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Autore: Kiji    19/03/2018    1 recensioni
Cosa fareste se la persona che avete sempre amato e che vi fa più soffrire, è proprio la più vicina a voi? Sono un ragazzo come tutti gli altri, eppure mi sono innamorato del mio migliore amico. Ed è proprio questo il problema. A complicare tutto arriverà un giovano sconosciuto che, spudoratamente è pronto a stravolgermi la vita... Un bacio è come un fiore, nasce dal nulla e può diventare la cosa più bella che hai mai visto in vita tua!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-Mi concedi il nostro primo, indimenticabile, appuntamento insieme? – Al non se lo fece ripetere due volte.

Con gli occhi ancora umidi, mi prese forte per mano prima di correre verso il niente. Non sapevo dove stesse andando, né perché avesse tanta fredda o almeno, non ancora. Mi accorsi solo in quel momento che, a differenza mia, lui aveva programmato nel dettaglio quella giornata.

Non passò molto da quando, col fiatone, arrivammo a destinazione: il parco dove avevamo giocato così tanto.

L’altalena, un po’ sgangherata e lo scivolo con su scritte frasi da ragazzini innamorati. Il cavalluccio a molla ed il reticolo di corde dove mi attorcigliavo sempre, era tutto come lo avevamo lasciato. Sebbene passassi spesso di lì, erano anni che non ci mettevo piede.

Mi accorsi che, appoggiato ad un sedile, c’era un piccolo cesto in vimini verso cui Al si avvicinò.

– Lo avevo preparato prima di venire da te, non volevo che capissi ciò che avevo in mente quindi l’ho lasciato qui prima di venire a prenderlo. Spero che non si sia rovinato nulla.- Sembrava un po’ imbarazzato, con i piedi tamburellava nel terreno.

– So che non è nulla di chè. All’inizio avevo pensato di portarti a mangiare in qualche bel ristorante, ma non siamo noi. Qui è dove è partito tutto ed ho pensato che se proprio dobbiamo ricominciare, perché non ricominciare proprio da qua?  – La panchina era la solita in cui ci ritrovavamo a sdraiarci esausti dopo le solite partite al pallone, così ricca di ricordi che quasi mi faceva venire da piangere. Sentii gli occhi gonfiarsi pronti ad esplodere ma mi trattenni.

– Stronzo! Così mi farai sembrare una ragazzina che si emoziona per tutto. -  Mi avvicinai a lui e gli diedi un leggero colpo col pugno sulla spalla destra ed, insieme, scoppiammo a ridere.

– Non mi dire che ti sei dimenticato il pallone a casa. – Il volto di Al si arrossì leggermente e fu lì che, per la prima volta dopo tanto tempo, scoppiai a ridere di cuore.

Fu come liberarmi da un grosso peso.

– Stupido, vado a prenderlo subito. – Al si voltò ed è stato in quel momento che mi avvinghiai a lui, stretto in una morsa d’acciaio.

– Grazie. –

Sussurrai e restammo per un po’ in quel modo. Lui immobile ed io stretto alla sua schiena calda e piena. Avevo quasi dimenticato quelle emozioni.

Il batticuore che sapeva darmi, la dolcezza infinita delle sue continue attenzioni. Stavo buttando tutto all’aria e per quale ragione?

Non ero neanche sicuro dei miei sentimenti per Sam!

Restammo in silezio per un po’, il tempo che il mio cuore si ricaricasse. Al corse a casa ed in un battito di ciglia tornò indietro con quella palla sgangherata ed impolverata che avevamo consumato nel tempo.

– Lo sai che non riuscirai nuovamente a battermi vero? Non capisco perché ti ostini ancora a provarci, Coco! – Sapevo bene che non avevo speranze, ero una frana nei giochi di società o in qualsiasi gioco in realtà.

Non ero bravo neanche nei solitari!

Eppure avrei sempre provato a batterlo. Sentivo che prima o poi ci sarei riuscito, avrei conquistato quella vittoria. Non sapevo che c’ero già riuscito facendolo innamorare di me. Giocammo in quella base impolverata dei ricordi, sporcandoci i vestiti buoni che avevamo indossato per un appuntamento “romantico”, ma forse neanche ci importava.

Dovevamo rinascere partendo da quello perché era lì che eravamo imbattibili. Passarono ore prima che, ovviamente, ci sentissimo stanchi e troppo sudati per continuare. Ad un certo punto mi gettai a terra, stremato e sfinito per quel duro confronto che, decisamente, aveva visto Al come vincitore.

