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Autore: LeaDarco    21/03/2018    4 recensioni
CAPITOLO 10: La Fortezza Oscura - Parte 3 (compagni: Xigbar, Saïx & Axel)
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Missing Moments su come è nata la ribellione di Marluxia e della sua vita all'interno dell'Organizzazione XIII: ogni capitolo racconterà le missioni del numero XI insieme a un compagno, analizzando il suo rapporto con gli altri membri dell'Organizzazione (in particolare con Larxene)
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Larxene, Marluxia, Organizzazione XIII
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Kingdom Hearts, KH Chain of Memories
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La Fortezza Oscura pt.1

(compagni: Xigbar, Saïx & Axel)
 

Quella sera, ho potuto vedere molte comete in cielo.
…che c'entri con il fatto che ho aperto quella porta?

Diario di Ansem 5

 

Marluxia scandiva a occhi aperti il trascorrere delle ore; con lo sguardo fisso nell’oscurità non smetteva di chiedersi cosa stesse accadendo al cielo. Lui e Larxene non avevano trovato risposte, ma erano giunti alla conclusione che qualcosa d’imponente e inarrestabile stava per succedere.

Poi lei si era addormentata sul suo letto e lui era ritornato a contemplare la notte dalla finestra (sperando di trovare qualche risposta o almeno il sonno).

Quando verso le prime ore del mattino, la porta della sua stanza si spalancò, Xigbar non fu sorpreso di trovarlo già sveglio: lanciò un’occhiata alla ragazza che dormiva profondamente poi fece cenno a lui di raggiungerlo nella sala comune; sul suo labiale, Marluxia decifrò la parola «Muoviti».

 

Ad aspettarlo, trovò Saïx con lo sguardo assorto e le braccia incrociate.

«Che succede?» domandò Marluxia.

«Missione speciale» commentò Axel con un sorriso: era stravaccato sul divano, i piedi appoggiati sopra il tavolino.

Saïx lo squadrò con impassibile curiosità. «Tra un’ora io e Axel incontreremo Malefica, la sovrana della Fortezza Oscura».

«Sarà un incontro istituzionale, una noia assoluta» aggiunse Axel. «Ci saranno anche i suoi soci, suppongo anche Jafar… » e lanciò a Marluxia un’occhiata di complicità.

«L’incontro con Malefica sarà in realtà soltanto una copertura per la nostra vera missione».

«Ed è qui che entri in gioco tu» aggiunse Axel. «Xigbar ha scoperto che Malefica ha un nuovo protetto, un piccolo prodigio nell’utilizzo delle arti oscure».

«Quindi?» tagliò corto Marluxia. «Che cosa devo fare?».

«Ci servono informazioni».

«Che tipo d’informazioni?».

«Di qualsiasi tipo» rispose Saïx.

«Ho capito» rispose Marluxia con distacco. «Ma questo che c’entra con la creazione di Kingdom Hearts?».

Quella domanda non sembrò spiazzarli: forse si aspettavano una reazione del genere; si lanciarono uno sguardo d’intesa, poi annuirono all’unisono.

«Sospettiamo che il ragazzo sia un custode del Keyblade».

Un brivido si arrampicò lungo la schiena di Marluxia. «Sospettate?» non credeva ancora alle sue orecchie. «Ha il keyblade o no?».

«Sarà quello che scopriremo noi» commentò Xigbar dall’ingresso della sala comune, poi si avvicinò ai tre. «Sarà un gioco da ragazzi».

«È fondamentale che nessuno si accorga di voi» Saïx li guardò entrambi con impassibile rigore. «Malefica sa che ci muoviamo in coppia… ».

«E finché saprete muovervi nell’ombra, non sospetterà della vostra presenza all’interno del castello» commentò Axel tornando in piedi. «Lo avete memorizzato?».

Marluxia annuì. Non tollerava quei due, ma il piano funzionava e bisognava riconoscerglielo: la presenza di Saïx avrebbe ufficializzato l’incontro e non avrebbe destato sospetti alla strega; così avrebbe avuto la Fortezza Oscura alla sua mercé (e il custode del Keyblade, naturalmente).

Un corridoio oscuro si materializzò davanti a loro. «Ci sono altre domande?».

Nessuno rispose.

«Bene». Saïx guardò a lungo Marluxia poi avanzò tra i flussi oscuri. «Confido sulla vostra discrezione».

«… e sulle vostre abilità» aggiunse Axel, prima di raggiungere il suo compagno e sparire anche lui.

Xigbar accennò un sorriso. «Odio come quei due si completano le frasi a vicenda».

Marluxia non disse niente; alzò il cappuccio e aprì un secondo portale oscuro. Forse le domande di quella notte stavano per trovare una risposta. «Andiamo» disse.

 

La Fortezza Oscura

 

Xigbar si guardò attorno compiaciuto. «Questo posto ha vissuto giorni migliori».

E non aveva torto: quel posto cadeva a pezzi. I muri, i pavimenti, le finestre, tutto. Solo le tubature arrugginite sembravano l'ultimo appiglio del castello per non sbriciolarsi su stesso.

«Intendi i tuoi di giorni?».

Xigbar colse l'ironia del compagno e accennò un sorriso. «Allora anche il nostro ragazzo qui ha un po' di senso dell'umorismo».

Per un attimo si respirò un’aria più distesa; quel posto che Xigbar chiamava casa doveva essergli mancato; poi il passato sembrò allontanarsi dai suoi ricordi. «Andiamocene da qui» si voltò verso il compagno. «Siamo troppo in bella vista».

