Seven tears to Save your world

First Tear: Father and son.

Oggi ognuno di noi è solo col rimpianto, in questa gremita folla di persone con volto, espressioni, passati diversi e contrastanti, idee differenti. Oggi abbiamo solo una cosa in comune. Il dolore, la perdita. Chi da studente, chi da insegnate, chi da figlio, chi da semplice amico. Il mio dolore si realizza nella semplice parola di insegnate per un allievo che si è dimostrato il più grande, in ogni senso. Abbastanza grande da sconfiggere la paura, l’ansia, il dolore, il nemico. Ma che abbia ucciso il nemico è solo una stupida parte dell’insieme, uno stupido piccolo pezzo di un puzzle che parla di lui. Mentre calano la sua tomba mi passano davanti le immagini della nostra vita trascorsa insieme, del suo matrimonio, della nascita del figlio.

Il figlio ...

Soffoco le lacrime che vorrei lasciare correre libere, ma non posso. Mi ergo nel mio portamento fiero, mentre la gente piange alla morte di un grande leader. Loro piangono lacrime per un capo, io dovrei piangere lacrime per la morte di un figlio. E poi c’è chi non piange, ma guarda con occhi vacui quella bara di mogano nero scendere sempre più in profondità, lontana dalla vita, dal cuore e dagli occhi. Un vagito di un bambino portato in braccio da un medico anonimo, un sorriso amaro che affiora sulle mie labbra. Il bambino di mio figlio. Mio figlio ha sacrificato la sua vita per questo villaggio, ha abbattuto il nemico, festeggiate l’ hokage. Ma ha lasciato anche suo figlio, perché doveva salvare questo posto. L’ha lasciato con un’ eredità spaventosa: una forza portante, da tenere a bada. L’ha lasciato senza una spiegazione. Ma la cosa che più mi fa incazzare è che è morto per salvare me. Io avrei dovuto salvare lui, io avrei dovuto sacrificarmi. IO. Non perché non abbia più nulla da perdere, non perché non abbia una ragione per stare a questo mondo ma per un semplice motivo. Lui era mio figlio. I padri muoiono prima dei figli. Ma quando la guerra, stupido prodotto della mente umana, prende il sopravvento si sconvolge l’ordine naturale delle cose e un padre finisce per vedere il proprio figlio morire. Essere un eroe, comportarsi da paladino, lasciare le cose che aveva per se. Ma se io potessi, in questo momento, tornare indietro a fermarlo, se potessi anche solo dirgli qualcosa, gli spaccherei il muso. Perché ha lasciato da solo un bambino, e gli ha concesso il futuro più tremendo che si potesse concepire. Solitudine.

Guardo il volto di quel bambino, rigato da lacrime innocenti, per la fame, forse.

Forse per una labile consapevolezza del futuro che lo attende.

Guardo quel volto e maledico il mio, di figlio.

Hai lasciato un padre senza figlio un figlio senza padre. Ma soprattutto hai osato scarificare tutto senza pensare al dolore di coloro che sono rimasti qui, senza di te.

È facile andarsene, più difficile restare con l’amaro in bocca, o la certezza di un futuro semplicemente nuvoloso.

Non ci sarai tu a raccogliere le sue lacrime.