Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Recchan8    28/03/2018    2 recensioni
"Dopo la fine ci sono sempre speranza e rinascita".
La comparsa di Master Pharoh 90 risvegliò la bella Guerriera della Morte e della Rinascita. La falce di Sailor Saturn venne puntata verso il basso e la Terra venne distrutta e ricreata, e con lei tutte le anime presenti sulla sua superficie.
Kunibert è al primo anno di università; ancora non sa di essere la reincarnazione del comandante degli Shitennou, Kunzite, e di aver ricevuto in dono dalla silenziosa guerriera una preziosa seconda possibilità.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inner Senshi, Shitennou/Generali
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nonostante a lui non piacessero molto, sua madre aveva insistito affinché nell'armadio di Kunibert ci fossero almeno tre camicie: una bianca, una nera e una celeste. Da quando si era trasferito a Site, Kunibert non ne aveva indossata una nemmeno per mezza volta. Erano ancora perfettamente stirate e piegate, spinte in fondo a uno dei cassettoni dell'armadio e sepolte sotto strati di maglioni a trama spessa e maglioncini. Recuperò quella bianca, la preferita di sua madre, la indossò e, fissando la sua immagine allo specchio, iniziò ad abbottonarla lentamente.
Che cosa si aspettava esattamente da Regina? Che arrivasse con una bacchetta magica e che ripristinasse lo status quo? Si convinse di aver fatto la scelta giusta. Non poteva andare a quell'appuntamento da solo; aveva bisogno di una spalla e di qualcuno che, come lui, reputasse quella coppia innaturale e totalmente sbagliata.
Finito di abbottonarsi la camicia, prese il giacchetto di pelle, se lo mise su una spalla, controllò di avere il portafoglio e le chiavi di casa, e uscì, chiudendo a chiave la porta. Scese le scale del condominio tenendo lo sguardo sulle scarpe nere e uscì in strada. Sospirò guardando il cielo e pensò che se fosse stato un fumatore si sarebbe fumato una sigaretta consolatoria. Si immaginò Sailor Saturn osservarlo dal suo pianeta e ridere delle sue disavventure. Cancellò subito quell'immagine.
Saturn non sa ridere”.
Fuori faceva più freddo del previsto. Kunibert indossò il giacchetto di pelle e si diresse in Piazza delle Tavole. Percorse Corso Nazionale tenendosi sul lato destro nonostante tutta la via fosse area pedonale. Fece lo slalom tra le varie persone che stavano passeggiando e che stavano entrando e uscendo dai negozi. Prese il telefono in mano per essere pronto a rispondere a un'eventuale chiamata di Regina.
Se mi dà buca la ammazzo”, pensò un poco spaventato. L'idea di affrontare da solo Nehemias e la ragazza dai capelli azzurri lo terrorizzava.
Attraversò il ponte e quando fu nei pressi del punto di ritrovo si sentì afferrare per un braccio. Regina lo trascinò in una stradina perpendicolare e lo fulminò con un'occhiataccia. Kunibert notò che si era messa in tiro: sotto il cappotto dai bottoni dorati, una minigonna a vita alta di finta pelle nera le fasciava i fianchi, e una blusa di tulle bianco lasciava intravedere il reggiseno nero; un appariscente rossetto color rubino spiccava sulle sue labbra contratte in una smorfia seccata.
-”Mi sono sempre chiesto come facciate voi Guerriere Sailor a combattere su quei trampoli”- commentò guardandole le immancabili décolleté col tacco da dodici centimetri di Mars.
-”Mi auguro per te che si tratti di una faccenda seria”- sibilò Regina alludendo all'imminente aperitivo.
Il volto di Kunibert si rabbuiò.
-”Non hai idea di quanto lo sia. Ma adesso ascoltami: non fare niente di avventato, resta nella parte e, soprattutto, non dare in escandescenza”-.
-”Che sei, mia madre?”- disse Regina incrociando le braccia al petto. -”Guarda che so relazionarmi, cosa credi?”-.
