Nimphadora
Tonks lasciava che il suo sguardo oscillasse confuso da Eva a quel giovanotto,
anzi dopo quello che le avevano detto giovanotto mica tanto, senza curarsi di
sembrare completamente sconvolta da quello che la strega, se così poteva
definirla, l'aveva convinta ad ascoltare nelle ore che avevano appena passato
assieme. Sentiva la mano tremare e la portò immediatamente sotto al tavolino
barocco di quel Maniero che da quanto aveva capito apparteneva alla famiglia
della Sinclair...che manco si chiamava così, era curiosa in realtà, voleva fare
domande avendo finalmente capito che come previsto la situazione nella quale si
trovava immersa Sophie era molto più complessa di quello che appariva e in un
certo senso ora capiva molte cose, in primis l' ostinazione di entrambe le
donne a stare per conto loro e a guardarsi le spalle da quelli del ministero.
“Quindi...tu non sei veramente
una strega, sei un vampiro...uno dei primi vampiri mai esistiti e hai dieci
secoli”
ce la stava mettendo tutta per
non sembrare una completa idiota ma la storia di Rebekah e di Kol sembrava
ancora avere dell' impossibile, si massaggiò le tempie ringraziando Kol che nel
frattempo le aveva versato un famoso alcolico babbano, del Bourbon e doveva
ammettere che stava facendo esattamente quello che desiderava.
“Siete fuggiti da New Orleans
per nascondervi da vostra zia che tiene in ostaggio i vostri fratelli e la
madre di vostra nipote e tu-” indicò brevemente Kol che le fece un ghigno
divertito e canzonatorio “Sei stato riportato in vita da quattro sedicenni che
sono le responsabili del casino successo nella mia vecchia scuola dieci giorni
fa”
“So che puoi sentirti turbata Nimphadora”
“Non mi chiamare così per favore”
Rebekah si sentì un pochino sollevata, nonostante tutte le scioccanti notizie
che la ragazza aveva dovuto assimilare nelle ore passate aveva ancora voglia di
protestare per il suo nome, forse lei e Kol
non l' avevano sconvolta irrimediabilmente.
“C'è una cosa che non capisco,
perché torturare Lestrange in quel modo? Insomma capisco che voi dopo dieci
secoli di massacri siate abituati a vivere in questo modo-”
“In realtà a noi sarebbe bastato soggiogare il bastardo per ottenere le
informazioni che volevamo, almeno a me visto che la mia cara dolce sorella ama
il suo nuovo corpo mortale-”
“Kol dacci un taglio”
la vampira originaria invitò la giovane Auror a completare il suo discorso,
Tonks era l' unica che si fosse fatta avanti per proteggere Sophie nonostante
fosse proprio quella che l' aveva arrestata e non voleva in alcun modo giocarsi
la sua amicizia per il carattere intrattabile del fratello, voleva rassicurarla
sulle loro intenzioni prima che Klaus rientrasse assieme a Cami e a quei due cacciatori
amici di Cami mandando al diavolo tutte le sue buone intenzioni di non far
soggiogare la ragazza a Kol ma di convincerla a collaborare.
“Voglio sapere, Sirius mi ha
parlato di Sophie e sì l'ha dipinta come una ragazza vivace ma di certo non
come una pazza torturatrice... cosa l'ha spinta a comportarsi in quel modo?”
“Non posso dirti molto di Sophie, lei non vorrebbe, può non sembrare ma è molto
gelosa dei suoi ricordi di quando viveva in Inghilterra e di certi anche
abbastanza pentita... però posso dirti che due anni fa quando mio fratello per
primo tornò a New Orleans, la sorella di Sophie era appena stata giustiziata
pubblicamente per aver praticato la magia”
“Era un periodo complicato”
“insomma inizialmente sembrò una semplicissima esecuzione pubblica, so che
potrà sembrarti brutale ma non era stata né la prima né l' ultima, il fatto è
che quella di Jane Anne non aveva proprio senso, come strega era abbastanza in
alto nella gerarchia cittadina e Marcel avrebbe guadagnato molto di più dalla
sua vita che dalla sua morte, noi sospettiamo che questo Lestrange possa essere
in qualche modo collegato, anche se ancora non sappiamo come, alla morte della
sorella si So' ”
l' Auror non li guardava più neanche in faccia, era ormai persa nei suoi
pensieri e nelle sue riflessioni, forse aveva ragione Sirius, forse Sophie
Deveraux era molto più oscura di quello che dava a vedere.
“Scusate è solo che...Sophie
non sembra il tipo capace di vendicarsi così di una persona, neanche
dell'assassino della sorella”
“E non lo è infatti, ma per ora devi fidarti di lei”
la ragazza non sembrava per
nulla convinta e l' originaria non poteva darle torto, un conto era convincerla
che Sophie meritasse una seconda possibilità, un' altra era convincerla che
torturare qualcuno fosse una cosa buona e giusta senza darle alcuna
informazione sul passato della strega, su Finn o sulle ragazze senza metterle
in pericolo. Davina, Monique, Cassandra e Adhara erano quelle che veramente
rischiavano grosso in quella situazione e Dio solo sapeva quanti guai la sua
famiglia aveva già causato a quelle ragazzine, non poteva e non voleva essere
per loro causa di altro dolore.
Continuava a far saettare i
suoi occhi da Kol alla giovane strega che piano piano addolciva l'espressione.
Nel poco tempo trascorso
assieme Rebekah era riuscita a capire poche cose di della ragazza, poche ma
certe, la prima era che con Tonks mai e poi mai si era autorizzati a usare il
suo nome o soprannomi derivanti da esso, la seconda era che il colore dei
capelli, cangiante e bizzarro, era come un semaforo, un avvertimento, un
segnale di allarme o di sicurezza...se i capelli diventavano rossi non l'
avrebbe mai salvata manco la sua immortalità, se diventavano blu la
concentrazione della ragazza non andava interrotta, se erano color topo forse
c' entrava Remus Lupin, se erano rosa era serena e divertita e anche in quel
caso forse c' entrava Remus Lupin, se erano indaco si intonavano alla
stanchezza delle mente e del corpo visibile pure da occhiaie del medesimo
colore. In quel momento i capelli di Nimphadora Tonks erano Indaco, intensi,
luminosi, arricciati alle sue dita che premevano esasperate sulla fronte,
segnale chiaro che quella forse doveva essere la fine della conversazione.
“Forse faresti meglio a
riposarti...puoi stare qui per stanotte e domani possiamo andare al Ministero
assieme, se avrai altre domande sarò felice di rispondere”
Nel poco tempo trascorso assieme a Eva, Tonks era sicura di aver capito
pochissimo su di lei e sulla sua storia e quell' assurdo pomeriggio lo aveva
appena confermato, però certe cose intuite continuavano a sembrarle
sempreverdi, numero uno: mentire, torturare e uccidere diventano nobili azioni
se di mezzo ci vanno amici, parenti o lei medesima, non esiste limite al suo
spirito di autoconservazione, numero due: era più facile essere gentili se tale
gentilezza fosse stata protetta da un' insormontabile barriera di saccenza,
supponenza, sarcasmo e “Se mi tocchi ti spezzo il braccio”...queste erano le
quattro S di Rebekah Mikaelson, numero tre: non ha importanza chi tu sia, se le
fai un torto prima o poi ne paghi le conseguenze, numero quattro: non ha
importanza chi tu sia, se la aiuti, sei onesto e sei leale puoi star certo che
prima o poi sarà possibile contare sul suo aiuto reciproco.
Lei l'aveva aiutata, in cambio
l'originaria le aveva dato una spiegazione, promettendo che il resto sarebbe
arrivato quando e se Sophie fosse stata libera e ora le offriva ospitalità e
Tonks aveva capito dallo sguardo saettante dell'altro presente che avrebbe
fatto bene ad accettare se avesse voluto arrivare a lavoro come sempre e non un
pezzetto ogni mezz' ora per proteggere il loro segreto.
