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Autore: Layla    18/03/2018    1 recensioni
"Era un tipo di amore diverso che non sminuiva quello che provava per Ginny, ma decise che non gliel’avrebbe mai detto, impetuosa com’era non avrebbe mai capito.
Rientrò in casa e poi risalì in camera sua e si sdraiò a letto.
Ripensò a quello che era successo e si addormentò sorridendo.
Una piccola luce si era accesa nel suo cuore e non si sarebbe spenta mai più.
Non avrebbe mai tolto nulla all’amore che provava per Ginny e all’amicizia verso Ron ed Hermione perché aveva qualcosa di molto diverso.
Luna aveva acceso la speranza dentro di lui.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Luna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Guarda che luna.


Harry non riusciva a dormire quella sera.
Era alla Tana ed era estate, ma non faceva particolarmente caldo, una brezza leggera entrava dalla finestra facendo tintinnare leggermente lo scacciapensieri appeso.
Suoni lievi ed eterei che non sembravano nemmeno reali, quasi come se l’universo gli stesse cantando una ninna nanna per invitarlo a riposare, Harry non ci riusciva.
Sul letto di fortuna accanto al suo Ron russava sereno, i lineamenti – illuminati dalla luce della luna – erano rilassati e indifesi come quelli di un bambino. Nulla lo turbava, nemmeno la grande missione che gli era stata assegnata.
Forse perché non era coinvolto a un livello profondamente affettivo, i suoi genitori e i suoi fratelli riposavano vivi e vegeti nelle varie stanze della casa, avevano progetti, primo fra tutti il matrimonio tra Bill e Fleur. I genitori di Harry giacevano in una tomba, sordi a ogni richiamo della vita, sordi a lui e ai suoi problemi.
Erano successe molte cose durante quell’anno: aveva visto spezzoni della vita di Tom Riddle prima che diventasse Voldemort e la sua ossessione nel voler scoprire di essere figlio di un grande mago o strega.
Ossessioni da orfano e lui in un certo senso le capiva e questo lo disgustava, era un legame più tangibile e pericoloso del nucleo comune delle loro bacchette e della connessione tra le loro menti.
Poi c’era la rivelazione dell’esistenza degli horcrux e il viaggio terribile in quella grotta umida e tetra, abitata da Inferi che proteggevano il prezioso frammento dell’anima del Signore Oscuro.
Un viaggio terribile e inutile, visto che qualcuno aveva già trovato quello che lui e Silente cercavano.
Silente.
Solo ora che lui era morto Harry si era reso conto su quanto facesse affidamento su di lui, quando i puzzle delle sue teorie non combaciavano il preside sapeva come sistemarli, ma anche lui se ne era andato.
E lui era solo con una missione disperata, distruggere gli horcrux, e una profezia che pendeva su di lui come una sentenza di morte.
'Uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive…’
Harry aveva sempre saputo che il suo destino era intrecciato a quello del Signore Oscuro e sapere che era lui quello a cui toccava il compito di sconfiggerlo non lo aveva sorpreso più di tanto.
Il fatto era che Voldemort era un mago potentissimo e lui solo un ragazzino di diciassette anni con conoscenze non ancora complete della magia, ogni volta che si erano incontrati la sua bacchetta gli era parsa solo un misero pezzo di legno comparato alla potenza dell’altro.
Distruggere gli horcrux lo avrebbe aiutato, il problema era che né lui né Silente sapevano dove fossero e uno era un oggetto ignoto.
Era questo che non lo faceva dormire, aveva imboccato un sentiero così pieno di incognite che non sapeva se ne sarebbe uscito vivo o, per meglio dire, era stato messo su quel sentiero senza possibilità di scelta.
Voldemort l’aveva designato come suo pari e nemico uccidendo i suoi genitori e non quelli di Neville Paciock, lui  che era un mezzosangue.
Che cosa aveva più di Riddle?
