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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    22/03/2018    1 recensioni
Helena Montgomery non ricorda nulla del suo passato.
Semplicemente, un giorno di mezza estate, si risvegliò, sola e abbandonata, in un campo di grano presso la città di Los Angeles.
A quel tempo, lei non sapeva, non poteva sapere.
Non ricordava nulla, né della sua identità, come l'amata figlia di Regina della Foresta Incantata, né di come fosse giunta in quel mondo, messa in salvo per sfuggire alle ire di Lui.
Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene, capisce in fretta di essere, in qualche modo, "diversa".
Abbandonata la sua famiglia adottiva, inizia a viaggiare, alla ricerca di sé stessa.
E' solo quando, anni e anni dopo, Emma Swan giunge a Storybrooke che, finalmente, i suoi ricordi tornano.
Ora, non deve far altro che ricongiungersi alla madre.
Ma gli anni sono passati, riuscirà a ricondurre la donna sulla via della luce?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19
D’amore e amicizia
 

Emma e Mary Margareth osservarono, tra il sorpreso e il divertito, la simpatica scenetta che ormai, ogni mattina, si teneva nel Bar da Granny.
Da quando infatti la bella Helena si era unita allo staff del locale, con sommo piacere (almeno iniziale) della Signora Lucas, lei e la giovane Ruby erano diventate incredibilmente unite. Al punto da fare persino fronte comune alle pretese troppo all’antica della povera nonna che, esasperata, non sapeva proprio cosa fare col loro modo di vestirsi.
E anche quella mattina, come quelle delle due settimane precedenti, le due giovani stavano protestando rumorosamente, attirando l’attenzione di mezzo locale che si godeva quel loro spettacolino con aria divertita.
“Nonna come te lo devo spiegare. Questo è un GIROCOLLO, non un collare, Ok?”, Ruby indicò con forza il suo nuovo acquisto, che faceva bella mostra di sé contro la carnagione fine della ragazza.
“A me invece sembra proprio un collare. Di quelli per cani. Dallo a Pongo, ma nel mio locale non ce lo voglio nemmeno vedere.”, ribatté, ostinatamente, l’anziana a braccia conserte.
Helena alzò gli occhi al cielo, correndo in soccorso dell’amica: “Signora Lucas, la prego. Le assicuro che è un accessorio comunissimo. Tra le persone giovani … come noi.”
Gli occhi della donna perforarono Helena che, consapevole di essersi spinta decisamente oltre, indietreggiò di riflesso.
Per fortuna Emma e Mary Margareth fiutarono in anticipo il pericolo e decisero quindi di prendere proprio quel momento per intervenire, portandola in salvo dall’ira apocalittica di Nonna Lucas.
La cui balestra osservava minacciosa la giovane dal suo posticino d’onore sulla parete del locale.
“E-ehi!”, protestò lei, rossa in volto, “Guardate che avrei potuto cavarmela!”
Emma sorrise, annuendo: “Certo. Ma meglio non rischiare.”
L’altra sbuffò: “Invece di pensare a me, forse dovreste preoccuparvi dei vostri, di affari. Tipo, che so … David?”
Mary Margareth arrossì, voltando imbarazzata il capo di lato.
In quelle due settimane trascorse a Storybrooke erano successe parecchie cose.
Prima tra tutte, il risveglio di David dal coma.
A detta del piccolo Henry, quell’uomo doveva essere niente popò di meno che l’anima gemella della sua amatissima sorellina. Ma a Helena sembrava più uno scemo senza capo né coda che altro … l’aveva osservato spesso, cercando di capire cosa avesse di tanto speciale.
Ed era giunta alla conclusione che, se voleva davvero provarci con la sua sorellina (anche se lei al momento nemmeno ricordava di esserlo) allora doveva avere la SUA approvazione.
Da li una rocambolesca avventura a base di gare di bevute, corse in auto, messa dietro le sbarre e post sbornia disastroso per entrambi.
