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Autore: Teddy_bear    22/03/2018    5 recensioni
In musica, un preludio (dal latino praeludium) è generalmente un brano piuttosto breve, di solito senza una forma codificata, collocato all'inizio dell'esecuzione di una composizione o di una sua parte. In anatomia, preludio, era il cuore di Shaoran. Ma Sakura sapeva benissimo ascoltare e salvare i cuori.
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AU fanfiction, dove Shaoran è un pianista con il cuore spezzato e Sakura è una studentessa di medicina, specializzanda in cardiologia.
[Se volete, per capirci meglio, ho pubblicato un’introduzione ed un trailer].
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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SAKURA

 

Sto guardando la televisione, assieme a mio fratello e Yukito che, stasera, vista la mia solitudine, hanno deciso di tenermi compagnia. 

“Non voglio guardare questo film!” protesto, cercando di prendere il telecomando dalle mani di mio fratello. Con tutti i film belli da vedere, proprio un horror doveva scegliere? È davvero immorale da parte sua, soprattutto visto che sa quanta paura ho di questo genere di film. 

“Non capisco come fai ad avere paura dei mostri, quando tu sei una di loro.” ghigna, alzando con una mano il telecomando in alto, io sbuffo e cerco ancora di prenderlo. 

“Smettila!” e decido di colpirlo con un cuscino, lui ride, per poi canticchiare che sono una fifona. 

“Touya, non trattarla così.” lo rimprovera il suo compagno, calmo. Mio fratello sbuffa, lasciando il telecomando ed io, in tutta risposta, gli faccio la linguaccia. 

“Sei sempre la solita bambina.” ride, scompigliandomi i capelli. 

“Vado un attimo in bagno, torno subito. Sakura, non mangiarti tutti gli snack di stasera. Mi affido a voi per un film decente, non deludetemi.” fa per scherzare, e se ne va. Che antipatico. 

“Io non mangio così tanto!” protesto, tirandogli dietro un cuscino che finisce sul pavimento. Yukito ride. 

“Che film vuoi vedere? Stiamo sul genere commedia?” mi domanda, sedendosi meglio sul divano. Annuisco. Giriamo i vari canali, facendo zapping, fino ad arrivare ad uno dove trasmettono un film che so essere divertente. 

“Ti va bene se lasciamo qui?”

“Certo.” sorrido. 

Il film scorre tranquillo, è iniziato da poco. Decido di sdraiarmi e di lasciare andare un sospiro.

“Sakura.” 

“Sì?” alzo di poco la testa. 

“Come va con il tuo ragazzo?” Yukito ha un tempismo perfetto. Hisato non risponde al cellulare da qualche ora, ed io sono preoccupata. So che voleva restarsene tranquillo in camera sua per studiare, ma poteva almeno rispondermi di tanto in tanto. O forse sono io che sto esagerando?

“Va tutto bene.” non so nemmeno se sto mentendo o meno. D’impulso, prendo dalla tasca della mia felpa il telefono. Niente. Nessun messaggio da parte sua. 

“Ti conosco da quando sei bambina. Cosa ti angoscia?” domanda a bruciapelo. 

Eh, tante cose mi angosciano. 

“Niente di particolare.” affermo, mordendomi il labbro inferiore. 

“Non ne vuoi parlare con me?” tra lui e Tomoyo non so chi sia più intuitivo. 

“Ho una brutta sensazione nei suoi confronti.”

“Tipo che è stressato?” nego con il capo. 

“Tipo che non mi ami più.”

Yukito spalanca gli occhi, senza sapere cosa dire. Poi il suo sguardo si addolcisce e si fa più vicino a me, prendendomi per mano. 

“Sono certo che ti sbagli. È poco probabile non amarti o disinnamorarsi di te, Sakura.” gli accarezzo il dorso della mano, poi lo abbraccio forte, ringraziandolo. Ecco, non poteva capitarmi un fratello così? 

“Non ne sono così sicura,” mi stacco da lui e continuo il mio discorso “ma grazie.” poi, concludo. Mi sorride. 

“Andrà tutto bene, qualunque cosa accada. E se tu avessi bisogno di qualcuno con cui sfogarti, sono qui.” gli sorrido. Yukito è veramente un ragazzo speciale. Quando avevo dieci anni ero innamorata persa di lui, ma quando ho compreso che era comunque un sentimento molto infantile, ho fatto luce sul fatto che Yukito, per me, è come un secondo fratello, un altro membro della famiglia, e nulla di più. 

“Allora, che cosa si guarda stasera?” mio fratello torna, stiracchiandosi. Prende la ciotola ripiena di patatine e si mette seduto sul divano, in mezzo tra me e Yukito.

“Ah, bella scelta! Questo film fa ridere tantissimo!” esclama, quando riconosce la commedia che abbiamo scelto io e mio cognato. 

“Non fare l’ingordo e dammi un po’ di patatine,” inizio con il dire, per poi riprendermi “ti sei lavato le mani dopo aver usato il bagno?” domando, scherzosamente. 

“Chissà.” è la sua risposta. Lo guardo di traverso e lui ride. 

“Io prendo l’altra ciotola, per sicurezza.” 

