Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: _MartyK_    25/03/2018    4 recensioni
Jisoo è una fan accanita dei BTS fin dal loro debutto: la sua vita è interamente incentrata sugli Idol, in particolare su Jeon Jungkook. Li segue ovunque, si sorbisce lunghe file per i fansign, urla ai concerti e viaggia oltre i confini coreani pur di stare sempre a contatto con loro.
Il suo scopo? Farsi notare dal suo beniamino e rubargli il cuore.
Jungkook è oppresso dalla sua vita frenetica e stressante. Cinico, apatico e con buone dosi di egocentrismo e sarcasmo, riesce comunque ad apparire perfetto sotto i riflettori e a nascondere il suo vero carattere. Non sa, però, che la sua sasaeng preferita è disposta a tutto pur di scoprire ogni lato della sua personalità, persino... intrufolarsi nella sua stanza del dormitorio.
Dal capitolo 1:
[...]
Il misterioso ragazzo voltò il capo in direzione del rumore e si coprì subito portandosi la maglietta verso il petto, manco fosse una donna nuda colta in flagrante. Sussultò con un salto all'indietro.
- E tu chi sei?!- urlò assatanato. Dalla voce acuta e leggermente graffiata, Jisoo capì di aver fatto centro. Era la stanza del tenero Kookie.
- Per ora il mio nome non è importante, ti basta sapere che sono la tua futura jagiya-
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno dell'esame di biologia era giunto e Park Jisoo era la ragazza più ansiosa presente sulla faccia della terra.
L'adrenalina irrorava interamente il suo corpo e scorreva su e giù in maniera così veloce che le venivano spasmi involontari.

La mattina si svegliò molto presto e non fu un bene per il caro compagno Jeon, il quale dovette sorbirsi i suoi movimenti bruschi degni di un cavallo agguerrito. E ovviamente fece finta di dormire nella speranza di entrare davvero nel mondo dei sogni.
Jisoo si fiondò con la testa nell'armadio e dette il via alla solita routine di smistamento di maglie, magliette, jeans, pantaloni e capi d'abbigliamento vari: dell'odiata uniforme scolastica non vi era mai traccia.
Nel rovistare fra i suoi vestiti per errore tirò un paio di canottiere in faccia a Jeon, che sbuffò sonoramente e le lanciò occhiate poco amichevoli.
Nel momento in cui gli arrivò in faccia un reggiseno perse la calma e si decise a darle il ben servito.

- Yah, non credi di essere vecchia per imitare un'adolescente in crisi ormonale?!- sbottò tenendo l'intimo con l'indice e il medio, quasi provasse ribrezzo nell'avere certe cose tra le mani. La castana si voltò verso il ragazzo e sfoggiò uno dei suoi sorrisetti innocenti.

- Ecco dov'era finito. Grazie mille signor Jeon- borbottò con noncuranza, levandogli lo strizza-tette (adorava soprannominarlo così) di dosso e ritornando a ficcare la testa nell'immensa pila di vestiti.
Jungkook alzò un sopracciglio, quella ragazza aveva sul serio delle rotelle fuori posto, e non erano solo un paio. Scosse la testa e si lasciò cadere mollemente sul materasso, affondando la faccia sul cuscino e cercando di non dare peso alle follie della sua pseudo-coinquilina.

Nel frattempo l'ennesimo oggetto volante non identificato si scontrò con la sua testa, scompigliandogli i capelli più del dovuto. Ringhiò a bassa voce, segno che era piuttosto infuriato, e si tirò su a sedere per individuare quella che si rivelò essere la sua maglietta bianca preferita.
Non che non ne avesse altre in quel modo, sia chiaro - anzi, un'intero lato dell'armadio era dedicato alle sue adorate magliette immacolate e prive di scritte oscene -, ma il solo fatto che Jisoo fosse capace di far baccano ventiquattro ore su ventiquattro tutti i giorni lo trasformava in Hulk, King Kong e i robot cattivi di Terminator messi insieme.

- La mia bambina!- esclamò, per l'appunto. Jisoo se la rideva dal bagno.

- Non era la chitarra?- urlò di rimando.

