[Attenzione: presenza leggera di Shoujo-ai]
A me pare uguale agli dèi
[raccolta di One-shots]
Su
come Ares fosse stato sconfitto dall'influenza e dalla febbre a 37.2
-ormai in punto di morte, insomma- era ancora un mistero: lui
infatti era famoso per avere degli anticorpi d'acciaio, tanto che in
anni d'insegnamento non si era mai ammalato neppure una volta;
tuttavia giravano voci che fosse tutta colpa di Oto e di
Efialte, che, raffreddati, durante un'interrogazione sulla
muscolatura gli avevano attaccato ogni genere di batterio a forza di
colpi di tosse e di starnuti.
Altri,
invece, sostenevano che fosse tutto frutto del “Karma”.
Difficile
stabilire chi avesse ragione.
<< Ragazzi, in questo periodo c'è un po' tanto di carenza di personale: quindi voi della 4C del Classico sedetevi tanto pure sui gradoni e studiate quel che dovete studiare.>> Deimos, professore di Ginnastica dalla curva gobba e aspetto non decisamente rassicurante, aveva in verità un buon cuore e si preoccupava sempre per gli studenti, arrivando persino a calibrare il lavoro sulle reali capacità della classe e chiudendo un occhio o due su certe prestazioni non proprio eccelse durante i test.
Tutto ciò era lontano anni luce dall'educazione di Ares, ma proprio per questo, nell'alto mare del Liceo, Deimos rappresentava un sicuro faro nella tempesta.
<< Voi di terza invece andate tanto pure a cambiarvi per l'ora.>> aggiunse, sorridendo agli allievi per poi sedersi in cattedra per compilare il registro elettronico.
Alcippe,
mentre raccontava con ampi e confusi gesti l'avvincente puntata di un
anime, seguiva a passo sicuro la sua amica Persefone dallo sguardo
sognante e perso sul ricordo di chissà quale ragazzo.
Calde
iridi nocciola le osservavano dagli spalti, prima di concentrarsi sul
testo di greco da tradurre.
A
me pare uguale agli dèi
chi
a te vicino così dolce
suono
ascolta mentre tu parli
e
ridi amorosamente.
Gli
spogliatoi femminili, prima ancora di essere spogliatoi, erano camere
a gas in cui i profumi zuccherini dei deodoranti si mischiavano e
creavano cappe di nebbia che si potevano tagliare con un grissino.
Alcippe,
conquistata la panca e solo dopo aver indossato i leggins per la
lezione, si voltò verso Persefone e la squadrò con un'occhiata
forzatamente seriosa e critica, sottolineata da un sorrisetto
saccente.
<< Ade, Ade, Ade... sempre il professor Ade.>> sospirò esausta, prima di scoppiare in una fragorosa risata alla reazione dell'amica.
Quest'ultima
infatti, per zittirla, le lanciò la maglia in pieno viso rischiando
anche di sbilanciarla da quanto era scagliata con impeto.
Probabilmente le lunghe estati passate a giocare a pallone in
piscina -oltre ad annegarsi vicendevolmente- avevano dato i
loro frutti.
Si
conoscevano da così tanto tempo da essere come sorelle, seppur
Demetra guardasse sempre con diffidenza quella “ragazzina che si
traveste come quei cartoni giapponesi e che legge opere discutibili.
Secondo me ha qualcosa che non va.”; tuttavia la loro amicizia,
talmente profonda da essere in grado di superare queste piccolezze,
continuava per quel caldo legame familiare che nella vita di
Persefone sarebbe altrimenti mancato.
<<
Zitta! Ma ti sembra?>> esclamò rossa in volto la Piccola
Testolina Bionda << Era solo per dire che mi ero trovata
bene con le ripetizioni... ecco...>>
<<
Eh... dopo tanti nove, recuperare un sei è difficile.>> annuì
la testa ramata, scuotendo quella chioma che tanto necessitava di
qualche colpo di spazzola. E di una piastra. Oppure, in extremis,
di un elastico.
