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Autore: mar89giss93    15/03/2018    1 recensioni
Richard Smith, economista statunitense, torna a casa dopo aver passato una serata in un locale a luci rosse, "Elusive Seduction". Ossessionato da una donna di cui ha intravisto solo un tatuaggio, chiederà aiuto ad una psicologa che cercherà di distoglierlo da questa "seduzione sfuggente". Scoprirà chi si cela dietro il tatuaggio oppure continuerà a cadere nel peccato?
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Immagino che sia comune a molti rimuginare mentre si fa jogging o meglio spero che lo sia.
Personalmente mi concentro sui ricordi, ritorno indietro nel tempo e assaporo i momenti che hanno segnato il mio cammino, che mi hanno reso l'uomo che sono. Anche se, francamente, di alcuni momenti avrei fatto volentieri a meno!
Da ragazzino ero abbastanza solitario, non ero avvezzo a certe smancerie o roba simile, in particolar modo odiavo le feste: quelle stupide ricorrenze da festeggiare in famiglia in cui bisognava elargire grandi baci e abbracci a persone che non avevo visto più di un paio di volte in tutta la mia giovane vita.
Ancora adesso, che sono passati tanti anni, si contano sulle dita di una mano le volte in cui ho visto tutta la mia famiglia al completo.
Ma si sa, le famiglie italiane amano questi slanci di affetto, che siano veri o no per loro è irrilevante, ed io da bravo figliolo dovevo sottostare alle "regole" di mia madre. Tuttavia ne ricavavo sempre una buona fetta di torta quindi il mio sacrificio aveva un senso!
Ma nessuna torta è riuscita a cancellare l'umiliazione dell'assurda festa, organizzata da mia madre, per i miei diciotto anni!
La villa era invasa da una marea di gente, molti dei quali non avevo mai visto prima, ed io ero conciato da Elvis Presley, il mito di mia madre... ovviamente!
Ribellarmi? Non potevo, da piccolo ho sempre cercato di non darle ulteriori dispiaceri, quelli che viveva quotidianamente con mio padre erano già sufficienti.

Ma perché diavolo sto pensando a queste cose?
Tutte queste cazzate mi ronzano nel cervello, soprattutto da quando ho cominciato le sedute con la sexy dottoressa.
O forse è soltanto la corsa che fa riaffiorare questi strani pensieri dentro di me!
Tuttavia la mia tabella di marcia segna un punteggio eccellente e visto che mi trovo davanti al mio bar preferito merito una bella colazione.

Al diavolo lo stile sportivo, non crollerà il mondo se per una volta mi faccio vedere in questo stato.
Entro spedito nel bar e noto, accanto al bancone, una piccola ragazza bionda... finalmente so di chi si tratta.
Si gira verso di me e mi regala un sorriso che farebbe invidia alla pubblicità di un dentifricio.
Devo ammettere che è davvero bella nella sua semplicità.

“Il signor Smith in versione atleta? Non mi sarei mai immaginata di vederti tutto sudato e con i capelli fuori posto!”
“Ciao Juliet, non credevo che facessi jogging anche tu!”
“Lo sport aziona le tue celluline grigie: ti sei ricordato il mio nome!”
Preferisco non controbattere, infondo ha ragione, ho scampato l'ennesima figuraccia.
La candida Juliet oggi porta i capelli legati in una coda di cavallo e noto che nella sua tenuta sportiva sembra ancora più piccola del solito, da l'impressione di essere un fragile passerotto. Chissà chi sarà il gatto che la mangerà in un sol boccone!

“Prendi  qualcosa con me, Juliet?” Classico, semplice, cauto... Finn sarebbe fiero di me!
“Questa volta accetto. Prendo un caffè, grazie!”
Sembra che non sappia rifiutare un caffè, buono a sapersi.
Le sorrido e mi rivolgo alla cameriera: “Mary due caffè, uno per me e l’altro per la signorina!”
“Certo provvedo subito signor Smith. Vi accomodate?”
Rivolgo il mio sguardo, di nuovo, verso la piccola biondina: preferisco non decidere anche per lei, infondo è la segretaria della Banks, e non vorrei metterla a disagio: “Juliet ci accomodiamo?”
Ma sembra che non voglia nemmeno rispondermi: si limita ad abbassare lo sguardo e a scuotere leggermente la testa con un piccolo sorriso sulle sue labbra rosa. Questa ragazza mi confonde: “Quindi cosa vuol dire?”
Finalmente incrocia il mio sguardo e con un piccolo sorriso dall'aria... malinconica forse?
Non saprei dirlo, mi risponde: “Mi sa proprio che devo ricominciare a chiamarti Signor Smith!

