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Autore: _Phobos_    26/03/2018    0 recensioni
[Eldarya]Giocando gli episodi di questo otome mi sono resa conto che i miei pensieri non combaciavano con quelli del mio avatar, quindi perchè non rivivere gli episodi rispondendo come meglio si crede?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Chissà come avremo passato questa giornata…
San Valentino è da sempre la festa degli innamorati, ma noi potevamo definirci tali?
Ironia della sorte, anche qui ad Eldarya era un giorno molto sentito e già da qualche tempo molte delle ragazze con le quali avevo stretto un bel legame di amicizia si erano date da fare per preparare dolcetti e lettere d’amore da recapitare al proprio Valentino.
 
Sospirai uscendo dalla camera, ancora indecisa se darmi da fare nel preparare un succulento dolce oppure rassegnarmi e andare a rivendicare le tre porzioni di cibo che avevo saltato negli ultimi giorni. Se volevo preparargli una sorpresa a base di zucchero di certo la solita razione giornaliera non sarebbe mai, e poi mai, bastata.
Fu sufficiente l’impatto con un candido uragano per farmi destare da tutti i dubbi che mi avevano ossessivamente accerchiata.
-Per l’Oracolo! Phobos corri!- ordinò un’Eweleïn preoccupata.
Non mi permise in alcun modo di oppormi: agguantò con fermezza il mio braccio e con grandi falcate mi condusse al centenario Albero di Ciliegio, sempre maestoso con le sue delicate foglie rosate.
Ma qualcosa era diverso, lo si poteva sentire nell’aria.
-Phobos…- iniziò a parlare mentre riprendeva fiato –Non so come sia arrivata qui, ma i ragazzi…- fu interrotta.
Mi voltai di scatto appena vidi Nevra, Ezarel e Valkyon seguire come tre cagnolini un essere femminile, dal corpo davvero provocante, che aveva più l’aria demoniaca che innocua.
Un alone violetto circondava sia la creatura che i tre giovani striscianti, possibile che fosse quella nuvoletta malsana a renderli dei perfetti zombie?
-Seguitemi e non sarete più soli- miagolò con voce sibilante –Vi amerò per sempre, piccoli miei-
Lo sguardo mieloso che lanciò a Nevra mi causò una terribile fitta al costato e non potei trattenermi oltre dal sbottarle in faccia.
D’altronde chi si credeva di essere quella? E doveva proprio arrivare a rompere le scatole al Quartier Generale oggi?
-Hey tu! Chi diavolo sei?- urlai richiamando la sua attenzione.
La donna mi degnò a mala pena di uno sguardo: dal suo atteggiamento era palese che volesse dimostrare di essere ad un livello molto superiore del mio.
Pensare che ero io quella preoccupata di avere un ego smisurato…
-La grande e potente Akire!- marcò soddisfatta.
Alzai un sopracciglio osservandola dalla testa ai piedi, soffermandomi in modo particolare sui capi che indossava.
Erano praticamente inesistenti e sorrisi all’associazione che il mio cervello fece in quel momento. Beh, nel mio mondo coloro che si vestivano e si comportavano come questa Akire avevano un nome, o meglio, una definizione ben precisa.
-Come no! Io sono la Regina di questo posto allora- sbuffai –Che stai facendo ai miei amici? Lasciali in pace!- tentai di farmi valere.
Questa volta toccò a lei prendersi gioco di me.
Scoppiò un’orripilante risata che riecheggiò come un eco nello spazio aperto nel quale ci trovavamo, spaventando anche un piccolo gruppo di Draflayel adulti che si librarono nell’aria fuggendo il più lontano possibile.
Il sorriso mutò velocemente in una terrificante maschera d’ira e, con determinazione, si mosse verso di me per spingermi a terra con prepotenza.
Anche se indignata, mi ritrovai in pochi secondi col sedere per terra. Non tolsi mai il mio sguardo dal suo: la soddisfazione di mostrarmi indignata non gliel’avrei mai lasciata.
