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Autore: _Lakshmi_    20/04/2018    1 recensioni
[AU Scolastica]
Dal primo capitolo:
Il pullman è la barca, l'autista è il tristo traghettatore di anime.
Se Dante avesse scritto la Divina Commedia nel XXI secolo, probabilmente lui e Virgilio avrebbero viaggiato su un mezzo pubblico, schiacciati nella calca di teste pensanti -chi più, chi meno- ed ansiogene, concentrate unicamente sull'imminente verifica o interrogazione.
Caronte aspettava gli spettri imbottiti di caffè e di zuccheri, tamburellando le ossute dita sul volante a ritmo della colonna sonora delle sue lunghe traversate: [...] lui, infatti, in mezzo a tutta quella vita, si limitava ad ascoltare e a cantare le note della sua amata canzone, guidando la nave sul fiume di nero asfalto.

[Attenzione: rivisitazione miti in chiave moderna ed utilizzo di stereotipi]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ricordando il passato

Ricordando il passato

[raccolta di One-shots]


    Il Sole riesce sempre a mettermi di buon umore, anche se questi raggi invernali sono decisamente troppo freddi, ben lontani dal ricordo della calda stagione estiva.
Ah, l'Estate: solo a nominarla, mi tornano in mente tutte quelle stupende giornate trascorse all'aperto, lontano dall'Istituto e da studenti mediocri, incapaci di comprendere la Vera Arte.
Quella con la A maiuscola, per intenderci.
Quella capace di trasmettere non solo la Bellezza, bensì anche i sentimenti dietro ad ogni tratto a matita, dietro ad ogni macchia di colore.
Quell'Arte che non riesco più a vedere da tanto tempo.
Comunque, che sia inverno o primavera inoltrata, mi piace passeggiare per il cortile durante l'intervallo, sfoggiando ovviamente la mia magnifica figura.


E ricordando il passato.


Ricordo infatti momenti futili, passeggeri, dimenticabili. Vita quotidiana ormai vissuta, eppure solo adesso tanto preziosa.


Mi ricordo in particolare di una passeggiata come tante altre,
durante, ovviamente, l'intervallo.


    Io stavo sopportando stoicamente la gelida brezza che mi tingeva di un vivido rosa le mie meravigliose gote e la punta del mio naso assolutamente perfetto.
Ecco perché odio il freddo: sia per l'alterazione del mio stupendo incarnato, sia per il fatto che con le basse temperature tendo spesso a starnutire.

E tu, ad ogni mio starnuto, ridevi.

Smisi allora di spingere la tua carrozzella, effettivamente contrariato.

<< Helios, che hai da ridere?>>
<< Apollo caro, ti avevo detto di coprirti di più. E non mi hai ascoltato.>> dicesti con un sospiro affranto, decisamente teatrale << Povero me, perché ho avuto un allievo tanto cocciuto?>> e ricominciasti a ridere. Ridevi sempre, per ogni più piccola stupidaggine.

Ma chi ti credevi di essere, esattamente?

<< Non mi hai mai ascoltato.>> aggiungesti, socchiudendo quegli occhi stanchi, d'un pallido oro, lontano eco dell'ardore e della bellezza che ti faceva risplendere un tempo.

Maledetto invalido: sono ancora certo che se ti fossi realmente impegnato con la terapia, avresti recuperato almeno in parte l'uso delle gambe; invece ti eri lasciato sopraffare dall'incidente d'auto, dalla perdita di tua sorella, ed eri annegato nella tua stessa pigrizia, ritrovandoti così per il resto dei tuoi giorni vincolato ad una sedia.
Ed io ti davo pure retta, portandoti ovunque per quei minuti di ricreazione che trascorrevamo sempre insieme.

<< Innanzitutto, io non ascolto le imposizioni degli altri.>> fu la mia ovvia risposta, ma tu ridesti di nuovo.
<< Eh, certo, con il tuo ego non le senti.>>
<< Ehi-....>> sbuffai contrariato, ma tu quel giorno avevi tanta voglia di parlare.
<< Ti ricordi di quella ragazza? Ecco, ora saresti suo marito... ma hai voluto agire di testa tua.>>


Daphne.


Sapevi, dannato, che era una ferita aperta.
Eppure, ogni volta, rigiravi il coltello nella piaga, sempre più a fondo: certo, avrei potuto fermarla, avrei potuto dirle che effettivamente l'amavo... ma ho sempre avuto un certo astio per le relazioni a lungo termine.
O forse la paura mi aveva frenato.
Nah, non ho mai provato paura: ho sempre affrontato la vita di petto.

Diversamente da qualcuno.

<< Diventare una cantante è sempre stato il suo sogno: ha avuto la “metamorfosi” che voleva.>> sospirai passandomi una mano tra la mia setosa chioma aurea.
<< Hai visto il suo ultimo video?>>
<< Quello in cui canta con quel vestito che ricorda le fronde di un albero? Già...>> chinai il capo e sorrisi: come il sottoscritto, anche lei era stupenda, splendente, simile ad una dea.

