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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    15/03/2018    1 recensioni
Helena Montgomery non ricorda nulla del suo passato.
Semplicemente, un giorno di mezza estate, si risvegliò, sola e abbandonata, in un campo di grano presso la città di Los Angeles.
A quel tempo, lei non sapeva, non poteva sapere.
Non ricordava nulla, né della sua identità, come l'amata figlia di Regina della Foresta Incantata, né di come fosse giunta in quel mondo, messa in salvo per sfuggire alle ire di Lui.
Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene, capisce in fretta di essere, in qualche modo, "diversa".
Abbandonata la sua famiglia adottiva, inizia a viaggiare, alla ricerca di sé stessa.
E' solo quando, anni e anni dopo, Emma Swan giunge a Storybrooke che, finalmente, i suoi ricordi tornano.
Ora, non deve far altro che ricongiungersi alla madre.
Ma gli anni sono passati, riuscirà a ricondurre la donna sulla via della luce?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16
Questioni di cuore
 

“E’ assurdo! Totalmente assurdo, non posso crederci cazzo …”, borbottò, ormai al limite della pazienza, il giovane Trevor.
Ormai, erano passate alcune ore da quando era stato costretto ad abbandonare la propria compagna di fronte al locale e, nel frattempo, si era curato bene di guardarsi dal farsi notare cercando informazioni su quel posto che, ormai, iniziava a dargli seriamente sui nervi.
Perché si, a quanto pare era riuscito a capire il segreto che si celava dietro alla cittadina di Storybrooke.
Aveva incontrato parecchie vecchie conoscenze ma nessuna, che fosse una, aveva dato segno di riconoscerlo per chi era realmente.
Ok, certo … erano passati anni da quando era scomparso dalla Foresta Incantata, ma da qui a non ricordarsi nemmeno il volto del figlio del tanto temuto Signore Oscuro ne passava!
Eppure, neanche da Fata Turchina in persona, che in quel mondo era pure una suora, era riuscita a capire chi fosse veramente.
Anzi! Quando l’aveva visto girovagare ancora scosso presso il convento, gli era pure venuta incontro, chiedendogli se avesse bisogno di qualcosa o se si fosse perso. Roba dell’altro mondo, insomma!
Non sapeva come, ma tutti i personaggi delle fiabe presenti a Storybrooke sembravano aver perso completamente i ricordi sul proprio passato. Un destino persino peggiore della morte che fece affogare il giovane nella disperazione più profonda, all’idea che il padre stesso avrebbe potuto non riconoscerlo nemmeno.
“Cazzo, cazzo, cazzo!”, sbottò, massaggiandosi le tempie con aria esasperata.
Si guardò silenziosamente attorno.
Era stato così immerso nelle proprie riflessioni personali che non si era nemmeno accorto di essere uscito da tempo dalla zona urbana della città, inoltrandosi invece in una boscaglia sempre più fitta che lo aveva condotto parecchio lontano da dove era partito.
Si osservò attorno, inspirando silenziosamente l’odore fresco di aghi di pino e terra umida del posto, cercando di schiarirsi le idee.
Ok.
Non doveva allarmarsi.
Aveva affrontato situazioni ben peggiori, e non avrebbe certo rinunciato all’idea di incontrare il padre solo a causa di quella sottospecie di maledizione che sembrava aver colpito tutti gli abitanti della città.
Fu mentre cercava disperatamente di trovare un modo per rintracciare il padre che, quasi per caso, lo sguardo gli cadde su un cumulo di terra, differente da quella circostante.
Si abbassò sulle ginocchia, osservandola in silenzio.
L’ammasso di terriccio sembrava essere stato smosso da poco, ed era evidente come qualcuno avesse cercato di nascondere la buca sottostante, senza tuttavia troppo successo. Almeno, non per un occhio attento come il suo. Gli anni trascorsi all’Isola Che Non C’è avevano addestrato accuratamente l’animo del non più piccolo Baelfair nel riconoscere le tracce di terra smossa, e quello era proprio il caso che sembrava avere di fronte.