Il preside gli avrebbe detto che era l’amore, ma l’amore non aveva salvato i suoi genitori, non aveva protetto il suo mentore dall’incantesimo di Piton.
Al momento l’amore gli appariva sopravalutato e fonte di dolore, perché per via della sua missione aveva dovuto lasciare Ginny. Lei doveva restare al sicuro e sicuro significava lontano da lui per quanto facesse male.
Forse Silente si sbagliava, forse l’amore non era una gran cosa, ma solo fonte di dolore.
Ron dormiva tranquillo, chissà come si immaginava la loro missione…
Le poche volte che ne avevano parlato gli era sembrato entusiasta, ma anche terribilmente ingenuo sulla difficoltà e sul tempo. Forse credeva che Silente gli avesse lasciato delle indicazioni segrete, ma il preside era sempre avaro di risposte e di verità. Tutto quello che sapeva lo aveva detto ai suoi amici ed era terribilmente poco.
E qualcuno era già rimasto coinvolto e aveva pagato per metterlo al sicuro, Malocchio ed Edvige erano morti, George aveva perso un orecchio e non sapevano nulla degli horcrux.
Ron e Hermione erano più in pericolo con lui che da soli, ma sapeva che lasciarli indietro sarebbe stato impossibile, quei due non glielo avrebbero mai permesso.
Ora che era solo nel cuore della notte poteva prendere le sue cose e andarsene, ma questo significava entrare nella camera di Hermione e Ginny, frugare come un ladro per trovarle e non gli andava di farsi scoprire nella camera delle ragazze da qualcuno dei Weasley, soprattutto da Ron.
Ron era molto geloso della sua sorellina e così lui, Harry, si ritrovava chiuso nella Tana come se fosse una prigione e impossibilitato a dormire.
Era grato alla famiglia Weasley di averlo accolto, ma in quel momento aveva bisogno di stare da solo, così si mise un paio di jeans e una maglietta, prese la sua bacchetta e uscì dalla stanza, scese con attenzione le scale, attraversò il primo piano deserto e finalmente fu fuori.
Con la bacchetta stretta in mano – sapeva che maghi oscuri potevano aggirarsi da quelle parti – cominciò a camminare in giardino sotto una grande luna bianca che illuminava tutto a giorno.
Passò accanto allo stagno e sentì i rumori degli gnomi che tornavano a infestare, a lui non importava, voleva solo camminare e così fece.
Senza sapere come uscì dal giardino di casa Weasley e dagli incantesimi protettivi, si incamminò su per una dolce collina, l’aria calda non gli dava fastidio, lo faceva quasi sentire parte del mondo dei normali.
Arrivato in cima si sedette su un masso tra l’erba e i fiori bianchi e gialli che dondolavano leggeri alla brezza notturna.
Harry chiuse gli occhi e cercò di svuotare la mente come gli aveva insegnato secoli fa quel maledetto di Piton: il traditore, l’assassino di Silente.
Stranamente gli riuscì, si sentiva galleggiare nel nulla, la sua mente era sotto di lui – un groviglio di fili e ricordi – la connessione con Voldemort era una porta socchiusa nemmeno troppo minacciosa a quell’altezza. Forse poteva varcarla e scoprire i piani del suo nemico, ma i tentativi precedenti gli avevano insegnato che era un territorio in cui era esposto e facilmente individuabile. Voldemort sapeva muoversi di soppiatto nelle mente altrui, lui no.
L’ultima volta era successo Sirius era morto per quello e per la sua mania di fare l’eroe e salvare tutti.
“Harry!”
La voce di qualcuno nel mondo reale lo strappò da quel mondo.
Si ritrovò a fronteggiare i grandi occhi azzurro pallido di Luna Lovegood.
“Luna, cosa ci fai qui?”
Le chiese stupito.
“Io abito dall’altro lato di questa collina, io e i Weasley siamo quasi vicini di casa.”
Gli rispose con un sorriso.
“Come mai sei qui, Harry?
Avevi una faccia così assorta.”
“Io avevo bisogno di riflettere e sono uscito a fare una passeggiata.”
