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Autore: atzuki97_drarry    26/03/2018    1 recensioni
[DRARRY] [Accenni ROMIONE]
E' il sesto anno per Harry Potter alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, è tempo di verità, altri misteri e nuovi amori.
Harry dovrà ricredersi su tutto ciò che ha creduto fino a quel momento, sopratutto su tutto ciò che riguarda lo studente da lui più odiato, Draco Malfoy. Cosa accadrebbe se tutto ciò che è stato narrato non fosse andato esattamente come è stato detto? E se l'ossessione del giovane Potter non dipendesse solo dai propri sospetti come lui stesso crede? E se la pressione straziante di Draco non riguardasse solo il compito a lui assegnato?
(Premetto che questa è la mia prima Fanfiction su Harry Potter, spero di aver fatto il possibile per far uscire qualcosa di decente, la Fanfiction riporterà alcune piccole parti (quelle che riterrò più essenziali per lo sviluppo della FF) così come scritte nel libro o leggermente modificate, mentre tutto il resto ovviamente è nato dalla mia mente malata di Drarry. Spero che questa storia sia di vostro gradimento.)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Il trio protagonista, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Ron e Hermione non erano mai stati così frustrati nel cercare di aiutare il loro migliore amico. Nel corso degli anni hanno dovuto affrontare scacchi assassini, Troll puzzolenti, e chi più ne ha più ne metta. Ma cercar di fare parlare il loro perfido professore sembrava l'impresa più ardua di tutte; Innanzitutto il professor Piton era arrivato in ritardo alla lezione, insolitamente, se fosse stato uno dei suoi studenti non si sarebbe fatto scrupoli ad togliere una buona quantità di punti.
 
Ma il motivo era un valido motivo. Draco Malfoy si era svegliato dal suo coma. Harry avrebbe dato di matto una volta tornato ad Hogwarts, aveva ribadito più volte che doveva essere lui lì presente al suo risveglio, ma questo non gli era stato permesso, avrebbe avuto un motivo in più per accusare Piton data la tempistica. 
In quella classe era regnato il caos. C'era chi chiedeva come Draco si sentisse, chi implorava il permesso di fargli visita, chi si lamentava del ritardo della lezione, chi fissava la porta con il timore che il biondo Serpeverde tornasse e poi c'era Piton che fissava l'intera classe in silenzio tombale, Hermione e Ron erano già pronti a subire una strigliata epocale, ma quella non avvenne. Piton si limitò a mettere a tacere la classe e iniziare una nuova lezione come se niente fosse, Ron non aspettava altro che Piton prendesse la bacinella che Harry aveva nascosto tra i suoi recipienti così da poter usufruire della Felix Felicis, ma la bacinella sembrava non esserci. Che Piton abbia capito cosa fosse? O che semplicemente non l'avesse riconosciuta come propria?
-E adesso che facciamo?-chiese Ron con fare agitato -La usiamo comunque? Magari otterremmo ugualmente dei risultati-
Hermione scosse la testa -Sono sicura che la Felix ci potrebbe tornare utile in un momento più importante, non importa ciò che dice Harry-
-Probabilmente non avrebbe funzionato, Piton è un ottimo Occlumante- rispose Ron rassegnato.
-E' comunque strano, Piton non ha spiccicato una parola da quando è entrato in classe. Ha solamente comunicato il motivo del suo ritardo e la lezione da ripassare. Forse ha davvero capito che qualcuno sta cercando di ottenere delle informazioni da lui-
-Non saprei proprio- rispose il ragazzo dai capelli rossi.
-Che ne dici se... - Hermione sapeva che la proposta che stava per fare avrebbe mandato su tutte le furie il suo ragazzo, ma al momento non trovava soluzione più logica da proporre. - Che ne dici se andiamo a fare visita a Malfoy dopo la lezione? Magari lui può dirci qualcosa in più. Se è vero che è cambiato e che tiene ad Harry non avrà nulla in contrario a rispondere a qualche nostra domanda, se così non fosse magari i sospetti di Harry e i tuoi non erano poi del tutto infondati-
-Malfoy non ci dirà mai niente, neanche fosse uno stinco di santo- rispose lui rabbioso.
-Vale la pena Tentare. –
 
Così, finite le lezioni, si indirizzarono subito in infermeria.
-Spero che Harry torni presto- disse Ron agitato. Sicuramente temeva le reazioni di Draco senza la presenza dell'amico.
-Andiamo- rispose Hermione bussando alla porta. Attesero svariati minuti ma nessuno rispose. 
-Starà dormendo?- chiese.
-Io dico di andare- disse Ron già pronto a girare i tacchi.
-No, Entriamo.- tirò il ragazzo dalla divisa e lo trascinò dentro.
Al suo interno però non c'era Draco Malfoy ad accoglierli, bensì la Madre. Narcissa Black era seduta al lato del letto che era appartenuto a Draco per un bel po' di giorni, fissava pensierosa una finestra davanti a sé, in attesa.
-Mi scusi- avanzò Hermione a disagio, non si aspettava di trovare Narcissa sola senza il figlio, ma magari era semplicemente andato al bagno. -Abbiamo saputo che Draco si è rimesso, volevamo sapere se stesse bene-
Narcissa si girò verso i due ragazzi e li squadrò da capo a piedi prima di rispondere. 
-Avevo chiesto al professor Piton di non far entrare nessuno per almeno ventiquattro ore-
-Malfoy deve riposare immagino, ma lui dov'è?- rispose il ragazzo Grifondoro, sospettoso.
