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Autore: MusicAddicted    24/03/2018    11 recensioni
Rachel Drew si ritrova a fare un lavoro che non è il suo, gestendo il centralino del taxi della sua amica, per coprirle il turno. Al termine di una mattinata estenuante si ritrova a parlare al telefono con un ragazzo che riconosce subito dalla sua voce suadente, che ha accompagnato infinite volte le sue giornate.
Si tratta di Michael Roadway, che assieme all'amico Edward Grennet forma il duo artistico 'Eddy&Mike', di cui Rachel è accanita sostenitrice, soprattutto di Michael.
Al termine della chiamata, Rachel fa una considerazione importante: al momento della prenotazione è stato proprio Michael a darle il suo numero, come da prassi.
La tentazione di approfittarne è forte, ma il rischio non è da meno.
E se Michael amasse le azioni intraprendenti tanto quanto Rachel?
Una storia dal ritmo frizzante, intrisa di amicizia, umorismo, amore e tanti SMS!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“E anche per oggi siamo giunti ai saluti!” esclama Eddie, con l’entusiasmo che lo contraddistingue sempre.

“Ma no, di già? Il tempo è volato!” commento io e non è una frase fatta, davvero mi sembra di aver cominciato da non più di dieci minuti fa.

E’ Edward a continuare.

“‘Two With You’ vi dà appuntamento a domani”.

“Noi ci saremo di sicuro...speriamo anche voi!” aggiungo io, prima che entrambi ci congediamo con un lungo ‘ciao’ collettivo.

“E anche oggi è andata!” sorride Eddie, mentre ci togliamo le cuffie.

“Sì, però dobbiamo ancora pensare agli argomenti per domani, controllare la playlist, il...”  

“Mike, stacanovista maledetto, esistono quelle cose chiamate ‘pause’. E ora, che ti piaccia o no, tu ed io ce ne prendiamo una. Anzi ti dirò di più, ce ne andiamo a mangiare qualcosa!” decide il mio amico, trascinandomi fuori dalla cabina.

A lui non lo dirò mai, nemmeno sotto tortura, ma sono contento che l’abbia fatto.

Forse è vero che a volte lavoro un po’ troppo.

“Vuoi un argomento per domani? Eccolo: siete drogati di lavoro, per voi non esistono orari, straordinario è la vostra parola preferita? Cosa mettere in scaletta non lo so ancora, ma nella playlist non dovrebbero mancare ‘Relax’ , sia quella di Frankie Goes to Hollywood, sia il ‘Take It Easy ‘ di Mika!” mi prende in giro Eddie, due panini ultra imbottiti e un piatto di patatine fritte dopo.

Io dall’alto della mia bistecca con insalata non posso far altro che guardarlo e chiedermi come diavolo faccia a trangugiare sempre tutte quelle schifezze, a ogni ora del giorno, senza mettere su nemmeno un etto.

“Hai finito?” alzo gli occhi io.

“Di mangiare sì, di sfotterti certo che no!” ribatte lui, con fare scanzonato.

Certe volte lo strangolerei, ma a parte questo lui è il mio migliore amico da quasi una vita ormai.

 

Almeno da quando, tanti anni e ancora più chilometri fa, un bambino al suo primo giorno di Scuola Elementare chiese ad un altro bambino se il posto accanto al suo era libero.

Un posto che da quel giorno in poi ha continuato a essere occupato, in un percorso fatto di giochi, studi, confidenze, momenti gioiosi e altri più difficili.

E ancora più importante è la passione che abbiamo sempre condiviso: far divertire la gente.

L’abbiamo capito fin da quando i nostri compagni di scuola ridevano, quando io ed Edward facevamo il verso ai professori delle rispettive classi.

Oppure ci esibivamo per un pubblico di amici, solitamente sotto casa di qualcuno a tirar tardi, con imitazioni varie, parodie e qualche scenetta improvvisata.

Finché qualcuno credette in noi e cominciammo a esibirci in dei locali e non più per soli amici, avevamo i nostri primi veri pubblici.

Certo, i primi locali erano dei buchi in cui a stento potevano entrarci non più di cinquanta persone, e non vedevamo nemmeno mezzo dollaro, ma era comunque una cosa meravigliosa.

