Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Adhafera    27/03/2018    0 recensioni
[Ripubblicazione] Mega crossover tra the originasl/supernatural/ harry potter
Regulus Black è morto ma non ha lasciato la famiglia senza un'erede, una ragazza sedicenne che per essere tenuta lontana dalla complicata famiglia del padre trascorre una vita tranquilla a New Orleans, ma ora che Dhalia ha preso il controllo di New Orleans e ha imprigionato la famiglia originaria lei e poche altre saranno costrette a fuggire e a nascondersi ben lontane per cercare di salvare chi è rimasto nel nuovo mondo, questo porterà i destini delle streghe di New Orleans ad intrecciarsi con quelle degli studenti di Hogwarts . Nel frattempo i fratelli Winchester si ritrovano ad avere a che fare con una furibonda Rowena Ravenclow e un Rabastan padrino dovrà rivolgersi alle persone più inaspettate per proteggere la figlioccia, e mentre Sirius dovrà fare i conti col passato di suo fratello, Bellatrix dovrà fare i conti con i suoi sentimenti confusi nei confronti della nipote e con un certo cacciatore che le farà disprezzare i babbani leggermente di meno.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Rabastan Lestrange, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
the heiress 14 html

Nimphadora Tonks lasciava che il suo sguardo oscillasse confuso da Eva a quel giovanotto, anzi dopo quello che le avevano detto giovanotto mica tanto, senza curarsi di sembrare completamente sconvolta da quello che la strega, se così poteva definirla, l'aveva convinta ad ascoltare nelle ore che avevano appena passato assieme. Sentiva la mano tremare e la portò immediatamente sotto al tavolino barocco di quel Maniero che da quanto aveva capito apparteneva alla famiglia della Sinclair...che manco si chiamava così, era curiosa in realtà, voleva fare domande avendo finalmente capito che come previsto la situazione nella quale si trovava immersa Sophie era molto più complessa di quello che appariva e in un certo senso ora capiva molte cose, in primis l' ostinazione di entrambe le donne a stare per conto loro e a guardarsi le spalle da quelli del ministero.

“Quindi...tu non sei veramente una strega, sei un vampiro...uno dei primi vampiri mai esistiti e hai dieci secoli”

ce la stava mettendo tutta per non sembrare una completa idiota ma la storia di Rebekah e di Kol sembrava ancora avere dell' impossibile, si massaggiò le tempie ringraziando Kol che nel frattempo le aveva versato un famoso alcolico babbano, del Bourbon e doveva ammettere che stava facendo esattamente quello che desiderava.

“Siete fuggiti da New Orleans per nascondervi da vostra zia che tiene in ostaggio i vostri fratelli e la madre di vostra nipote e tu-” indicò brevemente Kol che le fece un ghigno divertito e canzonatorio “Sei stato riportato in vita da quattro sedicenni che sono le responsabili del casino successo nella mia vecchia scuola dieci giorni fa”
“So che puoi sentirti turbata Nimphadora”
“Non mi chiamare così per favore”
Rebekah si sentì un pochino sollevata, nonostante tutte le scioccanti notizie che la ragazza aveva dovuto assimilare nelle ore passate aveva ancora voglia di protestare per il suo nome, forse lei e Kol  non l' avevano sconvolta irrimediabilmente.

“C'è una cosa che non capisco, perché torturare Lestrange in quel modo? Insomma capisco che voi dopo dieci secoli di massacri siate abituati a vivere in questo modo-”
“In realtà a noi sarebbe bastato soggiogare il bastardo per ottenere le informazioni che volevamo, almeno a me visto che la mia cara dolce sorella ama il suo nuovo corpo mortale-”
“Kol dacci un taglio”
la vampira originaria invitò la giovane Auror a completare il suo discorso, Tonks era l' unica che si fosse fatta avanti per proteggere Sophie nonostante fosse proprio quella che l' aveva arrestata e non voleva in alcun modo giocarsi la sua amicizia per il carattere intrattabile del fratello, voleva rassicurarla sulle loro intenzioni prima che Klaus rientrasse assieme a Cami e a quei due cacciatori amici di Cami mandando al diavolo tutte le sue buone intenzioni di non far soggiogare la ragazza a Kol ma di convincerla a collaborare.

“Voglio sapere, Sirius mi ha parlato di Sophie e sì l'ha dipinta come una ragazza vivace ma di certo non come una pazza torturatrice... cosa l'ha spinta a comportarsi in quel modo?”
“Non posso dirti molto di Sophie, lei non vorrebbe, può non sembrare ma è molto gelosa dei suoi ricordi di quando viveva in Inghilterra e di certi anche abbastanza pentita... però posso dirti che due anni fa quando mio fratello per primo tornò a New Orleans, la sorella di Sophie era appena stata giustiziata pubblicamente per aver praticato la magia”
“Era un periodo complicato”
“insomma inizialmente sembrò una semplicissima esecuzione pubblica, so che potrà sembrarti brutale ma non era stata né la prima né l' ultima, il fatto è che quella di Jane Anne non aveva proprio senso, come strega era abbastanza in alto nella gerarchia cittadina e Marcel avrebbe guadagnato molto di più dalla sua vita che dalla sua morte, noi sospettiamo che questo Lestrange possa essere in qualche modo collegato, anche se ancora non sappiamo come, alla morte della sorella si So' ”
l' Auror non li guardava più neanche in faccia, era ormai persa nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni, forse aveva ragione Sirius, forse Sophie Deveraux era molto più oscura di quello che dava a vedere.

“Scusate è solo che...Sophie non sembra il tipo capace di vendicarsi così di una persona, neanche dell'assassino della sorella”
“E non lo è infatti, ma per ora devi fidarti di lei”

la ragazza non sembrava per nulla convinta e l' originaria non poteva darle torto, un conto era convincerla che Sophie meritasse una seconda possibilità, un' altra era convincerla che torturare qualcuno fosse una cosa buona e giusta senza darle alcuna informazione sul passato della strega, su Finn o sulle ragazze senza metterle in pericolo. Davina, Monique, Cassandra e Adhara erano quelle che veramente rischiavano grosso in quella situazione e Dio solo sapeva quanti guai la sua famiglia aveva già causato a quelle ragazzine, non poteva e non voleva essere per loro causa di altro dolore.

Continuava a far saettare i suoi occhi da Kol alla giovane strega che piano piano addolciva l'espressione.

Nel poco tempo trascorso assieme Rebekah era riuscita a capire poche cose di della ragazza, poche ma certe, la prima era che con Tonks mai e poi mai si era autorizzati a usare il suo nome o soprannomi derivanti da esso, la seconda era che il colore dei capelli, cangiante e bizzarro, era come un semaforo, un avvertimento, un segnale di allarme o di sicurezza...se i capelli diventavano rossi non l' avrebbe mai salvata manco la sua immortalità, se diventavano blu la concentrazione della ragazza non andava interrotta, se erano color topo forse c' entrava Remus Lupin, se erano rosa era serena e divertita e anche in quel caso forse c' entrava Remus Lupin, se erano indaco si intonavano alla stanchezza delle mente e del corpo visibile pure da occhiaie del medesimo colore. In quel momento i capelli di Nimphadora Tonks erano Indaco, intensi, luminosi, arricciati alle sue dita che premevano esasperate sulla fronte, segnale chiaro che quella forse doveva essere la fine della conversazione.