-Non credo siano affari tuoi, Weasley. Non mi risulta che voi due siate amici di Draco, sbaglio?-
Hermione avrebbe dato un calcio in pien sedere al suo ragazzo se solo in quel momento avesse potuto. Ostinarsi a chiamare Draco per cognome non poteva essere d'aiuto nel convincere la madre del loro interesse amichevole nei confronti del figlio. Inoltre il padre di Ron e quello di Draco si odiavano a morte, non ci voleva proprio la presenza della moglie in quella stanza.
Hermione si guardò in torno in cerca di qualche indizio che le rivelasse dove Draco potesse essere andato a cacciarsi. Il suo sguardo però si bloccò sul comodino al fianco al letto del ragazzo. La bacinella che Harry aveva rifilato a Piton era poggiata proprio lì sopra.
-Quella cos'è?- chiese Hermione senza girarci intorno, presa dall'agitazione. Narcissa seguì la direzione indicata dal dito di Hermione.
-E' una bacinella, c'era la medicina di Draco dentro- alzò un sopracciglio la donna.
-Ed è stato il professor Piton a prepararla?- 
-Certamente, se non fosse per lui mio figlio non si sarebbe ancora rimesso-
-E ci credo- farfugliò Ron sottovoce.
-Bene, allora noi andiamo, grazie e arrivederci, saluti Draco da parte nostra- disse Hermione di tutta fretta, trascinando Ron fuori dall'infermeria così come lo aveva precedentemente trascinato dentro.
-Ehy, che ti prende?- chiese Ron una volta fuori.
-Non capisci?- chiese Hermione agitata -Dobbiamo trovare Malfoy, se Piton ha usato quella bacinella probabilmente ha capito i suoi effetti e l'ha usata contro di lui. Harry ci aveva detto che voleva sapere qualcosa da lui, dobbiamo capire cosa e chi di loro due è un pericolo per tutti noi!-
Ron scosse la testa abbattuto e leggermente stufo di tutta quella storia -Andiamo a scovare la serpe nella tana... Prima che sia troppo tardi- concordò infine.
 
Era calata la sera. I passi di Draco riecheggiavano rumorosamente nella sconfinata stanza delle necessità, teneva in mano una mela verde, perfettamente integra continuava ad armeggiare con l'armadio e ogni volta che provava a utilizzare la mela al suo interno, quella tornava perfettamente come l'aveva posta all'origine.
-Stupido Armadio Svanitore- parlò da solo. Draco si era appena rimesso, e nessuno aveva provveduto a continuare quello che stava facendo lì dentro, era molto indietro. Il suo egocentrismo, il suo voler essere l'Harry Potter della parte oscura, lo avevano convinto di essere l'unico prescelto per quel compito, aveva rifiutato tutte le mani che gli erano state porse. Era adesso però, che ci si trovava dentro, che doveva fare i conti con il pericolo, la morte, l'amore, l'innocenza e ciò che il suo buon animo suggeriva.
Iniziava a valutare l'offerta di Piton a prestargli aiuto, qualora ne fosse necessario, la sua mente vagava tra la frustrazione di non riuscirci e il sperare di non farcela; Doveva salvare la sua famiglia, e se questo significava rinunciare ad un'anima che sarebbe già perduta, era davvero un male? Dopotutto una morte non era meglio di quella di una famiglia intera? 
Era terrorizzato. Prima di Harry, aveva enormi dubbi su quello che stava facendo, non era cattivo, era solo un bambino che stava giocando troppo con il fuoco di un fiammifero trovato in fondo ad un cassetto, senza averne captato i pericoli. Era solo, l'unico bene che possedeva era stato minacciato, la vita dei suoi genitori; poi lui stesso era stato minacciato, il dubbio era diventato obbligo.
Era solo per i sentimenti sbagliati che aveva covato fino a quel momento. Il sentimento che provava per Harry, ad esempio, non era mai stato l'odio; era invidia, invidia per tutto il supporto che riceveva, per tutte le amicizie che possedeva, l'amore che gli era donato e che riusciva a dare. Era decisamente più facile scontrarsi contro il male quando il bene più prezioso ti era stato già portato via, quando non l'hai potuto conoscere e sei mosso dalla sete di vendetta e giustizia, nessuno lo avrebbe criticato. Tutt'altro canto quando non hai nessuno al tuo fianco che ti sprona a fare la scelta giusta, quando sai che qualsiasi cosa avresti fatto avresti perso tutto, solo a causa della morte o solo per ripudio. Era solo, si era dato del codardo per una scelta che non aveva, per un sostegno che non arrivava, per una vita che non voleva andasse in quel modo.
Era solo, anche se possedeva degli amici. Amici neutri, amici che non voleva esporre a un pericolo troppo grande, non voleva guidarli nell'incendio che aveva appiccato con il suo fiammifero. Anche se significava vietarsi un eventuale supporto, la molla che lo avrebbe spinto via da quella situazione. Aveva scelto, nel suo male almeno qualcuno doveva salvarsi. Sarebbe apparso come cattivo negli occhi della storia, si era rassegnato al suo destino, nessuno avrebbe mai scavato oltre le radici per scovarne il seme nascosto. A nessuno sarebbe importato.
Adesso che Harry si era unito ai suoi beni preziosi questo sentimento si era fatto più forte, doveva salvare anche lui, non trovava altre alternative. Non voleva essere più solo, voleva essere amato, capito, sostenuto. Se Harry teneva davvero a lui lo avrebbe capito, sua madre lo aveva assicurato.
