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Autore: Miki93    30/06/2009    3 recensioni
-Sei la ragazza più decisa che io conosca, lo sai?-, sorrise, per la prima volta quella sera, -E vorrei tanto poter tornare indietro e correre ai ripari-, sussurrò, delicatamente. << La sua mano mi sfiorò la guancia. Quel gesto così semplice mi fece sobbalzare. Da dove proveniva tutta quella gentilezza? Perchè proprio in quel momento in cui ero così fragile? Mi fece desiderare di stringerlo a me. Quella dolcezza mi sorprese >>. -Vorrei dirti che ti amo... ma sarebbe un tradimento verso il mio ragazzo-, sussurrai, le lacrime che mi rigavano il volto. -Lo so-, disse e mi abbracciò, -lo so. Tu lo ami-, disse. -Si-, risposi in un sussurro. Ed ero sincera.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stefano

Stefano

 

 

 

 

 

 

 

Mentre rifacevo il letto, cominciai a pensare al sogno che mi aveva torturata per tutta la notte.

Sapevo bene che era uno sbaglio ricominciare a pensare a New York, a Matt, ai miei amici, alla mia immensa fortuna che all’improvviso mi aveva voltato le spalle... ma ero fatta così.

I pensieri si formavano da soli, ed io non riuscivo più a trattenerli.

Mi piegai sulle ginocchia e ricacciai indietro le lacrime che minacciavano di uscire.

No, non potevo assolutamente cedere così facilmente.

Dovevo tenere duro a tutti i costi.

In fondo, non avevo ancora perso del tutto!

Nelle mie speranze più profonde, desideravo quasi che papà si trovasse male col suo nuovo lavoro e che fosse costretto a lasciarlo.

Ma sapevo che era solo un mio desiderio egoistico.

Degno dell’egocentrismo che regnava dentro di me. Si, sapevo pensare solo a me stessa, fregandomene delle altre persone.

Solo Matt, però, conosceva questo lato del mio carattere.

-Julie, forza! Non vorrai far tardi il primo giorno di scuola, vero?-, strillò mia madre dalla cucina.

Mi specchiai un’ultima volta.

Indossavo una t-shirt viola, dei jeans neri e delle scarpe da ginnastica nere.

Avevo legato i capelli in una coda di cavallo ed ero truccata leggermente come sempre.

Forse, l’unica cosa pesante che avevo era la matita nera.

L’immancabile matita nera!

Quel giorno era importante, secondo ciò che pensava mia madre.

Perciò, il giorno prima, presa da una voglia irrefrenabile di shopping, mi aveva comprato molti più vestiti di quanti ne desiderassi.

Non che la cosa mi disturbasse poi molto.

I soldi ce li avevamo, no? E allora perché non spenderli per qualcosa che ci faceva sorridere?!

Sospirai e testai il mio sorriso.

Perfetto. Quel giorno ero al meglio della mia forma!

Indossai il mio giacchetto viola e presi lo zaino.

-Eccomi, mamma!-, esclamai entrando in cucina.

-Oh, tesoro, sei bellissima!-, disse lei, prendendomi le mani.

-Perfetto, allora possiamo andare. Julie, ti darò un passaggio a scuola, va bene?-, disse mio padre, prendendo la valigetta di lavoro.

-Quanta eleganza, papà-, osservai, lanciando occhiate furtive al suo nuovo completo.

-Be’, la prima impressione è sempre quella più importante!-, rispose sistemandosi bene la giacca.

-Credo che anche tu lo sappia-, esclamò lanciandomi un’occhiata fugace.

Sorrisi e schioccai due baci a mia madre e alla mia sorellina Elizabeth.

-Ci vediamo dopo, mamma! Ciao, Beth!-.

 

 

 

-Papà, meglio se ti fermi qui-, esclamai a qualche metro dalla scuola.

L’ultima cosa che desideravo era di farmi vedere insieme a mio padre.

-Ho capito! Vuoi che tua madre ti venga a prendere?-.

-Ehm, ma no, non c’è n’è bisogno! Ho capito quali mezzi devo prendere-, risposi, inutilmente.

-Tesoro, sai bene che tua madre si annoia. Ha dovuto lasciare il suo lavoro per seguirmi qui. Se fa qualcosa, evita di crogiolarsi nella nostalgia di casa-, disse.

-Sai, papà-, cominciai, aprendo lo sportello della macchina, -mamma non è l’unica ad aver abbandonato tutto per seguirti. E non è l’unica che si crogiola nel dolore. Forse, è solo l’unica che non si dà da fare per andare avanti. Ma è un piacere sapere che consideri New York ancora casa nostra-, finii, scendendo.

-Julie! Julie, torna qui!-.

-Ci vediamo questa sera, papà!-, lo salutai, chiudendo lo sportello.

Corsi velocemente nella direzione della scuola, con i sensi di colpa che mi torturavano.

