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Autore: HikariRin    17/03/2018    1 recensioni
The Realm Between è una storia che indaga le motivazioni per le quali Isa e Lea si sono separati; copre l'arco narrativo della saga da Birth by Sleep al finale di Dream Drop Distance. Il legame tra i due protagonisti, tra i ricordi e il presente, è come un reame di mezzo: qualcosa che non è più possibile trovare nella stessa forma in cui è scomparso, cui farà da sfondo una delicata riflessione sui sentimenti e sull'esistenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Isa, Lea, Roxas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep, KH 358/2 Days
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- Questa storia fa parte della serie 'The Realm Between'
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The Realm Between ~ 5

Nessuno



Mi trovavo a Crepuscopoli, intento ad avviarmi verso la torre per godermi il meritato riposo una volta completato il lavoro, quando vidi un ragazzo che vagamente mi ricordò il mio passato, quel giorno sulla torre del Giardino Radioso con Isa ed uno dei suoi innumerevoli rimproveri. Avrei giurato che quel giorno ne fosse stato geloso, ed anche per quel motivo avevo voluto fermarmi a dialogare e perdere del tempo con lui.

Avrei voluto che Isa si avvicinasse un poco, e sapevo già che avrei dovuto fare uno sforzo per tenerlo ancorato alla mia persona, perché c’era una costante che avevo compreso di lui. Quando accetta di darti un po’ di sé, terrorizzato all’idea che potrebbe diventarne dipendente, dopo non molto tempo decide di allontanarsi. E ingaggia una lotta contro se stesso per riuscirci, essendo convinto che la vita altro non sia che un ridondante motivo di sofferenza; quando qualcuno accetta di essere suo amico, lui dubita di quella persona. Avrei voluto insegnargli che la vita può anche far sorridere, e che non serve firmare un contratto per essere amici. In fondo, stringere un rapporto con qualcuno è piuttosto semplice.

In seguito a quel giorno libero in cui di sé mi aveva dato anche troppo, sapevo che avrebbe deciso di distanziarsi nuovamente; voler stringere un rapporto con lui è dover avere mille attenzioni.
C’è un particolare a causa del quale non ci incontriamo mai. Quando io sono amico di qualcuno, nessuno deve inseguirmi. Mi basta stringere un rapporto una volta sola.

Nel mio io interiore, sapevo che Isa aveva solo bisogno di imparare a sorridere. Forse anche per questo motivo, quando vidi nuovamente quel ragazzo, nonostante sapessi che non poteva essere la medesima persona di tanti anni prima lo invitai immediatamente a prendere un gelato con me e volli stringere un rapporto con lui. Desideravo solo la conferma di un’eventuale gelosia che avrei acceso nuovamente nella persona interiore del mio amico di un tempo, stare a guardare e assistere a cosa il mio allontanamento avrebbe scatenato, se mai qualcosa fosse dovuto accadere; e la mia mente venne totalmente offuscata da quel pensiero. Il fatto che sarei stato assegnato al nuovo arrivato sarebbe tornato a mio favore, in quanto Isa non avrebbe potuto fare altrimenti per evitare che sospettassero lassù, sui troni più elevati; non replicai quando lo sentii pronunciare il mio nome fittizio. Non fui capace di controbattere perché, mentre lui era convinto di farmi un favore allontanandomi da sé, io tramavo alle sue spalle.

Mi intimò di insegnare a Roxas ogni cosa a riguardo delle nostre abitudini in quel luogo e del nostro lavoro, e di buon grado accettai di accompagnarlo in missione ed in un nuovo capitolo della sua esistenza.

Dopotutto, il passaggio dal periodo dei sentimenti al non avere cognizione di se stessi è duro per tutti. Mi aspettavo che per lui non fosse diverso. Sembrava essere molto solo, il tipo di persona verso il quale ho sempre avuto una predilezione, e quando arrivò da noi non era quasi capace di articolare dei suoni.

