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Autore: Martina_Cazador    20/03/2018    0 recensioni
L'Inazuma ha vinto il FFI. Travis, dopo aver parlato con le managers, decide di premiare i ragazzi mandandoli in vacanza. Ovviamente i ragazzi inviteranno anche altri amici. Ma nessuno si sarebbe mai immaginato che durante questa apparentemente tranquilla vacanza sarebbe sbocciato l'amore, l'odio, l'amicizia ma soprattutto la paura e il terrore. Gelosia, passione, litigi, inconvenienti... Riusciranno a sopravvivere?
Coppie: FudouKidou (principale), BanGaze, HiroMido, KazEndou, GouFubu, HerAfu, TsunamiXOC, SakuGen (Sakuma e Genda)[Tutte accennate]
Genere: Fluff, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Nuovo personaggio, Shuu
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jude scattò in piedi quando sentì dei lamenti provenienti dal ragazzo steso sul letto dinnanzi a lui. Si stava lamentando nel sonno e aveva il volto bagnato dal sudore e dalle lacrime.
-Caleb...- lo chiamò avvicinandosi. Niente. Iniziò a scuoterlo e a chiamarlo finché il castano non si svegliò urlando e allontanandosi il più possibile dal rasta. Stava attaccato al muro, le gambe circondate dalle braccia e il viso tra esse. Tutti i ragazzi, le managers e l'allenatore Travis si precipitarono nella stanza di Caleb chiedendo spiegazioni.
-Si stava dimenando nel sonno, ho provato a svegliarlo ed ha urlato. Poi si è messo in questa posizione- spiega Jude senza levare gli occhi di dosso al compagno.
-Sembra traumatizzato...- commentò dispiaciuta Celia. Gli altri annuirono.
-Che possiamo fare per aiutarlo?- chiese Cammy.
-MAGARI ANDARVENE TUTTI A FANCULO! USCITE DA CAMERA MIA E LASCIATEMI IN PACE UNA BUONA VOLTA!- urlò Caleb. Odiava che si parlasse di lui come se non ci fosse e odiava ancor di più quando gli altri provavano ad aiutarlo perché provavano pena. I ragazzi all'inizio erano contrari, ma furono convinti ad andarsene dall'allenatore. Tutti tranne Jude. Lui doveva restare tutta la notte e così avrebbe fatto.
-Vattene anche tu- disse, con più calma, il punk asciugandosi le lacrime. Jude lo ignorò e si sedette nuovamente sulla sedia.
-Jude, ti prego, lasciami solo- lo implorò Caleb e il rasta ne rimase sorpreso. Caleb Stonewall che supplica e implora? Non se lo sarebbe mai aspettato.
-Per quanto vederti supplicare mi faccia pena, non ti lascio solo. In questo momento è l'unica cosa che non ti serve-
Caleb rimase in silenzio e sospirò. Odiava mostrarsi debole davanti agli altri. Ma purtroppo Jude aveva ragione, anche se non l'avrebbe mai ammesso. Non voleva restare davvero solo, ma non voleva neanche piangere davanti a tutti. Alla fine decise che ormai il danno è fatto, l'hanno già visto piangere più di una volta. Si stese nuovamente nel letto, voltando le spalle al ragazzo, e stando il più possibile vicino al muro.
-Non devi stare per forza sulla sedia- disse infine. Jude non capì e Caleb lo notò.
-Nel letto ci cacci anche tu. Non sei grosso come Jack- spiegò con una strana pazienza non sua. Il rasta rimase sorpreso di quello strano gesto gentile da parte del punk, ma decise che, infondo, era meglio che dormire sulla sedia. Decise di accettare quel gesto di gentilezza e si stese accanto a Caleb che gli dava le spalle. Stavano troppo vicini a parer di entrambi, ma ormai ciò che è fatto è fatto. Anche il rasta gli diede le spalle e si addormentò. Caleb invece non ci riuscì. Per niente. Continuava a pensare a sua madre e aveva fin troppo bisogno di sua sorella in quel momento.

