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Autore: Sistxh    26/03/2018    2 recensioni
Sequel "Invader of the light."
Quando si pensa al diamante il primo colore che viene in mente sicuramente non è il nero, ma il bianco.
Eppure, i diamanti neri sono tra le pietre più preziose per la loro particolarità che li rende unici.
Loro sono due diamanti, attratti dal Lato Oscuro della Forza. L'Oscurità è generosa, paziente e vince sempre. Ma nel cuore della sua forza sta la sua debolezza: una sola scintilla è sufficiente per sconfiggerla.
L'Amore è più di una scintilla... l'amore da fuoco alle stelle.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Leader Supremo Snoke, Luke Skywalker, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Klelia and Kylo Trilogy.'
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                                                                   II.
                                                                                                  
"She wears strenght and darkness equally well,                                                                                                                                                                          the girl has always been half goddess, half hell."                                                                                                                                                                                                                                       -Nikita Gill
 
 
Appena usciti dalla camera, Klelia e Kaspar videro Jai. Vicino a lui vi era un ragazzo, abbastanza alto, moro con gli occhi blu scuro, si chiamava Kane. Era un altro degli schiavi che avevano partecipato al piano di evasione, lui e Kaspar erano amici di vecchia data. Prima della schiavitù era stato un pilota, Kaspar le aveva detto che era grandioso, un esperto di meccanica ed un ragazzo estremamente intelligente; Klelia ammirava la sua audacia e la sua forza di volontà. Dopo giornate intere passate a lavorare intensamente, non l'aveva mai sentito lamentarsi, non si stancava mai. Era come se non provasse dolore, almeno a livello fisico.
I due li raggiunsero, quando Kane vide Kaspar gli diede una pacca sulla spalla e gli disse: "Amico, siamo nella stessa camera." 
"Che fortuna!" esclamò ironico Kaspar.
"C'è qualcosa che non va?" chiese confuso Jai.
"Vedi... non credo che riuscirò a sopportare la puzza d-" Kaspar fu interrotto da Kane che gli mise una mano sulla bocca.
"Sta’ zitto." gli disse serio.
Con uno scattò veloce Kaspar spostò la mano di Kane, entrambi cominciarono a spintonarsi e a fare finta di lottare, ridendo e scherzando mentre entravano nella camera che era stata assegnata loro. Klelia rimase lì a guardarli divertita; all'improvviso percepì una sensazione di frustrazione. Voltò il capo e vide Ben sulla soglia della porta, aveva la mascella serrata e la fronte corrugata, Klelia doveva parlare con lui al più presto. Non sarebbe stato facile, ma lei non voleva la facilità, in fondo bramava la difficoltà.
"Solo, non essere inquietante." disse Jai alle sue spalle, a voce abbastanza alta per far sì che Ben lo sentisse. Klelia lo vide alzare gli occhi al cielo, voltarsi e sbattere la porta con violenza. 
"Ti consiglierei di stargli lontano... è nocivo." il tono di voce di Jai era pieno di disgusto. Lentamente Klelia si avvicinò al ragazzo.
"Io faccio quello che voglio." disse guardandolo pericolosamente.
"Non capisci... lui è diverso." Jai le mise le mani sulle spalle.
"Non bisogna vedere le persone per quello che sono," disse Klelia, allontanandosi da quel contatto indesiderato "Ma per quello che potrebbero essere."
"In futuro te ne pentirai," disse Jai, poi sospirò "Vieni, ti mostro la tua camera."
Klelia lo seguì silenziosa mentre raggiungevano la fine del corridoio, Jai si fermò davanti ad una porta e disse sorridente: "Sono sicuro che lei ti piacerà." 