Non aveva idea del pasticcio
nel quale si stava cacciando anche se Vampiri, Mangiamorte, Sophie in custodia
preventiva e Necromanzia praticata da sedicenni non le davano grandi speranze
di una piccola situazione risolvibile in poco tempo.
“Accetto la vostra
ospitalità... per oggi, ma domani dovrete lasciarmi andare a lavoro oppure
quelli che avete ora non saranno i vostri unici problemi, non ho mai fatto
manco un giorno di malattia”
Kol sogghignò leggermente osservando sua sorella accompagnare di sopra la loro
ospite sapendo che in cuor suo che quella conversazione non sarebbe finita con
loro due dietro la scalinata, tempo pochi secondi infatti e il rumore della
serratura principale che scattava fu abbastanza per tenere lo sguardo di Kol
fisso sui quattro...no cinque ospiti che facevano ingresso nel maniero, primo
fra tutti fu Cami seguita a ruota da Vincent, entrambi pietrificati di fronte a
lui, seduto comodamente sul suo divano con un piede sul tavolino al quale la
ragazza rosa, così l' avrebbe chiamata, aveva prestato tanta attenzione. Fu il
turno di due giovani uomini che Kol non conosceva ma l' odore dei vestiti e la
quantità delle armi che avevano addosso non lasciavano dubbi...erano due
cacciatori, ben piazzati anche, umani per cui amici di Cami e trentenni per cui
cacciatori capaci, più li guardava e più gli tornava in mente l' odore della
sua carne che bruciava prima di essere trafitto da quell' inetto di Gilbert e
da quella sgualdrina rovinafamiglie di sua sorella, avrebbe dovuto fare una
visitina a Mystic Falls ora che ci pensava. Quinto e più atteso fece il suo
ingresso Klaus che doveva aver percepito la sua presenza prima ancora di
entrare in casa, lo squadrò per qualche secondo prima di sorridergli beffardo
“Ma guarda... Lazzaro
cammina!”
“Sei sempre una dolce sorpresa mio adorato Nik! Sì sono tornato, quelle quattro
pestifere che ti hanno messo nel sacco sanno veramente quello che fanno...
oppure non ne hanno la più pallida idea, sono le sole due possibili opzioni,
dimmi come è andata fin ora in Inghilterra? Ho avuto modo di constatare che ci
sono dei problemi...anzi gli stessi problemi dell'ultima volta”
“...ultima volta?”
il ghigno di Kol non solo non fu più che esaudiente per Cami, sicura ormai che
i due fratelli avessero un segreto ma servì pure a Rebekah pietrificata in cima
alla scala a studiare l'espressione seccata di Klaus che se non fosse stato con
Cami pericolosamente frapposta tra lui e il minore probabilmente avrebbe già
cercato di cancellare l'espressione strafottente del fratello, beato nella
consapevolezza di avere il coltello dalla parte del manico.
“Oh mia dolce Rebekah, come
potresti saperlo eri stata pugnalata!”
“Kol!”
Gli occhi dell'ibrido
saettavano nervosi dall' uno all' altra, la delusione di Rebekah era quasi
tangibile e la soddisfazione sfacciata di Kol era servita ai presenti per una
dolorosa ma inevitabile presa di coscienza, se gli originari erano già stati
lì, se volevano vendetta e se chi gli aveva fatto torto era ancora vivo poteva
non essere una coincidenza che Klaus avesse acconsentito così bonariamente alla
richiesta della sorella di stare in quel paese, con una società magica così
florida
“Sai Klaus, inizialmente ho
fatto fatica a crederci, appena sono tornato intendo... ero stupito all'inizio
e compiaciuto dopo, ci sono delle persone alle quali dobbiamo fare una
visitina, non credi?”
“Di che diamine state parlando
adesso?”
il maggiore dei cacciatori sembrava sul punto di perdere le staffe, aveva
giurato Dean Winchester che avrebbe sempre aiutato Camille O’Connell ma aveva
ormai come l’impressione di essere finito in mezzo ad un gioco più grande di
lui, e di non essere manco un giocatore e visto il marchio di Caino e Rowena a
piede libero non aveva nessuna intenzione di finire in qualcosa controllato da
altri
“Kol si riferisce a delle
nostre vecchie conoscenze, siamo
stati già qui diciamo una ventina di anni fa anno più anno meno e abbiamo
incontrato dei maghi che avevano un rapporto, come dire, davvero interessante
con la magia, noi stavamo dando la caccia alla figlia di Petrov e per caso ci
siamo imbattuti in questo gruppo di maghi oscuri che al tempo si facevano
chiamare Mangiamorte”
Camille ascoltava sbalordita quello che stava uscendo dalla bocca di Klaus in
quel momento, sentiva la rabbia che le ribolliva nelle vene, sapeva che
probabilmente la ragione per la quale Klaus non aveva ancora detto niente era
legata a problemi del passato e sapeva anche che se quei problemi del passato
fossero stati rivangati ci sarebbero andati tutti di mezzo
“Voi mi state dicendo che
avevate delle informazioni sui malati che hanno cercato di uccidere me, che
stanno verosimilmente sconvolgendo il paese e che potrebbero volersi vendicare
di Sophie e non avete detto niente fino ad ora? Lasciandoci intendere che siamo
stati semplicemente catapultati in questa orribile situazione per puro caso
mentre invece…”
“Ti fermo subito Camille, è
vero io e Nik abbiamo già avuto modo di avere a che fare con questa gente e ti
garantisco che non è stato piacevole, il più delle volte perlomeno, avevo
sentito che il loro leader, un invasato che va in giro facendosi chiamare con
uno pseudonimo ridicolo fosse stato sconfitto misteriosamente da un moccioso in
fasce, i suoi seguaci arrestati e la sua guerra finita, così ho perso il mio
interesse per la loro magia, non molto tempo dopo siamo stati rintracciati da
nostro padre Mikael così io sono ritornato nella mia bara…” Kol indicò
teatralmente il fratello che era sul punto di perdere le staffe e aggredire
qualcuno “… e sei stato riportato da me assieme ad Elajah sano e salvo nei
Balcani dove siamo rimasti un’altra decina d’anni, questo è tutto e …ah può
venire fuori miss come si chiama”
Nimphadora scese lentamente la
scalinata che solo pochi minuti prima aveva percorso per andarsi a riposare,
scrutava con ansia le nuove figure che si erano unite alla conversazione nella
stanza, riconobbe la ragazza bionda come la babbana che era stata identificata
nei filmati che il ministero aveva ottenuto per capire qualcosa in più sull’
assassinio del mangiamorte che avevano ritrovato mentre gli altri tre erano
volti completamente nuovi, uno magro e biondo con un’espressione indecifrabile
doveva essere il fratello di Kol e Eva…no non Eva… di Rebekah mentre gli altri
due non avevano quasi per nulla aperto bocca.
“Voi-voi siete coinvolti con
quella gente, cosa diavolo sta succedendo”
“Tonks per favore…”
“Prima Sophie, adesso voi, questo non è un gioco lo capite? È una cosa seria,
la città è spezzata in due ma voi li definite maghi con un rapporto particolare con la magia e ne parlate come se
niente fosse, e tu” si rivolse verso Camille che la osservava senza nascondere
la sua preoccupazione “cosa diavolo sei tu?”
“Lei e i due laggiù sono
quelli che voi definireste dei Babbani”
“No… io l’ho visto
chiaramente, i suoi occhi brillavano, cosa diavolo sta succedendo ancora?”