Jeon roteò gli occhi al cielo e prese un bel respiro profondo, per poi espirare dal naso nel vano tentativo di emulare un toro incazzato. Nonostante fosse arrabbiato non riusciva a dimostrarlo con la mimica facciale semplicemente perchè aveva il viso puro e liscio come quello di un bambino.
Sfigato.

- Hai troppe bambine nel tuo cuore, io sono gelosa! E poi non ti pare un po' troppo presto per i figli?- aggiunse ancora la pazzoide.
Dire che Jeon Jungkook avesse dipinta in faccia un'espressione mista fra lo sconvolto e l'imbarazzato a morte è decisamente un eufemismo. Si chiese cos'altro potesse partorire quella mente bacata e contorta che Park si ritrovava.

Arrossì all'inverosimile soltanto ad immaginarsi piccoli Jeon in miniatura scorrazzanti di qua e di là in un'ipotetica villetta di campagna distante dalla città - oppure scorrazzanti direttamente in dormitorio, dato che con i suoi hyung aveva in programma una lunga carriera da Idol.

- Ti è andato di volta il cervello stamattina?- rispose schiacciandosi una mano sulla fronte, per poi lasciarla scorrere lungo tutto il profilo del viso.

- Ho un esame importante, ecco perchè-

- Se avessi studiato abbastanza non saresti così nervosa-

A quella sentenza Jisoo ebbe voglia di tirargli una scarpa e spaccargli il naso in due, così avrebbe smesso di lamentarsi dell'esagerata grandezza di quest'ultimo.

- Se un perfido maknae nei paraggi non mi avesse assillata giorno e notte con i suoi capricci infantili avrei fatto il mio dovere con molta più diligenza- rispose a tono, dopotutto si trattava pur sempre della sarcastica e petulante Park Jisoo.
Il giovane mandò a quel paese la voglia di dare retta alla compagna e si coricò su un fianco tirandosi appresso l'ammasso di coperte, avvolgendovisi attorno a mo' di salsicciotto.

Udì il rumore breve e non eccessivamente forte di qualcosa che atterrò all'altezza della sua spalla e cercò alla meno peggio di reprimere gli istinti omicidi: dal bagno era appena arrivato uno dei suoi boxer - a detta di Jisoo - da tredicenne problematico.

- Che ci fai con questi?!- esclamò indignato. La testa della ragazza spuntò dalla porta, accompagnata dalla mano che faceva il segno di vittoria.

- Ti ho lavato un po' di roba, stava nel cesto del bucato- ridacchiò beffarda. Jeon rimase spiazzato.

- Tu non... no. Non l'hai fatto sul serio- provò ad autocontrollarsi scavando nei meandri della sua mente alla ricerca dei concetti di pace e serenità tipici della filosofia orientale, non ottenendo alcun risultato soddisfacente.

- Mi avevi detto che dovevo farti da schiavetta, non puoi rimangiarti le parole- continuò l'altra senza levarsi il sorrisetto strafottente dalle labbra.
E Jeon avrebbe volentieri preso a pugni il suo bel faccino... se solo non fosse stata una ragazza.

Aveva i lineamenti delicati, difficili da distinguere da quelli di un pargolo di cinque anni, gli riuscivano male le smorfie contrariate e per di più era proibito farsi crescere la barba. Oh già, era anche costretto a sopportare la presenza dell'essere più strambo, bipolare, sarcastico, combinaguai e stronzetto dell'universo.

Jungkook era sfigato, doppiamente sfigato.


















































* * *

























































Come accadeva alcune mattine, Jisoo abbandonò temporaneamente l'agenzia per dirigersi verso l'università, che non distava poi molto dal castello infestato dai sette spiriti maligni della Transylvania seouliana.
Prima di sgattaiolare via dalla BigHit si guardò intorno con timore e premura, di certo non voleva beccarsi scatti indesiderati da quei fottuti giornalisti perennemente sostanti all'ingresso. E poi, a dirla tutta, le foto le davano fastidio e rischiava seriamente di svenire se osservava per troppo tempo i flash delle fotocamere.