 
Ti avrebbe aiutato davvero in quello che stai facendo? Disse una voce all'interno della sua testa, la coscienza.
Draco si guardò le mani, tremavano per quello che erano costrette a fare, le sue unghie erano rovinate, la pelle intorno arrossata a furia di voler strappare via il marchio nero dalle carni.
Lui ti avrebbe voluto così?
La sua voce interiore si faceva più opprimente, gli doleva la testa.
E per cosa? Un morto sulla coscienza, sangue tra le dita e che altro?
Protezione? Voldemort non vi darà mai la sua protezione, lo sai bene.
Non avrebbe avuto senso.
-Non posso farlo- si disse, avvicinandosi all'armadio chiuso per l'ennesima prova. Sta volta l'affermazione non era pronunciata con voce incerta e tremante, era consapevole. -Harry non me lo avrebbe permesso, avrebbe trovato un'altra soluzione- Ma non ebbe il tempo di dirlo che, aprendo l'anta dello svanitore, trovò la familiare mela non più intatta, era morsa, e questo non era per niente un buon segno.
Indietreggiò, preso dallo sgomento. 
In pochi secondi sarebbe accaduto l'irrimediabile.
 
Delle figure vestite di nero apparsero all'interno, sorridevano maligne mentre si guardavano intorno soddisfatti. La prima ad uscirne fuori fu Bellatrix Lestrenge teneva tra le dita la bacchetta con fare giocoso, urlava divertita per la riuscita del piano. Dietro di lei Fenrir Greyback ululava spaventoso, artigli sguainati da parte, bacchetta nell'altra. Draco lo trovava terrificante, era uno dei motivi per cui pensava di sbagliare tutto, ogni volta che al Manor incrociava il lupo mannaro, l'unica cosa che riusciva a pensare era:"Questo non sono io, non è con questa gente che dovrei stare...". E non era dovuto solamente all'educazione con cui era stato cresciuto, che affermava tali creature come impure. Fenrir Grayback era proprio la conferma di ciò di più malvagio si potesse diventare, come Voldemort imbruttirsi e piacersi, lui non voleva diventare questo. Era la conferma che anche chi non possedeva il marchio, poteva essere mille volte peggio. Non aveva idea che sarebbe venuto anche lui, non lo voleva affatto. 
Altri mangiamorte avanzarono nella stanza, tutti ghignanti e trionfanti. Draco non sapeva come muoversi, aveva le spalle contro la porta, pietrificato di fronte ai più spietati assassini. 
-Nipotinooo- cantilenò ridendo Bellatrix. -Bel lavoro, ce l'hai fatta, alla fine. - Draco deglutì portando una mano sulla bacchetta. -Pensavo che Severus sarebbe corso a prestarsi in tuo soccorso, sai, di questo passo... - ridacchiò lei non accorgendosi della mossa di Draco. Si muoveva da un lato all'altro della stanza, senza uno schema logico. Lui tremava, le sue dita si facevano scivolose per la tensione, ma non mollò la presa lungo il suo fianco. Aspettò che lei gli desse le spalle prima di sollevare la bacchetta. Quando ciò avvenne, Grayback ringhiò per segnalare il pericolo, alzando la sua di bacchetta, così come tutti gli altri Mangiamorte a lui intorno. Ma Bellatrix era già scoppiata in una risata a pieni polmoni, folle. Si girò verso il ragazzo e senza tener cura della bacchetta pronta all'uso del nipote, tagliò le loro distanze afferrando il suo viso tra le luride dita di una mano. -Oh, nonono- rimproverò, con voce degna della Umbrige. -Non credo che sia io quella a cui dovresti puntare la bacchetta Draco, Silente ti aspetta, sai? -strinse il suo viso troppo forte, le unghie conficcate fino a fargli male, a far uscire un po' di scarlatto sangue dalle sue guance. 
-Io non lo farò- disse Draco in un filo di voce, cercava di non far trapelare il dolore dalla sua voce, era troppo terrorizzato da tutto quello che poteva accadere, forse adempire al suo compito era davvero la scelta giusta da fare per la salvezza di tutti, o almeno per prolungarla un altro po'. -Come, come?- rispose la zia portandosi una mano all'orecchio -Non credo di aver sentito bene.- Draco non provò a ripetere e ciò scaturì un ulteriore sorriso compiaciuto da parte della terrificante donna. -Molto bene. - disse abbassando la mano di Draco, quella che impugnava la sua arma, con la sua sporca di sangue. Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò con voce glaciale -Tutto questo potrebbe non arrivare alle orecchie dell'Oscuro Signore, Draco. Se solo tu ti attenessi al tuo compito la tua cara zietta potrebbe chiudere un occhio. Altrimenti... - Si spostò dal nipote e spalancò un braccio verso gli altri seguaci, erano tutti inferociti, pronti a uccidere un ragazzo senza battere ciglio. -Allora?- chiese girandosi un ultima volta verso di lui. Gli aveva appena puntato la bacchetta alla gola. Non aveva alternative, vivere o morire, era questa la scelta. Non aveva mai avuto scampo, si era solo illuso per poco di poter intravedere qualcos'altro nel suo destino. Deglutì ancora una volta e annuì tremante, in silenzio. Lei sorrise soddisfatta, malvagia, sadica. Si rivolse al resto dei folli. -Il ragazzo è solo in preda all'ansia da prestazione. Facciamolo sentire al suo agio, andiamo a tenergli compagnia-
-Silente non è qui- disse Draco cercando di temporeggiare ulteriormente.
