Per
quell’occasione Caroline aveva
optato per un abito di seta color argento fermato in vita da una fascia
di raso
blu, ricamata con minuziosa cura da un paio di esperte mani francesi,
mentre
tra i capelli una spilla di turchesi e brillanti metteva in risalto
l’intera raffinatezza
dell’acconciatura.
Quando
la vide scendere dalle
scale, Dwight rimase sbalordito. Aveva già potuto apprezzare
la bellezza dei
suoi lineamenti, resi più dolci e morbidi dalla gravidanza,
quando Caroline era
incinta di Sarah, ma questa volta la luce che brillava nei suoi occhi
per via
della nuova vita che custodiva dentro le conferiva un aspetto
decisamente
irresistibile. Il ricordo della sua primogenita viaggiava parallelo a
sentimenti contrastanti verso il nuovo bambino, in quanto la paura di
soffrire
ancora per un’eventuale perdita si insinuava subdolamente
anche nei pensieri
più felici, eppure sia lui che Caroline non intendevano per
nessun motivo al
mondo rinunciare alla speranza.
Caroline
si avvicinò a suo marito
e a Geoffry Charles, lasciandosi fare il baciamano da
quest’ultimo e poi, una
volta assicuratasi di aver infuso il
suo carisma a sufficienza, si allontanò da loro, ansiosa di
chiacchierare con la domestica
riguardo gli ultimi ritocchi per la tavola.
L’orologio
segnò le sette quando
Ross e Demelza varcarono la soglia di Nampara, pronti a celebrare
insieme ai
loro amici un evento che, in un certo senso, li avrebbe uniti ancora di
più nei
mesi a venire. Demelza si aggrappò al braccio di Ross,
lottando contro quella
nausea persistente che l’aveva turbata sin dalla mattina, con
indosso il suo
abito migliore e un umore che non lasciava adito
all’ottimismo.
“Sei
piuttosto pallida, Demelza.
Non ti sembra il caso di…” Si fermò.
“No,
sto bene. Camminare un po’
mi aiuterà a superare la nausea, fidati ci sono
già passata.” Gli rivolse un
sorriso sincero, ma Ross continuava a guardarla con preoccupazione.
Avrebbe
preferito che Demelza rimanesse a casa, insieme a Jeremy e Clowance, ma
sapere
che l’invito proveniva dal suo caro amico Dwight gli permise
di fidarsi di
Demelza e continuare a camminare verso la tenuta, contando sul fatto
che il
medico avrebbe potuto intervenire in qualsiasi momento per aiutarla.
Fu
una camminata difficile per lei,
non tanto perché l’aria fresca della sera non
sembrava riuscire a calmare le
onde che si rincorrevano vertiginosamente nel suo stomaco, quanto
piuttosto
perché, a peggiorare la situazione, gravava su di lei anche
un’altra tempesta
emotiva causata da una recente scoperta che l’aveva sconvolta
e incuriosita al
tempo stesso. Aveva deciso di non dire niente a Ross, concedendogli
ancora un
po’ di tempo per rimediare a quella
“dimenticanza”, nonostante la convinzione
che nasconderla alla sua vista fosse stata una scelta intenzionale da
parte sua,
perchè il sigillo della lettera che aveva trovato nella
tasca della sua giacca
non era ancora stato distrutto, perciò nemmeno Ross sapeva
cosa Elizabeth
avesse voluto scrivergli.
Sotto
i raggi di una luce lunare
intensa e polverosa, lo osservò alquanto pensierosa.
‘Ross,
perché continui ad evitare
di parlarmi di lei? Potrei aiutarti ad elaborare il lutto, se me lo
consentissi… Preferirei mille volte che tu fossi onesto con
te stesso, riguardo
i sentimenti che provi ancora per Elizabeth, piuttosto che vivere
nell’ansia di
vederti soffrire per qualcosa che nemmeno tu riesci ad esprimere con
chiarezza.
Ho bisogno di ritrovarti…’
I
loro occhi si incontrarono e,
come se Ross avesse intercettato i suoi pensieri, a Demelza parve di
aver intravisto
la sua bocca muoversi per iniziare un discorso. Peccato,
però, che nel
frattempo Horace avesse già avvertito i loro passi,
informando i suoi padroni
dell’arrivo dei nuovi ospiti con un abbaio rauco ma potente
al punto giusto.
