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Autore: HikariRin    22/03/2018    1 recensioni
The Realm Between è una storia che indaga le motivazioni per le quali Isa e Lea si sono separati; copre l'arco narrativo della saga da Birth by Sleep al finale di Dream Drop Distance. Il legame tra i due protagonisti, tra i ricordi e il presente, è come un reame di mezzo: qualcosa che non è più possibile trovare nella stessa forma in cui è scomparso, cui farà da sfondo una delicata riflessione sui sentimenti e sull'esistenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Isa, Lea, Roxas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep, KH 358/2 Days
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- Questa storia fa parte della serie 'The Realm Between'
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The Realm Between ~ 6
 

Cambiamento



Nel giorno in cui divenimmo Nessuno, non fu affatto semplice tollerare il cambiamento.

Mi addormentai in una dimensione tra la morte ed una nuova esistenza, e mi svegliai tra le braccia di Lea. Pareva costernato, un’espressione che non gli avevo mai visto, anche se non seppi mai se stava fingendo oppure se quella era stata la sua ultima emozione vera. Quando aprii gli occhi, ne fu sorpreso. Stava per dirmi qualcosa, ma non poté, perché immediatamente lui stesso s’accasciò sul pavimento privo di sensi.

Quando si svegliò, tutto intorno a noi era cambiato; ci avvedemmo ben presto anche delle conseguenze sui pensieri, sul temperamento, sulle emozioni, e apprendemmo che avremmo avuto una nuova dimora. Lea si guardò intorno, si voltò fulmineamente e la prima cosa sulla quale posò gli occhi furono ancora i miei.

“Come stai?”

Gli chiesi, e nel medesimo momento mi resi conto del fatto che non m’importava davvero.

 “In nessun modo.”

Pareva quasi un’altra persona, mentre premeva una mano sulla fronte ed osservava il soffitto pallido e adombrato dalla luna che sovrastava quel mondo fatto del niente, e che entrambi riconoscemmo subitaneamente come avente la forma di ciò che ci era stato sottratto e che avremmo voluto indietro.

“Cosa mi è successo?”

“Hai dormito per qualche ora. Xemnas dice che inizialmente è normale essere instabili.”

“Chi è Xemnas?”

“Un altro come noi. È a capo di noi Nessuno.”

“Nessuno.”

“Ciò che accade quando si smarrisce il cuore.”

“Quindi adesso noi due saremmo Nessuno, per lui?”

Lo aveva detto con una consapevolezza che, sebbene non potesse colpirmi profondamente, mi fece rabbrividire. Conservava ancora una coscienza tale da comprendere cos’era accaduto, sebbene mi fossi riferito a lui con il suo nuovo nome. L’acredine nei suoi occhi dava da pensare che avesse capito anche più di quanto avrebbe dovuto. Non avvertivo più niente, di fronte a me c’era una persona come le altre.

“Axel. Mi ha detto di chiamarti così, da ora in poi.”

“E io come dovrei chiamarti?”

“Saïx.”


Rise, e la cosa per un momento parve sorprendermi.

“Lui può chiamarti come vuole. Tu per me sarai sempre Isa.”

Mi accorsi che non potevo comprendere appieno quelle parole.

Ciascun membro del castello mi era come un’esistenza a sé stante, ma percepivo un aggregato riunito in vista di un obiettivo comune. Ricordavo del rapporto che avevo con Lea, ma era come se anche quello avesse preso forma e fosse con noi nella stanza. Come un’esperienza tangibile all’infuori di noi, non più dentro.

“Sembra che la X sia una delle caratteristiche dell’Organizzazione.”

“Lo vedo.”

Si sollevò sul materasso rimanendo sulle ginocchia, e con entrambe le mani mi prese il viso per mordermi leggermente all’altezza della fronte. Non avevo ancora avuto modo di osservarmi, per cui non potevo capire.

“Hai un'enorme cicatrice a forma di X, proprio in questo punto.”

Me lo disse con un lieve sorriso e gli occhi semichiusi. Portai una delle mie mani dove lui aveva morso, e il solco c’era davvero. Lo guardai negli occhi, e dovetti sembrargli sbalordito, perché spostò lo sguardo altrove.

“È questo che si prova a non avere un cuore?”

“Xemnas dice che i nostri cuori possono essere recuperati.”