“Signorina la prego si calmi”
“Non mi dica di calmarmi lei…”
“Mi chiamo Sam, mi creda nessuno di noi tratta questa situazione come un gioco
dico davvero, nessuno ma deve quantomeno sedersi, per rispondere alle sue
domande Camille è umana come lei e come me, ma la sua famiglia qualche secolo
fa ha fatto un patto con…” Camille pose una mano sulla spalla del ragazzo
intimandogli di fermarsi e Sam comprese che la giovane amica non desiderava
confidare immediatamente lo stretto rapporto che legava lei a Castiel e al
resto degli angeli e Sam non poté fare a meno di chiedersi se fosse dalla
giovane sconosciuta che proteggeva la storia della sua famiglia o dagli amici
vampiri, Klaus Mikaelson scrutava la sua ex psicologa senza farsi sfuggire
neanche un dettaglio del suo corpo, se Cami stava per mentire lui lo voleva
sapere, se pure lei gli aveva tenuto nascosto qualche segreto, lui avrebbe
dovuto esserne al corrente.
“Nimphadora è così che ti
chiami vero?”
Camille attese un cenno d’
assenso della ragazza prima di sedersi accanto a lei prendendole la mano,
accarezzandole la spalla e sorridendole per cercare di tranquillizzarla, non
c’erano dubbi sul fatto che la psicologa fosse senza dubbio il mestiere
perfetto per la bionda americana.
“Quello che hai visto nei
filmati della sorveglianza del Daily sono tutte cose reali, la creatura che ha
ucciso il Mangiamorte che stava cercando di nuocere a me e ad Hope è stato
ucciso da una lama angelica brandita da Castiel, Rebekah non ha mentito quando
ha detto che colui che l’aveva aggredita è stato un angelo, noi abbiamo
inscenato tutto, ne andava della nostra sicurezza, non potevamo esporci troppo.
Per quanto riguarda me… sono umana, sotto ogni punto di vista, non ho magia né
cose del genere, ma in virtù di un antico patto tra la mia famiglia e gli
angeli, in situazioni di pericolo gravissime possiamo attingere a una sorta di
potere spirituale tramando nella mia famiglia dai nostri antenati, non posso
dirti esattamente di cosa si tratta perché sono la prima a non esserne
informata, ti prego non avercela con Sophie, lei sta avendo a che fare con
davvero troppe responsabilità, è una ragazza buona e non merita la tua
diffidenza, con queste parole desidero farti capire che lei si fida di te ma
prima di darti ulteriori dettagli è vitale che tu ne parli con lei”
Camille non era pienamente
convinta di quello che aveva detto, era consapevole del fatto che Sophie avesse
ampiamente dimostrato di essere una persona dalle molteplici sfaccettature ma
in quel momento aveva bisogno di qualcuno dalla sua parte per aiutare la strega
oltre Rebekah e Klaus e suo fratello avevano, con le loro parole, risvegliato
in lei il timore che potessero avere ben altre priorità da trarre da quella
situazione.
Tonks osservava la giovane
bionda di fronte a lei, in quella casa convivevano specie diverse legate da
rapporti più o meno profondi, questo lei lo aveva compreso, ciò che doveva
ancora comprendere era la reale portata della presenza di quelle persone nella
vita di Londra e per farlo, prima di fidarsi completamente di loro avrebbe
dovuto indagare per conto suo.
“Voglio crederti Cami…Camille,
ma non posso aiutarvi, non ancora e di certo non in modo illegale, come dici tu
Sophie può anche aver avuto i suoi buoni motivi ma ciò non toglie che ha
torturato qualcuno, inizialmente volevo solo cercare di capire il suo legame
con Lestrange ma adesso vengo a sapere che non è sola in città, che siete in
tanti e che siete legati a un omicidio e anche a un gruppo di assassini
sovversivi, perdonami ma non posso coinvolgere né me stessa né le persone che
ho attorno finché non sarò più informata”
Ripensava a Remus, a sua madre
che sarebbe morta se l’avesse saputa coinvolta con gente verosimilmente
coinvolta con sua sorella, non poteva metterli in pericolo, nessuno di loro
doveva pagare il prezzo della sua curiosità.
“Ti possiamo assicurare che
per adesso non abbiamo alcun interesse legato
all’Inghilterra, vogliamo
tornarcene a casa e evitare di coinvolgere Sophie di nuovo con questa gente…
hai la mia parola” Klaus Mikaelson le offriva la mano come se dalle sue parole
dipendesse il destino dell’intera comunità magica, di certo con un alleato
potente come lui sarebbe stato più semplice anche sconfiggere Voldemort… e sua
zia, eppure c’era una vocina che sussurrava prepotente, se lei fosse stata da
sola non avrebbe esitato ad afferrare quella mano, ma non era da sola, aveva
L’Ordine, aveva Silente, la sua famiglia, Harry, I Weasley ed era leale a loro
non a sé stessa ragion per cui con un repentino e sonoro poof si smateriallizzò
di fronte alla porta di sua madre avendo come ultima visione di quella casa lo
sguardo furente dell’ ibrido originario.
Respirò profondamente l’aria
gelida di Londra prima di avviarsi dentro il vialetto della villetta a schiera
dove avevano abitato i suoi nonni Tonks prima dei suoi genitori, esitò un po’
prima di bussare alla porta eppure questa si aprì ugualmente di fronte a lei.
“Dora cosa stai facendo qui?
Alcuni dei tuoi colleghi sono venuti a cercarti, non sei tornata a lavoro oggi
dopo la pausa pranzo… è successo qualcosa?”
Le emozioni date
dall’incredibile quantità di nozioni che aveva appena assimilato si mischiavano
in lei pretendendo di uscire e decisero di farlo sotto forma di lacrime, coi
capelli bianchi come neve, la giovane Auror era spaventata.
“Dora?”
“Mamma posso stare qui fino a domani mattina per favore? N-non sto benissimo e
credo di non avere niente da mangiare a casa”
Andromeda Tonks sorrise alla figlia invitandola dentro, Nimphadora raramente
chiedeva aiuto a qualcuno e anche quando lo faceva lo nascondeva dietro a
richieste bizzarre e all’apparenza superficiali
“Puoi stare qui tutto il tempo
che ti serve… a proposito è arrivato un Gufo per te da Sirius, credo che siano
cose di lavoro, leggile mentre ti preparo qualcosa di caldo”
La ragazza si strinse contro
sua madre, conscia del fatto che il giorno successivo avrebbe dovuto affrontare
tutte le difficoltà evitate fino a quel momento.
***
Theodore Nott annusava l’aria
mattutina del Castello come se fosse la cosa più buona del mondo, nonostante
l’odore della pioggia ristagnante nel terreno non fosse notoriamente una delle
sue fragranze preferite, eppure sentiva la necessità di riempirsi le narici, di
memorizzare tutti i dettagli di ciò che gli piaceva di quel posto, non sapeva
perché suo padre avesse usato la scusa della sua aggressione per vederlo,
sapeva solo che non voleva dire niente di buono e che probabilmente il suo
vecchio avrebbe usato quella situazione per chiedergli qualcosa… qualcosa che
lui non voleva assolutamente dargli.
Gli tornarono in mente le
immagini estive che aveva di Draco immediatamente dopo che aveva ricevuto il
marchio, istintivamente ricacciò un urlo che voleva prepotentemente uscire
dalla sua bocca, trasformandolo in un rantolio sommesso e dolorante, odiava suo
padre, odiava il padre di Draco e odiava la situazione in cui entrambi avevano
messo i loro figli per inginocchiarsi di fronte a un tiranno sanguinario,
odiava mentire a Daphne e a Blaise, odiava sapere che quelle menzogne avrebbero
rovinato il suo rapporto coi migliori amici ma odiava ancora di più sapere che
probabilmente non sarebbero state abbastanza per tenerli al sicuro, ricordava
perfettamente le lacrime di Nené dopo aver visto il braccio di Draco, e il suo
urlo dopo aver visto lui disteso in infermeria… non voleva sentirla gridare in
quel modo mai più
“Anche tu qui Nott?”