Eravamo ancora intenti a convincerci che fosse vero, quando qualcuno a una di quelle serate ci notò.

Così avvenne l’impatto col magico mondo della radio. Sia io che Edward, per nulla intimoriti nemmeno quando vedemmo illuminarsi la scritta ‘On air’ e la spia rossa per la primissima volta, interagimmo subito tra noi con una naturalezza assoluta, quasi come se non avessimo mai fatto altro in vita nostra.

 

 

 

“Michael Russel Roadway, sei ancora fra noi? Se ci sei, batti un colpo!” mi richiama all’attenzione Edward, chiudendo gli occhi e portandosi le mani sulle tempie, con fare concentrato, alla stregua di un medium.

Tranquillo, amico, che so come farti passar la voglia di far tanto lo spiritoso…

“Ecco!” esclamo, pestandogli un piede con fare piuttosto deciso. “Vedi che l’ho battuto il colpo?”  aggiungo con aria di sfida.

“Ouch! Dannazione, Mike, perché devi essere sempre così violento?” piagnucola, guardandosi il piede indolenzito.

“E tu perché devi essere sempre così idiota?”  

“Perché tu ogni tanto sembra che decidi di abbandonare il pianeta!” ribatte lui.

Del resto, Edward ama avere sempre l’ultima parola, ma io non sono da meno.

“Stavo solo ricordando i bei vecchi tempi andati. Ti capita mai?”  

“Raramente, il passato è per i pappamolla. La vera sfida sta nel presente! E ancor di più nel chiedersi che cosa ci riservi il futuro.”  

“Se continui così, a te di sicuro riserverà una carriera solista!” ribatto io, con una punta di acidità nel tono.

“Perché? Cos’ho fatto?” domanda sconcertato lui, con la migliore espressione innocente che riesce ad assumere.

“Mi hai appena dato del pappamolla, vedi un po’ tu!” gli rinfaccio io.

“Ah, ma no, quello era un discorso in generale, non mi riferivo a te.” finge di giustificarsi lui, perché lo so che sta fingendo.

“Certo che se ti sei sentito chiamato subito in causa… significa che allora lo sei davvero!”  aggiunge Edward.

Lo sapevo che aveva in serbo un’altra frecciatina.

“Eddie, a te la trasferta fa male, diventi insopportabile a livelli indicibili!” sbotto io, mentre lasciamo il ristorante.

“La nostalgia mi fa questo strano effetto. Quanto mi manca la mia Grande Mela!”  sospira lui.

“Ma sentilo! Smettila di atteggiarti da Newyorkese, rimani pur sempre un ragazzo dell’Oklahoma.”    gli ricordo io.

“Un ragazzo che però da più di un anno si è trasferito a New York, innamorandosi del suo caos, dei suoi ritmi frenetici, dei suoi strampalati abitanti...”  commenta lui, varcando la porta dello studio.

“Basta che tra i suoi abitanti strampalati non ce ne sia una che metta le sue grinfie su di te, perché, amore, ricordati che tu sei mio!” esclama Daisy, saltando al collo di Edward.

Ecco. Giusto quello che mi mancava per rendere questa giornata ancora più perfetta. Nel caso non si fosse capito, sono ironico.

“Amore, che sorpresa! Che bello averti qui!” esclama gioioso il mio compare, prima di stamparle un bacio da fare invidia ai più svenevoli film romantici, mentre io vorrei dar di stomaco.

E non è certo per la bistecca.

“E’ che mi mancavi troppo, ho preso un paio di giorni di ferie e sono salita sul primo aereo disponibile.”  rivela lei, con fare smielato. “E poi così posso controllarti meglio!” aggiunge subito dopo, mentre Eddie si limita solo ad alzare gli occhi, rassegnato.

Non importa quante volte lui l’abbia rassicurata su quanto la ami, lei è convinta che prima o poi lui la lascerà per un’altra ed è per questo che vede una potenziale rivale in ogni ragazza che lo avvicini.

