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Autore: DanieldervUniverse    22/03/2018    2 recensioni
Drizzt Do'Urden ha vinto. Nessuna sfida per lui è più impossibile e nessun nemico è rimasto al mondo può dire di non essersi dovuto inchinare al ranger (ammesso che sia ancora vivo). E così, quando tutto è finito, egli si può prendere la sua doverosa pausa per riflettere se, magari, qualcosa avrebbe potuto andare in modo leggermente diverso.
Storia scritta per il contest dell'ottavo anniversario del XIII Order Forum.
NOTA: Spoiler sull'ultimissima serie di Salvatore, "Homecoming", e di tutti i libri dal "Re degli Spettri" in poi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Drizzt viveva in superficie da ormai più di un secolo, ma ogni tanto si alzava dalle calde coltri del suo letto per venire ad ammirare l’alba del sole nascente con la nostalgia della prima volta che la poté ammirare. Circostanze poco felici, dato che era stata in occasione del suo primo raid contro gli elfi della superficie, ma l’effetto del sole sui suoi occhi era stato… indimenticabile. E così un giorno si ritrovò fuori dalla leggendaria Gauntlgrym, casa-fortezza d’origine del grande popolo Delzoun, i nani di tutto il Faerun, tra i picchi dei Monti Dirupo, solo, a rimirare ancora una volta il sole nascente. Forse era un poco assurdo da parte sua lasciarsi andare a queste reminiscenze, ma anche dopo tutto quel tempo il semplice fatto di non essere stanco di guardare l’alba sorgere ogni giorno era segno che non aveva alcun rimpianto della vita che finalmente si era costruito. Nessun rimorso dai furenti giorni in cui questionava ogni volta la sua decisione di aver abbandonato la sua famiglia, di essersi fatto strada nel sangue dei loro corpi per trovare la pace nelle terre luminose.

-Conosco quello sguardo- intervenne una voce.
Drizzt ebbe un breve fremito di sorpresa, ma si rilassò quasi subito riconoscendo Jarlaxle e il suo timbro sempre ambiguo di qualcuno che sapeva più di quanto lasciasse intendere.
-Stai di nuovo pensando a qualcosa da rimpiangere- continuò il mercenario, sedendosi con grazia affianco a lui, facendo un breve cenno col cappello piumato in segno di saluto -Dopo tutto quello che hai fatto, che hai vinto oserei dire, rimpiangi ancora qualcosa?
-È strano sentirtelo dire- disse Drizzt -Non penso di poter rimpiangere qualcosa adesso.
Jarlaxle alzò un sopracciglio, per nulla convinto della veridicità delle sue parole.
-Eppure Drizzt, infine, trova sempre qualcosa che ha sbagliato, un torto che non ha risolto e magari una speranza di redenzione?- insisté infatti il mercenario.
-Tu non credi nella redenzione?- controbatté il ranger.
-Sarei qui altrimenti?
-Credevi nella redenzione anche allora?- continuò Drizzt, alludendo ai lunghi anni, precedenti alla sua nascita, in cui Jarlaxle aveva abbandonato il suo casato per formare una squadra di mercenari, rigorosamente maschile, per sfuggire allo strapotere delle matrone di Menzoberranzan.
-Io credevo nella libertà- rispose con sincerità il mercenario -Come tuo padre, Zaknafein. E guarda dove sono adesso.
Diede una lieve pacca sulla spalla del ranger -Tu non hai ancora idea dell’ascendente che hai sui giovani maschi del Buio Profondo.
-Ma tu ti sei assicurato che io potessi continuare ad esserlo.
-È naturale, ne va della mia libertà. Quale speranze avrebbe ognuno di noi se tu dovessi fallire nella tua lotta contro Lloth?
Il silenziò calò tra i due, mentre poco a poco i minuti passavano e il sole si alzava splendente oltre l’orizzonte.
-Dici che avrei potuto convincere altri drow ad unirsi a me se avessi potuto mostrargli questo?- chiese Drizzt a bruciapelo.
-Per “altri” intendi la tua famiglia?

