Guarda che luna.
Harry non riusciva a dormire quella sera.
Era alla Tana ed era estate, ma non faceva
particolarmente caldo, una brezza leggera entrava dalla finestra
facendo
tintinnare leggermente lo scacciapensieri appeso.
Suoni lievi ed eterei che non sembravano nemmeno reali,
quasi come se l’universo gli stesse cantando una ninna nanna
per invitarlo a
riposare, Harry non ci riusciva.
Sul letto di fortuna accanto al suo Ron russava sereno, i
lineamenti – illuminati dalla luce della luna –
erano rilassati e indifesi come
quelli di un bambino. Nulla lo turbava, nemmeno la grande missione che
gli era
stata assegnata.
Forse perché non era coinvolto a un livello profondamente
affettivo, i suoi genitori e i suoi fratelli riposavano vivi e vegeti
nelle
varie stanze della casa, avevano progetti, primo fra tutti il
matrimonio tra
Bill e Fleur. I genitori di Harry giacevano in una tomba, sordi a ogni
richiamo
della vita, sordi a lui e ai suoi problemi.
Erano successe molte cose durante quell’anno: aveva visto
spezzoni della vita di Tom Riddle prima che diventasse Voldemort e la
sua
ossessione nel voler scoprire di essere figlio di un grande mago o
strega.
Ossessioni da orfano e lui in un certo senso le capiva e
questo lo disgustava, era un legame più tangibile e
pericoloso del nucleo
comune delle loro bacchette e della connessione tra le loro menti.
Poi c’era la rivelazione dell’esistenza degli
horcrux e
il viaggio terribile in quella grotta umida e tetra, abitata da Inferi
che
proteggevano il prezioso frammento dell’anima del Signore
Oscuro.
Un viaggio terribile e inutile, visto che qualcuno aveva
già trovato quello che lui e Silente cercavano.
Silente.
Solo ora che lui era morto Harry si era reso conto su
quanto facesse affidamento su di lui, quando i puzzle delle sue teorie
non
combaciavano il preside sapeva come sistemarli, ma anche lui se ne era
andato.
E lui era solo con una missione disperata, distruggere
gli horcrux, e una profezia che pendeva su di lui come una sentenza di
morte.
'Uno dovrà morire
per mano dell'altro, perché nessuno dei due può
vivere se l'altro sopravvive…’
Harry aveva sempre saputo che il suo destino era
intrecciato a quello del Signore Oscuro e sapere che era lui quello a
cui
toccava il compito di sconfiggerlo non lo aveva sorpreso più
di tanto.
Il fatto era che Voldemort era un mago potentissimo e lui
solo un ragazzino di diciassette anni con conoscenze non ancora
complete della
magia, ogni volta che si erano incontrati la sua bacchetta gli era
parsa solo
un misero pezzo di legno comparato alla potenza dell’altro.
Distruggere gli horcrux lo avrebbe aiutato, il problema
era che né lui né Silente sapevano dove fossero e
uno era un oggetto ignoto.
Era questo che non lo faceva dormire, aveva imboccato un
sentiero così pieno di incognite che non sapeva se ne
sarebbe uscito vivo o,
per meglio dire, era stato messo su quel sentiero senza
possibilità di scelta.
Voldemort l’aveva designato come suo pari e nemico
uccidendo i suoi genitori e non quelli di Neville Paciock, lui che era un mezzosangue.
Che cosa aveva più di Riddle?
Il preside gli avrebbe detto che era l’amore, ma
l’amore
non aveva salvato i suoi genitori, non aveva protetto il suo mentore
dall’incantesimo di Piton.
Al momento l’amore gli appariva sopravalutato e fonte di
dolore, perché per via della sua missione aveva dovuto
lasciare Ginny. Lei
doveva restare al sicuro e sicuro significava lontano da lui per quanto
facesse
male.
Forse Silente si sbagliava, forse l’amore non era una
gran cosa, ma solo fonte di dolore.
