‡
Beautiful novel ‡
I
giorni dell’addestramento furono tremendi, ne serbo ancora un
ricordo dolorosissimo.
Per
una settimana, le mie giornate furono scandite da un
massacrante valzer di pesi, corse, lacrime e meditazione.
I
miei “maestri” cambiavano di volta in volta, dato
che nessuno
sembrava capace di sopportare troppo a lungo una frana come me. In
linea di
massima erano Milo, Aiolia e Aldebaran a seguirmi in quello che doveva
essere
un allenamento: mi esercitavo correndo e sollevando pesantissimi otri
pieni
d’acqua, ed ero pure “tenuta ad imparare le
tecniche basilari dell’arte del
combattimento”, come diceva Shaka. Purtroppo,
però, non c’era una cosa che mi
riuscisse bene, e dopo mezz’ora di urletti e mosse
sfacciatamente inventate sul
momento, Aiolia e gli altri si stancavano e mi facevano correre tutto
il santo
giorno.
Così
almeno mi facevo il fiato, dicevano.
La
parte dell’addestramento che prevedeva il controllo del Cosmo
era, ovviamente, curata dal biondo custode della Sesta Casa, la cui
pazienza
era messa a dura prova dalla mia disarmante incapacità di
usare anche solo un
briciolo della mia aura.
Shaka
diceva che dovevo chiudere gli occhi e concentrarmi su me
stessa; secondo lui, dovevo riuscire a trovare una traccia di me al di
là delle
cose materiali, perfino al di là delle stelle.
I
suoi erano bei discorsi, molto aulici e filosofici, certo, e
il biondo asceta li sosteneva anche con convinzione, ma di sicuro non
andavano
bene per me, che il concetto di Cosmo non l’avevo ancora
capito!
Mi
limitavo, quindi, a strizzare gli occhi come sapevo fare,
cercando di espandere la macchia arancione che vedevo aleggiare intorno
a me.
Ero riuscita, in due giorni, a farlo vibrare leggermente lungo i
contorni.
Di
espandersi, però, quella dannata macchia non ne voleva
proprio sapere.
I
miei primi progressi avevano lasciato soddisfatto Shaka, ma
già al terzo giorno di addestramento, vedendo quanto la mia
energia spirituale
fosse stagnante, il mio biondo insegnante aveva preso
l’abitudine di andarsene
senza dire una parola, deluso da quella che secondo lui era solo una
grave
mancanza d’impegno e concentrazione.
Quando
Shaka si stancava difficilmente tornava ad allenarmi, e
recarsi alla Sesta Casa per pregarlo di chiudere un occhio e riprendere
l’addestramento era solo una perdita di tempo, e
l’unico risultato che ero
riuscita ad ottenere le poche volte che ci avevo provato era stato un
pacato e
sereno rimprovero su quanto fosse grave mancare di rispetto ad una
persona non
impegnandosi e disturbando, tra l’altro, la sua meditazione.
Se
riuscivo a non demoralizzarmi, mi recavo alla Settima ad
implorare Doko di continuare quello che Shaka aveva lasciato a
metà.
Il
più delle volte, però, il Cavaliere di Libra non
si trovava
al Santuario, e l’essere snobbata da tutti gli altri
cosiddetti maestri mi
buttava il morale sotto i piedi.
A
quel punto capitava che Mur, impietosito, si offrisse di darmi
una mano, con una pazienza e una bontà d’animo che
avrebbero fatto invidia ad
un santo.
Così,
la fatica, i fallimenti e la frustrazione erano tornati ad
essere la mia routine. Perciò, più o meno ogni
sera, facevo una corsa su per la
scalinata e mi recavo da Milo o da Camus, a seconda del mio stato
d’animo.
Con
Milo urlavo, ridevo e mi sfogavo, perché parlare con lui mi
aiutava a distrarmi e a liberarmi da tutti i dubbi e le insicurezze che
mi
sentivo addosso. La presenza del greco mi dava la forza di pensare
positivo,
guardando senza paura i guai che sicuramente erano in agguato, appena
fuori dal
Santuario.
Se
è vero che le serate con Milo mi aiutavano ad andare a
dormire con il sorriso sulle labbra, è altrettanto vero che
quelle passate con
Camus erano più benefiche del disinfettante su una ferita.
Solitamente,
appena varcata la soglia dell’Undicesima, scoppiavo
in lacrime, frignando e lamentandomi di tutto e tutti.