“Porca puttana Sanguemarcio”
La giovane O’Connell, quella
che per qualche strano scherzo del destino era finita nella sua casa, lo
guardava sogghignante seduta a gambe incrociate su uno scalino bagnato di
fronte alle scale della suola, per quale motivo Salazar l’avesse messa sulla
sua strada rimaneva ancora un mistero.
“Ti vesti sempre così quando
non sei in divisa?”
Si riferiva probabilmente al
completo blu scuro che indossava sotto al mantello grigio chiaro che gli donavano
sicuramente più eleganza paragonati alla divisa scolastica, riflettendoci però
la curiosità della ragazza doveva essere stata causata dalla moda dei maghi di
Londra più che dall’eleganza dei suoi abiti, dal momento che lei, come ci si
sarebbe potuti aspettare da qualcuno coi suoi natali, vestiva dei volgari abiti
babbani attillati e poco eleganti, quel tessuto che i babbani chiamavano Jeans
e che lui non avrebbe mai indossato manco sotto tortura era terribilmente
grezzo e volgare se abbinato come nel caso della sua amica a una giacca di
pelle nera decisamente in contrasto con la personalità apparentemente mite
della ragazza accanto a lui
“Solo quando vado al
ministero, normalmente mi tengo più sobrio, immagino che tu invece ti vesta
così pressoché tutti i giorni”
Lo disse con una smorfia tale
che Adhara non poté trattenere un lieve sorrisetto canzonatorio, Nott le scrutò
attentamente le labbra leggermente violette e gli occhi delineati da una linea
sottile di eye-liner, non l’aveva mai vista truccata e si chiese
improvvisamente il perché di tutta quella messa in scena così in contrasto con
la sua apparente personalità
“Come mai ti vesti in modo
così aggressivo se alla fine dei conti non sei aggressiva per niente?”
La ragazzina sogghignò,
compatendo un poco il coetaneo che evidentemente non doveva avere avuto molte
occasioni per uscire da solo in giro per la Londra magica e di conseguenza era
abbastanza disabituato all’abbigliamento da No Maj che lei usava
quotidianamente, se poi un paio di jeans a vita alta e un po’ di trucco erano
sul metro dell’aggressività di Theodore Nott voleva dire che fuori dalla scuola
non doveva avere neanche tante esperienze con le ragazze.
“Credimi normalmente sono
piuttosto aggressiva, dipende dalle situazioni”
“Una visita al Ministero della
magia richiede essere aggressive?”
“Non necessariamente, ma richiede essere adulti per essere presi sul serio… e
Monique dice sempre che questo rossetto mi invecchia un po’, devo cercare di
far avere al mio corpo la stessa maturità del mio cervello…lo hai detto anche
tu quando mi vista al Lumaclub che sembro una tredicenne, volevi deridermi ma
in effetti non è troppo lontano dalla verità”
“Ti sei scordata i tacchi allora nanetta”
Adhara lottò contro l’istinto
di saltargli al collo e si fermò a scrutarlo, anche nelle sue parole così
canzonatorie Nott appariva serio e composto, perfino più del solito, per
entrambi quella non sarebbe stata una visita piacevole, fece schioccare la mano
sulla pietra dello scalino sul quale era seduta facendo cenno al suo compagno
di venirle accanto, Theodore da parte sua non se lo fece ripetere due volte,
era stanco e furioso, anche per prendersela con quella strana ragazza.
“Allora, alla cena di
Lumacorno avevi detto di non conoscere Sophie Deveraux, com’è che stai andando
in suo soccorso adesso?”
“Chi ha detto che sto andando da Sophie Deveraux?”
“Tra il suo arresto e le tue balle sulla necromanzia e sulle tue origini
scommetto che non sei stata onesta nemmeno per quanto riguarda le tue
conoscenze…dico bene?”
Il ragazzo che aveva rifiutato
di sedersi accanto a lei la osservava dall’alto con una rabbia che Adhara non
era certa essere rivolta verso di lei, sicuramente c’era del risentimento nei
suoi confronti, Nott era stato l’unico nei giorni passati che non aveva cercato
di ottenere spiegazioni da parte sua, si era limitato ad osservarla e a perdere
quel briciolo di fiducia o di disinteresse che forse aveva in precedenza
nutrito nei suoi confronti, la strega sapeva che non avrebbe potuto evitare di
confrontarsi coi suoi compagni di casa ancora per molto, così come non lo
avrebbero potuto fare le sue amiche, e aveva come la sensazione che Theo
avrebbe usato quella gita a Londra per estorcerle più informazioni possibili
nonostante lo sguardo assente e l’atteggiamento seccato.
“Scusa tu non dovresti essere
contento di incontrare tuo padre?”
Theodore sussultò leggermente
a quella domanda così innocente, nessuno dei suoi amici parlava mai di suo
padre, nessuno a parte Draco con cui divideva il medesimo fardello, tutti
sapevano che tra Nott senior e Junior non scorreva buon sangue, non aveva
voglia di dare spiegazioni perché non aveva nessuna intenzione di essere
compatito, ma la compassione non sembrava un sentimento che apparteneva alla
corolla di quelli che potevano essere provati Adhara O’Connell che anzi
sembrava abbastanza disinteressata riguardo alla sua possibile risposta, fu
forse proprio quello a convincerlo a parlare con lei.
“Ti ricordi tutto quel
discorso che mi hai fatto, sul significato del mio nome ed il fatto che forse
davvero io sia per mio padre un dono degli Dei?”
Adhara annuì aspettando che il ragazzo continuasse, decisa a capire dove
diamine stesse andando a parare.
“Non è stato mio padre a darmi
questo nome… è stata mia madre, per lei sicuramente il discorso che hai fatto
poteva essere più che valido”
“Le madri sono toste quando si tratta dei propri figli, sei fortunato… lei
dov’è adesso?”
Theo non la guardava in faccia, si limitava ad osservare il cielo leggermente
uggioso ma la strega fu certa di percepire un lieve arrossamento nei suoi occhi
forse dato da lacrime ricacciate indietro o semplicemente dalla sfumatura
ramata dei capelli castani
“è morta, l’ha uccisa mio
padre in preda a un attacco di rabbia, lei…lei era la persona più gentile e
giusta del mondo, eppure ora ogni volta che ci penso non riesco a vedere più il
suo volto gentile, vedo solo il suo volto gonfio di lividi e coperto di sangue”
“Per cui, tu l’hai vista
morire. Ma non capisco come mai tuo padre non è stato arrestato prima?”
“La mia famiglia prima dei
fatti avvenuti l’anno scorso era molto potente sanguemarcio, mio padre l’ha
gettata fuori da una delle finestre del nostro Manor, gli elfi domestici hanno
confermato il suicidio e io ero troppo piccolo per dire qualsiasi cosa… oh
guarda ecco la nostra carrozza!”
La ragazza fu in piedi in un
attimo riconoscendo le carrozze della scuola trainate da quelle strane creature
nere simili a cavalli, decise di cedere a un momento di compassione e posò per
un momento la sua mano sulla spalla del compagno di scuola
“Ho sentito dire che Azkaban
riduce la gente in maniera davvero miserabile, alcuni ci impazziscono dentro,
sii forte Theo, quello che vedrai oggi sarà probabilmente solo l’ombra
dell’uomo che ricordi”
Il ragazzo tossicchiò una
risata, colpito da quel sadico ottimismo che Adhara mostrava senza pudore, vide
la carrozza fermarsi di fronte ai cancelli della scuola e riconobbe l’Auror che
avrebbe dovuti portarli con sé, era lo stesso ragazzo che aveva visto nei
giorni precedenti, uno di quelli che avevano portato a termine l’arresto della
Deveraux, e che erano venuti successivamente a comunicarlo a scuola, il giovane
uomo si fermò di fronte ai suoi studenti osservandoli con un’aria di
commiserazione tale che entrambi dovettero combattere contro l’istinto
irrefrenabile di cancellargli quella espressione patetica dalla faccia.