-Oh, lo aspetteremo, e faremo in modo che venga da noi. Intanto abbiamo da divertirci qui in giro- ammiccò disgustosamente. Tutti nella stanza urlarono e scoppiarono in grottesche risate. Si disposero in cerchio intorno al prescelto dei cattivi e uscirono tutti dalla stanza.
 
 
Hermione e Ron corsero a perdifiato nel cercare Draco Malfoy, sapevano benissimo dove si trovasse ma per loro era impossibile accedere, tentarono in tutti i modi, perfino far uso della Felix Felicis fu inutile. Questo perché nel momento stesso in cui condivisero il sorso, risate avvoltoie furono uditi dalla porta che si stava per aprire di fronte a loro, la cosa più ragionevole da fare era nascondersi. 
Ebbero il coraggio di sbirciare solo per notare la folta chioma di Draco Malfoy uscire di lì, scortato da numerosi Mangiamorte. Piton non era con loro. 
-C-che sta succedendo?- chiese Ron con voce stridula, in imminente attacco di panico. Neanche la pozione poteva alleviare la sensazione che stava provando. -Malfoy... Oh, Harry, quanto mi dispiace- rispose Hermione a terzi, persa nel vuoto. Aveva gli occhi lucidi, probabilmente più per il terrore che per il dispiacere che provava verso l'amico. 
-HERMIONE!- urlò Ron d'improvviso, a differenza della ragazza, aveva le spalle rivolte verso la porta, guardava dritto di fronte a loro. Un mangiamorte con il volto nascosto da una maschera argentea aveva puntato la bacchetta su di loro.
Hermione balzò da terra, cascata dai suoi pensieri, si girò verso il mangiamorte e sfilò la sua bacchetta, mettendosi immediatamente in posizione di attacco.
Strinse la mano libera del compagno che a sua volta aveva assunto la sua stessa posizione.
-Che la Felix ci assista- disse Ron prima che lo scontro ebbe inizio.
 
Harry Potter e Albus Silente erano appena tornati dalla loro missione, appeso al collo del prescelto, sotto la maglietta, il medaglione era salvo. Silente un po' meno.
Quello che ha dovuto subire all'interno della grotta non l'avrebbe augurato al suo peggior nemico, strano, dato che è stato proprio lui ad elaborare le atrocità intorno all'Horcrux. In ogni caso Silente era provato, senza forze e quasi impazzito per la sofferenza mentale e fisica.
Si erano smaterializzati ad Hosmeade, dovevano farcela fino ad arrivare ad Hogwarts, ma Harry temeva troppo per la salute del suo preside.
-Sta bene? Devo portarla a scuola, signore... Madama Chips...-
-No- rispose Silente -Ho bisogno di Severus...-
Harry era pronto a rivoltarsi, ribadendo per l'ennesima volta i suoi sospetti sul professore ma gli occhi di Silente non rimettevano repliche nonostante fosse tutto un dolore.
-D'accordo, allora, Piton... ma dovrò lasciarla qui per un momento, in modo da riuscire a...-
Ma prima che potesse muoversi sentì un rapido rumore di passi. Madama Rosmerta si affrettava verso di loro lungo la via buia, avvolta in una vestaglia di seta ricamata a draghi. Il suo sguardo non era più vacuo come l'ultima volta che lo aveva visto, guardarla arrivare adesso, lasciava ad Harry una strana sensazione allo stomaco, un groviglio indigesto.
-Vi ho visti smaterializzarvi mentre tiravo le tende! Grazie al cielo, non riuscivo a pensare a cosa... ma che cos'ha Albus?- si fermò ansimando e fissò Silente con occhi sgranati.
-Sta male- spiegò Harry -Madame Rosmerta, può entrare ai Tre Manici di Scopa mentre io vado a scuola a cercare aiuto?-
-Non puoi andare lassù da solo!- quasi urlò -Non capisci... non hai visto?-
-Cosa è successo, Rosmerta?- chiese Silente.
-Il... il Marchio Nero, Albus-
E indicò il cielo su Hogwarts. Il terrore si impadronì di Harry, prese coraggio e si voltò a guardare.
Sospeso nel buio sopra la scuola c'era un vivido teschio verde con la lingua di serpe, marchio che i mangiamorte lasciavano ogni volta che entravano in un edificio, tutte le volte che uccidevano.
-Quando è comparso?- chiese Silente, il suo volto appariva ancora più dolorante di prima, se possibile.
-Pochi minuti fa-
-Dobbiamo andare subito al castello- ribatté Silente e, pur malfermo sulle gambe, parve del tutto padrone della situazione -Abbiamo bisogno di un mezzo di trasporto-
-Ho un paio di scope dietro al bancone, vado a prenderle?- chiese Rosmerta.
-No, può farlo Harry-
E così fu, Harry sollevò subito la bacchetta -Accio scope di Rosmerta- pronunciò e quelle schizzarono da loro.
Silente salì in quella più vicina -Rosmerta per favore, manda un messaggio al Ministero, avvertilo. Harry, mettiti il Mantello dell'invisibilità, andiamo- Harry obbedì immediatamente, e saltò in sella alla sua scopa. Mentre volavano verso la loro direzione Harry non non staccava lo sguardo da Silente, per paura che potesse cadere da un momento all'altro dato il suo debole stato. Inoltre temeva guardare dritto il marchio che si stagliava imponente su di loro, facendolo gli passavano in mente troppi pensieri negativi: Draco stava bene? Era ancora nel suo letto?, i suoi amici avevano bevuto la Felix Felicis? Stavano lottando? Erano tutti salvi? Chi non lo era? 
