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Autore: Kristen92    25/03/2018    5 recensioni
"Prese una foto..la girò e vide tre volti sorridenti, pieni di vita e di speranze. Ripensò a quando l’avevano scattata. Ricordava ancora il suono delle loro risate.
Doveva vedere quel posto, solo così avrebbe dimenticato.
Nella foto, lei, Anya e Clarke sorridevano felici abbracciate. Sfiorò il viso di Clarke.
Clarke non era tornata da oltre il confine".
Alexandra Woods, ha 27 anni, una bella famiglia e una ragazza che presto diventerà sua moglie. Ma quando Lexa aveva 17 anni è successo qualcosa che l'ha cambiata per sempre. Attraverso il suo passato scopriremo in suo futuro.
Clexa
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Ritratti.



Passato

Lexa aprì gli occhi, un’altra giornata nella solita misera vita. Un’altra mattina senza di lei.
I jeans neri, la maglietta bianca, la felpa grigia e la giacca di pelle nera, come quella che aveva ammirato per molti anni.
Il passo deciso che portava al suo liceo, gli sguardi, non più di scherno ma timorosi.

Lexa Woods, la secchiona con gli occhiali, la voce bassa e timida, era scomparsa. Al suo posto c’era Alexandra Woods.
Il suo comportamento era decisamente cambiato, per molti era semplicemente moda, per altri, quelli che vedevano oltre le apparenze, era dolore, disperazione, rabbia.

Costia la fissava ogni volta che percorreva quei corridoi, aveva cercato di parlarci tantissime volte, senza molto successo.
Come ogni mattina si dirigeva direttamente in classe, senza prendere neanche un libro. Sedeva all’ultima fila e guardava dalla finestra senza ascoltare neanche una parola della lezione.

Quando la campanella suonava, si alzava senza dire una parola. I suoi professori, notato il cambiamento, in un primo momento avevano cercato un dialogo, subito interrotto dalla bruna con le parole “ lamentatevi con mio padre…non m’importa “.
Davvero non le importava.



Il rumore di un vassoio poggiato con forza sul tavolo, le fece sollevare la testa. Davanti a lei, Octavia, adirata come sempre.

<< Dove diavolo sei finita ieri? Ti ho aspetta da Valdès per più di un’ora! >> chiese, arrabbiata.

<< Mi sono dimenticata >> rispose velocemente Lexa.

Octavia si sedette, iniziando a mangiare.

<< Sai questo tuo cambiamento all’inizio poteva anche risultare affascinante ma, sul serio, adesso è solo irritante! >> disse, non suscitando nessuna reazione nella bruna.

<< Mi manca la vecchia Lexa >> confessò sospirando.

L’amica, guardava lontano, si alzò e disse:

<< La vecchia Lexa non esiste più >> se ne andò, lasciando Octavia sola e triste.

Da quel maledetto giorno, tutto era cambiato.






Il suono della campanella segnò la fine di quella giornata di scuola.
Lexa si affrettò ad uscire, mentre scendeva le scale all’esterno dell’edificio, una voce la chiamò.
Era Costia che , affannata per la corsa, si fermò di fronte a lei.

<< Lexa ehi, come va? >> chiese, riprendendo fiato.

<< Non ho tempo Costia >> disse fredda la bruna.

<< S-stavo pensando al progetto di Biologia, potremo lavorarci insieme….se ti va? >> chiese velocemente, inseguendo la bruna che continuava a camminare.

Le afferrò il braccio facendola voltare.

<< Senti….voglio solo parlare un po’ con te, di qualsiasi cosa….so che non è facile, penso che parlarne potrebbe farti bene >> disse speranzosa.

<< Io non credo.. >> rispose arrabbiata la bruna, ritirò il braccio e andò via.

Non tornava mai subito a casa, ogni giorno dopo la fine delle lezioni, le sue gambe la portavano sempre allo stesso posto.
Si fermò di fronte alla gelateria Creamy, con le auricolari nelle orecchie e il cellulare in mano, appoggiata al muro del negozio.
Aspettava.
Aspettava, lei non sapeva neanche cosa, in realtà. Ma continuava…le 18.00, le 19.00, le 20.00…sospirava e poi, ritornava a casa.





Sua sorella Anya si era trasferita dalla sua fidanzata, Raven.
Lexa sapeva che l’aria felice e serena della sorella in realtà era solo una farsa, bastava vederla per capirlo. Ancora non era rientrata negli Skaykru e questo preoccupava enormemente suo padre.
Tutto era cambiato a casa sua. L’aria serena e accogliente non esisteva più. Il Generale Gustus doveva affrontare tutto quello che era successo da solo, in più, l’allontanamento di Abby non aiutava.

<< Lexa ma…sei rientrata ora? >> chiese la madre.

<< Si….ero a casa di un’amica per un progetto >> rispose, salendo le scale che portavano alla sua camera.

Dopo cena, usciva di nascosto dalla finestra. Camminava nella notte, sempre nella stessa direzione.
Dopo quello che era successo, la sua immagine era ovunque: in tv, nei giornali, nei muri delle strade, sui panelli dei palazzi….la città rendeva omaggio alla sua grande eroina caduta. Che stronzate.




Passava sempre di fronte ad un palazzo, lì, un artista di strada le aveva dedicato un murales. Era diverso….affascinante e impetuoso.
Come lo era lei. Le piaceva guardarlo.
Quando arrivò davanti all’edificio, però, quello che vide la disgustò.
Dei ragazzi stavano distruggendo quell’opera d’arte, la sua immagine. Le disegnarono dei seni esagerati, con della pittura spray rossa, e altre oscenità.
Non ci vide più.







Murphy era al negozio di alimentari, sua madre non potendosene più occupare aveva lasciato a lui quel compito. I turni di notte erano i peggiori, non entrava mai nessuno ad una certa ora. Andò a buttare la spazzatura sul retro e sentì dei rumori strani.
Sembrava che qualcuno stesse facendo a botte. Si avvicinò curioso e quello che vide lo scioccò.

Era Alexandra Woods.

<< Ehi!! Ma che state facendo?! >> disse subito, accorrendo in suo aiuto contro i ragazzi che la stavano pestando.
I tre vandali, spaventati scapparono immediatamente, lasciando la ragazza a terra.

Murphy si apprestò subito ad aiutarla.

<< Ehi…stai bene? >> chiese, allungando una mano, per aiutarla, ma la ragazza lo scansò bruscamente.

Tossì e si rimise in piedi, lentamente. L’occhio un po’ gonfio, lo zigomo e il labbro spaccato.

<< Ti hanno fatto del male? Hanno cercato di derubarti? >> chiese il ragazzo.

Lexa non lo ascoltò, respirando affannosamente si girò verso il murales.
Murphy seguì il suo sguardo.

<< Oh…. >> disse, intuendo, subito,  cosa fosse successo.

<< Beh almeno il seno è più veritiero ora >> commentò poi.

Lexa a quelle parole si girò di scattò.