Così, a passo felpato che manco una tigre di fronte ad una gazzella e con le mani tenute verso il petto in stile signor Burns dei Simpson, la cara Jisoo si precipitò sul marciapiede facendo finta di essere una normale studentessa che per puro caso bighellonava a pochi metri dalla famosa casa discografica.
Le strade a quell'ora erano quasi vuote, poche auto circolavano in giro e anzi, ci mancavano solo gli ammassi di foglie, ramoscelli e sterpaglie svolazzanti sull'asfalto e Seoul poteva passare benissimo per una qualche cittadina del Far West americano.

Dopo venti minuti buoni di camminata a passo svelto, la ragazza raggiunse la destinazione e si addentrò nella struttura percorrendo il solito corridoio affiancato ai due lati dall'interminabile fila di armadietti. Nel mezzo del cammino riconobbe le sue due amiche di sventure e si fermò accanto a loro.

- Ragazze ci sono novità?- domandò circondando con le braccia le spalle delle due.

- Jisoo-yah! Non molte purtroppo. Il professore ha chiamato pochissime persone del nostro corso, siamo ancora all'inizio- rispose Sharon con voce incrinata, Rosalinda annuiva ripetutamente alle sue parole.

- Dicono che questa volta sarà più difficile, le domande saranno toste e cavillose- si lagnò la riccia.
Jisoo storse la bocca e incrociò le braccia al petto, guadagnandosi una pacca alla schiena da parte dell'inglese.

- Keep calm, Jisoo-yah! Insieme ce la faremo- esclamò alzando un pugno all'aria e sfoderando un sorriso splendente a trentadue denti.

- Farete il tifo per me?- chiese speranzosa la castana.

- Certo, staremo proprio dietro la porta dell'aula- assicurò Rosalinda.
Intanto un uomo spuntò a mezzo busto dall'aula dove si sarebbero tenuti gli esami e pronunciò a gran voce le singole sillabe del nome di Jisoo.
La ragazza si voltò verso di lui e puntò nuovamente lo sguardo sulle amiche, se la stava facendo addosso. Un po' perchè ci teneva in quanto biologia era una delle sue materie preferite, un po' perchè sentiva di non aver combinato un granchè.

- Ragazze...- biascicò. Le due la strattonarono verso l'entrata dell'aula prendendola per le spalle e scuotendola un paio di volte.

- Staremo qui, promesso- fece Sharon.

- Oh grazie, grazie infinite. Non sapete quanto vi sono grata, mi chiedo proprio come fate a sorbirvi una come...- non fece in tempo a ringraziare le giovani che le vide scappare via con un sorriso di circostanza.
Rimase sbigottita a tale visione, poi si accorse dell'enorme ombra che sovrastava di gran lunga la sua e capì: l'interrogatorio era appena cominciato.



















Erano trascorse sì e no due ore e mezza da quando Jisoo si era assentata, eppure Jungkook avvertiva già il vuoto che si era creato in camerino.
Non che gli mancasse, sia chiaro, solo non faceva altro che girarsi e rigirarsi al polso l'orologio per non maledire di continuo le lancette che - a parer suo - si muovevano troppo lentamente. Inoltre le ragazze dello staff non avevano un grande senso dell'umorismo, i suoi hyung erano silenziosi a causa delle ore di sonno perse fra prove di ballo e comparse in programmi random e Soo-Yeon gli si era accollata come una zecca da quando ebbe modo di metter piede in sala.
Verso il primo pomeriggio avrebbero dovuto terminare degli scatti per il magazine Céci e mancava ancora un bel pezzo.

Dato il mortorio alleggerito giusto dal rumore dei phon, dell'acqua corrente e della musica a palla trasmessa da MTV, l'annoiato signorino Jeon pensò bene di inventarsi una scusa pensata al momento e priva di logica per uscire fuori all'aria aperta.
Si alzò malamente dalla poltroncina striminzita su cui era costretto a poggiare il sedere gran parte del tempo e scansò con un gesto secco la mano di Soo-Yeon che tentava di fermarlo.