Un clima teso si creò tra di noi, soprattutto perché io non ero solita ad arrendermi facilmente e lei perché… accecata dalla superbia forse?
Akire si stancò ben presso di quella situazione alla pari, tant’è che mi diede un ultimo spintone prima di allontanarsi scavalcandomi.



-Non metterti in mezzo!- tuonò gelida.
Con un battito di ali sparì, momentaneamente dalla mia visuale, lasciandomi sollevata moralmente.
Ma quella sensazione non durò a lungo: l’occhiata fredda e minacciosa di Nevra, chiaramente fatta in difesa di Akire, mi ferì più di quanto non avessero già fatto i gesti della maledetta arpia.
 
Una mano si posò dolcemente sulla mia spalla facendomi distrarre dalla brutta sensazione che aveva iniziato a pervadermi il corpo.
-Eweleïn chi è quella? E... i ragazzi…- mi sentivo debole.
Non ce la feci a rimettermi subito in piedi, ero troppo abbattuta.
Che stava succendo?
Il modo in cui il bel vampiro osservava la siluette di quel mostro mi dava alla testa, possibile che si fosse dimenticato all’istante di tutti gli attimi passati insieme?
Era stupido pensarlo, però mi ritrovai a detestare il fatto che ricevesse avances da un’altra donna, ricambiandole in pieno per giunta.
-Non dannarti Phobos, la giovane che hai appena visto è una Succube- fece una piccola pausa per sospirare –In qualche modo deve essere riuscita ad entrare nel Quartier Generale ed Ezarel, Valkyon e Nevra devono essere subito intervenuti per difendere i nostri abitanti- mi guardò in modo serio –Sicuramente sono stati i primi ragazzi che ha adocchiato, ecco perché se l’è presa con loro- terminò la sua teoria.
La fissavo ancora confusa.
Ai miei occhi non aveva alcun senso definire il fatto di mostrarsi interessata a dei ragazzi, flirtare con loro e confessargli ripetutamente il proprio amore, come uno svantaggio per loro. Avrebbe avuto più senso se li stava torturando in qualche modo, non coccolando come dei gattini.
-Presa con loro? Ma se le stanno sbavando dietro, Eweleïn!- le feci notare.
Mi fece segno di stare calma e di non agitarmi, sicuramente non avrebbe giovato alla situazione nella quale ci trovavamo. Si portò l’indice alla bocca per aiutarsi a ricapitolare le informazioni che le frullavano in testa e, quando fu pronta, ricominciò a spiegarmi come stavano le cose.
-Vedi Phobos, queste creature seducono gli uomini e si alimentano delle loro energie nel momento in cui compiono ogni azione richiesta dalla Succube e anche quando, beh ecco… consumano con loro- si sbrigò a terminare la frase –Ho provato a somministrare ai ragazzi diverse pozioni per interrompere l’incantesimo, ma nulla sembra funzionare. Dobbiamo fare qualcosa!- trillò preoccupata.
Questa volta fu il mio turno, le appoggiai una mano sul braccio e provai a farle un bel sorriso. Se ciò che aveva detto era vero, cioè che i sentimenti dei ragazzi nei confronti della Succube erano dettati solo da un incantesimo, le possibilità di farli uscire da quello stato ipnotico erano tante.
-L’hai detto tu che non dobbiamo dannarci, proviamo a parlare con i ragazzi ora che l’arpia non c’è- provai a motivarla.
Mi sorrise appena non tanto convinta dalle mie parole, eppure iniziò ad avanzare verso Valkyon con una strana luce negli occhi.
Sorrisi pensando se, un giorno, avesse mai avuto il coraggio di dichiararsi a lui. Chissà, magari quel giorno era arrivato proprio oggi?
-Ezarel cosa combini!- trillò infervorata una furia arancione.
