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Autore: itachiforever    26/03/2018    5 recensioni
[Venerdì 13]
Una ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa.
Un lago, una foresta e un campeggio sventurato.
Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale.
Differenze, similarità e qualche salvataggio.
Crystal Lake troverà la pace?
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 12 (Prima Parte) – Le rose della comprensione





La strada che dalla città portava al cimitero non era difficile da ricordare, dato che avrebbe dovuto proseguire sempre dritto sulla strada principale fino a poco prima di uscire dalla città. In pratica lo stesso percorso che seguiva per tornare a casa sua, solo un po’ più breve.
Se non fosse stato per Finn, che correva per stare accanto alla padrona in bici, avrebbe pedalato come se qualcuno la stesse inseguendo, solo perché non vedeva l’ora di arrivare a destinazione.
Quando finalmente giunse davanti al grande cancello di ferro scuro, Jasmine sentì un brivido percorrere tutto il suo corpo. Si era immaginata quel posto come un classico cimitero da film dell’orrore, mentre invece era un luogo molto carino. Per quanto possa essere carino un cimitero.
Iniziò ad attraversare i vialetti coperti di ghiaia che formavano una griglia su tutta l’area e che davano un senso d’ordine assoluto, insieme all’erba appena tagliata e alle siepi perfettamente potate. La bicicletta da un lato e Finn dall’altro l’accompagnavano.
Il problema adesso era trovare ciò per cui era arrivata fin lì: la tomba della signora Voorhees e quella di Jason.
All’inizio le sembrò un’impresa ardua, ma dovette ricredersi quando, dopo aver fatto non più di una decina di metri, un gruppo di persone piuttosto numeroso oltrepassò il cancello, capeggiato dallo stesso signore che aveva visto riprendere da Mike Berger davanti ad un negozio non troppo tempo prima.
“Da quando i cimiteri sono una meta turistica?” Si ritrovò a pensare la ragazza, a dir poco indignata dal comportamento di tutta quella gente. Quando la superarono chiacchierando a voce piuttosto alta non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto.
“Almeno” pensò “non dovrò girarmi tutto il cimitero per trovare la signora Voorhees.”
Quando il gruppo di turisti si fermò, radunandosi attorno alle due lapidi e mettendosi addirittura a scattare foto, Jasmine si tenne a distanza, non volendosi assolutamente mischiare a certa gente. Fece finta di concentrare la sua attenzione su di una tomba non troppo distante, mentre in realtà stava lanciando occhiate di fuoco a quelli che la sua mente definì “profanatori”.
“Chissà che facce farebbero se Jason spuntasse all’improvviso, vero Finn? Magari alcuni di loro dicono di essere suoi fan, ma se la darebbero a gambe al primo sguardo.” Disse sottovoce al suo amichetto peloso.
“Perché, tu che hai fatto al lago?” Le chiese una voce nella sua testa.
“Non c’entra, lì sembrava alquanto incazzato e aveva appena finito di ammazzare due ragazze.” Rispose a se stessa.
Jasmine dovette aspettare un bel po’ prima che il gruppo, sotto minaccia del custode appena sopraggiunto di chiamare la polizia, se ne andasse. Dopo aver appurato che nessuno fosse ancora nei paraggi, si decise ad avvicinarsi alla lapide della signora Voorhees.