- Dove vai?- gli occhi vigili del capitano Namjoon lo squadrarono da capo a piedi con diffidenza, eomma Jin era pronta all'attacco.

Jeon spostò lo sguardo sul resto del gruppo e nascose un sorriso soddisfatto nel notare che aveva campo libero, insomma, Yoongi era K.O. sulla poltrona e gli altri tre erano ipnotizzati da un qualche video sull'IPad.

- Vado a prendere una boccata d'aria, qui si muore di caldo- agitò una mano verso il collo per enfatizzare il senso della sua vaga risposta e sparì senza attendere la battuta successiva. Dalle tasche dei pantaloni tirò fuori una mascherina e si coprì per bene metà volto, per il resto si disse che poteva andare.
Fortuna che nessuno lo aveva assillato con gli outfit di scena, agli occhi della gente sarebbe passato per un ragazzo comune.

Imboccò l'uscita di emergenza e scese le scale del retro della BigHit, maledicendole mentalmente per quanti rumori sordi e metallici producessero ad ogni passo in più che compiva verso il suolo. Evidentemente il karma era dalla sua parte, nessuno si accorse dell'anima dannata che si aggirava intorno all'agenzia e così continuò a vagare senza meta, infilando le mani in tasca e fischiettando noncurante alcune canzoni delle Girl's Day - già, era un fanboy.

Per qualche strana, assurda e malsana ragione il fulcro dei suoi pensieri sconnessi divenne Jisoo e un sorriso ingenuo gli si formò sulle labbra.
Alzò lo sguardo da terra e lo puntò sull'orizzonte, improvvisamente dette un senso al suo vagabondare e si ricordò di quando la ragazza gli fece da GPS per essere accompagnata all'università.
Ecco appunto, l'università. Era lì che doveva andare.
Di sicuro le avrebbe fatto una sorpresa, sperò solo di non spaventarla.

Si fece una bella corsetta per circa due isolati e una trentina di metri, poi scavalcò i cancelli assumendo un'aria da vero bad boy - ragazzi e ragazze lo fissavano con stupore e disgusto, dopotutto era un raro esemplare di razza Jeon in mezzo a secchioni che non avevano idea di cosa fossero gli Idol. O meglio, sperava che fosse così - e oltrepassò l'ingresso con una tale sfacciataggine da fare un baffo a Lee Min Ho in Boys over flowers.

Proseguì nella sua camminata errante guardandosi intorno di tanto in tanto e sbirciando dai finestroni di ogni aula, in cerca di quella della compagna.
Si bloccò di colpo alla vista di una Jisoo intenta a gesticolare col suo professore e un altro sorriso ingenuo fece capolino sul suo viso, le guance si tinsero di un rosa pesca. Poi si dette del cretino per aver fatto tutta quella strada e scosse la testa.
Fece per andarsene, sentendosi un peso in quell'ambiente fin troppo familiare, quando parte dell'accesa conversazione fra Jisoo e l'uomo si convogliò nel suo condotto uditivo.
Le voci erano ovattate, ma riuscì comunque a capire.

- La prego professore, è una materia a cui tengo molto e nonostante gli impegni ho studiato abbastanza per meritarmi un voto più alto- disse lei con le braccia allargate. L'altro sembrava poco interessato alle proteste della castana e fece no con il capo.

- Non mi scompongo, signorina Park- proferì soltanto.

- Oh professore! Mi avete interrotta in continuazione fin da quando ho aperto bocca e inoltre ho risposto a tutte le domande, non ne ho tralasciata nemmeno una. Cosa c'è che non va in questo?- continuò a lamentarsi lei, cocciuta fino al midollo.
Sul volto dell'uomo comparve uno sguardo cupo, quasi pauroso. Un sorriso diagonale si ingrandì man mano che i millisecondi passavano.

- Volete davvero avere un voto più alto?- chiese tutt'a un tratto. Jisoo s'illuminò e annuì felice.

Il prof non era del suo stesso avviso, le si avvicinò bruscamente e l'afferrò tenendola saldamente per il braccio, la castana passò rapidamente dal sollievo al panico. Che diamine voleva fare con quel gesto?

