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Autore: HikariRin    28/03/2018    1 recensioni
The Realm Between è una storia che indaga le motivazioni per le quali Isa e Lea si sono separati; copre l'arco narrativo della saga da Birth by Sleep al finale di Dream Drop Distance. Il legame tra i due protagonisti, tra i ricordi e il presente, è come un reame di mezzo: qualcosa che non è più possibile trovare nella stessa forma in cui è scomparso, cui farà da sfondo una delicata riflessione sui sentimenti e sull'esistenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Isa, Lea, Roxas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep, KH 358/2 Days
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- Questa storia fa parte della serie 'The Realm Between'
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The Realm Between ~ 7

Umani




Mentre mi trovavo nel Castello dell'Oblio, Qualcuno disse di voler scoprire da solo la verità.



Ricordi falsi, ricordi veri. Il cuore è legato intrinsecamente ai ricordi. Quando un cuore non ricorda più quali emozioni associare a un ricordo ci resta solo qualcosa di sbiadito, una serie di informazioni. Tenevo molto ai ricordi che avevo con il mio amico di un tempo, quindi volevo indietro il mio cuore.


Mentre lo diceva, Qualcuno mi fece anche una promessa, e vidi la forza del suo cuore.

Tutto quel riflettere su ciò che avevo perduto mi aveva confuso, quindi decisi di ritirarmi sulla torre di fronte a un caldo tramonto prima di tornare a casa. Avevo bisogno di riordinare i miei sentimenti. Ricordi falsi, ricordi veri. Non sapevo quali fossero gli uni e quali gli altri. Avevo cominciato a credere che Isa potesse avere ricordi differenti dei giorni trascorsi insieme. Se così fosse stato, non sarebbe stato difficile comprendere perché lui si concentrava maggiormente su altri aspetti del nostro rapporto, come i nostri reali obiettivi rispetto a quelli dell’Organizzazione. Ciò che non comprendevo appieno era come, col fine di raggiungere i nostri reali obiettivi, avesse rischiato senza alcuna remora di non vedermi più.

Non tornai di corsa a fare rapporto, preferii l’altura per riflettere su cosa era rimasto davvero della nostra amicizia, e fu in quel momento che incontrai Roxas che tornava dalla sua missione. Quando lo salutai, si mostrò perplesso. Sorpreso. Meravigliato. Quasi come un essere umano. Come Sora, quando sotto l’influenza dei falsi ricordi aveva incontrato la sua amica d’infanzia. Mangiammo un gelato insieme, e lui non smetteva di avere stampato sul volto un sorriso molto dolce. Quando gli chiesi se gli era accaduto qualcosa di bello, strinse il gelato e sollevò le spalle.

“Tu sei qui.”

Lasciavo viaggiare tra le labbra il bastoncino del mio ghiacciolo. Ero sempre il primo a finirlo. Roxas si perdeva nelle parole; ogni qualvolta qualcosa lo colpiva lo lasciava a sciogliersi.

“Prima di addormentarmi, sentii Saïx e Xigbar dire che tu eri scomparso con gli altri. Sentivo come un nodo alla gola, e non riuscivo a respirare. Per quanto provassi ad abituarmi all’idea che non ti avrei più rivisto, l’aria non voleva entrare. Mi sentivo insicuro, perché dovevo capire ancora tante cose, e avrei voluto capirle con te. Sono davvero contento che tu sia tornato, Axel.”

Diceva tutto ciò che gli veniva in mente. Mi ricordava tanto ‘lui’. Diceva sempre la verità.
Osservando il suo sorriso sincero, mi resi conto che aveva appena descritto in tutto e per tutto l’espressione di un sentimento che non avrebbe potuto provare. Forse era davvero come Sora. Mi soffermai a capire se avevo davvero insegnato qualcosa di importante a quel ragazzo, tanto che potesse desiderare il mio ritorno.

Abbassò il viso e diede un morso al ghiacciolo, e nonostante fosse freddo e si stesse sciogliendo sorrideva ad occhi chiusi, come fosse contento davvero. Sorrisi a mia volta. Anche rimuginando non avrei ottenuto risposta ai miei dubbi, non in quel momento. Avvertivo una strana sensazione. Come se qualcosa mi stesse scivolando di mano, ma allo stesso tempo qualcosa d’altro stesse prendendo il suo posto.

