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Autore: Kein_Pyke    21/03/2018    0 recensioni
SEQUEL del VOLUME I: Sulle Isole di Ferro convergono figure provenienti da mondi differenti, i cui destini, però, sono destinati ad incrociarsi. Kein Pyke è una giovane marinaia, figlia di una prostituta e di un ignoto pirata di nobili natali, che fa ritorno a casa dopo una scorreria. Shin Estren, ex mantello bianco della guardia reale, dopo essere stato estromesso dalla sua carica, cerca l’avventura nel regno dei pirati, dei reietti, dei rinnegati. Yohan Farwynd, un tempo appartenuto alla ciurma del re, ha finalmente ripreso la via verso casa.
Nel mentre, il regno di Euron Greyjoy è messo in pericolo da una rivolta dei capitani della Flotta di Ferro che si uniscono agli Annegati del dio Abissale per conquistare il trono del mare. Gli esiti sembrano scontati, ma ci sono forze che tramano nell’ombra: una spia con mille occhi, una regina decaduta decisa a riprendersi ciò che è suo, eserciti che si radunano ad est…
Una guerra scongiurata, una guerra a venire. Un nuovo nome gridato al cielo.
È giunto il momento del riscatto.
Autori: Francesca Colombo e Giovanni Seminara
A tutti i fan del trono di spade buona lettura! Sono graditi commenti e suggerimenti.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cersei Lannister, Daario Naharis, Jaime Lannister, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Ser Harras, il cavaliere esiliato. Eppure, in una passata prima vita, era stato il Lord di Giardino Grigio, ma soprattutto era stato l’Erede, l’erede di Dieci Torri, il seggio della nobile e ricca casa Harlaw. Adesso vagava per il Mare in cerca di giustizia. «Capitano, siamo arrivati» Harras Harlaw si destò dai suoi pensieri dopo giorni di navigazione nel Mar del Tramonto. Cacciato dall’usurpatrice, tradito dalla sorella, costretto a partire da Pyke, non aveva trovato altra soluzione che cercare alleati, compagni e nemici, per opporsi alla nuova regina delle Isole di Ferro. La Canto del Mare, la sua nave lunga, infatti, era seguita adesso da altre imbarcazioni, i vascelli di Lord Farwynd di Luce Solitaria. Yohn, senza esitazione, alla ricerca di vendetta verso i bastardi di Pyke che avevano ucciso il fratello Ygon, aveva messo a disposizione le sue poche navi, che aveva raccolto nel misero arcipelago dell’ovest che precedeva l’isola di Luce Solitaria, la terra più occidentale del mondo conosciuto. Un’alleanza debole al momento, ma Harras la riteneva fondamentale, infatti contava sul fatto che Yohan Farwynd, fedele servitore dell’Antica Via e Lord Comandante della Flotta di Ferro, non avrebbe mai impugnato le armi contro altri Ironborn e soprattutto non contro il fratello maggiore. “Non ho rivali” questo era il motto della famiglia di sua madre. Ma in quel momento non era così. Il volto del capitano era una maschera fredda e impassibile: il viso, lungo e austero, gli occhi, gelidi. Lo sguardo, perso nel vuoto, era penetrante come i ferri delle lance. Solo la ricerca della vendetta abitava la mente del cavaliere. Ser Harras, il cavaliere esiliato. Eppure, in una passata seconda vita, era stato il Campione di Asha Greyjoy, rappresentante di tutta la Casa Harlaw, rappresentante di tutta l’Isola di Harlaw. Adesso era in cerca di altri alleati. Più numerosi, più potenti e più ricchi. Le navi, spinte dal vento, cominciarono ad avvicinarsi alla costa. La vista divenne più gloriosa. Un enorme promontorio di pietra giallastra, dalla forma di un leone a riposo, sovrastava il porto di Lannisport. La Roccia, sulla cui sommità si ergeva l’alto torrione di Castel Granito, svettava minacciosa contro le sette navi lunghe che lentamente si avvicinavano alle grotte occidentali, aperte sul mare. Harras guardò quel grandioso spettacolo approssimarsi lentamente e innalzarsi sul profilo delle onde a mano a mano che la nave, oramai disalberata, perdeva velocità. Già si vedevano distintamente le feroci fauci di quella fortezza di roccia granitica, e da lì si sentivano emettere echi di suoni indomabili, che