– Non sono più abituato a queste cose. – Al venne verso di me e mi porse la mano.

– Lo vedo, ma devo ammettere che ti impegni sempre al massimo. – Mi alzai grazie al suo aiuto e ci andammo a sdraiare nella panchina. Al mi passò una bottiglietta d’acqua che buttai giù in un solo sorso.

– Cazzo, ci voleva. – Poi prese il cestino in vimini e lo aprì mostrando tanti tramezini e frutta fresca. Si era davvero impegnato.

– Prendi. Lo sai che non sono eccezionale in cucina. So fare solo queste miserie, ma non osare lamentarti. Le ho fatte pensando a te. – Presi il primo con il tonno e lo divorai letteralmente. In quel piccoli bocconi, c’era racchiuso tutto l’amore che Al provava per me e mi sentii terribilmente lusingato. Lui c’era!

– Sono buonissimi! Puoi considerarti il re dei tramezini! – Ridemmo ancora.

Mangiammo tutto con voracità e gustammo lentamente la frutta dolce.

– Al, sin da quando mi hai confessato il tuo amore mi chiedo sempre una cosa. Quando l’hai capito? Cioè io non me ne sono mai accorto! – Lui stava mangiando ancora uno spicchio di arancia mentre, genuinamente, rispondeva alla mia domanda.

– Credo di aver sempre sentito di provare dei sentimenti per te, ma sono riuscito ad accettarlo con me stesso solo dopo averti visto baciare con Sabrina. Oddio che rabbia che ho provato in quel momento! Credevo di morire. – Io non mi ero accorto di nulla. Come ero stato cieco! – Non so se ti ricordi. Quel giorno che vi siete baciati di fronte la classe, prima della lezione di chimica, io vi ho visti. Nei giorni seguenti non volevo parlarti, così ti dissi che dovevo studiare per il compito di matematica, non era vero! Non sapevo come affrontarti né cosa dire. Ho dovuto accettare con me stesso che ti amavo ed è proprio lì che le cose si sono complicate. Una parte di me voleva supportarti ed esserti amico, l’altra si disperava perché sapevo che non saresti mai potuto essere mio. E’ stato davvero un brutto periodo! – Lui provava le mie stesse emozioni e paure.

Tutto ciò che ho patito io, era stato attraversato anche da lui. Se solo fossimo stati più sinceri prima, come sarebbero cambiate le cose?!

– E tu invece? Quando hai capito di non essere interessato alle donne? – Quando?! Ci pensai un po’, cercando di mettere in ordine i miei sentimenti prima di rispondere.

– In realtà non è che preferisco gli uomini. – Vidi gli occhi di Al strabuzzare per la meraviglia ed in fin dei conti non gli davo torto.

– Ehm, non so se ti sei accorto ma sei fidanzato con uno di loro. – Io risi e gli lanciai un pezzo di arancia.

– Fin dalla prima volta che ti ho visto, ho capito che tu eri speciale. Non ti amo perché sei un uomo, saresti anche potuto essere una donna, un cane o un elefante, ti avrei amato ugualmente. Il mio primo pensiero quando ti vidi la prima volta fù “resteremo per sempre insieme” non so perché, ma sentivo che eravamo legati intimamente. Quindi è dal nostro primo incontro che so di amarti con assoluta certezza! – Al divenne rosso come un peperone e, quasi si strozzò. Si avvicinò a me e mi abbracciò forte.

– E’ la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto! Ti amo così tanto Coco, ti prego, non lasciarmi mai! – I nostri sguardi rimasero incollati per un tempo indefinito.

– Smettila di guardarmi! Sono un ragazzo timido io. – Mi alzai con le poche forze rimaste e lo invitai a fare lo stesso. – Andiamo a casa. Sono tutto sudato ed ho davvero bisogno di un bagno caldo. – Non so se si possa davvero considerare un appuntamento.

Non c’era la stessa atmosfera che si era creata con Sam, era qualcosa di diverso ma ugualmente intenso. Non ero abbastanza lucido per capire quale dei due fosse il meglio per me. Volevo sentire la presenza di Al in me, sapere che mi amava così tanto.

Con fare lascivo lo invitai in casa e dentro la doccia. In quel momento non c’era un ragazzo innamorato che vuole fare l’amore con il primo amore di una vita, ma solo un’anima disperata che ha bisogno di conforto. L’acqua calda che scrosciava nei nostri corpi, il suo respiro profondo su di me, il dolce dolore del suo ritmo dentro di me mi impediva completamente di pensare ed era ciò che davvero volevo.

