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Autore: PrincessintheNorth    16/03/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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KATHERINE
 
Dopo che gli avevo spiegato che fine avrebbe davvero fatto Dickson, Murtagh era molto più tranquillo.
E, come da quattro mesi a questa parte, il suo lato paterno e tenero aveva preso il sopravvento su qualunque cosa.
-     Non hai idea di quante cose ho trovato. – ridacchiò rovesciando il contenuto di una borsa sul letto. – E per la tua idea di non dire niente del bambino, sappi che questi, ufficialmente, sono per nostro nipote.
-     Ma in realtà per il bimbo.
-     Ovvio. Anzi, per la bimba. – mi corresse. – Guarda! Sarà bellissima con questa! – esultò, tirando fuori una tutina bianca, sul cui cappuccio c’erano cucite su due orecchiette da orsetto.
-     Che carina! – trovai una copertina bellissima, rosa, lavorata a maglia: la signora che l’aveva fatta doveva essere davvero un’artista, perché aveva usato della lana bianca per fare delle stelline nel tessuto. – C’è solo un problema: se fosse un maschio?
-     Nessun problema. – sorrise furbo. E sollevò una seconda borsa.
Rovesciò anche il contenuto di quella sul letto, e la prima cosa che notai fu una tutina simile a quella di prima, ma sui toni del giallo e del marrone, e con il cappuccio con una criniera e due orecchie da leone.
-     Non ci credo … questa è qualcosa di spettacolare … ma quanto avrai speso?
Improvvisamente, arrossì.
E quello mi fece sospettare qualcosa.
-     Murtagh ... tu hai comprato solo queste cose, vero?
Guardò in basso.
E capii due cose: primo, aveva fatto acquisti pazzi; secondo, sapevo cosa provava, adesso, quando ero io a perdere il controllo sul borsellino.
-     Che hai preso?
-     Era bellissima, Katie. Davvero bellissima. – si giustificò.
-     Cosa?
-     La culla. – ammise. – E poi, come dice qualcuno. – mi ricordò, divertito. – Era in sconto. Un’opera spettacolare, Katie, fatta dagli elfi e dai nani. I commercianti da cui l’ho comprata la porteranno qui nel pomeriggio … guarda il lato positivo! Ho risolto un problema, ora dobbiamo impegnarci di meno per fare la cameretta qui!
-     Ma no! Io volevo farla in modo diverso! – protestai. – Mi spieghi cosa c’entrano elfi e nani con il mare?!
-     Beh, i nani non molto, ma gli elfi …
-     Quegli stupidi mangialattughe vivono in una foresta, Murtagh!
-     Ehi, va bene, va bene, sta calma … come volevi farla?
Gli bastò uno schiocco di dita perché tutti quei vestitini fossero in ordine nelle rispettive borse, e l’attimo dopo ero tra le sue braccia.
-     Se questo è un castello sul mare, la stanza sarebbe stata a tema. – sbuffai. – Con le conchiglie incastonate nelle pareti, e … al soffitto volevo appendere delle reti, a cui attaccare con dei fili altre conchiglie … e la culla … doveva essere ricavata da una barca! La attaccavamo con delle corde al soffitto e il bambino avrebbe dormito lì, sarebbe stato bellissimo!
-     E se quel povero bambino avrà il mal di mare?
-     Ma figurati! È figlio mio!
-     E mio. – mi ricordò divertito. – è una bella idea, piccola. Quella culla la possiamo mettere a Winterhaal.
-     Già … anche se volendo ci sarebbe la mia …
-     Intendi quella che usavi per April?
-     Sì. È una bella culla …
-     Abbiamo tempo, possiamo pensarci.
-     Non così tanto. – osservai. – Qua, cinque mesi e arriva.
Un sorriso, di una dolcezza incredibile, gli incurvò le labbra. – Solo cinque mesi … - mormorò. – Sembra ieri che mi hai detto di essere incinta, sai?
-     Già …
-     Beh, ed è passato anche meno tempo da quando l’hai detto. – ridacchiò. – Aspetto un bambino.
