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Autore: Mayfa_P    22/03/2018    0 recensioni
Primo libro della trilogia "I Dominatori di Elda".
Per secoli Elda venne tenuta sotto controllo dai 4 dominatori che mantenevano l'ordine al fianco del Capostirpe, al termine della Grande Guerra però scomparvero diventando leggenda, una leggenda trascritta da un antico stregone il quale narrava il ritorno di queste forze ritenuto minaccia o fonte di grande potere per colui che fosse riuscito a conquistare la loro fiducia.
Mornon, uomo privo di sentimenti, privo di pietà e bramoso di potere tanto da mettere in pericolo la vita del suo stesso primogenito Erech, verrà a conoscenza di una verità che lo porterà all ricerca dei dominatori.
Sarà Nilde, una guerriera senza passato, che per scoprire la verità e per proteggere Elda dal tiranno, scenderà in prima linea pronta a combattere per il popolo, troverà però un'ostacolo ad attenderla, un'ostacolo che non si sarebbe mai immaginata.
Un uomo spietato pronto a tutto per il potere.
Un figlio sottomesso.
Una Guerriera, pronta a tutto per difendere la pace di Elda.
Una Guerra contro le tenebre e un amore proibito.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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43 Saovine.
“Ecco, piegali in questo modo. Mornon vuole che i suoi asciugamani siano perfettamente piegati.”
Nilde seguiva passo per passo le indicazioni dell’anziano tentando di non sbagliare nulla.
“Sembra che voi e il Tiranno siate molto uniti.”
Un sospiro profondo uscì dalle labbra di Bor e una nota di malinconia si impossessò dei suoi occhi.
“Per me è sempre stato come un figlio.”
“Lo conosci da tanto?”
“Da quando è nato, in quel periodo ero da poco entrato a corte e, grazie all’amicizia tra i miei genitori e i genitori di Mornon, mi permisero di badare a lui.”
“Ma è cambiato tutto vero?”
L’anziano si fermò con lo sguardo perso oltre la finestra.
“È sempre stato particolare, picchiava spesso gli altri bambini per questo tutti si rifiutavano di giocare con lui perciò era sempre solo. Crescendo divenne sempre più scontroso e i suoi stessi genitori iniziarono ad affibbiarli l’etichetta di pazzo, io ero l’unico che riusciva ad avvicinarsi senza scatenare la sua ira, non ho mai capito il perché ma, in qualche modo, lui mi accettava. La prima volta che scoprì dell’esistenza dei Dominatori aveva solo dieci anni, era un ragazzino molto intelligente e adorava studiare, leggeva libri interi sulla storia di Elda, le sue guerre e le sue leggende, fino a quando non conobbe quella leggenda, o almeno per tutti era solo una leggenda, ma non per lui. Lui ci ha creduto fin da subito. Iniziò a fare ricerche su ricerche per dimostrare a tutti che aveva ragione e, con il passare degli anni, divenne una vera e propria fissazione e, a parer mio, fu proprio in quel momento che lui impazzì davvero.”
Nilde si ritrovò combattuta, le dispiaceva per quel povero ragazzino incompreso ma allo stesso tempo l’immagine di ciò che era diventato adesso e di ciò che aveva fatto, non si poteva cancellare.
“Non hai mia provato a farlo ragionare?”
Una risata triste inondò la stanza mentre Bor si lasciava cadere esausto su una sedia abbandonata in un angolo.
“Quando morirono i suoi genitori e suo fratello prese le redini del regno tentò più volte di convincerlo dell’esistenza dei Dominatori ma, Brandir, convinto che lui fosse impazzito per la morte dei genitori, non gli dava ascolto. Lo portò a prendere una decisione che io stesso tentai di fermare. Non scorderò mai le parole che mi disse poco prima di uccidere suo fratello: se vogliamo tutto, dobbiamo fare ciò che va fatto. Sinceramente, speravo che l’amore fraterno l’avrebbe fatto ragionare, ma a Mornon non importava di nulla, tanto meno della sua famiglia. Sapeva ciò che voleva e se per ottenerlo doveva sporcarsi le mani di sangue, non lo avrebbe fermato nessuno e, infatti, così è stato.”
La giovane non seppe cosa replicare, scoprire in quel modo delle atrocità che aveva saputo fare alla sua stessa famiglia le fecero venire il volta stomaco.
La porta alle loro spalle si aprì di colpo interrompendo la loro conversazione, Luthien emerse dalle tenebre dei corridoi come un fuoco, i capelli biondi ricadevano leggiadri sulle spalle avvolte da uno scialle di seta pregiata mentre un lungo vestito rosso ricopriva le sue forme perfette. Un sorriso maligno incorniciava quella perfezione e un brivido percorse la schiena di Nilde.