“È una buona idea.”
Si rese conto che Luna era scalza e indossava una coroncina di margherite.
“E tu? Perché sei qui?”
Si aspettava una delle sue strane risposte del tipo la ricerca di qualche animale inesistente.
“Mi piace camminare quando c’è la luna piena, dicono che abbia influssi benefici e che ti faccia capire meglio la natura e quello che ti circonda.”
“Capisco. La coroncina ti sta molto bene.”
Lei sorrise dolce e distratta allo stesso tempo.
“Grazie, sei molto gentile.
Sei sempre molto gentile, io lo apprezzo molto.”
“Non mi pesa, mi viene naturale.
Sei una persona a cui voglio bene.”
Lei si sedette accanto a lui.
“Anche io te ne voglio.”
Rimasero in silenzio, ammirando il panorama notturno dalla cima della collina.
“Cosa ti turba Harry?
Di solito non sei così.”
“Non posso parlartene, sarebbe pericoloso e Silente me lo ha proibito.”
“Ok, puoi anche non scendere nei dettagli. Io non ne parlerò a nessuno, so mantenere un segreto.”
Harry la guardò, Luna era così strana, ma anche così dolce e sensibile che non dubitava delle sue parole.
C’erano state delle volte che i suoi occhi azzurri avevano compreso le sue esigenze prima di tutti gli altri e gli avevano fatto capire che dietro l’aria svagata c’era una persona attenta ai bisogni dei suoi amici.
Forse l’aria svagata era una maschera che lei aveva creato per proteggersi.
“Silente mi ha chiesto di cercare delle cose, cose utili a distruggere Voldemort, ma mi ha lasciato pochissimi indizi e io non so cosa fare. Hermione e Ron sanno di cosa si tratta perché Silente mi aveva autorizzato a parlargliene e ora vogliono venire con me.”
“Non è una bella cosa?
Insieme è più facile affrontare qualcosa che ci spaventa.”
“In un certo senso lo è e tu hai ragione, ma io ho paura, Luna.
Non per me, ho sempre saputo che alla fine quello che doveva battersi contro di lui ero io e solo io, ma per loro. Non voglio metterli in pericolo e non ho idea di quanto durerà questa ricerca visto quanto poco so io, loro credono che io abbia un piano e che abbia detto loro solo le cose in linea generale.
Si sbagliano, un piano non ce l’ho ancora, non uno a lungo termine almeno e ho detto loro tutto quello che sapevo.
Mi piacerebbe potermene andare da solo e non mettere nessuno in pericolo.”
Luna strinse una mano tra le sue.
“Non farlo, Harry.
Se Silente ti ha permesso di parlare a Ron e Hermione di questi oggetti significa che non voleva che tu portassi tutto il peso da solo, che avessi degli amici a sostenerti.
Se te ne andassi li feriresti e potresti pentirtene.
A volte penso che ci sia un disegno più grande e che le cose non accadano per caso, se li hai incontrati e Silente li ha ritenuti meritevoli di custodire un segreto così importante significa che doveva andare così, che anche loro hanno una parte da svolgere. Sarebbe egoista togliergliela.”
“Ma i pericoli?”
“Io sono sicura che anche loro lo sappiano.
Sanno che non sarà facile e che potrebbero persino morire, ma sanno anche che è per un bene più grande, che è per proteggere il nostro mondo.
Vuoi un mondo dove tu-sai-chi domini per sempre e in cui la magia sia il privilegio di pochi e che queste persone si sentano in dovere di tiranneggiare sui babbani per questo?
Ucciderli e torturarli per divertimento, renderli schiavi?
Non è una società giusta, Silente lo sapeva e lo sai anche tu.
Lo sapevano i tuoi genitori e lo sanno anche Ron e Hermione.”
Harry la guardò confuso.
“Cosa c’entrano i miei?”
“I tuoi genitori facevano parte dell’Ordine della Fenice, no?