Aveva introdotto nel crudele mondo della musica commerciale la sua magnifica voce, conquistando i cuori di un innumerevole numero di fan.
E del suo attuale marito.

Ah, dannato: riuscivi sempre ad estorcere il mio lato più malinconico.

<< Insomma, è scappata dalle tue sgrinfie.>> ridesti ancora una maledetta volta.

Eravamo sulla collinetta della scuola, Helios: il mio cuore urlava a gran voce di lasciarti andare fino a fondo valle, ma effettivamente la discesa non era abbastanza ripida per farti prendere il volo.

<< Io l'amavo.>>

Mi ricordo ancora il suo battito sotto quella stoffa troppo stretta, che quasi mi aveva fatto dubitare di una possibile, corretta respirazione. Mi ricordo ancora tutto di lei: dal profumo speziato, dalla morbidezza dei capelli mossi, d'un caldo castano, fino alla pelle liscia, segnata da tatuaggi tribali.
Effettivamente, l'amavo, ma non abbastanza per dirle un “”, quando, tra le mie braccia, mi aveva chiesto di seguirla, di iniziare una nuova vita insieme.
Ok, lo ammetto: sono leggermente egocentrico, ma non riesco a dimenticare chi mi sta vicino. E seguire lei per quell'intricata foresta di contratti e di case discografiche, avrebbe significato fare un salto nel vuoto ed allontanarmi da quelle persone che mi avevano sempre sostenuto.
Il mio mutismo aveva generato il suo odio, aveva fatto scivolare lungo il suo visino lacrime ripugnanti, aveva alimentato l'ira che era sfociata nei peggiori insulti.

<< Mhm... magari non era semplicemente il tuo genere.>> quella vaga allusione mi convinse a spingerti giù dalla stradicciola, ma, per tua fortuna, mi trattenni.
<< Non inganno mai le mie conquiste.>>
<< Un uomo che sceglie la famiglia al posto di soldi-successo-donna, fa sempre riflettere.>> annuisti, diventato improvvisamente saggio << E non mi tirare di nuovo fuori la storia del lavoro.>>
<< Perché?>>
<< Dimmi il nome di un professore liceale soddisfatto del proprio posto.>> sorridesti con quell'espressione superiore che tanto mi infastidiva << Non puoi.>>
<< Non posso.>>

Sospirai: alle volte eri davvero incorreggibile.
La campana però suonò improvvisamente, sancendo la fine di quella straziante -almeno per me- conversazione sui miei problemi.

<< Apollo.>> mi chiamasti, poggiando le ossute mani sulle ruote della carrozzella.
<< Che vuoi, adesso?>>
<< Non lasciarti sfuggire i momenti migliori: stai pur certo che non torneranno.>>


Mi mancano le chiacchierate con te.
Quei momenti trascorsi insieme.
Perché sei andato in pensione?


    Ora, infatti, ci sono solo io su questa collinetta. Ci sono solo io a passeggiare per il cortile tra il vivido vociare studentesco. Molti mi salutano, molti mi raggiungono per scambiare quattro parole, ma manca sempre un qualcosa, un vuoto incolmabile.
Sì, Helios, non te lo dirò mai direttamente, ma dopotutto sei e rimarrai sempre il mio amico più caro. Anche se mi hai abbandonato, senza neppure chiedermi prima il permesso.

Quanta maleducazione a questo mondo.

<< Profe!>>

Una voce, mi distoglie improvvisamente dai miei ricordi.
Volgo il mio magnifico sguardo aureo verso quella fonte di distrazione, recuperando nel frattempo tutta la mia superiorità annegata in un mare di malinconia. Tuttavia, una volta incontrati quegli occhi azzurri, screziati di un caldo violetto, mi sento quasi in difetto.

<< Ah, mio caro Giacinto.>> come si conviene, saluto il mio studente prediletto, che ben presto si avvicina decisamente troppo, tanto che riesco persino a contargli gli astri che compongono la costellazione di efelidi sul suo volto.
<< Prof, volevo farle vedere il mio ultimo lavoro.>>

Dopo aver frugato un po' nella cartellina quasi più grande di lui, mi consegna il compito, dipinto con una tecnica davvero eccellente: il soggetto del quadro è una magnifica natura bucolica, un campo colorato di fiori con dettagli talmente vivi e realistici da riuscire a coglierne quasi il profumo; però, prima ancora di concentrarmi sulle rondini, sul Sole splendente o sull'acqua cristallina, mi soffermo inevitabilmente sul nudo immerso nel fiume.
Ha decisamente qualcosa di fin troppo familiare.