Mio fratello ed il suo compagno ridono, ed anch’io per un po’ riesco a farlo, soprattutto con l’atmosfera di allegria del film che stiamo vedendo, poi, però, il mio cellulare trilla, ed io guardo subito speranzosa. Ma non è Hisato, è Tomoyo. Decido di risponderle che sono molto stanca e che vado a dormire, per poi inoltrare lo stesso messaggio ad Hisato. Dopo di che spengo il telefono, tornando a guardare il film. 

“Tutto bene?” mi domanda mio fratello. 

“Mai stata meglio.” 

 

*** 

 

La mattina seguente mi alzo con un po’ di mal di testa. Ripercorro le mie movenze che sono solita fare ogni giorno prima di recarmi in università e, poi, quando scendo in cucina per la colazione, noto che sono in ritardo di qualche minuto. Mio fratello è già in piedi, ai fornelli. Penso stia scaldando un po’ di latte, a giudicare dal lieve profumo. 

“Buongiorno.” sbuffo fuori, prendendo posto al tavolo della cucina. Solo ora ricordo di dover accendere il telefono e, così, faccio. Poi appoggio la testa sul tavolo. Che fastidio avere il mal di testa. Inoltre, mi sento stanchissima. Come se non avessi chiuso occhio. 

“Buongiorno!” esclama mio fratello. Sento che posa sul tavolo qualcosa, alzo la testa per constatare che si tratta di una tazza con dentro del latte, ed accanto ad essa c’è un croissant di quelli confezionati.  

“Marmellata di albicocche, come piace a te.” indica la brioche ed io sorrido leggermente. 

“Tutto bene? Qualcosa non va?” prende posto di fronte a me, aprendo la confezione del croissant, per poi immergerlo nel latte. 

“Mi sento spossata ed ho mal di testa.” sospiro. Il mio telefono, in quel momento, trilla un po’ di volte. Do’ una sbirciata, ed ho un po’ di messaggi non letti. Alcuni di Meiling, uno di Misa -la mia collega-, alcuni di Tomoyo ed, infine, uno di Hisato. 

Sospiro. 

“Vuoi rimanere a casa per riposare?” nego con il capo. 

“No.” inizio a fare la mia colazione, mangiando il croissant all’albicocca.

“Sei sicura?” domanda. Annuisco. 

“Tu come stai?”

“Bene, ti ringrazio. Yukito sta iniziando a mettere a posto il nostro appartamento. Oggi, appena finisco le lezioni, lo vado ad aiutare.”

“Come va con le lezioni?”

“Normale.”

“Mi rispondi sempre così.” sbuffo, bevendo il latte. Alza le spalle. 

“In ogni caso, cerca di riposarti quando torni a casa, okay? E chiamami, che magari io e Yukito ti teniamo ancora compagnia.” 

“Grazie.” sorrido. Qualche volta mio fratello sa essere anche gentile e dolce. Devo ammetterlo. 

“Vai a tirocinio con Hisato?” 

“No, oggi lui lo iniziava un’ora prima di me.” annuisce. Ho finito la mia colazione. 

“Vuoi che ti accompagni in metropolitana?” mi domanda, mentre io mi alzo da dove ero seduta.

“No, non ti preoccupare. È solo un po’ di stanchezza, ce la faccio.” lo rassicuro. Lo sento sospirare. 

“Eri così anche da bambina.” sussurra quasi, con una nota di malinconia nella sua voce. Sembra quasi come un padre, alle volte. Poi scuote il capo e si alza. 

“Papà sarà di ritorno questo week-end.” dice, accompagnandomi alla porta d’ingresso. Annuisco. So che allo scavo dove si è recato giusto ieri ci tiene particolarmente, quindi sono contenta per lui, ma spero faccia attenzione a non stancarsi troppo. 

“Non dirgli niente sulla mia stanchezza, non voglio si preoccupi.“ 

“Me lo chiedi ogni volta.” mi rimprovera. 

“Lo so, mi dispiace. Ma non voglio si impensierisca.” ripeto. 

Scuote la testa, mentre apre la porta. 

“Sei in ritardo, vai.” mi scompiglia i capelli, salutandomi. 

“A stasera.” 

Esco di casa e la porta mi si chiude alle spalle. 

Oltrepasso il vialetto e prendo il telefono per guardare i messaggi, mentre mi dirigo in metropolitana. Decido di iniziare da quello di Hisato. 

 

Da: Hisato 

A: Sakura

Principessa! Scusami se non ti ho risposto, ma ho passato tutto il giorno a studiare ed ho guardato solo ora il telefono. Domani abbiamo la pausa pranzo insieme, ti va di mangiare con me? Fammi sapere. Ti auguro una buonanotte.

 

Mi ha mandato questo messaggio all’una e dieci di notte. Wow. Ha studiato molte ore, considerando che il mio ultimo messaggio inviato era alle dieci di sera. 

Decido di rispondergli subito. 

 

Da: Sakura

A: Hisato 

Non preoccuparti, immaginavo che tu stessi studiando. Mi ero solo impensierita perché non mi rispondevi da un po’. Per il resto, va bene. Oggi mangiamo insieme. Facciamo mensa dell’università oppure stiamo sulle panchine in giardino all’ospedale?