Cosa accidenti mi era preso? Non era da me mancare di rispetto a mio padre.

Mi fermai e cercai di sistemarmi. Dovevo assolutamente fare una buona impressione ai miei professori e ai miei nuovi compagni di classe.

“Coraggio, Julie!”, pensai tra me e me, avvicinandomi con passo felpato al cancello in ferro battuto.

Ed eccola lì. La mia nuova scuola.

Avrei frequentato il terzo anno del Liceo Classico Virgilio.

Ovvero, per meglio dire, il primo liceo!

Non ero molto agitata per ciò che mi stava accadendo.

Mia madre era Greca, perciò, conoscevo abbastanza bene la lingua.

Senza contare che, subito dopo aver saputo del trasloco, mi aveva comprato dei dizionari e mi aveva aiutata ad imparare le basi della lingua.

Sapevo parlare meglio il Greco dell’Italiano, cosa veramente assurda.

Mi guardai intorno, notando gli sguardi e i bisbigli dei ragazzi.

Sbuffai mentalmente, correndo verso l’entrata.

-Buongiorno-, dissi alla signora della Segreteria, una donna sulla quarantina con il mio stesso colore di capelli.

Mi squadrò e poi sorrise.

-Scommetto che sei Julie Davis, giusto?-.

-Ehm, si!-, risposi un po’ imbarazzata.

Aveva sicuramente riconosciuto l’accento straniero.

-Benvenuta, cara. Tieni, questo è il tuo orario. La classe è la 1^C. Si trova al secondo piano. Le lezioni stanno per cominciare, ma ti consiglio di aspettare.

I professori vorranno certamente presentarti. Ti conviene entrare per ultima-.

-Terrò a mente il consiglio-, dissi osservando l’orario.

Almeno le ore di lezione non erano molte.

-Spero ti troverai bene, qui!-.

-Si, lo spero anch’io-, risposi cortese, sorridendole.

Nel voltarmi, un ragazzo mi venne addosso, facendomi cadere.

-Vuoi guardare dove cammini?-, esclamò adirato.

-Ma sentitelo! Sei tu quello che mi ha letteralmente buttata a terra! Dovresti chiedermi scusa-, risposi a tono.

-Come hai detto? Abbassa la cresta, piccoletta-, disse alzandosi.

Ma come osava? Non ero poi tanto bassa.

Anzi, per avere sedici anni ero anche troppo alta.

Alzai lo sguardo per guardarlo in faccia. Di sicuro era un teppista, o un bullo!

Ma per essere un maleducato era molto bello.

Aveva i capelli dorati e gli occhi neri. Era magro, ma si notava che andava in palestra.

Ed era alto. Molto più di me.

-Potresti anche aiutarmi-, sbraitai.

Mi guardò inarcando un sopracciglio.

-Povera, Principessa! Si sarà sporcata i reali jeans-, rispose ironico ma con tono acido, mentre mi porgeva la mano.

Stavo quasi per rispondergli male, quando arrivarono due ragazze.

La prima aveva i capelli biondi legati in una treccia, gli occhi azzurri ed era magra come uno stecchino. La seconda, invece, aveva i capelli castani chiari e gli occhi marroni. Era molto più bassa della bionda, forse perché più piccola.

-Stefano, che fai?-, chiese la bionda al ragazzo che mi aveva buttata a terra.

-Niente, Stella! Adesso arrivo-, rispose lui in modo scortese, voltandosi verso di me.

Bene, dunque era antipatico con tutti.

-Se vuoi ti aspettiamo-, continuò lei, imperterrita.

-No, grazie-, rispose freddo.

La bionda, Stella, si irrigidì e lui si calmò.

-Davvero! Farete tardi a lezione. Ci vediamo dopo-, continuò con tono dolce.

-Ah, va bene, come vuoi! A dopo-, rispose Stella, per poi scomparire in mezzo alla folla insieme alla sua amica.

Be’, niente di meglio che essere bellamente ignorata.

-Stai bene?-, mi chiese lui, stranamente gentile.

Cambiava umore troppo facilmente per i miei gusti.

-Si, niente di rotto! Ma sto ancora aspettando le tue scuse-, risposi.

-Aspetta e spera, allora! Ci vediamo in giro-, disse e cominciò ad incamminarsi verso le scale.

La folla di studenti stava diminuendo, perciò riuscii a raggiungerlo più facilmente.

-Aspetta... per caso, puoi accompagnarmi nella mia classe? Sono nuova e...-, non mi lasciò terminare.

-In che classe sei?-.

-1^C, terzo anno-.

-Be’, se davvero sei nuova, allora devi cominciare ad abituarti alla scuola-, disse salendo uno scalino.

-Cosa vorrebbe dire, scusa?-.

-Trovatela da sola la classe-, rispose freddo e corse su.

Ma che razza di maleducato! Che antipatico!