“Forse faresti meglio a riposarti...puoi stare qui per stanotte e domani possiamo andare al Ministero assieme, se avrai altre domande sarò felice di rispondere”
Nel poco tempo trascorso assieme a Eva, Tonks era sicura di aver capito pochissimo su di lei e sulla sua storia e quell' assurdo pomeriggio lo aveva appena confermato, però certe cose intuite continuavano a sembrarle sempreverdi, numero uno: mentire, torturare e uccidere diventano nobili azioni se di mezzo ci vanno amici, parenti o lei medesima, non esiste limite al suo spirito di autoconservazione, numero due: era più facile essere gentili se tale gentilezza fosse stata protetta da un' insormontabile barriera di saccenza, supponenza, sarcasmo e “Se mi tocchi ti spezzo il braccio”...queste erano le quattro S di Rebekah Mikaelson, numero tre: non ha importanza chi tu sia, se le fai un torto prima o poi ne paghi le conseguenze, numero quattro: non ha importanza chi tu sia, se la aiuti, sei onesto e sei leale puoi star certo che prima o poi sarà possibile contare sul suo aiuto reciproco.

Lei l'aveva aiutata, in cambio l'originaria le aveva dato una spiegazione, promettendo che il resto sarebbe arrivato quando e se Sophie fosse stata libera e ora le offriva ospitalità e Tonks aveva capito dallo sguardo saettante dell'altro presente che avrebbe fatto bene ad accettare se avesse voluto arrivare a lavoro come sempre e non un pezzetto ogni mezz' ora per proteggere il loro segreto.

Non aveva idea del pasticcio nel quale si stava cacciando anche se Vampiri, Mangiamorte, Sophie in custodia preventiva e Necromanzia praticata da sedicenni non le davano grandi speranze di una piccola situazione risolvibile in poco tempo.

“Accetto la vostra ospitalità... per oggi, ma domani dovrete lasciarmi andare a lavoro oppure quelli che avete ora non saranno i vostri unici problemi, non ho mai fatto manco un giorno di malattia”
Kol sogghignò leggermente osservando sua sorella accompagnare di sopra la loro ospite sapendo che in cuor suo che quella conversazione non sarebbe finita con loro due dietro la scalinata, tempo pochi secondi infatti e il rumore della serratura principale che scattava fu abbastanza per tenere lo sguardo di Kol fisso sui quattro...no cinque ospiti che facevano ingresso nel maniero, primo fra tutti fu Cami seguita a ruota da Vincent, entrambi pietrificati di fronte a lui, seduto comodamente sul suo divano con un piede sul tavolino al quale la ragazza rosa, così l' avrebbe chiamata, aveva prestato tanta attenzione. Fu il turno di due giovani uomini che Kol non conosceva ma l' odore dei vestiti e la quantità delle armi che avevano addosso non lasciavano dubbi...erano due cacciatori, ben piazzati anche, umani per cui amici di Cami e trentenni per cui cacciatori capaci, più li guardava e più gli tornava in mente l' odore della sua carne che bruciava prima di essere trafitto da quell' inetto di Gilbert e da quella sgualdrina rovinafamiglie di sua sorella, avrebbe dovuto fare una visitina a Mystic Falls ora che ci pensava. Quinto e più atteso fece il suo ingresso Klaus che doveva aver percepito la sua presenza prima ancora di entrare in casa, lo squadrò per qualche secondo prima di sorridergli beffardo

“Ma guarda... Lazzaro cammina!”
“Sei sempre una dolce sorpresa mio adorato Nik! Sì sono tornato, quelle quattro pestifere che ti hanno messo nel sacco sanno veramente quello che fanno... oppure non ne hanno la più pallida idea, sono le sole due possibili opzioni, dimmi come è andata fin ora in Inghilterra? Ho avuto modo di constatare che ci sono dei problemi...anzi gli stessi problemi dell'ultima volta”

“...ultima volta?”
il ghigno di Kol non solo non fu più che esaudiente per Cami, sicura ormai che i due fratelli avessero un segreto ma servì pure a Rebekah pietrificata in cima alla scala a studiare l'espressione seccata di Klaus che se non fosse stato con Cami pericolosamente frapposta tra lui e il minore probabilmente avrebbe già cercato di cancellare l'espressione strafottente del fratello, beato nella consapevolezza di avere il coltello dalla parte del manico.

“Oh mia dolce Rebekah, come potresti saperlo eri stata pugnalata!”
“Kol!”

Gli occhi dell'ibrido saettavano nervosi dall' uno all' altra, la delusione di Rebekah era quasi tangibile e la soddisfazione sfacciata di Kol era servita ai presenti per una dolorosa ma inevitabile presa di coscienza, se gli originari erano già stati lì, se volevano vendetta e se chi gli aveva fatto torto era ancora vivo poteva non essere una coincidenza che Klaus avesse acconsentito così bonariamente alla richiesta della sorella di stare in quel paese, con una società magica così florida

“Sai Klaus, inizialmente ho fatto fatica a crederci, appena sono tornato intendo... ero stupito all'inizio e compiaciuto dopo, ci sono delle persone alle quali dobbiamo fare una visitina, non credi?”

“Di che diamine state parlando adesso?”
il maggiore dei cacciatori sembrava sul punto di perdere le staffe, aveva giurato Dean Winchester che avrebbe sempre aiutato Camille O’Connell ma aveva ormai come l’impressione di essere finito in mezzo ad un gioco più grande di lui, e di non essere manco un giocatore e visto il marchio di Caino e Rowena a piede libero non aveva nessuna intenzione di finire in qualcosa controllato da altri

“Kol si riferisce a delle nostre vecchie conoscenze, siamo stati già qui diciamo una ventina di anni fa anno più anno meno e abbiamo incontrato dei maghi che avevano un rapporto, come dire, davvero interessante con la magia, noi stavamo dando la caccia alla figlia di Petrov e per caso ci siamo imbattuti in questo gruppo di maghi oscuri che al tempo si facevano chiamare Mangiamorte”
Camille ascoltava sbalordita quello che stava uscendo dalla bocca di Klaus in quel momento, sentiva la rabbia che le ribolliva nelle vene, sapeva che probabilmente la ragione per la quale Klaus non aveva ancora detto niente era legata a problemi del passato e sapeva anche che se quei problemi del passato fossero stati rivangati ci sarebbero andati tutti di mezzo

“Voi mi state dicendo che avevate delle informazioni sui malati che hanno cercato di uccidere me, che stanno verosimilmente sconvolgendo il paese e che potrebbero volersi vendicare di Sophie e non avete detto niente fino ad ora? Lasciandoci intendere che siamo stati semplicemente catapultati in questa orribile situazione per puro caso mentre invece…”

“Ti fermo subito Camille, è vero io e Nik abbiamo già avuto modo di avere a che fare con questa gente e ti garantisco che non è stato piacevole, il più delle volte perlomeno, avevo sentito che il loro leader, un invasato che va in giro facendosi chiamare con uno pseudonimo ridicolo fosse stato sconfitto misteriosamente da un moccioso in fasce, i suoi seguaci arrestati e la sua guerra finita, così ho perso il mio interesse per la loro magia, non molto tempo dopo siamo stati rintracciati da nostro padre Mikael così io sono ritornato nella mia bara…” Kol indicò teatralmente il fratello che era sul punto di perdere le staffe e aggredire qualcuno “… e sei stato riportato da me assieme ad Elajah sano e salvo nei Balcani dove siamo rimasti un’altra decina d’anni, questo è tutto e …ah può venire fuori miss come si chiama”

Nimphadora scese lentamente la scalinata che solo pochi minuti prima aveva percorso per andarsi a riposare, scrutava con ansia le nuove figure che si erano unite alla conversazione nella stanza, riconobbe la ragazza bionda come la babbana che era stata identificata nei filmati che il ministero aveva ottenuto per capire qualcosa in più sull’ assassinio del mangiamorte che avevano ritrovato mentre gli altri tre erano volti completamente nuovi, uno magro e biondo con un’espressione indecifrabile doveva essere il fratello di Kol e Eva…no non Eva… di Rebekah mentre gli altri due non avevano quasi per nulla aperto bocca.