“Finalmente!
Temevamo di doverti
venire a prendere a Trenwith, Ross.”
“In
quel caso non vi avrei mai
perdonato per avermi sottratto ad un’altra ora di puro
divertimento insieme a
George…” Ross lasciò Demelza precederlo
nell’ingresso, ma di quel poco che
riusciva a scorgere dalla quella posizione, un dettaglio in particolare
catturò
subito la sua attenzione. Si avvicinò a Dwight, abbassando
il tono della voce,
“Non vorrei sbagliarmi, ma è proprio mio nipote
quello che vedo chiacchierare
con tua moglie lì in fondo?”
Il
medico sorrise, porgendogli un
bicchiere di porto, “Si, è proprio lui. Non penso
che ti dispiaccia se gli ho
chiesto di trattenersi un po’ con noi…”
Ross
scosse la testa ma non disse
nulla. Seguì Dwight lungo tutto il corridoio, pensando a
quale piega avrebbe preso
la serata visto che Geoffrey Charles, non potendo sospettare che suo
zio avesse
omesso a Demelza la parte del racconto che riguardava il loro incontro
a
Trenwith, quella mattina stessa in cui lui aveva riaccompagnato
Valentine da George,
avrebbe potuto involontariamente complicare le cose.
“Tuo
nipote è davvero un ragazzo
brillante! Non mi sorprende affatto che sia un Poldark.”
Mentre si rivolgeva a
Ross, Caroline ispezionò il ragazzo con attenzione, cercando
di rintracciare nei
suoi modi affascinanti qualcosa che le ricordasse Francis, anche se
erano
passati un bel po’ di anni da quando aveva avuto modo di
conoscerlo.
“A
me, invece, non smette mai di sorprendere
il tuo debole per questa famiglia di scapestrati!” Ross
scompigliò, con
affetto, i capelli dorati di suo nipote, “E’ il
nostro fascino selvaggio che ti
ha conquistata, Caroline?”
“Credo
di sì, ma continuo a
pensare che il temperamento pacifico di Dwight sia più
adatto a domare la mia
personalità ribelle, per certi versi più simile
alla vostra.”
Demelza,
spogliatasi del suo
mantello, fu infine libera di raggiungere gli altri, “Quindi
io e Dwight
possiamo stare tranquilli?” Quella domanda conteneva un
monito all’apparenza
ironico, ma Ross percepì nel suo tono di voce anche un fondo
di vera
preoccupazione, a prescindere da chi potesse essere la dama in
questione.
Demelza
spostò il suo sguardo da
Ross a Geoffrey Charles, “Oh, nipote caro! Non sapevamo che
fossi qui, che
bello poterti rivedere! Da quanto tempo sei tornato?”
“Solo
da questa mattina, zia
Demelza. A proposito, vorrei farvi i miei più sentiti auguri
per il prossimo
cuginetto in arrivo. Siamo già un bell’esercito,
ma un nuovo ingresso in
famiglia non fa mai male, giusto?” Diede
un’orgogliosa pacca sulla spalla di
suo zio.
“Ti
ringrazio tanto. Credo tu
abbia già avuto modo di sapere quello che è
successo a Valentine. Forse George
te ne ha parlato…”
Ross
tossì rumorosamente, “Ma
perché menzionare certi nomi proprio adesso? Non so voi, ma
io potrei rovinarmi
l’appetito a parlare di George Warleggan!”
A
quel punto i commensali
iniziarono a prendere posto, tutti pienamente d’accordo con
quanto appena detto
da Ross. La cena trascorse tranquillamente, tra i piatti ripuliti dalle
prelibatezze servite e i bicchieri sempre colmi fino all’orlo,
anche se Demelza
aveva lasciato quasi tutto, cedendo buona parte del suo arrosto al
cagnolino
elemosinante che strusciava insistentemente contro
la sua gonna. Non appena
prese a riempire il suo calice con dell’acqua, Caroline,
seduta proprio di
fronte a lei, le bloccò la mano per poter ammirare meglio
l’anello che aveva
addosso.
“Vediamo….Scommetto
che si tratta
di un regalo. Il colore della pietra è per caso un auspicio
per il sesso del
bambino?”
“Non
lo so, dovresti chiederlo a
chi lo ha scelto.”