Tutto ciò non fa che imbarazzarmi, perché mai dovrei capire le sue espressioni?
È una sconosciuta per me.
Chi si crede di essere?
Perché dovrei capirla al volo?
Mah.. strane le donne!
Cerco di non mostrare il mio disappunto e dico alla cameriera: “Mary lo prendiamo qui al banco, grazie!”
“Arrivano subito, signor Smith!”

I caffè sono sul bancone e non posso resistere alla tentazione di guardarla, con la coda dell'occhio, mentre è intenta a versare lo zucchero nel suo caffè. Che starà pensando?
Questo silenzio mi uccide!
Mi sento sulle spine e non riesco a capire il perché.
Ad un tratto sembra che non voglia rivolgermi nemmeno la parola.
Che accidenti è successo? Questa ragazza cambia umore nel giro di tre secondi!
Immagino che tocchi a me dire qualcosa per uscire da questo momento senza senso.

“Il caffè si beve amaro altrimenti perde il suo sapore!”
“È uno dei consigli della nonna?”
“Certamente! Lei è italiana!”
Mi guarda alzando un sopracciglio e dice: “Era una battuta!” e ride di gusto.
La sua risata è cristallina ma devo ancora capire se ride di me o con me.
“Ah perdonami, non ho acceso le celluline grigie!”
Meglio sottolineare che non dimentico le velate offese, ma lei non sembra curarsene e mi risponde: “Direi che sono gusti, io lo preferisco dolce!”

Non credo che sia una che ami lo scontro anche se in modo discreto non le manda certo a dire, sarà una prerogativa delle donne di quello studio avere sempre la risposta pronta.
A tal proposito, per non ricadere in un imbarazzante silenzio, le dico: “Oggi pomeriggio ci rivediamo!”
“È una domanda o un’affermazione?” Mi guarda sorpresa e sgrana gli occhi.
“Intendo dire che ho appuntamento con la dottoressa!”
“Ah ok, ok... giusto! Questa volta sono stata io poco perspicace!”
Abbassa gli occhi e scuote leggermente la testa, come per schiarirsi le idee.
Non mi sembra di aver detto nulla di strano.
Che non avesse segnato l'appuntamento?

“Scusami ma ora, signor atleta, devo proprio scappare! Oggi tocca a me aprire lo studio e non ho ancora fatto la doccia! Ci vediamo dopo! Grazie mille per il caffè.” “Figurati, a dopo!”
Strana questa Juliet, è sempre di corsa. Sembra sveglia, ha sicuramente una lingua tagliente, ma allo stesso tempo è molto riservata.
Scappa prima di poter intavolare una vera e propria conversazione.
Non capisco se è soltanto anonima o se sotto la cenere c'è molto di più!
 
Dopo una doccia al volo e una giornata di riunione del personale, dedicata al bilancio e alla presentazione delle new entry, finalmente sono le 17.30.
Per strada c’è poco traffico e, per fortuna, arrivo in perfetto orario alla mia seduta con la dottoressa Banks.
Il portone è già aperto.
Salgo e suono il campanello.
La porta automatica si apre. Juliet mi dice che la dottoressa è libera e che può ricevermi immediatamente.
La saluto, quasi senza guardarla, e mi avvio nel corridoio.
Eccola lì, la bella Eleonor, nei suoi tacchi vertiginosi e nel suo perfetto tailleur, senza dubbio uno Chanel. Sexy ma austera!

“Signor Smith! Buonasera!”
“Buonasera dottoressa! È sempre un piacere vederla!”
“Si accomodi, prego!”
“Mi dica dottoressa: come sta oggi?”
“Questa domanda dovrei farla io a lei, non crede?”
“Volevo solo giocare un po'!“ dico sfoderando un sorriso galante e continuo: “Comunque sto bene, la ringrazio.”
“Bene, allora possiamo cominciare!”
Ci accomodiamo alle nostre rispettive poltrone e subito riprende la parola: “Signor Smith io vorrei parlare del motivo per cui è venuto qui. Il fattore che ha scatenato la sua confusione, credo che ormai siamo pronti, non le pare?”
Ci siamo, è arrivato il momento!
“È quello che sto aspettando sin dal primo incontro, dottoressa!”
“Bene. Mi parli di quella sera signor Smith. Chiuda gli occhi e rievochi le sensazioni e le emozioni che ha provato nell' Elusive Seduction. Mi dica cosa è successo in quel locale.”
 
