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Autore: MaryS5    23/03/2018    5 recensioni
“La storia che voglio raccontarvi è dedicata ad una persona speciale che vive sempre nel mio cuore. Vi racconterò i momenti passati insieme; le paure, le gioie, le confessioni sfuggite nel silenzio di un marciapiede, ogni cosa solo per presentarvi la persona più fantastica e speciale che abbia mai conosciuto. Credete che stia esagerando? Che usi parole troppo grandi? Be’ ascoltate la mia storia e giudicate voi stessi”
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlos, James, Kendall, Logan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.


Passai il resto del pomeriggio, la sera e perfino la notte a pensare a Grace. Avevo una gran voglia di rivederla e parlarle ancora. Era una ragazza molto interessante. Avevo deciso di non dire niente agli altri, almeno per il momento. Supponevo che mi avrebbero preso in giro per chissà quale ragione, così lasciai perdere.
Se l’avessi rivista e fossimo diventati amici l’avrei presentata loro.

Il giorno dopo era lì, come promesso. Io portai l’mp3 con tutte le canzoni della band e lei si dimostrò entusiasta nel sentirle. Purtroppo quei pochi minuti in cui aspettavamo l’autobus terminarono in fretta e, dopo un paio di fermate, scese salutandomi con un bacio sulla guancia.

Ero estremamente felice di averla conosciuta, Grace era una ragazza dolce e intelligente. Così passarono i giorni. In quel poco tempo in cui ci vedevamo raccontavamo tante di quelle cose. Era bello stare con lei e non aspettavo nient’altro durante la giornata. Era la mia valvola di sfogo, la mia confidente, la mia gioia e io lo ero per lei.
Nei giorni in cui stava male le davo dei consigli, le infondevo coraggio e fiducia, ma questa cosa non mi pesava. Mi impressionava molto la sua forza. Più il tempo passava e più Grace mi rivelava i particolari della sua vita difficile. I compagni di scuola non volevano stare con lei perché non era tra le più popolari, inoltre aveva perso il padre e per questo era considerata “diversa”. Gli insegnanti non la gratificavano per niente dopo i lavori che terminava con scrupolosità, la trattavano con distaccato rispetto.
Una volta mi confessò che le sembrava quasi di essere invisibile, nessuno la considerava, le parlava, la guardava. Solo io le avevo fatto credere il contrario poiché mi ero affiancato a lei senza nessuno scopo.

Era bello stare con Grace. Ogni giorno scoprivo un nuovo spettacolare aspetto della vita. Nonostante fosse stata così sfortunata era vitale e sempre allegra. Erano molto rare le volte in cui il suo viso si presentava contratto in una smorfia. Rideva sempre e il suono della sua risata mi incantava.