- Avrete ciò che vi meritate solo se fate quello che vi dico- mormorò con voce roca a pochi centimetri dalle labbra di Jisoo.

La castana intuì il senso perverso di quelle parole e cercò di divincolarsi con sguardo schifato, non ottenendo risultati. Al contrario, la presa al braccio divenne più forte.

- Mi sta facendo male- farfugliò imbarazzata, cercando di levarsi la manaccia dell'uomo di dosso.
Quello d'altro canto sorrise sadico e l'avvicinò ancor di più a sè, Jisoo era a dir poco terrorizzata e incominciò ad emettere mugolii simili ad urla strozzate.

La porta si spalancò e sull'uscio si palesò Jeon Jungkook in tutta la sua magnificenza, mascherato come Zorro.

- La lasci andare, brutto mascalzone che non è altro!- esclamò allontanando la giovane dalle grinfie dell'altro.

La costrinse a sostenere i suoi passi strattonandola per il polso e insieme abbandonarono il luogo, non prima che Jeon inviasse un'occhiata infuocata al professore. Quello sembrò non recepire il messaggio, così il castano abbassò la mascherina per farsi riconoscere.
L'uomo assottigliò gli occhi, quel tizio lo aveva già visto da qualche parte. Si ricordò di quando sorprese Jisoo a giocherellare sul cellulare e constatò che, in effetti, era lo stesso ragazzo della schermata di sfondo.

Ma era un Idol, un personaggio famoso, come poteva avere a che fare con una scalmanata come lei? Possibile?




Intanto i due corsero via dall'ingombrante edificio in fretta e furia, Jeon continuava a tirarla verso di sè e nel mentre manteneva lo sguardo basso.

- Come mai eri lì? E perchè lo hai fatto?- domandò a raffica Jisoo. Il compagno si decise a risponderle solo dopo che si nascosero in un vicolo.

- Quel pervertito stava cercando di stuprarti o cosa?- mormorò serio, lo sguardo penetrava gli occhi di Jisoo come non aveva mai fatto prima di allora.
Avevano un colore diverso, erano più scuri, freddi. E Jisoo si sentiva in colpa senza ragioni plausibili.

- I-io... volevo solo il voto che meritavo- riuscì a borbottare. Jeon sospirò.

- Ah Jisoo, devo salvarti continuamente. Puoi evitare di metterti in pericolo per cinque minuti?- chiese sarcastico e con una spolveratina di verità.

La castana deglutì e serrò la mascella, il ragazzo s'intenerì e posò lentamente una mano sui suoi capelli scombinati, scompigliandoglieli affettuosamente. Jisoo si beò del tocco delicato e accogliente dell'altro e si lasciò coccolare per qualche secondo, era una bella sensazione sentire i capelli muoversi in qualsiasi direzione a causa della manina biricchina di Jungkook.
Fece per ringraziarlo ma venne interrotta.

- Torniamo dentro, saranno impazziti tutti-







































































* * *















































































Se Jisoo aveva tirato un sospiro di sollievo grazie a Jungkook, beh, dovette rifarsi i conti il pomeriggio. Soo-Yeon e le altre ragazze non le davano tregua neanche un minuto, aggiungiamo il fatto che sul set fotografico fossero accalcate tutte dietro ai vari registi e sceneggiatori e che in questo modo avevano la possibilità di torturarla senza essere viste.
Da quando il grassoccio seduto su quella sottospecie di sedia a sdraio aveva incominciato a dare ordini a cani e porci, Jisoo provava fastidio all'attaccatura dei capelli, sentiva come se qualcuno glieli stesse tirando.

Si voltò un paio di volte - rischiando anche di fare la figura della nevrotica lanciatrice di occhiate infuocate, tra l'altro - e constatò che le colleghe non badavano minimamente a lei, scorse addirittura una Ye Eun impegnata a limarsi le unghie e a mangiucchiarsele dalla noia.
Così si mise a braccia conserte e continuò a tenere fissi gli occhi davanti a sè, con una spalla poggiata al muro e un dolce sorriso rivolto a Yoongi, Hoseok e Namjoon mentre si comportavano da giocatori di basket.