“Roxas.”

E mi piaceva. Sollevò di nuovo il viso, e mi guardò con quei suoi occhi profondi di Nessuno speciale.

“Mi sei mancato, mentre ero via.”

Il suo ghiacciolo cominciava a perdere pezzi sulla piazza; si quando se ne accorse addentò l’ultimo morso.

“Anche tu.”

Appoggiai una mano sulla sua testa, frizionando i suoi capelli. Quando lo lasciai erano totalmente alla rinfusa. Risi di cuore dei suoi ciuffi arruffati, e per un momento mi si strinse il petto. Lui mi sorrise.

“Avevo proprio bisogno di un amico come te, Roxas. Quando tu sei accanto a me, io mi sento completo.”


~

Quella stessa sera, quando era molto tardi, Isa venne da me a chiedere il rapporto. Lo tranquillizzai sul fatto che mi ero occupato non solo degli effettivi traditori. Non sembrava affatto felice di rivedermi. Aveva sempre quell’aria saccente che si portava dietro, quel non so che di irritante, probabilmente perché aveva sempre in mente di dovermi dimostrare chissà cosa. Mi sarebbe piaciuto vedere sul suo viso un sorriso anche non vero, accompagnato da un effettivo bentornato. Avrebbe dovuto fingere, sarebbe stato più sopportabile. Avevo realizzato qualcosa di così semplice, ossia che mi sarebbe potuta bastare l’amicizia di Roxas, e lo trattai freddamente sebbene non avessi ancora ben chiaro in mente in cosa quei due legami erano diversi.

Nei giorni seguenti tornai sulla torre a mangiare un gelato con il mio nuovo amico. Disse di vedermi più allegro; chissà, forse avevo preso da Sora. Non avrei scambiato quei momenti di tranquillità per niente al mondo. Roxas mi riportava a quando ero un ragazzo come lui, e ricordare non mi dispiaceva.

Mentre tornavo nella mia stanza mi imbattei in Saïx lungo il corridoio. Il suo sguardo sprezzante non mi parve immediatamente chiaro. Certo avevo la percezione che gli desse fastidio che io mi accompagnassi con Roxas. Solo non credevo che potesse arrogarsi il diritto di avere un’opinione in merito.


Lui, che durante i nostri ultimi giorni mi aveva rinnegato.


“Che cos’è questa buffonata?”

“Come?”

Lo guardai dritto negli occhi, e vidi uno sguardo decisamente diverso da quello che aveva quando mi aveva inviato al Castello dell’Oblio. Conclusi che doveva avere avuto in me fin troppa fiducia.

“Quella dei tuoi nuovi amici.”

“Credimi, non c’è proprio niente di nuovo.”

Portai una mano tra i capelli, seguendo i ciuffi che si dipanavano in ogni direzione a spezzare l’aria con fare disinteressato. Non c’era davvero niente di nuovo; per quanto l’essere Nessuno mi avesse tolto la percezione dell’interiorità che mi spingeva a fare qualcosa per i miei amici, conservavo la fredda cognizione di cosa fosse un vero amico. Non ero cambiato. Lui, che un tempo era l'unico a starmi accanto, avrebbe dovuto saperlo.

“Trascorri decisamente troppo tempo con loro.”

“È ciò che pensa Xemnas? Oppure è ciò che pensi tu?”

“Ha importanza?”

Scese qualche gradino verso di me, e si fermò soltanto quando mi ebbe superato, dandomi le spalle.

“È un peccato che tu scelga sempre le amicizie sbagliate, Axel.”

“So di aver commesso un enorme sbaglio, con te.”

Non lasciai che s’intromettesse oltre, e proseguii senza dargli modo di replicare.

Nonostante sapessi che non c'era niente, sentii il fuoco ribollirmi nel petto. Avevo volutamente omesso nel mio rapporto quanto mi ero sentito solo in quel castello, nell’eseguire i suoi ordini per quello che avrebbe dovuto rappresentare l’obiettivo ultimo di entrambi. Invece, quasi non mi importava più di riavere il mio cuore, e con esso la mia vita precedente. Sentivo che Isa aveva perso di vista le cose più importanti.