E
Camus non mi incoraggiava mai.
Ascoltava
la mia disperazione in silenzio, senza alcun'
espressione che tradisse il suo stato d’animo.
Poi,
mentre ancora singhiozzavo, mi poggiava una mano sulla
spalla e con tranquillità mi spiegava per quale ragione,
secondo lui, avevo
torto.
Non
era piacevole sentirsi continuamente contraddire, anzi, era
estremamente fastidioso, ma al mondo non c’era niente di
più costruttivo: mi
trovavo, mio malgrado, a riflettere su ogni cosa, perfino quella che
ritenevo
più scontata o assoluta.
Al
di là delle difficoltà, comunque, la mia vita
sociale al
Santuario era stata molto incrementata
per via dell’addestramento.
Avevo
conosciuto tanti giovani apprendisti che mi avevano preso
in simpatia. Così, tra tutti gli abitanti del Santuario,
Kanon e Shura erano
gli unici che ancora si ostinavano a non rivolgermi la parola.
Il
rapporto che avevo con Saga era, invece, particolare e
incostante: alternavamo momenti di allegria e di confidenza a silenzi
ostinati
e risposte fredde. Quell’uomo non riuscivo proprio a capirlo.
Tuttavia, non lo
trovavo spiacevole, e non disdegnavo la sua compagnia.
Con
Aphrodite le cose erano ancora più complicate di
così:
quando eravamo insieme ci sentivamo entrambi a nostro agio, e ci
comportavamo
con naturalezza, come se ci conoscessimo da tempo. Davanti agli altri
Saint,
però, Dite (ormai lo chiamavo così) si comportava
come se fossimo due perfetti
sconosciuti.
Penso
portasse una maschera, dentro di sé, ( ricordo che la
indossava specialmente quando aveva a che fare con il Cavaliere del
Cancro), e
avesse una parte sgradevole da recitare. Spesso le persone, per paura
di
mostrarsi a nudo e farsi scoprire vulnerabili, preferiscono fingere di
avere un
carattere che magari detestano.
A
quel tempo, però, pensavo che scambiare la vita per una
finzione fosse prerogativa di tutti i ragazzi, e mi sentivo fiera di
essere
superiore in quanto donna.
Com’ero
ingenua!
Non
me ne rendevo neanche conto, ma con tutti i miei
lambiccamenti e le mie teorie sulla vita, più che saggia,
come credevo di
essere, mi mostravo buffa. E lo ero, lo ero davvero!
Ma
adesso torniamo a noi.
La
mia condizione al Santuario, dicevo, era tremendamente
instabile e altalenante, ma non mi dispiaceva. Cominciavo ad amare il
sole di
Grecia.
Che
fosse per colpa di quell’esuberante ragazzo con gli occhi
azzurri che mi faceva ridere e battere il cuore? Può darsi.
Un
giorno, però, anche quest’instabile impalcatura di
serenità
fu stravolta.
Mur
era in missione, Doko ai Cinque Picchi e Shaka mi aveva,
ancora una volta, abbandonata.
Così,
mi recai sul mio solito cucuzzolo, dove avevo intenzione
di fare un pisolino all’ombra di un giovane ulivo.
Mi
ero appena distesa, che un Cosmo azzurro cielo entrò
nell’orizzonte dei miei occhi chiusi.
Sorrisi,
immaginando Milo correre verso di me con l’entusiasmo
di sempre.
Invece,
sentii solo una secchiata d’acqua gelata, seguita da una
risata inarrestabile.
Quell’idiota
mi aveva tirato un gavettone! Dannato!
Mi
alzai con un ringhio, e gli corsi dietro tutta gocciolante.
-
Vieni qui, Milo caro, fatti abbracciare! –
-
Ih ih… Conciata così, non ci penso nemmeno!
Coraggioso,
il ragazzo.
Ebbe
perfino la faccia tosta di ridermi in faccia, dopo il danno
che aveva fatto!
Gli
fui addosso in un balzo, e gli strappai di mano il secondo
palloncino che aveva. Poi, con una risata sadica che
spaventò perfino me,
glielo ruppi proprio in testa, lacerandolo con le unghie.
Così,
bagnati come due pulcini, cominciammo a ridere come dei
matti.
Poi
a Milo venne la bell’ idea di inseguirmi per farmi pagare
“la mia insolenza”, ed io, per scappare dalle sue
grinfie, cominciai a rotolare
giù dalla collina.