“Voi-voi siete coinvolti con quella gente, cosa diavolo sta succedendo”
“Tonks per favore…”
“Prima Sophie, adesso voi, questo non è un gioco lo capite? È una cosa seria, la città è spezzata in due ma voi li definite maghi con un rapporto particolare con la magia e ne parlate come se niente fosse, e tu” si rivolse verso Camille che la osservava senza nascondere la sua preoccupazione “cosa diavolo sei tu?”

“Lei e i due laggiù sono quelli che voi definireste dei Babbani”

“No… io l’ho visto chiaramente, i suoi occhi brillavano, cosa diavolo sta succedendo ancora?”

“Signorina la prego si calmi”
“Non mi dica di calmarmi lei…”
“Mi chiamo Sam, mi creda nessuno di noi tratta questa situazione come un gioco dico davvero, nessuno ma deve quantomeno sedersi, per rispondere alle sue domande Camille è umana come lei e come me, ma la sua famiglia qualche secolo fa ha fatto un patto con…” Camille pose una mano sulla spalla del ragazzo intimandogli di fermarsi e Sam comprese che la giovane amica non desiderava confidare immediatamente lo stretto rapporto che legava lei a Castiel e al resto degli angeli e Sam non poté fare a meno di chiedersi se fosse dalla giovane sconosciuta che proteggeva la storia della sua famiglia o dagli amici vampiri, Klaus Mikaelson scrutava la sua ex psicologa senza farsi sfuggire neanche un dettaglio del suo corpo, se Cami stava per mentire lui lo voleva sapere, se pure lei gli aveva tenuto nascosto qualche segreto, lui avrebbe dovuto esserne al corrente.

“Nimphadora è così che ti chiami vero?”

Camille attese un cenno d’ assenso della ragazza prima di sedersi accanto a lei prendendole la mano, accarezzandole la spalla e sorridendole per cercare di tranquillizzarla, non c’erano dubbi sul fatto che la psicologa fosse senza dubbio il mestiere perfetto per la bionda americana.

“Quello che hai visto nei filmati della sorveglianza del Daily sono tutte cose reali, la creatura che ha ucciso il Mangiamorte che stava cercando di nuocere a me e ad Hope è stato ucciso da una lama angelica brandita da Castiel, Rebekah non ha mentito quando ha detto che colui che l’aveva aggredita è stato un angelo, noi abbiamo inscenato tutto, ne andava della nostra sicurezza, non potevamo esporci troppo. Per quanto riguarda me… sono umana, sotto ogni punto di vista, non ho magia né cose del genere, ma in virtù di un antico patto tra la mia famiglia e gli angeli, in situazioni di pericolo gravissime possiamo attingere a una sorta di potere spirituale tramando nella mia famiglia dai nostri antenati, non posso dirti esattamente di cosa si tratta perché sono la prima a non esserne informata, ti prego non avercela con Sophie, lei sta avendo a che fare con davvero troppe responsabilità, è una ragazza buona e non merita la tua diffidenza, con queste parole desidero farti capire che lei si fida di te ma prima di darti ulteriori dettagli è vitale che tu ne parli con lei”

Camille non era pienamente convinta di quello che aveva detto, era consapevole del fatto che Sophie avesse ampiamente dimostrato di essere una persona dalle molteplici sfaccettature ma in quel momento aveva bisogno di qualcuno dalla sua parte per aiutare la strega oltre Rebekah e Klaus e suo fratello avevano, con le loro parole, risvegliato in lei il timore che potessero avere ben altre priorità da trarre da quella situazione.

Tonks osservava la giovane bionda di fronte a lei, in quella casa convivevano specie diverse legate da rapporti più o meno profondi, questo lei lo aveva compreso, ciò che doveva ancora comprendere era la reale portata della presenza di quelle persone nella vita di Londra e per farlo, prima di fidarsi completamente di loro avrebbe dovuto indagare per conto suo.

“Voglio crederti Cami…Camille, ma non posso aiutarvi, non ancora e di certo non in modo illegale, come dici tu Sophie può anche aver avuto i suoi buoni motivi ma ciò non toglie che ha torturato qualcuno, inizialmente volevo solo cercare di capire il suo legame con Lestrange ma adesso vengo a sapere che non è sola in città, che siete in tanti e che siete legati a un omicidio e anche a un gruppo di assassini sovversivi, perdonami ma non posso coinvolgere né me stessa né le persone che ho attorno finché non sarò più informata”

Ripensava a Remus, a sua madre che sarebbe morta se l’avesse saputa coinvolta con gente verosimilmente coinvolta con sua sorella, non poteva metterli in pericolo, nessuno di loro doveva pagare il prezzo della sua curiosità.

“Ti possiamo assicurare che per adesso non abbiamo alcun interesse legato

all’Inghilterra, vogliamo tornarcene a casa e evitare di coinvolgere Sophie di nuovo con questa gente… hai la mia parola” Klaus Mikaelson le offriva la mano come se dalle sue parole dipendesse il destino dell’intera comunità magica, di certo con un alleato potente come lui sarebbe stato più semplice anche sconfiggere Voldemort… e sua zia, eppure c’era una vocina che sussurrava prepotente, se lei fosse stata da sola non avrebbe esitato ad afferrare quella mano, ma non era da sola, aveva L’Ordine, aveva Silente, la sua famiglia, Harry, I Weasley ed era leale a loro non a sé stessa ragion per cui con un repentino e sonoro poof si smateriallizzò di fronte alla porta di sua madre avendo come ultima visione di quella casa lo sguardo furente dell’ ibrido originario.

Respirò profondamente l’aria gelida di Londra prima di avviarsi dentro il vialetto della villetta a schiera dove avevano abitato i suoi nonni Tonks prima dei suoi genitori, esitò un po’ prima di bussare alla porta eppure questa si aprì ugualmente di fronte a lei.

“Dora cosa stai facendo qui? Alcuni dei tuoi colleghi sono venuti a cercarti, non sei tornata a lavoro oggi dopo la pausa pranzo… è successo qualcosa?”

Le emozioni date dall’incredibile quantità di nozioni che aveva appena assimilato si mischiavano in lei pretendendo di uscire e decisero di farlo sotto forma di lacrime, coi capelli bianchi come neve, la giovane Auror era spaventata.

“Dora?”
“Mamma posso stare qui fino a domani mattina per favore? N-non sto benissimo e credo di non avere niente da mangiare a casa”
Andromeda Tonks sorrise alla figlia invitandola dentro, Nimphadora raramente chiedeva aiuto a qualcuno e anche quando lo faceva lo nascondeva dietro a richieste bizzarre e all’apparenza superficiali

“Puoi stare qui tutto il tempo che ti serve… a proposito è arrivato un Gufo per te da Sirius, credo che siano cose di lavoro, leggile mentre ti preparo qualcosa di caldo”

La ragazza si strinse contro sua madre, conscia del fatto che il giorno successivo avrebbe dovuto affrontare tutte le difficoltà evitate fino a quel momento.

 

***   

 

Theodore Nott annusava l’aria mattutina del Castello come se fosse la cosa più buona del mondo, nonostante l’odore della pioggia ristagnante nel terreno non fosse notoriamente una delle sue fragranze preferite, eppure sentiva la necessità di riempirsi le narici, di memorizzare tutti i dettagli di ciò che gli piaceva di quel posto, non sapeva perché suo padre avesse usato la scusa della sua aggressione per vederlo, sapeva solo che non voleva dire niente di buono e che probabilmente il suo vecchio avrebbe usato quella situazione per chiedergli qualcosa… qualcosa che lui non voleva assolutamente dargli.