“Beh ero tremendamente ansioso, lo confesso. Non sapevo cosa aspettarmi da un locale del genere e il fatto che dovessi presentarmi bendato mi lasciava interdetto. Comunque seguì le indicazioni del proprietario, infondo sono un uomo e la situazione mi eccitava, non posso negarlo: l'anonimato e il non conoscere nulla del proprio partner sessuale era stimolante, molto intrigante.”
Le dico alzando un sopracciglio e sorridendo leggermente, rivivere quei momenti e raccontarli a lei mi elettrizza ma devo contenermi.
“Entrai nella stanza assegnatami e mi stesi sul letto. L'essere privato della vista acuiva tutti gli altri sensi. Sentì subito un rumore di tacchi, credevo che avrei avuto un'avventura con più donne invece ce n’era solo una con me: me ne accorsi quando due piccole mani fredde si posarono sul mio corpo.”
Dopo aver pronunciato queste parole guardo la mia dottoressa: la vedo leggermente scossa, le sue guance sono rosse... che il mio racconto le faccia effetto? Continuo a guardarla per cercare di scorgere qualche segno di cedimento ma lei prontamente prende la parola: “Continui pure signor Smith, la ascolto!”
“Sentire quelle mani su di me fu una maledetta rivelazione: sapevo che nulla sarebbe stato come credevo. Quelle mani, al primo tocco, mi eccitarono da morire. Gemevo e inarcavo la schiena ad ogni suo passaggio, mi sentivo ardere. Non sono mai stato tanto eccitato in vita mia.”
Rivolgo il mio sguardo sul suo viso e la vedo perplessa, che mi sia lasciato troppo andare?
“Mi scusi dottoressa, forse mi sono lasciato troppo andare.”
“Si figuri signor Smith, siamo qui per lasciar parlare il suo istinto. Non mi scandalizzo di certo. Vada avanti.”

Non si scandalizza eh? Interessante... meglio continuare Richard, non si sa mai!

“Ricordo distintamente il suo profumo perché era una fragranza inaspettata. La stanza, come può immaginare, era decisamente calda: i gemiti miei e suoi si confondevano... e lei era una vera diavoletta, sensuale e senza freni ma il suo profumo era dolce oserei dire delicato e leggero, un odore fruttato, quasi impercettibile. Visto il momento che stavamo vivendo mi aspettavo di sentire un profumo deciso ed erotico... quasi  afrodisiaco invece era leggerissimo, intimo direi.” “Quindi questo l'ha colpita?”
“Si perché è come se in un momento del genere volesse rimanere comunque sé stessa, senza fronzoli... Non era artefatta.. solo sé stessa!”
“Cos'altro ricorda signor Smith?”
“Eravamo complici: sembrava che avessimo fatto già tante volte sesso, eravamo puro istinto ma sapevamo perfettamente cosa accendeva l'altro. Io ero in estasi: la stringevo a me, volevo possederla in tutti i modi possibili, volevo poter gridare il suo nome in preda al piacere.”
Non ho mai parlato così con nessuno, nemmeno con Finn ma le parole lasciano la mia bocca e non riesco a frenarmi.

Che mi succede? È la dottoressa oppure è la donna dell'Elusive che mi fa quest'effetto?

“Non vuole dirmi altro signor Smith?” “Mi scusi, ero perso nei miei pensieri!”
“Deve dirli a me i suoi pensieri. Vada avanti!”
“Ero fottutamente perduto nell'estasi, dottoressa. Agì d'istinto e chiesi alla donna il suo nome, sapevo che il regolamento non lo prevedeva ma non me ne importava nulla! Tuttavia lei non mi rispose e la sentì allontanarsi da me. Si fermò come spaventata... ma io volevo solo stringerla e possederla ancora, in ogni modo possibile…  E così le dissi di dimenticare la mia richiesta. Avevo voglia di lei, il resto poteva aspettare, almeno così le feci credere!”
“Che intende dire?”
“Ho alzato la benda. Per un attimo soltanto. Lei era di spalle, ai piedi del letto. Sono riuscito a scorgere, sulla sua schiena bianchissima, solo un tatuaggio che percorreva la colonna vertebrale. ”
“Cosa raffigurava il tatuaggio?”
“Era una scritta, ricordo solo due parole EXCEPT TEMPTATION !”
“Molto interessante signor Smith. Il tatuaggio potrebbe fare riferimento alla famosa frase di Oscar Wilde: I CAN RESIST ANYTHING EXCEPT TEMPTATION, ci ha mai pensato?”
“Ehm no, veramente no!”

Come ha fatto a pensare immediatamente ad una frase del genere? Sono stupido io o c'è dell'altro?