Scavò solo per alcuni istanti, quando improvvisamente le sue dita non andarono a sfiorare una superficie fredda e liscia, che lo fece sussultare al tatto.
Ritrasse la mano, mentre gli occhi si posavano sorpresi sull’oggetto che stringeva, un oggetto che aveva imparato a conoscere fin troppo bene in quanto causa dell’ascesa di suo padre verso le tenebre.
Il pugnale, un oggetto dalla straordinaria fattura, fornito da una lama dalla forma lievemente ondulata, era identico a quello di un tempo.
Inciso a chiare lettere sulla lama, vi era un solo, semplice nome: Tremotino.
Un fremito d’esultanza scosse il corpo dell’uomo, che sorrise.
Se quell’oggetto si trovava proprio li, a Storybrooke, significava che ci aveva visto decisamente giusto: suo padre era in quella città.
Sorrise, guardandosi quindi cautamente attorno, prima di nasconderlo all’interno della pesante giacca in cuoio. Quindi, alzò il capo, facendosi pensieroso.
Non gli restava che una cosa da fare.
Ossia, parlare con l’unica persona, in quel posto, abbastanza potente da poterlo aiutare nella sua ricerca.
Storse la bocca, cupamente.
Era giunto il momento di fare una visita a domicilio dalla Regina Cattiva.
 
“Inutile!”, sbottò irritata Regina.
Strinse i denti, scagliando senza mezze cerimonie quell’ammasso di carta straccia che, solo quella mattina, Sidney le aveva fornito in risposta alla sua richiesta di maggiori informazioni personali sul passato di quella Helena Montgomery.
A seguito, infatti, dell’ennesima sfida ricevuta da quella mocciosa solo qualche giorno prima, quando aveva accompagnato Henry a scuola su quell’aggeggio infernale che chiamava “moto”, aveva deciso ufficialmente d’indagare meglio sulle sue origini. E, soprattutto, sul motivo che doveva averla condotta nella SUA città, a Storybrooke.
Eppure, non era riuscita a cavarne fuori un ragno dal buco.
I dati sul suo conto erano tutto ciò che si poteva ottenere dai registri dei servizi sociali: orfana, rinvenuta priva di memoria nei pressi di Los Angeles, USA, e in seguito affidata a una famiglia di Seattle.
Nient’altro.
Non una multa, non una denuncia … nulla che potesse utilizzare per ricattarla o, quanto meno, metterla alle strette per togliersela di mezzo. Cosa, a dire il vero, quanto mai ironica visto il caratterino tutt’altro remissivo di cui pareva essere fornita.
Tuttavia, che le piacesse o meno, quelle scartoffie erano completamente inutili per i suoi scopi. Il che significava che, se davvero voleva liberarsene, allora avrebbe dovuto fare a modo suo e giocare sporco.
Non le piaceva il suo atteggiamento, né, tantomeno, il fatto che sembrasse sapere esattamente chi fosse lei e in che situazione di si trovasse la città. Come se non bastasse, poi, Henry sembrava essersi affezionato parecchio a quella donna, cosa che le dava ulteriormente sui nervi.
Doveva sopportare già quella Emma Swan, che puntualmente si metteva in mezzo tra lei e il figlio. Non avrebbe tollerato altre interferenze, tantomeno da una sottospecie di teppistella da quattro soldi come doveva essere, senza ombra di dubbio, quella dannata donna.
Sospirò, massaggiandosi stancamente le tempie e adocchiando, quindi, l’orologio.
Erano quasi le sette e probabilmente Henry sarebbe tornato a casa a momenti per la cena, che quella sera sarebbe stata a base di lasagne, il piatto che, in assoluto, il figlio sembrava apprezzare meglio.