Gli tornarono in mente le immagini estive che aveva di Draco immediatamente dopo che aveva ricevuto il marchio, istintivamente ricacciò un urlo che voleva prepotentemente uscire dalla sua bocca, trasformandolo in un rantolio sommesso e dolorante, odiava suo padre, odiava il padre di Draco e odiava la situazione in cui entrambi avevano messo i loro figli per inginocchiarsi di fronte a un tiranno sanguinario, odiava mentire a Daphne e a Blaise, odiava sapere che quelle menzogne avrebbero rovinato il suo rapporto coi migliori amici ma odiava ancora di più sapere che probabilmente non sarebbero state abbastanza per tenerli al sicuro, ricordava perfettamente le lacrime di Nené dopo aver visto il braccio di Draco, e il suo urlo dopo aver visto lui disteso in infermeria… non voleva sentirla gridare in quel modo mai più

“Anche tu qui Nott?”
“Porca puttana Sanguemarcio”

La giovane O’Connell, quella che per qualche strano scherzo del destino era finita nella sua casa, lo guardava sogghignante seduta a gambe incrociate su uno scalino bagnato di fronte alle scale della suola, per quale motivo Salazar l’avesse messa sulla sua strada rimaneva ancora un mistero.

“Ti vesti sempre così quando non sei in divisa?”

Si riferiva probabilmente al completo blu scuro che indossava sotto al mantello grigio chiaro che gli donavano sicuramente più eleganza paragonati alla divisa scolastica, riflettendoci però la curiosità della ragazza doveva essere stata causata dalla moda dei maghi di Londra più che dall’eleganza dei suoi abiti, dal momento che lei, come ci si sarebbe potuti aspettare da qualcuno coi suoi natali, vestiva dei volgari abiti babbani attillati e poco eleganti, quel tessuto che i babbani chiamavano Jeans e che lui non avrebbe mai indossato manco sotto tortura era terribilmente grezzo e volgare se abbinato come nel caso della sua amica a una giacca di pelle nera decisamente in contrasto con la personalità apparentemente mite della ragazza accanto a lui

“Solo quando vado al ministero, normalmente mi tengo più sobrio, immagino che tu invece ti vesta così pressoché tutti i giorni”

Lo disse con una smorfia tale che Adhara non poté trattenere un lieve sorrisetto canzonatorio, Nott le scrutò attentamente le labbra leggermente violette e gli occhi delineati da una linea sottile di eye-liner, non l’aveva mai vista truccata e si chiese improvvisamente il perché di tutta quella messa in scena così in contrasto con la sua apparente personalità

“Come mai ti vesti in modo così aggressivo se alla fine dei conti non sei aggressiva per niente?”

La ragazzina sogghignò, compatendo un poco il coetaneo che evidentemente non doveva avere avuto molte occasioni per uscire da solo in giro per la Londra magica e di conseguenza era abbastanza disabituato all’abbigliamento da No Maj che lei usava quotidianamente, se poi un paio di jeans a vita alta e un po’ di trucco erano sul metro dell’aggressività di Theodore Nott voleva dire che fuori dalla scuola non doveva avere neanche tante esperienze con le ragazze.

“Credimi normalmente sono piuttosto aggressiva, dipende dalle situazioni”

“Una visita al Ministero della magia richiede essere aggressive?”
“Non necessariamente, ma richiede essere adulti per essere presi sul serio… e Monique dice sempre che questo rossetto mi invecchia un po’, devo cercare di far avere al mio corpo la stessa maturità del mio cervello…lo hai detto anche tu quando mi vista al Lumaclub che sembro una tredicenne, volevi deridermi ma in effetti non è troppo lontano dalla verità”
“Ti sei scordata i tacchi allora nanetta”

Adhara lottò contro l’istinto di saltargli al collo e si fermò a scrutarlo, anche nelle sue parole così canzonatorie Nott appariva serio e composto, perfino più del solito, per entrambi quella non sarebbe stata una visita piacevole, fece schioccare la mano sulla pietra dello scalino sul quale era seduta facendo cenno al suo compagno di venirle accanto, Theodore da parte sua non se lo fece ripetere due volte, era stanco e furioso, anche per prendersela con quella strana ragazza.

“Allora, alla cena di Lumacorno avevi detto di non conoscere Sophie Deveraux, com’è che stai andando in suo soccorso adesso?”
“Chi ha detto che sto andando da Sophie Deveraux?”
“Tra il suo arresto e le tue balle sulla necromanzia e sulle tue origini scommetto che non sei stata onesta nemmeno per quanto riguarda le tue conoscenze…dico bene?”

Il ragazzo che aveva rifiutato di sedersi accanto a lei la osservava dall’alto con una rabbia che Adhara non era certa essere rivolta verso di lei, sicuramente c’era del risentimento nei suoi confronti, Nott era stato l’unico nei giorni passati che non aveva cercato di ottenere spiegazioni da parte sua, si era limitato ad osservarla e a perdere quel briciolo di fiducia o di disinteresse che forse aveva in precedenza nutrito nei suoi confronti, la strega sapeva che non avrebbe potuto evitare di confrontarsi coi suoi compagni di casa ancora per molto, così come non lo avrebbero potuto fare le sue amiche, e aveva come la sensazione che Theo avrebbe usato quella gita a Londra per estorcerle più informazioni possibili nonostante lo sguardo assente e l’atteggiamento seccato.

“Scusa tu non dovresti essere contento di incontrare tuo padre?”

Theodore sussultò leggermente a quella domanda così innocente, nessuno dei suoi amici parlava mai di suo padre, nessuno a parte Draco con cui divideva il medesimo fardello, tutti sapevano che tra Nott senior e Junior non scorreva buon sangue, non aveva voglia di dare spiegazioni perché non aveva nessuna intenzione di essere compatito, ma la compassione non sembrava un sentimento che apparteneva alla corolla di quelli che potevano essere provati Adhara O’Connell che anzi sembrava abbastanza disinteressata riguardo alla sua possibile risposta, fu forse proprio quello a convincerlo a parlare con lei.

“Ti ricordi tutto quel discorso che mi hai fatto, sul significato del mio nome ed il fatto che forse davvero io sia per mio padre un dono degli Dei?”
Adhara annuì aspettando che il ragazzo continuasse, decisa a capire dove diamine stesse andando a parare.

“Non è stato mio padre a darmi questo nome… è stata mia madre, per lei sicuramente il discorso che hai fatto poteva essere più che valido”
“Le madri sono toste quando si tratta dei propri figli, sei fortunato… lei dov’è adesso?”
Theo non la guardava in faccia, si limitava ad osservare il cielo leggermente uggioso ma la strega fu certa di percepire un lieve arrossamento nei suoi occhi forse dato da lacrime ricacciate indietro o semplicemente dalla sfumatura ramata dei capelli castani

“è morta, l’ha uccisa mio padre in preda a un attacco di rabbia, lei…lei era la persona più gentile e giusta del mondo, eppure ora ogni volta che ci penso non riesco a vedere più il suo volto gentile, vedo solo il suo volto gonfio di lividi e coperto di sangue”

“Per cui, tu l’hai vista morire. Ma non capisco come mai tuo padre non è stato arrestato prima?”

“La mia famiglia prima dei fatti avvenuti l’anno scorso era molto potente sanguemarcio, mio padre l’ha gettata fuori da una delle finestre del nostro Manor, gli elfi domestici hanno confermato il suicidio e io ero troppo piccolo per dire qualsiasi cosa… oh guarda ecco la nostra carrozza!”