Silente stava sciogliendo gli incantesimi di protezione che lui stesso aveva posto alla scuola. Atterrarono sopra la torre di Astronomia, lì, proprio al di sotto dove il Marchio Nero scintillava. Se il Marchio stava lì, significava che qualcuno non c'era più.
I bastioni erano deserti, silenziosi. Troppo.
-Cosa significa?- chiese Harry togliendosi il Mantello dalle spalle.
-Cerca Severus, Harry. Vai e porta il Mantello con te- indico l'accessorio appena tolto.
-Ma...-
-Hai giurato di obbedirmi in ogni mia richiesta, Harry- ancora una volta la sua voce non ammetteva repliche.
-Si, signore- rispose Harry indossando nuovamente il suo mantello e avviandosi verso la porta che lo avrebbe portato al piano di sotto, ma venne fermato immediatamente da Silente che gli fece segno d'arretrare.
Harry obbedì ed estrasse la bacchetta nel momento in cui la porta si spalancò e qualcuno ne uscì urlando "Expeliarmus!". Ad Harry si raggelò il sangue nelle vene riconoscendo il proprietario della voce. -Draco...- sussurrò con il cuore spezzato, era immobile contro la parete della torre, bloccato dallo shock. Vide la bacchetta di Silente precipitare nel vuoto, sorreggendosi ai bastioni non mostrava traccia di panico né tensione, puntò il suo sguardo per un attimo verso Harry, il messaggio era chiaro: "Non muoverti per nessuna ragione al mondo".

La voce di Draco si fece nuovamente sentire, venendo allo scoperto. -Chi altro c'è?- chiese cauto, quasi preoccupato, posando il suo sguardo sulla seconda scopa.
-E' la domanda che potrei fare io, o agisci da solo?-
-No- rispose -gli altri mangiamorte stanno combattendo di sotto, mi hanno detto di attenderti qui per compiere il mio compito, abbiamo deciso insieme di mettere il marchio sopra la torre e costringerla a tornare immediatamente qui per scoprire chi era stato ucciso.-
-E lo stai svolgendo tutto da solo? Come hai fatto a farli entrare?- chiese silente ancora, assottigliando lo sguardo.
-Ho dovuto aggiustare quell'Armadio Svanitore rotto che nessuno usa da anni e che è stato abbandonato nella stanza delle necessità-
Silente sospirò chiudendo gli occhi per un momento -Molto astuto, c'è una coppia suppongo-
-L'altro si trova da Magie Sinister-
-Tutto perfetto ragazzo, ma ci sono stati momenti in cui non eri più sicuro di riuscire a riparare l'armadio, so bene del tuo tentativo di avvelenarmi- Nell' udire quelle parole ad Harry passarono ancora una volta davanti agli occhi le immagini di Draco accovacciato ai piedi di quello che sembrava un semplice e vecchio armadio polveroso, piangeva, non per il marchio nero come Harry aveva semplicemente dato per scontato, ma perché non riusciva ad aggiustare quel rottame? O per il suo compito? Forse un po' tutte e tre le cose. Le sue orecchie riudirono la voce del passato di Draco, nel bagno delle ragazze, si sfogava con Mirtilla Malcontenta su qualcosa che doveva fare a tutti i costi, piangeva ancora. Quelle lacrime non potevano essere solo le lacrime di un codardo, non potevano riguardare solo la morte; Harry e anche Silente vedevano troppe cose nel suo viso, in quelle guance umide che il biondo ignorava. Gridava aiuto da tutti i pori della sua pelle.
-Perché non mi hai fermato allora?- rispose Draco dopo un lungo minuto di silenzio.
-Severus ti teneva d'occhio per mio ordine e Voldemort di avrebbe ucciso se avesse capito che sospettavo di te-
-Piton mi ha offerto il suo aiuto perché vuole tutta la gloria per sé- ringhiò.
-Su questo punto ci troviamo in disaccordo, ragazzo mio. Ad ogni modo riguardo all'uccidermi, cosa aspetti?- domandò il preside con una strana dolcezza nella voce. Draco lo guardò senza muovere un muscolo e allora Silente sorrise.
-Draco, Draco. Tu non sei un assassino-
-Come fai a saperlo?- reagì Draco, che parve accorgersi di quanto insicure e infantili sembrassero le sue parole. Harry lo vide arrossire alla luce verdognola del Marchio. Era ammirato dalla fiducia che Silente mostrava al ragazzo che si era messo in testa di non avere altra scelta,eppure in più occasioni gli aveva dimostrato che mangiamorte non eguagliava l'essere un assassino, ma ancora Draco sembrava non crederci più di tanto. Certi tormenti forse non lasceranno mai il posto che hanno guadagnato sulla tua spalla.
-Hai forse paura di agire finché loro non saranno con te?- provocò Silente interrompendo i pensieri di Harry che non capiva ancora per quale motivo non potesse intervenire a tutta quella assurda situazione.
-Credi che io abbia paura? Io non ho paura!- gridò il ragazzo stridulo --Dovrebbe averne lei!- puntò la bacchetta dritta al cuore del vecchio professore, la presa era visibilmente insicura.
-Siamo soli, sono indifeso e tu non hai ancora agito. Se vuoi possiamo ora considerare le tue alternative1
-Io non ho alternative- lo credevo, aggiunse nella sua mente.
Assunse improvviso un colorito biancastro, più bianco della barba di Silente. -Devo farlo, o lui mi ucciderà!-
Ecco, di nuovo. pensò Harry.