“Allora siete voi immagino
Theo e Adhara giusto?”
Theo fece un cenno
affermativo, scrutando l’uomo da capo a piedi aveva inteso che quasi
sicuramente si trattava di un mezzosangue, quell’uomo non avrebbe neanche
sentito il rumore della sua voce, Adhara dal canto suo non nascondeva la
marcata ostilità verso quell’ individuo, ricordava ancora la gioia che
esplodeva nelle parole dell’Auror mentre annunciava del riuscito arresto della
sua madrina, e mentalmente si appuntò di organizzare un incontro privato tra
lui e Monique che di sicuro avrebbe saputo come trattarlo.
“Può chiamarmi semplicemente
Miss O’Connell, non c’è bisogno di prendersi troppa confidenza”
L’Auror la squadrò leggermente
stralunato, la strega iniziò a pensare che forse aveva iniziato a proiettare su
di lei la paura che provava per Sophie. I tre si avviarono assieme verso la
carrozza, a quanto pareva non era possibile smaterializzarsi entro i confini
della scuola per cui entrambi gli studenti si prepararono ad affrontare in silenzio
quel primo tratto di strada che avrebbe definito una non troppo rosea giornata.
***
La stanza delle cose Nascoste
era il luogo ideale dove andare a rintanarsi quando non si aveva voglia di
stare con gli altri o quando si dovevano svolgere compiti al di fuori della
didattica scolastica, era altresì diventata il rifugio preferito di Draco
Malfoy nonché sua unica speranza di portare a termine il compito che gli era
stato assegnato, eppure quel giorno ci si era recato per fini molto meno oscuri
sebbene anche questi avessero a che fare con l’armadio svanitore.
Essere riuscito in parte a
ripararlo lo aveva aiutato a renderlo un mezzo per scambiare almeno brevi
messaggi, con Borgin, con sua zia Bella…quel giorno con sua madre.
Il giovane Serpeverde teneva
tra le mani tre lettere di quest’ultima, se le era rigirate tra le dita per un
bel po’ decidendosi finalmente ad aprirle.
Mio Carissimo Figlio,
Per motivi di sicurezza, tua e mia, ho deciso di consegnare queste
lettere a Borgin, non so come ma da ciò che ho capito tu e lui avete spesso
modo di rimanere in contatto.
Riguardo alla tua domanda e ai dubbi del giovane Nott li ho
inizialmente trovati estremamente molto discutibili, per quanto riguarda la
stranezza delle tue nuove compagne confermo i vostri dubbi, le famiglie delle
nove congreghe di New Orleans sono famiglie estremamente conservatrici, non
condividerebbero mai il loro sapere con estranei e per quanto riguarda il mio
dolce cugino posso solo dirti che sì, ai tempi della scuola, ma non solo, Reg e
Rabastan dividevano una profonda amicizia con la minore delle Deveraux e che
includeva anche una studentessa scozzese di nome Aisling Seorleith Elphinstone,
membro di una importante famiglia purosangue delle comunità libere di Skye, per
un periodo sono stati anche intimi in un modo che era perfettamente
comprensibile per due della loro età ma assolutamente inaccettabile per tua zia
Walburga.
Mentre Reg è entrato a far parte dei mangiamorte poco dopo Rabastan,
Sophie era indagata per aver ucciso dei vampiri.
Non posso confermare i tuoi dubbi riguardanti una possibile progenie di
mio cugino, era molto giovane in quel periodo e dubito che volesse mettere su
famiglia, inoltre le streghe e i maghi di Skye erano accerchiati dal Ministero
e per quel che ne so Aisling era diventata reggente a soli diciassette anni,
cosa che avrebbe reso molto difficile per lei tenere i contatti con i suoi
amici, ma non me la sento neanche di escludere del tutto la possibilità, mentre
Sophie e Rabastan si facevano una guerra frustrante tra loro Reg spariva
spesso, senza dire a nessuno dove andava. Durante gli anni della prima guerra
magica lei, Rabastan e Regulus hanno vissuto assieme in un piccolo appartamento
di Nocturn Alley, erano rimasti migliori amici nonostante gli ideali diversi ma
a un certo putno tuo zio è stato dato per morto, nello stesso periodo sono
morti i Potter e Sophie Deveraux è sparita di nuovo dalla circolazione.
Scritto ciò me la sento figlio mio di darti un avvertimento, Sophie
Deveraux viene da un mondo molto pericoloso, è stata arrestata per aver
torturato Rodolphus in un modo davvero orribile, se queste ragazze sono con lei
è facile che siano molto più abili dei tuoi coetanei nelle arti oscure, il
fatto stesso che questa ragazza sia riuscita ad occultare il Marchio Oscuro mi
fa molto riflettere, quel marchio è collegato al nostro Signore, è la sua magia
eppure non ha detto nessuno, neppure a Bellatrix, chiunque sia la strega che lo
ha occultato è occultata a sua volta da un incantesimo potente ed antico.
Con affetto,
Tua Madre
Rileggeva e rileggeva quelle
righe di inchiostro, in alcuni punti poteva riconoscere le impronte di alcune
lacrime che avevano deformato la carta, non sapeva se per le domande che le
aveva posto, legate al suo amato cugino minore oppure per la costante
apprensione per il figlio, che in quel momento anziché occuparsi del compito
assegnatogli perdeva tempo a una mezzosangue
Che tu sia dannato Theodore Nott…che sia dannata anche la nostra
amicizia.
Si affrettò ad aprire la
seconda che doveva essere stata scritta proprio quella mattina, probabilmente
non avendo dato notizie riguardanti al piano per Silente quella avrebbe parlato
proprio di quello, a sua madre non piaceva per niente che lui fosse stato usato
per punire suo marito e Draco leggeva nei suoi occhi quando la vedeva sempre e
solo profonda apprensione.
Aprì la piccola busta di carta
e ne spiegò il foglio riposto all’interno, poche parole, pochissime, ma
abbastanza per fargli gelare il sangue nelle vene.
Scattò in piedi e si lanciò
fuori dalla Stanza, mentre correva nelle scale investì almeno due primini, raggiunto
il suo obbiettivo si gettò dentro la stanza di Difesa Contro le Arti Oacure aspettandosi
di trovarci dentro il professor Piton, che in quel momento era l’unica persona
che avrebbe potuto aiutarlo a trovare un modo per avvisare Theo, per spingerlo
a tornare indietro.
“Professor Piton mi scusi per-”
Ma la persona che si trovò di
fronte non era Piton, una studentessa dalla chioma arruffata stava accovacciata
sul pavimento circondata da svariati compiti di Difesa Contro le Arti Oscure che
lo guardava con la bocca semispalancata.
“Cosa diavolo ci fai qui
sanguemarcio!”
“Potrei farti la stessa domanda”
Dopo la conversazione notturna
che avevano avuto Hermione Granger era tornata scorbutica come sempre, vedeva i
vari temi che avevano presentato qualche settimana prima accatastati sul
pavimento affiancati da vari testi che quasi sicuramente venivano dalla sezione
proibita della Bilioteca.