Ah,
mi ci voleva un attimo di pausa, dopo tanto sudore!
Mentre
correvo, però, qualcosa attirò la mia attenzione:
un
aquilone rosso con due code, una nera e una blu, si librava alto nel
cielo, a
poca distanza dal punto in cui mi trovavo.
Ebbi
un tuffo al cuore: era troppo improbabile che si trattasse
di una coincidenza.
Mi
dimenticai di Milo e cominciai a correre, stavolta seriamente,
seguendo la direzione del vento per arrivare al punto da cui partiva
l’aquilone.
Fu
allora che vidi un ragazzo girato di spalle, alto più o meno
come Milo, con una folta chioma castana.
Subito
non lo riconobbi, ma mi avvicinai comunque.
Sentendo
il rumore dei miei passi incerti, il ragazzo si girò,
rivelando due occhi verdissimi, dal taglio forse un po’
troppo fine per un
uomo.
Quegli
occhi cancellarono ogni mio dubbio.
Corsi
incontro al ragazzo con le braccia aperte, respirando
affannosamente, perché, al solito, l’emozione era
stata accompagnata da quella
cosa odiosa che era l’asma.
-
Lily?- domandò Albert stupito, mentre anche lui ricambiava
l’abbraccio.
Piansi
e non risposi, e presi a baciargli la fronte, il collo,
le mani…
Ero
così felice di rivederlo!
-
Albert! Cosa ci fai qui?-
Alla
mia domanda, la serenità abbandonò il viso di mio
fratello,
che si tinse di preoccupazione e sospetto.
-Oh,
Lily, finalmente ti ho trovata! Ho saputo quello che è
successo al matrimonio, tutto quel casino, ed ero venuto qui a
riflettere…-
-
Riflettere?- chiesi.
Per
un attimo avevo dimenticato che, quando aveva tanti pensieri
per la testa, mio fratello faceva volare il suo aquilone. Diceva che lo
aiutava
a pensare.
-
Sì, sapevo che eri sparita qui sulla collina, e ho pensato
che
fosse il posto migliore per…-
-
Lily!-
Una
voce affannata interruppe quella profonda di Albert.
Mi
girai, un po’ allarmata, e trovai Milo che fissava prima me
poi mio fratello con fare interrogativo.
-Milo…-
cercai di avanzare verso di lui, ma il braccio di
Albert, teso davanti a me, mi costrinse a fermarmi.
-
Chi è lui, Lily?- mi domandò, freddissimo.
Deglutii.
Il suo tono non mi piaceva.
Mio
fratello era sempre stato affettuoso, e mai così aspro e
duro. Ora che ci facevo caso, era cambiato anche fisicamente: aveva
messo su
due spalle da combattente, e si intravedevano i pettorali da sotto la
maglietta
aderente. Era più abbronzato di come me lo ricordavo, e la
pelle scura
contrastava piacevolmente con gli occhi chiari.
Non
mi era mai sembrato così bello, eppure mi faceva paura.
Temevo la sterile determinazione che gli leggevo negli occhi, e tutto
in lui mi
sembrava maledetto, arido, eppure dannatamente attraente.
Deglutii
e risposi:
-
E’ un mio amico. Si chiama Milo e…-
-
È un Cavaliere di Athena? –
Sia
io che Milo sgranammo gli occhi, allibiti: ma come diavolo
faceva Albert a sapere?
Milo
fu il primo a riaversi dalla sorpresa.
-
Milo di Scorpio, custode dell’Ottava Casa, Cavaliere
d’Oro
nonché umile servitore della Dea Athena. E tu chi saresti?-
Albert
gonfiò il petto e assottigliò lo sguardo.
Immaginai i
suoi denti serrati, digrignati, e la bile che si accumulava a poco a
poco in
lui. Presi a tremare, anche se non ne capivo la ragione.
-
Mi chiamo Albert, Albert Valentino, e sono qui per riportare a
casa mia sorella.-
Cosa?
Mi riportava a casa? Con lui? Oh, Albert!
-
No. –
La
voce di Milo, secca e imperiosa come non l’avevo mai sentita,
ruppe il lieve filo di sollievo che avevo filato sperando tanto
intensamente. E
la mia ragnatela di emozioni, che
si
fondava proprio sulla speranza, crollò.
-
Lily è qui per ordine di Athena, e qui deve restare.