 

Invio senza rileggere. Scorro la carellata dei nuovi messaggi e visualizzo quello di Misa, la mia collega. Giro l’angolo e lo leggo. 

 

Da: Misa

A: Sakura

Sakura, tu hai gli appunti delle lezioni di venerdì? Io non c’ero. Riusciresti a passarmeli? 

 

Le rispondo di sì e che, appena tornavo a casa, le avrei mandato un’email con i file delle lezioni. Dopo di che passo a quelli di Tomoyo, sono cinque messaggi di fila, prima mi chiede se sto bene, dopo di che, gli altri sono tutti dei messaggi motivazionali su quanto io non debba mai perdere la fiducia in me stessa. Sono quasi certa si riferisca ad Hisato ed a come mi sono sentita durante la festa di Meiling. Decido di risponderle di non preoccuparsi, per poi ringraziarla. Me ne stavo quasi dimenticando, ricordo che ho anche dei messaggi da parte di Meiling. Sono due, uno inizia con un semplice "come stai, amica mia?", l’altro, invece, recita di farle sapere quando sono disponibile perché lei mi chiami, sottolineando che è urgente e si sente impanicata. Mi domando se sia successo qualcosa di grave. 

 

Da: Sakura

A: Meiling

Oggi ho tirocinio fino a mezzogiorno e mezza, puoi chiamarmi da quell’ora in poi, durante la pausa pranzo. È successo qualcosa?

 

Invio. Lo visualizza quasi subito, conettendosi all’applicazione che usiamo per i messaggi. Mi risponde in modo semplice, ma conciso. 

 

Da: Meiling

A: Sakura

Abito da sposa. 

 

Da: Sakura 

A: Meling

Menomale, almeno è una cosa bella! Ci sentiamo durante la pausa pranzo. 

 

Ridacchio tra me e me, per quanto sia spontanea ed allegra quella ragazza. 

Mi fermo poi, mettendo il telefono in tasca, quando sono all’ingresso della metro. Faccio passare lungo le macchinette il mio abbonamento, scendo le scale, e sono subito sulla banchina ad aspettare che arrivi il mezzo. Decido di sedermi. Oggi sono proprio distrutta. Mi guardo un po’ in giro, riconoscendo al volo il pianista. Stavolta lo voglio salutare come si deve, voglio fare la persona educata. 

“Ciao, Shaoran!” esclamo, alzando la mano. Lui, che si trovava in piedi alla mia sinistra, sempre così maledettamente vicino alla linea gialla, si volta verso la mia direzione. Spalanca gli occhi, come sorpreso. So che chiamarlo per nome, in modo così… accogliente, non è proprio il massimo, però dopo l’altra sera penso che questa barriera possa anche venire scavalcata. No?

“Ragazzina.” si riprende subito, avvicinandosi a me. Sorrido. 

“Hai lezione?” domando. Lui mi guarda, come a captare quanto sono fuori di testa su un’ipotetica scala da uno a dieci. In effetti non ha torto, lo conosco a malapena e mi sto comportando con lui come se fossi una sua cara amica. 

Annuisce, inespressivo. 

“Ti chiami Kinomoto, vero?” mi domanda, guardando verso il binario della metropolitana. 

“Puoi chiamarmi Sakura. Alla fine, anch’io ti sto chiamando per nome.” sorrido. Lui si volta verso di me, aggrottando le sopracciglia. Oh, ma insomma, sono così strana? Sbuffa una risata, scuotendo il capo. Il resto del tempo lo passiamo in silenzio: non so cosa dirgli. Veramente, questo ragazzo ha la capacità di farmi sentire insicura. Lo sono già di mio, per carità, ma quanto meno non ho grossi problemi a parlare con il prossimo. Lui invece ha la capacità di zittire persino una grande chiacchierona come me. 

Quando arriva la metropolinana, ci avviciniamo entrambi ad essa. Una volta che si ferma, io, decisamente più titubante di lui, mantengo comunque una certa distanza. 

“Hai paura della metropolitana?” mi domanda. Io mi volto a guardarlo, me l’ha chiesto in un tono più gentile di quello che usa di solito. Alzo le spalle. 

“Un pochino.” ci accostiamo alla destra di una porta, aspettando che la gente scenda. 

“A me sembra un pochino tanto.” mi sollecita. Sospiro. 

“È così.” annuisco. 

“Una ragazza che si sta specializzando in cardiologia, perciò una che vede operazioni chirurgiche, ha paura della metro?” mi chiede, mentre saliamo. Mi stupisco. Come fa a sapere quello che sto studiando?

“Come lo sai?”

“Meiling.” sbuffa fuori, andandosi a sedere vicino al palo con il quale io mi reggo. Annuisco. 

“Come mai hai iniziato a suonare il pianoforte?” 

“Ragazzina, come vai al sodo. Sei troppo curiosa.” mi rimprovera. 

“È una domanda lecita.“

“No,” inizia “una domanda lecita sarebbe stata da quando ho iniziato a suonare il pianoforte, ed è quello che mi domandano tutti. Tu mi stai chiedendo il perché ho iniziato. È totalmente differente.” afferma, per concludere. La metropolitana si arresta alla prima fermata. 