“Potresti, ma ho fatto prima
io la domanda”
La ragazza di malavoglia, gli
girò un compito che con grande stupore di Draco Malfoy apparteneva ad Adhara O’Connell
“Questo è di Adhara parla
degli incantesimi di un rito sacrificale di una delle congreghe di New Orleans,
è un rito molto preciso che serve ad alimentare la loro magia rinforzando il
loro legame con gli Antenate, si chiama magia ancestrale, ho fatto delle
ricerche nella sezione proibita e ho scoperto che tale rito si deve fare una
volta ogni trecento anni, che prevede il sacrificio di quattro streghe vergini connesse a tutti e quattro gli
elementi… avevano ragione Theo e gli altri, non possono essere nate babbane,
riti del genere vengono tenuti segreti e possono prendervi parte esclusivamente
coloro che ricoprono cariche molto alte all’interno della congrega e all’
interno della gerarchia delle famiglie… ma non è tutto”
Il ragazzo si andò istintivamente a sedere accanto alla strega osservando le
pagine antiche di pergamena che che ad occhio e croce dovevano essere stati
scritti almeno qualche secolo prima.
“Se Adhara, Davina e le loro
amiche hanno partecipato a questo rito vuol dire che o sono diventate streghe
ancestrali a una giovanissima età oppure che…”
“…che erano loro il sacrificio”
I due si guardarono per
qualche secondo senza dire nulla, alla fine era stata una buona idea fare
affidamento l’uno sull’altro, alla fine Hermione grazie al consiglio di Malfoy
era riuscita davvero a scoprire qualcosa, non aveva trovato granché s Dhalia o
sulle Dvereaux ma aveva trovato testimonianze di altre streghe Americane, tra
quelle aveva potuto selezionare quelle che facevano parte delle congreghe della
città che le interessava e dopo aver ascoltato Adhara parlare di Sophie
Deveraux e della congrega del Quartiere Francese sapeva anche a quali
incantesimi si sarebbe potuta affidare.
“Bel lavoro Hermione”
La ragazza di riprese
improvvisamente dalle sue riflessioni per poter apprezzare quello che sembrava
essere per la seconda volta nel giro di qualche giorno, un complimento sincero
da parte del bullo che la tormentava dal secondo anno, e quella volta non l’aveva
manco chiamata sanguesporco o sanguemarcio o mezzo sangue, doveva ammettere di
essere positivamente sorpresa, lo studiò un poco e notò la lettera che teneva
stretta in mano
“Anche tu hai scoperto
qualcosa, dico bene?”
improvvisamente Malfoy si ricordò per quale motivo era capitato in quel luogo…
ovvero il suo professore di difesa contro le arti oscure, scattò in piedi
facendo alzare di colpo anche la grifondoro che istintivamente gli strappò la
lettera dalle mani, convinta che tale fretta fosse data da un avolontà di non
voler condividere informazioni più che da apprensione, ma quando ne lesse il
contenuto anche la sua espressione mutò in una smorfia poco serena.
“Cosa diavolo vuol dire?”
“Vuol dire che devo andare a Londra, perché sicuramente Theo e Adhara sono lì,
e visto che il professor Piton non è qua temo di dover saltare la scuola”
“Non ti azzardare Malfoy”
la bacchetta di Hermione schizzò in alto andando a piantarsi proprio sotto la
gola del serpeverde che di rimando sussultò leggermente indietreggiando, si
alzò la manica della divisa e mostrò alla ragazza il marchio del suo Signore e
per la prima volta vide dipingersi sul suo volto lo stesso disgusto con cui l’aveva
guardata per anni.
“è stata Adhara ad occultarlo
quel giorno, mia madre mi ha confermato che il Signore Oscuro non si è accorto
di niente, era uno dei miei tanti sospetti,
e questo ha confermato che uno, quelle quattro sono più forti del
previsto e due, che sono, almeno secondo mia madre, occultate da un incantesimo
potentissimo che offusca anche la Sua percezione, dopo il casino che era
successo a scuola qualche ora prima era palese ma ora dopo aver parlato di mia
madre sono certo di due cose, che loro non sono delle rifugiate senza speranza
ma streghe capaci che sono qui per uno scopo preciso, e grazie alle tue
ricerche sappiamo che sono membri delle famiglie purosangue di New Orleans,
questo mi porta a pensare che la teoria di Theo sull’Adhara figlia di Regulus
Black non è così fuori dal mondo, Regulus ha davvero avuto una relazione con
una Scozzese anche se non era sicura che fosse durata dopo la scuola ma a
questo punto ho ottimi motivi per pensarlo, inoltre c’è qualcun altro che
potrebbe saperne di più, quel qualcuno è Rabastan Lestrange che per ovvi motivi
sarebbe meglio non rintracciare”
“Sono solo supposizioni”
“Non credo”
“Non credi cosa?”
I due sollevarono lo sguardo verso la terza e la quarta persona che si erano
affacciati alla porta, Ron ed Harry la guardavano allibiti e un po’ preoccupati
quella strana accoppiata soffermandosi particolarmente sul braccio scoperto del
neo mangiamorte,
“Cosa sta succendo Herm”
la ragazza abbassò la bacchetta tenuta fino a quel momento puntata verso il
collo di Draco Mlafoy
“Dobbiamo andare a Londra…adesso”
“Cosa? No, non se ne parla, io con voi tre non vado da nessuna parte”
“Seriamente Malfoy? Adesso ti metti a fare storie? Harry tieni”
La ragazza porse al suo
migliore amico la lettera contenete le parole di Lady Malfoy
“Dobbiamo avvertire Sirius,
dobbiamo avvertire qualcuno!”
“Non c’è tempo per avvertire nessuno, Draco era sceso qui per Piton ma dalla
fretta che aveva…che ha”
i tre si soffermarono ad osservvare il corpo del serpeverde che effettivamente,
fremeva sempre di più.
“Theodore e Adhara sono andati
via di qua ore fa… dobbiamo andare adesso”
Lanciandosi uno sguardo d’intesa
il trio si precipitò fuori dall’aula trascinandosi dietro un Mlafoy che non
nascondeva il suo astio, d’altra parte viste le parole della lettera l’unica
cosa che potevano fare era sbrigarsi e sperare di arrivare in tempo per
avvertire qualcuno.
Draco,
Trova Theo, trovalo adesso, ho sentito Bellatrix e Rabastan che
parlavano stamattina, devi fare in modo che non parli con suo padre, che non si
avvicini per nessun motivo al ministero neanche per sbaglio.
Sta per accadere qualcosa.
N.M
***
Il ministero della magia era
molto diverso da come Adhara se lo immaginava, era enorme, sotterraneo e
affollatissimo, non aveva niente in comune con le riunioni chesi tenevano a
casa della reggente La Rue, presa com’era ad osservare l’interno dell’edificio
si era completamente dimenticata del compagno di casa che la guardava
divertito.
“Sei sorpresa sanguemarcio?”
“Eh? Oh… diciamo che non me lo aspettavvo così…così lucido”
Theo comprese che doveva riferirsi alle mattonelle nere che ricoprivano quasi
la totalità dei corridoi.
“Bene Sanguemarcio, benvenuta
al centro della civiltà magica mondiale!”
