la voce ma si interruppe.

<< Perché continui ad allontanarti da me? >> chiese, con la voce tremante.

<< Lexa io….non voglio allontanarmi da te >> replicò subito la bionda avvicinandosi.

Ma Lexa le intimò di fermarsi alzando la mano.

<< Beh, hai uno strano modo di dimostrarlo! Oddio Clarke, ma come hai potuto fare una cosa così stupida! >> disse alzando la voce, arrabbiata.

<< Lexa….ti prego lascia che ti spieghi >> disse la bionda, cercando di calmarla.

<< Perché non ti fidi di me? >> chiese Lexa.

Clarke a quelle parole, sgranò gli occhi, e si avvicinò di più.

<< Lexa, io mi fido ciecamente di te… >>

<< Mi hai allontanata Clarke!! Mi hai cacciata via da quella stanza! >> urlò di rimando.

<< Perché non voglio deluderti!! >> scoppiò Clarke, alzando la voce.

Lexa rimase interdetta dalle sue parole.

<< Deludermi? >> chiese non riuscendo a capire.

Così Clarke, le raccontò quello che le era successo, quello che aveva detto a Luna e Roan.
 
<< Mi sono arresa Lexa…solo per un momento, ho mollato! Ho rinunciato a te solo per un momento…. >> disse piangendo.

Lexa la guardava sbalordita dalle sue parole.

<< Mi sono arresa!! Ti ho lasciata andare solo per un momento….. >> ripetè.

<< Non volevo più soffrire….volevo solo che tutto finisse >> disse singhiozzando.

<< Mi sono lasciata andare un attimo….e li ho uccisi….donne, bambini….esseri innocenti >> guardò Lexa negli occhi.

<< Io non sono un eroe…non sono più la Clarke di cui ti sei innamorata >> confessò.

<< Non volevo che ti rendessi conto….che sono solo una brutta copia, di quella che ero prima… >> disse singhiozzando.

<< Ho fatto un giuramento!! Ho giurato di proteggere le persone deboli e indifese, di essere d’esempio… >> disse portandosi le mani in testa.

<< L’ho deluso!! Ho deluso mio padre e….ho deluso te!!! >> urlò in lacrime.

<< Clarke… >> disse Lexa, col cuore spezzato.

<< Non volevo perderti….io non volevo rimanere da sola…Dio Lexa non hai idea di quanto abbia il terrore di rimanere nuovamente da sola! Senza di te…io non riesco! >>

La bionda cadde in ginocchio, singhiozzando.

Lexa andò subito di fronte a lei, le prese il viso fra le mani e le disse:

<< Clarke, ascoltami…tu non mi perderai mai, hai capito? Non m’importa che cosa hai fatto lassù, non m’importa cosa sia successo. L’unica cosa che conta è che sei riuscita a tornare! Sei di nuovo con me Clarke! Mi puoi toccare…ti posso toccare! Solo questo conta >> le asciugò le lacrime con il pollice.

<< Non ti importa se non sono più la stessa Clarke di dieci anni fa? >> sussurrò la bionda.

<< Clarke, nessuno è lo stesso dopo dieci anni. Pensi che io sia la stessa? Clarke non hai idea di cosa abbia fatto in questi anni, che persona sono realmente >> disse, abbassando il volto.

<< Tutti cambiano….è questo che ci rende vivi >> concluse Lexa, abbracciandola.

<< Non tenermi lontana da te Clarke….non sopravvivrei un’altra volta >> le sussurrò la bruna all’orecchio.

<< Mi dispiace >> si scusò la bionda.

Lexa tornò a guardarla negli occhi.

<< Io ti amo, Clarke…qualsiasi cosa succeda >> dichiarò.

<< Ti amo >> disse la bionda, l’attirò a sé e la baciò, con passione.







Gustus si era allontanato per un momento dalla moglie e da una Abby sconvolta e su tutte le furie.
Trovò la persona che stava cercando e la raggiunse.

<< A quanto pare ci sei riuscita….hai il tuo eroe a tua completa disposizione, incredibile! >> disse l’ex Generale, frustrato e irato.

Luna si voltò, aveva appena finito di parlare con i giornalisti.

<< Io servo ancora la nostra gente. Potrà non sembrare così, ma sto assicurando la vittoria e la sopravvivenza al nostro mondo >> disse, quasi ringhiando.