“È che si vede che suoni per un motivo in particolare.” spiego. 

“Quale sarebbe?”

“Non lo so, vorrei me lo dicessi tu.” sorrido. Poi mi viene da sbadigliare. 

“Scusa, oggi mi sento spossata.” sospiro. Lui si alza. 

“Siediti.” 

Eh?

“Come?”

Non mi risponde, mi fa solo un cenno con il capo indicando il posto dov’era lui, ora vuoto. Sorrido. 

“Grazie della tua gentilezza, ma ce la facevo anche in piedi.” 

Alza le spalle, reggendosi al palo dove mi tenevo io. 

“Non hai risposto ancora alla mia domanda di prima.” gli rammento. Voglio davvero sapere perché ha iniziato a suonare il pianoforte. 

“Prima di tutto, ragazzina, non siamo amici, quindi non prenderti così tante confidenze,” specifica, ed io mi sento colpita ed affondata “poi, queste, sono domande a cui non rispondo.”

“Come preferisci. Ma sappi che io non mi arrendo così facilmente, quando desidero tanto sapere qualcosa.” 

Lo vedo spalancare gli occhi, per poi scuotere il capo. So essere molto testarda e, probabilmente, ha già iniziato a rendersene conto. La verità è che è differente dagli altri pianisti che conosco, non che io ne conosca tanti, però mi sembra proprio diverso. Sembra quasi… smarrito in qualche cosa. Vorrei capirci di più. 

La metro si arresta di nuovo, ma so che non è la mia fermata. Mi sento la testa maledettamente pesante e credo che sarà una giornata lunga. 

 

***

 

Il mal di testa mi è passato, devo ringraziare il the che ho preso alle macchinette, ed anche la pastiglia che avevo dietro in borsa. Mi sento notevolmente meglio, anche la stanchezza è passata. Ho già scritto a mio fratello riguardo la mia salute migliorata, e lui mi ha risposto di sentirsi contento di questo. 

“Sicura di stare meglio?” mi chiede Hisato, seduto accanto a me, mentre addenta il suo panino. Annuisco. Il tirocinio è volato, e non vedevo l’ora di mettere qualcosa sotto i denti, avevo una gran fame. Sia benedetta la pausa pranzo!

“Mi fa piacere. Scusami ancora per ieri sera, ho scordato proprio di guardare il cellulare.”

“Non fa niente.” alzo le spalle, iniziando a mangiare il mio piatto di riso. 

“Sei arrabbiata?”

“Non sono arrabbiata.” lo rassicuro. Sospira di sollievo. 

“Senti, Sakura…” inizia. 

“Sì?”

“Scusa per come mi sono comportato alla festa di Meiling. Sono stato un po’ possessivo quando si è presentato il pianista, me ne rendo conto.” 

Ricordo vagamente la sua stretta un po’ più forte sul mio fianco, quando mi sono presentata a quel ragazzo. Scuoto il capo.

“Ma non preoccuparti. E poi, Shaoran neanche se ne sarà accorto.” 

“Shaoran?” mi mordo la guancia. 

“Sì, è il suo nome.” 

Hisato aggrotta le sopracciglia, ma non commenta. 

“Oggi è stata faticosa la giornata?” chiedo. 

“Non molto. Io ed Akiho abbiamo fatto a turno, è passata veloce. La tua?”

“Anch’io lo stesso. Ho fatto a turno con la mia collega.” sorrido. 

“Dov’è Shinomoto?” domando. 

“Ah, dovrebbe arrivare, è andata a comprarsi qualcosa da mangiare. L’ho invitata a pranzare con noi, se non ti dispiace, chiaramente. È che mi rattristava che mangiasse sola.”

“Ma no, figurati,” lo tranquillizzo subito “tanto io tra non molto dovrei ricevere una telefonata.” sorrido. 

Hisato mi prende una mano e me la bacia. 

“Sei speciale.”

“Ah, ma smettila.” arrossisco. Lui mi guarda e mi da un bacio sulla guancia. Quando fa così, dimentico tutto e penso solo a quanto sono fortunata. Forse le cose fra di noi vanno bene sul serio, ed è davvero innamorato di me. Insomma, se ci fosse qualcosa con Shinomoto non sarebbe così spudorato nei miei confronti. Mi sento rincuorata un po’. Poi, il mio telefono, come previsto, suona, rovinando il nostro momento magico. 

“Scusa.” gli dico. Lui mi accarezza i capelli, dicendo di non preoccuparmi. Rispondo. 

“Pronto? Meiling?” 

“Sakura!” la sento entusiasta. 

“Ciao.” le dico a mia volta, intanto continuo a mangiare il mio pranzo. 

“Stai mangiando? So che magari non dovrei disturbarti, ma ho bisogno di te.”

“No, non disturbi, figurati. Anzi, scusami tu, se parlo a bocca piena.” Hisato ridacchia, mentre parlo con il riso in bocca. 

“Oggi hai qualche programma?”

“No, perché?”