Si morse il labbro, osservando cupamente il salotto, che in assenza del bambino sembrava tristemente vuoto e silenzioso, quasi freddo.
Ormai, erano mesi che le cose tra lei ed Henry erano improvvisamente peggiorate. Il bambino era sempre stato un tipetto decisamente introverso e poco aperto alle relazioni tra i suoi coetanei, fornito di una grandissima fantasia che lo aveva spinto persino a credere che lei fosse la Regina Cattiva. E tutto per quello stupido libro che Biancaneve, in quel mondo alias Mary Margareth, gli aveva regalato.
Eppure, prima che Emma Swan comparisse nelle loro vite come un uragano pronto a spazzare via tutto ciò che aveva di più caro, inizialmente aveva sperato sul serio che le cose potessero migliorare. Certo, Henry era convinto che lei fosse una persona orribile e crudele, ma con la dedizione e il tempo, forse, avrebbe potuto spingerlo a credere il contrario, grazie all’amore sconfinato che provava per lui.
Tutto ciò però valeva prima che quella donna capitasse nelle loro vite, distruggendo tutto ciò per cui aveva lavorato in quei dieci, lunghi anni assieme al figlio.
Da quando era arrivata, infatti, il bambino era diventato sempre più distante. Alla compagnia di lei, la donna che lo aveva cresciuto ed educato, preferiva quella della persona che invece lo aveva abbandonato senza nemmeno porsi troppi problemi. Passava ore e ore fuori casa, chissà dove, in compagnia di quella donna dimostrando nei suoi confronti un amore e una dedizione che verso di lei non aveva mai dato cenno di provare.
E la cosa, doveva ammetterlo, le dava decisamente sui nervi.
Sospirò, scuotendo il capo.
Non era il caso di preoccuparsi.
Quella sera gli avrebbe preparato il suo piatto preferito, poi si sarebbero guardati un bel film assieme e, infine, alle nove in punto sarebbe andato a dormire.
Era la sua occasione per riscattarsi, e dimostrargli quanto gli volesse realmente bene.
Sghignazzò pensando a come, probabilmente, Emma Swan nemmeno sapesse come si faceva una lasagna fatta per bene. Conoscendola, le sembrava proprio il tipo da sopravvivere con bacon e uova sode, un’alimentazione totalmente degenere che mai avrebbe proposto al suo amato bambino.
Si apprestò quindi a prendere gli ingredienti, pregustando la serata con il figlio quando uno scampanellio deciso non la interruppe nuovamente.
Si morse il labbro, sospirando irritata e dirigendosi a passi decisi verso la porta.
Era l’ennesima volta che veniva interrotta mentre si apprestava a occuparsi di suo figlio, e in quel periodo il suo umore era già abbastanza nero di suo, senza che qualche idiota la infastidisse a quell’ora di sera.
Aprì quindi la porta, osservando con sguardo impassibilmente ostile l’uomo che, silenzioso, la squadrava dall’ingresso.
Alzò un sopracciglio.
Ma che diavolo stava succedendo in quel posto?
Chi era quel tizio e, soprattutto, che ci faceva nella SUA città?
Inclinò il capo, per poi dire: “Buonasera. Ha bisogno di qualcosa?”, chiese, reprimendo la tentazione di sbattergli la porta in faccia.
Quello, dal canto suo, continuò a squadrarla, atteggiamento che rischiò seriamente di farle perdere le staffe.
Insomma … non solo compariva alla sua porta, interrompendola mentre stava cucinando. Ora osava pure sfidarla!
Prima che potesse voltargli le spalle, tuttavia, quello esordì: “Così … tu saresti Regina, giusto?”
La donna alzò un sopracciglio. Dal tono con cui lo aveva detto, sembrava fosse perfettamente consapevole di chi fosse realmente, cosa che non poté non preoccuparla ulteriormente.
Chi diavolo era quel tipo?