Visto che però il povero David era riuscito a tenerle testa, e visto che pareva amare molto la sua amorina (la sua moto, per intenderci) allora aveva passato a pieni voti l’esame.
Poteva frequentare Mary Margareth.
Nemmeno due giorni dopo era venuto fuori che Lo Stronzo 2 (perché il primo sarebbe rimasto sempre e comunque Josh, il suo ex capo) aveva già una moglie.
E l’avrebbe anche castrato di persona se Henry non l’avesse convinta che era tutto un piano di Regina per tenere separati i suoi due più acerrimi nemici.
Lei ed Emma osservarono, silenziose, l’amica/madre/sorella il cui sguardo pareva improvvisamente interessato alle mattonelle del pavimento.
“State continuando a vedervi, vero?”, fece infine Emma, contraria.
A dire il vero, né lei né Helena approvavano molto quella storia. Anche se l’amore tra i due era a dir poco palese, la loro decisione di vedersi in segreto e dispetto del passato di lui non avrebbe potuto portare altro che guai. A entrambi.
E nessuna delle due voleva vedere Mary Margareth soffrire.
La donna sorrise, sebbene in un modo decisamente forzato che sia Emma che Helena notarono: “Tranquille. Io e David abbiamo parlato e abbiamo preso una decisione. Parlerà con Kathrine.”
Emma sorrise, sollevata, avvolgendo l’amica in un abbraccio a guidandola quindi verso uno dei tavolini, così da farsi raccontare meglio ogni cosa.
Helena, dal canto suo, si limitò a osservare la scena, visibilmente scettica.
Non che volesse mettere in dubbio la buona volontà di David, ma aveva seri dubbi sul fatto che sarebbe riuscito a mantenere la parola data. E non perché fosse una persona cattiva, questo lo sapeva bene.
Da quel che era riuscita a vedere, l’uomo era tutt’altro che qualcuno tendente a fare del male. Era un tipo a posto, tranquillo e disponibile, gentile e di buon cuore. Ma proprio per questo dubitava che sarebbe stato capace di infliggere un simile colpo alla moglie, dicendole di essere già innamorato di un’altra.
Sospirò, tristemente, prima di uscire dal locale per prendere una boccata d’aria.
 
“Ti piace?”, chiese Helena, osservando con occhi divertiti il bambino che, ammirato, osservava il nuovissimo e poco modesto acquisto della giovane.
La Biancaneve era una bellissima barca a vela, munita di poppa aperta e cabine da notte, oltre che una bellissima verniciatura bianca e oro a cui doveva il nome. Il veliero, messo all’asta di Storybrooke alcuni giorni prima, era l’ennesimo frutto di un’epica battaglia a suon di assegni tra Helena e Regina.
Ognuna delle quali più che determinata a regalare al bambino la migliore vacanza al mare che esso potesse sognare.
Peccato che, come dire, nemmeno la giovane Montgomery era una che si risparmiava. E per quanto odiasse usare il suo potere in quel modo, se significava ottenere i fondi necessari per rendere felice il bambino allora avrebbe ricordo a ogni mezzo a sua disposizione.
Compresa la Voce.
Sghignazzò, soddisfatta, prima di fare cenno a Henry di seguirla a bordo. Cosa che ovviamente non si fece ripetere.
“Wooow … è bellissima!”, osservò il bambino, lanciandosi subito all’esplorazione della sottocoperta, “E anche il nome è molto bello. Però …”, fece capolino da una delle cabine, osservandola scettico, “… sai come si usa, vero?”
L’altra alzò gli occhi al cielo: “Ovvio … non sono così scema da mettere a rischio la vita del mio fratellino.”
Henry arrossì, scomparendo nuovamente nella cabina.
Eppure, era vero.
Anche se non erano fratelli di sangue, lui rimaneva comunque il figlio di Regina, almeno dal punto di vista legale. E quindi erano fratelli, in un certo senso.