-”Non si direbbe”- commentò Kunibert lanciando continue occhiate alla sua destra e infilandosi il cellulare in tasca. -”Merda!”- borbottò a un certo punto. -”Li ho visti passare. Sono arrivati”-. Mise le mani sulle spalle di Regina e la fissò negli occhi violetti. -”Conto su di te”-.
La prese per mano e, senza aspettare una sua reazione, la trascinò fuori dalla stradina. Regina, dopo essere quasi inciampata nei suoi tacchi, riacquistò l'equilibrio e, anche se controvoglia, si immedesimò nella sua fastidiosissima parte. Prese Kunibert a braccetto, si strinse il suo braccio al petto e tentò di dare un'aria contenta e spensierata al suo viso.
Piazza delle Tavole era uno dei tre centri della movida universitaria di Site: una piazza dalla forma quadrata e dal perimetro porticato in cui, praticamente ogni sera e soprattutto il venerdì e il sabato, era possibile incontrare una grande parte della gioventù della città, in particolare universitaria. I locali situati sotto ai portici, calato il sole, mettevano tavoli e sedie in piazza, in modo tale da avere dei posti in più per i clienti. Al centro della piazza stava il simbolo di Piazza delle Tavole: un albero di Natale che, per qualche assurdo motivo, ogni anno il Comune dimenticava di rimuovere.
-”Eccoli”- sussurrò Kunibert a Regina indicando con un cenno del mento l'albero. -”Sono loro due. Il tipo castano e la ragazza coi capelli azzurri”-.
Regina seguì con lo sguardo l'indicazione di Kunibert e individuò i loro compagni di aperitivo. Il ragazzo pareva più alto di Kunibert e stava fumando una sigaretta mentre la ragazza, bassina e con indosso un vestitino floreale a sfondo nero, si stava guardando attorno visibilmente in ansia.
-”Nessuno le ha detto che i codini bassi sono passati di moda?”- commentò Regina stringendo le labbra.
Kunibert le scoccò un'occhiataccia.
-”Regina, ti prego”- la implorò. -”Tieni a freno la tua linguaccia”-.
Regina alzò gli occhi al cielo e sentì il braccio di Kunibert scivolarle via. Vide il ragazzo dai capelli argentati infilarsi un paio di guanti senza distogliere gli occhi dalla coppia sotto l'albero.
-”Perché te li sei messi?”- domandò Regina.
-”Per precauzione”- rispose Kunibert enigmatico. -”Adesso andiamo”-.
Regina e Kunibert uscirono dai portici e attraversarono la piazza. Amina fu la prima a vederli. Posò una mano sul braccio di Nehemias e gli disse che Kunibert e la sua ragazza erano arrivati. Nehemias, preso alla sprovvista, gettò a terra il mozzicone di sigaretta e lo spense con il tacco della scarpa.
-”Buonasera”- salutò Amina con un dolce sorriso sulle labbra. -”Vi ringrazio per aver accettato il nostro invito. Tu devi essere la ragazza di Kunibert”- si rivolse a Regina.
A quelle parole sia Regina che Kunibert si irrigidirono.
-”Esatto”- dissimulò Regina. -”Mi chiamo Regina, piacere”- sorrise a sua volta tendendole una mano.
-”Io sono Amina e lui è il mio ragazzo, Nehemias”-.
Nehemias tese la mano a Regina e la ragazza la strinse sotto gli occhi agitati di Kunibert.
-”Abbiamo prenotato un tavolo al Voltapagina”- comunicò efficientemente Amina, quasi fosse stata una segretaria personale. -”Ne preferite uno dentro al locale o fuori?”-.
-”Fuori”- rispose subito Kunibert. Aveva bisogno di stare all'aria aperta. L'idea di stare seduto dentro a un locale e circondato a distanza ravvicinata da altre persone lo mandava in agitazione.
Amina ordinò ai tre di aspettarla fuori. Entrò al Voltapagina, parlò con un cameriere e si fece assegnare uno dei tavolini esterni.
-”Possiamo accomodarci”- disse sorridendo e indicando uno dei tavoli più lontani dall'ingresso del locale. Regina e Kunibert si sedettero subito mentre Nehemias, facendo sfoggio della sua cavalleria, scostò la sedia per Amina e si sedette dopo di lei.
