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Autore: DolceZeref    24/03/2018    3 recensioni
Ed eccomi su questo fandom con la mia prima storia ad OC! Chi vi parla è un'amante dei Ranger e ha deciso di scriverci una fiction, che si ambienterà ad Almia.
La strada per realizzare il proprio sogno è dura, soprattutto se ci si mettono in mezzo numerose difficoltà, ma insieme ce la si cava sempre. Fra gli anni in Accademia e l'addestramento pratico, riusciranno i nostri giovani eroi a salvare i Pokémon?
Beh, spero di avervi incuriosito, ci vediamo dentro!
Dal prologo:
-Come fai a rilassarti sapendo che presto metteremo piede all'Accademia dei Ranger?!-
...
L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno: il primo alla scuola tanto sognata e di una grandiosa avventura, più di quanto pensassero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Castello di Almia
 
Il gruppo formato da Midori, Rita, Zero e Koito, tutti con delle uniformi più pesanti per ovvie ragioni, avevano salutato gli altri e raggiunto la sponda del fiume Onir, che bisognava attraversare per accedere alla Grotta Stalagmite.
 
-Allora, ragazzi, il piano è questo: oltrepassiamo il fiume, arriviamo nella grotta, poi alla Valle di Crio e infine al Campo Sottozero, dove ci fermeremo per la notte...se non congeliamo prima, quindi ci conviene muoverci. Ci sono domande? La strada, comunque, dovreste conoscerla- disse Midori, come se fosse normale amministrazione. Forse aveva passato troppo tempo col professor Frenesio, perché gli somigliava in modo inquietante.
In quel momento, comunque, l’unico quesito che i giovani si ponevano era: come caspita facciamo a non morire assiderati? Temevano, però, che lei gli avrebbe risposto con un’alzata di spalle, come a dire: non lo so, ci pensavate prima.
-Niente domande? Va bene. Per attraversare il fiume dobbiamo catturare dei Floatzel, perciò...- indicò il corso d’acqua con la mano destra -...prego-
I tre si scambiarono uno sguardo e Rita, appena avvistò un esemplare del Pokémon in questione, scattò, facendo schizzare fuori il Disco, subito imitata dai compagni. In men che non si dica, catturarono tre creature marine, benché queste attaccassero con mosse molto potenti ed avessero grandi abilità.
-Perfetto- disse Midori, con un tono che esprimeva un particolare apprezzamento, anche se cercava di non farlo trasparire troppo per chissà quale motivo -E ora tutti in groppa!- Quando lo esclamò, prese lo slancio e atterrò sul dorso del Floatzel, che evidentemente aveva preso mentre gli altri erano impegnati.
 
Risalire la corrente del fiumi in stile salmone fu un po’ come fare un giro sulle montagne russe, di quelli che ti fanno arrivare l’adrenalina ed il terrore puro al massimo ma che poi vorresti ripetere all’infinito da quanto sono divertenti, la stessa identica cosa. Fra corrente avversa, salti e spruzzi, arrivarono nei pressi della Grotta Stalagmite e, in seguito, salutarono i Pokémon che li avevano accompagnati.
 
-Ok, bene- Midori stava guardando l’entrata della caverna. -Chiudete le vostre giacche e preparatevi a catturare un Pokémon di tipo fuoco, se lo vedete. Potremmo avere bisogno del suo aiuto, nel caso qualcuno abbia di nuovo avuto la simpatica idea di ostruire l’uscita con un blocco di ghiaccio...- Date queste indicazioni entrò e al resto del gruppo non restò altra scelta che seguirla nella grotta umida.
 