Una cascata di petali di rose cadde dolcemente sopra i due. «Non ti preoccupare». Marluxia chiuse gli occhi lasciandosi inebriare dal profumo intenso dei suoi fiori. «L’odore delle mie rose confonderà i sensi di chiunque si avvicinerà. Saremo praticamente invisibili».

Un petalo si posò delicatamente sulla mano di Xigbar. «Sei sempre pieno di sorprese, eh?».

In quelle parole Marluxia avvertì più timore che entusiasmo, ma si sforzò comunque di sorridergli.

«I miei Cecchini mi hanno detto che il ragazzo si allena ogni giorno nel Santuario» cambiò discorso e guardò la scalinata che s'immergeva nel buio della Fortezza. «Proseguiamo».

Scesero fino a un lungo labirinto angusto di corridoi: l’umidità dei muri risucchiava l’aria attorno a loro; a ogni passo, Marluxia si sentiva più spossato. Poi Xigbar sembrò seguire la sorgente di una piccola corrente d’aria; di colpo il corridoio terminò sopra un gigantesco balcone.

Xigbar si affacciò con un sorriso: un paesaggio azzurro e dimenticato si allungava sotto di loro fino all’orizzonte. «Da qui facciamo prima» si arrampicò sulla balaustra e si gettò di sotto; Marluxia non fece in tempo a capire cosa fosse successo, si sporse dalla balconata e vide il suo compagno risalire lentamente sopra una piattaforma mobile.

«Questa stupida funivia funziona ancora» commentò Xigbar con una risata «Incredibile, vero?»

Marluxia si fermò a studiare l’integrità di quella struttura così antica; poi ci saltò su e fece cenno di proseguire.

 

La funivia costeggiò le mura del castello, si arrampicò su un imponente tubo di bronzo fino ad arrivare davanti a un ingresso laterale.

«Ci siamo» disse Xigbar; stava per entrare quando Marluxia lo spinse contro il muro, coprendogli la bocca con la mano.

«Ma che stai fac… » provò a mugugnare.

Ma quando il numero II si accorse dell’impercettibile brusio che giungeva dall’oscurità, tutto gli fu chiaro: qualcuno stava per arrivare. Si appiattì contro il muro, l’occhio fisso sull’ingresso e la mano pronta a evocare la sua pistola.

Alle sue spalle, Marluxia percepì i soci di Malefica passargli accanto: il profumo dei suoi fiori li rendeva impercettibili, ma qualcuno di loro avrebbe potuto accorgersi del trucco.

Infatti fu proprio Jafar a fermarsi e a guardarsi intorno.

«Che stai aspettando?» domandò un grosso sacco di vermi saltando sulla funivia.

«Aspettate!». Lo stregone chiuse gli occhi e annusò l’aria con attenzione (la sua memoria olfattiva viaggiava a ritroso alla ricerca di quell’odore).

Marluxia percepì un fremito: guardò Xigbar che gli fece capire di essere pronto a ucciderli tutti. La voce di Saïx però gli rimbombò in testa. Discrezione. Già… discrezione; era arrivato fin lì per trovare il custode del Keyblade… non per uccidere una manciata di balordi, non per fallire un’altra missione.

Jafar si voltò verso di loro, aguzzò la vista e cominciò ad avvicinarsi lentamente e con sospetto.

Un passo.

Xigbar sorrise: sembrava aver deciso di spingere via il suo compagno ed eliminarli uno a uno.

Un altro passo.

Marluxia lo fulminò con lo sguardo: da sotto il cappuccio i suoi occhi blu furono intransigenti.

Un altro passo.

Non.

Un altro passo.

Ti.

Un altro passo.

Muovere.

Ormai Jafar era davanti loro: fissava il vuoto con aria perplessa (non sapeva di avere Marluxia a un dito di distanza).

Xigbar allora invocò silenziosamente uno dei suoi Tiratori Scelti, poi il suo braccio si alzò come un ponte levatoio e la canna della pistola fu a un soffio dalla testa dello stregone.

Silenzio.

Il dito si piegò sul grilletto.

Un istante interminabile.

Solo un’altra mossa e…

«E muoviti Jafar!» urlò il sacco di vermi. «Il Babau non perderà altro tempo in questo ridicolo castello».

Jafar sbuffò e si voltò verso i suoi compari. «Arrivo, arrivo, razza d’idiota».

Restarono immobili fino a quando non furono di nuovo soli.

Poi Marluxia afferrò Xigbar per il cappotto. «Stavi per far saltare la copertura».

«Casomai» rispose il numero II. «Stavo per fargli saltare la testa»

«Lo trovi divertente?».

Xigbar lo spinse via. «Abbassa le mani, numero undici!» tuonò con autorità.

Marluxia digrignò i denti provando a controllarsi, quando un potente boato seguito da uno scoppio fortissimo fece tremare l’intero castello.

«Cosa è stato?».

La loro diatriba passò subito in secondo piano e Xigbar scoppiò a ridere. «È il suono che la nostra missione è appena cominciata».

Una seconda esplosione squarciò il muro del castello e una sinfonia di finestre in frantumi suonò sulla Fortezza Oscura.

«Questo, caro mio… ». Xigbar si levò il cappuccio e caricò i suoi Tiratori. «È il ruggito di un drago!».

   
 
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