Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: eliseCS    20/03/2018    1 recensioni
A quanto pare quello che ho bevuto per il brindisi del compleanno è stato sufficiente per farmi fare questa pazzia, e ovviamente non c'era nessuno che potesse fermarmi...
---------------------------------
Una bambina, gabbie dorate e non e Tortuga.
Oppure
L'Ombra della Doomed Destiny, la nave pirata più famosa dell'epoca, il nuovo capitano Cortès e un vecchio amico dimenticato.
In sintesi assoluta: pirati.
---------------------------------
Dal primo capitolo:
Non sapeva se fosse perché pensavano che fosse stupida, troppo piccola per capire o se semplicemente non gli importasse, ma Isabelle riusciva perfettamente a sentirli.
A quanto pareva stava per essere venduta.
Di nuovo.
---
“Con un pezzo da otto posso darti anche da bere se vuoi, ragazzino” propose.
Isabelle si morse un labbro: prima di entrare aveva controllato, addosso non aveva assolutamente nulla di valore, per non parlare di monete o pezzi da otto!
“Io… non ho nulla…”
La donna si ritrasse: “Mi dispiace mocciosetto, ma non do da mangiare gratis, neanche ai bambini. Torna quando avrai qualcosa da darmi in cambio” disse, e si allontanò per servire qualcun altro.
---------------------------------
Buona lettura (spero)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XIV - Di fratelli, lezioni di spada e madri apprensive
 
Non era da molto che aspettava, ma Shade stava già cominciando ad essere stufa.
Se pensavano che farla aspettare l’avrebbe resa più incline a collaborare o a fare qualsiasi cosa per cui l’avevano condotta lì si sbagliavano di grosso.
Si raddrizzò di scatto sulla sedia su cui si era ormai stravaccata da un pezzo – al diavolo la postura, lei si sedeva come voleva – quando l’altra porta del salone, non quella da cui era entrata lei, si aprì e si richiuse in fretta al passaggio di un bambino.
A occhio e croce non doveva avere più di una decina d’anni, i capelli biondo cenere scappati dal codino in cui sarebbero dovuti essere raccolti spettinati e brillanti occhi blu.
Il fatto che abitasse in quella casa o fosse quantomeno figlio di qualcuno di importante lo si poteva capire dal suo abbigliamento. Di certo non era uno dei pargoli della servitù.
La cosa che però incuriosì di più Shade fu il fatto che il ragazzino teneva in mano due spade: una era più corta e aveva tutta l’aria di avere il filo della lama decisamente non affilato, mentre l’altra, solo a giudicare dall’elsa che spuntava dal fodero, dava l’idea di essere davvero una splendida arma.
La ragazza si morse le labbra per non lasciarsi scappare un ghigno al pensiero di quanto sarebbe stato facile disarmarlo anche con le manette.
Finalmente anche il bambino si accorse di non essere solo nella stanza e per un attimo il sorriso soddisfatto sparì dalle sue labbra mentre osservava con espressione più curiosa che spaventata la ragazza che lo stava squadrando a sua volta.
 
“Chi sei?” chiese alla fine muovendo un passo verso di lei, Shade ancora seduta non si era mossa, stringendo appena di più la presa sulle due spade che teneva in mano.
Se la ragazza rimase sorpresa dalla domanda così diretta del bambino non lo diede a vedere.
“Io sono Shade” rispose dopo averlo studiato per qualche altro istante. “Tu?”
Gli occhi del ragazzino sembrarono diventare ancora più grandi quando si rese conto di chi aveva davanti.
 
Dopo l’assalto ad Antigua avvenuto mesi prima la servitù ancora non parlava d’altro, e aveva sentito le cameriere parlare del fatto che il capitano della famosa nave pirata Doomed Destiny e la sua ombra erano stati catturati di recente.
 
“Sei un pirata…” sussurrò facendo un passo indietro.
Shade sorrise: “Proprio così” confermò. “Ma tu non mi hai ancora detto come ti chiami, ragazzino”
Quello non sembrava più molto convinto ma Shade aveva deciso che non avrebbe lasciato andare via così facilmente la sua unica distrazione del momento, e in più non aveva davvero intenzione di fargli del male.
“Hai la mia parola che non muoverò un dito contro di te” promise infatti poco dopo richiamando l’attenzione del bambino su di sé.
“Mio padre dice che non bisogna mai fidarsi della parola di un pirata” si lasciò sfuggire lui.
Shade alzò gli occhi al cielo: “Quello dipende dalle circostanze, ragazzino. E si dà il caso che in questo momento non ci guadagnerei nulla a prenderti in giro. Sono qui ad aspettare non so cosa e mi farebbe davvero piacere avere un po’ di compagnia” rispose più sinceramente di quanto lei stessa avesse voluto.
Comunque non avrebbe mai fatto del male ad un bambino: aveva sempre rispettato questa regola che si era autoimposta, e dopo aver ricordato tutto quello che le era successo quindici anni prima era sicura che l’avrebbe seguita ancora più scrupolosamente.
 