<<
Beh... sai come la pensa mia madre...>>
<<
Ovviamente: il sei è la soglia del due.>>
Alcippe
indossò una canotta bislarga, trafugata dal cassetto di suo
padre e la sistemò un po' davanti allo specchio per non far
vedere
il reggiseno in pizzo nero.
Già che c'era, si girò e si rigirò fissando il proprio riflesso nel vetro appannato, sospirando mestamente per le dimensioni ridotte del seno: aveva sicuramente preso da sua madre i tratti del viso, ma per quanto riguarda chioma, occhi e petto, era tutta figlia di Ares.
Maledizione. Almeno una coppa B, non chiedeva troppo.
<<
Hai finito di vestirti? Sempre una lumaca.>> si lamentò
Persefone sul punto di uscire dallo spogliatoio, ma Alcippe sbucò
improvvisamente dalla nebbia e la superò di corsa.
<<
Lumaca a chi? Non sfidare la regina di atletic-...>> la rossa
tuttavia mise un piede sui lacci delle scarpe (ovviamente
slacciati), capitombolando inevitabilmente a terra. Distesa sul
ligneo pavimento, sentiva la risata cristallina di Persefone alle sue
spalle che -ovviamente- invece di aiutarla, pensò bene di
pubblicare il filmato sulla Storia di Instagram.
C'era
sicuramente un girone infernale anche per simili creature demoniache.
Alcippe
fu sul punto di scattare in piedi, ma proprio in quel momento notò
davanti al viso una mano tesa a soccorrerla.
<<
Eh...?>> confusa, sorpresa e probabilmente con un'espressione
stupida, aveva fissato la sua salvatrice al pari di una creatura
ultraterrena: quel viso sconosciuto, dopotutto, apparteneva ad una
capoccia dell'altra classe, anche se, seppur quelli del Classico fossero
effettivamente “creature ultraterrene” per tutti gli
studenti dei Licei più umili, quella ragazza non sembrava
avere niente di arrogante.
<<
Alcippe e Persefone... giusto?>> domandò la nuova arrivata
dalla lunga chioma castana, che ricadeva liscia quasi a sfiorare il
volto inebetito del soldato caduto.
<<
Ah... eh... sì...>> annuì incerta Alcippe in risposta,
cercando ancora un possibile inganno. Erano tempi difficili quelli,
in cui anche un aiuto poteva tramutarsi in una simpatica gag da
condividere con gli amici.
<<
Il professore Deimos vi stava aspettando. Siete le ultime.>>
Subito
a me
il
cuore si agita nel petto
solo
che appena ti veda, e la voce
si
perde nella lingua inerte.
Per
cosa era famosa Alcippe in tutto il Liceo?
Ovviamente
per le brillanti, calde note del violino, tanto da aver rappresentato
la scuola ad importanti eventi e spettacoli, nei quali era sempre
riuscita a toccare le corde dell'animo della platea, arrivando
persino a commuovere i presenti con l'armonia della propria musica.
<< Alcippe! Stai tanto bene?>> Deimos terrorizzato si avvicinò immediatamente al groviglio umano di arti e di ostacoli, in cui si riconosceva ancora la figura della sbadata studentessa.
Non era di certo ricordata per la sua bravura in Educazione Fisica proprio per colpa delle sue piccole sviste o della sua testa spesso perduta tra mille pensieri.
<< Sì, sì...>> mormorò la ragazza, risollevandosi dolorante.
Ma
tutti quei difetti erano nulla, in rapporto alla sua interezza. Saffo
infatti, seduta sui gradini, osservava quel piccolo genio pregno di
sudore, rosso in volto per l'imbarazzo e non poté non sorridere:
Alcippe era la stupenda ragazza in kimono che, due anni addietro,
l'aveva commossa ad un festival scolastico con l'arrangiamento per
violino della canzone Senbonzakura.