***
 
Rita si avvicinò un po’ a quella ragazza tanto riservata e si azzardò a farle una domanda: -Midori, tu fai spesso questo tragitto?-
L’interessata si girò verso di lei con uno sguardo interrogativo. -Sì, fa parte del mio lavoro. Perché?-
-Ero curiosa. Senza contare che il professore ti aveva descritta come una Ranger molto esperta del luogo-
-Beh, ci credo, fare continuamente avanti e indietro tra la Federazione ed il Campo Sottozero aiuta a conoscere la strada-
-Ma quindi tu lavori lì?- s’intromise Zero, che aveva ascoltato la conversazione e si era interessato a sua volta.
-Più o meno...non sono una ricercatrice, tuttavia ho passato molto tempo con uno studioso della Federazione che mi ha insegnato un paio di cose e adesso svolgo parecchi incarichi per gli scienziati del campo, riportando poi i risultati delle ricerche al professor Frenesio. È per questo che sono sempre in giro- spiegò.
-E hai conosciuto Snover grazie ad uno di questi incarichi?- chiese Koito, osservando il Pokémon citato che faceva amicizia con Shieldon.
-Esatto- rispose la giovane, sorridendo al pensiero -Il ricercatore di cui vi ho accennato si chiama Erberto. Al momento non so nemmeno io dove sia, però quando si trovava al Campo Sottozero io ero lì con lui e, dato che studia i tipi erba sotto richiesta di Frenesio, ho incontrato Snover. Il resto, come si suol dire, è storia-
Rita notò che, parlando del partner, si era aperta un po’ con loro e non poté che esserne felice. Stava per aggiungere qualcosa, ma venne interrotta.
 
-Ehi, quella non è l’uscita della grotta?- esclamò Zero all’improvviso, indicando un varco oltre il quale si scorgeva una distesa bianca.
-Sì, per fortuna non è bloccata, perché il Pokémon di tipo fuoco non l’abbiamo visto nemmeno per sbaglio- disse Midori -Siete pronti ad ammirare lo spettacolo mozzafiato che offre una valle innevata?-
 
***
 
Risposta: sì, in foto. O, al massimo, da dietro la finestra di una baita, con una coperta sulle spalle ed una tazza di cioccolata calda in mano. Era questo che pensava Zero, mentre attraversava il passaggio che conduceva all’esterno, con il vento polare che gli sferzava la faccia, i fiocchi di neve che non gli facevano vedere da un palmo dal naso ed i piedi che sprofondavano un po’ ad ogni suo passo. Aveva iniziato ad avere i brividi di freddo da quando era nella caverna e si sentiva l’aria gelida provenire da fuori, nonostante si fosse provvisto di uniforme pesante. Non aveva ancora capito perché caspita aveva deciso di andare proprio lì e non, per esempio, nella Foresta di Vien. Sul serio, chi gliel’aveva fatto fare? La colpa era solo sua e della sua stramaledetta voglia di avventura. Al contrario di lui, i suoi compagni sembravano non soffrire troppo le basse temperature, beati loro.
 
Continuò ad avanzare lento e imperterrito finché Koito non lo affiancò e gli disse, divertito: -Zero, non è fissando la neve che la farai sciogliere-
In effetti, se gli sguardi infuocati avessero potuto far squagliare il ghiaccio, quella distesa bianca sarebbe diventata un prato verde. -Detto in questo modo pare il proverbio di un saggio, ma dubito che sia il caso-
Piccola nota: quando Zero diventava serio, quindi in rare occasioni, era capace di smontare qualsivoglia battuta.
-Amico, posso farti una domanda?-
-No, non puoi- Non si capiva se stesse scherzando o meno.
-Perché sei venuto proprio qui e non da un’altra parte?-
-Non ricordarmelo, per favore- Se l’era già chiesto da solo. Più volte.
Koito ridacchiò da sotto i baffi. Zero avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma venne interrotto dalla voce squillante di Midori.
-Ehi, siamo arrivati!- Lei non sembrava per niente turbata dal fatto che ci fosse un freddo mortale, anzi, ci mancava poco che si arrotolasse le maniche per il caldo: ormai doveva aver sviluppato un’incredibile resistenza. Comunque, appena svoltarono a destra i giovani si trovarono davanti il Campo Sottozero, che gli si presentò come un villaggio spoglio e deserto, dove le abitazioni somigliavano a dei piccoli igloo. La ragazza si diresse con sicurezza verso quello che era una Stazione Ranger coperta di neve e non rimase altro da fare che seguirla.
 