Ero diviso tra il mio intento egoistico di assicurarmi che Isa non potesse sfuggirmi ed il mio essere disponibile e preoccupato per il numero XIII. In seguito mi avrebbe colpito ciò che Roxas avrebbe avuto da dirmi, e mi sarei soffermato su quelle riflessioni fino a perdere di vista il mio reale obiettivo; ripensandoci, forse avevo rinunciato ad Isa quella stessa sera, rassegnandomi all’idea che Axel sarebbe dovuta essere la mia identità. O forse mi ero arreso ancora prima, durante quel giorno libero trascorso con lui sulla stessa torre in cima alla quale, il giorno dopo, avrei portato Roxas. Il tramonto si era fatto insolitamente spento. Nemmeno il gelato rusciva a riportare i miei occhi alla rimembranza dei colori delle giornate precedenti.

Accanto a me, Roxas assaporava quieto il suo ghiacciolo.

“Allora, Roxas? Com’è?”

Sollevai il mio ghiacciolo, e il giovane dagli occhi vitrei mi guardò, senza alcuna apparente espressione, incapace di avere un’opinione su qualcosa che non fosse il suo nome. Mi ritrovai a pensare che vita per lui doveva essere stata dura, o forse semplicemente era troppo presto per discorrere dei sentimenti, reali o meno.

“È salato, ma dolce.”

“È il mio gusto preferito.”

Volevo essere amico di tutti allo stesso modo, che ad Isa piacesse o meno. In quel momento, l’azzurro profondo degli occhi di Roxas mi portò a riconsiderare le mie intenzioni. Emise solo un lieve mugugno, e allora capii che non poteva affatto essere quel ragazzo, sebbene si somigliassero molto.

“Senti, Roxas. Ricordi qual è il tuo vero nome?”

“S...”

Si fermò alla prima lettera. Non disse altro. Capii che Xemnas gli aveva appena assegnato il suo nuovo nome, poco prima di intimarmi di portarlo al castello, di renderlo presentabile e di riportarlo da lui. Decisi di non indagare oltre, ma facendo un rapido calcolo con l’età, se quel ragazzino incontrato un tempo avesse vissuto fino a quel giorno avrebbe dovuto avere più o meno la mia età. Quindi, rinunciai a scoprirlo.

“Axel.”

Quando mi voltai spontaneamente a sentirlo pronunciare in modo tanto inespressivo il mio nome, cominciai a riconsiderare la mia identità stessa.

“Non senti niente. Nulla è reale.”

In fondo, per troppo tempo dopo aver ceduto il mio cuore avevo dato per scontato di essere ancora umano. Non avevo mai considerato la ragione per cui Xemnas aveva assegnato dei nuovi nomi a ciascuno di noi.

“Cosa significa?”

Il mio sguardo si soffermò per un momento sul nulla. Il ghiacciolo aveva cominciato a sciogliersi, proprio come le mie convinzioni. C’era qualcosa di diverso. Qualcosa che ci era precluso. C’era un motivo se la persona che credevo di conoscere era cambiata. Mi fu improvvisamente tutto più lampante. Deglutii.

Qual era l’intento che avevo solo un attimo prima?

“Significa che non esistiamo, Roxas.”

 

~

Con Roxas decisi di procedere per gradi. Durante il suo primo giorno gli insegnai il mio nome, e dal giorno successivo quello di Saïx, quello di Xemnas e pian piano quelli degli altri membri dell’Organizzazione, sebbene mi fosse stato detto che a turno avrebbero accompagnato Roxas in missione e lo avrebbero istruito sugli aspetti fondamentali dell’essere Nessuno; mi accorsi di aver sempre considerato il Nessuno una semplice entità, niente che mi riguardasse, soltanto una condizione, come se un giorno mi fossi svegliato Nessuno e non più umano.

Non avevo mai considerato di essere Nessuno quanto Roxas o quanto uno degli altri membri. Non avevo mai compreso appieno che ciò che avvertivo come una cosa insolita, il non riuscire a sentire il mio cuore, era prettamente normale per la mia nuova condizione e tantomeno in quella situazione avrei potuto accettarlo.