Ron dormiva tranquillo, chissà come si immaginava la loro
missione…
Le poche volte che ne avevano parlato gli era sembrato
entusiasta, ma anche terribilmente ingenuo sulla difficoltà
e sul tempo. Forse
credeva che Silente gli avesse lasciato delle indicazioni segrete, ma
il
preside era sempre avaro di risposte e di verità. Tutto
quello che sapeva lo
aveva detto ai suoi amici ed era terribilmente poco.
E qualcuno era già rimasto coinvolto e aveva pagato per
metterlo al sicuro, Malocchio ed Edvige erano morti, George aveva perso
un
orecchio e non sapevano nulla degli horcrux.
Ron e Hermione erano più in pericolo con lui che da soli,
ma sapeva che lasciarli indietro sarebbe stato impossibile, quei due
non glielo
avrebbero mai permesso.
Ora che era solo nel cuore della notte poteva prendere le
sue cose e andarsene, ma questo significava entrare nella camera di
Hermione e
Ginny, frugare come un ladro per trovarle e non gli andava di farsi
scoprire
nella camera delle ragazze da qualcuno dei Weasley, soprattutto da Ron.
Ron era molto geloso della sua sorellina e così lui,
Harry, si ritrovava chiuso nella Tana come se fosse una prigione e
impossibilitato a dormire.
Era grato alla famiglia Weasley di averlo accolto, ma in
quel momento aveva bisogno di stare da solo, così si mise un
paio di jeans e
una maglietta, prese la sua bacchetta e uscì dalla stanza,
scese con attenzione
le scale, attraversò il primo piano deserto e finalmente fu
fuori.
Con la bacchetta stretta in mano – sapeva che maghi
oscuri potevano aggirarsi da quelle parti –
cominciò a camminare in giardino
sotto una grande luna bianca che illuminava tutto a giorno.
Passò accanto allo stagno e sentì i rumori degli
gnomi
che tornavano a infestare, a lui non importava, voleva solo camminare e
così
fece.
Senza sapere come uscì dal giardino di casa Weasley e
dagli incantesimi protettivi, si incamminò su per una dolce
collina, l’aria
calda non gli dava fastidio, lo faceva quasi sentire parte del mondo
dei
normali.
Arrivato in cima si sedette su un masso tra l’erba e i
fiori bianchi e gialli che dondolavano leggeri alla brezza notturna.
Harry chiuse gli occhi e cercò di svuotare la mente come
gli aveva insegnato secoli fa quel maledetto di Piton: il traditore,
l’assassino di Silente.
Stranamente gli riuscì, si sentiva galleggiare nel nulla,
la sua mente era sotto di lui – un groviglio di fili e
ricordi – la connessione
con Voldemort era una porta socchiusa nemmeno troppo minacciosa a
quell’altezza.
Forse poteva varcarla e scoprire i piani del suo nemico, ma i tentativi
precedenti gli avevano insegnato che era un territorio in cui era
esposto e
facilmente individuabile. Voldemort sapeva muoversi di soppiatto nelle
mente
altrui, lui no.
L’ultima volta era successo Sirius era morto per quello e
per la sua mania di fare l’eroe e salvare tutti.
“Harry!”
La voce di qualcuno nel mondo reale lo strappò da quel mondo.
Si ritrovò a fronteggiare i grandi occhi azzurro pallido
di Luna Lovegood.
“Luna, cosa ci fai qui?”
Le chiese stupito.
“Io abito dall’altro lato di questa collina, io e i
Weasley siamo quasi vicini di casa.”
Gli rispose con un sorriso.
“Come mai sei qui, Harry?
Avevi una faccia così assorta.”
“Io avevo bisogno di riflettere e sono uscito a fare una
passeggiata.”
“È una buona idea.”
Si rese conto che Luna era scalza e indossava una coroncina di
margherite.
“E tu? Perché sei qui?”
Si aspettava una delle sue strane risposte del tipo la ricerca di
qualche
animale inesistente.
“Mi piace camminare quando c’è la luna
piena, dicono che
abbia influssi benefici e che ti faccia capire meglio la natura e
quello che ti
circonda.”