<< Come osi! >> gridò, scattando subito verso la sua direzione, ma inciampò e cadde a terra, dolorante.

<< Cavolo….sei proprio ridotta male, Quattrocchi >> disse aiutandola a sollevarsi.

<< Andiamo…ti ci vuole un po’ di ghiaccio su quell’occhio >> disse e insieme andarono al negozio.



Murphy aiutò Lexa a sedersi su una sedia. Le portò una confezione di piselli surgelati:

<< Premi sull’occhio, fa miracoli >> disse, andando poi, dietro il bancone.

Prese due bicchieri di plastica e una bottiglia di Vodka.

<< Ecco bevi questo, ti sentirai meglio >> le porse il bicchiere.

<< Non è illegale? >> chiese la ragazza.

<< Ehm…non sei tu che hai appena aggredito tre stronzi? >> chiese lui di rimando.

Lexa abbassò lo sguardo.

<< Si…hai ragione >> disse e bevette tutto d’un fiato, tossì subito dopo.

<< Whoo…vacci piano Quattrocchi >> disse Murphy, ridendo.

Lexa posò il bicchiere, si rimise in piedi e disse:

<< Grazie per il drink >> camminò fino all’uscita del negozio ma, un attimo prima di andarsene, la voce del ragazzo la fermò:

<< Lei com’era? >> chiese, serio Murphy.

Lexa si stupì da quella domanda, si girò piano e rispose:

<< Di più…lei era….molto di più >>






Il giorno dopo a scuola, mentre passava nel corridoio, un voce la fermò. Costia la salutò con il solito sorriso, che scomparve quando vide la faccia della bruna.

<< Cosa diavolo ti è successo alla faccia? >> chiese preoccupata, allungando una mano per toccarle il viso.

Lexa si scostò subito.

<< Nulla, solo un incidente…che vuoi? >> chiese sgarbata.

<< Volevo solo sapere come stavi >> disse abbassando lo sguardo.

Lexa si sentì un po’ in colpa.

<< Sto bene… >> mentì.

All’improvviso, passarono alcuni suoi compagni e udì:

<< Ehi hai visto? Secondo me è finita in mille pezzi >> disse uno di loro.

<< Che peccato! Era uno schianto! >> continuò un altro.

<< Avrei voluto farmi un giro sulla sua carrozzeria, non so se mi spiego… >> disse un altro, sogghignando.

Lexa si avvicinò, il suo viso era una maschera d’ira, ma prima che potesse fare qualcosa, Murphy comparve di fronte ai suoi amici, strappò il cellulare dalla mano del compagno, guardò il contenuto, poi fissò un attimo la bruna e fece cadere a terra l’apparecchio, calpestandolo.

<< Che cazzo Murphy!! Ma che cavolo ti prende? >> disse arrabbiato il proprietario.

Lexa fissò la scena basita.

<< È davvero un peccato che un bocconcino come lei non ci sia più per proteggere degli idioti come voi… >> disse tranquillamente, con un mezzo sorriso.

Poi la sua faccia divenne seria.

<< Non disonorate la sua memoria in questo modo, mai più >> il suo sguardo truce, fece tremare di paura i suoi compagni, che incerti annuirono e se ne andarono.

Lexa fissava il cellulare a terra.

<< Erano solo dei stupidi detriti che cadevano dal cielo….non perdere la testa Woods o ti denunceranno per tentato omicidio >> scherzò il ragazzo, voltandosi e salutandola con la mano.

Lexa lo guardò andarsene, sorpresa… era la prima volta che la chiamava con il suo cognome.






Quando tornò a casa, quel giorno, trovò suo padre e sua madre ad aspettarla.

<< Siediti Alexandra >> disse adirata la madre.

Oh, non era mai qualcosa di buono quando sua madre la chiamava con il suo nome intero.

<< Ci vuoi spiegare che cosa diavolo ti è successo alla faccia? E perché il preside ci ha chiamati dicendo che salti le lezioni e che quando sei in classe sembra che stai su tutt’altro pianeta?! >> la rimproverò la madre.

Lexa la guardò, scrollò le spalle e disse:

<< Sono solo caduta >>
<< Caduta?! Ti sembriamo, forse, degli sciocchi?! >> urlò la madre, esasperata.

Gustus posò una tazza di thè sul tavolo, guardò la moglie un attimo e disse:

<< Basta Indra, ci penso io ora… >>

La moglie lo fissò un attimo, sospirò e poi si rivolse alla figlia.

<< Non credere che la passerai liscia con questo comportamento signorina! >> prese il cappotto e uscì.

Gustus sospirò leggermente, toccandosi la fronte con la mano.
Lexa ora guardava in basso, incerta su cosa dire.

<< Quando affronti uno scontro, dovresti proteggerti la faccia… >> disse all’improvviso suo padre.

Lexa lo guardò sorpresa.

<< Puoi parlare con me Lexa….so che non sono stato molto presente in questo periodo…ma sappi, che puoi parlare con me >> disse sincero, la bruna notò che era invecchiato tantissimo in questo breve periodo.

<< Hanno rovinato un suo murales…..le persone sono così ingrate >> disse, stringendo i pugni.

Gustus la guardò attentamente.

<< Si è vero, alcune persone sono ingrate….ma tu non lo sei, io e tua madre, Anye e Raven….ci sono moltissime persone là fuori, che sono rispettose e capiscono…. >> spiegò il padre, poi abbassò il viso.

Lexa lo fissò, cercando di capire come facesse a reggere tutta quella pressione addosso.

<< So che è difficile….ma cerca di non assentarti più da scuola e se vuoi prendere a pugni qualcuno, impara a proteggerti prima >> disse con un mezzo sorriso, poi si alzò andò un attimo in cucina e mise una scatola sul tavolino.

<< Ho un favore da chiederti….porteresti questo ad Abby? >> chiese triste.

<< Abby? >> chiese Lexa, guardando la scatola.

<< Sono le cose che sono rimaste in Accademia….volevo passarci io, ma non credo che sia una buona idea….Anya non riesce ancora…volevo che le avesse da una persona che ci tiene, da una persona di famiglia.. >> confessò il padre.

Lexa guardava la scatola, era una scatola per scarpe.

<< Si…certo >> rispose, deglutendo.

Gustus sorrise, poi si alzò.

<< Grazie Lexa >> sospirò, come se un enorme peso gli fosse stato tolto.




Lexa continuava a fissare quella scatola nella sua camera, senza aprirla. Si addormentò guardandola, pensando a quei bellissimi occhi blu.






<< Quindi sei diventata una ribelle adesso? >> chiese scherzando sua sorella.

All’uscita da scuola l’aveva trova lì, appoggiata alla jeep, ad aspettarla.

<< Hai paura che ti rubi questo titolo? >> rispose, Lexa, guardando dal finestrino.

Anya rise, ma la sua risata non raggiunse mai i suoi occhi, non era leggera e spensierata come un tempo.

<< Non potresti mai riuscirci, mostriciattolo >>

Andarono a mangiare un hamburger, nella solita tavola calda.
Lexa notò che la sorella era già alla terza birra.