-     E da quel giorno mio padre non ti parla. – stavolta a ridere fui io. Papà aveva smesso di parlargli, da quando Murtagh si era fatto un goccetto dalla sua bottiglia preferita, quella che gli avevo regalato. Da quel momento, le loro comunicazioni si erano ridotte alla carta, e Murtagh era talmente sconvolto da questa cosa da non capire (non che io ci capissi di più) se papà stesse scherzando e lo stesse prendendo in giro, o fosse dannatamente serio.
-     Infatti. – rise. – Nell’ultima lettera ha aggiunto “non ti ho permesso di sposare mia figlia perché avessi accesso ai regali che mi fa”.
-     Ha ragione. – commentai, mentre mi lasciava un bacio sui capelli.
-     Ho accesso a certe zone di te, ma non al rum che gli hai regalato? – fece, divertito.
-     Era il rum dei suoi cent’anni! Pensa se, quando li compirai tu, sarà il marito della figlia che credi aspetti a prendere il regalo che lei ti ha fatto!
-     Il problema non si pone. Mia figlia io non la sposo a nessuno, su questo non si discute. – fece, serio.
-     Ma … stai scherzando o …
-     Ti sembra che stia scherzando?
Non stava scherzando.
Oh, dei.
Se credevo che papà fosse un padre un po’ troppo protettivo, grazie al cielo che di Murtagh ero la moglie e non la figlia.
-     Ma … e se si innamorerà? Non potrai negarle i suoi sentimenti!
Alla fine, un sorrisetto gli spuntò.
Quel maledetto mi aveva presa in giro.
-     E io sto pure ad ascoltarti! – mi lamentai. – Ma tu sai dove devi andare?
-     Sapessi. – ridacchiò, per poi lasciare un bacio sul piccolo gonfiore del mio ventre. – Tu però devi fare la brava, piccola. Te lo dico fin da subito così, già nella pancia, cresci bene: tu non ti devi sposare. Devi restare con il papà e la mamma … sempre.
Era la prima volta che accadeva … era la prima volta che parlava direttamente al piccolo, al “pancione” … e vedere quel momento magico accadere, quel momento che, fino ad allora, avevo solo immaginato, palesarsi davanti ai miei occhi … fu qualcosa di emozionante. Quel piccolino era davvero lì. Presto avremmo avuto un bimbo tutto nostro … presto avremmo potuto parlargli davvero.
-     Ma lascialo stare, dai … poverino …
Sospirò, divertito, per poi appoggiare la testa al mio grembo, a fianco di quella che, per lui, era sua figlia.
-     È stata una mattinata dura? – mormorai accarezzandogli i capelli.
-     Nah. – commentò. – Le mattine dure sono ben altre. Certo che, se mi avessi lasciato dormire, stanotte …
-     Chiedi il perché alla tua cara figlia …
Scoppiò a ridere, ma con uno scherzoso sarcasmo. – Katie, amore, tutto quello che vuoi, ma non venirmi a dire che su questa storia delle voglie non ci hai giocato su …
-     Non sui muffin! In genere odio il cioccolato, lo sai!
-     Sì … ma di certo non odi formaggi, salumi, o le macedonie di frutta con la panna e la cannella …
Sulla parte delle macedonie, mi fu impossibile non arrossire.
E ciò alimentò la sua ilarità.
-     Lo sapevo! Lo sapevo!
-     Bravo, cosa vuoi? Un premio?
-     Tanto sta per arrivare, il premio … no, senti. – divenne serio. – Secondo te cosa c’è qui dentro? – chiese appoggiando una mano sul pancione.
E ora come gliela spiegavo, quella sensazione che avevo da qualche giorno, che mi spingeva verso la certezza di stare aspettando una bambina?
Forse mi aveva suggestionata lui, ma non riuscivo a crederci fino in fondo: quella sensazione l’avevo da ben prima che lui iniziasse a fare teorie sul sesso del bambino.
-     Io …
-     Cosa?