“Capisco. La coroncina ti sta molto bene.”
Lei sorrise dolce e distratta allo stesso tempo.
“Grazie, sei molto gentile.
Sei sempre molto gentile, io lo apprezzo molto.”
“Non mi pesa, mi viene naturale.
Sei una persona a cui voglio bene.”
Lei si sedette accanto a lui.
“Anche io te ne voglio.”
Rimasero in silenzio, ammirando il panorama notturno dalla cima della
collina.
“Cosa ti turba Harry?
Di solito non sei così.”
“Non posso parlartene, sarebbe pericoloso e Silente me lo ha
proibito.”
“Ok, puoi anche non scendere nei dettagli. Io non ne
parlerò a nessuno, so mantenere un segreto.”
Harry la guardò, Luna era così strana, ma anche
così dolce e sensibile che non
dubitava delle sue parole.
C’erano state delle volte che i suoi occhi azzurri
avevano compreso le sue esigenze prima di tutti gli altri e gli avevano
fatto
capire che dietro l’aria svagata c’era una persona
attenta ai bisogni dei suoi
amici.
Forse l’aria svagata era una maschera che lei aveva
creato per proteggersi.
“Silente mi ha chiesto di cercare delle cose, cose utili
a distruggere Voldemort, ma mi ha lasciato pochissimi indizi e io non
so cosa
fare. Hermione e Ron sanno di cosa si tratta perché Silente
mi aveva
autorizzato a parlargliene e ora vogliono venire con me.”
“Non è una bella cosa?
Insieme è più facile affrontare qualcosa che ci
spaventa.”
“In un certo senso lo è e tu hai ragione, ma io ho
paura,
Luna.
Non per me, ho sempre saputo che alla fine quello che
doveva battersi contro di lui ero io e solo io, ma per loro. Non voglio
metterli in pericolo e non ho idea di quanto durerà questa
ricerca visto quanto
poco so io, loro credono che io abbia un piano e che abbia detto loro
solo le
cose in linea generale.
Si sbagliano, un piano non ce l’ho ancora, non uno a
lungo termine almeno e ho detto loro tutto quello che sapevo.
Mi piacerebbe potermene andare da solo e non mettere
nessuno in pericolo.”
Luna strinse una mano tra le sue.
“Non farlo, Harry.
Se Silente ti ha permesso di parlare a Ron e Hermione di
questi oggetti significa che non voleva che tu portassi tutto il peso
da solo,
che avessi degli amici a sostenerti.
Se te ne andassi li feriresti e potresti pentirtene.
A volte penso che ci sia un disegno più grande e che le
cose non accadano per caso, se li hai incontrati e Silente li ha
ritenuti
meritevoli di custodire un segreto così importante significa
che doveva andare
così, che anche loro hanno una parte da svolgere. Sarebbe
egoista
togliergliela.”
“Ma i pericoli?”
“Io sono sicura che anche loro lo sappiano.
Sanno che non sarà facile e che potrebbero persino
morire, ma sanno anche che è per un bene più
grande, che è per proteggere il
nostro mondo.
Vuoi un mondo dove tu-sai-chi domini per sempre e in cui
la magia sia il privilegio di pochi e che queste persone si sentano in
dovere
di tiranneggiare sui babbani per questo?
Ucciderli e torturarli per divertimento, renderli
schiavi?
Non è una società giusta, Silente lo sapeva e lo
sai
anche tu.
Lo sapevano i tuoi genitori e lo sanno anche Ron e
Hermione.”
Harry la guardò confuso.
“Cosa c’entrano i miei?”
“I tuoi genitori facevano parte dell’Ordine della
Fenice, no?
Sapevano che era pericoloso, ma non hanno smesso di
lottare perché volevano che tu, io, la nostra generazione
crescesse in un mondo
migliore.”
“Ma sono morti, Luna.”