Il ranger non rispose, meditando in silenzio: suo padre sarebbe venuto con lui probabilmente, ma la sua famiglia era troppo invischiata nei loschi affari di Menzoberranzan per capire la potenzialità di ciò lui avrebbe potuto offrire. Per sua madre Malice contavano troppo l’ambizione e la brama di potere, come le sue sorelle, educate ad essere matrone, padrone e schiaviste, più che elfe. Ricordava poco di suo fratello Dinin se non lo sprezzo e il suo viscido modo di comportarsi, invidioso della sua abilità e del favore di cui godeva presso sua madre, e ricordò anche il momento in cui, tramutato in un Drider, era morto sotto i suoi colpi, o ancora il modo in cui aveva ucciso il loro fratello maggiore Nalfein, quella fatidica sera in cui era nato, salvandogli la vita dall’inevitabile sacrificio del terzo figlio alla dea Lloth.

-Non credo che la mia famiglia avrebbe capito.
-Non ne dubito. Tuo padre aveva perso ogni speranza di fuggire da quella città, e si era chiuso in sé stesso, perché la tua famiglia era come tutte le altre, e non vi era nulla di compassionevole a cui aggrapparsi. Eppure, nel tuo intimo, pensi ancora che forse qualcuno avrebbe potuto redimersi. L’ultimo Do’Urden in Faerun si sente improvvisamente solo?

Forse no, forse sì. La sua famiglia l’aveva odiato, gli aveva dato la caccia ed alcuni erano quasi riusciti ad ucciderlo, ma per Drizzt il pensiero di essere stato costretto ad ucciderli per difendersi non garbava ancora del tutto. Non era come suo padre, non aveva sepolto la proprio speranza con un odio viscerale per la propria razza; aveva accettato la sua volontà di liberarsi, uscire dal giogo, ma non di incolpare tutti i drow per un male che provocava solo una parte devota ad una dea oscura per cecità o fame di potere.

-Quando Yvonnel mi ha colpito col suo incantesimo, mi sono ritrovato a pensare a Vierna più volte- ammise Drizzt, ricordando la sorella maggiore che l’aveva educato ai suoi doveri di giovane drow.
-Lei? Oh ragazzo- replicò Jarlaxle, complice di aver aiutato Vierna nei suoi piani di vendetta contro di lui -Che cosa avrà mai fatto di così importante per essere ricordata da te in quei momenti bui?

Già. Cosa? Vierna aveva tramutato Dinin, il loro ultimo parente in vita, in un Drider, una creatura eretica in cui venivano tramutati coloro che contravvenivano alla voce di Lloth, e l’aveva costretto a combatterlo per vendicare la distruzione della casata per mano del casato Baenre. Aveva evocato lo Yochol che aveva ucciso il suo migliore amico Wulfgar, aveva versato il sangue della sua nuova famiglia per vendicare lo sterminio della vecchia. Drizzt non aveva provato gioia a trapassarla con le sue scimitarre, ma mai avrebbe rimpianto una scelta simile se fosse stato sano di mente. Perdere una famiglia che odiava, che non lo considerava, per una con cui costruirsi una vita in terre libere e serene, non avrebbe rinunciato a quello, fosse anche solo per suo padre. Zaknafein aveva sacrificato la sua vita per dargli la libertà, non avrebbe reso vano il suo gesto; ne l’avrebbe fatto per sua madre, Malice di nome e di fatto; ne per suo fratello Dinin, o per le sorelle Briza, Maya e…

