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Autore: __roje    18/03/2018    1 recensioni
Ren Tomomi è popolare, è il capitano della squadra di calcio della Kuromiya e si è fatto un nome. E' conosciuto da tutti, ha degli amici fidati e vive la sua vita scolastica in maniera normale ma un giorno, finito il campionato interscolastico, incontra un ragazzo dal profumo buonissimo e ne diventa ossessionato, Nao, il quale sarà un suo nuovo compagno di classe. Ma la conoscenza tra i due sarà tutt' altro che semplice, proprio perchè Nao disprezza i ragazzi come Ren, essendo lui riservato e secchione, ma dovrà affrontare la tenacia di Ren che le proverà tutte per diventare suo amico.
違い [chigai] significa letteralmente differenze. La storia ruota appunto intorno alla differenze sociali nell'ambito scolastico, ma cosa accade se due mondi diversi, due caratteri all'opposto si incontrano?
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo [10]

Il giorno dopo tornai a scuola ancora scosso per le parole di Nao, deluso soprattutto che avesse un idea così sbagliata di me anche se un po’ iniziai a chiedermi se non fosse tutto vero. Forse ero davvero come lui diceva, ero alla pari di quei ragazzi che avevano fatto del male a Kaito.
“Ren!” mi sentii chiamare mentre percorrevo il lungo corridoio che portava alla mia classe, e proprio da quella direzione vidi corrermi incontro Cho. Si fermò davanti a me col fiatone.
“Ehi stai bene?” le toccai le spalle.
Sollevò il viso incollandolo quasi al mio “Devi venire subito al teatro. E’ orribile!”
Non feci altre domande, obbedendo alla sua richiesta corremmo insieme verso il teatro. La cosa che già mi fece preoccupare fu che fuori c’era un gruppetto di studenti, alcuni stavano scattando delle foto, altri borbottavano qualcosa che non riuscii a cogliere. Insieme a Cho ci facemmo largo per entrare e una volta varcata la porta, vidi che c’erano già tutti: Eiji, i membri del club, Take e Yuuki con un espressione cupa. Sollevai di poco lo sguardo per accorgermi di ciò che era successo, il tendone rosso era stato strappato, l’impianto audio e delle luci era stato rubato, il palco sporcato di ogni merda possibile e un enorme scritta in rosso si ergeva sullo sfondo del palcoscenico. Era stata fatta con delle bombolette e diceva: ora sì che ha un aspetto migliore.
Ero sconvolto, una tale distruzione fu un colpo durissimo per me.
“Ren hai visto? Questa mattina Eijii e Cho hanno trovato tutto questo” mi raggiunse Take sconvolto quanto me, un velo di preoccupazione dipinto negli occhi.
“Non capisco, chi ha potuto fare una cosa del genere..” parlai ad alta voce.
Eiji si avvicinò scosso “Abbiamo mandato a chiamare anche Hyobe ma ancora non si è presentato. Questo è vandalismo! Hanno rubato tutto, e il resto: i costumi, i tendoni nuovi e le scenografie sono andate distrutte!” esclamò preso dalla rabbia.
Il mormorare degli studenti da fuori copriva le nostre voci, fu in quel momento che Take furioso scattò e si rivolse verso di loro “Andate via! Non c’è niente da vedere qui.”
Yuuki lo fermò facendogli no con la testa e Take un po’ si calmò. Vicino a loro c’era una Cho sotto shock e sul punto di piangere, più guardava quell’orribile scenario e più sentivo che era sul punto di esplodere.
“Andrà tutto bene, state tranquilli” iniziai a dire raccogliendo la loro attenzione, “andrò a parlare io con questo Hyobe, dobbiamo trovare chi ha fatto questo.”
“Non servirà a niente! Il teatro verrà chiuso in queste condizioni” urlò Eiji.
Sapevo perfettamente che ricomprare tutto era una spesa troppo grossa per quel poco di budget che era rimasto alla mia squadra, non avevo il diritto di togliere anche quei soldi dopo tutte le spese fatte. Avevo promesso di prenderne solo una parte.
“Ricompreremo tutto non ti preoccupare, compreso un lucchetto per la porta e delle telecamere per tenere d’occhio la situazione.”
Eijii iniziò a piangere “Dici sul serio?! Grazie Ren!”
