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Autore: reesejordan    20/03/2018    10 recensioni
Una delle tante esplosioni nella vita di Oscar e André.
L'introduzione, per puro caso, parla dello stesso episodio di cui ha scritto monica68 nella bellissima Narcisi che consiglio vivamente di leggere.
Il bollino giallo è per precauzione, altrimenti sarebbe verde.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho mal di testa. Sono sveglia, ma non apro gli occhi. Dove sono? Qualcosa mi pizzica la guancia e le labbra. Cerco di muovermi un po' ma sento un peso sul mio polso che mi trattiene. Faccio finta di dormire ancora e raccolgo i miei pensieri. L'esplosione. I principi di Spagna. Li abbiamo salvati.

- E bravo il nostro André. Ha salvato la sua donna.

La voce di Alain mi arriva addosso come un fiume in piena. Sarei io la tua donna André? Hai parlato al tuo amico di noi? Di come ti abbia fatto male, respingendoti? Sai che adesso non vorrei altro che essere la tua donna, André? Chissà se non ci sia veramente una donna nella tua vita, André? Passi sempre il tuo tempo con i tuoi compagni. Avrai di certo incontrato una donna che apprezzi un uomo come te. Bello, come sei tu. Forte, come sei tu. Una donna che sappia mostrarti i suoi sentimenti, che ti faccia sentire amato, desiderato, una donna vera, non come me.

La missione è finita bene e siamo ancora vivi per raccontarlo. Ho solo voglia di tornare a casa. Ci aspetta una licenza di due giorni. È un meritato segno di riconoscenza per i soldati che vi hanno partecipato, tranne uno. Quel soldato, di cui non mi ricordo nemmeno il nome, ha cercato di uccidermi, ha ormai preso il suo congedo definitivo da questo mondo. Prima di rientrare a palazzo, devo recarmi in caserma per chiudere il rapporto, firmare le licenze e ... parlare con André. È sempre accanto a me, ma siamo chiusi, distanti, assorti nei nostri problemi. Vorrei tanto che tornasse a casa con me. 
Sono in piedi davanti alla finestra del mio ufficio. Ho appena finito di firmare l'ultimo foglio,  ho fatto consegnare i permessi ai soldati e ho chiesto di te. Sento un'agitazione irrefrenabile spargersi in corpo mentre ti aspetto. Sarei rimasta con le spalle alla porta. Non voglio guardare nei tuoi occhi. Mi perderei. Non ce la farei a contenere le mie emozioni. Bussi, apri, mi fai il saluto. Cerco di controllare il mio respiro, mentre sento la tua voce pronunciare il tuo nome. Vorrei chiamarlo io quel nome così caro, amabile, dolce, come chi lo porta. Dopo un po' diventi meno formale e mi chiedi se ho bisogno di qualcosa. La risposta mi gira in corpo ma non esce. Di te. Solo di te. 

Ti chiedo cos'hai intenzione di fare nella breve licenza concessati. Le mani mi tremano. Non rispondi subito, sento i tuoi passi decisi e poi il calore del tuo corpo dietro il mio. I miei sensi sono all'erta. Mi stai vicino, vicinissimo. Ti lascio fare.

- Voglio tornare a casa con te. Ho rischiato di perderti un'altra volta.

Mi sussurri nell'orecchio con la voce che riconoscerei ovunque. Non c'è un'altra donna, allora André? Non hai altre braccia da cui correre? Non ci sono altri occhi che ti aspettano? Altre mani che ti cercano?
Sussulto un po' alle tue parole. Non ti guardo, ma mi sto perdendo ugualmente. Ti avvicini quanto basta finché il tuo petto tocca la mia schiena. Sento il mio cuore battere come i tamburi durante una parata. Cosa stai facendo, André? È da quella volta che non stiamo più così vicini. È possibile che tu mi voglia ancora? 

- Perdonami, Oscar. Stava per ucciderti, sarei impazzito. Ho solo voglia di abbracciarti.

- Allora, fallo, ti prego!

La risposta mi esce spontanea, di getto, un po' sottovoce, mentre la mia mente sta ancora cercando di capire cosa stia succedendo. Le tue braccia salde, forti e protettive mi tengono stretta, avvolgendomi. Il tuo odore penetra le mie narici come il più dolce dei profumi. Non resisto più. Le mie difese cadono. Mi giro ad affaciarti, le tue mani mi cingono ancora la vita. Mi guardi, come per chiedere il permesso, per assicurarti di non stare sbagliando. Ti voglio dare tutta me stessa. Mi sento attratta da tutto quello che sei tu. Audace, mi avvicino a te e sfioro le tue labbra con le mie, un preludio, un consenso al bacio carico di passione che ci rapisce. Questa volta non mi tiro indietro, non respingo il tuo sesso che sento palpitare contro il mio corpo, non allontano le tue mani che sollevano le mie natiche e mi poggiano sulla scrivania. Mi stacco da te con il respiro affannato. 

Il tuo volto cambia di colpo espressione. Cominci a balbettare, mormorando scuse, accusandoti di essere uno stupido, un pazzo, uno sconsiderato. Hai gli occhi abbassati e il viso arrossato dalle effusioni che ci siamo appena scambiati. Ti osservo e vedo il rammarico, lo sgomento, lo sguardo smarrito. 

- Perdonami. Ho esagerato. Non succederà più.

Indietreggi di qualche passo e sento che vuoi andartene, scappare. Non te lo permetto perché ti tiro verso di me dal collo dell'uniforme e ti bacio ancora. Le nostre lingue un tocco lieve. Le nostre labbra morbide calamite che ci tengono incollati. Le nostre anime un solo richiamo. I nostri cuori un'esplosione. Ti confesso, non senza vergogna, che vorrei che succedesse molto di più, ma non lì in caserma. Dobbiamo tornare a casa, dove potremo amarci, cureremo le vecchie ferite, esorcizzeremo la mia stanza, creeremo, di nuovo, un mondo tutto nostro per appartenerci.

Non mi rispondi. Il tuo sguardo intenso mi legge dentro. Non parliamo più. Sono i miei occhi che ti confessano ciò che ti sta dicendo il mio cuore. Portami a casa, André. Fa' di me la tua donna. Lo hai sentito, vero? L'ho capito. Ti stacchi gentilmente da me.

- Vado a sellare i cavalli, Oscar.
   
 
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