“Signorina, sua altezza avrebbe bisogno di te nei sotterranei.”
La giovane guardò stranita Bor che, senza degnarla di uno sguardo chiese allarmato spiegazioni.
“Perché? Lei lavora con me.”
“Si, ma abbiamo un lavoro impegnativo da svolgere e potrebbe esserci utile, non preoccuparti te la restituirò il prima possibile.”
Con una forza che non si sarebbe mai aspettata, la donna prese Nilde per un braccio trascinandola via lungo i corridoi del palazzo.
Il silenzio le accompagnò lungo tutto il tragitto mentre i battiti accelerati del cuore della giovane le risuonavano incessanti nelle orecchie alternati al ticchettio fastidioso dei tacchi della donna.
Camminavano spedite lungo le scale che conducevano ai sotterranei e Nilde rimase sorpresa dal vedere che, nonostante fosse mattino inoltrato, più scendevano e più calava la notte.
Si ritrovarono davanti ad un portone di legno e la stretta sui polsi della ragazza si fece più forte facendola sussultare, la paura che avessero scoperto chi fosse realmente si fece più forte facendole tremare le gambe.
La porta si spalancò mostrando un’enorme sala, l’odore ferreo del sangue che inondava la stanza colpì lo stomaco della ragazza come un pugno facendole salire un conato di vomito che trattenne a stento, al centro il Tiranno passeggiava tranquillo mentre parlava con Erech, Hathol e Nor invece osservavano la scena in disparte.
La tranquillità dei presenti riuscì a calmare anche Nilde che ringraziò mentalmente di non trovarsi sola con quegli assassini.
Luthien liberò bruscamente la ragazza dalla sua stretta per poi avvicinarsi al Tiranno.
“Ci siamo tutti, possiamo iniziare.”
“Oh, perfetto! Voi due, portatemi i Dominatori.”
Hathol e Nor fecero come gli era stato ordinato sparendo dietro ad una porta secondaria mentre il cuore di Nilde si fermò per un istante. I dominatori erano li e lei non poteva ancora fare nulla per liberarli, aveva pensato a tutto tranne che a quello, si sentì profondamente stupida per aver trascurato un particolare così importante ma almeno adesso sapeva dove li tenevano.
In un silenzio innaturale i tre Dominatori fecero il loro ingresso visibilmente stanchi e denutriti, tagli profondi ricoprivano i loro corpi bianchi come il latte macchiati dal sangue ormai rappreso.
Trascinavano i loro passi facendo tintinnare le pesanti catene che gli solcavano la carne facendo cadere goccioline di sangue al suolo, rantoli di dolore iniziarono ad innondare la stanza
facendo sentire Nilde impotente davanti a quella scena.
Luthien e il Tiranno invece ridevano di gusto alla vista del dolore che gli avevano inflitto.
I tre si accasciarono esausti ai piedi di Mornon mentre l’uomo li fissava quasi disgustato.
“Oggi cari miei ci mostrerete cosa sapete fare.”
I Dominatori vennero liberati dal peso delle catene e con spintoni vennero obbligati a stare in piedi.
Con un gesto il Tiranno invito Nilde ad avvicinarsi e lei, con le gambe tremanti tentò di avanzare il più rapidamente possibile.
“So che sai usare una spada.”
La giovane si limitò ad annuire e l’uomo, senza neanche pensarci, le lanciò una spada che lei prese al volo con una destrezza che lo lasciò sorpreso.
“Li allenerai tu, voglio che usino i loro poteri su di te.”
“Padre siete forse impazzito?”
La voce di Erech si levò nella stanza come un tuono.
Il Tiranno in tutta risposta rise a pieni polmoni mentre con una forte pacca sulla schiena della giovane la spinse ad iniziare.
Nilde rimase immobile fissando i tre dominatori non sapendo esattamente cosa fare, non aveva intenzione di colpire quei poveri corpi inermi.
In preda al panico non si rese neanche conto della folata di vento che la colpì sbalzandola  dall’altra parte della stanza. Si ritrovò distesa con il volto schiacciato contro il pavimento e una fitta che si propagava lungo tutta la schiena.
“Alzati!”
La voce del Tiranno la raggiunse forte e rabbiosa.
Con l’aiuto della spada si rimise in piedi ritornando alla sua postazione.
Davanti a lei, una ragazza poco più grande di lei, attendeva impaziente.