-Tu pensi ancora che se fosse qui oggi le offriresti comunque una chance di redimersi, prima di doverla infilzare?- intervenne Jarlaxle, probabilmente leggendogli i pensieri con qualche oggetto magico che aveva “trovato” in uno dei suoi traffici.
-Tu credi che non sarebbe giusto?- chiese, cogliendo l’occasione per contrattaccare alle insinuazioni del vecchio amico.
Il mercenario alzò le mani, in segno di resa -Ma credo comunque che non sia così semplice accettare la redenzione per qualcosa che credi giusto.
-Yvonnel lo ha fatto.
-Yvonnel è la mia nipotina di tre anni in un corpo da ventenne in cui si è reincarnata la mente di mia madre vecchia di mille anni. È spregiudicata, persino con la sua stessa dea, non è più legata al mondo in cui era vissuta e che aveva creato, ed è in piena crisi adolescenziale se premetti, pur con tutta la maturità di cui dispone. Non credi che la chierica più potente di tutta Menzoberranzan, di nuovo nei suoi anni giovanili, non avrebbe provato a ribellarsi se avesse voluto?
-Tu non trovi che alle stesse condizioni Vierna avrebbe potuto fare lo stesso?
-Perché lei sopra tutti Drizzt? Questo non capisco.
-Lei è figlia di Zaknafein. Abbiamo lo stesso padre e la stessa madre, in toto. Eravamo diversi dagli altri, a nostro modo.
-E solo perché era l’ultima connessione in vita che avevi con tuo padre ti senti responsabile?
-Vierna non è stata sicuramente una sorella compassionevole. Ma non sempre.
-Sarebbe a dire?
-Ricordi i tunnel che ti ho mostrato quando siamo rientrati nel palazzo Do’Urden?
-Ah-ah?
-Li ho imparati a memoria nei miei primi anni di vita, per sfuggire alle continua vigilanza delle mie sorelle.
-E Vierna non ti puniva ogni volta?
-Ha cominciato ad un certo punto, quando ero già abbastanza grande da dover mostrare un po’ di decoro. Ma non credo l’avesse fatto di sua iniziativa.
-Mi stai dicendo che tua sorella si divertiva a cercarti ogni volta che ti infilavi in uno di quei cunicoli per scapparle?
-Non l’ho mai saputo.
-Come puoi non saperlo?
-Tu da cosa l’avresti dedotto a cinque anni?
-Da quanto male facevano le sferzate della frusta.
-Era Briza quella che solitamente mi puniva.
-E Vierna non l’ha mai fatto?
-Qualche volta in cui probabilmente Malice ha fatto pressioni, ma solitamente si limitava a darmi un’occhiata neutra e rimettermi al lavoro.

Non del tutto vero perché Drizzt era quasi sicuro che sua sorella trovasse in qualche modo divertente riacciuffarlo ogni volta che provava a sgattaiolare via, almeno dalla strana luce che aveva negli occhi quando lo sorprendeva all’uscita delle ennesimo cunicolo a braccia conserte.Ma poi quei giorni erano finiti e le punizioni si erano fatte più frequenti, ricordando all’elfo il ruolo subalterno del suo essere maschio, seppur nobile.