Sospirai e, con l’orario delle lezioni in mano, mi trascinai su per le scale, fino al secondo piano.

Il corridoio era molto lungo, ma non potevo perdere tempo.

Gli studenti erano già entrati, ed alcune porte erano già chiuse.

La seconda campanella suonò.

Avevo fatto tardi per colpa di quel maleducato che non si era nemmeno preso la briga di aiutarmi.

Ma quando l’avrei rivisto gliene avrei dette quattro.

Se pensava di passarla liscia così, allora si sbagliava di grosso.

 

 

 

Finalmente, dopo aver percorso l’intero corridoio, arrivai davanti alla mia classe.

La porta era già chiusa. Perfetto. Avevo fatto tardi il mio primo giorno!

La giornata era iniziata proprio nel peggiore dei modi.

Presi un bel respiro profondo e bussai.

-Avanti-, gridò una voce femminile dall’interno dell’aula.

Aprii leggermente la porta, entrando imbarazzata.

Chissà che faccia avevo!

-Oh, buongiorno-, esclamò con sorpresa la donna.

Era molto giovane, doveva avere all’incirca trent’anni.

I suoi capelli castani erano legati in uno chignon e i tratti del viso erano molto spigolosi.

Mi osservò attentamente per qualche istante – nei quali non osavo voltarmi verso la classe -, poi le si illuminarono gli occhi azzurri.

-Ma certo-, disse, -lei è la signorina Davis. Si, mi avevano avvertita del suo arrivo! Benvenuta! Be’, immagino che abbia girato molto prima di trovare la classe e che sia molto stanca. Non le chiederò di farmi nessuna presentazione, ci penserò io a presentarla-.

Quella notizia mi risollevò un po’ il morale.

Almeno, non sarei stata costretta a guardare negli occhi gli studenti, forse.

Decisi di voltarmi per osservare di sfuggita i miei compagni, che mi scrutavano con attenzione fra un bisbigliò e una risatina.

Speravo che non stessero ridendo di me.

Percorsi l’aula con lo sguardo, finchè non arrivai ad osservare l’ultimo banco accanto alla finestra.

Misi a fuoco l’immagine del ragazzo che vi era seduto e per poco non corsi da lui.

Stefano! Quel maleducato che mi aveva trattata con tanta freddezza... era pure in classe con me! Respirai cercando di calmarmi.

-Bene, ragazzi. Da oggi avrete una nuova compagna. Il suo nome è Julie Davis, viene da New York. Cercate di essere educati e fate amicizia-, disse severa, poi si voltò verso di me, sorridendomi, -spero ti troverai bene, Julie. Prego, accomodati vicino a Luca-, mi disse, indicando un ragazzo seduto al primo banco.

Aveva i capelli neri e gli occhi marroni scuri.

Sorrideva gentile, e non era niente male.

Bene, sembrava proprio il contrario di Stefano.

Gli sorrisi a mia volta, cercando di non posare lo sguardo su quel maleducato dell’ultimo banco, e mi accomodai accanto a lui.

-Piacere, sono Julie-, dissi tendendogli la mano.

-Il piacere è tutto mio, Julie! Io sono Luca Mancini-, mi rispose cordiale, stringendo la mia mano.

-Spero ti troverai bene! Se hai bisogno di aiuto, di qualunque cosa si tratti, conta pure su di me-, mi disse.

-Grazie, sei davvero molto gentile-, risposi sorridente.

“Tutto il contrario di quel bifolco”, pensai, trattenendomi dal voltarmi verso Stefano.

Almeno una persona normale e gentile c’era!

Luca mi sorrise e poi tornò a posare lo sguardo sul suo quaderno.

 

 

 

 

 

 

*Spazio Autrice*

Ecco a voi il secondo capitolo, spero vi sia piaciuto^^

Tenete bene a mente il personaggio di Stefano! Ne farà passare tante a Julie!

Ah, per chi non lo sapesse e avesse dei dubbi, il Liceo Classico è composto dai primi due anni che sono IV e V ginnasio! Poi, ci sono gli altri tre che sono I – II – III Liceo!

Per questo, Julie, frequentando il terzo anno, fa il I Liceo^^

Ed ora i ringraziamenti alle mie tre recensioniste, xD:

 

LallaYeah: Grazie per aver aggiunto la storia ai seguiti^^ Spero che continuerai a leggere, e che continuerà ad ispirarti^^

Kiss kiss

 

SweetCherry: Grazie mille! Mi fa davvero molto piacere che la storia ti piaccia^^ Continua a seguirmi... ^_^

Kiss kiss

 

Sabrina91: Amoreeee, grazie mille per la tua recensione *.*

E grazie per averla aggiunta nei preferiti! Sei meravigliosa!

Tvttttttttttttttttttttttttttttb, sorellona!

Kiss kiss

 

 

Al prossimo capitolo^^

Kiss kiss

**Miki**

 

 

 

 

 

 

  
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