si propagavano come i ruggiti di un leone. In pochi secondi, dalle medesime aperture, sputarono galee e dromoni da guerra che andarono in contro ai nuovi venuti, e scortarono le navi di ferro all’interno della Roccia. Alla base del promontorio, l’acqua del mare aveva scavato grotte e gallerie profonde, in cui i Casterly prima, e i Lannister poi, avevano costruito moli, banchine, pontili e cantieri navali. Le onde si infrangevano sulle rocce diffondendo un rumore simile al tuono. Alla fonda, c’erano navi lunghe e dromoni. Grandi navi da trasporto stavano scaricavano la loro merce, quando Harras e i suoi settantasette uomini, approdati, vennero circondati e arrestati. Settecento miglia marine per ritrovarsi rinchiuso in una buia e fredda prigione scavata nella roccia di Castel Granito. Ser Harras, il cavaliere esiliato. Eppure, in una passata terza vita, da solo aveva affrontato i sette campioni di Scudo Grigio, da solo aveva sconfitto per sette volte i sette campioni di Scudo Grigio, da solo aveva conquistato un intero castello. Adesso, solo e prigioniero, si trovava tra le fauci di un Leone, anzi, ne era diventato il pasto del mattino di sua spontanea volontà. Appena scorti i vessilli delle Isole di Ferro, i soldati Lannister non vollero sentire storie: sotto la minaccia delle armi, li trascinarono nelle segrete della fortezza. Percorsero sette lunghi, antichi tunnel di giacimenti minerari, le cui vene erano state dissanguate senza sosta per secoli, ora riutilizzati come stanze per gli ospiti non graditi. Decine o forse centinaia di Uomini di Ferro erano stati torturati, uccisi o lasciati morire tra quelle pareti. Anche Harras poteva ora essere uno di quei tanti Uomini di Ferro. Non aveva combattuto, né si era opposto ai soldati, che lo avevano spogliato delle sue armi. Anche se la sua unica arma l’aveva già persa settimane prima. Gli era stata rubata. Il suo bene più prezioso. Simbolo del suo coraggio e della sua nobile casata. Crepuscolo, la lama di Valyria, era adesso nelle mai della bastarda usurpatrice del suo trono. Non seppe realizzare quanto tempo passò, quando all’improvviso, dal lungo corridoio, sette lunghe ombre scure si diressero verso la sua alcova rinchiusa. Sette soldati lo presero in custodia e lo guidarono per infinite gallerie e infiniti scalini fino ad una grande e luminosa stanza, austera e povera di mobilio. Erano presenti solo una donna e sette uomini al lato della stanza, forse consiglieri, perlopiù anziani. Harras riconobbe un maestro della Cittadella dalla pesante collana di anelli di materiali diversi che portava sopra una lunga, vecchia e scura tunica, e un septon attempato dall’aria familiare, la cui ricca e ricamata veste era decorata con il simbolo dei Sette Dei, una stella a sette punte scarlatta. La donna era affacciata ad una spaccatura che dava sul mare. Grassa, dai lunghi, folti e ricci capelli biondi e gli dava le spalle. Genna Lannister, zia di Tyrion Lannister, Lady di Castel Granito e protettrice di tutte le Terre dell’Ovest. Quando si voltò, il cavaliere poté osservarne la faccia squadrata, ampia e liscia. «Sedetevi Ser Harras Harlaw» lo interpellò senza tante storie con un tono più materno che ostile, quasi condiscendente e, quindi, irritante alle sue orecchie. «Siete stato arrestato in quanto Uomo di Ferro e suddito fedele del Re Euron Greyjoy. Vi siete avvicinato alle nostre coste con una ben misera flotta… Non so cosa vi abbia spinto ad un’azione tanto stupida, ma non troverete pietà tra queste mura. Per favore cercate di essere breve e coinciso, ho molto da fare e poco tempo da perdere» concluse con un cenno di mano per invitarlo a parlare. «Lady Frey, mia signora» replicò il cavaliere chinandosi per renderle riverenza «Devo dirvi, innanzitutto, che Euron Greyjoy non è più Re delle Isole di Ferro». Il volto stupefatto e il silenzio della donna e di tutti i presenti non lasciarono spazio al dubbio: aveva conquistato immediatamente la loro attenzione. Ser Harras, il cavaliere esiliato. Eppure, in una passata quarta vita, era stato il Lord