Sapevano che era pericoloso, ma non hanno smesso di lottare perché volevano che tu, io, la nostra generazione crescesse in un mondo migliore.”
“Ma sono morti, Luna.”
“La morte è solo un orizzonte, un velo che tutti dobbiamo attraversare prima o poi e a volte come moriamo fa la differenza. I tuoi potevano smettere di combattere perché c’eri tu, ma non lo hanno fatto proprio per te. Il loro sacrificio è stato un atto d’amore ed è quello che ti ha protetto, ti ha reso speciale, ti ha reso quello che sei.
Io credo che proprio questa eredità che ti hanno lasciato sarà quello che ti consentirà di uccidere tu-sai-chi, mio padre dice sempre che tu sai chi non capisce cosa sia l’amore.
Tu sei stato forgiato dall’amore che le persone intorno a te ti hanno donato.
Puoi farcela, Harry.
Credici, è nel tuo cuore e il cuore di un Grifondoro dovrebbe essere coraggioso, no?”
Harry sorrise.
“Sì, il cuore di un Grifondoro è coraggioso, ma penso anche alle persone che sono morte per me.”
“Anche io penso a mia madre.”
“Davvero?”
“Sì. Penso che è morta perché voleva scoprire qualcosa di nuovo e questo mi spinge ad andare avanti e a cercare a mia volta qualcosa. Quando sono triste ripenso ai momenti che abbiamo trascorso insieme e mi sembra di sentirla qui accanto a me, che mi guarda e mi sorride, orgogliosa di me.
I corpi muoiono, ma le anime no e soprattutto non muoiono i ricordi e quanto ci hanno insegnato.”
Harry rimase in silenzio, meditando sulle parole di Luna che, non per la prima volta, si erano dimostrate acute e piene di verità. Tutti quelli che se ne erano andati gli avevano lasciato qualcosa – ricordi e insegnamenti – e finché lui sarebbe stato vivo probabilmente lo sarebbero stati in qualche modo anche loro.
Da qualche parte aveva letto che un essere umano muore solo quando non c’è più nessuno che si ricordi di lui e Harry era vivo e pronto a combattere.
Non poteva lasciare che le morti che si erano succedute – i suoi genitori, Sirius, Silente, Malocchio – fossero vane, doveva lottare anche per loro e in quel momento si sentì molto vicino ai suoi genitori.
Anche loro dovevano avere affrontato lo stesso dilemma anni prima: nascondersi e prendersi cura di Harry in clandestinità mentre il mondo andava a rotoli o provare a dare a loro figlio un futuro migliore?
Avevano scelto la seconda opzione fino al sacrificio estremo ed era questo che lo rendeva così diverso – e forte in un certo senso – rispetto a Voldemort. Tom Riddle in vita sua non aveva provato l’amore che una madre sa dare (la sua era morta, troppo stanca per continuare a vivere nonostante il figlio appena partorito), la forza di un padre (il suo non aveva voluto sapere di quel figlio frutto di un inganno) o l’affetto di veri amici.
Sotto molti punti di vista il Signore Oscuro era più debole e povero di lui, nessuno si sarebbe sacrificato per salvarlo perché la paura era tutto quello che aveva seminato nella sua vita.
Harry sorrise.
“Va meglio?”
Chiese premurosa Luna.
“Sì, molto. Grazie, Luna.
Adesso grazie a te vedo le cose in una prospettiva leggermente diversa.”
Lei gli rivolse il suo sorriso svagato.
“Noi Corvonero siamo abili a creare nuove prospettive, lavoriamo molto con la mente seguendo sia i percorsi più logici che quelli più creativi.”
“Me ne sono accorto.”
Luna rimase un attimo in silenzio.
“Visto che tu mi hai raccontato il tuo segreto, io ti racconterò il mio.
Come saprai Piton è stato nominato preside di Hogwarts.”
Harry annuì rapido.
Sentiva ancora la rabbia artigliargli le viscere pensando a come quell’uomo aveva ucciso a sangue freddo Silente, l’unico che gli aveva concesso una seconda possibilità con il passato da ex Mangiamorte che si ritrovava.