Per Henry, che era sempre stato solo, l’idea di avere una sorellona maggiore su cui fare affidamento era stata una scoperta non di poco conto. Una scoperta che lo aveva entusiasmato moltissimo e che, a dispetto degli anni che li separavano, aveva creato un fortissimo legame tra i due.
E vedere Emma, la sua mamma, e Mary Margareth, sua nonna, legare così tanto con Helena era stato un incredibile motivo di gioia per il bambino.
Ormai, infatti, il legame tra le tre donne si era evoluto parecchio. Erano trascorse quasi due settimane da quando Helena era giunta a Storybrooke, eppure quelle tre erano entrate immediatamente in sintonia, come pezzi uniti di una stessa, infrangile, catena.
Da una parte, vi erano Emma ed Helena. Tutte e due fornite di un carattere deciso e intraprendente, anche se la seconda tendeva spesso a mostrarsi molto più impulsiva e ribelle della prima. Dall’altra, vi era Mary Margareth, a fare da bilanciere quando le due rischiavano di strafare o di cacciarsi nei guai.
Assieme, formavano un trio a dir poco letale che non a caso aveva scatenato tutta la preoccupazione di Regina. La donna sapeva bene quanto fossero pericolose, e per questo, come Henry temeva, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di fermarle.
Helena sorrise, seguendolo in silenzio prima di dire: “Se vuoi, domani posso portarti a fare un giro. Sarà sabato quindi, per una volta, tua madre non si arrabbierà troppo se scompari per un po’.”
Il bambino sorrise: “Certo. Sarà felicissima di sapere che la mia vita è nelle mani di una delle tre persone che odia di più in tutta Storybrooke.”
L’altra scosse il capo, prima di prenderlo per la giacca a trascinarlo fuori, ridendo divertita: “Si, si … va bene. Ora però … a scuola!”
“Eddaiii! Sono solo le nove.”, borbottò quello, imbronciato.
Helena sorrise: “Appunto. Dovevi esserci già un’ora fa. E sono la maggiore, quindi comando io.”, quella cosa della sorella più grande iniziava seriamente a piacerle.
Il bambino sospirò appena, annuendo, prima di uscire dalla barca e montare sulla bici, salutandola con un sorriso.
Helena lo osservò, in silenzio, per alcuni secondi, prima di oscurarsi.
Odiava ammetterlo, ma aveva ragione.
Non sapeva esattamente per quale motivo, ma sua madre sembrava veramente odiarla.
Era da quando era giunta in città che, ormai, la donna aveva ufficialmente dichiarato guerra alla nuova arrivata. Prima, costringendola a lasciare il suo alloggio da Granny (anche se, fortunatamente, Emma e Mary Margareth le avevano proposto di venire a vivere con loro), e poi approfittando di ogni occasione per infastidirla.
Come era accaduto, per esempio, con l’asta della barca.
Eppure, Helena sapeva che, da qualche parte, sua madre doveva pur conservare parte della persona che un tempo conosceva. E per questo, a dispetto della sua decisione di aderire all’Operazione Cobra, avrebbe fatto di tutto pur di riportarla a quella che era una volta.
Sospirò, mentre i pensieri tornavano, sempre più preoccupati, al suo compagno.
Ormai, era da quando si erano separati che Baelfire, o Trevor, non era più fatto rivedere. E la cosa iniziava a preoccuparla non poco, specialmente perché, a rigor di logica, lui doveva essere ancora all’oscuro della situazione in cui verteva la città con i suoi abitanti.
Stava per scendere dalla barca quando, improvvisamente, una voce alle sue spalle non la costrinse a voltarsi.
“Ehi … ti sono mancato?”
Si bloccò, osservando interdetta l’uomo che, sorridendo appena, la fissava dal ponte.
“T-trevor?”, chiese, sorpresa.