Lo vidi interdetto, probabilmente dal fatto che le uniche risposte che riuscivo a dare non erano inerenti alla nostra immediata condizione, quasi a voler ribadire parole di un’esistenza precedente che ai suoi orecchi avevano suonato come una resa rassegnata e non come il riflesso di ciò che desideravo davvero.

I suoi occhi si strinsero in un’espressione più amara, e non fu più capace di guardarmi in viso.

“Che schifo. Voglio piangere. Rivoglio il mio cuore. Rivoglio il mio cuore, Isa.”

“Vedi quella luna fuori dalla finestra? Xemnas dice che è lì che si troveranno i nostri cuori.
   Una volta che ne avremo raccolti abbastanza, potremo tornare ad essere completi.”


Quell’incontenibile amarezza non voleva andarsene. Allora scese dal letto, e mi strinse forte. Avvertivo il suo calore sulla pelle, anche se era solo una sensazione che niente aveva a che fare con il rapporto che avevamo. Vinto dalla percezione impellente del presente e di come avremmo vissuto da quel momento in poi, non potei fare altro che stringerlo a mia volta. Il mio astro pareva per la prima volta molto distante.

“Arriviamoci insieme, Lea. A riavere i nostri cuori.”

 

Ancora oggi Axel si agita, quando lo assale prepotentemente la convinzione di non poter provare alcunché.

Una volta gli chiesi scusa per averlo costretto a seguirmi, perché avevo la sensazione che tutto fosse partito da me e dalla mia predilezione per le altezze, ma lui rispose di averlo sempre fatto di sua spontanea volontà.

Sapevo che si sarebbe affezionato a Roxas, che non accettava la propria condizione di Nessuno. A causa sua Axel era tornato a porsi delle domande che non hanno risposta. In realtà, Roxas era un Nessuno speciale. Il compito assegnatomi sarebbe stato quello di osservarlo, ma quando vidi Lea sorridere di nuovo a quel modo non potei non intervenire. Fin dal principio non potei inserirmi in ciò che stava succedendo tra loro. Dovetti assistere impotente al suo allontanamento, fino a quando non mi avrebbe più considerato la persona sulla quale contare quando si sarebbe sentito inquieto. Fino a quando, poco oltre, non mi avrebbe considerato più.

Anche il pensiero di Xemnas mi era sempre parso indecifrabile; pareva avere dei piani in cui non voleva includere nessun altro nell’Organizzazione, sebbene quest’ultima avesse i suoi punti di riferimento.

C’era un regolamento interno che tutti avrebbero dovuto seguire, eppure da ogni dove arrivavano minacce di sovversione, perché nessuno avrebbe davvero voluto assistere all’ultimo atto del suo disegno perfetto.

Non potevo che approvare, ma allo stesso modo non potevo sottrarmi a ciò che lui aveva scelto per me.


E mentre dibattevo con me stesso in merito alla via che avrei dovuto percorrere, vidi il Numero XIII attraversare il corridoio. Si guardava intorno spaesato, ma si fermò quando lo apostrofai inflessibilmente.

“Chi cerchi con tanta insistenza, Roxas?”

 “Buonasera.”

Mi salutò con un inchino, quasi mi fosse dovuto. Probabilmente era stato Axel ad insegnargli anche questo, illudendolo che mi avrebbe fatto piacere. Il mio obiettivo nell’Organizzazione sarebbe stato guadagnare la fiducia di Xemnas fino ad essere tra i suoi fidati, ma inizialmente non mi curavo affatto delle formalità.

Riconobbi nel suo gesto una nota sarcastica del temperamento del mio amico di un tempo.

“Sto cercando Axel, ha detto che sarebbe andato a prepararsi. Mi sai dire qual è la sua stanza?”

Rimasi sorpreso. Per essere il Nessuno dell’eroe del Keyblade, parlava in maniera alquanto rispettosa.

“È una cosa importante?”

Osservai attentamente ciò che teneva in mano; era uno di quei legnetti del gelato che io stesso avevo avuto occasione di condividere con Axel. Gli avevo ordinato di raggiungere i membri già inviati al Castello dell’Oblio. Xemnas aveva necessità di sbarazzarsi dei traditori. Sarebbe stato il nostro primo atto di rivalsa.

Lea avrebbe dovuto aprirmi la strada, ovvero l’accesso a troni sempre più elevati, mentre io avrei dovuto impedire che sapessero di noi e del fatto che eravamo a conoscenza dei piani segreti del Superiore.

