Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lapeck99    16/03/2018    2 recensioni
"Sperava con tutto se stesso che fosse ancora viva, o quantomeno che non fosse ferita gravemente. Ma c'era qualcosa in cuor suo, che gli faceva temere il peggio. Continuava a galoppare disperato, quasi al limite delle forze, finché non vide un albero tinto di sangue scarlatto."
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Petra Ral
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il capitano sfrecciava col suo cavallo lungo quel sentiero contornato da immensi alberi secolari. Era terribilmente agitato e la cercava disperatamente con gli occhi, facendo balzare il suo sguardo da una direzione all'altra. Il bosco era così fitto che ne scorgeva ogni punto con difficoltà. Voleva trovarla, doveva trovarla. Non si sarebbe dato pace finché non l'avesse vista. Sperava con tutto se stesso che fosse ancora viva, o quantomeno che non fosse ferita gravemente. Ma c'era qualcosa in cuor suo, che gli faceva temere il peggio.
Continuava a galoppare disperato, quasi al limite delle forze, finché non vide un albero tinto di sangue scarlatto. Immediatamente deviò verso quel punto, col cuore che pareva strinto in una morsa soffocante. Una volta giunto sul luogo rimase pietrificato alla vista di ciò che i suoi occhi non avrebbero mai voluto vedere: Petra, la sua cara e dolce Petra, era proprio lì, ai piedi di un albero maestoso. Era ricurva all'indietro, in una posizione del tutto innaturale, col ventre poggiato alla base del tronco, la schiena inarcata, le ginocchia piegate, e il viso rivolto verso l'alto. Levi scese da cavallo e barcollando si diresse incredulo verso di lei. Quando le fu vicino le sue ginocchia cedettero, non riuscendo più a sostenere il proprio peso, facendolo cadere pesantemente. Dai suoi occhi iniziarono a sgorgare lacrime amare, che gli rigavano il viso senza controllo. Allungò le braccia e le avvolse intorno a lei stringendola e spostandola delicatamente, come se avesse paura di spezzare ancora di più il suo corpicino senza vita. La guardava e non sapeva cosa dire. Sapeva solo che la sua amata era stata uccisa brutalmente, massacrata come una bestia da quell'ignobile creatura. Un senso di rabbia lo pervase. Iniziò a tremare. Avrebbe voluto distruggere qualsiasi cosa lo circondasse, avrebbe voluto uccidere quel mostro. Nessuna pietà, voleva massacrarla così come lei aveva massacrato l'innocente Petra.
Solo più tardi notò che lì vicino pascolava la cavalla grigia della ragazza, che era ritornata fedele dalla padrona. Brucava erba pigramente insieme al suo cavallo senza mai allontanarsi. Ogni tanto alzava la testa e volgeva lo sguardo a loro due, come se stesse aspettando pazientemente di riprendere la cavalcata. Levi la guardò per qualche secondo, realizzando che solo lei doveva aver visto gli ultimi istanti di Petra. Poi la sua attenzione si rivolse nuovamente alle spoglie della ragazza.

Era strano, quasi ironico. Ero immerso in mezzo alla natura, così bella, rigogliosa, simbolo di vita, ma che quel giorno era solamente carica di morte. E tu eri lì, immobile, pallida, senza vita. Con gli occhi ancora aperti, spenti e annebbiati. Un fiotto di sangue ormai secco ti macchiava il volto delicato. La tua espressione manifestava una sofferenza atroce, il viso era ancora contratto. Ma come facevi ad essere così aggraziata e bella anche nell'abbraccio spaventoso della morte? Tu eri lì, senza più ali, senza la tua luce. Volta verso il cielo, con la bocca appena schiusa, come se cercassi di respirare un'ultima volta, come se stessi implorando di essere salvata. Ti ho preso la mano, tremendamente fredda, ma sempre liscia e delicata. Una delle mie tante lacrime vi cadde sopra, lavandoti via una piccola parte di sangue.
La tua cavalla era tornata, ti attendeva con pazienza. Non avrei mai voluto vedere ciò a cui aveva assistito, eppure in quel momento la invidiavo così tanto; almeno lei era rimasta accanto a te fino all'ultimo istante.
Oh Petra, perdonami. È tutta colpa mia. Là fuori, in quella terra di nessuno, ho combattuto per te, per noi, per l'umanità intera. Ho combattuto con anima e corpo per vederti in salvo, ma non è bastato. Non sono riuscito a proteggerti. Che ingenuo che sono; ogni volta mi illudo di poter proteggere chi mi sta a cuore, ma sempre fallisco.
Il dolore mi paralizzava. La tua assenza faceva bagnare il mio volto con lacrime copiose. Ti ho stretta, cercando di sentire almeno un'ultima volta il tuo calore sulla mia pelle, ma le uniche cose che ho sentito sono state il gelo e l'eco del mio cuore che si frantumava per sempre. Spero che tu possa perdonarmi per non essere rimasto al tuo fianco fino alla fine. Avrei potuto salvarti.
Volevo solo poter piangere di più, gridare, urlare. Ma non ci riuscivo, ero bloccato, incatenato al suolo. Ti ho abbracciata un'ultima volta, ti ho lasciato un ultimo bacio lieve su quelle labbra ormai grigie, sussurrandoti dolci parole di addio.
È il momento di lasciarti andare, forse ora ti trovi in un posto migliore. Spero che tu non stia più soffrendo. Lascia a me il dolore, anche se non riesco più a mandar giù tutto questo.