Ed
ora era davanti ai suoi occhi, vicina, viva.
Era
bella come il primo raggio di luce al mattino, fresca come la rugiada
aggrappata alle vivide foglie, reale come quella natura ancora
selvaggia e autentica nel suo essere. Alcuni potevano additarla come
rozza, ma quella era solo una mera apparenza, perché nascondeva in
verità un delicato, magnifico spirito.
<<
Su, devi arrivare alla recita di fine anno: tutti contano sulla
nostra violinista!>> rise Persefone, dandole un'amichevole
pacca sulla spalla.
<<
Ah-ah, ma tu smettila di farmi video!>> sbuffò la
rossa, guardando il Samsung dell'amica incriminato.
Era
veramente una ragazza originale, dal talento unico e dal sorriso
ancora più raro, in grado di solleticarle il cuore e di accelerarle
il caldo battito.
Come
una ninfa della foresta capace di ammaliare con lo sguardo
addirittura il dio del Sole, così lei aveva conquistato con la
musica e con l'ilarità il suo animo, al punto da costringerla a
comporre una poesia.
Un
fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e
ho buio negli occhi e il rombo
del
sangue nelle orecchie.
Saffo
strinse una lettera tra le ceree mani, inspirando profondamente ed
avanzando per quel candido cortile, ghiacciato dalla brina notturna.
Avanzava a passo ora sicuro, ora invece incerto e tentennante, quasi
sul punto di arretrare.
Finché,
finalmente, la vide, vide quella sua rossa chioma tanto in
contrasto con il bianco circostante; vide quegli occhi bassi,
socchiusi, d'un vivo cremisi ora spento, così come era spento il suo
sorriso e persino il suo stesso corpo sottile, rattrappito contro al
grigio muro.
Davanti
a quella minuta figura, il massiccio Alirrozio le impediva ogni
possibile via di fuga con uno sguardo tremendo, quasi feroce.
<< Sei la mia ragazza: non puoi non mancare alla festa, altrimenti...>>
La
campanella suonò su quell'ultima frase, lasciandola in sospeso, così
come era sospeso l'animo di Alcippe, solo, annegato nel terrore e
nella debolezza.
Sola,
in mezzo al vociare di tanti studenti disattenti, che li credevano
una delle tante coppie intente a pomiciare davanti a tutti prima
delle lezioni, ignorando invece la triste realtà.
E
tutta in sudore e tremante
come
erba patita scoloro:
e
morte non pare lontana
a
me rapita di mente.
Alcippe
tornò in classe, inspirando a fondo, prima di sfoggiare un consueto
sorriso: già non era successo assolutamente nulla, anzi, come
dicevano tutti i bisbigli della classe “lei e Al hanno
decisamente limonato duro! Li hai visti?”.
Non
era successo assolutamente nulla: insomma, era stato solo un
piccolo litigio con il proprio ragazzo, qualcosa di assolutamente
normale.
Soprattutto
nell'ultimo periodo.
Soprattutto
dopo avergli detto di non sentirsi pronta per certi atti: per
Alcippe, condividere il proprio corpo con qualcuno significava un
passo importante nella relazione; però, ad ogni bacio un po' più
spinto, ad ogni carezza un po' più intima, non sentiva alcun impulso
ad approfondire e si irrigidiva al punto da far innervosire
addirittura il suo fidanzato.
Le
serviva magari del tempo per far maturare i propri sentimenti. Le
serviva magari del
tempo per conoscere meglio se stessa.
In
fondo all'aula, contro la finestra, vide la figura di Persefone
ancora intenta a scrivere interminabili messaggi al “Caro
professore di latino”, che in quel periodo le occupava tutte le
aree celebrali.
Ade, Ade, Ade... sempre il professor Ade.
Il mondo poteva pure crollare: tanto, finché c'era il mitico docente di Latino, nulla era importante.