-Buongiorno!- salutò Midori, entrando dalla porta.
Dentro il piccolo edificio, dove si stava decisamente meglio grazie all’aria condizionata, c’era solo un’Operatrice, che, impegnata al computer, all’inizio non si era accorta del gruppo che aveva fatto il suo ingresso. -Oh, buongiorno a voi!- esclamò, alzando gli occhi dallo schermo e notando gli appena arrivati -Già di ritorno? Avete fatto piuttosto in fretta: Pawil sarà qui fra poco, perciò intanto accomodatevi-
I quattro annuirono e si allontanarono dall’uscio, da cui giungevano spifferi d’aria gelida. Zero fu felicissimo di aver raggiunto un luogo accogliente in mezzo a quella landa gelata: dal suo punto di vista era paragonabile ad un’oasi in un deserto.
Quando il padre di Willy giunse alla Stazione, fu felicemente sorpreso di trovare Midori e il resto del gruppo ad attenderlo. -Ragazzi, ciao! Scusate il ritardo, siete qui da molto?- disse, iniziando a memorizzare le facce nuove.
-No, giusto da qualche minuto- rispose Midori.
-Meno male- Si fermò un attimo, per ricordare cosa aveva intenzione di dire, poi venne colpito da un pensiero. -Ah, ma io non mi sono ancora presentato!- Si rivolse ai neo-diplomati. -Io mi chiamo Pawil e guido il team di ricerca del Campo. Frenesio mi aveva informato del fatto che sareste venuti-
-Piacere di conoscerla- dissero loro in coro, presentandosi in seguito.
-A questo proposito, domani dovremmo recarci al Castello di Almia e tornare alla Federazione...ci sono novità riguardo alle ricerche?- chiese Midori.
-Per adesso no, se ci saranno verrai contattata subito-
-Perfetto-
-Comunque, sarete stanchi. Sapevamo che sareste arrivati e che sareste rimasti per la notte, quindi potete alloggiare qui alla Stazione-
-Sì, graz...-
 
-Signor Pawil!- Gli ex-studenti non fecero in tempo a terminare la frase che un ricercatore agitato spalancò la porta dell’edificio e corse dentro. -Signor Pawil, scusi, c’è un problema con dei Pokémon, là fuori-
-Eh? Che genere di problema?- domandò, un po’ interdetto -Riprendi fiato e cerca innanzitutto di raccontarmelo con calma-
-Ah, ecco...- Aveva ancora il respiro affannato. -A quanto pare, un Piplup ha istigato un Houndoom, che è diventato aggressivo ha iniziato ad inseguirlo per i campi innevati della valle. Non volevo che la situazione peggiorasse e quindi sono venuto qui, pensando che qualcuno di voi avrebbe potuto salvare quel Piplup-
-Hai pensato bene- s’intromise Midori, proponendosi per l’incarico -Se non avete nulla in contrario, posso andare io ad aiutarlo-
-Da sola?- Il padre di Willy era dubbioso: sapeva che era una Ranger in gamba nonostante la giovane età, preparata a fronteggiare mille pericoli al giorno, ma si preoccupava sempre per lei e aveva paura che quel compito non fosse così facile.
-Beh, uhm, non necessariamente. Uno di voi vuole venire con me?- Si era rivolta ai membri del suo gruppo, che si scambiarono uno sguardo.
-Se posso, io- Rita aveva alzato insicura la mano.
-Fantastico, certo. Ora siamo in due, Pawil-
-In questo caso...andate-
Le due non se lo fecero ripetere due volte e corsero fuori.
 
***
 
Rita non sapeva con esattezza perché si era offerta volontaria per l’incarico. Semplicemente, a quella domanda la sua mano era scattata in aria da sola, senza che lei potesse fermarla in alcun modo. Inoltre, l’altra ragazza le stava simpatica e, dopo la loro precedente conversazione, voleva conoscerla meglio. All’improvviso, però, le venne spontaneo porsi una questione importante: -Scusa...noi dove ci stiamo dirigendo, di preciso?-
-Eh?- Midori, in testa, si girò verso di lei, continuando a correre. -Come sarebbe a dire? Verso la Valle di Crio, no?-
Rita la affiancò, per facilitarle le cose. -Sì, ma in che punto?-
-Aaah...se devo essere sincera non lo so nemmeno io, perché i Pokémon, durante il tempo in cui abbiamo parlato, si sono spostati, tuttavia il bacino non è esteso come si crede: se lo si conosce, è addirittura piccolo-
-Sei sicura?- C’era una nota di incredulità nella sua voce.
-Ovvio. Comunque siamo arrivate e...guarda là, ci sono delle orme- indicò delle tracce fresche sulla neve e sorrise trionfante -Sembrano familiari, no?-
-Seguiamole-
 