Lo fissò per alcuni istanti.
Aveva un’aria decisamente dimessa e sfatta, quasi come se avesse passato i giorni precedenti a dormire per la strada, o nel bosco.
Eppure, a dispetto della barba che gli copriva il mento, era indubbiamente lui. Ne era certa.
L’altro sorrise appena, avvicinandosi in silenzio prima di piantarsi a pochi centimetri dal suo volto, sussurrando: “Scommetto che pensavi già che uno dei vostri cavalli di metallo mi avesse tirato sotto, eh Montgomery?”
Helena, ancora interdetta, esitò per un istante, ancora incapace di credere ai propri occhi.
Insomma … erano passate quasi due settimane.
Due settimane decisamente turbolente, in cui aveva avuto modo di conoscere meglio l’atmosfera di Storybrooke e rendersi realmente conto di quanto fosse tesa la situazione.
I misteri dietro l’atteggiamento perennemente ostile di sua madre nei confronti di Emma e Mary Margareth si ingigantivano di giorno in giorno, a partire dal misterioso contenuto del suo mausoleo di famiglia, per finire con la morte dell’ex Sceriffo, Graham, e il modo a dir poco subdolo con cui utilizzava quel giornalista, Sidney, direttore dello Specchio di Storybrooke.
E in mezzo a tutto, l’apparente scomparsa di Trevor, o Baelfire, che da quando si erano separati si era praticamente dileguato nel nulla. Cosa che, doveva ammetterlo (almeno a sé stessa), l’aveva fatta stare decisamente in apprensione, al punto da chiedere persino alla sua nuova amica, Emma, di fare alcune indagini e vedere se per caso un altro sconosciuto fosse arrivato nella cittadina.
Comunque fosse, ora Trevor era li, di fronte a lei, sorridendo come sempre.
Cosa che la fece decisamente infuriare.
Prima ancora che il poveretto potesse reagire, Helena scattò, piantandogli senza mezze cerimonie un pugno direttamente nello stomaco e facendolo barcollare all’indietro, prima di sbottare: “Razza d’imbecille!”, gli andò incontro, raggiungendolo a passo di marcia mentre quello, allarmato, si affrettava a indietreggiare, “Si può sapere che diavolo ti è passato per la testa? Ero convinta che ti fosse successo qualcosa! E ora spunti fuori così, come nulla fosse, con quel dannatissimo sorriso da ebete e sperando pure che non dica nulla?!?”
Il poveretto, decisamente preoccupato, si affrettò ad alzare le mani, in segno di resa: “Ehi! Calma … non ho potuto farci nulla, Ok?”, accennò appena ai propri abiti, coperti di fogliame e ormai ridotti a degli stracci, prima di proseguire, “Non so nulla di questo mondo e mentre fuggivo mi sono perso nel bosco. È assurdo … ti rendi conto che questo posto è completamente circondato dalle foreste? Praticamente, è un pezzo di terra piantato in culo al mondo, non mi sorprende che nessuno ne sappia nulla.”, sospirò appena, osservandola in silenzio.
Helena, dal canto suo, annuì, appoggiandosi al bordo della barca per poi spiegare: “Hai perfettamente ragione. A quanto pare, questa città è sotto un Sortilegio. Gli abitanti della Foresta Incantata sono stati rinchiusi qui, ma non hanno alcuna memoria sul loro passato, anche se pare che ci sia una profezia su come spezzare l’incantesimo.”, sospirò appena, osservando assorta il mare, mentre quello alzava un sopracciglio, sorpreso.
“Mi stai dicendo che nessuno ricorda nulla?”, chiese, perplesso.
Helena annuì, avvicinandoglisi e posando una mano sulla sua spalla, lo sguardo basso.