Lei, una donna forte e dolce, che non aveva mai smesso di vivere, di amare, di sperare, di combattere per la vita e per la libertà.
Lui, un uomo valoroso, gelido e silenzioso, ma che ora si ritrovava con il cuore in frantumi, straziato da quella perdita, dalla perdita dell'unica persona che non avrebbe mai voluto lasciar andare. Pianse. Pianse fino a che il dolore non gli aveva prosciugato tutte le lacrime, fino a che non rimase freddo, consumato, totalmente disanimato, come una pietra.
Entrambi soldati, uno che sconta la sua pena vivendo, l'altra strappata dalla vita troppo presto.
In mezzo a quel pianto silenzioso, trovò la forza di alzarsi nuovamente. Adagiò la ragazza a terra ed andò a prendere i due animali stanchi. Caricò delicatamente il corpo di Petra sulla schiena della sua cavalla, fissandola bene, in modo da non farla cadere durante il viaggio. Poi Levi salì sul suo destriero, afferrando sia le sue redini che quelle della cavalla. Li spronò con la voce ed in un attimo si ritrovarono di nuovo lungo il sentiero per il ritorno.
Una volta ricongiunto agli altri soldati, si apprestò ad avvolgere le spoglie della donna in un telo bianco, per rispetto del suo corpo defunto. L'avrebbe riportata a casa dal padre e le avrebbe dato una degna sepoltura. Sarebbe andato a trovarla ogni giorno, le avrebbe portato dei gigli candidi e profumati - i suoi fiori preferiti - e vi sarebbe rimasto per ore. Prima di caricarla sul carro insieme agli altri caduti, si era permesso di scucire il simbolo della legione esplorativa che si trovava sulla sua giacca. Lo avrebbe custodito gelosamente per il resto dei suoi giorni.

[...]

Eccoli di nuovo in fuga dai giganti. Dovevano correre veloci come il vento o non sarebbero tornati a casa neanche loro. Avevano già subito troppe perdite, non potevano permettersi di sacrificare altre vite inutilmente. Quei mostri si avvicinavano sempre di più, i soldati erano spacciati. A malincuore, Levi fu costretto a dare un ordine tremendo: dovevano gettare tutti i cadaveri giù dai carri. In quel modo avrebbero distratto i giganti e sarebbero andati più veloci. Avrebbero potuto salvarsi - almeno loro.
Qualcosa nel capitano si spezzò definitivamente nel vedere il cadavere della sua amata scaraventato giù dal carro insieme a tutti gli altri. Questo non se lo sarebbe davvero mai perdonato. Eppure era una manovra assolutamente necessaria in quel momento, non avrebbero potuto evitarla in alcun modo.
E ora, cosa avrebbe detto a suo padre?

Signor Ral, sua figlia è stata presa. Non la vedrà mai più, nemmeno il suo cadavere. Forse oggi avrà ricevuto una delle solite lettere di Petra. Forse le aveva scritto che stava bene, e che era ansiosa per la partenza. E forse le aveva detto che era sicura di tornare, sicura di farcela anche questa volta. La vedevo spesso, sa? Scrivere innumerevoli lettere, tutte destinate a lei, al suo caro padre. Ma ora non ne avrà più. Rimarrà solo la memoria di quelle carte vecchie e logore che era solita inviarle.
Signor Ral, io amavo sua figlia, ma sono arrivato tardi. Nel momento del bisogno non sono riuscito a salvarla.


Il soldato ripensa tutt'oggi a quella straziante perdita. I sensi di colpa non si sono affievoliti, e mai lo faranno. Si era prefissato come unico scopo quello di proteggerla, anche a costo della sua stessa vita. Ma non ne era stato all'altezza.
Levi si rifugiò di nuovo dietro una maschera di gelida apatia, ma dentro era piombato in una disperazione profonda. Un vuoto incolmabile si era creato nel suo petto. Nulla poteva più riempirlo.
Chissà se il suo cuore in tempesta troverà mai pace.



SONO UNA CREATURA
 
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente 
disanimata
 
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
 
La morte
si sconta
vivendo
 
 
 
SAN MARTINO SUL CARSO
 
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
 
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
 
Ma nel cuore
nessuna croce manca
 
E’ il mio cuore
il paese più straziato
 
 
Giuseppe Ungaretti
 
 
 
Angolo dell'autrice: ciao a tutti! Sono tornata con l'ennesima storia struggente sul nostro caro Levi e su Petra. Leggendo delle poesie di Ungaretti mi è subito scattata l'ispirazione, tant'è che ho deciso di citarlo anche qui. Persino il titolo è ripreso da un suo verso. Spero di essere riuscita a trasmettervi qualcosa... che dire, alla prossima!
  
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