La ragazza fu in piedi in un attimo riconoscendo le carrozze della scuola trainate da quelle strane creature nere simili a cavalli, decise di cedere a un momento di compassione e posò per un momento la sua mano sulla spalla del compagno di scuola

“Ho sentito dire che Azkaban riduce la gente in maniera davvero miserabile, alcuni ci impazziscono dentro, sii forte Theo, quello che vedrai oggi sarà probabilmente solo l’ombra dell’uomo che ricordi”

Il ragazzo tossicchiò una risata, colpito da quel sadico ottimismo che Adhara mostrava senza pudore, vide la carrozza fermarsi di fronte ai cancelli della scuola e riconobbe l’Auror che avrebbe dovuti portarli con sé, era lo stesso ragazzo che aveva visto nei giorni precedenti, uno di quelli che avevano portato a termine l’arresto della Deveraux, e che erano venuti successivamente a comunicarlo a scuola, il giovane uomo si fermò di fronte ai suoi studenti osservandoli con un’aria di commiserazione tale che entrambi dovettero combattere contro l’istinto irrefrenabile di cancellargli quella espressione patetica dalla faccia.

“Allora siete voi immagino Theo e Adhara giusto?”

Theo fece un cenno affermativo, scrutando l’uomo da capo a piedi aveva inteso che quasi sicuramente si trattava di un mezzosangue, quell’uomo non avrebbe neanche sentito il rumore della sua voce, Adhara dal canto suo non nascondeva la marcata ostilità verso quell’ individuo, ricordava ancora la gioia che esplodeva nelle parole dell’Auror mentre annunciava del riuscito arresto della sua madrina, e mentalmente si appuntò di organizzare un incontro privato tra lui e Monique che di sicuro avrebbe saputo come trattarlo.

“Può chiamarmi semplicemente Miss O’Connell, non c’è bisogno di prendersi troppa confidenza”

L’Auror la squadrò leggermente stralunato, la strega iniziò a pensare che forse aveva iniziato a proiettare su di lei la paura che provava per Sophie. I tre si avviarono assieme verso la carrozza, a quanto pareva non era possibile smaterializzarsi entro i confini della scuola per cui entrambi gli studenti si prepararono ad affrontare in silenzio quel primo tratto di strada che avrebbe definito una non troppo rosea giornata.

 

*** 

 

La stanza delle cose Nascoste era il luogo ideale dove andare a rintanarsi quando non si aveva voglia di stare con gli altri o quando si dovevano svolgere compiti al di fuori della didattica scolastica, era altresì diventata il rifugio preferito di Draco Malfoy nonché sua unica speranza di portare a termine il compito che gli era stato assegnato, eppure quel giorno ci si era recato per fini molto meno oscuri sebbene anche questi avessero a che fare con l’armadio svanitore.

Essere riuscito in parte a ripararlo lo aveva aiutato a renderlo un mezzo per scambiare almeno brevi messaggi, con Borgin, con sua zia Bella…quel giorno con sua madre.

Il giovane Serpeverde teneva tra le mani tre lettere di quest’ultima, se le era rigirate tra le dita per un bel po’ decidendosi finalmente ad aprirle.

 

Mio Carissimo Figlio,

Per motivi di sicurezza, tua e mia, ho deciso di consegnare queste lettere a Borgin, non so come ma da ciò che ho capito tu e lui avete spesso modo di rimanere in contatto.

Riguardo alla tua domanda e ai dubbi del giovane Nott li ho inizialmente trovati estremamente molto discutibili, per quanto riguarda la stranezza delle tue nuove compagne confermo i vostri dubbi, le famiglie delle nove congreghe di New Orleans sono famiglie estremamente conservatrici, non condividerebbero mai il loro sapere con estranei e per quanto riguarda il mio dolce cugino posso solo dirti che sì, ai tempi della scuola, ma non solo, Reg e Rabastan dividevano una profonda amicizia con la minore delle Deveraux e che includeva anche una studentessa scozzese di nome Aisling Seorleith Elphinstone, membro di una importante famiglia purosangue delle comunità libere di Skye, per un periodo sono stati anche intimi in un modo che era perfettamente comprensibile per due della loro età ma assolutamente inaccettabile per tua zia Walburga.

Mentre Reg è entrato a far parte dei mangiamorte poco dopo Rabastan, Sophie era indagata per aver ucciso dei vampiri.

Non posso confermare i tuoi dubbi riguardanti una possibile progenie di mio cugino, era molto giovane in quel periodo e dubito che volesse mettere su famiglia, inoltre le streghe e i maghi di Skye erano accerchiati dal Ministero e per quel che ne so Aisling era diventata reggente a soli diciassette anni, cosa che avrebbe reso molto difficile per lei tenere i contatti con i suoi amici, ma non me la sento neanche di escludere del tutto la possibilità, mentre Sophie e Rabastan si facevano una guerra frustrante tra loro Reg spariva spesso, senza dire a nessuno dove andava. Durante gli anni della prima guerra magica lei, Rabastan e Regulus hanno vissuto assieme in un piccolo appartamento di Nocturn Alley, erano rimasti migliori amici nonostante gli ideali diversi ma a un certo putno tuo zio è stato dato per morto, nello stesso periodo sono morti i Potter e Sophie Deveraux è sparita di nuovo dalla circolazione.

Scritto ciò me la sento figlio mio di darti un avvertimento, Sophie Deveraux viene da un mondo molto pericoloso, è stata arrestata per aver torturato Rodolphus in un modo davvero orribile, se queste ragazze sono con lei è facile che siano molto più abili dei tuoi coetanei nelle arti oscure, il fatto stesso che questa ragazza sia riuscita ad occultare il Marchio Oscuro mi fa molto riflettere, quel marchio è collegato al nostro Signore, è la sua magia eppure non ha detto nessuno, neppure a Bellatrix, chiunque sia la strega che lo ha occultato è occultata a sua volta da un incantesimo potente ed antico.

Con affetto,

Tua Madre

 

Rileggeva e rileggeva quelle righe di inchiostro, in alcuni punti poteva riconoscere le impronte di alcune lacrime che avevano deformato la carta, non sapeva se per le domande che le aveva posto, legate al suo amato cugino minore oppure per la costante apprensione per il figlio, che in quel momento anziché occuparsi del compito assegnatogli perdeva tempo a una mezzosangue

Che tu sia dannato Theodore Nott…che sia dannata anche la nostra amicizia.

Si affrettò ad aprire la seconda che doveva essere stata scritta proprio quella mattina, probabilmente non avendo dato notizie riguardanti al piano per Silente quella avrebbe parlato proprio di quello, a sua madre non piaceva per niente che lui fosse stato usato per punire suo marito e Draco leggeva nei suoi occhi quando la vedeva sempre e solo profonda apprensione.

Aprì la piccola busta di carta e ne spiegò il foglio riposto all’interno, poche parole, pochissime, ma abbastanza per fargli gelare il sangue nelle vene.

Scattò in piedi e si lanciò fuori dalla Stanza, mentre correva nelle scale investì almeno due primini, raggiunto il suo obbiettivo si gettò dentro la stanza di Difesa Contro le Arti Oacure aspettandosi di trovarci dentro il professor Piton, che in quel momento era l’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo a trovare un modo per avvisare Theo, per spingerlo a tornare indietro.

“Professor Piton mi scusi per-”

Ma la persona che si trovò di fronte non era Piton, una studentessa dalla chioma arruffata stava accovacciata sul pavimento circondata da svariati compiti di Difesa Contro le Arti Oscure che lo guardava con la bocca semispalancata.

“Cosa diavolo ci fai qui sanguemarcio!”
“Potrei farti la stessa domanda”

Dopo la conversazione notturna che avevano avuto Hermione Granger era tornata scorbutica come sempre, vedeva i vari temi che avevano presentato qualche settimana prima accatastati sul pavimento affiancati da vari testi che quasi sicuramente venivano dalla sezione proibita della Bilioteca.