Ykhar si fece strada in fretta tra la folla di persone che si erano radunate per capire cosa stesse succedendo, non le importò di travolgere alcuni di loro con il suo faccione rosso di collera: doveva arrivare dal suo elfo.
Sorrisi a quella scena, era palese che teneva molto al giovane dalla fluente chioma azzurra e capivo i sentimenti rabbiosi che provava sapendo cosa gli era accaduto. E anche la paura di poterlo perdere se l’effetto dell’incantesimo non si sarebbe potuto spezzare.
 
Finalmente mi decisi a camminare nella direzione di Nevra, ancora perso ad osservare il cielo in attesa della donna che lo aveva indotto ad amarla.
Nonostante il suo fine udito non avvertì in anticipo i miei passi e sobbalzò leggermente quando gli posai delicatamente la mano sulla spalla.
-Come ti sei fatto ridurre?- pensai sconsolata.
Si voltò agilmente con un’espressione rabbiosa sul volto che, per un attimo, mi fece tentennare sul provare a farlo ragionare oppure battere in ritirata e mandarlo a quel paese.
-Povera umana, pensi davvero di poter battere la mia eletta?- sputò amaro.
Mi resi conto dopo un paio di secondi che lo stavo fissando indispettita a causa del tono che aveva usato. Nemmeno Ezarel si era spinto così tanto con le sue solite frecciatine e la voglia di aggredirlo verbalmente si fece facilmente strada nei miei pensieri.
-Sbaglio o c’eri anche tu quando ho scoperto di avere del sangue faery nelle vene?- precisai quasi offesa nel sentirmi dire che ero inferiore a lui -Non so che ti stia succedendo Nevra, ma sta pur certo che ti farò rinsavire!- promisi.
Avrei sicuramente provato ogni cosa per farlo tornare in sé anzi, doveva tornare in sé.
Forse qualche ceffone avrebbe aiutato?
-Da...?-
Si interruppe all’improvviso non finendo la frase e solo in quel preciso momento mi accorsi che i suoi bellissimi occhi cenere era tornati a fissarmi confusi.
Quella scena durò davvero molto poco: nel giro di pochi secondi diventarono ametisti e il giovane tornò ad assumere un atteggiamento sfottente, aspettando con impazienza il ritorno della sua “bella”.
Restai ferma come una stupida a guardarlo allontanarsi sempre più da me, sia fisicamente che inconsciamente.
I miei occhi, forse in cerca di aiuto, si posarono sulle figure delle altre due giovani che non demordevano nel provare a suscitare qualche reazione in Ezarel e Valkyon. Mi resi conto che provavo invidia per il loro buon cuore: mi stavo arrendendo troppo facilmente.
Percorsi la distanza che mi separava dal bel vampiro con poche falcate, gli afferrai con fermezza il polso e lo feci girare verso di me con prepotenza.
Non impiegò molta forza per liberarsi dalla mia presa.
-Lasciami!- ordinò -Akire è la donna della mia vita, non permetterò a nessuno di portarmela via- borbottò.
Non rimasi indifferente a quella frase, eppure il modo con il quale la pronunciò mi fece capire che non era davvero lui a parlare. Sembrava un automa.
-Non dire fesserie, Nevra devi ascoltarmi! Te lo chiedo per favore…-
Il tono supplichevole che adottai per parlargli lo fece smuovere a tal punto da concedermi un’altra risposta tentennate.
-Perché dovrei?-
Avrei voluto sul serio iniziare a parlare a raffica ammonendolo di riprendersi seduta stante e di finirla con quell’atteggiamento che poco mi piaceva, tuttavia sapevo che non avrei risolto nulla.
-Perché voglio salvarti dalla condizione in cui ti ha lasciato quella che definisci la “tua amata”- sospirai.
Balbettò qualcosa sull’essere salvato e, di nuovo, il colore naturale dei suoi occhi tornò a fare brevemente capolino per poi, poco più tardi, soccombere al potere di quel mostro.