di Giardino Grigio, Erede di Dieci Torri, e sempre nello stesso tempo, Lord di Scudo Grigio. Tutte le terre dell’’Altopiano bagnate dal Mander lo temevano. Adesso doveva giocare bene le sue carte per porsi come mediatore, uomo di fiducia e spada di guerra di tutto il Continente, e infine riprendersi le sue Isole. «Euron Greyjoy è morto. Così come il fratello Aeron Capelli Bagnati. Sul Trono del Mare siede adesso la figlia di Occhio di Corvo, che con l’inganno e disonestà ha conquistato il potere» «Figlia?» lo interruppe Lady Frey, ancora incredula a quelle parole. «Sì, una bastarda. Si è fatta naturalizzare con l’inganno appena prima della morte del sovrano» «Una donna sul trono del mare! E i vostri lord, lo hanno permesso?» domandò Genna, con un sorriso di scherno. «C’è stata un’Acclamazione di Re, ma l’esito è stato falsato. La corona è stata comprata con la corruzione» ringhiò Harras, furioso a quel ricordo. A quelle parole, la Lady di Castel Granito, calma e rasserenata si sedette su un comodo seggio dorato e guardò il suo ospite con benevole ironia «Quindi, qualcun altro ha perso l’opportunità di succedere ad Euron, presumo» gli disse di sottecchi e divertita. «Non è questo il punto, mia signora» replicò, cercando di mantenere la calma che quella donna stava mettendo a dura prova. «Ah no?» fece lei, senza cambiare né tono né espressione. «L’usurpatrice vuole continuare la politica offensiva ed espansionistica di Euron Greyjoy…» cominciò Harlaw, ma venne interrotto. «Le nostre coste son ben protette, abbiamo respinto voi pirati prima e vi respingeremo ancora se dovremo farlo» intervenne ancora la donna. «Ha degli alleati potenti. Le vostre difese non basteranno…» la ammonì lui. «Ser» lo interruppe Genna quasi spazientita da quel lungo ed eccessivo prologo «Voi venite qui, tradendo la vostra regina, e vi aspettate che faccia per voi che cosa di preciso? Devo forse credere a un pirata delle Isole di Ferro? Quante volte, i vostri compagni razziatori e stupratori hanno attaccato e saccheggiato Lannisport?» «Mia signora, io sono un cavaliere. Non un rozzo, rude e comune uomo di ferro. Le mie origini risiedono nelle vostre Terre dell’Ovest. La famiglia di mia madre è Casa Serret di Sala d’Argento, una delle principali casate fedeli a Castel Granito. Avrete sentito delle mie stimabili gesta, ho…» «Sì, sì. Ho sentito. Avete combattuto contro rose appassite e scudi marci e ne siete uscito vincitore. Congratulazioni. Quindi?» «All’acclamazione, davanti a tutto il popolo di ferro, la bastarda ha parlato di alleati forti e pericolosi. Leoni e Tigri. Se non fossi certo di quello che ho sentito non sarei qui» «Stai forse insinuando che i Lannister sostengano la nuova regina per predare le loro stesse coste?» chiese lei, deridendolo «Mio caro cavaliere, posso assicurarvi che nessun leone Lannister, né alcun uomo o donna del Continente, aiuteranno mai un uomo o donna di ferro». «Gli alleati vengono dall’est, Essos di certo. Il regno di Westeros non ha i mezzi per contrastare nuovi eserciti. La lunga notte ha distrutto e indebolito tutti. Io posso aiutarvi. Con pochi uomini scelti, posso salvare il Continente tutto. Sono l’uomo giusto per sedere su quel trono e riportare la pace tra i due regni. Sono un cavaliere e ho sempre combattuto onorevolmente. Mai tradirei la parola data, mia signora» perorò Harlaw. Ser Harras, il cavaliere esiliato. Eppure, in una passata quinta vita, era stato Lord di Dieci Torri, capo famiglia dell’intera casa Harlaw di Harlaw, unico grande e solido oppositore di re Occhio di Corvo, unico a tenere testa alla casa Greyjoy. E adesso non riusciva ad opporsi ad una vecchia, grassa leonessa. «Non lo metto in dubbio, Ser. Ma non potrei mai aiutarvi o allearmi con voi, e di certo non metterò a vostra disposizione nessun uomo e nessuna nave dei miei lord. Al momento, siete e rimanete un Uomo di Ferro, nemico del Continente e nemico del Regno di Lyanna Targaryen.» Harras era sul punto di interromperla, ma la donna, imperiosa, avvicinatasi a lui, gli mise una mano sulla spalla