<< Allora chi ti ha conciata così? >> chiese duramente, Anya.

<< Nessuno….sono solo caduta >> rispose Lexa, distogliendo lo sguardo dal suo.

<< Non me la bevo questa… >> disse, ma non insistette più. Anya beveva e al contempo, il suo sguardo vagava fuori, agitata e ansiosa.

<< Come sta Raven? >> chiese Lexa.

Anya guardò la sorella e per un attimo la vecchia Anya ricomparve.

<< Sta bene…quella ragazza è un vulcano, pensa che l’altro giorno a letto… >> si interruppe, guardò la sorella e spalancò gli occhi…

Lexa capì, non stava parlando con lei, in quel momento stava parlando con la sua amica.
Lo sguardo di Anya divenne disperato, bevette un lungo sorso della sua birra e continuò a guardare fuori.

<< Mi insegneresti a fare a botte? >> chiese, dopo un po’, Lexa.








Anya aveva esagerato e Lexa aiutò la sorella a salire le scale. Raven aprì la porta e sospirò vedendo la sua ragazza in quelle condizioni.

<< Le sorelle Woods si sono divertite, vedo >> disse aiutando Anya a stendersi nel letto.

<< Sei così bella mia dolce latina >> disse ridendo Anya.

<< Non mi lusingherai con i tuoi bei complimenti….domani sarai in grossi guai >> rispose Raven, coprendola con la coperta, dandole un bacio sulla fronte.

La latina accompagnò Lexa alla porta.

<< Grazie per averla accompagnata…. >> disse alla giovane.

<< Sembra un gorilla quando beve così >> disse la bruna.

<< Che hai fatto alla faccia? >> chiese Raven, curiosa.

Lexa la fissò.
<< Ho preso a calci tre tizzi…. >> disse sincera.

 Con Raven era difficile mentire.
<< Beh, credo che se lo siano meritato >> disse sorridendo.

Poi divenne seria.
<< Come stai, sul serio… >> chiese alla bruna.

Lexa guardò in basso.
<< Non lo so…sono arrabbiata, credo…. >> disse, un po’ incerta.

Raven sorrise, tristemente.
<< Teneva molto a te…. >> confessò.

Lexa a quelle parole scattò, come se qualcosa l’avesse morsa.

<< Si certo… >> disse sarcastica.

Raven la guardò negli occhi, le prese la mano.

<< La rabbia è un sentimento normale, Lexa…..ma non permettere a questa rabbia di logorarti l’anima, immagino sia difficile….ma lei avrebbe voluto che ti concentrassi sul tuo futuro….non sprecare l’occasione che ti è stata data >> disse seria la latina.

Lexa la guardò sorpresa. Ogni volta che parlava con Raven, aveva la sensazione che lei sapesse ogni cosa.
Lexa tolse la mano dalla sua, si voltò per andarsene e disse:

<< Come posso pensare di vivere, in un mondo dove lei non esiste? >> chiese, con la voce tremante.









Aveva provato a bussare a casa di Abby, ma non aveva risposto. Decise di andare nell’unico posto dove potesse trovarla, in ospedale.
Dopo un po’ incontrò Bellamy, il fratello di Octavia.

<< Lexa, che ci fai qui? >> chiese il ragazzo.

<< Sto cercando Abby, devo consegnarle questa >> disse mostrando la scatola.

Bellamy la guardò curioso, poi disse:

<< Sta operando adesso, vieni ti faccio accomodare nel suo ufficio, cosi potrai aspettarla tranquillamente >> disse andando verso l’ufficio della donna.

<< Aspetta qui >> disse chiudendo la porta.

Lexa si guardò intorno, c’era molto disordine, un cuscino e una coperta sul divanetto, facevano intuire che la donna non tornava spesso a casa. Andò verso la scrivania, appoggiò la scatola e subito notò le fotografie.
Ne prese una in mano.
Jake e Clarke sorridenti, sulla spiaggia. Lexa sfiorò il viso della bionda, sentì subito quel dolore al petto.

Rimise la foto al suo posto e poi, un po’ incerta, decise di aprire la scatola.
Una cosa attirò subito la sua attenzione, un grosso quaderno in pelle. Tremante, l’aprì.

Vide un ritratto di Jake, nella sua uniforme Skaikru, fiero e distinto. Sfogliò le pagine, la madre, Anya e paesaggi, cieli e stelle.
All’improvviso, la mano di Lexa si fermò. Gli occhi si spalancarono.

Vide la sua immagine, era lei….seduta su un divano, leggendo un libro. Continuò a sfogliare le pagine…lei…il suo viso, il suo sorriso, i suoi occhi….sempre e solo lei.
Il cuore le batteva all’impazzata nel petto.

Tutti quei ritratti, raffiguravano una persona che a lei era sconosciuta, era così che i suoi occhi la vedevano? Per lei, Lexa era grazia, bellezza, vitalità….
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Amore, tutto quello che leggeva dentro quel quaderno era semplicemente Amore…



I suoi pensieri vennero fermati dall’entrata di Abby allora, velocemente, come un qualunque ladruncolo, nascose il quaderno dietro la schiena, infilato nei jeans.

<< Lexa, Bellamy mi ha detto che mi stavi aspettando qui, va tutto bene? È successo qualcosa? >> chiese la donna preoccupata.

Il viso stanco, i capelli in disordine….la donna rappresentava la disperazione in persona.

<< Signora Griffin….si si, tutto bene >> rispose la bruna, spaventata di essere stata colta sul fatto.

<< Mio padre mi ha chiesto di portarle questa… >> disse indicando la scatola.

Abby si avvicinò, attirò la scatola di fronte a sé, sollevò piano il coperchio.

<< Ah….si… >> disse, fissando le cose al suo interno.

<< Grazie… >> sussurrò lievemente. Poi alzò lo sguardo e fissò la bruna.

<< Tu e Anya state bene? >> chiese.

<< S-si….stiamo bene >> mentì la bruna, abbassando lo sguardo.

Abby sorrise dolcemente.

<< Bene, meglio così…. >> poi allungò una mano e accarezzò il viso della bruna.

La guardò negli occhi.

<< Sei cresciuta così tanto…. >> disse nostalgica.

Vedere quegli occhi blu, cosi simili ai suoi, spenti e tristi, provocava nella bruna una rabbia terribile.
Non era giusto.










Murphy aiutò la madre a stendersi nel letto, la coprì con le coperte e le accarezzò i capelli, che piano piano diventavano sempre più grigi.

<< Grazie John…. >> sussurrò in dormiveglia la madre.

Il ragazzo udì la campanella del negozio suonare, scese di corsa e trovò la bruna che curiosava per gli scaffali.

<< Se stai cercando i piselli….li ho finiti >> disse, facendo voltare la bruna.

Notò che in mano, teneva una bottiglia di vodka.

<< Hai un posto per bere questa? >> chiese la bruna.