Un'altra tirata di capelli le provocò una breve scossa alla nuca, si voltò e riuscì a beccare Min Hye.
Le lanciò un'occhiata perplessa, quella tirò un sorriso di circostanza e si portò le mani avanti come a voler mostrare la propria innocenza.
Non ebbe neanche il tempo di voltarsi che un'altra ragazza, diversa dalle solite guastafeste, afferrò una ciocca e la strattonò con così tanta violenza che a Jisoo scappò un gemito abbastanza rumoroso. Basta pensare che Taehyung e Jimin si sporsero in avanti per vedere cosa stesse succedendo.

- Che diavolo vi prende?!- sbottò piano lei, stringendo le mani in pugni e corrucciando la fronte.
La parrucchiera del biondo giustificò la compagna e gesticolò indicando il viso.

- Avevi qualcosa fra i capelli- mentì.

Jisoo scosse la testa affranta e sospirò, allontanandosi da quei demoni sotto mentite spoglie e occupando uno stretto angolino della sala. Era piuttosto incasinata per i cavoli suoi e inoltre i continui viaggi da una sede all'altra le provocavano sbalzi d'umore e scombussolamenti interni da fare invidia al suo periodo No, non trovava affatto divertenti quegli scherzetti indesiderati.

Provò ad imporsi di mantenere la calma e di far finta di nulla, ci provò davvero e anzi, ci stava quasi riuscendo, se solo non fosse stato per Yoon-Hee che le bloccò la visuale proprio quando toccò a Jeon stare sotto i riflettori.
Roteò gli occhi al cielo e sbuffò, ormai era sull'orlo della disperazione, l'autocontrollo era smarrito per sempre.

Abbandonò la sala e aprì la porta scricchiolante con più delicatezza possibile, per poi richiudersela dietro le spalle.
Era giunta alla fine del tunnel, c'era quasi, ma il barlume di speranza nella salvezza venne spazzato via nell'istante in cui si sentì spingere giù verso le scale. L'assalto fu talmente inaspettato che Jisoo perse inevitabilmente l'equilibrio e inciampò sui suoi stessi piedi.
Vani i tentativi di aggrapparsi al corrimano, ruzzolò per gli scalini come una ballerina di danza classica al contrario e fu una fortuna se non ebbe traumi all'infuori delle ginocchia sbucciate e degli arti doloranti. Prima o poi sarebbero comparsi i lividi.

Intanto la castana ebbe modo di guardare in faccia la quasi-assassina e una volta che alzò lo sguardo, questo andò a posarsi sul viso soddisfatto di Kim Soo-Yeon. L'unica e inimitabile, per l'appunto.




Il baccano all'esterno della sala catturò l'attenzione dei Bangtan e di tutti i membri dello staff, il regista però vietò loro di muoversi e furono costretti ad obbedire.
Alcuni uomini si precipitarono nel corridoio e scorsero l'esile figura di Jisoo rannicchiata in una porzione di spazio proprio ai piedi delle scale, inutile dire che i soccorsi furono immediati.

- Presto, presto! Una ragazza è caduta dalle scale!- si sentiva urlettare in giro.
Soo-Yeon ebbe un po' di timore solo quando udì che Jisoo aveva sbattuto la testa ad uno spigolo e che sanguinava leggermente, ma non per quello si trattenne dal manifestare falsa compassione e preoccupazione.

- Che cosa? La mia povera yodongsaengie! Oh, me ne occupo io, lasciatela a me- esclamò con maniere così melodrammatiche che una soap opera spagnola non avrebbe retto il confronto.
Il Fato volle che gli uomini non le dessero ascolto manco per idea e Jisoo filò dritta nel furgone riservato allo staff, diretta al pronto soccorso.
Se la cavò con ghiaccio e bende, un paio di cerotti e antidolorifici per i lividi, ma non erano le piccole vendette che subiva dalle arpie quanto i rimproveri immeritati che riceveva da chiunque a mortificarla: infermieri, assistenti e gli stessi Bangtan.

Tutti la trattavano come se fosse una frana irrecuperabile e l'unica cosa rimasta in lista era un pianto liberatore soffocato sul cuscino.
