“Ora non esageriamo”
Voleva aggiungere qualche
altra cosa, magari descrivere la bellezza del quartiere Francese e della loro
antica magia, o magari dire qualcosa di Skye, ma non poté fare nulla a loro si
era affiancato un altro uomo, decisamente più alto e più curato del giovane che
li aveva accompagnati, con stupore e un po’ di angoscia la strega americana lo
riconobbe immediatamente come uno dei due uomini che avevano fermato Sophie per
strada il primo giorno che erano andate nella Londra magica, e l’impressionante
somiglianza nei lineamenti con suo padre la portarono a comprendere che doveva
senza dubbio trattarsi di Sirius Black
“Finché resterete con me certi
termini andranno evitati signor Nott, chiaro”
Theo si limitò a guardarlo
schifato, senza rispondere facendo crescere la tensione in quello che era un
momento critico sin da quando lui e Adhara si erano incontrati fuori dalle
scale della scuola, quest’ultima per evitare conflitti decise di rispondere al
posto del serpeverde
“Chiaro signore ci scusi, Theo
non lo fa con cattiveria, scherziamo e basta”
con sua grande sorpresa l’uomo le rivolse un sorriso molto gentile, sia a lei
che al compagno posando una mano sulla spalla di entrambi
“Bene allora, possiamo andare,
Signor Nott suo padre ti sta già aspettando mentre…”
“Adhara, mi chiamo Adhara”
l’Auror sorrise di nuovo, un sorriso molto più malinconico del primo, si chiese
Adhara se solo il suo nome fosse abbastanza per rimandarlo indietro di molti
anni, ma decise di non pensarci troppo, non doveva pensare al suo padre
scomparso, doveva pensare a Sophie
“Il nome di una stella! Sicura
di non essere Inglese?”
“Nessuno ne è sicuro”
“Chiudi il becco Nott! I miei genitori sono un Astronomo e un’Astrofisica… le
stelle sono una cosa di famiglia”
“Su questo invece non ci piove”
La insinuazioni di Nott
iniziavano a darle fastidio, soprattutto perché a quanto pareva anche Sirius
Black sembrava iniziare ad essere particolarmente interessato, squadrandola
dall’ alto in basso.
Addio copertura
“Come dicevo Adhara, Sophie
deve arrivare, è in una delle celle del ministero ma la stanno interrogando, ci
vorrà un po’, dovrai aspettare assieme al signor Nott”
Il ragazzo rizzò
improvvisamente la testa, Adhara non sapeva se per l’irritazione o la
preoccupazione
“Aspetti non vedrò mio padre
da solo?”
“Tuo padre è un mangiamorte fuori da Azkaban temporaneamente, certo che non lo
vedrai da solo, sappi che l’unico motivo per cui il ministero ha accettato di
farvi incontrare è per via dell’incidente capitato nella tua scuola”
Certo se con incidente intendi tentato
omocidio, cane bastardo traditoredeltuosangue.
Mentre camminavano tra i
corridoi del Ministero Theo si immerse completamente nei suoi pensieri, come a
non mostrarsi debole di fronte a suo padre, come esternare tutto il disprezzo
verso di lui, quel posto e anche verso chi lo circondava, eppure nonostante
quei pensieri poco felici si soffermò sulla compagna di casa la quale aveva
intrapreso una molto amichevole conversazione con assieme al quel rinnegato di
Black. Più li guardava interagire assieme e più lui ne era sicuro, dannazione,
che fossero parenti, con le stelle, l’arroganza intrinseca del nome e tutto il
resto.
“Quando ci hanno detto che c’erano
visite per Sophie mi aspettavo qualcuno di beh…ecco…più maturo”
Più Adulto
Fu sorpreso Nott quando si
rese conto che Adhara non aveva preso male quella affermazione nonostante tutti
i suoi discorsi precedenti sul non essere presa sul serio per l’età anzi
continuava a mantenere un atteggiamento posato ed educato, molto meno gelido di
quello che aveva riservato all’auror Pevensie
“Mi rendo conto, ma a New
Orleans anche i ragazzini ricoprono ruoli abbastanza importanti, e poi sono qui
esclusivamente per curarmi della sua salute, non conosco bene Sophie ma mi
piacerebbe aiutarla se posso, siamo così poche qui di New Orleans”
Un’altra bugia, ci voleva il Veritaserum
con quella dannata arpia, ogni giorno a tutte le ore.
“Hey schifoso tradutore del
tuo sangue, non credo che sia una buona idea metterla nella stessa stanza con
mio padre, non vorrai mica metterla in pericolo, Salazar quanto siete incapaci”
Sirius Black non si era sentito
chiamare in quel modo da parecchi anni, esclusa ovviamente Bella che si
limitava però a definirlo Cane Rognoso o Randagio Black, ma c’era qualcosa
nella voce di quel moccioso, una certa tensione maschrata da arroganza che non
sapeva come interpretare, ci pensò l’amica di Sophie per lui a dare una
spiegazione
“Che c’è ti preoccupi di Nott?”
il tono leggermente canzonatorio di Adhara le morì sulle labbra quando il compagno
reagì in un modo in cui nessuno dei presenti si sarebbe mai aspettato, arrossì
così tanto che ormai non erano più i riflessi ramati dei capelli a riflettersi
sul suo incarnato ma piuttosto il suo incarnato a riflettere rossore attorno a
lui
“Sei davvero preoccupato per
me?”
Theodore odiava sé stesso in quel momento, odiava Adhara e quel suo sorrisetto
canzonatorio che lo stava facendo arrossire ancora di più, in un modo o nell’altro
gli faceva fare sempre la figura dello scemo, e finché rimaneva tra loro poteva
anche andare bene, ma vedere Black che lo guardava così divertito lo faceva
incazzare come una bestia
“Certo che no sanguemarcio-”
“I toni signor Nott”
“Certo che no Adhara, cerco solo di
puntualizzare l’ovvio ovvero un sistema decadente e pieno di lacune, che
Salazar mi sia testimone, io vi ho avvertiti sul fatto che una idea pessima”
Sorpassò Auror e compagna di
casa di camminando spedito lungo il corridoio lasciandosi alle spalle la risata
di Adhara che per una volta, solo quella volta, non gli parve canzonatoria ma
genuina e sincera.
Anche Sirius Black la udì
quella risata e assieme al nome di quella ragazza lo rimandò indietro di molti
anni, quando Andromeda era ancora una Black, quando ancora le litigate con suo
fratello non lo svegliavano nel mezzo della notte come terribili sensi di colpa…il suo fratellino
“Ci sono problemi signor Auror?”
gli occhi blu della ragazza lo guardavano ancora divertiti, occhi blu
terribilmente familiari, svegli e vivaci.
“Nessuno…nessuno, senti sei
sicura di non essere mai stata da queste parti prima?”
“Assolutamente! Voglio dire sono stata nella londra babbana come turista una o
due volte, ma questo è quanto… come mai lo chiede?”
“Nussun motivo in particolare”
“Bene allora se non le dispiace raggiungo Theo, non sono sicura che sia in
grado di camminare da solo”
il dito dell’uomo le puntò una stanza alla fine del corridoio davanti alla
quale li stava aspettando proprio Theo
“Dovete entrare lì, ci sono
già altri Auror dentro, io vado a vedere a che punto sono con Sophie”
Sirius Black attese che i due, tra una litigata e l’altra entrassero nella
stanza degli interrogatori, ricevuto un cenno affermativo da Nimphadora che li
aspettava dentro fece dietro front e si diresse a cercare Sophie Deveraux.
Theodore Nott e Adhara O’Connell
invece continuarono per loro strada, la stanza nella quale erano entrati era
quadrata, spaziosa, nera e lucida come quasi tutto il resto in quel luogo, c’erano
oltre a loro due quattro persone in totale, una ragazza con degli strani
capelli che li aveva fatti entrare, il signor Pevensie e un’altra figura
sconosciuta, infinte al centro della stanza con i capelli lunghi e sporchi, la
barba leggermente incolta e due occhi nocciola come quelli del comagno la
ragazza identificò quello che doveva essere il signor Nott.
“Theo…il mio Theo, sei venuto!”
il ragazzo andò a sedersi di fronte il padre tenendo le mani ben lontane dalle
sue, fissandolo con un gelo tale che Adhara non pensava si potesse provare per
un genitore.
“Posso chiederti padre per
quale motivo hai chiesto di vedermi?”