“Ecco… dovrei chiederti un favore. So che tu ora mi dirai di chiedere a Tomoyo, ma lei oggi è via con sua madre e non può… mi chiedevo, insomma… mi accompagneresti a scegliere l’abito da sposa?” domanda. Mi sento sorpresa. 

“Non lo so. Per che ora sarebbe?” le chiedo. 

“Per le tre. Ma non sentirti obbligata, Sakura. È che proprio non posso farlo da sola, o con mia madre.” mi spiega. Una testa biondo cenere e due occhi azzurri si siedono di fronte a me, salutandomi con un cenno della mano, per poi parlare a bassa voce con il mio compagno. Sospiro. 

“Non ho nulla da fare oggi. Ho appena finito tirocinio e pensavo di andare a casa, ma vengo volentieri con te.” finisco di pranzare.

“Davvero?”

“Certo. È solo un piacere!” esclamo, sincera. 

“Sei una vera amica, grazie. Ti vengo a prendere in macchina davanti università per le due e un quarto, ti va bene?”

“Va benissimo, mi farò trovare lì.” confermo. 

“Perfetto, a dopo! E grazie!”

“Un bacio.” tocco la cornetta rossa, e chiudo la chiamata, rivolgendo l’attenzione ad Hisato e Shinomoto. 

“Chi era?” mi domanda il mio ragazzo. 

“Meiling.”

“Quella della festa?” chiede, Shinomoto. 

“Lei. Voleva sapere se oggi fossi disposta ad accompagnarla per sciegliere l’abito da sposa, ed io ho accettato.” 

“Dovresti tornare a casa a riposare, invece.” mi rimprovera Hisato. 

“Sto benone. Poi, voglio veramente aiutarla.” gli sorrido. Lo vedo annuire, comprensivo. La mia attenzione va a Shinomoto. 

“Ciao, non ti ho neanche salutata come si deve. Come ti è andata la mattina?” sorrido. 

“Bene, bene. È stata fattibile.”

“Menomale.”

“Ah, Sakura, volevo farti i complimenti per il vestito che indossavi alla festa. Era veramente bello.” fa’, annuendo. 

“È opera di Tomoyo, è bravissima nel creare vestiti.” sono sbalordita, non me lo aspettavo da parte sua.

“Daidouji?”

“Sì, lei.” 

“Non sapevo si dilettasse anche in questo.” inizia a mangiare, guardandomi di tanto in tanto. 

“Be’, è così.” interviene Hisato “Forse per questo portebbe nascere qualcosa con Hiiragizawa.” 

“Lo stilista?” gli chiede Shinomoto.

“Sì, il testimone di nozze di Harada.” annuisco per confermare. 

“Sapete chi ho incontrato al supermercato  mentre stavo per prendere il pranzo?” nego con la testa, bevendo un po’ d’acqua. Hisato le chiede “Chi?”. 

“Li, il pianista.” quasi mi strozzo. Tossisco lievemente. 

“Era al supermercato a prendere la frutta, abbiamo chiacchierato un po’. È molto maturo.” guarda il mio compagno attentamente, mentre lo dice. Mi schiarisco la voce. 

“Di cosa avete parlato?”

“Dicevi che non era il tuo tipo.” Hisato mi interrompe, lo guardo aggrottando le sopracciglia. Scherza, vero?

Sì, per forza. Non sono così stupida. 

“Non lo è, infatti. Dico solo che è maturo.”

“Per me sei come una sorella, Akiho. Cerca di sceglierti il compagno di vita giusto.” mi lascio scappare un sospiro di sollievo. Okay, mi immagino decisamente troppe cose negli ultimi giorni. 

“Sì, sono come una sorella.” Shinomoto gli sorride ed io sento ancora il bisogno di bere un po’ d’acqua. 

Dai, non può essere. Mi sto immaginando tutto. Per forza. 

 

***

 

“Sakura, non può essere davvero come dici tu.” 

Tomoyo sa essere davvero una brava amica, nonostante sia via con sua madre, mi ha chiesto se potesse chiamarmi. E mancano una dozzina di minuti al mio appuntamento con Meiling, quindi nel frattempo, ne ho approfittato dicendo che sì, potevamo stare al telefono. Ed io ho sentito il bisogno di sfogarmi circa quanto stava succedendo. 

“Ti dico che lei lo guarda in un modo… così…” non trovo le parole. 

“Io non capisco una cosa. Sei ingenua quando si tratta di capire se qualcuno ti ama, tuttavia sei subito negativa se si tratta di capire se qualcuno non ti ama più.” mi mordo un labbro: ha ragione. 

“Non so cosa dirti, il mio radar funzionerà a metà.” sdrammatizzo. 

“Secondo me, non devi pensarci troppo. Anche se ci fosse qualcosa, è molto più plausibile che sia solo da parte di quella ragazza.”

“Shinomoto?”

“Esatto. In ogni caso, non martoriarti. Okay? La vita è già abbastanza complicata, senza che mettiamo noi del nostro.” sospiro. 

“Con Hiiragizawa?” le chiedo, cambiando argomento. So che dopo la festa di Meiling si sono scambiati i numeri, quindi spero vivamente che si siano sentiti. Sarebbero una coppia bellissima. 

“Ci stiamo conoscendo meglio, lui mi sembra una bella persona e sono interessata.”