e con tono calmo e rassicurante continuò «Tuttavia, le vostre parole non saranno dimenticate. Il reggente del regno, mio nipote, ne sarà presto informato. Vi ringrazio ancora per essere venuto qui. Sarete riportato alla vostra cella, ma non dubitate, presto, vi farò avere una dimora più confortevole». Nuovamente incatenato, ritornò alla sua fredda, buia e funebre cella. §§§ I giorni passavano, ma Harras continuava a non ricevere notizie. L’unico contatto era quello con i visi rozzi e taglienti, ma dai capelli dorati, delle guardie, che gli portavano i pasti. Non sentiva né udiva più i suoi compagni da quando erano stati arrestati lungo le banchine della Roccia. Per quanto ne sapeva, pure i Farwynd di Luce Solitaria erano scomparsi tra le profondità di quelle miniere. Lady Frey e Lannister di Castel Granito credeva alle sue parole? Credeva alla minaccia che avrebbe potuto portare Kein Pyke? Stava forse preparando un’offensiva senza di lui? Aveva avvertito il nipote Tyrion? Domande, queste, che continuava a farsi senza ricevere risposta. «Per l’Abisso!» imprecò tra sé, quando vide arrivare un septon accompagnato da sette guardie. Erano passati probabilmente sette giorni, da quando aveva incontrato Lady Genna Lannister. Quattordici discreti pasti, due per giorno, appropriati per un cavaliere. Tuttavia, la reclusione era ancora limitata alle pareti dell’antica miniera. Lì lo raggiunse il vecchio. Numerose e profonde rughe solcavano il volto glabro e pallido del prete, mentre una corona di capelli grigi e ispidi gli cingeva la testa pelata. Un naso lungo e aquilino continuava ad alzarsi involontariamente per tenere su leggere e sottili lenti di Myr, che permettevano, a due occhi stanchi e bianchi, di leggere e vedere meglio. «Ser Harras, prego seguitemi» disse mentre i soldati aprivano la cella in cui era rinchiuso. Harras finalmente poté uscire da quel lugubre posto e senza dire una parola seguì l’anziano septon che camminava, lentamente e incurvato, aiutandosi con un bastone. «Perdonate l’attesa, ma stavo preparando il vostro trasferimento. La lady non ha voluto recarvi offesa tenendo voi e i vostri compagni nelle segrete di Castel Granito, anzi, si è preoccupata di trovarvi un alloggio più confortevole e adeguato al vostro titolo. Per sette volte ho proposto la soluzione che ritenevo più appropriata e solo alla settima perorazione i Sette hanno dato forza alle mie parole affinché anche la Lady le ascoltasse» concluse voltandosi e sorridendo verso Harras. Avevano percorso solo pochi metri, forse sette. “Chissà quanto tempo impiegheremo ad arrivare a destinazione” pensò imperturbabile Ser Harlaw. «Quale sarà la mia nuova prigione dunque?» Con un po’ di fortuna, magari, lo avrebbero mandato a Silverhill, dai Serret, pensò speranzoso. «Nessuna prigione, Ser. Vi trasferiremo a Grimmston, vostro castello per diritto divino» «Dopo la lunga notte, Scudo Grigio è tornata a casa Grimm. L’ultima volta che ho visto quel castello, in cima alle torri sventolavano i vessilli di Lord Gunthor» «Avete ragione, ma il Guerriero ha donato a voi quel castello e nessuna legge umana può togliervelo. Non dimenticherò mai il giorno in cui avete sconfitto i sette campioni dell’Isola. Un messaggio divino è giunto tramite voi. Il Guerriero ha guidato la vostra spada di Valyria…» a sentire quelle parole, una fiammata d’odio lo pervase. Crepuscolo gli era stata rubata! Sottratta a tradimento dalla bastarda Greyjoy. «…anche lord Grimm è d’accordo con me. Voi siete il nostro signore». “Altri folli religiosi” fu l’unica cosa a cui pensò in quel momento Harras, che continuava ad avanzare lentamente, al passo con il sacerdote. «Vedete, oggi sono solo un vecchio e devoto septon. Ma anche io una volta era un cavaliere: giovane e devoto soldato del Guerriero, ma ahimè la vecchiaia è dura da combattere.» «E’ dura è certo..» lo assecondò Harras con poca convinzione «Ma non comprendo. Lady Genna ha fatto di me il Lord di Scudo Grigio dopo quello che ho rivelato sulle Isole di Ferro?» «Purtroppo no. È rimasta, sì, colpita da