L’altro sorrise, superandola senza dire niente ed entrando nella dimora, incurante dello sguardo sorpreso della donna che, ripresasi, lo afferrò per un braccio costringendola a guardarla negli occhi: “Ehi, tu! Si può sapere chi ti credi di essere? Vuoi forse che chiami lo Sceriffo? Ci metto due secondi a farti sbattere dentro!”, sbottò, furiosa.
Quello ridacchiò, divertito: “Certo, non lo metto in dubbio. Prima però ti suggerirei di ascoltare quello che ho da dire, potrebbe interessarti molto.”
La donna alzò un sopracciglio: “Davvero? E dimmi, perché mai dovrei stare a sentire un perfetto sconosciuto?”
L’uomo fece spallucce, dicendo: “Forse perché non possiedi più i tuoi poteri a salvaguardarti il fondoschiena, cara la mia Regina Cattiva. Mentre io, d’altro canto …”, estrasse una rivoltella, puntandogliela contro con fare divertito, “… so molto bene chi siete, e non mi farò problemi a passarvi sopra per ottenere quello che voglio. Siete il Sindaco, il che mi fa immaginare che siate stata proprio voi a ridurre gli abitanti della Foresta Incantata in questi inutili pupazzi senza memoria che ho avuto modo d’incontrare.”, sorrise, avvicinandosi a lei con un luccichio minaccioso negli occhi, mentre quella indietreggiava appena.
Lurido bastardo!
Chi si credeva di essere?
Certo, forse non possedeva più i propri poteri, ma lo avrebbe fatto pentire molto amaramente di essersi messo contro di lei.
Sorrise: “Sembri molto sicuro di te.”, osservò.
Quello ridacchiò divertito: “Ovvio che lo sono. Non puoi difenderti, e quindi non potrai opporre resistenza quando ti costringerò a dirmi dove si trova mio padre. Ti consiglio quindi di ponderare con attenzione le mie parole, Regina, o ti troverai con un bel buco nella testa.”
Improvvisamente attenta, la donna lo osservò, interdetta.
Suo padre? Chi diamine …
“Tremotino.”, disse quello, dissolvendo in un istante tutti i suoi dubbi, “Mio padre è Tremotino. Non so come si chiami qui, o se conservi dei ricordi su di me, ma tu mi condurrai da lui, che ti piaccia o meno.”
La donna sgranò gli occhi, sorpresa, quindi sorrise.
Quello si che era un colpo di fortuna!
Non aveva idea di come quell’uomo fosse giunto fin li, ma checché dicesse avrebbe potuto rivelarsi un’arma eccezionale contro il padre, forse persino più utile di quella principessina, Belle.
Sorrise, letale, prima di dire: “Hai ragione, non ho più i miei poteri. Ma, forse, qualcosa posso ancora farlo.”
Quello non fece in tempo a indietreggiare perché, rapida, la mano della donna si immerse nel petto dell’uomo, che gemette appena, sollevando lo sguardo sorpreso e spaventato.
Regina sorrise, ritraendola di scatto e osservando con soddisfazione l’oggetto rosso e pulsante che reggeva tre le mani.
“Allora …”, esordì, “… ora mi racconti tutto quello che sai, a partire da come sei arrivato fin qui e poi, caro il mio nuovo giocattolino, farai tutto quello che ti ordinerò di fare. È chiaro?”




Note dell'Autrice:
Rieccomi, come sempre, in questo nostro appuntamento settimanale!
Il titolo, come avrete capito, è preso proprio dal finale. Era da un po' che volevo mostrare Regina in azione e ora che Trevor è sotto il suo controllo le cose non si metteranno affatto bene per la nostra protagonista ... dopotutto, ora può muoverlo a piacimento e questo rappresenterà un vantaggio non di poco conto per Regina!
Ancora mille grazie ai miei recensori EragonForever, k_Gio e Ghillyam oltre che a tutti i miei carissimi lettori.
Inserisco subito il capitolo seguente.

Teoth

 
   
 
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