Non avrei voluto buttare via la nostra amicizia. Avrei voluto costruirne una in più, e sapevo che non avremmo mai potuto essere in tre. Mi rifugiai nella mia stanza, maledicendo il male allo stomaco alla vista di quell’obiettivo utopico e irraggiungibile che oltre il vetro irradiava quel mondo triste e senza cuore.

Per la prima volta dubitai del fatto che possedere nuovamente un cuore mi avrebbe aiutato; per la maggiore avrebbe aiutato Isa. La sensazione di soffocamento che Roxas mi aveva descritto, io la provavo di fronte alla vista di ciò che per il mio amico si era dimostrato più importante di me. Di quali ricordi lui avesse, di cosa considerasse importante e di tutto ciò in cui ci saremmo potuti ancora incontrare non m’importava più.

L’indomani, sulla torre dell’orologio, allontanando dalle labbra il ghiacciolo quasi volesse fermarsi a parlare, Roxas mi domandò in cosa i migliori amici fossero diversi dagli amici normali. Tentai di dargli una risposta, ma non dovevo essergli sembrato troppo convinto, perché mi guardò in modo strano. Ero frastornato. Proprio quella mattina avevo avuto l’ennesima discussione con la persona che un tempo credevo tenesse a me più delle altre. Avrei dovuto saperlo fin dall’inizio, che da troppo tempo quella persona non esisteva più.

Roxas aveva da subito scelto me, Isa mi aveva sempre rifiutato. Capii perché quel ragazzino era divenuto per me così importante, mentre il mio vecchio amico divenne quello da salvare, per cui avrei fatto qualsiasi cosa.

Ogni tanto il mio nuovo amico tornava a chiedersi perché l’Organizzazione ci ordinasse di fare certe cose o perché volessimo tornare ad essere completi se il fatto di poter essere nuovamente inglobati dall’oscurità ci atterriva tanto. Gli spiegai che ciascuno di noi aveva ricordo del proprio passato e di cosa significava avere un cuore; quei ricordi rendevano tutti noi unici. L’ultimo arrivato non era come noialtri. Non aveva niente da perdere, ma avrei voluto che si convincesse del fatto che non per questo sarebbe stato vuoto per sempre.

“Anche tu ricordi i sentimenti?”

Osservava le nuvole al tramonto con fare malinconico; a dirla tutta iniziavo a pensare che Roxas potesse sentire qualcosa. Talvolta usava espressioni appartenenti ad un essere umano; il modo in cui si preoccupava per gli altri sapeva di apprensione vera. Il medesimo sentimento che ricordavo di aver provato anch’io, nel momento in cui avevo lasciato che il mio migliore amico cadesse nelle tenebre più profonde, rimanendo totalmente inerme di fronte alle sue scelte; non sopportavo la vista di Kingdom Hearts perché mi rimembrava le mie colpe. Non lo avevo mai rivelato a Saïx, che fra noi voleva essere il più apatico, perché credevo che non avrebbe capito. Piuttosto, avrei dovuto chiedergli per quale ragione volesse tanto indietro un cuore.

“Un po’ invidio tutti gli altri membri dell’Organizzazione.”

Mi disse Roxas, in relazione al fatto che avrebbe voluto ricordare. Il mio sguardo s’inasprì.

“Un cuore può farti sentire felice. Ma può anche fare male; può ingannarti.”

“Però ci sono delle cose che è possibile fare solo con un cuore, vero? Xaldin lo dice spesso.”

“Per questo cerchiamo di essere completi, no?”

Il tramonto diveniva sempre più colorito; non volevo staccare gli occhi dal sole, per quanto facesse male.

“Quali sono le cose che è possibile fare solo avendo un cuore?”

Alzai lo sguardo al cielo e tentai di pensarci su, ma quei ragazzini sotto la torre facevano un gran baccano. Ecco, mi sopraggiunse una delle risposte. Sentire di avere degli amici. Ma non avrei mai potuto dirglielo.

“Sapere quello che vuoi davvero.”

Sembrava riflettere molto sulle mie parole.

“Non ho ancora trovato qualcosa che vorrei fare davvero.”

“Quando lo troverai, dovrai impegnarti con tutto te stesso.”

Rise, e alle mie orecchie la sua risata coprì ogni altro rumore.

“Chissà se c’era qualcosa che io volessi fare, prima di rinascere come Nessuno.”