Caroline
si voltò verso di Ross,
“E dunque?”
“Oh,
no. Non è nient’altro che un
omaggio a mia moglie. Ultimamente avevo parecchio da farmi
perdonare…”
“Si
certo, solo ultimamente. Io,
invece, preferisco perdonare Dwight in altri modi.”
Geoffrey
Charles nascose la sua
reazione dietro il tovagliolo ricamato, mentre Demelza fissò
imbarazzata il
volto rosso fuoco del medico sedutole affianco. Soltanto Ross
trovò il coraggio
di rispondere alla malizia di Caroline e lo fece in perfetto stile
Poldark,
ovvero senza inutili giri di parole, “Beh, sappiamo tutti
come vengono
concepiti i bambini, Dwight. Non c’è bisogno di
vergognarsi di questo, io per
primo…”
“Emh,
si Ross abbiamo capito!”
Demelza si sistemò le pieghe del vestito, chiaramente a
disagio. Questa volta
era toccato a lei arrossire, ma quel lieve colorito porpora sugli
zigomi le
aveva conferito finalmente un aspetto sano e aveva fatto riaffiorare
nella
mente di Ross alcuni bellissimi ricordi dei loro primi mesi di
matrimonio,
quando fare l’amore era per lei ancora
un’esperienza nuova, imbarazzante ed
eccitante al tempo stesso.
“Sarebbe
meglio cambiare
argomento.” Suggerì Dwight, cercando in questo
modo di rimproverare sia
Caroline che Ross, ma sua moglie si era ormai lanciata nella
provocazione.
“E’
stata una sorpresa per voi?
Per me e Dwight, come sicuramente avrete capito, niente
affatto.”
“Caroline,
un po’ di contegno
insomma! Lungi da me essere un bigotto ma qui c’è
un ragazzo che sicuramente
non apprezza la leggerezza che stai usando nel parlare di certe cose.
Dobbiamo
litigare di nuovo?”
Non
si rese conto di averle
fornito un altro assist, “Certo, amore mio. Ma convieni che
poi dovremmo fare
pace…”
Geoffrey
Charles si alzò da
tavola per avvicinarsi a Ross, “Mi dispiace dover rinunciare
al dessert, ma anche
questo è stato un ottimo modo per concludere la serata. Mi
sono divertito talmente tanto ad ascoltarvi, signora Enys!"
Successivamente si rivolse a Demelza, “Adesso, prima di
andare, vorrei rispondere
alla vostra domanda. Si, so tutto di Valentine e mi dispiace doverlo
lasciare
nelle grinfie dello zio George, ma devo partire immediatamente per
Londra. Stamattina
mi ha fatto piacere rivedere lo zio Ross a Trenwith, per questo conto
sul fatto
che ogni tanto possa farmi il favore di controllare come sta mio
fratello, se
non gli procura troppo fastidio...”
“Allora
vi eravate già incontrati!”
Demelza si rimproverò per non esserci arrivata prima:
naturalmente la lettera di
Elizabeth aveva viaggiato insieme a Geoffrey Charles da Londra fino a
Trenwith
per giungere direttamente nelle mani del suo destinatario.
Ma
Ross, invece di intromettersi
per tentare di risolvere la questione, lasciò parlare il
nipote, preferendo
concentrarsi sul disegno della tovaglia piuttosto che affrontare lo
sguardo
deluso di Demelza.
“Si,
non lo sapevate? Sono
arrivato a casa proprio quando lo zio Ross stava per andarsene. Abbiamo
scambiato solo qualche parola.”
Dwight
avvertì la tensione in
corso tra Ross e Demelza, pertanto provò ad alleggerire
l’atmosfera, ma con pessimi risultati, “Demelza,
non penso sia poi così importante. Certamente Ross ha
pensato che vi sareste rivisti presto, per cui sarebbe stato
irrilevante…”
“ Comprendo che potrebbe
sembrarti irrilevante, ma Ross sapeva benissimo
perché fosse tanto importante che io lo
sapessi, per questo ha sapientemente evitato di menzionarmelo,
giusto?”
Ross
si alzò in piedi e la pregò
di seguirlo in camera da letto, scusandosi con gli altri per aver
dovuto
interrompere così bruscamente la serata, sicuro che i suoi
amici, a differenza
di Demelza, avrebbero capito senza bisogno di fare domande.