“Anche lui lo è.” faccio, convinta. Fermo i miei passi quando mi accorgo che è tutta la chiamata che vado avanti e indietro lungo il marciapiede di fronte all’università. 

“Così dice. Vedremo, se sono rose, fioriranno.” sorrido. 

“Assolutamente. Ti auguro il meglio, perché te lo meriti, davvero.”

“Anche tu, Sakura.”

“Quando torni?” domando.

“Domani. Mia madre ha voluto portarmi a questa sfilata e sono impazzita! Ho un sacco di ispirazione per dei nuovi vestiti da confezionare!” ridacchio. Tomoyo non cambierà mai. 

“È una bella notizia.” in quel momento una macchina nera arriva, riconosco Meiling al suo interno, al posto del passeggero. 

“Tomoyo, ora devo andare. Ci vediamo domani, okay?”

“Certo, a domani. Ricorda le mie parole.”

“Ti voglio bene.” chiudo la chiamata. L’altra mia amica scende dall’automobile tutta pimpante. 

“Ciao, tesoro! Sali, coraggio!” 

“Non guidi tu?” domando. 

“No, con noi c’è anche mio cugino.” 

Eh? 

Salgo in macchina, prendendo posto dietro al guidatore, che constato essere proprio Shaoran. Meiling si siede davanti, sul sedile accanto al suo. 

“Ciao, Shaoran.” lo saluto di nuovo. 

Meiling si gira verso di me, con la bocca spalancata. 

“Lo chiami per nome?” mi mima con le labbra. Alzo le spalle. 

“Ragazzina, ci incontriamo sempre, a quanto vedo.” fa’ a mo’ di saluto. Alzo gli occhi al cielo, ridacchiando. 

“Questa è la vita.” 

Il viaggio in macchina passa tranquillo, arriviamo a destinazione dopo non molto tempo. Quando scendiamo dalla macchina, a Meiling si illuminano gli occhi. 

“Sono tutti bellissimi!” indica gli abiti da sposa in vetrina, poi si precipita all’ingresso. Sorrido, seguendola. 

“Tu non vieni?” chiedo a Shaoran, che era rimasto un pochino indietro. 

“Ti senti meglio, rispetto stamattina?”

“Sì, ma…” non faccio in tempo a parlare, che lui mi supera, interrompendomi. 

“Volevo solo sapere questo. Entriamo.” annuisco, incapace di dire qualsiasi cosa. Il negozio di abiti da sposa dove ci troviamo è bello e luminoso. Le pareti bianche ed il pavimento color panna con qualche venatura grigia lo rendono un posto raffinato. L’ampio specchio, pressapoco al centro del negozio, riflette tantissimi abiti da sposa. È impossibile non trovare quello che si cerca qui dentro, anche se, ho l’impressione, che qui gli abiti da sposa costino molto. 

Veniamo accolti da una giovane donna che si chiama Maki: è molto alta, ha i capelli lunghi castano scuro e gli occhi del medesimo colore. Si dimostra super disponibile, chiedendo a Meiling che genere di abito cercasse e quanto pensasse di spendere. La mia amica le dice un budget che mi fa spalancare la bocca. Può spendere così tanto?! 

Io e Shaoran, su suggerimento della commessa, ci sediamo su un divanetto, aspettando che Meiling esca con il primo vestito che prova. 

“Ho visto Shinomoto, oggi.” inizio. 

“Mh?”

“Ho visto Shinomoto. Akiho Shinomoto, quella della festa. Mi ha detto che vi siete incontrati al supermercato.” 

“Ah, sì.” si sistema meglio sul divanetto di tessuto color avorio che, all’apparenza è anche bello ed elegante, tuttavia devo ammettere che è un po’ scomodo. 

“Di cosa avete parlato?”

Mi guarda con sbigottimento. 

“Non so se definirti curiosa o ficcanaso.” ridacchia ed anch’io lo faccio. 

“Sono un po’ entrambi, scusa.” dico, mortificata. 

“Mi ha chiesto solo come stavo, nulla di più.” 

“Oggi ho pranzato con lei e ti ha definito come un ragazzo molto maturo.” gli sorrido, informandolo. 

“Be’… grazie?” fa’ una specie di domanda. Rido, scuotendo il capo. 

“Sono pronta.” Meiling ci distrae, uscendo dal camerino con il primo abito. È quello che si definisce "a sirena" suppongo, le sta davvero benissimo. È splendida. 

“Wow.” dico solo, per poi aggiungere “Sei bellissima.”

“No, a me piace di più in foto che addosso a me. Mi sento grassa con questo genere.” scuoto la testa energicamente. 

“Sei magra come un grissino!” protesto. 

“Shaoran, non ti ho portato qui per farti stare zitto. Cosa ne dici?” si rivolge a suo cugino, facendo una piroetta su se stessa, poi avanza verso lo specchio, per guardarsi. 

“Per me stai bene. Ad Harada dovrebbe piacere.” le dice, pacato. 

“Non lo so. Posso provarne un altro?” 

La commessa annuisce.