<<
Oh, Alcippe!>> Persefone, raggiante, le sventolò sotto al naso
una lettera << Da parte di un ammiratore segreto!>>
<<
Magari l'hai scritta tu.>> bofonchiò l'amica, prendendo la
busta e aprendola senza troppa cura, sfruttando quegli ultimi minuti di pausa per smascherare il burlone di
turno.
<<
Ah? No! Io voglio bene alla mia sorellina! Non le farei mai simili
scherzi!>> la Piccola Testolina Bionda
strinse in un abbraccio amichevole la sua sorellina,
mentre quest'ultima era intenta a leggere il contenuto del piccolo,
grazioso foglio di carta.
Prima con disattenzione, pronta a ridere per il brillante ed originale scherzo fatto da qualcuno con decisamente troppo tempo libero; poi fece scorrere gli occhi su quelle righe arzigogolate con maggiore concentrazione, fino a provare qualcosa di indefinito, un misto tra gratificazione, commozione e calore all'interno del petto.
<<
Alcippe?>> continuò confusa, guardando preoccupata l'amica.
<<
Davvero non sai chi ha messo qui la lettera?>> mormorò in
risposta la ragazza dopo qualche altro attimo di silenzio.
Il professor Poseidone, con il suo consueto ritardo, entrò in classe ordinando al gregge di studenti di prendere posto.
<< No... non ho visto... perché?>>
Alcippe
scosse il capo e prima ancora di prendere la materia di quella
lezione, strinse al petto la lettera, sorridendo con gli occhi
lucidi.
Finalmente,
felice.
Che
pura crudeltà
sconvolgere
l'animo con poche,
semplici
parole
e
non lasciare neppure un nome.
Fine One-shot!
Senbonzakura:
in principio avevo scelto uno spartito classico per violino, però
poi la tentazione ha vinto sul buonsenso.
Tanto:
ormai Deimos è diventato un mio “OC” e in ogni mia storia
deve avere questa caratteristica disfunzione.
Angolo
dell'Autrice:
Sono
stata in gita scolastica e sono tornata sana e salva.
Visto
che sulla Tour Eiffel, l'anno scorso, per un terribile malessere
dovuto alle vertigini ero scoppiata in lacrime, vedendo tutto
appannato ed instabile (un grazie particolare al francese che per
passare mi aveva spinto contro il parapetto del secondo piano,
facendomi perdere ogni briciolo di lucidità mentale), pensavo
che prendere per la prima volta l'aereo sarebbe stata una tragedia
greca.
Ed
invece sono viva.
Certo,
per riprendermi dall'esperienza del viaggio d'istruzione mi è
servita un'intera giornata, ma sono dettagli.
Che
cosa dire della Fanfiction?
Beh,
allora, io non ho mai scritto storie shoujo-ai, non ho mai trattato
questo tipo di coppia neppure alla lontana, preferendo sempre lo
“yaoi”. Però, visto che questa è una raccolta di
sperimentazioni, mi sono detta di provarci almeno una volta (e no,
non è la stessa cosa trattare l'amore tra due uomini, tra due donne o tra un uomo
ed una donna).
Ok,
non ci sono grandi limonamenti o chissà che cosa, anche perché mi
sono concentrata sulla psiche di una ragazza incerta, che
ancora non conosce bene se stessa. Alla fine è una storia un po' più
“seria” rispetto alle altre, tuttavia spero che sia comunque
apprezzata, anche perché, come detto, è la prima volta che scrivo
di simili situazioni, quindi posso anche toppare alla grande.
In
aggiunta, mi scuso per l'assenza, ma davvero: tra la gita e le
verifiche prima della gita... riprendo a respirare adesso. Ringrazio
davvero chi ha avuto pazienza in tutto questo tempo, chi ha aggiunto
questa raccolta o anche chi è andando avanti con i capitoli.
Io
sono una persona orribile che non sa gestirsi il tempo, però
davvero, ringrazio ancora tutti quelli che mi danno sostegno.
Un
bacio da _Lakshmi_!