“Quindi, secondo il suo racconto, questa donna non si lascia sottomettere dalla passione ma rimane lucida, tanto da non rivelarle la sua identità. E lei, signor Smith, non si attiene alle regole, nulla di nuovo a quanto pare!”
“Cosa vuole dire, dottoressa?” “Siamo franchi signor Smith: lei è sempre stato abituato ad ottenere tutto e ad avere il controllo di ogni situazione. Il fatto che questa donna, mentre si concedeva a lei, avesse in mano le redini del gioco e che non seguisse le sue regole l'ha destabilizzata. Questa donna aveva il pieno controllo della situazione, lei era solo il mezzo del suo piacere!”
“Quindi sta dicendo che la mia è solo smania di possesso? Il capriccio di un ragazzino idiota abituato ad ottenere tutto ciò che vuole?”
“Esattamente!”
No, non posso continuare ad essere insultato in questo modo.
Ma chi si crede di essere questa donna?
Mi alzo dalla poltrona e battendo i pugni sul tavolo le dico senza trattenermi:“Ma come si permette? Mi deve rispetto, ha capito? Io la pago profumatamente e di certo non per dirmi queste stronzate!”
“Moderi il linguaggio signor Smith. Questo suo scoppio d'ira avvalora la mia tesi. Lei ama essere al centro dell'attenzione, ama comandare nella vita e nel sesso, ecco perché si è recato in quel locale: per sottomettere una donna e comandarla. Usarla per la sua libido, altro che sentimento! Per la scopata di una notte, scusi la franchezza, poteva avere qualunque donna. Invece il suo intento era quello di sentirsi potente e di dominare, di possederla in ogni modo, proprio come ha detto lei prima.”
“Io non sono quel genere di persona, mia cara dottoressa!”
“Allora perché si è recato in quel locale a luci rosse?”
“Per buttarmi in un'avventura e poi l'idea non è partita da me!”

Nemmeno finisco di pronunciare queste parole che scoppia in una forte risata. È impazzita? Che avrà mai da ridere?

“Signor Smith, lei è proprio come suo padre! Lei è un uomo e continua ad essere un eterno Peter Pan! Non si prende la responsabilità delle sue azioni e gioca perennemente a scarica barile! Lei vorrebbe che quella donna si materializzasse dal nulla e che le giuri che non è stato solo, forse, del buon sesso. Ma perché dovrebbe farlo? Perché dovrebbe fare lei il primo passo? Ha pensato signor Smith che se fosse così interessato al cuore di questa donna sarebbe tornato in quel locale a chiedere informazioni, invece di crogiolarsi nei ricordi e ad eccitarsi come uno scolaretto?”
“Invece di insultarmi dottoressa farebbe bene a starmi a sentire: in quel locale vige l'anonimato! Nessuno mi direbbe nulla!”
“È qui che si sbaglia caro signore: ho fatto alcune ricerche su quel locale e lì ad essere bendati sono solo gli uomini!”
“Non capisco! Cosa sta cercando di dirmi?”
“Che quella donna sa perfettamente chi è lei! D'altronde chi non conosce il figlio del grande senatore Smith? La ragazza non ha alcun motivo di rivelarsi perché,anche se avesse provato le stesse sue sensazioni, quella donna non ha nessuna garanzia sul fatto che lei voglia altro al di fuori del sesso! Perché mai dovrebbe farsi avanti? Per rendersi ridicola? Non potrebbe mai credere che proprio lei, caro signor Smith, cerchi quel sentimento chiamato, comunemente, con cinque lettere!”
“Sarebbe a dire?”
“L'amore signor Smith! Come vede non sa nemmeno riconoscerlo quando se ne parla!”

Dopo queste parole mi accomodo di nuovo al mio posto.
Mi sento spossato e confuso ma, devo ammettere, che sullo spirito di quella serata non posso darle torto: “Ovviamente sarei falso a dire che quella notte cercavo amore e non posso certo dire di aver amato la donna che ho posseduto”
“Vede? Non era poi così difficile ammetterlo!”
“Ma credo che potrei farlo, conoscendola forse potrei innamorarmi davvero. E per la cronaca: non sono come mio padre, visto che a lei piace tanto dirlo. Non sposerei mai una donna per interesse. Preferisco rimanere solo per sempre, non riuscirei a vivere facendo soffrire le persone intorno a me. So già cosa significa e non lo farei passare a nessuno!”
“Cerchi di far chiarezza signor Smith, si chieda cosa desidera davvero. È l'unico modo per dare una svolta alla sua vita. Si ricordi che rimuginare non serve a nulla!”
 
 
   
 
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