Dopo pochi minuti, si cominciarono a udire versi e urla e le due, sicure di essere nel posto giusto, affrettarono il passo in direzione di quei suoni. Quando raggiunsero il luogo, le creature, che per fortuna non erano aumentate di numero, si stavano inseguendo attorno ad un albero, o meglio: Piplup stava scappando e Houndoom lo stava tallonando. Erano entrambi talmente concentrati che non si accorsero delle ragazze.
 
-Ok, allora, questo è il piano- disse Midori, prendendo in mano la situazione senza mai togliere gli occhi dalla scena -Tu chiami Piplup per nome e lo fai venire da te, da questa parte, mentre io catturo Houndoom. Se Piplup sarà ancora spaventato, cosa molto probabile, dovrai trasmettergli i tuoi sentimenti di amicizia. Chiaro?-
-Chiarissimo, però puoi fronteggiare Houndoom da sola?- Quella domanda le era uscita in automatico e soltanto dopo averla posta si rese conto, imbarazzandosi, del suo imperdonabile errore. -C-cioè, ovvio che lo puoi fare, quello che intendevo era...-
-Ehi, tranquilla, ti ringrazio per la preoccupazione, ma io non sono affatto sola: con me c’è sempre Snover- Il Pokémon menzionato strizzò le palpebre come per fare un sorriso. -Inoltre, adesso ci sei anche tu-
-Cosa?-
-Hai capito bene. Ora, chiama Piplup-
Rita la fissò per una manciata di secondi, con troppi pensieri in testa, poi si scosse e annuì con una nuova luce di determinazione negli occhi.
Inspirò profondamente per riempirsi i polmoni di aria, e, con tutto il fiato che aveva in corpo, gridò il nome della creatura acquatica, sovrastando gli altri rumori. L’interpellato volse lo sguardo impaurito verso la fonte del richiamo e, manco si fossero messi d’accordo, si precipitò verso di lei, che a sua volta si scansò dalla traiettoria per non essere centrata in pieno. Houndoom dovette frenare in brusca maniera con le zampe anteriori per non sbattere la faccia sull’albero, ma prima che potesse riprendere l’inseguimento si ritrovò Midori davanti a sbarrargli la strada, lo Styler puntato su di lui.
 
Rita, intanto, non aveva perso tempo prezioso e aveva approfittato dell’attimo di stordimento di Piplup, che era inciampato e caduto sulla neve, per far schizzare fuori il Disco, essendo necessario calmare il Pokémon. La creatura acquatica, ripresasi dalla botta, si rialzò come se nulla fosse e, avvistato il dischetto, lo attaccò con delle rapide beccate, che la ragazza fu capace di evitare solo in parte. Dopodiché, la giovane cominciò a tracciare degli anelli sempre più veloci attorno al bersaglio, riprendendo con testardaggine ogni volta che la Linea veniva spezzata dai raggi di bolle del Pokémon, che intaccavano poco a poco l’energia dello Styler. Alla fine, la neo-diplomata riuscì nell’impresa senza subire danni eccessivi e, trasmettendo i suoi sentimenti d’amicizia a Piplup, lo catturò, tranquillizzandolo di conseguenza. Riprese a respirare, dato che aveva trattenuto il fiato fino a quel momento, e in seguito il suo sguardo e le sue preoccupazioni andarono alla compagna di avventure, ancora impegnata nella sua personale lotta, che doveva spostarsi in continuazione per schivare le fiamme tossiche di Houndoom.
Rita, a quel punto, si ricordò della frase della Ranger: “Adesso ci sei anche tu” le aveva detto. All’inizio era rimasta disorientata e non aveva sicura di aver capito così bene le sue parole, ma in quel momento le pareva che ogni tassello del puzzle fosse andato al suo posto: c’era anche lei, il che significava che poteva dare una mano e, magari, fare la differenza. Realizzato ciò, scattò verso il punto in cui l’altra stava combattendo e fece di nuovo schizzare fuori il Disco, seguita a ruota da quello che era divenuto un suo amico.
 