-”Ti facevo un tipo più galante, generale”- disse Nehemias ridendo.
Kunibert, punto sul vivo, si irrigidì. Come aveva potuto dimenticare le buone maniere? Se Venus si fosse trovata al posto di Mars glielo avrebbe fatto notare, e giustamente. Si mosse a disagio sulla sedia e si giustificò spiegando che alla sua ragazza davano particolarmente fastidio i comportamenti troppo romantici e galanti. Regina, memore degli avvertimenti e delle raccomandazioni di Kunibert, gli diede corda e confermò tutto. Nehemias parve colpito.
-”Si vede che sei una persona indipendente e dal carattere forte”- disse a Regina.
-”Spero sia un complimento”- gli ammiccò.
Arrivò lo stesso cameriere con cui aveva parlato Amina e, armandosi di penna e taccuino, domandò se i ragazzi avessero già deciso cosa ordinare da bere.
-”Per me un Daiquiri”- disse subito Amina.
-”Prego, prima le signorine”- disse Nehemias accompagnando le parole con un gesto elegante della mano rivolto a Regina.
Kunibert irrigidì la mascella e i suoi occhi grigi si ridussero a due fessure. Trovava veramente fastidioso il comportamento esasperatamente da galantuomo di Nehemias.
Mi sta facendo passare per un cafone”, si disse ripensando alla storia della sedia.
-”Un Negroni”- disse Regina dopo averci pensato su un poco.
Kunibert fece per parlare ma Nehemias lo precedette e si guadagnò l'attenzione del cameriere.
-”E due mojito”- ordinò.
Il cameriere appuntò le ultime note e disse loro che, una volta portati i cocktail e pagato il conto, avrebbero potuto beneficiare del buffet dentro il locale.
-”Il prezzo della bevuta comprende anche il buffet”- spiegò.
Dopo che il cameriere dalla maglia nera se ne fu andato, Nehemias si accese una sigaretta e si avvicinò il posacenere che stava al centro del tavolino.
-”Qui fanno il mojito migliore della città”- disse elettrizzato. -”Devi assolutamente assaggiarlo!”-.
-”Ti ringrazio del consiglio”- borbottò Kunibert.
Io odio il mojito”, pensò con stizza.
Avvertendo una certa tensione, Amina si attivò e prese a fare conversazione con Kunibert, raccontandogli del bar, chiedendo dell'università e cercando di coinvolgere Nehemias. Regina si accorse che gli sforzi di Amina erano mirati a far conversare i due ragazzi.
L'obiettivo della serata era far conoscere quei due?”, si domandò.
Osservò Nehemias sforzarsi di sorridere e di apparire tranquillo. Qualcosa lo preoccupava e lo agitava, era evidente. Amina, dai grandi occhi azzurri, era per lui una colonna portante: i due si tenevano continuamente per mano, come se da quel gesto dipendesse la loro vita. Regina prese il cellulare dalla borsa e scrisse un messaggio a Kunibert, intrappolato in una conversazione che sentiva tutto fuorché piacevole.
Il ritorno del cameriere con le ordinazioni segnò un momento di pausa. Kunibert, che aveva sentito il cellulare vibrare, ne approfittò per posarlo sul tavolo.
-”Regina, non ti azzardare a pagare”- sibilò Kunibert prendendo il suo portafoglio. Voleva farla pagare a Nehemias per averlo messo in ridicolo davanti a due ragazze.
-”E chi si muove?”- rispose Regina alzando le mani.
Kunibert e Nehemias pagarono il conto. Amina si alzò e chiese a Regina di accompagnarla al buffet.
-”Andiamo prima noi”- disse sbrigativa. -”Per voi non è un problema, vero?”- disse guardando sia Kunibert che Nehemias.
-”Stai tranquilla!”- rispose Nehemias alzando un pollice. -”Fate in fretta che ho fame!”- rise poi.
Amina e una riluttante Regina si allontanarono, ma non prima che Regina indicasse a Kunibert il cellulare. Il giovane recepì il messaggio e si apprestò a leggere ciò che Regina gli aveva scritto.