Alla fine, Meiling prova cinque abiti mettendoci circa un minuto per capire se uno andasse bene o meno, finché non indossa un abito dove è davvero… lei. Sembra fatto apposta per mostrare la sua bellezza interiore ed esteriore. È un abito da sposa a trapezio, scollato a cuore e, sopra questa scollatura, c’è del pizzo. 

“Direi che prendere questo sia la scelta migliore che tu possa fare.” affermo, sicura. 

“Piace anche a me.” dice, Shaoran. Ha detto la stessa cosa su tutti gli abiti. Sono consapevole si stia annoiando a morte, glielo si legge in faccia. Però deve voler molto bene a sua cugina, per aiutarla in questo. 

“Mi convince.” dice ad un tratto, Meiling “Sì, lo prendo!” esclama, infine. Sia io che Shaoran sospiriamo di sollievo. La commessa ne è felice, confermando che è un’ottima scelta. 

Guardo l’orologio: sono le cinque. Pensavo fosse più tardi. 

“Sakura… posso chiederti un favore?” mi dice la mia amica, una volta che esce dal camerino con i suoi vestiti di prima e da alla commessa il suo abito da sposa. 

“Cosa?” 

“Ti proveresti un abito da sposa?”

Eh?

“Io… veramente non…” mi sento imbarazzata. Perché dovrei provare un abito da sposa?

“Avanti, come se tra te e Miura non fosse sottinteso un futuro matrimonio.” scuote la capo, mettendo le mani suoi fianchi. 

A dire il vero, io ed Hisato non abbiamo mai parlato di matrimonio. Nè di figli. Nè di vivere assieme. 

Ed ora che Meiling me l’ha fatto notare, sento come un macigno schiacciarmi il petto. 

Cielo, io ed Hisato non ne abbiamo mai parlato. E stiamo insieme da quattro anni. Cavolo.

“Sakura?” mi richiama all’attenti.

“Sì, è che… io ed Hisato non pensiamo ancora di sposarci.” mi mordo l’interno della guancia, sperando che non insista. Mi volto verso Shaoran, che ha fatto un colpo di tosse.

“Oh, andiamo! È solo un vestito da sposa!” 

“Meiling, veramente…” lei mi guarda, con un’espressione mogia, come se si sentisse triste per questo. Sospiro. 

“Va bene.” cedo. 

“Fantastico!” esclama, su di giri “Shaoran, torniamo subito.” fa’ l’occhiolino al cugino, portandomi davanti a degli abiti da sposa appesi su un lungo stand. 

“Scegli quello che ti piace di più.” mi dice dolcemente Maki. 

“Sono belli tutti.” sorrido, facendoli scorrere piano. Mi fermo, quando di fronte a me ne trovo uno che mi ispira particolarmente: è molto semplice, ma talmente incantevole che sembra quasi quello di una principessa. 

“Posso provare questo?” domando. La commessa annuisce, ed assieme entriamo nel camerino. 

Mi aiuta ad indossarlo e, una volta completo il lavoro, io, un po’ -un po’ tanto- goffa, piano piano, esco. Trovo, di fronte a me, una Meiling alla quale luccicano gli occhi come se fosse davvero ad un mio ipotetico matrimonio.

“Sembri una principessa! Stai benissimo!” squittisce, saltellando sul posto. Sospiro. 

“Meiling, davvero…” sento gli occhi bruciarmi. Ho come l’impressione che sono prossima al pianto. 

“Guardati!” mi prende per le spalle, in modo dolce, e mi gira verso lo specchio. So che lo fa in buona fede, perché lei sarebbe solo contenta di vedermi sposata, però così facendo sta peggiorando una situazione già strana. Mi guardo e non mi sento adatta, non sento niente di giusto in questo vestito. E non è un problema del capo in sé, perché mi piace, è proprio la mia attuale mancanza di sicurezza a farmi vacillare. La commessa, ad un certo punto, dice che ci lascia un attimo soli e che sarebbe tornata subito, per poi sparire dietro una porta con la scritta "riservato". Meiling toglie le mani dalle mie spalle e, dopo avermi fatto ancora qualche complimento, si siede sul divanetto.

“Cammina, vieni qui da noi.” mi avvicino lentamente, attenta a non fare disastri. 

“È raso, questo.” tocca piano la mia gonna, sorridendo. Shaoran, che fino a quel momento era rimasto zitto, allunga una mano verso la mia gonna, toccandola anch’egli. 

“Sei rimasto senza parole?” lo prende in giro, sua cugina. Lui alza gli occhi al cielo.

“Oh! Che stupida! Devo chiamare Hanko! Torno subito, aspettatemi!” dice la mia amica, ed esce dal negozio. Mi avvicino ancora allo specchio, guardandomi. Sento gli occhi pizzicare, ancora una volta. Non piangere, Sakura, non piangere. 

“Penso che lui non si meriti tutto questo.” il cugino di Meiling si alza e mi si avvicina. 

“Scusami, ma come fai a dirlo? Nemmeno lo conosci.” lo rimprovero. 

“Non mi serve conoscerlo per capire che tu sei troppo per uno così.” mi volto verso di lui, aggrottando le sopracciglia, confusa. Gli sto per chiedere cosa intende dire, quando torna Maki.

“Allora? Lo prendi?”