“Se noi esistiamo? Perché mi chiedi una cosa del genere?”

“Il nuovo arrivato, Roxas. Non sembra affatto consapevole di avere una personalità.”

“Non saprei fino a che punto ciò che pensiamo possa considerarsi ‘reale’.
  Non saprei nemmeno dirti se possiamo considerare di avere una personalità.
  Penso che l’abbiamo lasciata indietro quando abbiamo scelto di non essere.”

“Certo. Lo abbiamo scelto.”

Replicai, con una nota di disappunto. Trovavo a dir poco ridicolo che Saïx potesse parlarmi in quel modo della perdita del cuore, quasi fosse una condizione in cui ci eravamo buttati di getto con sprezzo del pericolo.

“Sai bene come la penso a riguardo.”

Lui mi aveva già espresso quanto considerava quella condizione essenzialmente normale. Qualcosa di inevitabile. Un processo inarrestabile al quale non ci saremmo potuti sottrarre, se non completando Kingdom Hearts per riavere indietro un cuore, che non avremmo saputo nemmeno se sarebbe stato il nostro o uno qualunque. Pensai che fosse arrivato all’assoluta verità prima di me, o che l'abisso senza fine che ristagnava nei suoi occhi lo avesse inghiottito più a fondo. Eppure, ricordavo distintamente di aver stretto quella mano.

 “Sei tornato a porti quesiti che avevi totalmente abbandonato.
   Vuoi essere utile al nostro nuovo membro fino a questo punto?”

“Hai detto che è il Nessuno dell’eroe del Keyblade, no?
  Quanto gioverebbe all’Organizzazione il fatto che lui volesse acquisire una personalità propria?”

Quel ragazzino, Roxas, mi incuriosiva davvero; non avevo mai saputo di custodi del Keyblade divenuti Heartless, non credevo nemmeno che potesse accadere. Invece questo aveva persino riavuto il suo cuore.

“Se anche volesse non potrebbe farlo, perché non ha un cuore. Ci muoviamo solo in base ai ricordi che abbiamo del passato. Lo stesso Xemnas dice che in realtà siamo cambiati.”

“Non credo ad una sola delle parole di Xemnas.”

“Allora perché metterti il dubbio?
  Non dicevi tu stesso di non sentire niente?”

Il mio sguardo si era crucciato, come se in qualche modo sapessi che lui aveva ragione.

“Siamo esistenze incomplete. Non penso ci sia da interrogarsi oltre.”

Si incamminò lungo il corridoio dopo aver pronunciato quelle parole, quasi fosse stato dissuaso dal cercare delle risposte, come se a suo tempo avesse tentato. Senza che potessi individuare alcuna risposta soddisfacente trascorse una settimana, durante la quale Roxas uscì almeno di poco dal suo stadio inespressivo. Saïx cominciò ad assegnargli altri accompagnatori. Ogni mattina, prima che mi venisse assegnata una missione, lo incontravo nel salone. Avevo smesso totalmente di pensare.

Trascorsro due settimane; pensavo sempre meno a quanto era accaduto con Isa. Attraversavo una fase nella quale non mi importava davvero di nulla, durante la quale avrei accettato qualunque grado di incompletezza; avevo concluso che, se qualcosa fosse accaduto, avrei cercato di reagire per quanto ricordavo. Proprio come lui aveva detto. Questa deliberazione mi portò ad agire in un modo spontaneo e a me prossimo, quando venni assegnato nuovamente ad una missione con Roxas. Lo invitai a mangiare un gelato con me, e quando sollevò lo sguardo mostrandomi quegli occhi rotondi da pulcino abbandonato chiedendomi perché, capii che la sola intenzione che lui diventasse mio amico lo avrebbe reso tale. Il solo pronunciare quella parola da parte mia, sebbene non avesse pienamente compreso cosa fosse un amico, e forse solo per il fatto che era una bella parola, lo fece sorridere. In quel momento, proprio mentre mi avvedevo del fatto che di fronte al suo sorriso ogni mio dubbio era svanito si volse verso di me, sorprendendomi ancora una volta.