–
Mai
come in quel momento Milo mi sembrò degno di essere chiamato
Saint: non era più il ragazzo entusiasta con cui avevo
scherzato fino a pochi
minuti prima. Era un uomo, in quel momento, non più un
ragazzo. Un uomo e un
guerriero, un guerriero della giustizia, di Athena.
Ma
mio fratello, adesso, cos’era?
Non
lo sapevo, e tutto questo mi inquietava tanto, tanto
davvero.
Albert
parlò pacato, camminando lentamente verso Milo senza
tradire alcun’emozione:
-
Cavaliere di Scorpio, ti chiedo di concedermi il permesso di
riportare a casa una ragazza innocente, che non appartiene al vostro
mondo.-
-
Lily ha un Cosmo. – rispose Milo con una punta di disprezzo.
–
E comunque- continuò – Non sono io ad avere il
potere di fare concessioni di
questo tipo.-
Erano
a pochi passi di distanza.
-
Allora, portami da Athena. Chiederò il permesso direttamente
a
lei.-
Milo
scosse la testa, palesemente offeso.
-
Un mortale senza Cosmo non può profanare il Santuario. Lily
resta qui, e non si discute. –
Adesso
erano uno di fronte all’altro. Col cuore in gola, mi
avvicinai anch’io.
Alle
parole di Milo seguì un silenzio teso, durante il quale i
due ragazzi non smisero di lottare con gli sguardi.
Blu
contro verde, verde contro blu.
Pregai
mentalmente tutti gli dei di cui mi ricordavo, nella
speranza che Milo non avesse intenzione di passare alle mani,
altrimenti Albert
non ne sarebbe uscito vivo. Anche se mio fratello si dimostrava ogni
secondo
più antipatico, gli volevo comunque bene. Condividevamo lo
stesso sangue,
dannazione!
Milo
parlò per primo:
-
Lily, vieni, saluta tuo fratello. Noi ora torniamo al
Santuario.- mi prese saldamente il braccio, avendo cura di non farmi
troppo
male, ne sono sicura, e mi tirò a sé.
Io
ero disorientata, davvero: non capivo cosa stesse esattamente
succedendo, né perché.
-
Milo, io…- tentai, ma Albert mi interruppe e con uno
strattone
mi liberò dalla presa di Milo.
-
Va via, Lily! – ringhiò.
-
Cos…?-
-
VELOCE!-
Un
urlo del genere non era mai uscito da quelle labbra, e la
voce di mio fratello non mi aveva mai fatto piangere.
Fino
a quel giorno. Cosa, o chi, chi aveva cambiato Albert a tal
punto?
-
Adesso basta! –
Milo
fece un ultimo, minaccioso passo avanti. Sia io che lui,
però ci trovammo totalmente impreparati davanti alla mossa
di Albert : con un
guizzo rapidissimo, spruzzò sul viso di Milo uno spray che
divenne subito una
nuvoletta biancastra.
Il
Cavaliere di Scorpio, logicamente,
non respirò quel gas, ma, come scoprii
più
tardi, quello era un nuovissimo tipo di anestesia, ancora in fase
sperimentale,
che aveva la proprietà di penetrare nei pori del paziente
senza per forza
passare per le vie aeree.
-
Adesso mi sono stufato, Lily! Alzati e andiamocene!-
Mi
alzò tirandomi per un polso, mentre io, impotente, non
riuscivo a staccare gli occhi da quelli di Milo, che si facevano sempre
più
vitrei.
Vidi
la mandibola del mio amico rilassarsi, poi il suo corpo si
afflosciò.
Quello
spettacolo rimbombò come un tuono dentro di me, e trovai
la forza di ribellarmi alla stretta di Albert.
-
Milo! -
Lo presi tra le braccia,
quasi come una madre, cercando di sorreggergli la nuca. Il respiro era
ritmico,
e il cuore batteva con regolarità.
Per
fortuna, sembrava solo addormentato.
-
Lily, dannazione, sto facendo tutto questo per te! –
Mio
fratello mi prese in braccio, costringendomi a lasciare
Milo, e mi issò sulle sue spalle senza alcuno sforzo.
-
Per me? E cosa faresti per me, stronzo? Uccidere gente
innocente? Lasciami! –
-
Non è morto e non è innocente. E io non sono uno
stronzo.-
-
Sì che lo sei! E che colpa avrebbe Milo? Quella di essere
l’unica persona che mi considera, forse?-
Stavo
uscendo dai gangheri: quello non era davvero mio fratello,
non poteva esserlo!
