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Autore: Alicia_Hotaru    19/03/2018    1 recensioni
Aori è una ragazza normale. Almeno finchè non finisce invischiata nella grande guerra tra Servamp trovando e accudendo il pigro Kuro. Il suo destino, però, non è certo stare dalla parte del bene: perchè quando Tsubaki decide di prendersi qualcosa, nemmeno il più anziano dei Servamp riuscirà a togliergliela.
Avvertenze: per i primi 10 capitoli (circa) seguirò la versione del manga, mentre nei successivi mi baserò su quella dell'anime. Grazie per la pazienza ^-^
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuro/Sleepy Ash, Nuovo personaggio, Tsubaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allenarsi con la guida era sembrata a Mahiru una buona idea. Dopo ore passate a sventolare la sua scopa in aria, però, non ne era più molto sicuro. In più, Kuro non aveva per niente voglia di impegnarsi, sdraiato com'era in cima allo scivolo con la console tra le mani.

Quando un nemico si profilò all'orizzonte, comunque, entrambi trovarono più sensato darsela a gambe.

Trovato un altro spiazzo, abbastanza grande per combattere più comodamente, Mahiru si fermò, seguito a ruota dal Servamp, che riprese la sua forma umana. L'avversario, però, li saltò via, ripreso immediatamente da un colpo d'arma da fuoco.

– Ciao, ragazzo, ci si rivede! - esclamò l'uomo con la bambola, padrone di Doubt Doubt, scostandosi di poco la tesa del cappello dagli occhi.

Intanto, un cappio era apparso sopra il sottoposto nemico, e gli si era stretto al collo.

– Ah, è una buona occasione per mostrarti la mia guida – commentò l'Eve di Invidia, legando Abel, la sua bambola, ad un altro cappio, connesso al precedente per mezzo di una corda – Se quest'uomo ha ucciso degli esseri umani, Abel diventerà pesante.

Una figura di donna apparve tra i due legati, facendo da ago della bilancia al momento di emanare il verdetto.

Sotto gli occhi esterrefatti di Mahiru, la bambola si fece improvvisamente più greve, tanto da strangolare il sottoposto dall'altra parte. In ogni caso, quello non morì per il cappio: Doubt Doubt gli succhiò il sangue, rendendolo un infimo cumulo di cenere.

– E' la prima volta che lo vedi? - chiese l'antiquario, facendosi improvvisamente serio – Anche se i sottoposti sono immortali, un Servamp può ucciderli succhiandone il sangue.

Si fermò un istante a guardare la polvere lasciata dal giudicato, quindi si rivolse di nuovo al suo pubblico.

– Non è un bello spettacolo, vero? - continuò, con un sorriso – Comunque, quello era un sottoposto di Tsubaki.

Mahiru deglutì a fatica: il pensiero gli era corso immediatamente ad Aori, l'idea che potesse succederle la stessa cosa gli dava un intenso senso di nausea.

Kuro, al suo fianco, sembrava provare lo stesso.

– Non mi guardare così – sospirò l'uomo – Tsubaki ha sterminato tanti dei nostri, quindi gli restituisco il favore. Occhio per occhio.

Assumendo un'espressione spaventosa, poi, l'Eve di Invidia fissò lo sguardo su una via alla sua sinistra; dopo alcuni istanti, anche Mahiru cominciò a sentire dei passi veloci. Dei passi che gli sembrava di conoscere.

– Ah, eccovi qua! - esclamò Aori, respirando a fondo per riprendere fiato – Ero venuta a trovarvi, ma vi ho visti scappare. Va tutto bene..?

Lasciò il tono in sospeso, rimanendo sorpresa dalla corda che le si avvolse attorno al collo fino a comporre una forma tonda. Tastandosela con un'espressione curiosa, la ragazza guardò l'uomo con la bambola, già intento a mettere Abel nell'altro cappio.

– Certo che oggi sono fortunato! - esclamò l'antiquario, soddisfatto – Vale lo stesso anche per te, sottoposta di Tsubaki: se hai ucciso degli esseri umani, Abel diventerà talmente pesante da strangolarti. Ma non preoccuparti: dato che sei una così bella ragazza, Jeje provvederà a darti una morte rapida.

Mahiru vide Kuro tendersi al suo fianco, bloccato dalle due forze contrastanti che si combattevano dentro di lui: agire in favore di Aori, dichiarandosi così nemico di Invidia, o starsene buono, rischiando di vedere la ragazza ridotta in cenere.

Il ragazzo, però, aveva piena fiducia in lei. Era certo che, data la sua gentilezza e il suo modo di essere, così dolce con chiunque si trovasse davanti, Aori non avesse mai fatto del male a nessuno.

– Avanti, Abel! È l'ora del giusto verdetto! - esclamò l'uomo della bambola, emozionato all'idea di poter fare un'altra vittima in nome della causa.

Al suo comando, però, nulla si mosse. La sottoposta era ancora nella stessa posizione e guardava l'Eve di Invidia con curiosità, aspettando che le dicesse in che cosa consistesse quel buffo gioco.