“La morte è solo un orizzonte, un velo che tutti
dobbiamo attraversare prima o
poi e a volte come moriamo fa la differenza. I tuoi potevano smettere
di combattere
perché c’eri tu, ma non lo hanno fatto proprio per
te. Il loro sacrificio è
stato un atto d’amore ed è quello che ti ha
protetto, ti ha reso speciale, ti
ha reso quello che sei.
Io credo che proprio questa eredità che ti hanno lasciato
sarà quello che ti consentirà di uccidere
tu-sai-chi, mio padre dice sempre che
tu sai chi non capisce cosa sia l’amore.
Tu sei stato forgiato dall’amore che le persone intorno a
te ti hanno donato.
Puoi farcela, Harry.
Credici, è nel tuo cuore e il cuore di un Grifondoro
dovrebbe essere coraggioso, no?”
Harry sorrise.
“Sì, il cuore di un Grifondoro è
coraggioso, ma penso
anche alle persone che sono morte per me.”
“Anche io penso a mia madre.”
“Davvero?”
“Sì. Penso che è morta
perché voleva scoprire qualcosa di nuovo e questo mi
spinge ad andare avanti e a cercare a mia volta qualcosa. Quando sono
triste
ripenso ai momenti che abbiamo trascorso insieme e mi sembra di
sentirla qui
accanto a me, che mi guarda e mi sorride, orgogliosa di me.
I corpi muoiono, ma le anime no e soprattutto non muoiono
i ricordi e quanto ci hanno insegnato.”
Harry rimase in silenzio, meditando sulle parole di Luna
che, non per la prima volta, si erano dimostrate acute e piene di
verità. Tutti
quelli che se ne erano andati gli avevano lasciato qualcosa –
ricordi e
insegnamenti – e finché lui sarebbe stato vivo
probabilmente lo sarebbero stati
in qualche modo anche loro.
Da qualche parte aveva letto che un essere umano muore
solo quando non c’è più nessuno che si
ricordi di lui e Harry era vivo e pronto
a combattere.
Non poteva lasciare che le morti che si erano succedute – i
suoi genitori,
Sirius, Silente, Malocchio – fossero vane, doveva lottare
anche per loro e in
quel momento si sentì molto vicino ai suoi genitori.
Anche loro dovevano avere affrontato lo stesso dilemma
anni prima: nascondersi e prendersi cura di Harry in
clandestinità mentre il
mondo andava a rotoli o provare a dare a loro figlio un futuro migliore?
Avevano scelto la seconda opzione fino al sacrificio
estremo ed era questo che lo rendeva così diverso
– e forte in un certo senso –
rispetto a Voldemort. Tom Riddle in vita sua non aveva provato
l’amore che una
madre sa dare (la sua era morta, troppo stanca per continuare a vivere
nonostante il figlio appena partorito), la forza di un padre (il suo
non aveva
voluto sapere di quel figlio frutto di un inganno) o
l’affetto di veri amici.
Sotto molti punti di vista il Signore Oscuro era più
debole e povero di lui, nessuno si sarebbe sacrificato per salvarlo
perché la
paura era tutto quello che aveva seminato nella sua vita.
Harry sorrise.
“Va meglio?”
Chiese premurosa Luna.
“Sì, molto. Grazie, Luna.
Adesso grazie a te vedo le cose in una prospettiva
leggermente diversa.”
Lei gli rivolse il suo sorriso svagato.
“Noi Corvonero siamo abili a creare nuove prospettive,
lavoriamo molto con la mente seguendo sia i percorsi più
logici che quelli più
creativi.”
“Me ne sono accorto.”
Luna rimase un attimo in silenzio.
“Visto che tu mi hai raccontato il tuo segreto, io ti
racconterò il mio.
Come saprai Piton è stato nominato preside di
Hogwarts.”
Harry annuì rapido.
Sentiva ancora la rabbia artigliargli le viscere pensando a come
quell’uomo
aveva ucciso a sangue freddo Silente, l’unico che gli aveva
concesso una
seconda possibilità con il passato da ex Mangiamorte che si
ritrovava.
Come aveva potuto quel viscido essere tradire la sua
fiducia a quel modo?