“Potresti, ma ho fatto prima io la domanda”

La ragazza di malavoglia, gli girò un compito che con grande stupore di Draco Malfoy apparteneva ad Adhara O’Connell

“Questo è di Adhara parla degli incantesimi di un rito sacrificale di una delle congreghe di New Orleans, è un rito molto preciso che serve ad alimentare la loro magia rinforzando il loro legame con gli Antenate, si chiama magia ancestrale, ho fatto delle ricerche nella sezione proibita e ho scoperto che tale rito si deve fare una volta ogni trecento anni, che prevede il sacrificio di quattro streghe vergini connesse a tutti e quattro gli elementi… avevano ragione Theo e gli altri, non possono essere nate babbane, riti del genere vengono tenuti segreti e possono prendervi parte esclusivamente coloro che ricoprono cariche molto alte all’interno della congrega e all’ interno della gerarchia delle famiglie… ma non è tutto”
Il ragazzo si andò istintivamente a sedere accanto alla strega osservando le pagine antiche di pergamena che che ad occhio e croce dovevano essere stati scritti almeno qualche secolo prima.

“Se Adhara, Davina e le loro amiche hanno partecipato a questo rito vuol dire che o sono diventate streghe ancestrali a una giovanissima età oppure che…”
“…che erano loro il sacrificio”

I due si guardarono per qualche secondo senza dire nulla, alla fine era stata una buona idea fare affidamento l’uno sull’altro, alla fine Hermione grazie al consiglio di Malfoy era riuscita davvero a scoprire qualcosa, non aveva trovato granché s Dhalia o sulle Dvereaux ma aveva trovato testimonianze di altre streghe Americane, tra quelle aveva potuto selezionare quelle che facevano parte delle congreghe della città che le interessava e dopo aver ascoltato Adhara parlare di Sophie Deveraux e della congrega del Quartiere Francese sapeva anche a quali incantesimi si sarebbe potuta affidare.

“Bel lavoro Hermione”

La ragazza di riprese improvvisamente dalle sue riflessioni per poter apprezzare quello che sembrava essere per la seconda volta nel giro di qualche giorno, un complimento sincero da parte del bullo che la tormentava dal secondo anno, e quella volta non l’aveva manco chiamata sanguesporco o sanguemarcio o mezzo sangue, doveva ammettere di essere positivamente sorpresa, lo studiò un poco e notò la lettera che teneva stretta in mano

“Anche tu hai scoperto qualcosa, dico bene?”
improvvisamente Malfoy si ricordò per quale motivo era capitato in quel luogo… ovvero il suo professore di difesa contro le arti oscure, scattò in piedi facendo alzare di colpo anche la grifondoro che istintivamente gli strappò la lettera dalle mani, convinta che tale fretta fosse data da un avolontà di non voler condividere informazioni più che da apprensione, ma quando ne lesse il contenuto anche la sua espressione mutò in una smorfia poco serena.

“Cosa diavolo vuol dire?”
“Vuol dire che devo andare a Londra, perché sicuramente Theo e Adhara sono lì, e visto che il professor Piton non è qua temo di dover saltare la scuola”
“Non ti azzardare Malfoy”
la bacchetta di Hermione schizzò in alto andando a piantarsi proprio sotto la gola del serpeverde che di rimando sussultò leggermente indietreggiando, si alzò la manica della divisa e mostrò alla ragazza il marchio del suo Signore e per la prima volta vide dipingersi sul suo volto lo stesso disgusto con cui l’aveva guardata per anni.

“è stata Adhara ad occultarlo quel giorno, mia madre mi ha confermato che il Signore Oscuro non si è accorto di niente, era uno dei miei tanti sospetti,  e questo ha confermato che uno, quelle quattro sono più forti del previsto e due, che sono, almeno secondo mia madre, occultate da un incantesimo potentissimo che offusca anche la Sua percezione, dopo il casino che era successo a scuola qualche ora prima era palese ma ora dopo aver parlato di mia madre sono certo di due cose, che loro non sono delle rifugiate senza speranza ma streghe capaci che sono qui per uno scopo preciso, e grazie alle tue ricerche sappiamo che sono membri delle famiglie purosangue di New Orleans, questo mi porta a pensare che la teoria di Theo sull’Adhara figlia di Regulus Black non è così fuori dal mondo, Regulus ha davvero avuto una relazione con una Scozzese anche se non era sicura che fosse durata dopo la scuola ma a questo punto ho ottimi motivi per pensarlo, inoltre c’è qualcun altro che potrebbe saperne di più, quel qualcuno è Rabastan Lestrange che per ovvi motivi sarebbe meglio non rintracciare”
“Sono solo supposizioni”
“Non credo”
“Non credi cosa?”
I due sollevarono lo sguardo verso la terza e la quarta persona che si erano affacciati alla porta, Ron ed Harry la guardavano allibiti e un po’ preoccupati quella strana accoppiata soffermandosi particolarmente sul braccio scoperto del neo mangiamorte,

“Cosa sta succendo Herm”
la ragazza abbassò la bacchetta tenuta fino a quel momento puntata verso il collo di Draco Mlafoy

“Dobbiamo andare a Londra…adesso”
“Cosa? No, non se ne parla, io con voi tre non vado da nessuna parte”
“Seriamente Malfoy? Adesso ti metti a fare storie? Harry tieni”

La ragazza porse al suo migliore amico la lettera contenete le parole di Lady Malfoy

“Dobbiamo avvertire Sirius, dobbiamo avvertire qualcuno!”
“Non c’è tempo per avvertire nessuno, Draco era sceso qui per Piton ma dalla fretta che aveva…che ha”
i tre si soffermarono ad osservvare il corpo del serpeverde che effettivamente, fremeva sempre di più.

“Theodore e Adhara sono andati via di qua ore fa… dobbiamo andare adesso”

Lanciandosi uno sguardo d’intesa il trio si precipitò fuori dall’aula trascinandosi dietro un Mlafoy che non nascondeva il suo astio, d’altra parte viste le parole della lettera l’unica cosa che potevano fare era sbrigarsi e sperare di arrivare in tempo per avvertire qualcuno.

 

Draco,

Trova Theo, trovalo adesso, ho sentito Bellatrix e Rabastan che parlavano stamattina, devi fare in modo che non parli con suo padre, che non si avvicini per nessun motivo al ministero neanche per sbaglio.

Sta per accadere qualcosa.

N.M

 

***

 

Il ministero della magia era molto diverso da come Adhara se lo immaginava, era enorme, sotterraneo e affollatissimo, non aveva niente in comune con le riunioni chesi tenevano a casa della reggente La Rue, presa com’era ad osservare l’interno dell’edificio si era completamente dimenticata del compagno di casa che la guardava divertito.

“Sei sorpresa sanguemarcio?”
“Eh? Oh… diciamo che non me lo aspettavvo così…così lucido”
Theo comprese che doveva riferirsi alle mattonelle nere che ricoprivano quasi la totalità dei corridoi.