-Wow. Sembrerà sarcastico ma tua sorella sembra quasi un’elfa della superficie al confronto di quelle che conosco- commentò Jarlaxle, con una punta di scetticismo.
-Può darsi.
-E comunque pensi sul serio che lei, se glielo avessi chiesto, ti avrebbe seguito nella tua crociata per liberare la nostra razza dal giogo di Lolth? Avrebbe Drizzt Do’Urden alleggerito il suo fardello se sua sorella fosse qui con lui oggi?
Il drow non rispose subito, meditando mentre il sole finiva di sorgere oltre l’orizzonte, empiendo l’aria fresca delle montagne con il calore dei suoi raggi.
-Tu mi consideri un ingenuo per credere una cosa simile?
-La vera domanda è se tu ci credi al punto che cambieresti il passato per lei- lo sorprese il mercenario.
-Cambiare il passato?
-Saresti disposto a farlo per avere Vierna al tuo fianco, da soli contro il mondo?
-No. Sarebbe troppo rischioso.
-E se magari non lo fosse?- insisté Jarlaxle -Pensaci. Ti basterebbe dire due parole, tornare nel tuo passato, e convincere Vierna ad unirsi alla tua causa e…
-No- lo fermò Drizzt -Non dirlo, per favore.
-Che c’è di così temibile?
-È l’idea che è sbagliata. Credere di poter rendere tutto perfetto solo perché lo si vuole.
-Mielikki ti ha ricompensato in toto per tutte le sofferenze subite e le battaglie che hai vinto per lei- continuò Jarlaxle -Chi stabilisce quanto meriti rispetto a quanto hai fatto? Forse aspetta che tu glielo chieda.
-Ma non per Vierna- continuò Drizzt -Con Vierna non sarebbe stato lo stesso.
-Hai paura delle conseguenze che avrebbe su di te?
-Ho paura che potrebbe essere tutto sprecato con lei. Non sarebbe capace di guardare a me come l’avrebbe fatto nostro padre, con speranza. Troppo ha fatto per annientarmi perché io posso perdonare il suo male.
-Però rimpiangi che abbia fatto una scelta simile.
-Rimpiangere e perdonare sono due cose differenti.
-Sono lieto che tu la pensi così- rispose a sorpresa Jarlaxle, lasciando Drizzt a rimirarlo con occhi confusi.
-Hai fatto qualcosa?- chiese, ben cosciente che il mercenario era molto bravo a scaricare le responsabilità delle sue sventure su altri.
-No.
-Hai fatto infuriare qualche Matrona potente?
-No.
-Hai venduto l’anima di mia figlia non ancora nata ad un demone per salvarti la vita?
-Mi consideri tuo amico o no?- replicò oltraggiato Jarlaxle, provocando un sorriso da parte del ranger solitario -Non sono qui perché mi serve qualcosa da te. Anzi, semmai il contrario.
-Devi portarmi qualcosa?
-Un regalo di Yvonnel- spiegò il drow, alzandosi in piedi -Una… reminiscenza del passato se così vuoi chiamarla.
-Ed è per questo che mi premi tanto di domande sul mio passato?- replicò Drizzt, venendo percorso da un brivido al pensiero di cosa avesse potuto fare per lui Yvonnel: l’ultima volta l’aveva maledetto nel credere che tutta la sua vita dalla fuga di Mezzoberranzan non fosse che un illusione dell’Abisso, e per salvarlo dalla sua stessa maledizione aveva dovuto evocare Lolth in persona davanti a lui (esperienza gratificante ma da non ripetersi).
-Diciamo che mi piace essere cauto quando si tratta di fare queste commissioni. Non vorrei che il committente o il ricevente abbiano delle reazioni impreviste, se sai cosa intendo.
Drizzt sollevò il sopracciglio, ancora più innervosito dalle insinuazioni del compagno.
-Jarlaxle- chiese, più insistente -Che cosa mi ha “regalato” Yvonnel?
-Non è una cosa. Ecco ehm…- il mercenario arrivò persino a sfilarsi il cappello e a massaggiarsi la testa calva: neanche lui era tanto tranquillo.
-È una cosa complicata e allo stesso tempo molto semplice.

La nuova voce rimbombò come un tuono nella mente del drow.Ricordava perfettamente quel timbro, quel tono, come se non fosse passato un giorno. Si volse, trovando in piedi di fronte a sé il volto di un drow maturo, temprato e un po’ rugoso; ricordava perfettamente la forma del volto, delle braccia, quelle stesse scimitarre contro cui aveva combattuto per quasi cinque anni di duri allenamenti. Tutto come un secolo prima.

-Immagino che voi abbiate molto di cui parlare, quindi credo che vi lascerò soli- disse Jarlaxle, ma Drizzt non ci badò più di tanto.
Rimase immobile al suo posto, temendo che qualsiasi mossa potesse spezzare l’incantesimo e distruggere l’immagine da…
-Ragazzo- disse con tono fiero e duro il drow, incrociando le braccia -È questo il modo in cui saluti tuo padre?

  
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