Un mercoledì mentre ci trovavamo sull’autobus in prossimità della sua fermata le chiesi di uscire quella sera. Mi dispiaceva il fatto di doverla vedere solo pochi minuti al giorno ed eravamo abbastanza legati da poterle chiedere una cosa del genere. Così mi disse sì e ci scambiammo il numero di telefono. Poi mi salutò come sempre con un bacio sulla guancia.
Il pomeriggio mi accorsi di essere molto teso. Non avevo idea di dove l’avrei portata. << Cosa c’è amico? Ti vedo nervoso >> chiese James entrando nella piccola cucina e vedendomi troppo concentrato mentre osservavo il contenitore dello yogurt che avevo tra le mani, ancora intatto. << Niente … è solo che stasera devo vedermi con una ragazza e non so come comportarmi >> confessai leggermente frustrato. << Cosa? Il nostro Logan ha un appuntamento?! >> esclamò richiamando l’attenzione di Kendall e Carlos che erano intenti a giocare con un videogioco violento. Lasciarono il joypad e si avvicinarono a noi.
<< Chi è la fortunata? >> domandò il latino con un sorriso a trentadue denti. << È Jessy, vero? >> continuò Kendall, << Probabile, è da venerdì che ti fa gli occhi dolci >> precisò James. << No, no, voi non la conoscete. È una ragazza che incontro sempre alla fermata. Si chiama Grace >>. << Aaahhhh lo sapevo che non avremmo dovuto lasciarti così a piede libero. Stai facendo strage di cuori … >> mi interruppe ancora il più alto. << Vi state sbagliando. È solo un’amica e voglio che rimanga tale >> precisai con uno sbuffo. << Bene … e che hai organizzato per stasera? >> James non era molto convinto delle mie intenzioni. << Non so, pensavo ad una semplice passeggiata potremmo andare in un fast-food >>. << Stai scherzando spero! >> Carlos mi guardava stupito. << Devi portarla in un bel ristorantino e poi … beh magari qui a casa. Noi potremmo lasciarla libera per un po' di intimità e voi … >> << Basta! Vi ripeto per l’ennesima volta che lei è solo un’amica. Non voglio che le cose si facciano imbarazzanti, abbiamo una certa confidenza e non voglio rovinarla >>. Vedendoli ancora un po' scettici spiegai il nostro incontro, la sua situazione, ciò che ci eravamo confidati, comunque non entrai troppo nei particolari.
<< Capisco >> mugugnò Kendall. << Hai fatto una cosa molto bella amico… >> mi sorrise Carlos << … magari un giorno ce la potresti presentare >>. Sorrisi anch’io. << Adesso però dobbiamo decidere che cosa dovrai mettere. È una scelta difficile; non dovrai essere né troppo elegante e né troppo sportivo >> James si stava già spremendo il cervello.
Dopo all’incirca un’ora ero pronto. I ragazzi erano stati molto disponibili e mi avevano dato ottimi consigli. Mentre li ringraziavo mi arrivò un messaggio: “Sto per partire. Ci vediamo al solito posto - Grace”. Sorrisi involontariamente. Non avevo ancora la patente così eravamo costretti ad andare con i mezzi pubblici, comunque mi ero deciso a non andare troppo lontano.
Per la prima uscita non volevo che tornasse tardi e la madre non la facesse più uscire. << Io vado. Ciao ragazzi! >> dissi prendendo la mia giacca nera. << A presto! Dopo raccontaci tutto! >>, mi salutarono di rimando dal divano del salotto in cui guardavano un film poliziesco. Mentre scendevo in ascensore guardavo il mio riflesso allo specchio. Non ero vestito in modo elegante, ma abbastanza comodo. Avevo una camicia bianca, i pantaloni neri con una catenina che ricadeva dalla cinta e le scarpe da ginnastica. Tutto sommato non ero niente male.
Il viaggio fu abbastanza veloce e arrivai alla fermata dell’autobus per primo. Poco dopo arrivò un altro mezzo da cui scesero poche persone. Inizialmente non mi resi conto che fra loro si trovava proprio Grace. Indossava un vestitino blu che le stava d’incanto, i capelli le ricadevano a boccoli sul coprispalle e anche lei aveva le scarpe da ginnastica. Mi avvicinai e le sussurrai imbarazzato << Sei molto bella >>, << Grazie Logan, anche tu non sei proprio male >> come suo solito non dimostrava il minimo imbarazzo, ma una grande gioia.
<< Non sai quanto ho pregato mia madre per farmi uscire … >> mi confessò mentre camminavamo << Voleva chiedere un parere al suo compagno, ma alla fine l’ho convinta. Sai? Sento che da quando ci sei tu, che mi dai sempre ottimi consigli, mia madre sta cominciando ad ascoltarmi un po' di più e tende a seguire meno le parole di quel gamberone >>. Scoppiò a ridere e io la seguii contagiato dalla sua gioia.
Camminammo per un po' scherzando e giocando tra di noi, poi si fece ora di cena così, sorpresi dai morsi della fame, ci fermammo davanti ad un camioncino di hot dog. Prendemmo dei panini enormi e ci sedemmo sul marciapiede senza smettere di ridere per il buffo atteggiamento del venditore o lo strano colore fluo del camioncino. Ci stavamo divertendo molto. Era una serata gradevole e leggera.

Dopo cena decisi di portarla in un parco a pochi metri dal luogo in cui ci trovavamo. Credevo che a quell’ora fosse chiuso o peggio che fosse immerso nelle tenebre della notte e facesse ormai paura, ma con mia grande sorpresa riuscì a distinguere da lontano la luce tenue dei lampioni all’interno di esso. Entrammo.
Sembrava quasi la scena di un film francese. Il silenzio dominava su tutto mentre solo pochi passanti erano onorati di assistere a quello spettacolo. La luce calda dei lampioni creava ombre e giochi di luce bellissimi. Le enormi fronde degli alberi facevano da tana per gli animaletti che si accoccolavano tra le foglie, stanchi dopo una lunga giornata. E il vento creava una singolare melodia mentre sbatacchiava leggermente il piccolo specchio d’acqua o sgusciava tra i fili d’erba.
Ci stendemmo per un po' sull’erba umida osservando il cielo stracolmo di stelle. Sorridevo mentre sentivo il respiro calmo di Grace che studiava ad una ad una ogni costellazione. Prima di andare ci avvicinammo al laghetto in cui, qualche cigno ancora sveglio si puliva maestosamente le piume.
Mi girai a guardare la ragazza. Aveva un magico scintillio negli occhi, forse dovuto al riflesso della luce tra le acque che stavamo ammirando, oppure perché era serena, tuttavia ciò mi fece sentire bene.

