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Autore: strange dreamer    01/07/2009    2 recensioni
Quando si cerca di sfuggire dalla realtà di tutti i giorni, dalla famiglia,dalla scuola,dalle convenzioni quotidiane,a diciasette anni si possono provocare degli errori irreparabili. Carlotta,una sensuale ragazzina Romana,va alla ricerca di ciò che è "proibito ai minori di 18 anni" e consuma la sua vita tra bagni delle discoteche e letti sempre diversi. Solo per sentirsi più grande,più libera,più lei.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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ciao COPERTINA
WHISPER

E' iniziato tutto quel giorno, il tre dicembre del 2006.
Ricordo che faceva freddo, quel freddo che ti trafora le ossa.
Avevo quattordici anni,e come tutte le stupidi quattordicenni ero innamorata pazza del più fico della scuola.
Si chiamava Luca.Era alto,aveva i capelli castani e gli occhi verdi, insomma era il classico tipo che ricorda un pò il Ken di Barbie e che fa impazzire le ragazze.
Mi stringevo nel mio giubbotto lungo e ricordo ancora la profonda lite con mia madre in quel negozio.
"Non fa per me."
"Si che fa per te .."
"No! E' troppo lungo, mi fa sembrare una nana!"
"Tesoro mio,se non mangi è normale che non cresci nemmeno di mezzo centimetro!"
"Che palle!"
"Ma chi te le insegna queste belle parole?"
"Mamma..ti avevo detto che volevo un giubbotto più corto..ecco almeno fino alla vita..come le mie amiche.."
"Le tue amiche sono le tue amiche , tu sei tu!..ed io ho deciso che TU dovrai indossare questo..non lascio andare in giro mia figlia vestita come una poco di buono..."
Quella frase conclusiva mi ritornava in mente ogni momento e pensavo a quanto fosse stupida e ingenua mia madre,che pensava realmente che un giubbotto potesse fare la differenza.
Luca era seduto sul muretto del cortile scolastico e fumava una sigaretta insieme ai suoi amici.
Era ancora il primo tra i ragazzi che avrei visto con una sigaretta tra le mani, e questo , a quel tempo, mi faceva quasi schifo.
Ma stranamente quella mattina,del tre dicembre 2006, un ragazzo mi aveva notato,quel ragazzo, lui, Luca.
Si avvicinava con un passo convincente verso di me, mentre ero presa ad ascoltare il mio MP3.
Iniziai ad avere improvvisamente caldo quando mi levò via le cuffiette dalle orecchie e mi sorrise.
"Vieni con me..."
Quasi come se fossi ammaliata,lo seguii.
Mi teneva la mano,piccola e indifesa. Passavamo per i corridoi ancora bui e vuoti,senza quel casino della ricreazione.
Erano ancora le 7 e non c'era nessuno , tranne i bidelli che a quell'ora pulivano i cessi.
"Ma dove stiamo andando?non dovremmo essere qui"
Luca era sicuro di sè, sapeva quello che stava facendo, mentre io ero all'oscuro di tutto.
"Vieni"
Mi portò in uno sgabuzzino, che puzzava di varichina.
Era la stanza dove i bidelli chiudevano i mochi e i mille saponi per il pavimento.
Luca inizio a sfilarmi il giubbotto di dosso, e a me veniva quasi da ridere , ripensando alle parole di mia madre.
Iniziò a baciarmi piano, vicino alle labbra,sugli occhi, poi vicino le orecchie, e sul collo, e sentii un brivido che mi perforava la schiena.
Io stavo ferma immobile,premuta contro il muro, mentre lui , esperto, iniziava a toccarmi il sedere.
Lo lasciavo fare,mi piaceva il modo in cui mi toccava, mi faceva sentire più grande,più di quanto fossero grandi le mie amiche, che vantavanno anni di esperienze sessuali.
Ma iniziai ad avere paura quando mi abbassò i jeans a vita alta e poi abbassò anche i suoi.
"Che cosa fai?"
"Lo so che mi vuoi..me l'hanno detto le tue amiche.."
E subito mi tornò in mente quella volta in cui le mie "amiche"lo avevano fermato all'uscita di scuola,e ridendo a crepapelle come delle ochette gli sussurravano qualcosa nelle orecchie.
"Basta.."
Cercavo in tutti modi di fermarlo , ma lui era più forte e mi stringeva i polsi con le sue mani possenti.
Sentii un dolore fortissimo che mi fece pentire di averlo seguito in quella stanza per tutti i miei giorni.
Facemmo l'amore, sesso, o quello che era, ma non ricordo nessun tipo di emozione.
Mi misi nuovamente il giubbotto piangendo,mentre Luca mi guardava con fare minaccioso.
"Parlane con qualcuno e ti ammazzo!hai capito?"
Mi stringeva il volto e mi leccava le labbra
"hai capito?"
Aveva iniziato ad urlare,era diventato violento.
"Va bene..ho capito!"Riuscì a dire tra i singhiozzi infiniti del mio pianto.
Da quel giorno non l'ho più rivisto.

















  
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