“Beh, io e Neville ci siamo sentiti quest’estate.
Abbiamo
usato un codice nostro per organizzare una resistenza a Hogwarts in
modo che
quell’uomo non l’abbia vinta.”
“Ma potrebbe essere pericoloso.”
“Sì, ma ne vale la pena.
Sai cosa motiva la gente ad andare avanti e a ribellarsi?
La speranza.
Quando tu ti comportavi in modo diciamo eroico, come
quando hai creato l’Esercito di Silente, ci facevi sentire
forti e coraggiosi.
Adesso tocca a noi farlo per gli altri, perché tu non ci
sarai.”
Il sorriso della ragazzo passò da svagato a furbo.
“Ok, non posso impedirvelo, ma non fatevi uccidere. Tengo
molto a voi due, siete miei amici.”
“E tu sei nostro amico e ne siamo felici perché
hai permesso a due perdenti di
riscattarsi.”
“Non siete perdenti!”
Reagì con veemenza Harry, Luna mantenne il suo sorriso furbo.
“Un’ultima cosa: ricordati che a Hogwarts chi cerca
aiuto
lo trova sempre.
Non so dove ti porterà la tua ricerca, ma potresti avere
bisogno della tua vecchia scuola.”
“Lo terrò presente.”
Il silenzio calò su di loro, ma non era opprimente.
Al contrario era il silenzio confortevole di due persone
che hanno parlato di qualcosa di doloroso e se ne sentono liberate.
Luna alzò gli occhi e Harry per un attimo vi si perse:
erano azzurri, una tonalità molto chiara, e vi si
riflettevano le stelle. Era
come guardare in due piccole e strane pietre preziose.
Successe in un attimo, le labbra di Luna erano sulle sue
con un tocco delicato, lui sobbalzò, ma poi
approfondì quel contatto. Sentiva
di averne bisogno.
Era diverso rispetto a quando baciava Ginny, con lei
erano scintille e passione, era coinvolto a livello quasi animale,
nemmeno
fossero due calamite.
Luna invece qualcosa di mistico e rassicurante, una
dolcezza che si traduceva in movimenti lenti, con lei si sentiva
connesso a
livello mentale.
Era come galleggiare nel cielo, tra le galassie e i
pianeti.
Quando si staccarono Harry fece per dire qualcosa, ma lei
gli appoggio un dito sulle labbra.
“Lo so che non sono io la persona che vuoi, tu ami Ginny
e lo accetto.
L’ho sempre saputo, ma ho voluto baciarti lo stesso
perché volevo farlo.
Volevo avere una ragione, un ricordo bello a cui pensare
quando le cose andranno male, perché quest’anno
soffrirò ed è inutile fingere
che non accadrà.
Questo sarà il mio rifugio, la ragione per cui
continuerò
a combattere.”
Luna rimase un attimo in silenzio.
“Mi piace pensare che in un altro mondo io e te potremmo
stare insieme, credi che sia possibile?
Che negli infiniti universi paralleli generati dalle
nostre decisioni ce ne sia uno in cui Harry e Luna sono fidanzati e
felici?”
Harry rimase un attimo in silenzio, erano le tipiche
domande di Luna che di solito lo trovavano impreparato, ma questa volta
sapeva
la risposta.
“Penso che sì, sia possibile.”
Lei sorrise e non disse nulla.
“Io torno alla Tana, se dovessero scoprire che sono
scappato si scatenerebbe il finimondo.”
“E io torno a casa mia.”
“Ci vediamo al matrimonio di Bill e Fleur.”
“Sì.”
Si abbracciarono un’ultima volta e poi Harry percorse la
strada che portava
alla casa di Ron.
La sottile attrazione verso Luna finalmente aveva avuto
un suo sfogo e per quei minuti si era sentito libero e felice.
Forse anche lui avrebbe potuto trasformarlo nel suo luogo
felice, nella forza sotterranea che avrebbe guidato le sue azioni.