Come aveva potuto quel viscido essere tradire la sua fiducia a quel modo?
“Beh, io e Neville ci siamo sentiti quest’estate. Abbiamo usato un codice nostro per organizzare una resistenza a Hogwarts in modo che quell’uomo non l’abbia vinta.”
“Ma potrebbe essere pericoloso.”
“Sì, ma ne vale la pena.
Sai cosa motiva la gente ad andare avanti e a ribellarsi?
La speranza.
Quando tu ti comportavi in modo diciamo eroico, come quando hai creato l’Esercito di Silente, ci facevi sentire forti e coraggiosi. Adesso tocca a noi farlo per gli altri, perché tu non ci sarai.”
Il sorriso della ragazzo passò da svagato a furbo.
“Ok, non posso impedirvelo, ma non fatevi uccidere. Tengo molto a voi due, siete miei amici.”
“E tu sei nostro amico e ne siamo felici perché hai permesso a due perdenti di riscattarsi.”
“Non siete perdenti!”
Reagì con veemenza Harry, Luna mantenne il suo sorriso furbo.
“Un’ultima cosa: ricordati che a Hogwarts chi cerca aiuto lo trova sempre.
Non so dove ti porterà la tua ricerca, ma potresti avere bisogno della tua vecchia scuola.”
“Lo terrò presente.”
Il silenzio calò su di loro, ma non era opprimente.
Al contrario era il silenzio confortevole di due persone che hanno parlato di qualcosa di doloroso e se ne sentono liberate.
Luna alzò gli occhi e Harry per un attimo vi si perse: erano azzurri, una tonalità molto chiara, e vi si riflettevano le stelle. Era come guardare in due piccole e strane pietre preziose.
Successe in un attimo, le labbra di Luna erano sulle sue con un tocco delicato, lui sobbalzò, ma poi approfondì quel contatto. Sentiva di averne bisogno.
Era diverso rispetto a quando baciava Ginny, con lei erano scintille e passione, era coinvolto a livello quasi animale, nemmeno fossero due calamite.
Luna invece qualcosa di mistico e rassicurante, una dolcezza che si traduceva in movimenti lenti, con lei si sentiva connesso a livello mentale.
Era come galleggiare nel cielo, tra le galassie e i pianeti.
Quando si staccarono Harry fece per dire qualcosa, ma lei gli appoggio un dito sulle labbra.
“Lo so che non sono io la persona che vuoi, tu ami Ginny e lo accetto.
L’ho sempre saputo, ma ho voluto baciarti lo stesso perché volevo farlo.
Volevo avere una ragione, un ricordo bello a cui pensare quando le cose andranno male, perché quest’anno soffrirò ed è inutile fingere che non accadrà.
Questo sarà il mio rifugio, la ragione per cui continuerò a combattere.”
Luna rimase un attimo in silenzio.
“Mi piace pensare che in un altro mondo io e te potremmo stare insieme, credi che sia possibile?
Che negli infiniti universi paralleli generati dalle nostre decisioni ce ne sia uno in cui Harry e Luna sono fidanzati e felici?”
Harry rimase un attimo in silenzio, erano le tipiche domande di Luna che di solito lo trovavano impreparato, ma questa volta sapeva la risposta.
“Penso che sì, sia possibile.”
Lei sorrise e non disse nulla.
“Io torno alla Tana, se dovessero scoprire che sono scappato si scatenerebbe il finimondo.”
“E io torno a casa mia.”
“Ci vediamo al matrimonio di Bill e Fleur.”
“Sì.”
Si abbracciarono un’ultima volta e poi Harry percorse la strada che portava alla casa di Ron.
La sottile attrazione verso Luna finalmente aveva avuto un suo sfogo e per quei minuti si era sentito libero e felice.
Forse anche lui avrebbe potuto trasformarlo nel suo luogo felice, nella forza sotterranea che avrebbe guidato le sue azioni.