“Mi spiace, Bael.”, sussurrò, prima di alzare lo sguardo e incrociare gli occhi di lui, le iridi colme di tristezza, “Temo che ricongiungerti con tuo padre non sarà affatto semplice. Anch’io ho cercato di parlare con mia madre e … non è andata bene, quindi posso comprenderti se … se dovessi decidere di bloccare le ricerche e andartene da qui.”
Volse il capo, il cuore colmo di tristezza.
Lei meglio di chiunque altro avrebbe potuto comprendere i sentimenti dell’uomo. Erano giunti a Storybrooke per riunirsi alle loro famiglie, per ricostruire quel passato che avevano perso e ricominciare d’accapo … e ora si trovavano di fronte a un muro apparentemente insormontabile, che ben difficilmente avrebbero saputo superare con successo.
Trevor osservò in silenzio la donna, colpito dalla sua forza, prima di prenderla per le spalle e volgerla verso di sé.
Le iridi smeraldine di lei incontrarono quelle color onice di lui, verde e nero si fusero, mentre quegli occhi ormai famigliari le perforavano l’anima, facendola sentire improvvisamente esposta e indifesa.
Lui sorrise, scuotendo appena il capo: “Non ci penso nemmeno.”, fece, mentre gli occhi di lei si sgranavano, sorpresi, “Siamo giunti qui per una missione e la porteremo a termine. Abbiamo delle famiglie a cui riunirci e non ho attraversato mondi e sconfitto creature strane solo per mollare proprio ora che ci siamo così vicini … quindi ti aiuterò. Se esiste veramente un modo per spezzare il Sortilegio, allora farò tutto quello che è in mio potere per darti una mano.”
Helena sorrise, abbassando appena lo sguardo.
A dire il vero, sarebbe stato perfettamente comprensibile se, giunti a quel punto, lui avesse deciso di lasciar perdere e continuare per la sua strada. Tuttavia doveva ammetterlo: saperlo al proprio fianco la rincuorava non poco, perché erano arrivati fin li assieme e perché avevano molte, moltissime cose in comune. Avevano perso i loro famigliari, erano cresciuti praticamente da soli, abbandonati in un mondo a loro estraneo, e ora aveva l’occasione di riscattarsi. E quei pochi giorni passati con lui le avevano permesso di sentirlo incredibilmente vicino, a dispetto del fatto che si conoscevano solo da poco.
“Va bene.”, concesse, sorridendo lievemente, prima di proseguire, “Ora però torniamo da Granny, devi assolutamente risistemarti. Puzzi di foresta.”
Quello sghignazzò appena, seguendola senza esitazioni.
 
Poco lontano, intanto, una moto scura si era fermata presso il molo e il proprietario osservava silenziosamente la scena.
Gli occhi di August sondarono ostili il volto di quell’uomo, mentre si mordeva il labbro con rabbia e lo sguardo correva, di riflesso, alla vecchia foto ormai sgualcita che aveva in mano. Ritraeva un bambino, accompagnato da una neonata avvolta in una coperta bianca, con su scritto il nome di “Emma”.
Alzò nuovamente lo sguardo, prima di dare gas e dirigersi deciso verso il centro città.




Note dell'Autrice:
Eccomi ancora.
Ebbene, ormai sono passate alcune settimane dall'arrivo della nostra protagonista a Storybrooke. Qui ho voluto mostrare un po' la crescita del suo legame con Emma e Mary Margareth, oltre che ovviamente far rientrare in scena il nostro Trevor, attualmente sotto il controllo di Regina: riusciranno a scoprire il suo vero ruolo o la nostra villain preferita riuscirà a raggiungere il suo scopo? Ho voluto poi far fare la sua entrata in scena ad August, uno dei personaggi che più ho amato all'interno della serie. Spero vivamente di poterlo rendere al meglio!
Leggere per scoprire.
Come sempre mille grazie a tutti i miei recensori e lettori. Per qualsiasi osservazione io sono sempre qui ad aspettarvi.
Detto questo, alla settimana prossima!

Teoth

 
   
 
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