“Mi chiamo Dorian” disse alla fine il bambino cogliendola alla sprovvista.
Aveva riportato la sua attenzione al soffitto della stanza e le era sembrato che il ragazzino di fosse riavvicinato alla porta per andarsene.
Evidentemente ci aveva ripensato.
“Beh, molto piacere Dorian” rispose Shade, il bambino che ancora le stava lontano.
“Come mai sei qui?” aggiunse poi visto che sembrava che Dorian non sapesse cosa dire. “Con quelle spade per di più…”
Il bambino arrossì: “Voglio imparare ad usarla, ma mio padre non ha tempo e l’istruttore si è stufato perché dice che non imparo in fretta e che questo conferma solo che sono ancora troppo piccolo per imparare” confessò.
“Sciocchezze, io ho imparato a usare il pugnale a dieci anni e la spada a undici” disse Shade sorridendo appena ripensando al coltello che Gabriel Cortès le aveva messo tra le mani non appena aveva messo piede sul ponte della Doomed.
A Dorian si illuminarono gli occhi: “Anch’io ho dieci anni!” esclamò avvicinandosi alla ragazza senza quasi rendersene conto.
“Questa l’ha portata il fabbro l’altro giorno, è di mio padre” riprese abbassando appena la voce. “Volevo nasconderla finchè non avesse accettato di insegnarmi” concluse.
Shade mosse la testa in un cenno di approvazione: quel ragazzino le stava simpatico, le piaceva come ragionava.
“Fammi vedere come la impugni” ordinò di punto in bianco.
Dorian la guardò confuso.
“Forza, non ci credo che gliel’hai presa e non hai neanche provato a brandirla. Tirala fuori dal fodero e fammi vedere come la tieni” lo esortò.
Un po’ insicuro il bambino appoggiò la spada spuntata sul tavolo di legno e sfoderò l’altra brandendola davanti a lui con un certo impaccio.
Di sicuro rispetto a quella che verosimilmente gli era stata data per esercitarsi pesava di più.
Shade lo osservò attentamente: non male, ma si poteva migliorare.
Si alzò di scatto e a quel suo movimento Dorian abbassò la spada retrocedendo di qualche passo.
“Nel caso dovessi difenderti devi tenerla sollevata, sai?” lo prese in giro lei sbuffando. “E poi pensavo fosse chiaro che non ti farò del male. Vieni qua che ora ti do qualche consiglio su come tenere quella spada…”
Alla fine fu lei a raggiungere Dorian e ad mettersi al suo fianco mentre pazientemente gli sistemava meglio le mani per fargli capire come avere un maggiore equilibrio anche con un’arma che pesava di più a quanto era abituato, dandogli suggerimenti su come assumere una migliore posizione di gambe e piedi – il tutto non senza un certo impaccio visto che aveva ancora le manette che le tenevano insieme i polsi.
Dal canto suo Dorian sembrava di colpo essersi completamente dimenticato di cosa fosse la persona con cui stava avendo a che fare, troppo felice che finalmente qualcuno lo stesse ascoltando e gli stesse insegnando con calma invece di mandarlo via come succedeva di solito.
 
Dopo avergli brevemente spiegato il tipo più semplice di parata e di affondo Shade si raddrizzò e prese l’altra spada.
Si posizionò davanti a Dorian e “Colpiscimi” gli ordinò.
Il bambino la guardò con tanto d’occhi: “Cosa?”
“Uno non si rende conto cosa vuol dire usare veramente la spada finchè non la incrocia con quella di qualcun altro. Affettare l’aria non serve a nulla, quindi forza: fai del tuo peggio… ma ricordati quello che ti ho appena spiegato” lo istruì Shade, sentendosi strana ma allo stesso tempo fiera di stare insegnando qualcosa a quel ragazzino.
Con una breve rincorsa e un mezzo urlo Dorian le andò incontro facendo scontrare le due lame.
A Shade bastò un minimo movimento del polso e l’attimo dopo Dorian si ritrovò a mani vuote, l’arma a terra.
“Su raccoglila. Devi usare più forza e tenere salda la presa, non puoi lasciarla cadere alla minima botta che ricevi” lo esortò Shade.
 
