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Autore: BrokenSmileSmoke    22/03/2018    0 recensioni
Marina Leonardi è una quattordicenne intelligente, ironica, un po' menefreghista e con pochissima voglia di studiare.
Vive la vita giorno per giorno e difficilmente da confidenza a persone diverse da lei nel carattere.
Una sera, dopo l'incontro insegnanti-genitori, viene investita da una tragica notizia.
Deve preparare le valigie e trasferirsi, mollando tutto e allontanandosi dalla sua migliore amica Elisa e dall'amore della sua vita, Maurizio, un ragazzo che a malapena ricorda la sua esistenza.
Il cambio di scuola non è traumatico come se lo aspettava, anzi.
Le nuove amicizie sembrano migliori da quelle passate, e la cosa più tragica della sua miserabile vita non è più ritrovarsi con il cellulare scarico lontano da casa.
E, come se non le bastasse, qualcuno la perseguita.
Qualcuno perseguita lei ed i suoi amici.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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«Cosa? Perché?»
«Ci trasferiamo?»
«Solo perché vado male a scuola?»
Mia madre si batté una mano sul volto.
«No, tuo padre ha trovato lavoro all’estero»
«Ah, e dove?»
«In Spagna»
Rimasi un po’ a fissarli, incerta se essere felice o meno.
Corsi in camera fingendomi dispiaciuta, anche se in realtà ero felice.
Era il mio sogno vivere all’estero.
Presi un trolley da sotto il letto, buttandoci dentro vestiti e altre cose, mentre con l’mp3 ascoltavo gli Evanescence a tutto volume.
Finalmente quello schifo di vita finiva, o almeno ci speravo.
La mattina dopo mi diressi a scuola con un enorme sorriso.
Andai a salutare le mie amiche, se potevo definirle così.
La cosa più brutta era dire della mia partenza ad Elisa, mi dispiaceva più per lei che per me.
Ci conoscevamo dall’asilo, e l’allontanarmi da lei mi rendeva un po’ triste.
Dopo pochi minuti arrivò salutando me e le altre.
Durante la ricreazione le dissi tutto, finendo con un “Ci sentiremo tramite messaggi e videochiamate, comunque verrò per le feste”.
Sapevo che in un modo o nell’altro non l’avrei più vista, ma questo raddolciva la pillola già troppo amara.

Era tutto pronto, i miei genitori mi avevano iscritto in una scuola in Spagna, anche se in realtà non mi interessava affatto.
Il mio obiettivo era avere nuovi amici e ambientarmi.
Appena alzata da quello che non sarebbe stato mai più il mio letto, feci mangiare Lali, il mio Yorkshire Terrier, e tolsi dalla spina di corrente il mio cellulare, giusto per ascoltare la musica mentre eravamo in viaggio.
Sarei diventata pazza, non potevo stare molte ore accanto a quella peste di mia sorella, una mocciosetta di quattro anni appena.
Partimmo.
Durante il viaggio Lali era sulle mie gambe, non potevo di certo tenerla sui bagagli.
Si stava un po’ scomodi nei sedili posteriori dalla vettura, e oltre a Lali sulle mie gambe c’era anche il mio adorato Notebook con gli episodi della mia serie tv preferita.
Dopo poche ore dalla partenza mi accorsi che il tempo passato in macchina fosse infinito, fino a quando non ci fermammo in un fast food.
Presi il solito, ovvero una bibita, delle patatine ed un enorme panino.
Nonostante il mio fisico esile mi piaceva mangiare tanto.
Suonò il mio cellulare, mi era arrivato un messaggio, Elisa.
“Ciao Mar, sei già in viaggio vero? Qui si sente di già la tua mancanza. Marco non fa altro che chiedere quando torni… Quando pensi di tornare?”
Risposi subito, un po’ con l’amaro in gola.
Le dissi in quale posto fossi in quel momento, le chiesi di salutarmi Marco e poi le dissi quello che stavo facendo… E mi resi conto di quanto fossi un libro aperto quando Eli mi chiese se stavo mangiando il mio solito panino.
Tempo di finire il piccolo pranzo tornammo in macchina, aiutai mia sorella a mettersi le cinture e mi sistemai anche io.
Il viaggio proseguì lungo e noioso, fino a quando parecchie ore dopo ci ritrovammo al confine fra Italia e Francia.
Se non altro la prima tappa era stata fatta, ora mancava il resto.
«Posso almeno sapere in quale scuola andrò?» domandai a mia madre dopo ore di silenzio.
«Mi pare si chiami Marquez, dicono sia un istituto molto prestigioso, e che lo studio non è leggero. Forse è la volta buona che ti metti sotto con lo studio»
Mugugnai parole incomprensibili per poi abbandonarmi contro il sedile sbuffando.
La notte ci fermammo in un piccolo motel sull’autostrada, la qualità non era delle migliori ma dopo ore passate in auto non avevo più la forza di lamentarmi.

Dopo parecchie altre ore mi ritrovai davanti ad una piccola villetta a due piani, con un piccolo giardino ed un cancello d’entrata un po’ arrugginito.
Entrai in casa trascinando due trolley, entrambi miei, e lasciandoli davanti ad una scala che portava al piano di sopra.
Al piano terra c’era il salotto con muri bianchi e mobili grigi, una cucina comunicante con la sala da pranzo, viola e con un enorme tavolo in vetro, ed infine c’era un bagno con una vasca enorme. Ci avrei passato le mie giornate lì dentro, era sicuro.
Salì cautamente le scale guardandomi intorno, e mi ritrovai davanti ad un corridoio con quattro porte.
Fu a quel punto che avevo capito che una camera era esclusivamente mia.
Aprì la seconda porta che mi si presentava sulla sinistra e trovai una piccola camera verniciata di rosso ed una porta, la aprì e mi ritrovai nel bagno privato.
Nella vecchia casa c’era un solo bagno per quattro persone, ed in questa molto probabilmente ce n’era uno in ogni camera. Era un sogno.
A fatica riuscì a salire i trolley nella mia camera, per poi abbandonarli in un angolo della stanza, mi rimboccai le maniche ed iniziai a pulire tutto.
Non c’era molto in quella stanza, solo un armadio ed un letto, valeva a dire che i miei non avevano badato a spese per la casa ma che comunque bisognava comprare maggior parte dei mobili.
Iniziai a togliere la polvere da ogni superficie e lavai il pavimento in legno lucido, per poi sistemare i miei vestiti nell’armadio e sistemato il letto.
Tornai nel bagno per posare in un mobiletto dietro lo specchio un’infinità di smalti, quasi tutti dello stesso colore, e tutto i miei effetti personali.
Era pomeriggio, e nonostante l’aver passato due giorni in macchina non sentivo alcuna stanchezza.
Decisi di fare un giro della città con Lali, giusto per orientarmi meglio l’indomani.
La scuola distava meno di un chilometro, così pensai di passarci per farci un giretto.
Passai sotto enormi porticati e trovai davanti a me una donna anziana con un grembiule ed una retina per capelli, che fosse la cuoca?
Nessuno sembrò notarmi, e mi andava bene. Non ero il tipo di persona che amava parlare.
I porticati finirono, e mi ritrovai in un enorme bosco con un campo da calcio ed enormi alberi.
Decisi di non addentrarmi troppo, così tornai a casa prima di perdere l’orientamento.
Cenai tranquillamente, e poi me ne andai in camera a dormire pensando a ciò che magari sarebbe potuto succedere i giorni seguenti.
Infondo ero una nuova studente che veniva da un altro stato, le domande imbarazzanti erano abbastanza prevedibili.
   
 
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