Gustus la prese per un braccio, impedendole di andarsene.
<< Che cosa le hai detto per farle accettare tutto questo? >> chiese l’uomo.

Luna lo guardò negli occhi.
<< Alcuni di noi, semplicemente, non hanno scelta >> rispose, amareggiata.








<< È stata Lei vero? Luna... >> chiese Lexa.

Le due erano abbracciate, su di una sdraio posta a bordo piscina. La bruna sdraiata sopra la bionda, che la circondava con le sue forti braccia, la giacca della sua divisa, faceva da coperta alla più giovane.

<< Si.. >> rispose Clarke, posando un lieve bacio sul capo della bruna.

<< Cosa ti ha detto? >> chiese, curiosa Lexa.

Clarke sospirò.

<< Che se non avessi fatto come mi ordinava, ti avrebbe distrutto la carriera >> confessò.

Lexa si girò di scatto.

<< È per questo che hai accettato?! Per la mia carriera? >> chiese incredula, arrabbiata.

Clarke le accarezzo una guancia, per placarla.

<< È una donna molto potente Lexa, fa parte del Consiglio. Può renderti la vita difficile….non voglio che questo accada >> le disse.

<< Poi, ti ho vista mentre voli >> continuò, sorridendo.

Lexa arrossì, solo come Clarke riusciva a fare.

<< Sei magnifica e hai molto talento >> continuò la bionda.

<< Stai cercando di sedurmi Griffin? >> chiese scherzando la bruna.

Clarke sorrise ancora, poi il suo sguardo si fece serio.

<< Il tuo posto è nel cielo azzurro, limpido….farò in modo che ritorni così >> le promise, baciandole dolcemente il naso.

Lexa la fissò, poi si girò nuovamente, dandole la schiena. Strinse le braccia di Clarke ancora più attorno a sé.

<< Mi prenderò cura io di te, questa volta >> sussurrò.

A Clarke non piacquero quelle parole.

La bionda si alzò, lentamente. Si mise di fronte alla bruna e tese la mano.
<< Danzerebbe con me, signorina? >> chiese galante.

Lexa, in un primo momento stupita, scoppiò in una lieve risata, sorrise alla bionda.

<< Allora è vero che vuole sedurmi Generale Griffin… >> disse, posando la sua mano su quella calda di Clarke.

La bionda l’attirò a se, facendola alzare. La giacca di Clarke cadde a terra.
 Ora si trovavano l’una di fronte all’altra.

<< Sempre >> rispose Clarke.

Iniziarono così, una lieve danza. Prima dondolando piano, poi la bionda fece volteggiare la bruna. Ballavano un lento silenzioso.  
Verde nel blu, blu nel verde.

<< L’unica cosa che vedo quando ti guardo, Clarke….è semplicemente il tuo cuore >> confessò Lexa.

La bionda rimase sorpresa da quelle parole.

<< È stata così dura…così dura senza di te >> proseguì, tristemente.

Clarke le accarezzò la guancia, poi le sue labbra piene.
Continuava a guardarla negli occhi. Fece un lieve casquè  e le sussurrò:

<< Mi sono persa, senza di te >>

Poi baciò quelle labbra piene e rosse.









Luna stava per salire in macchina, quando, all’improvviso, qualcuno la spinse contro la sua macchina.
Tentò di girarsi, per fermare il suo aggressore, ma non ci riuscì. Le bloccarono le mani dietro la schiena e una voce glaciale le disse:

<< Se metterai in qualche modo Clarke in pericolo, volare alto non ti basterà, perché ti troverò e ti ucciderò >> minacciò Lexa.

Poi prese la testa di Luna e la colpì forte, contro la macchina. La donna emise un gemito di dolore e cadde a terra, frastornata.
Lexa, con la sua giacca di pelle nera,  si girò e s’incamminò verso la sua moto.




















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori!! Non sono scomparsa, anche se so che molti l'hanno pensato! Chiedo perdono!! Ecco a voi un nuovo capitolo. Devo dire che questo è stato uno dei capitoli più complicati da scrivere. Spero che vi piaccia! Vi ringrazio sempre tutti, di cuore, per leggere le mie storie e per farmi sapere che cosa ne pensate. Vi adoro davvero!
Tutti abbiamo un lato oscuro, anche la nostra Lexa a quanto pare! Presto sapremo che cosa è successo al nostro Comandante quando Clarke era lassù!
Vi ringrazio ancora!
Spero a presto!
  
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