Non avevo nessun interesse a fare in modo che Roxas lo incontrasse quella sera.

“Non saprei, è proprio per questo che lo sto cercando.”

“Vi vedete spesso?”

“Da circa una settimana mangiamo un gelato insieme sulla torre di Crepuscopoli. Siamo amici.”

Mi sorrise mentre stringeva quell’esiguo residuo di un piacevole momento in compagnia, per invitarmi a cogliere quale tesoro era per lui. Quando vide che la mia espressione non era mutata, abbassò lo sguardo.

“Axel non potrà seguirti per sempre.”

Sollevò di nuovo il viso, mi osservava con gli occhi sgranati e la bocca semichiusa. C’era qualcosa dietro a quell’espressione. La cosa mi turbò lievemente; era piuttosto insolito per un essere inconsistente come noi.

“E nemmeno potrà permettersi il gelato ogni giorno. Dovresti imparare a svolgere le tue missioni da solo e a capire cos’è più importante. In questo momento Axel si sta preparando a svolgere una missione di grande interesse per noi, quindi ti consiglierei di non disturbarlo. Quando tornerà, allora potrete parlare.”

“Grazie comunque.”

Mormorò, prima di incamminarsi nuovamente per dov’era venuto. Provavo un insolito fastidio e sul mio volto era dipinto un anomalo disgusto. Amici? Amico del Numero XIII? Speravo che Axel stesse solo giocando con lui, in quanto sarebbe stato senza ombra di dubbio una delle nostre pedine fondanti.

L’indomani lasciai che Axel partisse molto presto; non gli feci alcun nome, gli riportai semplicemente delle sommarie istruzioni. Sapevo che avrei potuto fidarmi, ma decisi comunque di osservare le sue mosse.
 

Qualche giorno dopo giunse un rapporto sconcertante dal Castello dell’Oblio; pareva che tutti i membri dell’Organizzazione ivi inviati fossero stati distrutti. La notizia mi portò a rivalutare ogni cosa.

L’espressione che il Numero XIII aveva in volto quando lo seppe era fin troppo significativa, e capii che per lui si trattava del suo primo vero amico; non potevo tollerarlo. Si conoscevano da troppo poco tempo, e nella mia mente considerai l’avermi messo sul suo stesso piano un tradimento da parte di colui che un tempo si diceva tanto orgoglioso di essere riuscito ad avvicinarmi. La stanza di Axel mi pareva insolitamente vuota. Ma più di tutte le altre cose, mi rendeva inquieto che non mi sentissi preoccupato. Non avvertivo alcunché.

Numero XIII cadde nel sonno nel medesimo giorno, e questo mi tranquillizzò oltre le mie aspettative.

Senza che potessi avvedermene cominciai anch’io, tutti i giorni, a desiderare il ritorno di Axel.
 

 

Note dell’autrice:

Salve a tutti, sono HikariRin, ma ormai mi conoscete.

Questo capitolo prende il primo arco narrativo di Days, fino a poco prima che Axel torni dal Castello dell’Oblio. L’incontro che ho descritto tra Roxas e Saïx avviene durante il Giorno 22.

Inizialmente Isa, parlando del giorno in cui tutto è cambiato per lui e per il suo amico, menziona una grande verità da quest’ultimo compresa e di una sua personale resa. Proseguendo nella storia capiremo perché.

Non abbiamo ancora avuto modo di conoscere il resto dell’Organizzazione, se non Xigbar e Xemnas che hanno messo i bastoni tra le ruote al rapporto di amicizia profondo tra Isa e Lea.

Ecco, un’altra delle motivazioni del loro allontanamento a mio parere sta nelle reazioni profondamente differenti che hanno avuto di fronte alla cognizione del fatto che non avrebbero più potuto provare niente.

Lea non si è sentito affatto compreso, Isa neppure. Tra loro figura Roxas, col quale Lea torna alle emozioni.
In un primo periodo, comunque, la necessità di essere nuovamente completi li porta a stringere un accordo.

In virtù di ciò che avevano precedentemente, Isa e Lea lavoravano per uno stesso scopo.
Qui arriva il primo punto di svolta. Il Castello dell’Oblio rappresenta per Lea un nuovo punto di partenza.

Ma questo sarà uno dei punti chiave del prossimo capitolo.
   
 
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