Murphy sorrise, chiuse la cassa, poi la porta e rispose:

<< Non vorrai provarci con me Woods? >> stuzzicò, poi andò verso le scale e fece cenno di seguirla.

Salirono sulla terrazza, soffiava una leggere brezza gelida. Le stelle illuminavano la notte, i due ragazzi si sedettero uno di fronte all’altro, sul bordo.

<< Non sapevo che la tua famiglia avesse un negozio >> disse la bruna, bevendo un sorso dalla bottiglia.

Murphy la prese e fece lo stesso.

<< È di mia madre adesso… >> disse semplicemente.

Lexa annuì, iniziava a capire che dietro a quell’aria da bullo irritante, in realtà ci fosse molto di più.

<< Perché sei venuta qui? >> chiese il ragazzo, passandole la bottiglia.

Dopo un sorso la bruna disse:

<< Tutti non fanno altro che mentire, dicono una marea di bugie….si nascondono dietro delle maschere…tu no… >> disse semplicemente.

<< Non l’ho mai fatto >> disse sorridente.

Lexa si girò a guardare il piccolo panorama, sospirò.

<< Qual’ è la tua verità Woods? Ti dico la mia se mi dici la tua >> sfidò il ragazzo.

Lexa alzò un sopracciglio, non capendo cosa il ragazzo volesse dire.

<< Vediamo…. >> disse riprendendo la bottiglia.

<< Mio padre è in prigione per aver cercato di rubare delle medicine per mia madre….non è stato molto scaltro e l’hanno beccato subito. Adesso siamo pieni di debiti, il negozio sta fallendo e mia madre….mia madre è peggiorata… >> confessò serio.

Lexa guardò il ragazzo, stupita.
<< Odio tutto e tutti, specialmente quelli come te….con una famiglia perfetta e famosa… >> disse sorridendo, poi bevette un altro sorso.

Diede la bottiglia alla ragazza di fronte a lui, che lo guardava sorpresa.
Lexa non sapeva cosa dire, quindi rimase in silenzio.

<< Poi quel giorno ti vidi, era venuta a prenderti all’uscita di scuola….ho visto il modo in cui la  guardavi, come ti muovevi intorno a lei….e dopo il fatto ho pensato che non avrei mai voluto essere te  >> confessò Murphy, serio.

Lexa si voltò di scatto verso di lui, ricordava quel giorno, come se fosse ieri.

<< Sai dopo che arrestarono mio padre, la notizia fece un po’ di scalpore e in un intervista le chiesero che cosa ne pensasse….
Sai cosa rispose? >> chiese il ragazzo alla bruna.

<< “ Penso che per proteggere le persone che amiamo, a volte, si commettono azioni impossibili e stupide….ma credo che ci voglia molto coraggio a prendere determinate decisioni, giuste o sbagliate che siano….per me questo è il vero sacrificio “ >> disse Murphy ricordando le parole della bionda.

Lexa guardò intensamente il ragazzo.

<< Era la prima volta che qualcuno parlava di mio padre in questo modo…. >> disse guardando fuori.

Lexa prese la bottiglia e bevette. Poi porse al ragazzo il quaderno.
Murphy sorpreso, l’afferrò e iniziò a sfogliarlo.
La sua espressione divenne sorpresa, i suoi occhi si spalancarono. Poi sollevò lo sguardo verso di lei.
Il viso di Lexa era bagnato da lacrime amare.

<< Oh….credo, che abbia vinto tu >> disse Murphy.

Lexa ritornò a guardare il panorama della città.

<< Già….ho vinto io >> sussurrò, chiudendo gli occhi.








Presente


Quando riaprì gli occhi, vide subito due pozze blu che la guardavano dolcemente.

<< Buongiorno >> la voce roca e bassa, una carezza gentile sulla guancia.

Lexa rimase a fissarla ancora per un po’, in silenzio.

<< A cosa pensi? >> le chiese la bionda, notando l’espressione incantata della bruna.

<< A quanto sarebbe bello svegliarsi sempre così….con i tuoi occhi che mi guardano >> disse Lexa, seria.

Clarke le accarezzò la guancia.

<< Si…bellissimo >> disse sorridendo.

<< Ho visto il tuo quaderno >> confessò, all’improvviso, Lexa.

Clarke aggrottò la fronte, non capendo…poi ricordò.

<< Oh…quel quaderno >> disse accarezzando il tatuaggio sul braccio della bruna.

<< Il modo in cui tu mi vedi è….. >>

<< È cosa? >> chiese curiosa la bionda.

<< Senza fiato >> confessò Lexa, avvicinandosi al suo viso.

Clarke continuò ad accarezzare la bruna, con la mano scostò il lenzuolo, rivelando il suo fianco nudo.

<< Tu fai rimanere senza fiato, Lexa >> rispose la bionda, accarezzandola con il suo sguardo.

Il respiro di Lexa si fece più veloce, mille brividi le percorrevano la pelle.

<< Tu sei la mia dolce ossessione >> confessò Clarke, prima di baciarla con passione.

Lexa si aggrappò alle sue forti spalle, ricambiando il bacio con tutto il suo desiderio.
Clarke si mise sopra di lei, continuando a baciare le sue labbra piene. Scendendo sul collo, poi sull’incavo dei suoi seni, sul suo ventre liscio.
Il respiro di Lexa divenne subito irregolare, l’eccitazione che sentiva aumentava ad ogni tocco, ogni bacio della bionda.

<< G-guardami….guardami Clarke >> supplicò.

Clarke sollevò lo sguardo e subito tornò sul viso della bruna.
La guardò come ordinato da Lexa. Le due si fissarono per un paio di secondi. Clarke le accarezzò i capelli e la guancia, con una dolcezza tale da scatenare le lacrime della bruna.
Il braccio di Clarke affianco al suo viso, la faceva sentire protetta, come mai si era sentita.

<< Prendimi…prendi tutto di me e non lasciarmi mai andare… >> ordinò con disperazione.

Gli occhi di Clarke si fecero scuri, era così bella e fragile pensò.
La baciò ancora una volta con passione e ritornò giù, verso la sua intimità. Gli occhi verdi di Lexa si spalancarono, la mani strinsero forti le lenzuola.

Gemiti di piacere riempirono la stanza per ore.











Abby, Gustus, Indra e Marcus guardavano la bionda senza pronunciare parola. Clarke era andata a casa di sua madre e aveva spiegato a grandi linee la situazione.
Anya era appoggiata al muro del soggiorno con le braccia incrociate e lo sguardo basso.
Lexa era seduta nel divano, affianco alla bionda.

<< Quindi andrai di nuovo lassù? >> chiese Abby, con un tono che la bionda non aveva mai sentito prima.

<< Non credo che capiterà tanto presto, ma si…se sarà necessario andrò con loro >> rispose sinceramente Clarke, guardando la madre.

Abby rimase in silenzio.
<< Incomincerai presto l’addestramento allora, una donna come Luna si assicurerà di saperti controllare prima di rimandarti in missione >> spiegò Gustus, ombroso.