Take sussultò sentendo le mie parole e subito mi prese da parte portandomi lontano dagli altri.
“Sei impazzito? Non abbiamo più soldi e questo è uno dei club che ci è costato di più.”
“Non toccherò i soldi della squadra, sta tranquillo.”
“Cosa?”
Mi divincolai dalla sua presa e gli sorrisi serenamente. Senza aggiungere altro lasciai il teatro con Take che mi chiamava ancora, ero intenzionato a parlare con Hyobe e a capire perché non si prendesse cura di certe cose. E poi avevo promesso di ricomprare ogni cosa, pensai allora che era il momento di usare i soldi della mia borsa di studio. Da ottimista pensai che non sarebbe stata una grossa spesa, mi sarebbero rimasti abbastanza soldi per l’università, volevo pensarla così in quel momento.
Stavano succedendo troppe cose strane, prima dei ragazzi che credevo bravi davano addosso a Kaito senza un motivo apparente, poi il teatro ridotto in quello stato. Mi domandai chi poteva aver fatto una cosa del genere, e cosa ci potevano aver guadagnato. Facendo un atto del genere il club avrebbe rischiato la chiusura. Fu allora che qualche conto iniziò a tornarmi, le parole di Hyobe, il suo poco interesse verso tali questioni e il fatto che in quei mesi non si fosse fatto vedere più. Che ci fosse lui dietro?
Arrabbiato come non mai andai dritto davanti alla stanza del comitato studentesco, si ergevano davanti a me due grosse porte in legno che non mi intimorirono affatto, tentai di aprirne una ma questa non si mosse. Erano chiuse a chiave probabilmente, così iniziai a bussare a raffica, ma senza successo. Nessuno rispose e restai li non so quanto in attesa di uno dei due fino a rinunciarvi, normalmente mi sarei recato nell’aula di scienze da Nao in cerca di consiglio, ma sentivo di non essere il benvenuto. Di solito me ne sarei fregato ma quel giorno sentivo che non era il caso, che Nao non voleva avermi attorno perché mi riteneva uno stupido.
Tornai verso il cortile in cerca degli altri, avevo il bisogno impellente di stare un po’ con qualcuno che mi capisse e quando pensavo a qualcuno in quel momento mi venivano in mente i miei compagni di squadra, Take ma anche Yuuki. Dove essere Ren non era uno sbaglio, dove sentivo che il mio mondo aveva un senso. Mi ero impegnato tanto per cambiare le cose, e il risultato era stato ben diverso da come me lo ero aspettavo, nessuno vedeva la differenza, a nessuno importava e forse neppure a me.
Lo avevo davvero fatto per qualcun altro che non fossi io? O per dimostrare qualcosa?
In quel momento in lontananza scorsi Hyobe, seguito dal suo cagnolino Masahiro. Immediatamente gli andai incontro con la ritrovata rabbia di prima. Hyobe fu sorpreso di vedermi e mi sorrise mostrando un espressione stranamente compiaciuta.
“So bene cosa sei venuto a dirmi, non posso farci nulla per ciò che è successo al teatro.”
“Qualcuno ha distrutto il teatro e tu dici che non puoi fare nulla? Sai quanti soldi e tempo abbiamo speso per rimetterlo a nuovo? Hanno rubato tutto!” esplosi contro di lui.
Hyobe incrociò le braccia, sempre con fare calmo “Nessuno ve lo ha chiesto. La scuola non farà nulla, e non possiamo farci nulla. Non sappiamo chi può essere stato.”
Strinsi i pugni “Ti rendi conto che tu dovresti aiutare gli studenti? Tu ci rappresenti!”
Ridacchiò “Si ma non mi va di rappresentare chi non conta. Fidati a nessuno importa di quel teatro.”
“A me importa!” esclamai zittendolo, “E importa ai ragazzi che se ne prendono cura senza il tuo aiuto, importa a chi vuole farne parte e chi ci ha speso il proprio tempo credendo in qualcosa!”
Fece spallucce senza neppure ascoltare “Parlane con i professori, ti risponderanno lo stesso” fece per superarmi, si avvicinò al mio orecchio “sei un campione, perché perdi tempo in certe sciocchezze? Cerca piuttosto di brillare nel calcio e lascia perdere tutto questo.”