Klelia fece un cenno di assenso, poi Jai bussò. Dopo poco sentirono dei passi e la porta si aprì rivelando la figura di una gracile ragazza. In un primo momento, Klelia rimase colpita dalla grande matassa di capelli rossi e ricci della ragazza, che cadevano a cascata sulle sue spalle dritte, dove si ergeva un collo alto e nobile; il viso, punteggiato da lentiggini, catturò la sua attenzione per il colore verde prato degli occhi, per il disegno chiaro delle sopracciglia e per la forma incisiva ma garbata del naso.
"Jai, serve qualcosa?" gli rivolse un sorriso timido ma educato, mostrando il bianco dei suoi denti, incorniciati da sottili labbra.
"Shila, questa è una dei nuovi arrivati di cui ci aveva parlato il Maestro Skywalker," spiegò Jai "D'ora in poi starà in camera con te."
"Piacere di conoscerti, io sono Klelia." disse presentandosi e le porse la mano, ma Shila la ignorò e la abbracciò fortemente.
"Come puoi vedere, Shila è molto affettuosa." disse Jai ridendo.
Ma le persone qui non hanno idea di cosa sia lo spazio personale? pensò Klelia.
Shila si staccò lasciandola respirare e Klelia non poté fare a meno di notare la notevole quantità di cicatrici che le segnavano le braccia e che erano in contrasto con la sua candida pelle. Shila si accorse del suo sguardo e disse: "Vedo che hai notato queste..." 
"Scusami, non intendevo-" Klelia si scusò frettolosamente prima di essere interrotta.
"Sono stata anch'io una schiava." rivelò Shila.
"Bene, io vado," annunciò Jai percependo la tensione "Vedo che avete tanto di cui parlare."
Quando Jai sparì dal loro campo visivo, Shila invitò Klelia ad entrare. La camera era molto ampia e luminosa, grazie alla luce che proveniva dal finestrone posto al centro, fra i due letti in legno. Le pareti erano color crema, sulla destra vi era un armadio e dall'altro lato un comodino. Klelia avanzò titubante, il rumore dei suoi passi sul pavimento in legno riecheggiò nell'ambiente. 
"Puoi mettere le tue cose qui," disse Shila "Ho liberato l'ultimo cassetto."
"Non ho niente." il tono della voce di Klelia era amaro.
"Allora dovrò prestarti qualcosa," disse Shila comprensiva "Anch'io fui privata di tutto."
"Dove vivevi?" chiese Klelia curiosa, mentre si sedeva su uno dei letti, Shila su quello di fronte.
"Tatooine," rispose Shila e cominciò a spiegare "Assieme alla mia famiglia, in una casa malridotta. Il pianeta fu conquistato dagli Hutt e fummo costretti a lavorare per loro."
"Ne ho sentito parlare... e le cicatrici?"
"Effetto collaterale delle frustate che ricevevo quando disobbedivo," i suoi occhi erano pieni di dolore "La mia famiglia fu uccisa, rimasi da sola, poi arrivò la Resistenza e liberò il pianeta dalla schiavitù."
"Fammi indovinare, poi ti portarono qui?"
"Sì, in seguito a dei test." rispose Shila con uno sguardo confuso.
"Questa situazione è strana..." disse Klelia alzandosi prima di sospirare.
"Ascolta, se sei qui è per una ragione," la dolcezza nella sua voce era sparita "La Forza è forte in te ed il Maestro Skywalker sarà in grado di aiutarti a rafforzarla."
"Lo spero..." disse Klelia a bassa voce e arrivò alle orecchie di Shila quasi fosse un sussurro.
"Parlando del Maestro Skywalker, so che ha organizzato una cena di benvenuto," disse Shila "Tra un po' dobbiamo scendere nella sala da pranzo."
"Prima preferirei farmi una doccia."
"I bagni sono dall'altra parte del piano, ma prima che tu vada," Shila si alzò e si avvicinò al comodino, aprì un cassetto e ci frugò dentro alla ricerca di qualcosa. Cacciò un maglione grigio e dei pantaloni di seta del medesimo colore. 
"Ecco, indossali." disse Shila mentre glieli porgeva.
"Non posso accettare." Klelia era imbarazzata. Shila sbuffò e glieli lasciò fra le mani.
"Prendili e va a lavarti," disse sorridendo "Io ti aspetto nella sala da pranzo."