Jason intanto era anche lui arrivato al cimitero. Confinando con la foresta, lui non aveva bisogno di accedervi attraverso il cancello, gli bastava scavalcare la recinzione. O ancora meglio passare attraverso un varco creato appositamente da lui e convenientemente coperto dalla vegetazione. Generalmente visitava la tomba di sua madre la notte, quando era sicuro che nessuno avrebbe potuto vederlo o disturbarlo. Ma qualcosa gli aveva detto di andare in quel momento, perciò lo aveva fatto.
Ritrovarla circondata da persone, che tutto stavano facendo tranne quello che si dovrebbe fare in un cimitero, lo fece infuriare non poco. Era pronto ad uscire allo scoperto e massacrarli tutti, ma la voce arrabbiata del vecchio custode lo fermò. Poco male, il destino di tutti loro era stato già segnato. Non gli piaceva agire in mezzo a tante persone se poteva evitarlo. Quando il gruppo se ne andò si trattenne nuovamente dall’uscire, poiché aveva visto la ragazza. Cosa era andata a fare lì? La voce di sua madre che continuava a parlargli non lo aiutava a pensare meglio.
“Non dovrebbero essere qui, Jason. Uccidili tutti.”
Vide la ragazza guardarsi intorno con fare circospetto, in piedi davanti ad una delle tante lapidi, con un mazzo di fiori in mano e il suo cane come sempre accanto a lei. Sua madre si riferiva anche a lei? Ogni volta che la vedeva si poneva quella domanda.
Quando il gruppo di persone fu uscito dal cimitero lei iniziò ad avanzare sul vialetto, andando proprio nella sua direzione con aria nervosa. Stava dicendo qualcosa, ma Jason non riuscì a sentirla finchè non fu abbastanza vicina.
“Si meriterebbero una bella lezione. Chi organizza queste pagliacciate, chi partecipa e chi le permette. Che schifo.” Che ce l’avesse anche lei con quella gente? Magari aveva qualcuno sepolto lì. Eliminò quell’opzione non appena si accorse che la ragazza si era fermata proprio davanti la tomba di sua madre, e alla sua. Per un certo periodo di tempo anche lui era stato sepolto, ma come al solito era riuscito a ritornare alla fine.

“Povera donna.” Sussurrò Jasmine, riferendosi a Pamela.
Accanto alla lapide della donna ne stava una seconda, quella di Jason. Entrambe erano piuttosto malandate e coperte da muschio e piante rampicanti. Evidentemente nessuno si curava di loro come avrebbero dovuto.
Era un’immagine piuttosto triste, nonostante quello che madre e figlio avevano fatto. Tutte le lapidi, ad eccezione delle più vecchie, erano ben tenute, pulite e con dei mazzi di fiori freschi vicino. Tutte tranne le loro due.
Jasmine avrebbe cambiato le cose, era andata lì appositamente. Si abbassò e posò i fiori sull’erba, in modo da avere le mani libere per dare una ripulita sommaria al posto. Levò resti di piante e scrostò via del muschio che aveva iniziato a coprire le scritte, poi divise in due il mazzo di rose. Nel bouquet ce n’erano 13, quindi ne mise 7 a Pamela e 6 a Jason, pur sapendo che lui era tutt’altro che morto.
“Sai perché ho preso quelle rosa, Finn?” Chiese al suo cane, sicura che lui fosse l’unico capace di capire i suoi gesti. Lui la guardò, inclinando la testa. “Le rose rosa sono simbolo di comprensione.” In realtà stava parlando con se stessa, cercando di convincersi ancora di più che stava facendo qualcosa di buono per qualcuno, e che non avrebbe portato brutte conseguenze.
“Quello che hanno fatto non è giusto, ma è comprensibile” continuò “Non riesco neanche ad immaginare come possa essere perdere un figlio o una madre.”
Jasmine però sapeva che molto probabilmente, se si fosse trovata nella situazione di Pamela e Jason, avrebbe fatto lo stesso. Quando nessuno ti aiuta, pensava, è normale volersi fare giustizia da soli. Non sarà giusto, ma è la prima cosa a cui si pensa.