I capelli biondi e corti erano sparati e macchiati di sangue, il fisico imponente era coperto da una corta maglia che metteva in vista parte della pancia e un paio di braghe sgualcite, la stazza le fece intuire che probabilmente era una contadina, gli occhi rossi la scrutavano carichi d’odio. Si mise in posizione d’attacco e scagliò un altro colpo più potente del precedente Nilde, con rapidità, riuscì a schivarlo.
Lottare con una semplice spada contro un Dominatore era qualcosa di impossibile e il fatto che le condizioni in cui erano costretti a vivere non avevano minimamente intaccato la sua forza lasciarono la giovane sorpresa.
Proseguirono quella danza per una buona mezz’ora, la dominatrice scagliava la sua potenza su Nilde che si limitava a schivare evitando di attaccare la ragazza.
Quando il Tiranno si spazientì rimise in catene la giovane e, con la forza, trascinò l’altra dominatrice al centro della stanza.
I lunghi capelli castani ricadevano disordinati sulle spalle della giovane e un lungo vestito completamente strappato e macchiato le copriva l’esile corpo, lentamente e con grande difficoltà si mise in piedi, gli occhi semi chiusi e le braccia a penzoloni.
Protese le mani tremanti in avanti e strinse gli occhi in uno sforzo che per lei era disumano, dal palmo germogliò un piccolo fiore bianco come la sua carnagione che morì poco dopo mentre la Dominatrice si accasciava al suolo priva di sensi.
Nilde rimase immobile per qualche istante stordita dall’accaduto, un silenzio surreale avvolgeva la stanza e lei si ritrovò a trattenere il respiro.
Senza pensarci troppo accorse ad aiutare la ragazza distesa al suolo ma, appena le sue mani toccarono l’esile corpo della giovane una frustata le mozzò il fiato in gola, il dolore la invase completamente mentre rivoli di sangue caldo le ricoprivano la schiena. Si sforzò di riacquistare lucidità mentre la voce del Tiranno le giungeva alle orecchie ovattata.
“Alzati!”
Si rimise in piedi stringendo i denti e soffocando un urlo di dolore mentre il terzo dominatore si posizionava davanti a lei.
Un giovane con dei lucenti capelli biondo platino e due occhi neri come la pece che risaltavano sulla pelle bianca, il corpo esile e muscoloso in posizione d’attacco attendeva probabilmente che lei fosse pronta.
Senza troppe cerimonie e con la rabbia che iniziava a montarle in corpo fece un cenno con la testa invitando il ragazzo ad iniziare, si mise in posizione di difesa stringendo la spada come fosse la sua salvezza e attese che arrivasse il colpo.
Senza che neanche se ne accorgesse un serpentello d’acqua l’avvolse per i fianchi sollevandola in aria.
Non aveva valutato che l’ultimo dominatore fosse un dominatore dell’acqua e come tale, per combattere aveva bisogno d’acqua, in quella stanza l’unica fonte d’acqua era alle sue spalle.
Si ritrovò a qualche metro da terra con il cuore in gola.
“Mettila giù!”
La voce di Erech inondò la sala giungendo alle orecchie di Nilde come una dolce salvezza.
“Cosa diavolo stai dicendo? Continua idiota, mettila al tappeto!”
“No. Riportala a terra.”
Lo sguardo severo e la voce cupa del principe convinsero il Dominatore a riportare la giovane a terra mentre un man rovescio raggiunse Erech in pieno volto.
“Qui comando io, tu non sei nessuno!”
“Fino a prova contraria sono il principe e anche io ho il diritto di dare ordini.”
In un impeto d’ira Mornon colpì nuovamente il figlio con un pugno in volto facendo perdere le staffe al ragazzo che, in preda all’ira, spintonò il padre.
Tutti i presenti rimasero in silenzio scioccati da quell’affronto.
Il Tiranno rimase fermo in silenzio a contemplare il principe e lentamente un sorriso si formò sul suo volto.
“Luthien, portami la ragazza.”
La calma con coi pronunciò quale parole fece tremare le gambe anche a Nor che si ritrovò inerme davanti a quella situazione.
Nilde senza neanche rendersene conto si ritrovò nuovamente le mani della donna attorno ai polsi pronta a trascinarla dal suo Re.
Iniziò a opporre resistenza in preda alla paura, aveva capito cosa voleva fare e non glie lo avrebbe permesso.
Luthien prese con forza il volto della giovane tra le mani e in un sussurro disse l’unica frase che Nilde non avrebbe voluto sentire.
“Io so chi sei.”

 
   
 
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