“Axel.”

Iniziavo quasi a riconoscermi, a sentire il mio falso nome; se pronunciato da Roxas, non sarebbe mai stato un fastidio. Per lui avrei potuto essere qualcun altro, e avrebbe potuto chiamarmi in modo ancora diverso, ma acquisii la consapevolezza che sarebbe dovuta essere la sostanza a rimanere immutabile.

“Hai detto che gli amici parlano, giusto?
  Posso chiederti una cosa?”

Aveva uno strano modo di introdursi, e tutte le sue parole erano condite di un sapore delicato, quasi emotivo. Accanto a lui riuscivo a sorridere senza avvedermene, come con Isa al principio della nostra amicizia.

“Siamo amici, non devi trattenerti dal fare domande.”

“Che cos’è un cuore?”

“Ah, questa è una domanda difficile.”

Considerò la mia risposta come se fosse strana, mentre ioammiravo il tramonto.
Non sapevo affatto come proseguire. Era una realtà cui pensavo spesso, ma un cuore non si pensa. Si sente.

“Il cuore è la sede dei sentimenti.”

“Sentimenti?”

“Il tuo gelato si scioglie.”

Mi piaceva che s’interrogasse; pareva più forte di tutti quanti noi.

“Un sentimento è… Il groppone alla gola di quando sei preoccupato. Le lacrime, una grossa risata. Quando ti fa male il petto. Quando vuoi qualcosa o qualcuno al punto da star male, o quando sorridi come uno scemo.”

Sospirai. Non ero affatto certo che avesse capito. Tutto ciò che avevo elencato altro non erano che mere espressioni di un sentimento. Portai una mano tra i capelli, e tentai di nuovo.

“È uno stato di cose.”

“Ne hai mai provato uno?”

“Quando avevo un cuore.”

“Noi non abbiamo un cuore, vero?”

“Lo hai memorizzato, eh?”

Il sole pareva già meno chiaro. Guardava verso la piazza, ma io non volevo smettere di sollevare la testa, perché sapevo che nel medesimo istante in cui lo avessi fatto sarei diventato come Isa, e mi sarei arreso.

“I ragazzini che abbiamo visto prima… Loro hanno un cuore, vero?”

“Presumo di sì.”

“Quindi, provano dei sentimenti.”

“Sì.”

“Però, anche Demyx fa sempre un gran chiasso.
  Luxord ride e sembra divertirsi, quando riesce a vincere.
  Zexion mi ha spiegato che i Nessuno non esistono, ma sembrava triste.
  Saïx sembra sempre arrabbiato, quando parla con me.”

Mi trovò diversamente stupito, non tanto del fatto che era riuscito a memorizzare tutti i nomi degli altri membri, quanto dal fatto che, seguendo le spiegazioni di Nessuno nati senza un cuore, ci aveva smascherati.

“Perché tutti fingono di avere un cuore, quando non ne hanno uno?”

Chiusi gli occhi, e conclusi che meritava di sapere ciò che avevo trovato io.

“Sai cosa siamo, Roxas? Esseri indefiniti che non hanno una meta. Ci restano soltanto le illusioni.
  Fingere di avere dei sentimenti ci permette di ingannare lo scorrere del tempo e le persone intorno a noi.
  Di ingannarci gli uni gli altri, e di non essere dimenticati. Però io credo che anche la più semplice delle intenzioni, sia il volere una risposta, sia il voler essere amico di qualcuno, sia espressione di un’anima.”

Aveva sul volto il medesimo mesto sorriso che una volta avevo anch’io. Sorrisi in modo diverso di questa sua debolezza, ma ebbi la sensazione che non avremmo mai smesso di cercare insieme le risposte.