<< Ma non puoi semplicemente rifiutarti, tesoro? >> chiese preoccupata, Indra.

Clarke la guardò e sorrise:

<< Credo che non sia così semplice >>

<<  Possiamo parlare con il Consiglio e vedere se è possibile far desistere il Generale Luna >> disse Gustus, cercando di trovare una soluzione.

<< No, non faremo nulla di tutto questo. Ritornerò all’Accademia e adempirò ai miei doveri di Generale….questo sarà l’unico modo per tenerla a bada >> rispose sicura Clarke.

<< Cosa ha usato per convincerti? >>  chiese Gustus.

Clarke guardò per un attimo Lexa, che si mosse infastidita.

<< Con la mia presenza lassù, molte vite saranno risparmiate….devo farlo Generale >> disse sicura Clarke.

Abby si alzò dal bracciolo della poltrona, dov’era seduta e se ne andò in cucina.

<< Abby… >> disse Marcus alzandosi a sua volta, si toccò il collo incerto se seguire la donna o meno.

Clarke sospirò e si alzò raggiungendo la madre.







Abby stava mettendo su il thè, dando le spalle alla figlia.

<< Non ho avuto scelta Ma… >> disse Clarke.

Abby rise sarcasticamente.

<< Ovviamente… >>

<< Non posso ignorare quello che sta succedendo…ti prego cerca di capire >> supplicò la bionda.

Abby a quelle parole si girò di scatto.

<< Dovrei capire….Dovrei CAPIRE, CLARKE?? >> urlò la donna, infuriata.

<< Ho dovuto capire tuo padre Clarke! Ho capito e ho dovuto seppellirlo!! Ho capito mia figlia e ho dovuto sotterrare una bara vuota perché non era rimasto neanche un brandello di te!!!! >> continuò la donna distrutta.

<< Non voglio più capire Clarke!!! Non voglio più ritrovarmi di fronte un soldato che mi dice che mia figlia è morta mentre proteggeva qualcuno!! NON VOGLIO PIU’ PERDERE NESSUNO!!! >> urlò, piangendo.

Clarke l’abbracciò forte, attutendo con il suo petto i singhiozzi della donna.

<< T-ti prego Clarke…..ti prego >> continuò a supplicare.

Clarke le accarezzava dolcemente i capelli.

<< Shh….va tutto bene Ma….non mi accadrà nulla….non andrò più via >> la bionda cercava di consolarla, poi scostò il viso bagnato di lacrime della madre e la guardò.

<< Io non sono un medico Ma, né un meccanico….nè un’artista…..io so fare solo questo >> le confessò.

<< Mi dispiace se sono fonte di così tanto dolore…..ma Ma….tu e Papà mi avete insegnato che se si può fare del buono in questo mondo, dobbiamo fare del nostro meglio per riuscirci >> le disse, accarezzandole il viso.

<< Fidati di me….non ti farò soffrire mai più >> promise, abbracciandola ancora.

Abby si aggrappò alla figlia, come se non volesse lasciarla andare via mai più.
 




 Gustus andò accanto ad Anya.

<< Che cosa ha usato Luna per farla accettare? >> chiese l’uomo.

Anya fissò il padre, poi il suo sguardo si posò su Lexa, che allungava il collo per vedere come stavano andando le cose in cucina.

<< Oh….ora capisco tutto >> disse Gustus, rendendosi conto della situazione.

<< Avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile >> continuò, guardando Anya.

La donna annuì.







Roan sentì suonare. Si mise un asciugamano alla vita, i capelli sciolti ancora bagnati, i muscoli rilassati dalla doccia bollente. Aprì la porta e si appoggiò allo stipite, sorrise ammiccante e disse:

<< Ma guarda un po’ chi viene nella tana del lupo >>

Anya non lo guardò nemmeno ed entrò senza invito.

<< Generale chi è? >> disse una donna con i capelli rossi, bellissima, probabilmente una modella, pensò Anya.

<< Sparisci >> ordinò Roan, fissando sempre Anya.

La donna offesa da quel comportamento, si rivestì e se ne andò.

<< Devi scusarmi tesoro, se avessi saputo che saresti venuta, non avrei mai portato nessuna qui >> disse sinceramente, avvicinandosi alla ragazza.

Anya lo fermò, colpendogli il petto nudo.

<< Non sono qui per questo >> disse scocciata.

Roan, sorrise per il suo atteggiamento.

<< È un peccato…..allora perché sei qui Woods? >> disse, versandosi un bicchiere di brandy.

<< Riammettimi negli Skaykru >> chiese decisa.

Roan a quelle parole si girò, guardandola sorpreso.

<< Tu, vorresti rientrare? Perché mai? >> chiese curioso.

<< Clarke ha bisogno di aiuto >> disse con forza.

<< La bionda ha già il mio aiuto….non le serve altro >> disse bruscamente, Roan.

<< Ah certo! Adesso sei il suo migliore amico giusto? >> lo schernì, Anya.

Roan bevette tutto il bicchiere e puntò il dito verso di lei:

<< Tu hai disonorato il nostro Ordine!! Te ne sei andata perché non riuscivi neanche a mettere un piede lì dentro senza crollare!! Hai abbandonato tutti, quando avevano più bisogno di te!! >> disse Roan, con cattiveria.

Anya accusò il colpo, abbassando lo sguardo.

<< So benissimo cosa ho fatto!! Non ho bisogno della tua ramanzina! >> disse tra i denti la ragazza.

<< Non posso fidarmi di te! Non posso fidarmi di te con Clarke!! Che cosa succederebbe se voltassi ancora le spalle a tutti?! Non posso permettermi debolezze! >> continuò duramente l’uomo.

<< Non farei mai questo a Clarke!!! Sono cambiata adesso, ho imparato dai miei errori! >> disse decisa Anya.

Roan le andò vicino, ora erano uno di fronte all’altro.

<<  Ne sei sicura? >> sussurrò Roan a pochi centimetri dalla bocca della donna.

Anya lo guardò un attimo negli occhi, quegli occhi di ghiaccio, così freddi e imperscrutabili.

<< Si >> disse decisa.

Roan le prese il viso tra le mani e la baciò, con passione. Anya di tutto rimando, gli diede uno schiaffo.
Il Generale sorrise, toccandosi la guancia. Dio, pensò, quello sguardo….

<< Dovrai fare gli esami completi, anche quelli delle urine, devi essere pulita >> riprese Roan, come se nulla fosse successo.

<< E dovrai batterti con me, per le nano-macchine >> disse con il suo solito ghigno che Anya detestava.

Anya sorrise, aveva vinto.
Roan andò verso il bagno, si tolse l’asciugamano.

<< Ti andrebbe di farmi compagnia? >> chiese seducente.

Anya lo guardò dalla testa ai piedi, poi si voltò e prima di uscire disse:
<< Manco morta >>











Lexa camminava al fianco di Clarke, appena entrarono all’Accademia videro subito Raven, con le sue solite cuffie, ad accoglierle.