 
Non sapevo più che altro inventarmi per combattere l’incantesimo, anche se avevo visto con i miei occhi che il vero Nevra era ancora lì, sotto quell’odioso colore rosa che lo circondava.
Di colpo ebbi un lampo di genio: se Eweleïn sapeva molti dettagli sul comportamento della Succube, molto probabilmente doveva esserci un libro che parlava di queste creature.
Smisi di perdere tempo utile e mi precipitai in Biblioteca nella speranza di trovare il prima possibile ciò che mi interessava.
Ignorai completamente Keroshane pronto a tartassarmi con prediche inutili, quali “Non correre così velocemente, potresti fa cadere qualcosa!” e “Attena a non rovinare i libri!”, nemmeno avessi qualche anno di vita.
Ci siamo!” pensai esultando felice come una Pasqua.
L’antico volume mi sbatté in faccia una triste verità: la Succube avrebbe smesso di esercitare il suo controllo sul soggetto preso di mira nel momento in cui si sarebbe alimentata a sufficienza della sua energia, spesso causando la morte della sua vittima. Era anche evidenziato che, molto spesso, oltre che accontentarsi di ridurre le loro prede degli schiavi pronti ad esaudire ogni proprio desiderio, li costringeva ad unirsi a lei per sottrarre maggiore energia.
Più che Succube la definirei una baldrac-”
Le urla minacciose di Ykhar riecheggiarono fin nella stanza in cui mi trovavo facendomi intuire che la minaccia era nuovamente approdata nei giardini del Quartier Genere e che, sicuramente, stava ammaliando Ezarel.
Corsi verso di loro a perdifiato, contenta di vedere Nevra che osservava imbambolato la donna aspettando di essere chiamato da lei per ricominciare a sbavarle dietro. “Contenta” per il semplice fatto che ancora non le si era avvicinato, ovviamente.
-Nevra!- chiamai a gran voce.
-Phobos…?- bisbigliò.
Si girò verso di me scosso dal tono preoccupato che mi era uscito e per un attimo mi sembrò che il suo sguardo fosse tornato quello premuroso, il solito che mi aveva accolta fin dal nostro primo incontro.
Quel gioioso momento durò davvero poco siccome la lurida ragazza dalle corna caprine decisa, per ripicca, di chiamare i tre ragazzi a raccolta e condurli chissà dove.
Non fui la sola ad imprecare inseguendo il mix di animali mal riuscito, invano.
 
Lo persi di vista per buona parte della giornata che sprecai continuando a spostarmi da un luogo all’altro nella vana speranza di incrociare la sua siluette perfetta.
I miei sforzi furono finalmente premiati nel tardo pomeriggio quando lo trovai barcollante nei pressi del Parco della Fontana. Sperai di non vederlo finire dentro l’acqua per il semplice fatto che, nello stato nel quale si trovava, probabilmente non sarebbe stato in grado di rimettersi in piedi.
Tra l’altro non era proprio leggero da sollevare.
-Nevra!- chiamai decisa.
Mi ignorò totalmente continuando a barcollare pian piano che si spostava, incerto su dove realmente andare.
Affrettai la mia camminata riuscendo a superarlo ed a mettermi davanti di lui per farlo fermare.
-Phobos che vuoi ancora?- sbuffò stanco di essere rincorso.
Incrociai le braccia portandole al petto, cercando di fargli capire che le sue parole non stavano facendo altro che offendere la mia pazienza.
-Voglio proteggerti da questa Succube, possibile che ancora non l’hai capito?-
Intuii chiaramente che era pronto a ribattere fermamente questa mia frase, eppure qualcosa iniziò ad andare terribilmente storto.
I suoi occhi si alternavano nel mostrare il loro colore naturale e quello imposto dall’incantesimo dell’arpia uscita male. Erano spalancati e terrorizzati da un pericolo che io non riuscivo a percepire, almeno fin a quando non lo vidi accasciarsi al suolo mentre stringeva disperatamente la maglietta nel punto in cui batteva il suo caloroso cuore.