-
Ma che stai dicendo?!? Sia io che il signor Brain nutriamo una
grande stima di te, e…-
-
A-ha! Il signor Brain! Ecco spiegato tutto! È colpa sua, ti
deve aver fatto il lavaggio del cervello! –
-
Ma quale lavaggio del cervello! I Cavalieri di Athena ti
avevano rapita, e quell’uomo sta ancora cercando di
riportarti indietro! Adesso
lo andiamo a trovare, così…-
-
Rapita? Andarlo a trovare? Tu sei pazzo! Pazzo e di nuovo
stronzo! Brain voleva che lo sposassi contro la mia volontà!
La nostra famiglia
si è sventrata per colpa sua! –
Arrivammo
ad una macchina nera e lunga, dall’aria costosa. Una
Mercedes? E da quando potevamo permettercene una?
-
Brain mi aveva detto che avresti reagito male! Dannati! Ti
hanno pure plagiata!-
Con
un gesto irato ma fluido, Albert mi sbatté dentro la
macchina e chiuse la portiera con uno scatto, facendole fare un sonoro
botto.
Mi massaggiai il polso, mi aveva fatto male.
-
Cosa diamine vuoi fare?- chiesi – Vuoi davvero lasciare Milo
là da solo?-
Vidi
la mascella di mio fratello tendersi e le nocche sbiancare,
strette al volante.
-
Smettila di preoccuparti per lui. Gli ho solo somministrato
un’anestesia innovativa. Ne avrà per
un’oretta buona.-
-
Gli farà del male?- domandai, cominciando a singhiozzare
sonoramente, mentre sentivo che l’aria mi veniva via via a
mancare.
-
Ti ho detto di smetterla, Lily!-
-
Se mi preoccupo per lui, è perché gli voglio
bene!-
-
Ma quella gente non te ne vuole, dannazione! Io, Andrea, Jude,
lo stesso Brain… Noi ti vogliamo bene!-
-
Fanculo!-
Lo
schiaffo arrivò violento e inaspettato, ed io mi ritrovai
con
una guancia gonfia e un labbro sanguinante. Per la violenza del
contraccolpo,
avevo anche sbattuto la testa contro il finestrino. Stronzo,
sì. E col cavolo
che continuavo a ritenerlo mio fratello!
Mai,
prima di allora, Albert si era sognato di alzare le mani su
di me.
Cominciai
a piangere, offesa a morte, e contemporaneamente mi
accorsi che anche fuori aveva cominciato a piovere.
-
Albert, perché non mi credi?- sputai fuori tutto il mio
orgoglio per pronunciare quelle parole senza tremare o mugolare dal
dolore
-
Brain è malvagio… mentre eri via, mi ha fatto un
sacco di
male…-
Il
muro di odio di mio fratello parve incrinarsi un poco davanti
alle mie lacrime. Evidentemente, si sentiva anche in colpa per lo
schiaffo, ma
si sarebbe ucciso piuttosto che ammetterlo.
-
Cosa ti avrebbe fatto? Mi ha sempre tenuto informato circa la
tua salute e quella degli altri due. Sembrava così
affettuoso e premuroso, che
non sono mai stato in ansia per voi. Ma tu dici che ti ha trattata
male. Non
stai mentendo, vero Lily?-
Scossi
la testa,perché le lacrime e i singhiozzi che avanzavano
non mi lasciavano parlare. Sapevo di essere ormai diventata paonazza.
-
E cosa ti avrebbe fatto? Parla, ti prego! Mi sono sbagliato
sul suo conto? Ho sbagliato tutto, finora?-
Annuii.
Sì,
Albert, hai proprio sbagliato tutto. Tu hai sempre creduto nella
persona
sbagliata, e mai in me. Hai sempre inseguito un ideale fasullo, e non
ti sei
fatto scrupoli di attaccare i deboli e i giusti.
E
hai
pure fatto del male a Milo.
Sì,
dannazione, hai proprio sbagliato tutto!
Forse
i miei pensieri arrivarono con forza diritti al cuore di
mio fratello, perché si chinò su di me e mi
scrutò come se mi vedesse per la
prima volta, con quella sua tenerezza antica che, per fortuna, non era
morta.
Ora
finalmente riconoscevo in quello sguardo mio fratello,
nonostante la violenza della crisi respiratoria ormai in corso mi
appannasse
quasi la vista.