-Io posso aiutarti- disse Silente con voce gentile.
-Nessuno può aiutarmi- La bacchetta di Draco iniziava a tremare incontrollabilmente.
-Manderò i membri dell'ordine a nascondere tua madre,tuo padre invece si trova al sicuro ad Azkaban, arriverà il momento di proteggere anche lui, e lo faremo-
La bacchetta di Draco parve abbassarsi, ma dalle sue labbra uscivano solamente i stessi sussurri ripetuti"Lui mi ucciderà". Harry era stanco di sentirle.
Sotto il mantello dell'invisibilità si mosse, ignorando gli ordini imposti da Silente. Fortunatamente il mantello era abbastanza lungo da coprirgli le scarpe anche da alzato, ma non importava al momento, si fidava di Draco.
Così, sotto gli occhi consapevoli di Silente, si piazzò di fronte al ragazzo con la bacchetta puntata. Il suo sguardo gli passava attraverso, era sul punto di scoppiare ancora una volta in pianto.
-Draco- chiamò piano, poggiandogli una mano su una guancia. L'altro sussultò, sentendo immediatamente il calore familiare sulla sua pelle. -Non farlo-
-Harry? ...io...- rispose solamente, la sua voce era carica di vergogna e tristezza.
-Non voglio altre giustificazioni, davvero. - gli rispose Harry con il cuore stanco e sapiente -Ricordi la richiesta che ti ho fatto quando stavi male? So che mi ascoltavi, me lo sentivo, ci speravo-
Draco rivolse al vuoto uno sguardo confuso -Mi avrai chiesto di non fare pazzie- tirò ad indovinare il Serpeverde, ignaro delle suppliche di Harry durante il suo stato comatoso.
-No- sospirò Harry -Ti ho chiesto di dimostrare al mondo e a me la tua innocenza, ti ho chiesto di dimostrarmi che sono stato solo uno stupido a sospettare di te, uno stupido nonostante la ragione, nonostante tutte le prove contro dite. Ti chiedo di non rendere conferma a queste, sei ancora in tempo, ti ho chiesto questo e ho un disperato bisogno che tu mi renda questa mia unica richiesta.-
Draco fu colpito dalle parole di Harry. Durante tutto il periodo in cui sono stati insieme, sentiva di essere un mostro che si stava prendendo gioco della persona che amava, ma aveva troppa paura per parlarne e nonostante ciò Harry dimostrava nei suoi confronti una fiducia straordinaria e commovente.
-Ho bisogno che mostri a te stesso la persona meravigliosa che vedono i miei occhi, non macchiarti l'anima con un azione che non compieresti mai, solo se davvero tu non la compieresti mai, ti prego.-
Harry vide lo sguardo del biondo farsi carico di lacrime, la mascella serrata. Sul viso gli era stata dipinta la stessa espressione che aveva assunto quando gli aveva chiesto se lo avesse ucciso se mai Voldemort lo avesse chiesto. Abbassò la bacchetta, e con quella scese giù anche una lacrima dai suoi grigi occhi colmi di sfida. Silente sorrise, ma prima che potesse aprir bocca un rimbombo assordante riempì lo spazio, un attimo dopo quattro persone vestite di nero si precipitarono fuori, sui bastioni. Harry si mise di lato, ben coperto dal mantello, sperando che non fosse stato notato in mezzo a quel trambusto. Era pronto a lanciare qualche incantesimo per stordire i nemici, ma ancora una volta il vecchio preside glielo impedì, uno sguardo non bastava stavolta, lo sapeva. Non si fece scrupolo, per quanto fosse pericoloso lo vide mimare un incantesimo, ed Harry non fu più in grado di muovere un muscolo. Come potesse riuscirci senza bacchetta era strabiliante, ed era un mistero perché non lo avesse fatto con Draco, nonostante la profonda convinzione di riuscire a fermarlo con le parole e il far leva sul suo cuore.
-Fantastico!- esclamò Fenrir Grayback, puntando il suo sguardo su Silente, che appariva leggermente più stanco di prima, aveva sprecato le ultime forze per bloccarlo lì, annullando ogni sua possibilità di difesa. -La festa non è ancora finita- annunciò il lupo mannaro.
-Che carino, ci ha atteso.- ribatté una donna al suo fianco. Lo sguardo spietato, quasi quanto quello di Bellatrix, che a sua volta si era avvicinata alle spalle del nipote. 
-Che aspetti, ragazzo?- gli sussurrò severa ad uno orecchio. Ma da quella posizione lei non riusciva a vedere la determinazione sul volto di Draco, né le sue lacrime di rabbia, non avrebbe alzato mai più quella bacchetta, pur consapevole delle imminenti conseguenze.
-Ha paura?- chiese la donna di prima, con tono derisorio.
-Lo faccio io.- ringhiò Grayback, e avanzò verso Silente con le mani tese e i denti scoperti.
-Non lo farai!- urlò una voce che proveniva dalle scale. Per un attimo Harry si sentì sollevato, vide arrivare Severus Piton con la bacchetta sguainata e quasi credette di essersi sbagliato anche sul suo conto. Ma così non era. 
-Abbiamo un problema, Severus- disse Amycus, il quarto Mangiamorte. -Il ragazzo non sembra in grado...-
-Lo vedo.- rispose il Professore, puntando il suo sguardo aspro verso lo studente prediletto. -E come tutti ben sapete, devo essere io ad occuparmene in questo caso.- aggiunse spostando il suo sguardo sul lupo mannaro, che con profondo disprezzo tornò al suo posto.