L’istinto mi impose di precipitarmi su di lui afferrandogli la mano con la quale non si stringeva il petto, nel tentativo di fargli capire che non lo avrei lasciato solo per nessuna ragione al mondo da solo.
-Phobos, sto male…- sussurrò dolorante -Aiutami… Il suo potere, mi sta…- non riuscì a finire la frase.
Ero completamente nel panico, che avrei dovuto fare?
Non ricordavo che il libro menzionasse un dolore fisico così straziante tra i vari effetti del potere manipolatorio della Succube, quindi cosa poteva essergli accaduto realmente?
-Tranquillo Nevra, non ti lascio qui da solo- mi lasciai andare accarezzandogli premurosamente la fronte impregnata di sudore –Che ti sta succedendo?- chiesi tra me e me.
Il giovane cercò di trattenersi da emettere un altro urlo di dolore.
Serrò la mascella e, passata la scarica di dolore, provò a mettersi seduto senza ottenere il risultato sperato. Ero confusa nel vedere quell’espressione debole e spaventata sul suo viso: dal nostro primo incontro nel Quartier Generale si era sempre dimostrato un ragazzo spavaldo e privo di timori, mentre adesso era sull’orlo di una crisi di pianto.
-Phobos sto male! Sto malissimo…- ammise non badando alla sua dignità.
Stavo di nuovo per consolarlo nella speranza di utilizzare le parole giuste per risvegliarlo dalla manipolazione della creatura mitologica quando, per un breve istante, mi ricordai che effettivamente il libro parlava di dolore fisico causato dall’essere ma solo in una sola circostanza.
-Nevra- lo chiamai spalancando gli occhi stupita.
Possibile che lei lo abbia costretto a…?
-Non è che tu e Akire, beh… Avete… Consumato insieme?- balbettai imbarazzata.
Come una furia si levò in posizione seduta fissandomi dritta negli occhi e, in quello sguardo indispettito, finalmente ritrovai una volta per tutte il luccicante color cenere che da sempre aveva caratterizzato il suo sguardo.
-Come puoi pensare ad una cosa simile?!- rispose stizzito –Non sono mica un donnaiolo!- ribatté offeso.
Scoppiai a ridere divertita dalla sua ira e lo abbracciai forte.
Probabilmente se si era offeso così tanto diceva la verità e, anche se flirtava con molte guardiane del Rifugio e della sua Guardia, doveva essere un tipo fedele alla sua vera amata.
“Nevra e il suo ego” pensai sorridendo.
-Almeno adesso ho la certezza che non sei più sotto il controllo di quella bal…- venni interrotta.
Fu proprio Akire a lanciare uno squittio indispettito nella nostra direzione: solo ora mi resi conto che anche Ykhar ed Eweleïn erano riuscite a risvegliare Valkyon ed Ezarel che avevano un’espressione intontita sui loro volti, di solito sempre concentrati e pronti ad entrare in azione.
-Non me ne andrò via a mani vuote!- esclamò alterata come non mai.
Rimasi basita nel vedere Ashkore scagliarsi contro l’essere, pronto a combatterlo con la sua lama tagliente, ma proprio a pochi passi dalla Succube ebbe un forte cambiamento nel suo modo di agire. Lasciò cadere al suolo la spada, inginocchiandosi davanti ad Akire che lo fissava con un terrificante sguardo compiaciuto.
-Oh mia dolce Akire, la mia arma è tua! Ti proteggerò a rischio della mia stessa vita!- mugugnò avvolto anche lui da uno strano alone rosa.
La stessa luminosità dal colorito insolito che aveva circondato Nevra fino a poco prima.
Sospirai sconsolata intuendo che avrei dovuto aiutare anche lui a staccarsi dalle grinfie dell’essere poco fatato.
Mi rimboccai le maniche mentalmente, pronta a sfidare nuovamente Akire e la sua sfacciata superbia ma con quali armi questa volta? Con Nevra avevo passato del tempo insieme e qualcosa di lui conoscevo, purtroppo questo non si poteva dire per Ashkore.