                                                                                                                             ***

Entrambe uscirono dalla stanza. Shila scese le scale per raggiungere gli altri, Klelia si diresse verso i bagni. Una volta entrata, rimase sbigottita, quelli della Resistenza erano niente in confronto a questo. Era enorme, luminoso, estremamente pulito e trasmetteva una sensazione di calma e tranquillità. Klelia poggiò il cambio d'abiti sul bordo in marmo di un lavandino e velocemente si spogliò, poi entrò in una cabina doccia. Il silenzio che regnava in quell'ambiente fu rotto dallo scorrere dell'acqua, Klelia regolò la temperatura mentre si lasciava andare a quella dolce sensazione che non provava da anni, alla quale doveva ancora riabituarsi. Si ricordò che doveva sbrigarsi, in poco tempo finì di insaponarsi ed uscì dalla doccia, andandosi a posizionare vicino ad un asciugatore. Una volta asciutta, indossò i vestiti che le aveva prestato Shila; le calzavano un po' stretti, ma mettevano in risalto le forme del suo corpo, atletico e sinuoso. Acconciò i capelli in uno chignon alto, lasciando fuori qualche ciocca ribelle.
Aveva finito di prepararsi ma non si sentiva pronta. Non era brava a fingere, dopo quello che era successo, si era promessa di essere sempre sincera ma aveva mentito a Ben. Si era lasciata intimidire dalla sua Oscurità, cosa presente anche dentro di lei e per questo si sentiva in colpa. Con un'attenta osservazione aveva scoperto che per farsi degli alleati, bisognava fingere almeno un po', ridere a battute che non la facevano ridere, o fare cose che non voleva fare con persone di cui non godeva la compagnia. Ma non aveva nulla da perdere, aveva deciso che se avesse dovuto scegliere tra la vita in compagnia o la sopravvivenza in solitudine, allora avrebbe scelto la seconda opzione. Anche se cercava qualcuno che condividesse il suo stesso dolore, il prezzo che in genere bisogna pagare per essere amati.
 Klelia doveva essere se stessa e mentre si guardava nello specchio disse: "Ce la puoi fare." proprio come le diceva sempre il fratello.
Con quella frase fissa nella mente e anche nel cuore, uscì dai bagni e scese le scale per raggiungere la sala da pranzo ed affrontare il suo destino... per inseguire la maschera. L'area principale del tempio era deserta, la luce della luna che proveniva dalle grandi vetrata si diffondeva nell'ambiente creando un contrasto inquietante con il buio. Klelia si guardò intorno, tutto era così reale, così materiale e sostanziale eppure così impenetrabile. Si diresse verso l'entrata della sala pranzo mentre si dispiaceva di non essere riuscita a decifrare completamente la santità di quel luogo. Appena entrò, vide che tutti erano seduti ad un lungo tavolo posto al centro della sala che dominava lo spazio. Le finestre erano leggermente aperte per far entrare l'aria estiva profumata, la sala da pranzo appariva elegante in modo minimalista. Kaspar era intento a conversare con Kane, ma quando la vide le fece cenno di sedersi vicino a lui e così fece.
"Lia, stai benissimo." le disse Kaspar, il suo tono di voce era dolce e le posò un bacio sulla guancia. 
Klelia arrossì leggermente e mormorò sottovoce un "Grazie." 
Kaspar riprese a conversare con Kane mentre lei si guardava intorno, cercò  Ben con lo sguardo, ma non lo trovò  ... non c'era. Notò che il Maestro Skywalker la stava guardando, lei gli sorrise e lui ricambiò. Poi vide una donna, probabilmente una custode, avvicinarsi a Luke e chiedere: "Per quanto ancora dobbiamo aspettare?"
"Un altro po'." rispose l'uomo con tono triste.
Attesero altri minuti, l'atmosfera stava diventando densa e pesante. Klelia teneva il capo chino e si torturava le mani, si rese conto di avere la certezza di un paio di cose: non sapeva cosa sarebbe successo; il suo passato stava scomparendo; la sua presenza non era gradita, lo aveva visto negli occhi degli altri allievi. Il suo corpo bruciava per la vergogna e la consapevolezza di non appartenere a quel luogo. Il suo corpo bramava qualcosa di diverso e lo trovò quando percepì una presenza nella Forza. Di scatto alzò la testa e lo vide.
Ben era appena entrato nella sala, tutti si erano zittiti. Klelia lo osservò mentre camminava e vide i suoi muscoli flettersi al di sotto della tunica bianca che stava indossando. Era affascinata dalla sua altezza, dai suoi capelli folti, dalle sue labbra carnose... da lui. La cosa che le piaceva di più erano i suoi occhi, scuri e profondi, che ora erano inchiodati nei suoi. Ben fece il giro del tavolo e prese posto vicino a Klelia, per un attimo le mancò il respiro. 