“Bene Sanguemarcio, benvenuta al centro della civiltà magica mondiale!”
“Ora non esageriamo”

Voleva aggiungere qualche altra cosa, magari descrivere la bellezza del quartiere Francese e della loro antica magia, o magari dire qualcosa di Skye, ma non poté fare nulla a loro si era affiancato un altro uomo, decisamente più alto e più curato del giovane che li aveva accompagnati, con stupore e un po’ di angoscia la strega americana lo riconobbe immediatamente come uno dei due uomini che avevano fermato Sophie per strada il primo giorno che erano andate nella Londra magica, e l’impressionante somiglianza nei lineamenti con suo padre la portarono a comprendere che doveva senza dubbio trattarsi di Sirius Black

“Finché resterete con me certi termini andranno evitati signor Nott, chiaro”

Theo si limitò a guardarlo schifato, senza rispondere facendo crescere la tensione in quello che era un momento critico sin da quando lui e Adhara si erano incontrati fuori dalle scale della scuola, quest’ultima per evitare conflitti decise di rispondere al posto del serpeverde

“Chiaro signore ci scusi, Theo non lo fa con cattiveria, scherziamo e basta”
con sua grande sorpresa l’uomo le rivolse un sorriso molto gentile, sia a lei che al compagno posando una mano sulla spalla di entrambi

“Bene allora, possiamo andare, Signor Nott suo padre ti sta già aspettando mentre…”

“Adhara, mi chiamo Adhara”
l’Auror sorrise di nuovo, un sorriso molto più malinconico del primo, si chiese Adhara se solo il suo nome fosse abbastanza per rimandarlo indietro di molti anni, ma decise di non pensarci troppo, non doveva pensare al suo padre scomparso, doveva pensare a Sophie

“Il nome di una stella! Sicura di non essere Inglese?”
“Nessuno ne è sicuro”
“Chiudi il becco Nott! I miei genitori sono un Astronomo e un’Astrofisica… le stelle sono una cosa di famiglia”

“Su questo invece non ci piove”

La insinuazioni di Nott iniziavano a darle fastidio, soprattutto perché a quanto pareva anche Sirius Black sembrava iniziare ad essere particolarmente interessato, squadrandola dall’ alto in basso.

Addio copertura

“Come dicevo Adhara, Sophie deve arrivare, è in una delle celle del ministero ma la stanno interrogando, ci vorrà un po’, dovrai aspettare assieme al signor Nott”

Il ragazzo rizzò improvvisamente la testa, Adhara non sapeva se per l’irritazione o la preoccupazione

“Aspetti non vedrò mio padre da solo?”
“Tuo padre è un mangiamorte fuori da Azkaban temporaneamente, certo che non lo vedrai da solo, sappi che l’unico motivo per cui il ministero ha accettato di farvi incontrare è per via dell’incidente capitato nella tua scuola”
Certo se con incidente intendi tentato omocidio, cane bastardo traditoredeltuosangue.

Mentre camminavano tra i corridoi del Ministero Theo si immerse completamente nei suoi pensieri, come a non mostrarsi debole di fronte a suo padre, come esternare tutto il disprezzo verso di lui, quel posto e anche verso chi lo circondava, eppure nonostante quei pensieri poco felici si soffermò sulla compagna di casa la quale aveva intrapreso una molto amichevole conversazione con assieme al quel rinnegato di Black. Più li guardava interagire assieme e più lui ne era sicuro, dannazione, che fossero parenti, con le stelle, l’arroganza intrinseca del nome e tutto il resto.

“Quando ci hanno detto che c’erano visite per Sophie mi aspettavo qualcuno di beh…ecco…più maturo”
Più Adulto

Fu sorpreso Nott quando si rese conto che Adhara non aveva preso male quella affermazione nonostante tutti i suoi discorsi precedenti sul non essere presa sul serio per l’età anzi continuava a mantenere un atteggiamento posato ed educato, molto meno gelido di quello che aveva riservato all’auror Pevensie

“Mi rendo conto, ma a New Orleans anche i ragazzini ricoprono ruoli abbastanza importanti, e poi sono qui esclusivamente per curarmi della sua salute, non conosco bene Sophie ma mi piacerebbe aiutarla se posso, siamo così poche qui di New Orleans”
Un’altra bugia, ci voleva il Veritaserum con quella dannata arpia, ogni giorno a tutte le ore.

“Hey schifoso tradutore del tuo sangue, non credo che sia una buona idea metterla nella stessa stanza con mio padre, non vorrai mica metterla in pericolo, Salazar quanto siete incapaci”

Sirius Black non si era sentito chiamare in quel modo da parecchi anni, esclusa ovviamente Bella che si limitava però a definirlo Cane Rognoso o Randagio Black, ma c’era qualcosa nella voce di quel moccioso, una certa tensione maschrata da arroganza che non sapeva come interpretare, ci pensò l’amica di Sophie per lui a dare una spiegazione

“Che c’è ti preoccupi di Nott?”
il tono leggermente canzonatorio di Adhara le morì sulle labbra quando il compagno reagì in un modo in cui nessuno dei presenti si sarebbe mai aspettato, arrossì così tanto che ormai non erano più i riflessi ramati dei capelli a riflettersi sul suo incarnato ma piuttosto il suo incarnato a riflettere rossore attorno a lui

“Sei davvero preoccupato per me?”
Theodore odiava sé stesso in quel momento, odiava Adhara e quel suo sorrisetto canzonatorio che lo stava facendo arrossire ancora di più, in un modo o nell’altro gli faceva fare sempre la figura dello scemo, e finché rimaneva tra loro poteva anche andare bene, ma vedere Black che lo guardava così divertito lo faceva incazzare come una bestia

“Certo che no sanguemarcio-”

“I toni signor Nott”
“Certo che no Adhara, cerco solo di puntualizzare l’ovvio ovvero un sistema decadente e pieno di lacune, che Salazar mi sia testimone, io vi ho avvertiti sul fatto che una idea pessima”

Sorpassò Auror e compagna di casa di camminando spedito lungo il corridoio lasciandosi alle spalle la risata di Adhara che per una volta, solo quella volta, non gli parve canzonatoria ma genuina e sincera.

Anche Sirius Black la udì quella risata e assieme al nome di quella ragazza lo rimandò indietro di molti anni, quando Andromeda era ancora una Black, quando ancora le litigate con suo fratello non lo svegliavano nel mezzo della notte come terribili sensi di colpa…il suo fratellino

“Ci sono problemi signor Auror?”
gli occhi blu della ragazza lo guardavano ancora divertiti, occhi blu terribilmente familiari, svegli e vivaci.

“Nessuno…nessuno, senti sei sicura di non essere mai stata da queste parti prima?”
“Assolutamente! Voglio dire sono stata nella londra babbana come turista una o due volte, ma questo è quanto… come mai lo chiede?”
“Nussun motivo in particolare”
“Bene allora se non le dispiace raggiungo Theo, non sono sicura che sia in grado di camminare da solo”
il dito dell’uomo le puntò una stanza alla fine del corridoio davanti alla quale li stava aspettando proprio Theo

“Dovete entrare lì, ci sono già altri Auror dentro, io vado a vedere a che punto sono con Sophie”
Sirius Black attese che i due, tra una litigata e l’altra entrassero nella stanza degli interrogatori, ricevuto un cenno affermativo da Nimphadora che li aspettava dentro fece dietro front e si diresse a cercare Sophie Deveraux.

Theodore Nott e Adhara O’Connell invece continuarono per loro strada, la stanza nella quale erano entrati era quadrata, spaziosa, nera e lucida come quasi tutto il resto in quel luogo, c’erano oltre a loro due quattro persone in totale, una ragazza con degli strani capelli che li aveva fatti entrare, il signor Pevensie e un’altra figura sconosciuta, infinte al centro della stanza con i capelli lunghi e sporchi, la barba leggermente incolta e due occhi nocciola come quelli del comagno la ragazza identificò quello che doveva essere il signor Nott.

“Theo…il mio Theo, sei venuto!”
il ragazzo andò a sedersi di fronte il padre tenendo le mani ben lontane dalle sue, fissandolo con un gelo tale che Adhara non pensava si potesse provare per un genitore.