Il telefono squillò ma il getto dell’acqua ne coprì il suono. Se avessi risposto a quella chiamata cosa sarebbe successo?

Numero anonimo.

C’era forse mia madre dall’altro capo della linea o probabilmente era solo uno sbaglio. Non potrò mai scoprirlo, ma in me sento che era davvero qualcosa di importante.

Al dormì a casa mia.

Entrambi non avevamo nessuno che ci aspettasse, nessuno da dover avvertire o da cui nasconderci.

– Hai intenzione di andare al funerale domani? – Mi chiese d’improvviso.

– No! Farei un torto a mia madre se mi ci presentassi. – Era una fottuta bugia.

L’ansia mi ucciedeva.

Una parte di me era curiosa di sapere, l’altra aveva timore di incontrare nuovamente Sam. Come avrei reagito? I sentimenti che stavo cercando di accantonare e distruggere per sempre, sarebbero esplosi nuovamente.

– Se cambiassi idea, sappi che io verrei con te. Non ti lascerei mai solo in queste circostanze. – Abbracciati alle lenzuola, guardai il soffitto immobile e, lentamente, scivolai nel sonno.

I miei sogni furono inquieti.

C’era mia madre che piangeva ed io, trasparente, non potevo sorreggerla mentre cadeva. Non era solo un brutto incubo, io ero davvero in quel modo: inutile ed incapace di restarle accanto! Mi risvegliai con il rumore sordo del campanello.

Il sole non era ancora sorto quando aprii gli occhi. Il suono era così insistente che, controvoglia, mi alzai cercando di non barcollare. La mia mente era vuota, incapace di formulare alcun pensiero. Stavo ancora galleggiando nel mare incontrollato del limbo quando presi per mano la maniglia della porta.

L’uomo che avevo di fronte a me era in divisa ma ciò che capitò dopo fù così irreale che non misi subito a fuoco di chi si trattasse. Solo dopo mi accorsi che era un agente di polizia e che non aveva belle notizie da darmi. La voce di quell’uomo era come sfocata.

Parlava ma già ai primi suoni, iniziai a perdermi non assimilando le sue informazioni.

– Buonasera Colin, mi dispiace disturbarti a quest’ora della notte ma c’è stato un piccolo incidente… - Conoscevo quell’uomo fin da piccolo ma, istintivamente, non riuscii a seguire più le sue parole. Ciò che appresi furono solo alcune parole “ incidente d’auto” “ospedale” “prognosi riservata”.

Non mi accorsi neppure che Al, che avevo lasciato nel letto a dormire, mi aveva raggiunto, né che iniziò a tenermi forte la mano per evitare che crollassi.

Tutto si fece lontano, tremendamente distante da me.

– Mia madre è in ospedale? – Riuscii solo a sillabare.

– Mi dispiace dovertelo dire. Un’auto l’ha investita in pieno, è in coma in questo momento. Sarebbe utile se venissi con me, ti accompagnerò da lei. – Improvvisamente quella chiamata che avevo perso, divenne importante.

Immaginai un universo parallelo in cui io riuscivo ad arrivare a rispondere. Mia madre che rispondeva alla chiamata ed io che riuscivo a convincerla a tornare  a casa. In quella realtà alternativa, lei non finiva in coma.

Sicuramente non era successo nulla di tutto ciò! Mi ero alienato così tanto in quella realtà immaginaria che non mi accorsi neanche di come fossi giunto nella sua stanza, osservando il suo corpo pieno di cicatrici attaccato ad una macchina.

Ciò che mi importava era solamente vivere in quella piccola bolla di sapone in cui lei era ancora insieme a me, niente aveva più importanza.

“– Piccolo mio, andiamo a fare la spesa insieme? - - No mamma, sono ormai grande. -”

Il mio corpo era aptico. Non riuscivo a piangere, né a mostrare alcuna emozione perché io in realtà non ero neanche lì. Non facevo parta di quei momenti dato che la mia mente navigava per i fatti propri.

Avevo bisogno di scappare.

Sono solo un vigliacco che si è rifugiato nel tuo amore per cercare un conforto al mio cuore. Ho provato ad usarti, ma nonostante tutto so che non potrai mai odiarmi così come anche io non ci riesco nei tuoi confronti.

Desidero essere più forte, per questo non posso incontrarti.

Un giorno ti chiederò davvero perdono ed in quel momento forse potremo ricostruire una vita insieme, ma quella data è ancora molto lontana.

Molto, molto lontana.

  
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