E prima che potesse agire, qualcun altro pronunciò il suo nome. 
-Severus- chiamò Silente con dolcezza, un tono che atterrì Harry più di ogni altra cosa, supplichevole, decisamente struggente udito dalle labbra del mago più grande di tutti i tempi.
Piton non rispose. Avanzò e spinse rudemente Draco di lato, proprio dove si trovava Harry. Fianco a fianco, avrebbero visto le conseguenze delle loro azioni, inermi.
Draco avrebbe voluto reagire, fermarli per lo meno, ma non poteva fare assolutamente nulla, ci aveva già tentato ed era ancora in vita per pura cortesia. Non avrebbe mai ucciso nessuno, non ci sarebbe mai riuscito. Fermare, schiantare o immobilizzare Piton non sarebbe servito a niente, c'erano altri quattro Mangiamorte pronti a farlo fuori, e molti altri in arrivo. Silente lo avrebbe perdonato? Gli aveva rivolto uno sguardo poco prima che Piton prendesse il controllo, sorrideva, era come se gli avesse detto "Bravo, basta così, hai scelto bene e compiuto il tuo dovere". Ma non si sentiva di aver fatto assolutamente nulla di buono, oltre il non porre fine a una vita. Una vita che era già finita, e che ne sembrava essere soddisfacentemente consapevole, non capiva.
Piton scrutò per un attimo Silente, nei suoi lineamenti erano incisi disgusto e odio, puntava la bacchetta senza nessun timore.
-Severus... ti prego- supplicò Silente, ma alle orecchie di Draco suonavano suppliche di un uomo stanco, che volesse porre fine alla sua vita? Che lo avesse propositamente provocato?
Piton strinse la presa sulla propria bacchetta e pronunciò il peccato senza ritorno. 

-Avada Kedavra-

Uno zampillo di luce verde schizzò fuori dalla punta della bacchetta di Piton e colpì Silente in pieno petto. L'urlo di orrore non uscì mai dalla bocca di Harry, silenzioso e immobile, fu costretto a guardare Silente scagliato in aria e cadere lentamente all'indietro, oltre le merlature, come un'enorme bambola di pezza, e scomparve. 
Draco urlò per lui. Ma il suo grido fu coperto dagli ordini di Piton verso i suoi compagni -Fuori di qui, sbrigatevi!- gridò.
Quando tutti furono usciti afferrò il colletto di Draco e lo trascinò con sé, ma lui strappò via le sue mani di dosso e lo spinse via.
-Non verrò con te- gli disse.
-Non credi di aver fatto lo stupido già abbastanza? Ci farai ammazzare tutti-
-A me sembra che almeno tu ti sia salvato la pellaccia con quello che hai fatto- affermò con disgusto Draco.
-Senti un po' da chi viene la predica- disse con tono cantilenate Piton -Vieni con me, lo devi a tua madre, piccolo moccioso irrispettoso-
-Porterò io mia madre in salvo, ho scelto il lato giusto adesso-
-Porterai tua madre alla morte. Pensi che tuo padre sia in salvo adesso? Sono evasi tutti, e non appena verrà a galla il tuo cambio di rotta, sarà la fine per tutti voi-
Harry vide Draco irrigidirsi un momento, ma non si fece abbindolare dalle parole di Piton, dal canto suo invece, si era reso conto che gli effetti dell'incantesimo dell'ultimo minuto di Silente non lo teneva più paralizzato, ma si sentiva ugualmente immobilizzato e con il fiato rotto a causa del dolore che lo aveva attanagliato al petto, troppe erano le cose da sopportare, ma troppe erano le persone che in quel momento avevano bisogno che il suo corpo reagisse alle avversità. Così da sotto il mantello prese la mira e lanciò il suo incantesimo verso il professore -Pietrificus Totalus!- urlò. Ma Piton fu più veloce, si allontanò immediatamente dallo studente Serpeverde, con aria non troppo sorpresa si mise sull'attenti, bacchetta sollevata, verso Harry.
-Stupefic...- provò a lanciare l'incantesimo, ma fu bloccato senza troppo impegno dal Mangiamorte. Provò ancora, ancora e ancora. Con gli incantesimi più svariati, e con l'aiuto di Draco, ma questo sembrava deviare il tutto con gesti pigri e rilassati del braccio. Non osava attaccare Draco Malfoy, né tanto meno Harry Potter che era priorità del Signore Oscuro. 
-Vigliacco!- gli urlò contro Harry, disgustato per l'assassinio commesso -Reagisci!Se solo il professor Silente mi avesse dato ascolto. Si fidava ciecamente! E l'ha tradito, nei peggiori dei modi.- sputò rabbioso, vedere il viso di Piton gli dava il voltastomaco.
-Mi hai chiamato vigliacco, Potter?- disse per nulla scosso Piton di rimando -Tuo padre non mi attaccava mai se non erano quattro contro uno, voi siete in due: mi chiedo come lo definiresti...- provocò.
-Cru...- gridò Harry, sotto lo sguardo stupito di Draco. Ma Piton lo parò ancora, beffardo.
-Niente maledizioni senza perdono da te, Potter! Ti bloccherò ancora e ancora, finché non imparerai a tenere la bocca sigillata e la mente chiusa- rise e spostò la sua attenzione sul ragazzo biondo -Adesso Draco, hai l'ultima possibilità. Seguimi e la vita tua e della tua famiglia sarà salva, segui i tuoi schiocchi sentimenti lagnosi verso Harry Potter, e sei morto-
Draco per la prima volta non si sentì il volto in fiamme dalla rabbia, né dalla vergogna per affermazioni o le intuizioni del professore, il ribrezzo era il primo sentimento che provava quando lo guardava in volto, mai e poi mai lo avrebbe seguito. Restò in silenzio, prese per mano Harry e gli rivolse uno sguardo truce, quello che voleva comunicare con questo era chiaro: "Che spetti a fuggire dal tuo padrone, vigliacco? Io resto qua".