-Rita!- gridò Midori prima che si avvicinasse ancora, facendola arrestare sul posto -Mi raccomando, qualunque cosa succeda, non farti sfiorare dalle fiamme che sputa dalla bocca ed evitale ad ogni costo!-
-Sì!-
Detto questo, unirono le loro Linee e, dopo minuti che sembrarono infiniti, furono capaci di catturare quel Pokémon talmente astuto e intelligente, al prezzo di molti danni ai rispettivi Styler, alla cui energia mancava davvero un soffio per esaurirsi. Le due esultarono e si batterono un cinque: avevano completato l’incarico.
 
-Ti ringrazio- disse all’improvviso la ragazza dalla pelle olivastra, con un sorriso sincero ad illuminarle il viso.
-E per cosa?- chiese l’altra, un po’ in imbarazzo.
-Per l’aiuto. Grazie-
-Aaah, beh, non c’è di che...insomma, non che abbia fatto poi molto, te la saresti cavata lo stesso benissimo-
-Chi lo sa- Si strinse nelle spalle. -Questo non posso affermarlo con certezza. In ogni caso, adesso abbiamo un ultimo compito ad attenderci-
-Uhm...tornare alla Stazione e dormire?-
A Midori venne da ridere ed il suo perenne controllo andò a farsi benedire. -Pure quello, ma dopo. Adesso...-
Al posto di terminare la frase con le parole, decise di terminarla con i fatti. Si girò verso il Pokémon, poi lo liberò con la raccomandazione di non comportarsi più in modo così violento, o almeno di fare uno sforzo, alla quale la creatura replicò con un latrato scocciato di assenso, andandosene in seguito.
Rita pensò di dover fare la stessa cosa e si voltò in direzione di Piplup, che appena si accorse di essere scrutato la guardò a sua volta, attendendo una sua mossa. Purtroppo lei era titubante: non voleva lasciare un amico conosciuto da poco e ci impiegò del tempo per convincersi a sollevare lo Styler per liberarlo. Quando l’ebbe fatto, però, il Pokémon non reagì come il suo simile, anzi: si accigliò e fissò malissimo la ragazza, con lo stupore di quest’ultima, quasi come se si sentisse tradito. Si avvicinò a lei col suo passo goffo e la fissò.
-Credo...- iniziò Midori, che aveva assistito all’intera scena -Ecco, credo proprio che tu gli piaccia, ma che non voglia dirtelo-
-Davvero?- domandò una Rita stupefatta all’interessato, che ribatté gonfiando il petto e distogliendo gli occhi.
-È troppo orgoglioso per ammetterlo-
-Piplup...questo significa forse...?-
Per tutta risposta, il Pokémon fece cenno di andare con la testa.
-Dai, facciamo come suggerisce lui...dobbiamo tornare alla Stazione per festeggiare il completamento dell’incarico e il tuo nuovo compagno- Detto questo, cominciò ad incamminarsi con Snover al seguito.
Rita e Piplup si scambiarono uno sguardo e lei sorrise, un po’ commossa. Poi alzò il pugno al cielo ed esclamò: -Andiamo!-
 
***
 
Pawil, il ricercatore e i due ragazzi avevano aspettato le giovani Ranger alla Stazione durante tutto il tempo in cui erano state via e, nel momento in cui erano rientrate, gli avevano fatto subito almeno un milione di domande riguardanti l’incarico. Zero e Koito, appena avevano scoperto del nuovo legame di amicizia che si era formato fra Piplup e Rita, si erano congratulati con lei e avevano accolto il Pokémon nel gruppo numeroso. Dopodiché, i quattro, sette se si contano anche i partner, avevano salutato gli adulti e si erano recati nelle stanze che erano state riservate per loro, dove si erano goduti il meritato riposo.
 