Detto ciò se ne andò. Sembravo essere davvero l’unico a fregarmene, a perderci del tempo. Quella sensazione mi fece male, sentivo di aver davvero perso tempo inutilmente. Era successo qualcosa di grave ma a nessuno importava. Fu in quel momento che in lontananza intravidi Nao, camminava affiancato da Momoka ed entrambi portavano qualcosa in alcune scatole. Avrei voluto correre li da loro, dirgli ciao normalmente ma qualcosa mi tenne inchiodato dove ero e quasi come un soffio di vento il mio sguardo si incontrò per un attimo con quello di Nao che mi notò, i suoi occhi neri erano fissi su di me. Parve un momento interminabile eppure tutto stava accadendo in pochi secondi.
“Ehi panzone dove te ne vai di bello oggi?!” una voce grossa urlò poco lontano da dove ero.
“Vi prego lasciatemi in pace, non vi ho fatto nulla.”
Di nuovo la stesa identica situazione del giorno prima. C’era di nuovo Kaito, ma questa volta accompagnato dal minuto Rio e a braccarli c’erano gli stessi tre ragazzi di ieri, che di nuovo con un ghigno divertito li stavano importunando.
Non ci pensai due volte a introdurmi in quella situazione per impedire qualcosa di disastroso.
“Ragazzi” attirai l’attenzione di tutti, i tre del club sportivo come me mi guardarono e mi sorrisero.
“Oh Tomomi sei tu. Come va?” disse il più alto dei tre, e subito riportò la sua attenzione sulle sue vittime preferite, “Negli ultimi giorni ci vediamo spesso, cos’è ci stai seguendo?” ridacchiarono gli altri due.
“Smettetela. Lasciateli stare.”
Rio e Kaito intimoriti se ne stavano in piedi con la testa incassata nelle spalle, pietrificati dall’imponenza dei loro aguzzini.
Il più alto dei tre, Tomoharu, mi guardò con fare seccato “Sai, ti trovo simpatico ma smettila di darci ordini. Non sei il nostro capitano, sarai anche l’asso della Kuromiya ma per me non sei nessuno.”
Ignorai completamente ciò che stava dicendo, non curandomi di ciò andai vicino ai miei amici, “Kaito, Rio state bene? Venite andiamocene di qui.”
I due ragazzini mi diedero ascolto e corsero nella mia direzione, fu allora che però Tomoharu fece lo sgambetto a Kaito facendolo cadere a terra. Quest’ultimo andò a sbattere con la faccia. Nessuno se lo era aspettato, sussultai sconvolto da quel gesto così infantile e a Rio partì un urlo. Immediatamente andammo a soccorrere il nostro amico ma per fortuna Kaito stava bene e si era solo sporcato il viso.
Tomoharu seguito dagli altri si fece imponente davanti a noi, “Non ho detto che potevano andare, Ren.”
“Che ci guadagni a fare questo? Voi non siete così, siete dei bravi ragazzi, io lo so. Quindi smettetela!”
Risero tra di loro come se avessi detto una battuta.
“Ren andiamocene, lasciali perdere” suggerì Rio e gli diedi ascolto. Entrambi aiutammo Kaito a rimettersi in piedi, eravamo li pronti a sloggiare ma questo non era abbastanza.
Non so dire cosa volessero, del perché qualcuno si comporti così. Sta di fatto che a Tomoharu non bastò lasciarci andare semplicemente così, e senza preavviso mi afferrò per una spalla costringendomi a voltarmi.
“Non ho certo detto che puoi portarti via i nostri giocattoli” rise.
A quel punto ogni mia ragionevole voglia di parlarci ebbe fine, e in malo modo mi liberai dalla sua presa spingendolo via bruscamente. Tomoharu non se lo aspettò e ruzzolò quasi a terra, salvato di poco dai compagni. Mi guardò sgranando gli occhi.
“Toccali ancora e dovrai vedertela con me, chiaro? Se vuoi giocare fatti comprare qualche gioco dalla tua mammina, idiota” scandii l’ultima parola come spesso aveva fatto Nao con me, con la stessa freddezza, e usando un tono severo. Un po’ riuscivo a capire come doveva sentirsi nel aver a che fare con me, o con soggetti del genere, ma io ero diverso da tutti loro e lo erano anche i miei amici. Rio e Kaito mi fissarono, rivolsi loro un sorriso per rassicurarli e spegnere quelle loro espressioni così preoccupate. “Andrà tutto bene, nessuno vi farà più nulla.”