Jason continuava ad osservarla, dapprima curioso, poi quando aveva visto che lei allungava le mani verso la lapide di sua madre si era agitato per un attimo, soprattutto perchè non riusciva a vedere che stava facendo dalla sua posizione. Ma da quello che stava dicendo non sembrava una cattiva ragazza con brutte intenzioni. Alla fine mise anche i fiori sulle loro tombe, una piena e l’altra vuota.
Ma perché comportarsi in quel modo? Davvero non riusciva a capirlo. Da dopo quel giorno nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere, qualcosa di gentile nei suoi confronti, o in quelli di sua madre. Jasmine non solo gli aveva sorriso, quando lui suscitava tutt’al più smorfie di terrore o disgusto in genere, ora aveva anche portato per lui i fiori al cimitero. E non dei fiorellini selvatici, come ogni tanto li portava lui, ma delle rose. Le aveva sentito dire che significano “comprensione”. Ma comprensione di cosa? Stava forse cercando di dirgli che lo capiva? No, impossibile. Jason era fermamente convinto che nessuno potesse capire ciò che provava o ciò che faceva. Per questo la gente continuava ad arrivare e a disturbarli, non capivano. Non capivano neanche che stavano per morire, come avrebbero potuto comprendere tutto il resto?
In ogni caso, quella ragazza lo confondeva e la cosa iniziava a innervosirlo. Ma d’altra parte lo incuriosiva sempre di più. E poi stava architettando qualcosa, gli aveva dato appuntamento per quella sera sotto casa sua. Jason avrebbe ricevuto una sorpresa, giusto in tempo per il suo compleanno. Rimaneva solo da sperare, sia per lui che per lei, che fosse qualcosa di bello. Erano anni che non festeggiava il suo compleanno: era un giorno di uccisioni come un altro. E poi anche volendo con chi avrebbe dovuto festeggiare, dal momento che era da solo?
Venne riscosso dai suoi pensieri quando notò che Jasmine se ne stava andando via. Inizialmente pensò di seguirla, ma poi ritenne fosse meglio andare a cercare il gruppo di turisti. Lui amava sua madre più di ogni altra cosa al mondo, ma avere continuamente in testa la sua voce arrabbiata non era una cosa piacevole. Preferiva quando gli faceva i complimenti in realtà. In fondo Jason non era poi così diverso da qualunque altro figlio.
Rimase ad osservare la ragazza riprendere la sua bicicletta e andarsene col cane, poi tornò nella foresta. Conosceva parecchie scorciatoie per andare ovunque gli servisse senza seguire i sentieri e sapeva dove probabilmente avrebbe potuto trovare le sue prossime vittime.
A Crystal Lake c’era un solo albergo ed era in una posizione particolarmente conveniente per lui. Il fatto che si trovasse dal lato opposto della città non faceva alcuna differenza, sarebbe riuscito ad arrivare comunque prima di loro.

Jasmine intanto era tornata sulla strada di casa, ansiosa di mettersi all’opera. Anche quel giorno i suoi genitori non sarebbero tornati per pranzo e per buona parte del pomeriggio. Tanto meglio per lei, avrebbe avuto modo di preparare tutto con calma.
Una volta arrivata, posò la bici accanto alle scale del portico, prese la busta della spesa ed entrò in casa con Finn al seguito. Prima di mettersi a cucinare i muffin per Jason però doveva pensare al suo pranzo. Optò per una semplice e sbrigativa pasta al tonno e fortunatamente sua madre aveva provveduto a riempire già la dispensa. Iniziò a far soffriggere una scatoletta di tonno con uno spicchio d’aglio e mise sul fuoco una pentola d’acqua attendendo che arrivasse ad ebollizione. Sua madre le diceva sempre che la pasta al tonno è il pranzo tipico degli universitari in Italia. E il  motivo era anche evidente: era facile e veloce da preparare ed era anche buona. A meno che non piaccia il tonno.
Finn, stanco per la mattinata trascorsa fuori, si addormentò ben presto su divano del soggiorno. Jasmine rimase un po’ a guardarlo e ne approfittò per fargli qualche foto da pubblicare su Instagram. Poi tornò in cucina, spense il fuoco sotto la padella vedendo che il tonno era pronto e mise in pentola due pugni di penne rigate e un po’ di sale. Passò i successivi dieci minuti su whatsapp a parlare con i suoi amici.