***
 
Il giorno successivo, i ragazzi si erano fatti trovare pronti alla Stazione di prima mattina, perché sapevano alla perfezione che dovevano rientrare alla Federazione in serata e ogni minuto, di conseguenza, era prezioso, perché con tutti i viaggi che avrebbero dovuto fare non avrebbero quasi avuto il tempo di fermarsi un attimo a respirare.
 
-Bene- cominciò Midori -A partire da adesso le cose dovrebbero essere piuttosto facili, salvo imprevisti, dato che dobbiamo solo andare al Castello a controllare la situazione, ma fra andare e tornare ci metteremo un po’-
-Quel dovrebbero non mi piace, alla fine succede sempre qualcosa di inaspettato che rende tutto più difficile-
-Zero, è meglio non dirlo, che poi porta male e noi abbiamo già poca fortuna- intervenne Koito, scuotendo sconsolato la testa.
-Molto poca- convenne Rita.
-Ho capito, ho capito, potete pure smetterla di ripeterlo, lo so- si arrese il primo.
Midori si lasciò sfuggire un sorriso davanti a quella scena, ma non doveva dimenticare l’obiettivo e per questo si impose di tornare seria. -Forza, ora dobbiamo proprio andare, altrimenti si farà troppo tardi-
I tre annuirono e la seguirono fuori dalla Stazione.
 
Procedettero a passo piuttosto spedito verso il Lago Ghiacciato attraverso la Valle di Crio, percorso che collegava le due aree, e, raggiunta la sponda del grande specchio d’acqua, si fermarono per catturare degli Empoleon, gli unici Pokémon capaci di aiutarli ad attraversare il lago, pieno di iceberg, correnti e mulinelli.
 
-Wow...- commentò Rita con un sospiro che generò una nuvoletta di vapore, le guance leggermente arrossate per il freddo.
-E non hai ancora visto niente- le assicurò Midori, che chissà quante volte si era recata in quei luoghi per i suoi incarichi -Tutti in groppa!-
 
Per la seconda volta in due giorni, che non sarebbe stata di certo l’ultima, i ragazzi si ritrovarono sul dorso di una creatura acquatica e ripeterono l’emozionante esperienza del pomeriggio precedente, sfruttando le correnti e prendendo lo slancio per distruggere i vari iceberg sulla strada. Insomma, meglio di un parco divertimenti. Arrivati sulla sponda opposta, ringraziarono gli Empoleon per l’aiuto e li salutarono, per poi volgere lo sguardo all’antico castello coperto di ghiaccio che dominava l’area.
 
-Avevi ragione, Midori, è...è...indescrivibile-
-Sì, immagino sia questo il termine adatto. Vi va di vedere l’interno?-
 
***
 
Il Castello di Almia si poteva definire solo con una parola: maestoso. Tutte le altre erano pressoché superflue. Il colore azzurro regnava sovrano. Ogni cosa, lì dentro, emanava un potere antico, cristallizzato, che trascendeva il tempo e lo spazio, anche se il mobilio presente trasmetteva un triste senso di abbandono.
 