<< Giacinto... ma...>> mi schiarisco la voce e mi passo la mano sul collo in un massaggio rinvigorente, cercando di trovare una via d'uscita da quella scomoda situazione << So che sono un modello di vita ed apprezzo il tuo tratto così minuzioso nei dettagli, ma non pensi che sia un po' troppo... come dire... inconsueto?>>
<< Cosa intende dire? Io mi sono solo ispirato alla Vera Bellezza.>> il mezzo sorriso di quel ragazzo è in grado di destabilizzarmi.

Non so esattamente se godere del riconoscimento della mia Bellezza o se rimproverarlo per la sfacciataggine sempre più intollerabile: nel dubbio, riprendo Ila, che proprio in questo momento sta correndo verso la sua nuova compagnia.
Non si corre, dopotutto. Ci tengo a far rispettare le regole.

<< Profe, lei è libero questo pomeriggio?>> Giacinto però non demorde e con questa domanda riesce pure a strapparmi un'espressione più che stupita.

Insomma, in questa scuola persino gli alberi hanno orecchie per sentire.

<< Scusa?>>
<< Sì... ecco, volevo delle ripetizioni sull'uso corretto dell'acquarello...>> a capo chino, mormora quelle parole quasi imbarazzato.

Ma non è assolutamente imbarazzato: è un falso pudore per scardinare ogni mia difesa, visto che, dopotutto, mi piace dannatamente troppo questa sua sfacciataggine.
Certo, prima la china, poi le tempere, le matite ed ora l'acquarello... forse effettivamente la situazione mi sta sfuggendo di mano, ma finché sono accanto a quel fanciullo, non mi interessa nient'altro.

<< Beh...>>

Non lasciarti sfuggire i momenti migliori:
stai pur certo che non torneranno.


Una simile relazione non è di certo ben vista, anzi, sono sicuro che sia anche illegale; eppure ogni volta che mi ritrovo con Giacinto mi sento bene, mi sento vivo, ancora una volta, dopo tanto tempo.
E il tuo suggerimento mi sprona a fare un passo per quell'ancor più intricata, nuova foresta.

Grazie Helios, anche quando non ci sei, riesci sempre a consigliarmi bene.

<< Sì, oggi pomeriggio non devo fermarmi a scuola.>> e il mio assenso è la causa del più bel sorriso che abbia mai visto sul volto di quel ragazzo.


Chissà perché, per un momento,
mi pare quasi di sentire il tuo rauco sospiro rassegnato,
di un uomo che ha perso ogni speranza.



Fine One-shot!

[…] Dimmi il nome di un professore liceale soddisfatto del proprio posto: semi-citazione a “La canzone di Achille” di Madeline Miller (Achille parlava di Eroi, Helios di professori, ma sono dettagli).


Angolo dell'Autrice:

    Prima di parlare della storia, volevo spendere due righe (o forse più) per qualcosa a cui tengo particolarmente: come Apollo, quando mi sono ritrovata a scrivere questo pensiero, ho riflettuto sul passato, sui ricordi, sul motivo per cui certe amicizie sono tanto speciali ed importanti.
Anche quest'anno è arrivata la fine di Aprile. Anche quest'anno, cara lettrice silenziosa che hai la pazienza di sopportarmi nella vita reale, ti dovrai sciroppare il mio biglietto di auguri.
Di solito ci si sofferma a riflettere sul presente, oppure si pensa all'immediato futuro (per il ponte del primo Maggio andiamo a mangiare sushi leggi messaggio subliminale tra le righe, dopo gli esami si inizia patente, eccetera eccetera), ma ciò che rende davvero unico un legame è il passato.
Dal primo discorso su Sailor Moon alle medie, fino alla visione di quella “““““grande bellezza””””” della serie di Troy (mortacci tua) di settimana scorsa, sono in tutto otto anni, quasi nove di ricordi condivisi ed indimenticabili. E, certo, non siamo più le ragazzine di un tempo (ancora due anni e si inizia a guardare i cantieri, preparati), abbiamo iniziato il liceo, siamo cresciute, ma ciò che non è mai cambiato è l'amicizia che ci lega. E, credimi, io mi sento fortunata ad averti come “migliore amica”: senza il tuo sostegno, non sarei riuscita a rialzarmi da molte cadute o sarei affogata ancor di più nel mio pessimo carattere introverso.
Quindi spero davvero di condividere con te anche molti altri ricordi, molti altri scleri, molti altri frammenti di vita.
Primo tra tutti, il tuo compleanno.
Per cui ti dedico questa breve fanfiction, queste parole e la canzone “Those Nights” degli Skillet, che ho ascoltato in loop fino ad adesso (immagina il mio cervello dopo intere ore di ponderazione, immagina).


    In ogni caso mi scuso se non sono molto presente in questo periodo, ma si sta avvicinando la fine della scuola e al pomeriggio ho sempre più materie da studiare, tra cui la dannata tesina. I prossimi aggiornamenti subiranno probabilmente dei ritardi, anche se mi impegnerò a non scomparire del tutto.


Un bacio da _Lakshmi_!

  
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