-Molto bene.- rispose non molto contento Piton, voltò loro le spalle e proprio in quel momento Harry ne approfittò per far esplodere tutta la rabbia che il suo corpo covava. Strinse più forte la mano di Draco, mentre l'altra levò la bacchetta sul bersaglio.
-Sectum...-
Ma ancora una volta Piton non fu preso alla sprovvista, si girò e respinse la maledizione, facendo stavolta volare la bacchetta dalle mani del prescelto. Il volto di Piton però non sembrava affatto beffardo o soddisfatto come le volte precedenti, era furioso, i lineamenti rimarcati dallo stesso odio di prima. 
-Tu hai il coraggio di usare i miei incantesimi contro di me, Potter? Sono stato io ad inventarli... Io, il Principe Mezzosangue! E tu rivolti le mie invenzioni contro di me, come il tuo schifoso Padre? Non credo...no!-
Harry lasciò la mano di Draco, si avvicinò al suo nemico e spalancò le braccia. -Mi uccida, allora!- ansimò Harry -Mi uccida come ha ucciso lui, qui, nel suo stesso punto. Disarmato allo stesso modo. Vigliacco...-
-NON...- alzò di tono Piton, e il suo viso si fece folle, disumano -CHIAMARMI VIGLIACCO!- 
Un incantesimo sferzò l'aria, riuscì a prendere Harry solo di fianco, che provando comunque un dolore ardente venne scaraventato al suolo. Questo grazie a Draco Malfoy, che si era stufato di essere passivo in tutta quella folle ferocia dell'ex professore, gli si era buttato praticamente addosso, spingendolo di lato, sul pavimento e deviando il colpo che Piton aveva lanciato ad Harry, altrimenti fatale.
Harry provava troppo dolore per rialzarsi, si teneva il fianco dolorante, la camicia si era sporcata di sangue e diveniva sempre meno bianca. Draco si rialzò in fretta, fregandosene di Piton che si era già rialzato da terra e pronto alla fuga, andò subito in soccorso di Harry.
-Stai bene, Harry?- disse poggiando una mano sulla ferita, era assurdo che i ruoli si erano invertiti così velocemente.
Harry annuì ansimando leggermente. -Non mi ha preso in pieno, grazie a te, sopravviverò. Ho solo bisogno di qualche pozione dall'infermeria.-
-Ti ci porto io- rispose Draco, cercando con lo sguardo la bacchetta di Harry, quando la trovò la riconsegnò al proprietario.
Harry scosse la testa -Posso andare da solo, insegui Piton- l'uomo era già sparito per le scale senza aggiungere nient'altro, come un vero vigliacco poteva fare.
-Non se ne parla. - disse Draco autoritario -Sarebbe riuscito a fuggire in ogni caso, forse sta già arrivando ai cancelli per smaterializzarsi, è troppo tardi. Tocca a me prendersi cura di te adesso, andiamo.- così dicendo, sollevò Harry e lo fece sostenere dalle sue spalle.
 
La strada da percorrere fortunatamente non era disseminata dai Mangiamorte, che si erano già dati tutti alla fuga, era piena però di feriti e studenti spaventati in ogni dove.
Dentro l'infermeria non era un bello spettacolo, infinite file di letti disposti il più vicino possibile per far spazio a nuovi feriti,e dire che era così vuota quando lui si era svegliato. Si sentì in colpa, tra gli alunni Draco vide anche qualche volto familiare, qualcuno della sua casa, altri incrociati in giro, uno dei letti era circondato da teste rosse.
-Ragazzi!- urlò Harry terrorizzato appena li vide. 
-Che succede?- aggiunse Draco al posto di Harry, per non fargli sforzare troppo la voce a tratti spezzata dal dolore.
Tutti i componenti della famiglia Weasley, meno che Ginny si girarono verso di loro, con sguardo sollevato, con loro anche Hermione, Lupin, Hagrid, la Professoressa Mcgranitt e Madama Chips china sul letto della paziente.
-Harry!- chiamarono tutti all'unisono, senza alzare troppo la voce per non disturbare gli altri pazienti. 
-Ginny si è rotta una gamba per scappare da quella pazza assassina di Bellatrix, nulla di grave, fortuna si trovava la professoressa McGranitt nelle vicinanze, ma la strega è riuscita a fuggire comunque. - informò Ron Weasley -Cosa è successo a te, invece. Dov'è Silente?- chiese indicando la ferita dell'amico. Poi spostò il suo sguardo verso Draco, truce. Non lo aveva notato fino a quel momento, si alzò in piedi e lo guardò fisso.
-Che ci fa questo traditore con te?- chiese, ricordando la sua comparsa con i Mangiamorte che avevano invaso Hogwarts.
-Credo che dovrò spiegarmi.- rispose Draco con tono pacato. Serrando la mascella con rammarico riguardo la domanda su Silente, avevano tanto di cui parlare. -Ma prima, pensiamo ad Harry, sta messo male, come puoi vedere.- così dicendo lo dispose sul letto vicino, che era stranamente l'unico libero in quel momento, e attese l'infermiera in silenzio. 
  
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