 
Jude si svegliò prima di Caleb, ma, pensando che il punk non fosse sveglio, decise di lasciarlo dormire. Avrebbe saltato gli allenamenti, tanto il mister non avrebbe detto nulla. Quando scese trovò già tutti a mangiare.
-Ben svegliato fratellone- lo salutò allegra Celia.
-Giorno Celia. Caleb non l'ho svegliato, è meglio se riposa-
-Ti ammazzerà per questo- commentò David.
-Non ne ho voglia- disse qualcuno entrando. Era Caleb. Si sedette lontano da tutti e iniziò a guardare la colazione. Non aveva fame. Non voleva mangiare. Tutti lo guardavano sbalorditi. Caleb che rinunciava a vendicarsi? Per di più di Jude! Doveva avere la febbre a parer degli altri. Il punk sospirò.
-Potete smettere di guardarmi?- chiede atono. Tutti distolsero lo sguardo. Erano tutti sbalorditi, non c'è che dire. Aveva decisamente la febbre alta. Caleb si alzò senza toccare cibo e andò nel campo ad allenarsi, seguito dagli altri che a differenza sua avevano mangiato tutto. Fecero una partita di allenamento, o meglio, per divertirsi visto che non avevano altre sfide per ora. Verso metà partita, però, Caleb si ritrovò a pensare nuovamente alla sua famiglia. Sua madre era sempre stata una donna gentile e generosa. Ha sempre pensato prima a lui che a se stessa. Faceva sempre il possibile per renderlo felice. Non si dava pace se Caleb non aveva qualcosa che desiderava. E Caleb lavorava qui e lì per portare soldi a casa visto che il padre non lo faceva. Sua madre aveva dovuto iniziare a prostituirsi per guadagnare e tutti la chiamavano puttana. Caleb si incazzava sempre quando accadeva, ma la madre gli proibiva di picchiarli o anche solo di rispondere. Il padre, invece, si ubriacava. Tanto. E quand'era ubriaco se la prendeva con sua madre o direttamente con lui. Certe volte era arrivato a picchiarlo, e la madre lo difendeva sempre. E alla fine era lei a venir picchiata. E Caleb non riusciva a reagire, era troppo piccolo. Quando crebbe iniziò a difenderla più che poteva, ma spesso la madre non gli diceva mai quando veniva picchiata e quando no. E questo non lo sopportava. Non sopportava il fatto di non aver potuto proteggerla. Né in passato né ora, quand'è morta.
-CALEB, PASSA!- gli urlò qualcuno, ma Caleb neanche lo sentì. La rabbia gli ribolliva in tutto il corpo. Odiava suo padre per aver fatto tutte quelle cazzate ed aver rovinato la sua vita e quella di sua madre.
-CALEB!-
Odiava sua madre per non avergli detto quando aveva bisogno di aiuto. Di aver pensato troppo a lui e troppo poco a se stessa. Di non avergli permesso di proteggerla.
-CALEB CHE FAI?!-
E odiava più di tutti se stesso. Per averlo permesso. Per essere stato impotente. Per non aver fatto nulla per aiutarla. Per essere stato così inutile.
-FURIA DEL DRAGONE!- urlò Caleb tirando in porta. Dietro di lui si eresse l'immagine di un drago rosso fuoco, diverso da quello di Kevin. Questo faceva davvero paura. Si vedeva solo il fuoco nei suoi occhi, sembrava pronto ad uccidere tutti. La palla andava ad una velocità pazzesca e un'aura di fuoco la circondava.
-PARATA SUPREMA!- urlò Mark tentando di pararla, ma non ci riuscì. La pallonata andò in rete rompendola e Caleb cadde in ginocchio, le mani poggiate sulla terra calda che stringeva tra esse. Tutti gli si avvicinarono preoccupati, ma Caleb li allontanò dicendo di star bene e di continuare. Gli altri annuirono e si misero nuovamente in posizione, ma nessuno gli credeva.
   
 
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