Quella sera rientrai nella mia stanza, e i miei occhi si fermarono sulla promessa di un nuovo mondo che Xemnas ci aveva mostrato la sera precedente. C’era qualcosa che io avrei voluto fare. Tornare indietro. Come Nessuno, tutto ciò che avevo era il gelato con Roxas e qualcosa da recuperare con Saïx.

L’indomani trovai Demyx ad attendermi di fronte alla colazione. Sembrava turbato più del solito. Il suo sitar giaceva abbandonato in un angolo della stanza, e pensai fosse arrabbiato con gli altri perché non lo lasciavano suonare; quando mi avvicinai per chiedergli cosa non andava, mi guardò dritto negli occhi.

“È vero quello che si dice in giro? Che sei stato tu ad eliminare Vexen?”

La domanda mi scosse, ma non lo diedi a vedere. Poggiai una mano sul tavolo, abbassandomi su di lui fino ad inquietarlo un poco, e uno degli angoli delle mie labbra si mosse in un leggero sorriso.

“Vorresti accertartene di persona?”

Si ritrasse spingendo indietro la sedia, fingendo un certo terrore. E lì rimase, finché non mi voltai indietro.

“Dovresti smetterla di fare domande che potrebbero nuocerti.”

Demyx sospirò sollevato, rispondendomi che avevo ragione con un filo di voce, mentre Roxas entrava entusiasta nella stanza e salutava entrambi con un gran sorriso. Tornai con la mente al discorso di Saïx sui sospetti interni all’Organizzazione; avevo sbagliato ad attribuire il tutto ad un suo capriccio, anche se non avevo idea di come le voci fossero potute arrivare fino alle semplici reclute. Avrei dovuto scusarmi.

“Diamo il meglio di noi stessi anche oggi, Axel.”

Mi disse Roxas dandomi una pacca sulla spalla, e gli sorrisi mentre tornava a grandi passi nel salone. Sembrava volesse impegnarsi seriamente per trovare ciò che voleva fare davvero. La sua determinazione mi ricordò di avere un obiettivo nell’Organizzazione. Ero arrabbiato, per quello avevo scelto di indossare la tunica. Da quel momento avevo rinunciato totalmente a ciò che ero. Ero arrabbiato con me stesso, e finché Roxas non era arrivato a smuovere qualcosa dentro di me credevo che non mi sarei mai perdonato.


Note dell'autrice:

Salve a tutti, sono HikariRin!

La prima parte di questo capitolo si svolge tra i Giorni 71, 72 e 75 della permanenza di Roxas all'interno dell'Organizzazione, mentre la seconda si svolge tra il giorno 95 e il giorno 96 (la 'colazione'). Ogni volta che pubblico un capitolo immagino di volervi dire cose profonde e complesse, ma quando arrivo qui a pubblicare me le scordo.

Vorrei che in particolare vi soffermaste sul modo in cui i due protagonisti si rivolgono l'uno all'altro nella narrazione, ai momenti in cui utilizzano il loro vero nome nei propri pensieri e a quelli in cui utilizzano il nome da Nessuno. Se i ricordi sono legati ai sentimenti, allora anche il modo in cui ricordano può essere un indizio per capire cosa sentirebbero se avessero un cuore, quanto si allunghi o si accorci di volta in volta la distanza tra loro. In tutto questo si inserisce un Roxas ancora inconsapevole di cosa sia davvero l'amicizia come la intende Lea, e chi sa trovare per primo il riferimento a Xion in questo capitolo?

Dopo la sua scomparsa, Axel non è più in grado di ricordare Xion, ce lo rivela un rapporto segreto. Gli stessi rapporti riportano che Xigbar sapeva degli intrighi nel Castello dell'Oblio - ha una vera e propria passione per i segreti di Xemnas e per l'origliare le conversazioni altrui - e quindi, discorrendo molto con Demyx nel salone, avrebbe potuto rivelargli tutto ciò che aveva sentito. Da qui la scena della colazione. 

Ancora una volta torno a dirvi che tutte quelle battute in cui Isa e Lea si riferiscono al proprio passato prima dell’Organizzazione, in cui può esservi qualche nota d’acrimonia, verranno spiegate nei capitoli successivi.

Alla fine le cose che volevo dire sono tornate alla mente, quindi mi sento pienamente soddisfatta.

   
 
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