<< Buongiorno piccioncine! Pronte per il gran giorno?? >> chiese maliziosa.

Lexa arrossì, alzò lo sguardo verso quello rilassato della bionda.

<< È solo una prova Raven, non essere così entusiasta >> rispose la bionda continuando a camminare.

<< Beh, il grande ritorno della Principessa….certo che è una grande cosa! >> disse sorridente.

Arrivarono alla sala di allenamento e Raven vide Anya, con la tuta.

<< Ma che diavolo… >> disse, spalancando la porta.

<< Che diavolo ci fai qui? >> chiese la latina alla ragazza.

<< Beh, mi sto preparando… >> disse, ovvia Anya.

<< Non gliel’hai detto? >> chiese Clarke all’amica.

<< Detto cosa? >> domandò Raven.

<< Beh la nostra Anya qui, ha chiesto di essere reintegrata ufficialmente >> disse la bionda sorridendo.

<< Era ora… >> commentò Lexa.

Anya le fece la linguaccia.
Raven rimase senza parole.

<< Allora…dove si è cacciata la mia sfidante? >> chiese Roan, entrando nella sala con aria arrogante.
Si avvicinò al gruppetto.

<< Oh…Generale Griffin >> salutò, inchinando il capo.

<< Roan >> salutò Clarke.

<< Piccola Woods >> ammiccò Roan verso Lexa, ma i suoi occhi non abbandonarono la bionda che di rimando si avvicinò ancora di più  alla bruna.
Il Generale rise, divertito. Poi il suo sguardo si posò su Raven.

<< Ingegnere >> salutò.

<< Generale >> rispose Raven, fredda.

<< Allora vecchia Woods….siamo pronti per aprire le danze? >> chiese ammiccante l’uomo.

Anya lo guardò storto.

<< Vecchia? >>

Roan rise e si posizionò al centro della sala.
Anya lo raggiunse e il duello iniziò.
I due erano immersi nel combattimento, quello che subito saltava agli occhi era la bravura di Anya.
Teneva testa al Generale senza grandi sforzi.

<< È bravissima >> commentò con ammirazione Lexa.

Clarke sorrise.
<< È solo un po’ arrugginita >> disse osservando il duello.

<< Ecco… >> continuò ad un certo punto.

Roan venne spinto indietro dalle nano-macchine di Anya e poi, con una mossa, l’uomo finì a terra, con il bastone di allenamento alla gola.
Clarke spostò il suo sguardo verso Raven, che guardava entusiasta e meravigliata la figura dell’amica.

<< Sexy >> disse a terra Roan, guardando la donna.

Anya sorrise.

<< Ovviamente >> rispose e tese la mano al Generale.

I due rimasero a guardarsi per un po’, sorridendo.
<< Bentornata Capitano Woods >> disse infine il Generale.

Clarke notò lo sguardo di Raven a quella scena, il viso contratto e dubbioso.
Roan si avvicinò alla bionda.

<< Adesso tocca a noi bionda >> disse entusiasta.

<< Esatto Generale! >> disse una voce alle loro spalle.

Luna entrò seguita da delle assistenti.
Tutti notarono i leggeri lividi e graffi sul suo volto.

<< Generale Griffin, è un onore riaverla con noi…adesso la nostra Raven la preparerà per il volo di oggi….è solamente una prova per ricominciare e vedere come se la cava >> disse autoritaria la donna.

<< Che cosa le è successo al viso? >> chiese curiosa la bionda.

Luna guardò un attimo la bruna al fianco di Clarke.
<< Solamente un piccolo incidente >> disse per poi congedarsi.

Clarke fissò Lexa un attimo, preoccupata.
<< Andiamo Clarke, ti accompagno a prepararti >> disse Raven, prendendole delicatamente il braccio.









Era negli spogliatoi. Guardava la nova tuta di volo. Raven le aveva spiegato come indossarla e le sue caratteristiche.

<< Avrò sempre te in ascolto? >> chiese la bionda.

<< Certamente Clarke….non posso abbandonare la mia Skaykru preferita >> disse Raven, ma il suo sorriso non raggiunse i suoi occhi.

Aiutò la bionda a chiudere la tuta e chiese, all’improvviso:

<< Anya è andata a letto con Roan? >>

Clarke la fissò, stupita da quella domanda che sembrava più un affermazione alle sue orecchie.
Non sapeva cosa risponderle. La latina, allora sorrise.

<< Non sei cambiata affatto Clarke…..il tuo viso non riesce proprio a nascondere nulla >> sospirò, triste.

Raven si sedette un momento, toccandosi la gamba. Poi si mise le mani in testa, inchinandosi in avanti.
Clarke la guardò, Raven era una delle persone più forti che lei avesse mai conosciuto, ma anche le persone forti meritano un attimo di debolezza.
Allora senza dire nulla l’afferrò gentilmente per il braccio e l’abbracciò. Raven posò la testa sulla spalla forte della bionda e chiuse gli occhi, piangendo.








Clarke stava per posizionarsi sulla rampa di lancio, quando Lexa le prese la mano, facendola voltare.

<< Andrà tutto bene vedrai… >> disse la bruna, incoraggiandola.

Clarke le sorrise.

<< Eh se nel caso qualcosa non andasse o non te la sentissi più, torna semplicemente a terra ok? >> continuò, sorridendole dolce.

Clarke premette la fronte contro la sua e chiuse gli occhi.

<< A terra da te >> sussurrò.

Lexa sorrise.

<< Da me >> ripeté.









Clarke si mise in posizione, il casco si chiuse in automatico. Roan al suo fianco, pronto.

<< Allora Clarke pronta? >> chiese la voce di Raven alla radio.

<< Si… >> rispose la bionda, guardando il compagno al suo fianco.

<< Al mio tre….1, 2… >> Clarke prese un bel respiro e chiuse gli occhi, concentrata.

<< 3 >> Aprì gli occhi e spiccò il volo.

Luna osservava il tutto nella sala di controllo assieme a Raven, Anya e Lexa.

<< Spinta grandiosa >> disse Anya a Lexa.








Clarke continuava a salire, il suo sguardo puntato in alto, vide di sfuggita Roan, al suo fianco che le sorrideva con sfida.

<< Ok Clarke, stai andando benissimo, ora segui semplicemente la rotta che ti appare sul display >>

Nel casco, di fronte a lei, apparve subito la rotta.
La bionda come se non avesse mai smesso, seguì la rotta indicata. L’adrenalina che le scorreva nella vene, quella sensazione di libertà…
Era nata per questo.
Aumentò senza accorgersene la velocità.

<< È velocissima >> commentò Raven.

<< Generale se non si sbriga la perderà >> scherzò via radio la latina.

L’uomo s’impegnò ad aumentare la velocità, stare dietro la bionda era difficile, ma tutto quello non faceva che stimolarlo, era come ai vecchi tempi….una sfida tra il Principe e la Principessa.

Clarke faceva delle ruote e della virate impressionanti.
Raven sentì la sua voce entusiasta.
Luna guardò la latina che alzò il pollice, come per dire che stava andando alla grande.