Dopo un po’ che camminavano e che nei corridoi si udiva solo il rumore dei loro passi che rimbombavano nel silenzio, Koito si decise a fare la domanda a cui pensava da quando erano entrati: -Dove stiamo andando di preciso?-
-Verso la zona più interna del castello, che secondo le leggende nasconde un prezioso tesoro- rispose Midori.
-Ah, ho capito, così almeno evitiamo di battere a tappeto tutta la struttura e andiamo dritti al punto più importante-
-Esatto-
-Tu sei venuta spesso qui?- chiese Rita, curiosa.
-Beh, sì, varie volte per degli incarichi o missioni, essendo dell’area- Non pareva abituata a parlare di sé. -Comunque, a proposito di quello di cui stavamo parlando prima, siamo arrivati: questo è l’ingresso-
Davanti a loro si trovava una porta imponente ricoperta di ghiaccio, formatosi con molte probabilità durante gli anni di abbandono.
-Ok...- Zero corrugò la fronte. -Come facciamo ad entrare?-
La risposta era sempre la stessa.
-Con l’aiuto di un Pokémon- Midori si stava già guardando intorno per scovarne uno. -Come per esempio quel Ninetales- disse indicandolo.
-Perfetto-
Zero stava per far scattare il Disco, ma la Ranger lo frenò prima che potesse farlo. -Aspetta un attimo- Poi si rivolse anche agli altri. -Non toccategli le code, chiaro? Risulta molto vendicativo quando succede-
Detto questo, ebbe inizio la cattura, nella quale si impegnarono tutti al massimo. Il Pokémon possedeva un’intelligenza e una potenza fuori dal comune, ma alla fine i giovani ebbero la meglio, seppur con qualche danno.
A quel punto, chiesero gentilmente alla creatura di fuoco di sciogliere il ghiaccio con le sue fiamme intense e riuscirono, in quattro, ad aprire la porta. Benché l’avessero ringraziato per l’aiuto, però, il Pokémon era rimasto fermo immobile e fissava la soglia, non azzardandosi a fare un passo avanti per oltrepassarla.
-Ninetales...?-
L’interessato spostò lo sguardo magnetico su di loro e cercò di comunicargli qualcosa attraverso di esso.
-Ninetales, cosa stai tentando di dirci? Questa stanza...è accaduto qualcosa, ho indovinato?- domandò Midori. In effetti, nella sala non si vedeva anima né viva né morta, quasi ci fosse una specie di impedimento.
Il Pokémon, in grado di comprendere il linguaggio umano, annuì in modo quasi impercettibile e creò l’illusione di un ragazzo vestito in abiti regali per potergli parlare.
 
-Qualcuno di importante...è scomparso. Loro sono stati riuniti e lui, un tempo sigillato, è stato risvegliato tramite le tre chiavi. Questo non avrebbe dovuto verificarsi. Adesso...ci sono solo agitazione e paura...-
 
La figura, dopo aver proferito quelle parole in un sussurro, tremolò e si dissolse. I ragazzi avevano gli occhi sgranati e la gola secca. Erano increduli e confusi, senza contare che ci capivano meno di quando erano arrivati. Ninetales, fatto quel che doveva, mosse qualche passo per tornare indietro, ma non prima di rivolgere ai giovani un ultimo sguardo, carico di...speranza. Sperava che loro potessero fare qualcosa.
 
***
 
Koito era uscito dalla Stazione per prendere una boccata d’aria. Aveva bisogno proprio di quella gelida, affinché lo aiutasse a riordinare tutti i pensieri che gli turbinavano in testa a causa di ciò che aveva visto e sentito al Catello di Almia, dal quale erano appena tornati. Chi c’era in quella sala? Chi era stato risvegliato? Quel ragazzo era qualcuno esistito davvero? Se sì, chi era? Loro cosa avrebbero dovuto fare per aiutare? Forse trovare quel “qualcuno di importante”? Il freddo, però, non faceva che sferzargli e perforargli la pelle come tanti piccoli aghi sottili e stando fermo non si sentiva quasi più gli arti.
Stava considerando l’idea di tornare dentro, dato che entro pochi minuti si sarebbero dovuti rimettere in cammino per la Federazione, quando ricevette una chiamata inattesa sullo Styler. Corrugò la fronte, domandandosi chi fosse il mittente.
 
-Pronto?- Quando riconobbe la persona in questione, si rilassò. -È un piacere sentirti, posso fare qualcosa per te?-
-...-
 
 
Spazio dell’autrice
Bene! Nuovo capitolo, molte domande e nessuna risposta! Questa volta ci ho impiegato un po’ a finirlo, dato che non ho avuto il computer per molto tempo, ma spero davvero che l’attesa sia stata ripagata. Allora, vi è piaciuto? Che ne pensate? Vi va di provare a rispondere alle domande che si pone il caro Koito?
Detto questo, ringrazio tutti quelli che mi fanno sapere il loro parere e che continuano a seguire questa storia!
Alla prossima!
   
 
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