“Suppongo che avremo una risposta solo quando saremo completi.”

“È difficile. In questo mondo, non si ha mai niente per niente. Memorizzalo.”

 

Solo una settimana dopo per la prima volta avrei dovuto dirgli addio. Sarei entrato nel Castello dell’Oblio, avrei incontrato il suo ‘Qualcuno’, e a Sora mi sarei presentato come Axel. Non avrei avuto niente da perdere, sarei solamente stato quello che realmente ero. Per lui, se avessi avuto un cuore, avrei provato una qual sorta di invidia. Oppure la provavo già, proprio per il fatto che ne avrei voluto uno. Nonostante le considerazioni che avevo fatto, non me la sentivo comunque di ignorare la promessa fatta ad Isa. Sarei arrivato con lui in un posto nuovo, come pattuito. Solo, avrei voluto portare con noi anche Roxas.

Mi ordinò di sbarazzarmi dei traditori. In verità, non avevo capito in che modo. Pensai che il fatto di non riuscire a provare rimorso mi avrebbe aiutato. Misi ancora una volta da parte ciò che avevo sentito; ogni tanto, realmente mi pareva di sentire qualcosa. Credevo fosse normale, e questa cognizione aumentò da quando conobbi Roxas. Di contro, Isa era troppo occupato ad agire come un essere senza cuore.

Fu davvero difficile non vedere Roxas per quarantotto giorni.
Presumibilmente perché con Isa avevo già creato un legame, e sapevo che su quello avrei potuto contare.



Note dell'autrice:


Salve a tutti, sono HikariRin e qui inizia la malinconia senza fine.

Per la prima volta vediamo Axel interrogarsi sulla natura di un Nessuno. Ho ipotizzato che sicuramente lui e Isa si fossero posti anche prima determinate domande, ma che queste abbiano assunto un certo peso, specie per Lea, con l’arrivo di Roxas. Axel partirà per il Castello dell'Oblio il giorno 23 e negli eventi successivi vi incontrerà Sora. Credo che da qui in poi inserirò nelle note qualche riferimento temporale, o comunque le curiosità che nella mia storia sono descritte e che nel gioco vengono soltanto accennate.

Come dicevo anche nelle note precedenti, Roxas viene trovato a Crepuscopoli da Xemnas, che gli mostra il suo nuovo nome. Nella novel di 358/2 Days viene descritto che Axel si trovava lì a trascorrere del tempo libero dopo la sua missione, e lì Xemnas gli ha ordinato di portare Roxas al castello dei Nessuno. Anche nel gioco abbiamo un cenno a tutto questo, quando nel settimo giorno di Roxas Axel afferma che nel giorno del loro primo incontro avevano mangiato un gelato sulla torre. Finalmente, dai trailer e dagli screenshot di Kingdom Hearts III, apprendiamo che Lea ricordi Ventus, quindi sicuramente quando avrà incontrato Roxas si sarà posto due domandine. Isa sicuramente avrà fatto la stessa cosa. Ma, tralasciando che all’epoca di Kingdom Hearts II di Birth by Sleep esisteva solo un’idea non ancora ben definita, in Days il fatto che non abbiano detto niente o che non abbiano reagito in qualche modo può essere giustificato col fatto che Axel e Saïx avevano i loro piani all’interno dell’Organizzazione, per cui non sarebbe stato saggio lasciar trapelare di sapere qualcosa. Specie conoscendo che Xemnas stava cercando nello stesso momento la camera nascosta nel Castello dell’Oblio.

Con Kingdom Hearts è molto facile scrivere nonsense, quindi sto facendo davvero ancora tante ricerche (per questa fanfic e per quelle successive), sto rileggendo tante interviste, sto guardando i video decine di volte e sto integrando la storia con la lettura del manga di Amano e con le novel di Kanemaki.

Indi vi sorbirete fino alla fine questo dramma filosofico sulle implicazioni del non avere un cuore.

   
 
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