Purtroppo il tempo era passato troppo in fretta, forse per farci uno scherzo innocente, ma in un attimo ci ritrovammo ancora alla fermata. Questa volta però non c’era trepidazione nell’aria, ma un senso di malinconia. Non avremmo nemmeno potuto prendere lo stesso autobus poiché a quell’ora il percorso variava. Appena scorgemmo il mezzo avvicinarsi in lontananza lei si voltò verso di me sorridendo. << Grazie per questa fantastica serata >>, con dolcezza mi prese il viso tra le mani e mi lasciò un bacio all’angolo della bocca. Io arrossii per l’imbarazzo e ringraziai mentalmente il buio della notte. << Emhh sì, anch’io mi sono divertito. Mi raccomando appena arrivi a casa manda un messaggio >>, << Ok, non ti preoccupare. Ci vediamo domani >> disse facendo l’occhiolino e salendo sul veicolo mentre io alzavo la mano in segno di saluto.
Non ricordo quasi niente del viaggio di ritorno, ma appena arrivai all’appartamento i miei amici mi assillarono per sapere l’esito della serata. Dopo aver raccontato tutto nei minimi dettagli andai finalmente a letto. Prima di chiudere gli occhi riguardai l’ultimo messaggio di Grace “Sono a casa. Buona notte mio angelo custode ahahah”, e con il sorriso stampato sulle labbra mi addormentai.


L’indomani però non fu la giornata fantastica che pensavo potesse arrivare. Fu tutto normale e monotono fino a quando non arrivai alla fermata dell’autobus, il momento che consideravo il migliore della giornata. Grace era lì, ma teneva lo sguardo basso. Appena mi vide fece un cenno con la testa, ma rimase in silenzio. << Che è successo? >> domandai spontaneamente. << Ieri, dopo essere tornata a casa, ho incontrato il mio patrigno, che è entrato subito dopo di me da una serata con gli amici. Si è accorto che ero uscita e ha cominciato a sbraitare infuriato dicendo che avrei dovuto avvertirlo e che una ragazza della mia età non deve fare certe cose. Mi ha ordinato di andare subito nella mia stanza intimando che non sarei più dovuta uscire con nessuno dei miei amici a meno che non avesse acconsentito. La cosa più brutta è che più tardi la mamma è salita in camera e ha giustificato il suo comportamento dicendo che si preoccupa, che è normale … >> sospirò pesantemente <<… non so se ce la faccio >> sussurrò con gli occhi velati di lacrime.
Io la abbracciai subito, proprio come la prima volta. La strinsi forte mentre la sentivo tremare la le mie braccia. << Ce la farai. Io so che ce la farai. Grace supereremo questa situazione insieme. Non aver paura, lui non può farti niente, gioca solo sulle parole >>, << Non fa niente a me, ma a mia madre sì. La sta allontanando >> << La riavvicineremo, vedrai. Sarà qui con noi. Insieme ce la faremo >>.
Rimanemmo abbracciati, in piedi, fino all’arrivo dell’autobus, poi mi fece un sorriso, uno dei suoi favolosi sorrisi, e salimmo insieme nel mezzo. Era questo che adoravo di lei: finiva sempre per sorridere. Dopo averle dato qualche consiglio e parola di conforto la lasciai scendere. Lei mi salutò dolcemente e si allontanò.

L’indomani era come se avesse cancellato ogni cosa era allegra e sorridente. Mi raccontò che la giornata a scuola non era andata tanto male; durante l’ora di arte aveva fatto un bel disegno, la professoressa si era complimentata e dopo una ragazza molto timida si era avvicinata a lei dicendole che era molto brava e confessandole il suo amore per l’arte. Ero molto felice di questo e non lo nascosi. Per festeggiare le offrii un gelato e il suo sorriso si allargò ancora.
Anche a me le cose in quei giorni stavano andando bene. Tra qualche tempo sarebbe uscito il nostro primo disco, era da tanto che ci stavamo lavorando ed ero veramente impaziente di vederlo. Quei giorni così allegri e spensierati rendevano me e Grace ancora più felici e propensi nello scherzare fra di noi. Chiunque, passando per la strada o in autobus, sbirciando da qualche sedile più indietro al nostro, avrebbe giurato che fossimo degli amici d’infanzia.