Certo, perché una così ha molto da temere: fisico minuto ma perfetto, seno prosperoso, capelli rossi fluenti dai riflessi dorati, che sembrano usciti direttamente da uno spot per shampoo, bocca piena e sensuale, occhi grandi e ciglia lunghissime per uno sguardo da cerbiatta...

Insomma, che posso dire? E’ tanto bella quanto... detestabile!

Sul serio, il nostro odio reciproco è l’unica cosa su cui ci troviamo d’accordo.

Oltre a quanto a entrambi stia a cuore Eddie… ovvio, in due modi drasticamente diversi!

Non ci posso credere, si stanno baciando di nuovo!

Almeno stavolta Eddie non si è accorto che mi son perso ancora fra i miei pensieri.

“Hey, piccioncini, spiacente di disturbarvi, ma Eddie e io abbiamo una trasmissione da mandare avanti.” li interrompo io.

“Ah, ciao, Michael. Ci sei anche tu. Tu ci sei sempre!” esclama lei, con un tono che definire acido non basterebbe a darne l’idea.

“Anche per me è sempre una gioia rivederti.” replico io allo stesso modo.

“Accidenti, verrà mai il giorno in cui voi due andrete d’accordo?” domanda esasperato Eddie.

“Mai!” rispondiamo Daisy ed io all’unisono.

“Beh, questo è già qualcosa!” sorride lui.

“Amore, non badare a questo stacanovista rompiscatole,” si lamenta lei, prendendolo per mano e portandolo al bancone del corridoio.

E’ già la seconda volta che mi prendo dello stacanovista. Ma questi due si leggono nel pensiero?

“Sai, passavo dal bar e… guarda cosa ti ha portato la tua fidanzata modello?” sorride lei, porgendogli una fetta di torta al cioccolato.

“Te l’ho già detto che ti amo, vero?” sorride lui, mangiandosela senza fare troppi complimenti.

“Prima che tu ti azzardi a chiedermelo, no, per te non c’è niente. Mettiti bene in testa che quando ho scelto lui non ti ho mai considerato compreso nel pacchetto!” mette in chiaro lei, sbuffando.

“E ti prego di non farlo mai! Come minimo mi porteresti una fetta di torta avvelenata!” ribatto io, fulminandola con gli occhi.

Eddie è troppo preso dalla sua torta per accorgersi che stiamo litigando un’altra volta.

“Basta. Direi che di pause ce ne siamo prese fin troppe. Ora tu, vipera, sei pregata di lasciarci soli, e tu, pozzo senza fondo, seguimi e preparati a tirar fuori le idee!” sbotto io, trascinando Eddie nella nostra cabina, sotto lo sguardo stizzito di Daisy.

Vittoria su tutti i fronti.

 

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“Grandioso! Abbiamo finito prima del previsto!” esclama festoso Eddie, uscendo con me dalla cabina, all’incirca un’ora dopo.

“Per quanto riguarda la radio sì, ma sai che oggi pomeriggio abbiamo le prove per…”  

“Sì, sì, lo sa, non c’è bisogno che glielo ricordi. Piuttosto, perché non ti rendi utile e chiami un taxi?” esordisce annoiata Daisy.

E io che pensavo che si fosse stancata di aspettarci e fosse andata in Hotel.

Devo riconoscere che questa ragazza ha tenacia da vendere.

“Buona fortuna! Io prima volevo prenotarne uno, ma non sono nemmeno riuscito a trovare la linea libera, di nessuna compagnia!” mi informa Edward.

“Vedrai che io ci riuscirò e al primo colpo!”  

“Ecco, bravo. A Eddie intanto penso io, anche perché...dobbiamo parlare!” annuncia Daisy e il mio amico avverte già una minaccia in quelle parole.

“Di cosa, amore?” domanda con una nonchalance che però non è affatto convincente.

“Del fatto che all’ascoltatrice che ha chiamato alle undici e ventiquattro hai risposto in un modo un po’ troppo caloroso!” sbotta lei, mentre si allontanano.

Quella non è una donna. E’ un palinsesto vivente. E non invidio certo Eddie.

Estraggo il mio cellulare e mi accingo a comporre il numero. Caro taxi, sarai mio!

 

   
 
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