Mentre erano in picchiata ad un pelo dall’acqua, d’un tratto, il respiro di Clarke divenne più pesante e affannoso.
Raven aggrottò la fronte e notò che la bionda stava rallentando, controllò i suoi livelli fisici.

<< Wooh, Clarke…..il tuo battito sta aumentando troppo, cerca di calmarti stai andando benissimo >> cercò di rassicurarla.

 Anya e Lexa guardarono Raven.

 << Qualcosa non va >> disse Lexa, preoccupata.

Vedeva che la bionda era uscita dalla rotta e ora stava salendo verso l’alto.
<< Roan cerca di non perderla >> avvertì Raven.

<< È uscita dalla rotta >> disse Luna, osservando i dati sullo schermo.

<< Era troppo presto! Maledizione! >> imprecò Lexa.

<< Calmati Lexa >> l’avvertì Anya.





Raven cercò di comunicare con la bionda ma quest’ultima non rispondeva.
Caldo, sentiva troppo caldo. Clarke guardava il cielo, doveva salire. Il suo respiro era pesante e irregolare, il cuore le stava esplodendo dal petto.

<< Presto! Presto! >> sussurrò.





<< Clarke i tuoi valori sono troppo alti, non puoi continuare a salire ancora, ti prego ritorna subito a terra! >> la implorò Raven.

<< Sto andando a fuoco….Raven….qual-qualcosa non va….sto bruciando >> Raven sentì la voce di Clarke che diceva tutte queste parole.

Guardò subito Anya preoccupata.

<< Penso che….stia rivivendo quel giorno >> disse alla ragazza.

Anya e Lexa la guadarono sconcertate.






Roan stava salendo, seguendo la bionda ma arrivato al limite non riuscì e si fermò.

<< Il mio braccio….io…io devo resistere….riuscirò a fermarlo….riuscirò >> disse sconnessa la bionda.

Davanti ai suoi occhi vedeva solo quel raggio verde, sentiva solo il dolore e il calore insopportabile.

<< CLARKE!! >> sentì all’improvviso.

Lexa, pensò….

<< Clarke che stai facendo?! Torna subito giù a terra!! Torna subito da ME!! >> ordinò la bruna che aveva preso il posto di Raven alle comunicazioni.




Improvvisamente Clarke si fermò. Il respiro le morì in gola quando posò il suo sguardo verso il basso.
La Terra…la sua bellissima Terra. Era così bella…non si ricordava di questo spettacolo.

<< Clarke! >> sentì ancora la voce preoccupata di Lexa.

Subito scese in picchiata. Doveva tornare, pensò…doveva tornare dalla sua Lexa.
Passò di fianco a Roan come un fulmine.

<< È troppo veloce >> disse a denti stretti il Generale, che iniziò subito a inseguirla.

Presto! Presto! Doveva tornare, pensava la bionda.  

<< Roan fermala è troppo veloce >> ordinò Luna.

Quasi arrivati a terra, la bionda si fermò immediatamente, Roan scioccato non ebbe in tempo di fermarsi e le andò addosso.
I due caddero a terra, ma nessuno si ferì.
Roan guardò subito la bionda che si stava lamentando.

<< Clarke! >> chiamò preoccupato.

La bionda urlava dal dolore.
Anye e Lexa uscirono subito nella piattaforma e raggiunsero i due. Roan cercava di tranquillizzare la bionda senza successo.

<< Ahhh!!! Toglimela!! >> urlava la bionda disperata.

Lexa arrivò in un attimo al suo fianco e le scrollò le spalle.

<< Clarke!! Sono io Clarke! Sono Lexa >> disse, cercando di capire che stesse succedendo.

<< Toglimela Lexa!! Vado a fuoco!! Sto andando a fuoco Lexa!! >> implorò Clarke.

Anya si posizionò dietro di lei e cercò di toglierle la tuta.
<< Sbrigati Lexa!! >> ordinò Anya, cercando di toglierle quella tuta di dosso.

<< Aiuto!! Aiutatemi….aiutami Lexa!! >> supplicò la bionda.

Lexa agitata e preoccupata tolse immediatamente il casco e, con l’aiuto di Anya, la tuta alla bionda. La bruna l’abbracciò, accarezzandole la schiena nuda.

<< È passato ora, è tutto finito….stai bene, stai bene >> la confortò, ascoltando il suo respiro affannoso e cercando di contenere il suo corpo che tremava, incontrollato.

Roan si mise accanto ad Anya e guardò scioccato la schiena della compagna.
<< Tu stai bene? >> chiese Anya.

<< Si…si…portatela dentro >> ordinò il Generale, ancora scioccato.






Raven si voltò adirata verso Luna, piangendo.

<< Non le basta questo!!! >> urlò, stupendo tutti.

Molti assistettero alla scena ma nessuno proferì parola.






Lexa sorresse la bionda fino agli spogliatoi, prima di entrare si voltò verso Anya, che le seguiva preoccupata.

<< Ci penso io ora >> disse Lexa, chiudendo la porta.

Non voleva che nessuno vedesse la bionda in questo stato.

<< Ok…vieni >> disse e l’aiutò a sedersi sulla panchina.

L’aiutò a spogliarsi con calma, il corpo della bionda tremava ancora.
Lexa si alzò e fece scorrere l’acqua della doccia. Aiutò Clarke ad alzarsi e l’accompagnò sotto il getto tiepido.
Clarke si voltò e si sorresse al muro con il braccio.

Chinò il capo mentre l’acqua le percorreva tutto il corpo. Il respiro divenne più lento…
Lexa guardò la sua schiena muscolosa e martoriata, notò che la mano appoggiata al muro, tremava.
Si avvicinò, incurante di bagnarsi….l’accarezzò piano , per paura di spaventarla.

Quando vide che il tremore si affievolì, posò la fronte sulla sua schiena e l’abbracciò da dietro.
Rimasero per un po’ in quella posizione, l’acqua aveva bagnato completamente Lexa, ma la cosa non le importava.
All’improvviso, la bionda si voltò, lentamente, e l’abbracciò forte. La testa di Clarke era china sulla sua spalla.

<<  H-ho avuto paura….di scomparire ancora una volta >> confessò, aumentando la stretta, come se la sua vita dipendesse da quell’abbraccio.

<< Andavo a fuoco, Lexa……ho visto quel fascio di luce, ho sentito l’odore della mia pelle bruciare, tutto quel dolore…. >> sussurrò disperata.

Lexa strinse ancora più forte le sue braccia intorno alla bionda.

<< Sei qui Clarke….sei qui con me… >> la consolò.

<< Stai bene….sei con me e stai bene >> continuò, posando un lieve bacio sulla sua spalla.








Luna stava analizzando i dati nella sala centrale quando la scrivania e tutti i computer della stanza saltarono in aria.
Lexa comparve nella sala, gli abiti completamente zuppi, come i capelli. Lo sguardo truce.