-     È … è una strana sensazione … ma anch’io credo sarà una bimba. – ammisi alla fine, e un gran sorriso gli incurvò le labbra.
-     Beh, allora è sicuro …
-     Comandante, Cavaliere. – senza nemmeno preoccuparsi di bussare, entrò il capo delle guardie. – Dovete prepararvi a partire.
-     Perché? – chiesi. – Qua gli ordini li do io …
-     Il re dispone il vostro rientro immediato alla capitale, con estrema urgenza. Non so altro, Comandante.
-     Va bene. – fece Murtagh, improvvisamente serio. – Saremo nel piazzale principale tra dieci minuti. 
-     Ma … - provai io.
-     Niente ma. – disse in fretta. – Tuo padre non è uno che si preoccupa al primo vento o che chiama alla capitale due Cavalieri, di cui uno è la Principessa e Comandante della Marina, per niente. Ovviamente ha chiamato anche tuo fratello, che è il Generale, e Audrey … suo padre è uno dei maggiori duchi del Nord. È successo qualcosa di serio.
-     Grasvard. – sussurrai, capendo. Per forza, doveva essere lui.
Murtagh mi raggiunse, preoccupato, abbracciandomi. – Amore, non è detto che c’entri lui. Può essere qualunque altra cosa, una rivolta o …
-     Se fosse una rivolta non pensi ci vorrebbe lontani dalla stessa? Se ci sta richiamando tutti a Winterhaal è perché …
-     Perché dobbiamo proteggere te e il bambino. – mormorò. – E più guardie ci sono, meglio è. Tuttavia, c’è un solo modo per confermarlo.
Non mi ci volle niente per riportare alla mente una chiara immagine di Orrin, per poi pronunciare le parole magiche davanti allo specchio.
-     Katherine? – fece, stranita, sua sorella, Solange.
-     Ehi. Ho bisogno di parlare con tuo fratello, me lo puoi chiamare?
-     Certo. – annuì. – Comunque, hai una pessima cera, ragazza mia. Hai bisogno di dormire.
Come se potessi anche dormire, sapendo che il mio bambino rischiava di nascere in un mondo dove Grasvard viveva ancora.
-     Ci penserò …
Cinque minuti dopo, arrivò Orrin.
-     Katie, che faccia … - commentò.
-     Cos’è successo con Grasvard? – andai direttamente al sodo.
Non gli servì nemmeno parlare.
La sua espressione confusa bastò ed avanzò perché perdessi almeno due battiti del cuore.
Non sapeva niente.
-     Orrin, ci hai scritto dicendo che tu e Nasuada lo avreste sconfitto in mare. – sibilò Murtagh. – Dicendo che lo avevate in pugno.
-     Ma perché dovrei scrivervi, se possiamo contattarci con gli specchi? – fece.
-     Non lo so perché, fatto sta che …
-     Murtagh, era un falso. – mormorai in fretta. – Quindi, lui sa.
-     Sa cosa? – s’intromise Orrin.
-     È incinta. – spiegò in fretta Murtagh. – E adesso non c’è tempo, quindi ne parliamo un’altra volta.
Gli bastò un cenno per far sì che l’incantesimo terminasse.
-     E noi ora ce ne andiamo.
Adesso che eravamo solo noi, potevo notare quanto gli tremasse la voce.
-     Ehi … sta tranquillo, ne usciremo vivi anche questa volta …
-     Su questo non ho dubbi. Ma non credo ci sia bisogno di ricordarti chi ci ha rimesso, una delle ultime volte che ci siamo scontrati con lui. – nel dirlo, aveva inavvertitamente appoggiato una mano alla mia pancia, e sì, aveva ragione. Non c’era bisogno di ricordarmelo. – Stavolta, mi assicurerò che sia morto prima che questo bambino nasca. Non ho intenzione di accettare che nostro figlio spartisca il mondo con quello. – sibilò. – Stavolta, deve solo provare ad avvicinartisi. Ci deve solo provare.
   
 
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