Era un tipo di amore diverso che non sminuiva quello che provava per Ginny, ma decise che non gliel’avrebbe mai detto, impetuosa com’era non avrebbe mai capito.
Rientrò in casa e poi risalì in camera sua e si sdraiò a letto.
Ripensò a quello che era successo e si addormentò sorridendo.
Una piccola luce si era accesa nel suo cuore e non si sarebbe spenta mai più.
Non avrebbe mai tolto nulla all’amore che provava per Ginny e all’amicizia verso Ron ed Hermione perché aveva qualcosa di molto diverso.
Luna aveva acceso la speranza dentro di lui.

 

Da quella notte successero molte cose.
Ci fu la caccia agli horcrux che finì per intrecciarsi con la ricerca dei doni della morte, tanto da risultare assolutamente impossibile separare le due cose a un certo punto.
Ci fu la fuga di Ron, visitare le tombe dei suoi genitori a Godric Hollow, il ritorno di Ron, le sevizie a villa Malfoy, la morte di Dobby e di tante altre persone amate.
Ci fu anche la sua morte.
Una volta avuta in mano la Pietra della Resurrezione aveva capito che accogliere la morte a braccia aperte – aprirsi alla chiusura – sarebbe stata la sua salvezza.
Così facendo Voldemort non si sarebbe accorto che invece di uccidere Harry avrebbe ucciso quella piccola parte di lui che viveva nel ragazzo. Voldemort non aveva mai sospettato che Harry fosse l’unico horcrux che non aveva mai avuto l’intenzione di creare.
Voldemort venne infine sconfitto e il mondo della maglia poté festeggiare e rimboccarsi le maniche per cominciare una nuova era di pace.
E quella luce era sempre stata dentro di lui a fargli compagnia, soprattutto nei momenti più bui.
Il suo segreto più prezioso che non aveva mai rivelato a nessuno e che si sarebbe portato nella tomba.
La sua vita dopo la battaglia era proseguita al meglio, era diventato Auror, aveva sposato Ginny, coronando un sogno che credeva impossibile nelle sue ore più buie.
Lentamente e con il suo duro lavoro era riuscito a diventare Capo del Dipartimento Auror, il suo matrimonio era felice.
Aveva avuto tre figli – James, Albus e Lily – e aveva cresciuto il figlio di Lupin e Tonks, di cui era padrino.
Teddy era un bravo ragazzo, lo amava come un padre e i suoi figli lo consideravano una sorta di fratello maggiore.
La sua vita era felice.
In quanto a Luna aveva finalmente scoperto una creatura che si credevano immaginaria, si era sposata e Harry sapeva che era felice anche lei.
Quello avvenuto in quella magica notte d’estate lo aveva reso una persona migliore, in qualche modo gli aveva fatto intuire che in tutti o quasi esisteva del buono. Era stata una delle ragioni che lo aveva portato a perdonare Draco Malfoy e a rendere ancora più pieno il sacrificio di Piton.
L’uomo che aveva odiato quella notte per anni non aveva fatto che aiutare Silente per amore di sua madre, era per questo che aveva dato ad Albus Severus come secondo nome .
Era stata la molla che lo aveva fatto sussurrare ad Albus che non sarebbe stato un problema se fosse stato sorteggiato a Serpeverde, che la sua famiglia lo accettava comunque.
Persino nella casa che più aveva dato maghi oscuri esistevano persone buone e non accecate dall’ideologia del sangue puro.
Quella stessa fiammella lo fece sorridere mentre l’Espresso per Hogwarts si allontanava con a bordo il suo secondogenito. Si sfiorò la cicatrice sulla fronte.
Da diciannove anni non gli faceva più male, era diventata una ferita quasi comune.
Andava tutto bene e Harry sapeva di dover ringraziare Luna.
Era stata lei la sua speranza.
Era stata la sua luce che gli aveva illuminato il cammino.
Un destino scritto nel nome.

   
 
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