Il dialogo avrebbe funzionato anche per lui?
-Phobos!-
Prima che potessi fare anche solo un passo verso quel cavaliere nero, venni trattenuta dal braccio da una presa decisa.
Mi voltai sorpresa di sentire la voce di Nevra tornata completamente alla normalità. Ero convinta che avrebbe dovuto sorbirsi qualche intruglio amaro di Eweleïn per tornare in salute, invece mi aveva di nuovo colto di sprovvista.
-Ti sei battuta per me mettendoti contro una Succube…- osservò compiaciuto.
Aveva un meraviglioso sorriso che gli illuminava il volto, felice di sapere che qualcuno si era preso cura di lui quando aveva più bisogno di aiuto.
-Non devi ringraziarmi, è normale tra ami…- venni bloccata.
Con un sorriso ancora più ampio posizionò l’indice sulle mie labbra interrompendo le mie parole con fare divertito, forse fin troppo divertito.
-Avrei voluto farti una sorpresa questa mattina, ma credo che ora sia il momento giusto- sorrise.
Aveva un’espressione diversa dal solito. Era chiaro che non si stesse burlando di me, era… sincero nel mostrarmi tutta la sua gratitudine.
Senza lasciarmi rispondere, portò in avanti il braccio che nascondeva dietro la schiena rivelando il tanto misterioso e sospirato regalo.
Avevo passato giorni a dannarmi chiedendomi cosa fossi realmente per lui ed ora eccoci qui, faccia a faccia pronti a scambiarci i reciproci doni… se non fosse che alla fine non avevo preparato nemmeno un semplice dolce per lui.
Dalla vaporosa rosa rosso passione, due bellissimi occhioni cremisi e un dolcissimo faccino peloso si pararono davanti al mio scaturendo l’istinto materno, ben accoccolato all’interno del mio Io.



-Mamma mia ma sei bellissimo!- trillai.
Non potei fare a meno che prenderlo tra le braccia e cullarlo mentre il piccolo esserino dimostrava la sua riconoscenza dandomi piccole leccatine sul volto.
Fissai Nevra stupita. Sapevo perfettamente che i Famigli costavano parecchio al mercato o che, comunque, era molto difficile acchiapparli nelle esplorazioni soprattutto se le esche si dovevano acquistare.
-È dolcissimo Nevra, ma non dovevi… Chissà quanto ti sarà costat- venni interrotta nuovamente.
Questa volta non fu per colpa del giovane, ma del piccolo del pelo soffice che continuava a dimenarsi in cerca di una posizione più comoda ma col rischio di scivolarmi dalle braccia, cadendo.
-Il Rowtsya è un famiglio particolare ma sono sicuro che tu riuscirai a domarlo- mi fece l’occhiolino.
Scossi la testa per fargli capire che era irrecuperabile e continuai a coccolare il birbantello che aveva trovato un comodo appoggio sul mio petto.
-Penso di mettergli il tuo nome- lo canzonai.
Come ovvio che sia, Nevra non si lasciò affatto intimidire e senza dire nulla ci avvolse entrambi tra le sue possenti braccia, sospirando stanco.
Non lo si poteva biasimare dopo tutto quello che era successo oggi, eppure vederlo in quello stato, pur sapendo a cosa fosse dovuto, faceva stare male anche me.
Appoggiò le sue carnose labbra sulla mia fronte donandomi un bacio dolce, premuroso e tremendamente bello.
-Buon San Valentino Phobos- sussurrò mieloso.
Mi accoccolai meglio tra le sue braccia sorridendo: quello era senza dubbio il 14 Febbraio più bello di sempre.
-Buon San Valentino Nevra- risposi beandomi dell’atmosfera magica che si era creata tra di noi.
Tutto sommato constatai che l’apparizione di Akire non era stata poi così terribile.
   
 
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