Stuart: La prossima volta che lo vedi fatevi un selfie, così avremo le prove che stai dicendo la verità e non ci stai prendendo in giro XD
Jasmine: Come no, glielo chiedo stasera stessa.
Jasmine: Anzi faccio fare la foto direttamente a lui!
Alex: Dici che sa usare un cellulare?
Wendy: Di certo sa come romperlo lol


Non era passato molto tempo dall’ultima volta che li aveva visti e da quel momento le erano successe parecchie cose interessanti che avevano catturato tutta la sua attenzione, ma i suoi amici le mancavano tantissimo. Averli esclusi un po’ negli ultimi giorni la fece sentire in colpa, quindi voleva rimediare.
Il timer che aveva impostato l’avvisò che la pasta era pronta, quindi salutò il suo gruppetto. Prima di mettere da parte il telefono però gli propose di fare qualche partita insieme a Dead by Daylight nel pomeriggio o in serata. Avrebbero potuto giocare insieme e anche parlarsi con Discord.
Tornò quindi in cucina, scolò la pasta e la mise nella padella con il tonno. Mescolò il tutto e poi impiattò, pronta per pranzare. Riempì la ciotola a Finn, così avrebbe potuto mangiare anche lui quando ne avesse avuto voglia.
Pranzare da sola per lei era sempre un po’ deprimente, ma nonostante questo la solitudine non le dispiaceva affatto. Mentre mangiava guardò qualche video su Youtube dal cellulare e una volta finito andò subito a sciacquare i piatti sporchi, poi li mise nella lavastoviglie.
Ora aveva davanti tutto il pomeriggio, ma voleva comunque preparare i muffin prima dell’arrivo dei suoi genitori, in modo da poterne mettere alcuni da parte per Jason senza dover dare spiegazioni a nessuno. Non stava facendo nulla di male, ma dubitava che i suoi l’avrebbero capita appieno e glielo avrebbero lasciato fare.
Prese tutti gli ingredienti e tutti gli utensili che le servivano e li dispose sul tavolo. Si accorse però di non riuscire a trovare da nessuna parte la teglia adatta per i muffin. Cercò in ogni angolo della cucina senza successo, poi si ricordò che i suoi avevano messo degli scatoli del trasloco ancora pieni in soffitta, in attesa di essere sistemati a dovere.
Ora che ci faceva caso, Jasmine si era completamente dimenticata della soffitta, pur essendosi ripromessa di controllarla come aveva fatto per la cantina. Senza indugiare oltre salì al piano di sopra, tirò la cordicella che pendeva dal soffitto e una scala discese dalla botola. Si sorprese di non trovare tutto immerso nell’oscurità, grazie a qualche piccola finestrella sul tetto che facevano entrare abbastanza luce da illuminare la stanza.
Oltre ad un bel po’ di roba appartenuta ai precedenti proprietari della casa, c’erano anche alcune cose che sua madre non aveva avuto tempo di sistemare ancora, ma che non voleva in mezzo alla casa. “Sembra tutto in disordine poi” aveva detto.
Jasmine ne approfittò per cercare qualcos’altro che avrebbe potuto avere per lei un’utilità. La teglia che stava cercando saltò ben presto fuori quindi passò la maggior parte del tempo ad esplorare. Non trovò nulla di interessante come in cantina, le restava solo un armadio in plastica dura da controllare.
Le ante si aprirono cigolando un po’ ma senza fatica e in quello stesso momento Jasmine fu grata a sua madre di aver usato la soffitta. All’interno c’erano vari attrezzi da giardino: vasi, terriccio, guanti, rastrelli… ma l’oggetto che più di tutti catturò l’attenzione della ragazza fu un’ascia dall’aria abbastanza nuova, con il manico di legno scuro e la custodia in stoffa nera. Non appena la vide Jasmine seppe subito cosa farne. La prese con entrambe le mani e con un po’ di fatica, era un’oggetto piuttosto pesante, la levò dalla sua custodia e l’osservò attentamente per constatare che fosse effettivamente del tutto integra. Jasmine non trovò nulla che non andasse, era perfetta. La testa era un po’ graffiata, segno che non era proprio nuova, ma la lama era decisamente affilata.
Rimise l’ascia nella fodera, che si chiudeva con una cerniera, e la portò in camera sua. Poi tornò a prendere la teglia e la mise in cucina insieme a tutto il resto delle cose che le sarebbero servite per preparare i muffin.
Tutto era pronto, ma quel colpo di fortuna aveva distratto la ragazza, che adesso cercava solo un modo per poter portare l’ascia fuori di casa quella sera stessa, ma senza che i suoi la scoprissero. Già non le avrebbero lasciato dare ad un killer dei muffin, figuriamoci un’ascia! Perché sì, Jasmine aveva subito deciso che l’avrebbe data a Jason come regalo di compleanno.
Negli ultimi giorni la sua parte razionale le aveva fatto mettere in dubbio la sua sanità mentale, molto più di quanto non avesse fatto durante il corso di tutta la sua vita. Ma Jasmine voleva che si instaurasse un rapporto di fiducia tra lei, e di conseguenza anche i suoi genitori, e Jason. Quale modo migliore se non regalargli un’arma?
Probabilmente lui aveva già un’ascia, o magari ne aveva anche molte, ma una in più non avrebbe certo guastato. In ogni caso Jasmine non avrebbe avuto nulla da fare con essa e probabilmente neanche i suoi genitori. Suo padre avrebbe provveduto a comprarne una all’occorrenza.
Ovviamente Jasmine aveva pensato al fatto che questo suo gesto avrebbe potuto ritorcersi contro di lei, ma il non farlo avrebbe potuto avere lo stesso esito o addirittura uno peggiore.
Prima che si facesse troppo tardi, si lavò le mani e iniziò a preparare l’impasto per i muffin, accompagnata dalla playlist dei Disturbed che aveva sul telefono.