Shaoran si allontana subito, tornando a sedersi sul divanetto, con fare indifferente.  Che cosa intendeva dire prima?

“No…” mi schiarisco la voce “no, non lo prendo.” 

Mi cambio nuovamente in camerino rimettendomi i miei vestiti di prima. Meiling è ancora fuori al telefono, quindi decido di sedermi nuovamente sul divanetto. Mi è tornato il mal di testa. Sospiro, mentre appoggio la nuca, sul cuscino del divano, dietro di me. 

“Non sei ancora al meglio della tua forma, vero?” mi domanda Shaoran. 

“Già.” bofonchio, per poi sedermi composta. 

D’un tratto, senza che mi dicesse niente prima, sento la sua mano sulla mia fronte. Ha le dita talmente fresche che sentirle è un sollievo. 

“Scotti, ragazzina.” afferma, togliendo la mano. Tocco la fronte a mia volta e constato che, effettivamente, sono un po’ calda. Maki mi sorride, come se provasse tenerezza.

“Accidenti.” 

“Ti accompagno a casa.” si alza, e fa’ per uscire. 

“Ma… Meiling…”

“Ha un appuntamento dal parrucchiere qui di fronte, ora. Avrei dovuto accompagnarti a casa in ogni caso, a meno che, tu, non voglia prendere la metropolitana.” nego con il capo. 

“Grazie.” mi alzo.

“Eccomi, ragazzi, scusate se ci ho messo tanto… Oh, ma state andando via?” Meiling entra di nuovo nel negozio, con un’espressione perplessa. 

“Sì, la tua amica ha la febbre. L’accompagno a casa.”

“Oh. Volevo chiederti se ti andasse di unirti a me dal parrucchiere, ma è decisamente meglio che tu vada a casa a riposare. Scrivimi quando arrivi e dimmi come ti senti, va bene?” si preoccupa per me. 

“Certo.” le sorrido. Lei mi abbraccia, dicendo di riprendermi, poi si dirige verso la commessa. 

“Andiamo? Ti lascio a casa e poi torno qui.” 

“Sì.” confermo. Salutiamo Maki e Meiling, poi usciamo dal negozio. Shaoran apre la macchina, ed io mi siedo sul sedile accanto al conducente, appoggiando la borsa vicino ai miei piedi.

“Sai come tornare a casa o imposto il navigatore?”

“So come tornarci.”

 

***

 

Il tragitto verso casa mia scorre tranquillo, io e Shaoran non parliamo molto. Siamo quasi arrivati. 

“Gira qui a destra.” gli dico e, così, fa. 

“Da quanto tempo tu e Meiling siete amiche? Mi sembrate proprio affiatate.” 

“Allora anche tu sei un po’ curioso.” lo prendo in giro, guardandolo, poi torno ad appoggiare la testa al finestrino. 

“Ci conosciamo da qualche anno. L’ho incontrata ed è stato amore a prima vista,” ridacchio “le avevo rovesciato involontariamente il caffè addosso e lei si era messa a ridere, dicendo che mi trovava simpatica per il mio modo buffo di scusarmi. Da quel giorno siamo diventate molto unite. Le voglio un gran bene.” sorrido. 

“Anche lei te ne vuole. Mi parla spesso di te, ti è molto legata.” annuisco, contenta. 

“Anche tu sembri molto legato a lei.”

“È una componente della mia famiglia”. annuisco, gli faccio segno di accostare. Siamo arrivati. 

“Però è bello vedere che, nonostante prima non eravate molto uniti, ora state facendo molto per esserlo.” 

Shaoran mi guarda, stringendo le labbra, come se mi stesse facendo un mezzo sorriso. O come se non sapesse cosa dirmi. 

“In ogni caso, sono arrivata.” mi affretto a chinarmi per prendere la borsa, quando lui mi ferma a metà strada, successivamente chinandosi per recuperarmela e, poi, me la consegna. 

“Non ce n’era bisogno.” mi lascio sfuggire. 

Alza le spalle. Sospiro, slacciandomi la cintura. Sto per aprire la portiera, quando la sua mano destra raggiunge, ancora una volta, la mia fronte. Poi passa alla mia guancia sinistra. Poi al mio collo. Mi viene spontaneo chiudere gli occhi. 

“Sei calda.” afferma, mentre ritrae la mano. Annuisco. 

“Sarà meglio che vada, grazie di tutto, Shaoran.” lui mi guarda, sorridendo sghembo, mentre scendo dall’automobile. 

“Ah, una cosa.” prendo un respiro, poi continuo “Sappi che non sei così freddo come ostini a mostrarti.” concludo, sorridendogli amichevolemente. Sto per chiudere la porta, quando lo vedo alzare gli occhi al cielo, trattenendo quasi una risata sarcastica. Poi mi dice una frase che, ormai, conosco quasi a memoria. 

“Ci vediamo in metropolitana, ragazzina.”

 
ANGOLO AUTRICE: ciao a tutti :D ecco qui, il nuovo capitolo di Preludio. Iniziano ad esserci momentini in più tra il distaccato Shaoran e l’ingenua Sakura. Ditemi cosa ne pensate! Bacioni x.
   
 
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