“Posso chiederti padre per quale motivo hai chiesto di vedermi?”
“Un padre non può voler vedere il proprio figlio? Specialmente dopo la terribile esperienza a cui sei andato incontro…il mio povero figlio, almeno il morso del vampiro non può trasformarti, il tuo sangue è al sicuro, conservalo, curalo, per l’Oscuro Signore”
Adhara iniziava davvero a sentirsi male per il compagno, nonostante Nott senior apparisse fuori di testa le era inconcepibile che nella sua dimensione distorta e tormentata quell’uomo potesse davvero voler offrire il proprio figlio a quel sanguinario che ammazzava la gente, si chiese improvvisamente se anche Rabastan avesse simili speranze per lei, mandarla a New Orleans per diventare forte e poi spedirla lì a immolarsi per la causa di Salazar, ricacciò quel pensiero sgradevole nei meandri della sua mente, doveva stare lucida, non doveva distrarsi e manco farsi degli assurdi film mentali, l’avrebbe lasciata dai Malfoy anziché portarla a New Orleans.

“Non avevo dubbi, meglio morire che imbrattare la propria progenie con specie minori, siano essi babbani o altro… i vampiri poi sono l’aborto della natura, rifiutati anche dal sole, preferisco vederti morto che mutato in uno di loro”
“Lei è un sociopatico!”

Notando lo sguardo di Nott junior puntato addosso Adhara si rese conto di averlo detto a voce alta, leggeva puro terrore nello sguardo del più giovane, sicuramente dal momento che anche il padre aveva preso ad osservarla.

“Schifosa babbana come mi hai chiamato?”
“Lasci in pace la ragazzina non è qui per lei”

La ragazza coi capelli rosa si frappose fra lei e il mangiamorte, aveva ascoltato abbastanza Nimphadora Tonks e per lei due ragazzini abusati verbalmente in meno di un’ora erano già troppi.

“Dimmi Theo non ti accompagnerai a questa feccia che cammina dico bene? Schifosa cagna babbana morirai ammazzata come tutti quelli come te”

Uno sputo uscì fuori dalla bocca dell’uomo, Adhara poteva sentire le sue mani tremare, aveva l’urgente bisogno di metterle addosso di quel vile essere che la stava apostrofando in quel momento, eppure mentre schiudeva le labbra per rispondergli come si conveniva vide Theodore Nott scattare in avanti contro il genitore e colpirlo in pieno volto, l’uomo finì per terra ma dopo essersi massaggiato la mandibola iniziò a ridere istericamente osservando il figlio prima di essere riiagguantato subito dagli auror sistemati dietro di lui.

“Morire ammazzata dici, certo deve essere facile dirlo a una sedicenne indifesa e senza preparazioni nelle arti oscure… perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia?”

Adhara osservava il compagno quasi commossa, mai si sarebbe aspettata una simile dimostrazione di quasi affetto da parte di qualcuno che fino a pochi momenti prima la definiva sanguemarcio proprio come il padre.
“Non mi definisco una sedicenne indifesa ma grazie Nott sono davvero colpita!”

“Non ci marciare sopra sanguemarcio, questa è la prima e anche l’ultima volta, io me ne vado, ne ho abbastanza di lui e dei suoi deliri, riportatelo pure da dov’è venuto, spero che ci schiatti in quella prigione del cazzo”

L’improvviso cambiamento di linguaggio fecero sussultare l’americana per la seconda volta nel giro di pochi secondi, Theodore Nott era la prova vivente che la cavalleria non era morta ma che era chiaramente sul punto di suicidarsi.

“Oh grazie tante per questo tragico e allo stesso tempo fine ritorno alla realtà razza di imbecille, e io che ti stavo per offrire il pranzo”

“Offrimelo lo stesso, sto morendo di fame non ho manco fatto colazione”

Theodore Nott era sul punto di aprire la porta quando le risate del padre attirarono per la seconda volta la sua attenzione.

“Oh mi chiedo per chi mai tu sia qui piccola nata babbana, dal tuo accento puoi venire solo da quella bettola americana di New Orleans come quell’altra troia Deveraux”

Il nome della madrina ricordò immediatamente ad Adhara perché fosse in quel luogo e improvvisamente si avvicinò all’uomo a grandi falcate incurante di Nott che aveva cercato di trattenerla dal fare una sciocchezza.

“Sì lo so no e allora?”
“Oh la cara Sophie, quante storie ha da raccontare su di noi, vedi è per questo che non può proprio rimanere viva”
“Cosa diavolo sta dicendo?”
“La smetta di dire stronzate Nott…forza Pevensie portalo via adesso”
Nimphadora si mosse svelta per afferrare il braccio sinistro del mangiamorte lasciando al collega l’altro, era rimasta in silenzio quasi tutto il tempo, voleva studiarla questa sedicenne che praticava la necromanzia con le sue amiche, ma in quel momento l’istinto da membro dell’Ordine della Fenice stava prendnedo il sopravvento, avrebbe sbattuto Nott in carcere lei stessa e si sarebbe anche assicurata che uscisse ben ben di testa.

“Cosa voglio dire, cosa vorrò mai dire… voglio dire che stavo prendendo tempo, tutto qua”

Improvvisamente l’aria da folle stralunato che aveva avuto fino aquel momento scomparve del tutto, con uno scatto fulmineo quell’uomo nonostante la sua età si sfilò di dosso gli Auror appropriandosi della bacchetta di Pvensie che finì sul pavimento, il rombo di una grossa esplosione che arrivava dall’ambiente esterno riempì le orecchie dei presenti, e mentre l’auror sconosciuto faceva da scudo a Adhara e a Theodore, Nimphadora Tonks iniziò uno scontro violentò con il detenuto che a giudicare dagli incantesimi che pronunciava non era intenzionato a metterli solamente fuori gioco.

“Corri veloce piccola nata babbana, oggi potrebbe essere l’ultima volta che vedi la tua sorella della congrega”

Incurante del caos che regnava in quella stanza la ragazza si gettò fuori dopo aver spintonato via l’Auror che cercava di proteggerla, l’ambiente circostante era nel caos più totale, dopo aver percorso qualche metro tra gente che correva e incantesimi che si mischiavano all’aria che respirava Adhara realizzò di non avere idea di dove Sophie fosse in quel momento, improvvisamente una presa ferrea le arpionò il braccio, si girò di scatto notando che Nott l’aveva seguita anche là fuori.

“Theo!”
“Si può sapere a che diamine pensi quando fai le cose? Forza andiamo ai piani superiori, dobbiamo uscire da qui adesso prima che la situazione diventi brutta per davvero”
“Theo io devo trovare Sophie, non vado da nessuna parte senza di lei, se quello che tua padre ha detto è vero sono qui per lei, devo trovarla”
“Ferma! Ferma! Cosa pensi di fare una volta trovata? Questo non è solo un tentato omicidio, questo è un attacco al Ministero”
“Non mi importa… io vado a cercare a Sophie”
conscio del fatto che non l’avrebbe convinta a prendere una decisione saggia Theodore andò dietro alla compagna, che si guardava attorno spaesata senza sapere bene dove andare

“Dobbiamo trovare un auror adesso”
“Sei ancora qui Nott?”
“Se non trovi un Auror nessuno sarà in grado di dirti dove cercare Sophie, muoviti non possiamo stare qui, ci faremo ammazzare…maledetta te”
“Mi stai aiutando di nuovo Theo?”
il ragazzo ghignò divertito a quella domanda così spontaneamente sorpresa

“Forse”

Sorridento e facendosi strada tra incantesimi di ogni genere Adhara permise al serpeverde di guidarla in quel caos dilagante, qualsiasi cosa fosse successa non avrebbe permesso a nessuno di ferire Sophie Deveraux

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Adhafera