Una volta terminata la sessione fotografica, i sette angioletti poterono finalmente smetterla di imitare i manichini e sgattaiolarono via dall'edificio, diretti verso casa BigHit. Il viaggio di ritorno fu abbastanza silenzioso, o meglio, Jungkook se ne stava zitto zitto ad ascoltare musica nelle cuffie mentre il resto del gruppo chiacchierava allegramente del più e del meno.
Il giovane distolse lo sguardo dallo smartphone e lo puntò sul paesaggio che gli sfuggiva davanti agli occhi, non aveva voglia di prestare attenzione ai discorsi privi di senso di Taehyung e compagnia bella. Piuttosto, era in subbuglio per ciò che era accaduto qualche ora prima fuori dal set e fremeva dalla curiosità di sapere chi era la ragazza di cui lo staff parlava.
Sapeva che Jisoo stesse guardandolo mentre posava immobile di fronte l'obiettivo della fotocamera, eppure per un attimo gli sembrò che fosse scomparsa all'improvviso.
 
Si fiondò nella Hall dell'agenzia con una velocità mai raggiunta prima di allora, fu il primo a sfrecciare per le scale e rischiò perfino di urtare segretari e tecnici vari, a stento s'inchinò in segno di scuse. Che vadano all'Inferno le buone maniere coreane, insomma.

Non si curò dell'opinione dei suoi hyung e salì gli ultimi scalini a grandi falcate nonostante il fiatone.
Entrò nella sua stanza e chiuse subito la porta a chiave, sospirando pesantemente. Poi si accorse di Jisoo seduta sul materasso con una benda in fronte e le gambe ciondolanti e il cuore fece una capovolta.
Non seppe con esattezza quanti battiti perse nell'osservare la scena, di sicuro le stette accanto in meno di mezzo millisecondo.

- Che è successo?- chiese con una voce talmente alterata e sguaiata che per poco Jisoo non scoppiò a ridere.
Abbozzò un sorriso nel sentire le dita di lui intrecciarsi con le sue ciocche e si godette appieno le carezze alle tempie, si disse che avrebbe dovuto fare il massaggiatore e non l'Idol.

- Tante cose- si limitò a rispondere. Jeon la squadrava insistentemente, l'irritazione era crescente.

- Raccontamele tutte-

La ragazza si morse il labbro inferiore e prese a torturarsi le mani, abbassando lo sguardo e cercando di non arrossire.

- Sul set mi davano fastidio e così ho deciso di andarmene, solo che qualcuno mi ha spinta dalle scale- spiegò vaga.

- Forse è successo per sbaglio, non credo che chiunque sia stato l'abbia fatto apposta- si affrettò ad aggiungere.

Non seppe perchè non riusciva a svuotare il sacco e a sputare nomi e cognomi dei colpevoli, un po' si spaventava per cosa avrebbero potuto fare nel caso avesse spifferato in giro la loro colpevolezza, un po' non voleva dare ulteriori problemi a Jeon. Svignarsela dalle sue indagini era più dura del previsto, però.

- Ti hanno spinta dalle scale e ora vieni a dirmi che probabilmente non l'hanno fatto apposta? Ma dico sei impazzita? Avresti potuto farti male sul serio, è una fortuna che non ti sia accaduto nulla di grave- blaterò lui prendendola per le spalle e scuotendola leggermente.
Jisoo a stento trattenne le lacrime, non voleva ricordarselo, non voleva che glielo ribadisse. Il castano scorse il viso cupo della compagna e sospirò.

- Vuoi dirmi chi è che ti tormenta?- le chiese con calma apparente.

La ragazza continuò a stare a testa bassa, Jeon poggiò due dita sul suo mento e le alzò lo sguardo in modo brusco. Incrociò i suoi occhi spenti e si specchiò nelle sue pupille con insistenza, nel tentativo di cavarle qualche sillaba di bocca, ma Jisoo non mollava affatto.
Si scostò dalla presa dell'altro e mormorò qualcosa a proposito del fatto che aveva sonno, il giovane si inacidì.