quello che avete detto, non temete. Ma non muoverà un dito senza prima consultarsi con suo nipote e, si sa, Lord Tyrion Lannister è un diplomatico e un politico, non un guerriero. Stanco della Guerra dei Cinque Re e della Lunga Notte, non darà ascolto ai Sette Dei. Il mio unico potere, con Lady Frey, è stato quello di mostrare come i Sette volessero che voi e i vostri uomini foste riportati a Scudo Grigio. Ed è lì che ora vi condurrò». Ser Harras, il cavaliere esiliato. Eppure, in una passata sesta vita, era ad un passo dall’essere Re di tutte le Isole di Ferro. Adesso era diventato uno strumento di potere e un ostaggio, trasferito da una prigione ad un'altra. Dopo lunghi secondi di silenzio, il Septon riprese a parlare «Sapete, i sette mesi in cui avete governato voi, il Guerriero era felice del vostro operato». Harras rimase basito nel sentirgli dire quell’affermazione. Non lo diede a vedere, ma non era certo che, durante la guerra guidata da Euron, le isole scudo avessero passato un bel periodo. «…poi vi ho visto dalla sommità della fortezza del Leone. Sette giorni or sono, sette navi, da voi condotte, erano entrate nel porto di Castel Granito. In quel momento ho compreso che il Guerriero mi stava mandando un messaggio. Ho capito quale fosse il volere dei Sette e che il mio compito era quello di aiutarvi» “Come potrebbe mai aiutarmi un vecchio septon” pensò Harras avvilito. «Vi chiederete come io possa aiutarvi» sorrise tra sé il prete «Dovete sapere che il potere dei Sette è sconfinato. Umili e devoti servitori del Guerriero sono pronti per ascoltare ed essere guidati dal Dio» Harras iniziò a ragionare tra se e sé e cercò di capire dove voleva andare a parare il septon che lo accompagnava. L’anziano sacerdote, senza alcun dubbio, si riferiva ai Figli del Guerriero: probabilmente i guerrieri e i cavalieri erranti, veterani della guerra, si erano uniti in quella sacra confraternita e senza più nulla da perdere, era divenuti fedeli servitori del Guerriero. Voleva forse radunare quei vagabondi di guerra per aiutarlo a riprendersi le Isole? Ma quanti potevano essere questi soldati, ma soprattutto perché faceva tutto questo? «In più i quattro lord delle Isole Scudo e i loro figli ed eredi, ahimè sapete che lord Grimm non ha eredi, sono tutti e sette propensi e volenterosi di combattere per il Guerriero». Come no. Quei lord non vedevano l’ora di combattere certo, ma non per un qualche sentimento religioso. Volevano vendetta per loro, per le loro famiglie e per i loro sudditi. Spazzare via, una volta per tutte, tutti i pirati, saccheggiatori e stupratori dalle Isole di Ferro, doveva essere un premio più che soddisfacente. Tuttavia non era una cattiva idea. Quel vecchio gli stava offrendo navi e guerrieri per riprendersi il Trono. «Chi lo sa. Magari anche i lord di Isola Bella, del Crag e di Banefort potrebbero unirsi alla nostra rotta» proseguì convinto il sacerdote. «Lady Frey ha ribadito chiaramente che nessun lord delle Terre dell’Ovest prenderà le armi per seguirmi» «Certo, e senza alcun dubbio la Lady ha anche ragione. Ma voi pensate che si rifiuteranno di unirsi ad una Guerra Santa per volere dei Sette dei?» Una crociata per estirpare il Dio degli Abissi dal Mondo Conosciuto. Ecco che cosa voleva quell’uomo. Un devoto figlio del Guerriero alla ricerca di una egoistica reputazione personale: voleva l’immortalità, essere ricordato nel tempo come il septon che era riuscito a sconfiggere la religione del Dio degli Abissi. Voleva passare alla storia come l’unico ad essere riuscito a convertire gli Uomini e le Donne di Ferro. Voleva servirsi di lui, quello era certo, e forse era davvero convinto che quello era il volere dei Sette e che lui, Ser Harras, era il guerriero scelto dagli Dei per guidare la vittoria. E se quella vittoria gli avesse consegnato il Trono del Mare, perché rifiutare una simile alleanza? Ser Harras, il cavaliere esiliato. Adesso, all’alba della sua settima vita, sarebbe diventato Re delle Isole di Ferro.
   
 
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