"Ora che ci siamo tutti, volevo dirvi un paio di cose," disse Luke alzandosi "Siete qui perché il Generale Organa ha visto del potenziale in voi, purtroppo non è potuta restare."
Klelia vide Ben chiudere le mani a pugno, fino a far diventare le nocche bianche e fu pervasa da una forte sensazione di rabbia.
"Ma dovrete lavorare sodo; seguirete l'addestramento fisico tutte le mattine, invece il pomeriggio ci concentreremo sulla meditazione." spiegò esaustivamente "Ora, mangiamo! Che la Forza sia con voi!"
"E con te, Maestro!" risposero all'unisono gli allievi.
Tutti cominciarono a mangiare tranne Klelia e Ben, la ragazza voleva aiutarlo, ma non sapeva come. Ben chiuse gli occhi, sospirò e cercò di rilassarsi, quando li riaprì si voltò ad osservare Klelia. D'un tratto si sentì nervosa, aveva la gola secca e sudava freddo.
"Tranquilla, non ti faccio niente." la voce di Ben era profonda.
"Non ho paura di te." disse lei decisa.
Ben sorrise leggermente "Oh, ne sei sicura?" 
Non riuscendo a sopportare il suo sguardo, Klelia si alzò di scatto ed uscì di corsa dalla sala, Ben la seguì sotto gli sguardi confusi di tutti i presenti. Una volta fuori dal tempio, Klelia si prese un attimo per riprendere fiato, gettò il capo all'indietro ed inspirò profondamente mentre guardava il cielo notturno, coperto da innumerevoli nuvole.
 Ben era dietro di lei, appena la vide calmarsi chiese fissandola con intensità:"Perché mi hai mentito?" la sua voce suscitò qualcosa dentro di lei - un ricordo, forse, o un sogno.
"Non lo so..." mormorò Klelia, fece un passo avanti e allungò la mano, facendo scorrere le dita sulla sua guancia "Sei il ragazzo dei miei sogni, hai i suoi stessi occhi, Ben."
So che è lui, nessuno ha occhi del genere. E’ lui pensò Klelia.
"Sono io." 
"Mi hai baciato." disse Klelia e si sentì ridicola mentre le parole le uscivano dalla bocca. Tutto quello che voleva era baciarlo di nuovo. Gli occhi di Ben brillavano divertiti e in fondo ad essi Klelia percepì l'Oscurità. Il cuore le batteva forte nel petto, ritrasse la mano e fece qualche passo indietro.
"Non puoi allontanarmi, non importa la distanza, la mia attrazione per te rimane costante." disse Ben dolcemente.
"Lo so," sussurrò Klelia mentre si girava per guardarlo "C'è qualcosa in noi che combacia, ogni metà desidera l’altra così ardentemente che una vita da sola non avrebbe senso." 
Era così combattuta.
Subito dopo, gocce d'acqua cominciarono a cadere dolcemente, ognuna di loro si posava con freddezza sulla sua mente, per allontanarla dal dolore del passato e dall'incertezza di ciò che stava per accadere. Alzò gli occhi verso lo strato grigio che toccava le cime di ogni montagna che li circondava, c'era altro da fare prima che il cielo si schiarisse, di quello ne era certa. In poco tempo entrambi furono bagnati dalla pioggia che galleggiava in dolci onde, come se la gravità fosse una musica dolce proveniente da Tython, una dolce serenata invitante. La luce sfumava nel blu intenso, come se cercasse il sole, come se fosse una canzone sulla luna - e in quelle sacre gocce fioriva come una stella del cielo.
Sotto la pioggia, i capelli di Ben divennero un tutt'uno col suo viso. La sua espressione era seria. Klelia si chiese se lui fosse consapevole della voglia che aveva di sentire ogni centimetro della sua pelle. Lei giaceva nella penombra, assolutamente immobile, gli occhi aperti come se lo stesse ammirando. Ben si avvicinò a passi lenti e pesanti contro il terreno bagnato e umido, era pericolosamente vicino. Ben prese la sua mano e la strinse. 
Le trasmise qualcosa che le fece venire i brividi, ma non fu il tocco delle punte delle sue dita sul suo palmo a farglieli venire. Fu il pensiero di territori inesplorati, la promessa di un'esperienza intensamente gratificante.

Fallo, deciditi Klelia.
Questa è la vita che vuoi vivere?
Questa è la persona a cui ti vuoi aprire?
Per essere più forte?
Violenta? Più Oscura?
Inspira.
Espira e scegli.


Non ci pensò due volte e si fiondò sulle labbra di Ben. La pioggia scorreva sui loro visi, fino al punto in cui le loro labbra si erano incontrate, entrambi assaggiarono le gocce fredde. Un fulmine bianco, incandescente, ruppe l'oscurità, tagliando la notte, ma solo per il più breve dei momenti. Ben spinse le labbra più fermamente e l'onda che l'attraversò fu inebriante, le fece girare la testa. Poi lui si tirò indietro per studiare il bellissimo viso di Klelia e disse: "La Luce è facile da amare, invece, mostrami la tua Oscurità."
Ben le sorrise e ricominciò a baciarla. Klelia sarebbe potuta diventare un mostro. Una creatura senza cuore. Una dea del dolore. Forse allora, il vuoto che le avevano lasciato nel petto… avrebbe avuto finalmente un senso.

 
 
   
 
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