- Fai come ti pare, se ti rompi una gamba non me ne può fregare di meno-

Fecero a turno per usare il bagno e indossare il pigiama, si infilarono sotto le coperte immersi in un silenzio tombale. Silenzio che nessuno dei due era intenzionato a spezzare: Jeon smanettava al cellulare con nervosismo, Jisoo scribacchiava a malavoglia qualcosa sul suo block notes.

Solo quando spensero le luci delle abatjour ebbero almeno il coraggio di augurarsi la buonanotte.
Si dettero le spalle a vicenda, Jisoo mise una mano sotto il cuscino e si rannicchiò maggiormente nel suo scorcio di letto. Sentiva freddo, l'inverno era alle porte.

Si beò del respiro tranquillo del compagno e si voltò verso il suo lato dopo essersi girata e rigirata, indecisa sul da farsi. Notò che la respirazione dell'altro si appesantiva man mano che il tempo passava, così pensò bene di avvicinarglisi più del dovuto, convinta che stesse dormendo.

Una mano si fece strada verso la vita di Jeon e andò a sfiorargli il polso, accarezzandolo con le dita e facendo cerchi concentrici immaginari.

- Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Non è come pensi, è diverso. E' più crudele, però non posso dirtelo... non potresti fare niente per cambiare la situazione- sussurrò flebilmente, un singhiozzo tradì la mezza voce con cui si era rivolta al ragazzo.
Egli d'altro canto percepì il corpo dell'altra attaccato al suo e schiuse le labbra in un sorrisetto appena accennato, le carezze lo stavano spedendo direttamente nell'aldilà. Poi ascoltò ciò che aveva da dire e gli si strinse lo stomaco sentendola piangere, quasi si pentì di fare finta di dormire.

Ricambiò il timido contatto di Jisoo e le afferrò la mano, intrecciando le dita e stringendogliela come se dovesse infonderle fiducia.
Non disse nulla in risposta, giocherellò con le dita della compagna e passò il pollice sul dorso della mano, lisciandoglielo con estrema naturalezza.
Non servivano parole per dirle che era incappato nella sua ragnatela e che non aveva vie di scampo.

L'avrebbe aiutata e l'avrebbe protetta, costi quel che costi.


***
Ed eccomi qui, popolo di efp!! Vi è piaciuta la conclusione? Non me la sentivo di troncare il capitolo con i due piccioncini che non si parlano, mi sembrava giusto accennare qualcosina riguardo al fatto che il nostro feto è fottutamente cotto di Jisoo v.v  ma questo ormai lo avrete capito tutti .-. il problema rimane uno e uno solo: Soo-Yeon e la sua schiera di arpie. Le tirate di capelli e i tentati omicidi non termineranno qui, vi avevo già anticipato che Sailor Moon paladina dell'ammoreh (ma non era della luna? No vabbè---) arriverà - nel prossimo capitolo, sì - a prendere una decisione drastica ;D  oh, e vi anticipo anche che dal prossimo aggiornamento compariranno altri due artisti della BigHit ^^ indovinate chi sono (domandina facile facile). Bene, mi rendo conto che avrei dovuto fare un fioretto riguardo al tenere la bocca chiusa, peccato. Tanto tra un po' è Pasqua lol.
Cosa dovrei aggiungere? Spero abbiate gradito il capitolo, spero che apprezziate nonostante sia una storia chilometrica - abbiamo superato la metà, i capitoli sono 22 in tutto, ci siamo quasi e il bambino nasce HAHAHAHA -. Ringrazio tanti*tutti gli -issimo del mondo*ssimo i lettori, coloro che seguono/preferiscono/ricordano/blabla la storia e chi spende un po' del proprio tempo nel recensire la cosa, non sapete quanto mi renda felice tutto ciò ^^
FACCIO DEL BENE, SONO UNA BRAVA PERSONA *lacrimuccia di commozione. Si ricorda che sta trucidando i feels di molta gente e torna a pentirsi dei propri peccati*

Beeeene, buona domenica delle Palme e al prossimo aggiornamento ^^  bacioniiiiiii  _MartyK_ <3
   
 
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