Un mercoledì fui eccitato di dare una bella notizia alla ragazza. Stavo tornando dalla scuola e, appena la vidi, le corsi incontro abbracciandola ridendo. Lei si fece contagiare dalla mia risata sorpresa dell’abbraccio inatteso. << Che è successo? Come mai tanto entusiasmo? >> mi chiese sorridendo. << Guarda! >> le dissi estraendo dallo zaino il contenitore e mostrandole la copertina del nostro primo album. Appena lo vide urlò dalla gioia. Io non mi preoccupai degli sguardi infastiditi della gente. Questa volta fu lei a saltarmi al collo. << Non ci posso credere!! Che bello! Auguri! >> continuò ridendo emozionata. << Grace è tuo! >> le annunciai porgendoglielo. Lei si immobilizzò. << Cosa? Non scherzare >> << Non scherzo. Te lo regalo; un disco in anteprima solo per te! Te lo meriti! >> . lei urlò ancora rossa in viso ed estremamente elettrizzata. << Grazie, grazie, grazie!! >> mi ringraziò e prese ciò che le stavo porgendo guardandolo avidamente. << Lo tratterò con estrema cura! >> << Eh eh eh, non credi di esagerare?! >> << Assolutamente no! Ahahahahahahah >>.
Rimase qualche minuto ad analizzare la foto del gruppo nella copertina, mentre io osservavo gli autobus che si fermavano cercando quello giusto. << Dovresti proprio presentarmeli! >> riferì poi. << Hai ragione >> mi venne un’idea folle. << Vieni con me! >> le proposi, << Come? >> << Vieni a casa mia, mangerai da noi! >> lei non sembrava convinta della mia proposta. << Mi dispiace, ma preferirei avvertire prima mia madre >> << Allora vieni domani! Prometto che ti accompagnerò fino a casa al ritorno >>. Lei ci pensò su; << Va bene! È deciso! >>.
Non vedevo l’ora. Arrivato a casa riferii la notizia ai ragazzi e passai gran parte della giornata ad ammonirli su possibili comportamenti indiscreti; non dovevano essere presuntuosi o scorbutici, al contrario dovevano essere gentili, disponibili e simpatici. Arrivò il momento in cui rischiai di essere ucciso da una bottiglia vagante. Anche gli altri erano felici della notizia, pur non sopportando i miei avvertimenti, e il pomeriggio andammo a fare una spesa veloce, giusto per avere il necessario per il pranzo. Avevo un po’ paura che a Grace non piacesse la nostra cucina, ma aveva confessato di essere una ragazza di buona forchetta, quindi mi imposi di rimanere tranquillo.
Dopo la scuola i ragazzi insisterono per seguirmi alla fermata e prendere l’autobus insieme, ma io intervenni dicendo che sarebbe stato meglio se fossero andati a casa a preparare tutto. Alla fine si fecero convincere. In realtà più tardi, riflettendo su questa cosa arrivai alla soluzione che forse non volevo mi accompagnassero perché consideravo quel momento “il mio momento”, pochi minuti dedicati a me e Grace. Forse ero un po’ geloso della sua amicizia, ma ancora non me ne rendevo conto, anche perché lei aveva occhi solo per me.
Comunque, ritornando al racconto, io e Grace ci ritrovammo sempre lì, soli. Anche alla ragazza non risparmiai delle raccomandazioni. << Potrebbero sembrare un po’ strani, forse invadenti, ma non farci caso vogliono solo conoscerti. A volte sono proprio inopportuni, ignora anche questo. Però sotto sotto sono buoni e divertenti, sono sinceri e … >> << Logan >> Grace mi aveva interrotto mettendo una mano sul mio braccio, << Sono sicura che siano fantastici >> disse sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi.
Davanti casa indugiai un attimo con la chiave in mano mentre la ragazza mi guardava tranquilla. Era assurdo come riuscisse ad essere così calma e felice in certe situazioni. Dopo aver fatto un respiro profondo e sorriso un attimo alla mia amica mi decisi ad aprire.
I ragazzi si fecero trovare tutti e tre uno accanto all’altro ad osservarci con sorrisi da ebete.
Perfetto, non poteva cominciare meglio!






























 
 
  
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