“Un padre non può voler vedere il proprio figlio? Specialmente dopo la
terribile esperienza a cui sei andato incontro…il mio povero figlio, almeno il
morso del vampiro non può trasformarti, il tuo sangue è al sicuro, conservalo,
curalo, per l’Oscuro Signore”
Adhara iniziava davvero a sentirsi male per il compagno, nonostante Nott senior
apparisse fuori di testa le era inconcepibile che nella sua dimensione distorta
e tormentata quell’uomo potesse davvero voler offrire il proprio figlio a quel
sanguinario che ammazzava la gente, si chiese improvvisamente se anche Rabastan
avesse simili speranze per lei, mandarla a New Orleans per diventare forte e
poi spedirla lì a immolarsi per la causa di Salazar, ricacciò quel pensiero
sgradevole nei meandri della sua mente, doveva stare lucida, non doveva
distrarsi e manco farsi degli assurdi film mentali, l’avrebbe lasciata dai
Malfoy anziché portarla a New Orleans.
“Non avevo dubbi, meglio
morire che imbrattare la propria progenie con specie minori, siano essi babbani
o altro… i vampiri poi sono l’aborto della natura, rifiutati anche dal sole,
preferisco vederti morto che mutato in uno di loro”
“Lei è un sociopatico!”
Notando lo sguardo di Nott
junior puntato addosso Adhara si rese conto di averlo detto a voce alta, leggeva
puro terrore nello sguardo del più giovane, sicuramente dal momento che anche
il padre aveva preso ad osservarla.
“Schifosa babbana come mi hai
chiamato?”
“Lasci in pace la ragazzina non è qui per lei”
La ragazza coi capelli rosa si
frappose fra lei e il mangiamorte, aveva ascoltato abbastanza Nimphadora Tonks
e per lei due ragazzini abusati verbalmente in meno di un’ora erano già troppi.
“Dimmi Theo non ti
accompagnerai a questa feccia che cammina dico bene? Schifosa cagna babbana
morirai ammazzata come tutti quelli come te”
Uno sputo uscì fuori dalla
bocca dell’uomo, Adhara poteva sentire le sue mani tremare, aveva l’urgente
bisogno di metterle addosso di quel vile essere che la stava apostrofando in
quel momento, eppure mentre schiudeva le labbra per rispondergli come si
conveniva vide Theodore Nott scattare in avanti contro il genitore e colpirlo
in pieno volto, l’uomo finì per terra ma dopo essersi massaggiato la mandibola
iniziò a ridere istericamente osservando il figlio prima di essere
riiagguantato subito dagli auror sistemati dietro di lui.
“Morire ammazzata dici, certo
deve essere facile dirlo a una sedicenne indifesa e senza preparazioni nelle
arti oscure… perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia?”
Adhara osservava il compagno
quasi commossa, mai si sarebbe aspettata una simile dimostrazione di quasi
affetto da parte di qualcuno che fino a pochi momenti prima la definiva
sanguemarcio proprio come il padre.
“Non mi definisco una sedicenne indifesa ma grazie Nott sono davvero colpita!”
“Non ci marciare sopra
sanguemarcio, questa è la prima e anche l’ultima volta, io me ne vado, ne ho
abbastanza di lui e dei suoi deliri, riportatelo pure da dov’è venuto, spero
che ci schiatti in quella prigione del cazzo”
L’improvviso cambiamento di
linguaggio fecero sussultare l’americana per la seconda volta nel giro di pochi
secondi, Theodore Nott era la prova vivente che la cavalleria non era morta ma
che era chiaramente sul punto di suicidarsi.
“Oh grazie tante per questo
tragico e allo stesso tempo fine ritorno alla realtà razza di imbecille, e io
che ti stavo per offrire il pranzo”
“Offrimelo lo stesso, sto
morendo di fame non ho manco fatto colazione”
Theodore Nott era sul punto di
aprire la porta quando le risate del padre attirarono per la seconda volta la
sua attenzione.
“Oh mi chiedo per chi mai tu
sia qui piccola nata babbana, dal tuo accento puoi venire solo da quella
bettola americana di New Orleans come quell’altra troia Deveraux”
Il nome della madrina ricordò
immediatamente ad Adhara perché fosse in quel luogo e improvvisamente si
avvicinò all’uomo a grandi falcate incurante di Nott che aveva cercato di
trattenerla dal fare una sciocchezza.
“Sì lo so no e allora?”
“Oh la cara Sophie, quante storie ha da raccontare su di noi, vedi è per questo
che non può proprio rimanere viva”
“Cosa diavolo sta dicendo?”
“La smetta di dire stronzate Nott…forza Pevensie portalo via adesso”
Nimphadora si mosse svelta per afferrare il braccio sinistro del mangiamorte
lasciando al collega l’altro, era rimasta in silenzio quasi tutto il tempo,
voleva studiarla questa sedicenne che praticava la necromanzia con le sue
amiche, ma in quel momento l’istinto da membro dell’Ordine della Fenice stava
prendnedo il sopravvento, avrebbe sbattuto Nott in carcere lei stessa e si
sarebbe anche assicurata che uscisse ben ben di testa.
“Cosa voglio dire, cosa vorrò
mai dire… voglio dire che stavo prendendo tempo, tutto qua”
Improvvisamente l’aria da
folle stralunato che aveva avuto fino aquel momento scomparve del tutto, con
uno scatto fulmineo quell’uomo nonostante la sua età si sfilò di dosso gli
Auror appropriandosi della bacchetta di Pvensie che finì sul pavimento, il
rombo di una grossa esplosione che arrivava dall’ambiente esterno riempì le
orecchie dei presenti, e mentre l’auror sconosciuto faceva da scudo a Adhara e
a Theodore, Nimphadora Tonks iniziò uno scontro violentò con il detenuto che a
giudicare dagli incantesimi che pronunciava non era intenzionato a metterli
solamente fuori gioco.
“Corri veloce piccola nata
babbana, oggi potrebbe essere l’ultima volta che vedi la tua sorella della
congrega”
Incurante del caos che regnava
in quella stanza la ragazza si gettò fuori dopo aver spintonato via l’Auror che
cercava di proteggerla, l’ambiente circostante era nel caos più totale, dopo
aver percorso qualche metro tra gente che correva e incantesimi che si
mischiavano all’aria che respirava Adhara realizzò di non avere idea di dove
Sophie fosse in quel momento, improvvisamente una presa ferrea le arpionò il
braccio, si girò di scatto notando che Nott l’aveva seguita anche là fuori.
“Theo!”
“Si può sapere a che diamine pensi quando fai le cose? Forza andiamo ai piani
superiori, dobbiamo uscire da qui adesso prima che la situazione diventi brutta
per davvero”
“Theo io devo trovare Sophie, non vado da nessuna parte senza di lei, se quello
che tua padre ha detto è vero sono qui per lei, devo trovarla”
“Ferma! Ferma! Cosa pensi di fare una volta trovata? Questo non è solo un
tentato omicidio, questo è un attacco al Ministero”
“Non mi importa… io vado a cercare a Sophie”
conscio del fatto che non l’avrebbe convinta a prendere una decisione saggia
Theodore andò dietro alla compagna, che si guardava attorno spaesata senza
sapere bene dove andare
“Dobbiamo trovare un auror
adesso”
“Sei ancora qui Nott?”
“Se non trovi un Auror nessuno sarà in grado di dirti dove cercare Sophie,
muoviti non possiamo stare qui, ci faremo ammazzare…maledetta te”
“Mi stai aiutando di nuovo Theo?”
il ragazzo ghignò divertito a quella domanda così spontaneamente sorpresa
“Forse”
Sorridento e facendosi strada
tra incantesimi di ogni genere Adhara permise al serpeverde di guidarla in quel
caos dilagante, qualsiasi cosa fosse successa non avrebbe permesso a nessuno di
ferire Sophie Deveraux