Era un tipo di amore diverso che non sminuiva quello che
provava per Ginny, ma decise che non gliel’avrebbe mai detto,
impetuosa com’era
non avrebbe mai capito.
Rientrò in casa e poi risalì in camera sua e si
sdraiò a
letto.
Ripensò a quello che era successo e si addormentò
sorridendo.
Una piccola luce si era accesa nel suo cuore e non si
sarebbe spenta mai più.
Non avrebbe mai tolto nulla all’amore che provava per
Ginny e all’amicizia verso Ron ed Hermione perché
aveva qualcosa di molto
diverso.
Luna aveva acceso la speranza dentro di lui.
Da quella notte successero molte
cose.
Ci fu la caccia agli horcrux che finì per intrecciarsi
con la ricerca dei doni della morte, tanto da risultare assolutamente
impossibile separare le due cose a un certo punto.
Ci fu la fuga di Ron, visitare le tombe dei suoi genitori
a Godric Hollow, il ritorno di Ron, le sevizie a villa Malfoy, la morte
di
Dobby e di tante altre persone amate.
Ci fu anche la sua morte.
Una volta avuta in mano la Pietra della Resurrezione
aveva capito che accogliere la morte a braccia aperte –
aprirsi alla chiusura –
sarebbe stata la sua salvezza.
Così facendo Voldemort non si sarebbe accorto che invece
di uccidere Harry avrebbe ucciso quella piccola parte di lui che viveva
nel
ragazzo. Voldemort non aveva mai sospettato che Harry fosse
l’unico horcrux che
non aveva mai avuto l’intenzione di creare.
Voldemort venne infine sconfitto e il mondo della maglia
poté festeggiare e rimboccarsi le maniche per cominciare una
nuova era di pace.
E quella luce era sempre stata dentro di lui a fargli
compagnia, soprattutto nei momenti più bui.
Il suo segreto più prezioso che non aveva mai rivelato a
nessuno e che si sarebbe portato nella tomba.
La sua vita dopo la battaglia era proseguita al meglio,
era diventato Auror, aveva sposato Ginny, coronando un sogno che
credeva
impossibile nelle sue ore più buie.
Lentamente e con il suo duro lavoro era riuscito a
diventare Capo del Dipartimento Auror, il suo matrimonio era felice.
Aveva avuto tre figli – James, Albus e Lily – e
aveva
cresciuto il figlio di Lupin e Tonks, di cui era padrino.
Teddy era un bravo ragazzo, lo amava come un padre e i
suoi figli lo consideravano una sorta di fratello maggiore.
La sua vita era felice.
In quanto a Luna aveva finalmente scoperto una creatura
che si credevano immaginaria, si era sposata e Harry sapeva che era
felice
anche lei.
Quello avvenuto in quella magica notte d’estate lo aveva
reso una persona migliore, in qualche modo gli aveva fatto intuire che
in tutti
o quasi esisteva del buono. Era stata una delle ragioni che lo aveva
portato a
perdonare Draco Malfoy e a rendere ancora più pieno il
sacrificio di Piton.
L’uomo che aveva odiato quella notte per anni non aveva
fatto che aiutare Silente per amore di sua madre, era per questo che
aveva dato
ad Albus Severus come secondo nome .
Era stata la molla che lo aveva fatto sussurrare ad Albus
che non sarebbe stato un problema se fosse stato sorteggiato a
Serpeverde, che
la sua famiglia lo accettava comunque.
Persino nella casa che più aveva dato maghi oscuri
esistevano persone buone e non accecate dall’ideologia del
sangue puro.
Quella stessa fiammella lo fece sorridere mentre
l’Espresso per Hogwarts si allontanava con a bordo il suo
secondogenito. Si
sfiorò la cicatrice sulla fronte.
Da diciannove anni non gli faceva più male, era diventata
una ferita quasi comune.
Andava tutto bene e Harry sapeva di dover ringraziare
Luna.
Era stata lei la sua speranza.
Era stata la sua luce che gli aveva illuminato il
cammino.
Un destino scritto nel nome.