Strano,
non mi era mia successo.
-
Albert… - invocai il suo aiuto tra i singhiozzi, allarmata
da
quel nuovo sintomo che con il mio solito asma non si era mai
manifestato.
-
Lily, che hai? Perché
l’asma è così forte?-
Prese
a battermi delle sonore pacche sulla schiena, illudendosi,
forse, che servissero a qualcosa. Volevo rassicurarlo, farlo stare
tranquillo,
dirgli che per un po’ di asma non sarei certo morta, ma non
ne ero sicura
nemmeno io.
Sollevai
leggermente la testa, e mi accorsi della curva che
avremmo tagliato tra pochi secondi. Il buio e la pioggia lo
nascondevano, ma
sapevo che lì, oltre la scarpata, ci attendeva un mare nero
e furioso.
E
mio fratello era troppo concentrato su di me per rendersi
conto in tempo del pericolo.
Il
panico mi prese, l’asma aumentò, comincia ad
essere presa
dalle convulsioni.
Mi
sentivo vibrare nell’anima, come un diapason.
Prima
che la vista mi si annebbiasse completamente e io perdessi
il controllo di me stessa, ebbi solo la forza di gridare:
-
ALBERT,
Il
mio corner
Quanto
tempo! Lo so, sono in un ritardo imperdonabile, e non ho
davvero scuse. Tra l’altro, la qualità di questo
capitolo mi sembra
deprimentemente(?) bassa -.-
L’intento
iniziale era quello di mettere i Cavalieri contro una
cosa alternativa e forse pericolosa come la tecnologia…
l’idea sembrava buona e
invece ne è uscito un obrobrio… *me
depressaaaaaaaaa*
Ma
no problema! Dai, il prossimo capitolo verrà fuori migliore!
Che la forza della gioventù sia con me! *si esalta da sola
legandosi alla
fronte una bandana che fa molto Rambo* *_*
Oh,
una cosa. Parto, starò via un mesetto e probabilmente non
avrò internet. Quindi, la fic verrà sospesa (e
anche tutte le recensioni).
Ma
che nessuno si preoccupi! ( fotte sega alla gente della tua
fic! NdDeathMAsk sigh…la verità non si
può negare…ma tu te ne approfitti! Ndme)
Intanto,
mi rimbocco le maniche per preparare un capitolo più
avvincente. Intanto, godetevi (?) questo, e buona estate a tutti! ^^
E
adesso, ringrazio per le recensioni:
Tsukuyomi:
Grazie
infinite di tutto, per la recensione
e per la fiducia. Non preoccuparti se è solo dal settimo
capitolo che parti a
recensire, so cosa vuol dire non aver il tempo di far nulla, e a me
capita
spessissimo di trascurare le recensioni o le letture! Sono felice che
ti
piaccia Lily, è un personaggio un po’
così, non sapevo se a lungo andare
sarebbe piaciuto o no… bene bene, quello che hai scritto mi
fa davvero piacere!
Grazie di tutto! *1bacio*
Ribrib20:
ciao!!!!!! Che bello sentirti di nuovo! ^^ *felice fa clap
clap* Prima di iniziare a ringraziarti per la recensione, sappi che la
mia curiosità
è giunta ai limiti estremi! Quindi, devo vedere quei
disegni! Ormai li hai
pubblicizzati troppissimo, daaaaaaai, se non me li fai vedere frigno,
ecco!
>-< *sghignazza sadicamente mentre frigna*. Tornando
serie…concordo con
te, e mi aggrego nella battaglia contro
l’html…semplicemente, non si può! Sono
sempre più felice che “beautiful novel”
si appassioni, anche se come scrittrice
faccio acqua da tutte le parti! xD ed eccoti
fregata…dell’allenamento c’è
ben
poco! Questo perché è Lily che narra, e pigrona
com’è ha cancellato dalla sua
memoria quell’addestramento brutale e
ne
ha parlato solo a grandi linee! ^_- Ci si sente presto! *1bacio*
Ora,
un ringraziamento speciale a ti
con zero, Saphiras,
Desyree92
per avere inserito “Beautiful novel” tra le
seguite, e
Heather91,Mymoon96
e mik92
per aver aggiunto la mia storia
tra le preferite. Grazie, mi avete fatta felice *_*
*inchino*
Grazie
anche a tutti coloro che leggono in silenzio.
*1bacio*