Kaito fu l’unico che ricambiò sentendosi meglio. Non ero una guardia del corpo, nè così grosso da contrastare chiunque osasse fare loro del male, ma per quanto potevo ci avrei provato. E diversamente da ciò che poteva credere Nao, non lo facevo per me stesso, o per dimostrare chissà cosa, semplicemente perché era giusto.
Preso da chissà quali pensieri non mi accorsi che Tomoharu era tornato alla carica, ferito nell’orgoglio perché umiliato davanti ai compagni. Preso dalla rabbia mi afferrò per il colletto della camicia, e nella sua espressione lessi solamente rabbia, la furia di chi voleva vendicarsi.
“Tu bastardo..! L’ho detto che ti sei montato la testa ma ora ti faccio tornare io coi piedi per terra.”
Afferrai le sue mani nel tentativo di liberarmi ma stringeva troppo forte, per un momento pensai che volesse strozzarmi. Possibile che si potesse arrivare a quel punto per un non nulla? Ancora non riusciva a capire che stava sbagliando e continuava, doveva per forza prendersela con qualcuno.
“Stai sbagliando Tomoharu, non ti rendi conto.. che stai andando oltre!”
“Al diavolo!” e preparò un pugno.
Chiusi gli occhi, da così vicino mi sarei fatto sicuramente male e forse mi avrebbe rotto il naso. Non avevo paura però, stranamente ero tranquillo e un po’ me l’ero cercata anch’io. Forse vedendomi con un occhio nero Nao avrebbe detto che ero doppiamente stupido, e aveva ragione, lo ero sicuramente. Lo ero perché in un momento del genere pensavo a che ramanzina mi avrebbe fatto una persona che mi odiava.
Il colpo però non arrivò mai e nel riaprire gli occhi notai che il braccio di Tomoharu era stato fermato da Take, più grosso del mio aguzzino.
“Mi dispiace ma devo chiederti di lasciare il mio amico” disse gentilmente nascondendo una forte rabbia, e lo si intuiva dalla mano che gli tremava di rabbia mentre teneva fermo il braccio dell’altro.
Tomoharu perplesso mi lasciò andare e caddi a terra, ancora confuso di come Take fosse arrivato li. Ma non era il solo, a soccorrermi si presentò Yuuki bianco come un lenzuolo.
“Ren stai bene?!” mi gridò nell’orecchio.
“S-sì sto bene.. ma come mai siete qui.”
Tomoharu e i suoi amici scapparono letteralmente via, notando che c’erano anche il resto dei miei compagni di squadra. Tutto si era magicamente risolto con la loro apparizione, troppo miracolosa per essere una mera coincidenza.
“Incredibile. Avrei giurato che Tomoharu fosse un bravo ragazzo” commentò Take, e mi venne incontro aiutandomi a rimettermi in piedi “Stai bene?” mi domandò.
“Si sto bene” mi ripulii i pantaloni “non sono mai stato così felice di vederti al dire il vero” sorrisi, e subito mi voltai verso Kaito e Rio per accertarmi che stessero bene. Erano scossi, ma non si erano fatti male e la cosa mi rincuorò molto.
“Quel bastardo ha stretto così tanto che il tuo collo è tutto arrossato” osservò.
“Non è nulla, poteva andarmi peggio. Ma come avete fatto a sapere che ero qui?”
Take sorrise e si voltò a indicarmi qualcuno alle sue spalle, e non lontano dagli altri ragazzi del mio gruppo c’era una piccola e intimidita Momoka che si guardava intorno spaesata.
“Momoka? Li hai chiamati tu?”
Lei annuì e subito dopo scappò via come un razzo. Tutti restammo perplessi della cosa, tranne me che sapevo perfettamente quanto per lei fosse difficile avere a che fare con sconosciuti, e per giunta ragazzi così grossi.
“Che tipo strano.. quando è venuta a chiamarci ci ha solo mostrato un foglio dove stava scritto che eri nei guai” spiegò Yuuki ridendo.
“Un foglio eh...”

  
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