Ringrazio
anche solo chi legge.
Orochimaru/Tsunade.
What if.
Day
9 cose che hai detto mentre stavo
piangendo
Cap.9
Il dolore del serpente
Le
lacrime rigavano il viso Tsunade, teneva tra le
mani il ciondolo di suo nonno con foga, fino a sbiancare le nocche.
Orochimaru
la osservò, era appoggiato contro la parete
e teneva una mano appoggiata sul fianco, con l’altra teneva
una carta.
“Vattene!
Non voglio nessuno” sibilò la ninja.
Avvertiva una fitta al petto e vedeva sfocato.
“So
cosa stai pensando: chiunque abbia il mio ciondolo
muore. Ti stai sbagliando, in questo mondo ‘tutti’
muoiono” disse Orochimaru.
Si leccò le labbra e le sue iridi dorate brillarono nella
penombra.
“Vattene!”
gridò Tsunade, alzandosi in piedi.
Orochimaru
si portò la carta alle labbra e la baciò.
“La
tua sfortuna al gioco non conduce alla fine anche
chi ami. Se tu mi dessi quel ciondolo, te lo dimostrerei. Io
sarò immortale” sibilò.
Tsunade
serrò un pugno e conficcò le unghie nel palmo,
lasciando dei segni a forma di mezzaluna.
“Non
voglio nemmeno sapere cosa stai combinando. Ogni
giorno di più sei sempre meno umano. Stammi
lontano!” gridò.
“Dimenticavo
che tu puoi amare solo chi ha un’anima
candida. Se uno non è un eroe che vuole diventare Hokage,
non può desiderare il
tuo cuore. Quante volte hai negato quanto tu tenga a Jiraiya
perché è guidato
dalla lascivia? Eppure, mia signora delle lumache, dovresti sapere che
neanche
tu sei perfetta” disse Orochimaru.
Tsunade
avanzò con passo di carica.
“Se
non vuoi andartene tu, me ne andrò io”
sibilò.
Orochimaru
la raggiunse, lasciò cadere la carta e
l’afferrò
per un polso, fino ad arrossarle la pelle.
“Lasciami
o te ne pentirai” lo minacciò Tsunade. Le
lacrime di rabbia si mischiarono a quelle di dolore sul suo viso.
Orochimaru
la baciò con foga. Tsunade lo raggiunse con
uno schiaffo, arrossandogli la pelle nivea.
“Tu
sei un folle! Cosa ti salta in mente?” ringhiò
Tsunade.
Orochimaru
le accarezzò la guancia e si portò
l’indice
al viso, segnandoselo a sua volta.
“Quando
ero bambino tu mi consolavi, eppure io
piangevo spesso. Perché non mi permetti di fare la stessa
cosa?” domandò.
Tsunade
si liberò dalla sua stretta.
“Perché
tu eri più sincero quando dicevi quelle cose
da bambino. Ora sembrano solo dei febbrili deliri. Non
c’è niente che esca
dalla tua bocca che sembri la verità, hai la lingua
biforcuta di una serpe” rispose
con tono acido.
“Oh,
ma è la verità. La morte inizia nel momento
stesso in cui nasciamo, le cellule del nostro cervello cominciano a
morire dal
momento esatto in cui vediamo la luce” disse Orochimaru.
Cercò di prendere il
ciondolo dalle mani di lei, ma Tsunade si scostò. Le sue
iridi color oro erano
liquide, i suoi occhi arrossati, le sue labbra piene e arrossate
tremavano.
Orochimaru
la vide correre via, i lunghi capelli biondi
di lei le ondeggiavano dietro le spalle e il suono dei suoi tacchi si
fece via
via meno forte. Chiuse gli occhi, cerchiati di nero e si
passò una mano tra la
capigliatura mora, sentendola liscia sotto le dita.
<
La sfortuna non esiste, ma anche se fosse, sarei
pronto ad affrontarla per te. Morirei per te > pensò.