Jason era riuscito ad arrivare all’albergo giusto poco prima che arrivassero il gruppo di turisti e la loro guida, ognuno con le proprie macchine.  Stando ben nascosto riuscì a contarli tutti e a sentire ciò che dicevano. Erano per la maggior parte ragazzi, un paio di coppie di adulti e l’uomo che li guidava, un tizio sulla cinquantina che sembrava pensare solo ai profitti. Se ci andava di mezzo la vita di qualcuno non era un suo problema apparentemente.
Il negoziante si fece pagare per la veloce gita di quella mattina al cimitero, poi cercò di convincere tutti i presenti a farsi portare a visitare il vecchio campeggio e la casa dei Jarvis. Inizialmente i turisti sembravano poco inclini a seguirlo, ma cambiarono idea molto velocemente e con poche rassicurazioni. In verità erano andati a Crystal Lake con quel preciso scopo, ma vedendo che l’accesso era vietato volevano far finta di essere tutti rispettosi delle leggi.
“Nessuno verrà a saperlo, potete starne certi. Sono anni che lo faccio e nessuno ha mai avuto problemi.” Stava dicendo il negoziante.
In realtà lui si era sempre salvato solo perché lasciava i turisti vicino al campeggio e poi andava via con una scusa. E ogni volta di quei turisti non si avevano più notizie, Jason se ne assicurava sempre con molta cura.
Dopo qualche altro minuto i turisti tornarono in albergo e il negoziante salì sulla sua macchina per andare verso il suo negozio. Prima di andarsene aveva ricordato a tutti di passare a trovarlo, con la promessa di ricevere degli sconti fatti apposta per loro. Non aveva dimenticato di dire quale fosse il suo indirizzo e per sua sfortuna Jason sapeva perfettamente dove si trovasse. Lo avrebbe lasciato per ultimo.
Preferiva non andare in città durante il giorno però, quindi avrebbe dovuto aspettare la sera. In attesa di quel momento, seguì gli spostamenti dei turisti per buona parte del primo pomeriggio, poi volle andare a controllare cosa stava facendo Jasmine. Magari avrebbe scoperto in anticipo cosa la ragazza pianificava per la mezzanotte.








Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Caspita! Dall’ultimo aggiornamento è passato un bel po’…vi chiedo scusa T.T
Domani sono in partenza, quindi probabilmente tornerò inattiva per i prossimi dieci giorni o giù di lì. Non mi andava proprio di aspettare ancora, quindi ho diviso il dodicesimo capitolo in due parti e ho pubblicato la prima. Per la seconda se ne parlerà ormai dopo Pasqua.
A tal proposito colgo l’occasione per augurare a tutti voi una buona Pasqua e per ringraziarvi di essere arrivati fino a questo punto della storia.
A presto!
  
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