Doubt Doubt, dietro di lei, indietreggiò lentamente, guardando sparire cappio e corda nel nulla.

– Questa sì che è una sorpresa – commentò l'uomo, un pochino deluso – Non mi sarei mai aspettato di veder fallire la mia guida su un sottoposto di Tsubaki.

– Piacere, io sono Aori – si presentò la ragazza, porgendogli la mano. L'Eve di invidia la fissò per qualche istante, indeciso sul da farsi. Mahiru pensava che le avrebbe allontanato il braccio con una sberla, proprio come aveva fatto Misono: l'uomo, invece, gliela prese, titubante nonostante non volesse darlo a vedere, e gliela strinse con un sorriso teso.

– Non posso farci niente, Abel ha decretato la tua innocenza quindi non ho motivo di avercela con te, per il momento – disse, in tono diffidente – Sappi, però, che se mi sembrerà di vedere qualcosa di sospetto, agirò di conseguenza.

Nel dirlo, rivolse anche a Mahiru la stessa occhiata, comunicandogli che per lui valeva lo stesso, dato che simpatizzava per quella ragazza sconsiderata.

– Certo che sei proprio uguale a tuo fratello – commentò Aori, con un sorriso imbarazzato – Pensa che mi ha detto quasi la stessa cosa.

Stavolta fu il turno dell'uomo di stupirsi: non pensava che una sconosciuta potesse arrivare a sapere un'informazione del genere senza nemmeno conoscere il suo nome.

– Ah, quindi ho ragione a dire che ci assomigliamo molto! - esclamò per nascondere il disagio che provava di fronte al sorriso limpido della ragazza.

Lasciandole andare la mano, poi, si voltò verso Mahiru.

– Non ci siamo ancora presentati – gli disse – Piacere, mi chiamo Mikuni Arisuin.

E lanciando un'occhiata di sfuggita ad Aori, aggiunse:

– Grazie per essere diventati amici di Misono.

 

Aori era rimasta un po' con loro mentre discutevano del funzionamento della guida, e di come Mahiru volesse che Mikuni gli insegnasse come usarla; alla fine, però, quando il gruppo si era avviato verso un ristorante, dove avrebbe continuato il discorso, la ragazza se n'era rimasta indietro, aspettando che voltassero l'angolo.

Nessuno si accorse della sua scomparsa, o almeno era quello che sperava.

Arrivando su uno dei tanti tetti della città, Aori si sfregò gli occhi per impedirsi di piangere: con Mahiru e Kuro aveva finto di averli appena raggiunti; in realtà, però, aveva visto l'intero processo di Mikuni, compresa l'esecuzione del sottoposto ad opera di Doubt Doubt. Ne era rimasta talmente sconvolta che dapprima aveva pensato di andarsene, di scappare davanti a tanta crudeltà.

Poi, però, aveva pensato che, con simili pregiudizi, non avrebbe potuto farsi molti amici: aveva vinto quindi la paura ed era uscita allo scoperto, ostentando un'aria tranquilla, ignara.

Quando, però, il cappio aveva stretto anche il suo collo, si era ritrovata a pensare che la sua idea non fosse davvero così giusta: quell'uomo aveva ucciso a sangue freddo un suo compagno, un sottoposto che Tsubaki aveva gentilmente accolto. Come poteva perdonarlo per quello che stava facendo?

Come poteva pensare di cambiare una persona simile?

– Ti sei spaventata? - le disse una voce, alle sue spalle. Voltandosi piano, Aori incontrò il musetto nero di una piccola volpe, accucciata ai suoi piedi con gli occhi fissi su di lei. Lasciandosi sfuggire un singhiozzo, la ragazza si chinò, prendendola tra le braccia e stringendosela al petto.

Quel gesto spezzò definitivamente la sua determinazione: lasciandosi finalmente andare, Aori pianse tutta la paura per la sorte dei sottoposti, tutta la rabbia che provava verso chi maltrattava il prossimo. Tutta la frustrazione per non essere in grado di portare la pace a chi la circondava.

– Non avresti dovuto vedere una cosa del genere – mormorò Tsubaki, di nuovo in forma umana, circondandole le spalle con le braccia e stringendola a sé – Avrei preferito non vederti mai piangere in questo modo.

La ragazza si aggrappò al suo kimono, affondando il viso nella sua spalla e continuando a sobbalzare ad ogni singhiozzo, incapace di fermarsi.

Perché, nonostante tutti i suoi sforzi, la gente continuava a farsi guerra? Perché, nonostante continuasse a provare, le persone continuavano a deriderne altre?

Perché, nonostante lo amasse così tanto, non era mai abbastanza per fermare Tsubaki?






Angolino dei commenti:

Ultimo capitolo della serie "Così stanno le cose". Dal prossimo l'atmosfera cambierà radicalmente, quindi preparatevi ^-^
Ringrazio come al solito chi segue (grazie, 1 solitario ^-^), chi legge e chi potenzialmente recensirebbe. Grazie a quelli che sono giunti fino a questo capitolo (ammesso che siate sempre voi ^-^') e a quelli che leggeranno in futuro fino a qui.

Al prossimo capitolo ~♫
   
 
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