Per un attimo, ritrovandosi disarmato, un’espressione di paura si era impossessata degli occhi del bambino, pensando che probabilmente Shade ne avrebbe approfittato per prendergli la spada vera e scappare.
Ma la ragazza era ancora lì davanti a lui, a incitarlo a riprovare, e in quel momento Dorian sembrò capire che era stata sempre sincera quando gli aveva ripetuto che non gli avrebbe fatto del male.
Nonostante il suo disastroso primo tentativo era ancora lì, disposta a continuare a spiegargli, cosa che purtroppo accadeva assai di rado.
Suo padre era troppo impegnato con gli affari del Consiglio per passare del tempo con lui, e quelle rarissime volte che lo faceva se Dorian non era veloce ad eseguire quello che gli veniva detto di fare lo lasciava per non perdere tempo.
Sua madre era l’unica che aveva più pazienza con lui, ma essendo un maschio trascorreva la maggior parte del tempo con un educatore che doveva insegnargli, come le chiamava lui, le cose da maschi.
Non che a lui non andasse bene, ma anche quell’uomo non era certo famoso per la sua pazienza e lui comunque avrebbe ritenuto lezioni su come usare veramente le armi molto più interessanti delle letture di codici e carte.
Shade sembrava avere tutte le caratteristiche che avrebbe sempre voluto avesse il suo educatore: paziente, interessato a quello che piaceva a lui… il fatto che fosse un pirata rendeva le cose ancora più interessanti visto che, a quanto dicevano i suoi genitori, i pirati erano persone rozze e brute, senza il minimo senso dell’onore, impazienti e pronte a fregarti quando meno te lo aspetti.
Se mai avesse avuto una sorella maggiore avrebbe voluto che fosse esattamente come lei…
 
“Ti sei incantato?” lo riscosse la voce di Shade.
Lui scosse la testa.
“Volevo ringraziarti” disse.
La ragazza lo guardò confusa: “E per cosa?”
“Per avermi insegnato” rispose lui pronto.
“Ragazzino, qua sono ben lontana dall’averti ancora insegnato qualcosa…”
“Però sei ancora qui… non nel senso che saresti potuta andare da qualche parte ovviamente… ma di solito quando sbaglio mi lasciano da solo finchè non mi riesce bene”
A quello Shade non seppe ribattere.
“Allora, adesso ti spiego… raccogli la spada” si rianimò.
Dorian eseguì entusiasta rimettendosi in guardia.
“Visto che quello l’hai già imparato?” lo lodò Shade apprezzando che effettivamente la posizione fosse corretta.
Gli diede poi disposizioni sui movimenti da eseguire successivamente: una serie di mosse semplici, a cui lei avrebbe risposto con delle parate, che però avrebbero fatto in modo che Dorian capisse meglio cosa stava facendo e come farlo nel modo giusto.
 
In effetti in quella maniera non era così male, e andando piano all’inizio Dorian riusciva a concentrarsi di più sui movimenti e memorizzarli.
Erano presi dal momento, il sorriso sul viso di Dorian riflesso in quello di Shade e le spade incrociate tra loro quando un urlo e un’esclamazione di sorpresa mista a orrore li fece allarmare.
“Dorian!” la voce apparteneva ad una donna.
Sulla cinquantina, con i capelli biondi raccolti in una pettinatura mediamente elaborata e un vestito che indicava chiaramente la classe sociale a cui apparteneva.
Probabilmente era la padrona di casa e Dorian confermò tutte le teorie che la ragazza aveva fatto fino a quel momento chiamandola “Madre!” in risposta.
 
A Shade era bastata un’occhiata per riconoscerla, nonostante fossero passati quindici anni dall’ultima volta, e fortunatamente l’altra sembrava troppo presa dal figlio per far caso al fatto che la ragazza le aveva dato le spalle con la chiara intenzione di non farsi vedere in viso.
Seguì distrattamente i rimproveri che la donna rivolse al figlio (“Si può sapere cosa pensavi di fare? Ti abbiamo cercato ovunque! Come ti è saltato in mente di restare qui dentro con lei? E poi cosa stavate facendo? Dorian… quella non è la spada nuova di tuo padre?”) finchè non decise che sia lei che Dorian ne avevano sentite abbastanza – con la differenza che il bambino non avrebbe mai osato ribattere – e intervenne.
“Suo figlio ha avuto la cortesia di tenermi compagnia mentre aspettavo, potrebbe anche smetterla di rimproverarlo”
La donna tacque all’istante.
“Dorian, vai” ordinò poi facendo cenno alla cameriera che era con lei, che si era fermata sulla porta, di portarlo via.
Lui sembrò rimanerci male ma non gli fu dato modo di fare altro se non ubbidire.
“Ciao Shade!” salutò la ragazza, e prima che venisse trascinato via lei rispose con un “Ciao Dorian” sperando che, anche se non lo stava guardando direttamente, il bambino avesse intuito se non altro dal suo tono che nel farlo aveva sorriso.
 
“Allora, posso sapere come mai mi trovo qui?” domandò Shade quando sentì la porta della sala richiudersi con un leggero tonfo.
Come se ormai non l’avesse già intuito…
“Sarebbe educazione guardare in faccia la persona con cui si sta parlando” disse la donna senza rispondere.
“Come ha fatto notare prima a suo figlio, sono un pirata” ribattè Shade facendo riferimento a uno dei rimproveri mossi al bambino poco prima. “Non me ne faccio nulla delle buone maniere…” concluse.
Sentì la donna sospirare.
“Molto bene” disse alla fine.
“Mi chiamo Maria Blake, sono la moglie del Primo Consigliere Blake, anche se prima di questo matrimonio sono stata sposata con un altro cognome. E si dà il caso che il nome che lei ha tirato fuori con così tanta leggerezza due giorni fa al Consiglio è quello di mia figlia”.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: eliseCS