<< Ti avevo detto di starle alla larga…tutto questo è colpa tua! >> disse fredda come il ghiaccio.

Andò di fronte al Generale, sorpresa dal potere che stava emanando la bruna.

<< Lasciala in pace >> minacciò.

Andò via, scontrandosi con un attonita Anya.







Raven stava lavorando nel suo ufficio, controllava i dati della tuta di Clarke, magari le era sfuggito qualcosa, forse la tuta era difettosa, controllava e ricontrollava.
Anya entrò e la ritrovò così, china sui dati, concentrata. Era così terribilmente bella, che faceva male guardarla, pensò.
Raven si accorse che qualcuno la stava fissando, alzò il viso e si ritrovò quei due occhi verdi addosso.

<< Forse mi è sfuggito qualcosa….un difetto, un errore di progettazione. Stavo pensando che forse dovrei studiare meglio le nano-macchine di Clarke… >> iniziò come un treno.

Anya la fermò, stringendole la mano.

<< Ehi, non fare così! Non è colpa tua, ok? Clarke soffre ancora dello Stress Post Traumatico….è sotto shock, non è colpa tua….le tue tute sono perfette >> la tranquillizzò, sorridendole lievemente.

Raven la fissò negli occhi, poi guardò la sua mano e la ritirò subito, scottata.
Anya stupita da quel gesto, si tocco il collo e chiese preoccupata:

<< Che c’è? >>

Raven la guardò negli occhi:

<< Sei andata a letto con Roan >> disse schietta.

Anya si immobilizzò, spalancando gli occhi. Poi abbassò lo sguardo, colpevole.

<< Si… >>

<< Non era una domanda >> disse irritata la latina.

<< Raven ascolta… >> cercò di spiegare Anya, ma l’altra non la fece finire.

<< Perché proprio lui? >> chiese, ora arrabbiata.

Anya la fissò, poi sospirò.

<< Perché io e lui siamo uguali >> spiegò.

<< Che cazzo di risposta è Anya?! >> domandò irata la latina.

<< Io non sono come te Raven! Non sono forte o coraggiosa, io scappo dal dolore, commetto errori su errori….e scelgo sempre la strada più semplice! >> cercò di spiegare.

<< Così vai a letto con la persona più infima e vuota che trovi? >> domandò la latina, visibilmente arrabbiata.

<< Lui non è così… >> sussurrò Anya.

Raven la guardò sconcertata.

<< Provi qualcosa per lui…. >> disse, disgustata.

<< No Raven….non è come pensi >> cercò di avvicinarsi ma la latina rifiutò, spingendola via.

<< Mi fai schifo! >> urlò.

<< Aspetta! Lasciami spiegare ok? So che ho fatto un casino, mi dispiace io… >> disse ma la latina le urlò di rimando:

<< Vattene!! ESCI VAI VIA!! >>

Anya abbassò la testa e con le lacrime agli occhi le disse:

<< Quella che amo sei tu! Sei sempre stata tu Raven….solo tu….m’impegnerò con tutta me stessa per dimostrartelo >> si voltò e prima di uscire sussurrò:

<< Scusa se ti procuro sempre altro dolore >>

Raven la guardò andare via e scoppiò in un lungo e disperato pianto.










Anya entrò a casa, le luci erano spente, segno che Clarke e Lexa stavano dormendo. Andò in cucina  e per poco non le venne un infarto. Accese la luce e trovò Clarke seduta sullo sgabello.

<< Cazzo Clarky! Sono quasi morta >> disse, poi fissò la bionda che la guardava colpevole.

<< Scusa… >>

<< Che cavolo ci fai qui al buio a quest’ora? Dov’è Lexa? >> domandò, spostando lo sguardo verso la camera della bionda.

<< Sta dormendo….non volevo svegliarla >> rispose la bionda, seguendo lo sguardo dell’amica.

<< Tutto bene? >> chiese Anya, avvicinandosi.

La bionda annuì.

<< Non riuscivo a dormire >> rispose semplicemente.

Anya rifletté, poi disse:

<< Succo al nostro solito posto? >> chiese speranzosa.

L’espressione di Clarke si rilassò.






Arrivarono al loro solito posto. Si sedettero sull’erba, bevendo i loro succhi.

<< Mia sorella ci ammazzerà quando non ci troverà a casa >> disse preoccupata Anya.

<< Le ho lasciato un biglietto >> disse la bionda, sorseggiando il suo succo.

Anya ghignò.
<< Ovviamente >>

<< Che bella giornata di merda oggi, vero? >> disse scherzosamente, Anya.

Clarke la fissò.
<< Raven sa che sono andata a letto con Roan >> confessò, poi sospirò grattandosi la testa.

<< Ma sai, penso che non sia così male, certo far soffrire Raven mi distrugge ma non tutto e perduto, credo… >> disse, con espressione più leggera.

<< Ah si? Non è così male? >> chiese Clarke, guardando l’amica stralunata.

<< Si…oggi ho capito che mi ama ancora >> disse sorridendo, guardando le stelle.

Clarke la fissò, scosse la testa e sorrise.

<< Bene….allora impegnati a dimostrarglielo >>

<< Lo farò! >> disse decisa Anya, coricandosi sul prato.

Clarke osservò l’amica, poi divenne seria.

<< Credo che Lexa abbia aggredito Luna >> confessò la bionda.

<< Sicuramente è andata così… >>

<< Perché non sei sorpresa? >> chiese curiosa, Clarke.

Anya si voltò a guardarla.

<< Lexa è cambiata moltissimo in questi anni….poi Luna ti sta causando problemi, è normale per lei reagire così >> disse tranquilla.

<< Si metterà nei guai…. >> disse la bionda, preoccupata.

<< Lexa non è più una bambina…..combatte per le persone a cui tiene, ti ricorda qualcuno? >> chiese Anya sorridendo.

Clarke rifletté.

<< Siamo proprio nei casini io e te >> dichiarò Anya, all’improvviso.

Clarke rise e si distese sull’erba accanto all’amica.

<< Già… >> disse, guardando le stelle.

Rimasero in silenzio per un po’.
<< Ma siamo dannatamente sexy con quelle tute addosso >> proclamò Anya, ridendo.

Clarke sorrise.
<< Assolutamente >> .


















Note dell'Autrice:  Salve a tutti cari lettori e lettrici!! Ecco a voi un nuovissimo capitolo!! Dite la verità non vi aspettavate così presto, eh?? Raven sa che tra Anya e Roan è successo qualcosa....pensate che tra questi due ci sia qualcosa di più? Come si comporterà secondo voi Raven adesso?? Fatemi sapere che cosa ne pensate! Vi ringrazio per i meravigliosi commenti che mi lasciate.....vi adoro!!
Il prossimo capitolo sarà molto più leggero! Eh si ragazzi/e , stop al drama per un po'! Vi dico solo: Compleanno di Lexa e casa in riva al mare!! Ne vedrete delle belle!!
Spero alla prossima carissimi/e!!
Granzie ancora!!



  
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