Perché ho l'impressione che 'sti due siano terribilmente in ansia? Si può sapere chi sono?”, diceva il messaggio di Mars.
Kunibert iniziò a digitare una risposta breve e sbrigativa ma si accorse che il touchscreen del cellulare non rispondeva agli input. Si guardò le mani inguantate e fece schioccare la lingua.
-”Se hai freddo perché hai chiesto un tavolo all'esterno?”- ruppe il silenzio Nehemias.
-”Non ho freddo”- rispose Kunibert senza guardare il ragazzo negli occhi. -”Ho un... problema alle mani”-.
Nehemias strinse le labbra e annuì. Non fece altre domande, si limitò a osservare Kunibert e a radunare tutto il coraggio di cui era dotato per introdurre un argomento spinoso. Kunibert intuì la difficoltà che Nehemias stava incontrando ma non fece nulla per aiutarlo: non si sentiva ancora pronto a liberare i suoi ricordi, e ancora non aveva ascoltato il parere di Regina.
Mi dispiace, dovrai soffrire ancora per un po' ”.
Lanciò un'occhiata disperata verso l'entrata del Voltapagina e si domandò per quale motivo Regina e Amina ci stessero mettendo così tanto.

 

 

Amina, con una flebile voce delicata, continuava a parlare e a raccontare di sé, di come avesse iniziato a lavorare come cameriera al bar La Cartella per contribuire alle spese dell'università, di come avesse scelto il corso di laurea in Ingegneria Informatica, di come avesse conosciuto Nehemias, di come Nehemias fosse disturbato da ricorrenti sogni che Amina aveva finito col definire “inquietantemente premonitori”, di come a volte le paresse di vedere il proprio riflesso “diverso”. Il volto di Regina era una maschera cerea; la bocca dalla lingua tagliente era sigillata e i suoi occhi violetti, solitamente vigili e taglienti, erano persi nel vuoto.
-”Ti senti bene?”- le domandò Amina posandole una mano sulla spalla.
No, non stava bene. Non stava assolutamente bene. Strinse le dita attorno al piattino di plastica che teneva in mano, colmo di pizzette, bruschette e tramezzini. La plastica si piegò, il piatto si spezzò e il cibo si rovesciò per terra. Regina boccheggiò, scosse lievemente la testa e guardò per terra. Un improvviso nodo allo stomaco le fece venire la nausea e voltò le spalle al buffet e al cibo caduto per terra.
-”Chiedo scusa”- mormorò stringendo le braccia al petto.
-”Regina, va tutto bene?”- le domandò nuovamente Amina.
La testa le si fece pesante e le orecchie le presero a fischiare. Mosse qualche passo in avanti, incerta e traballante. Amina la afferrò per un braccio e la sostenne, impedendole di cadere a terra. Un cameriere preoccupato si avvicinò alle due ragazze e domandò se ci fosse bisogno di un'ambulanza.
-”Assolutamente”- rispose subito Amina.
-”No, non serve”- disse invece Regina. -”Ho un calo di pressione, sto bene. Fammi sedere, Amina”-.
Il cameriere e Amina sostennero Regina fino a un tavolino e la aiutarono a sedersi. Le fu subito portato un bicchiere d'acqua e il volume della musica del locale venne un poco abbassato. Regina si accasciò sullo schienale della sedia e chiuse gli occhi. I battiti folli del suo cuore le risuonavano nelle orecchie, così come le parole di Amina circa la sua vita. Alzò le palpebre pesanti e le lanciò un'occhiata di sottecchi. Si morse il labbro inferiore e sospirò rumorosamente. Amina le avvicinò il bicchiere con l'acqua e la invitò a berne qualche sorso.
-”Sto bene, davvero”- insistette Regina respingendo il bicchiere. -”Mi dispiace averti spaventata”-.
Il volto pallido di Amina riprese colore e la ragazza sorrise.
-”Nessun problema, non devi scusarti. Vuoi che vada a chiamare Kunibert?”-.
Kunibert. Lo sapeva? Se n'era accorto? Probabilmente era quello il motivo per cui le aveva chiesto di accompagnarlo: voleva che incontrasse Amina. Eppure qualcosa non le quadrava: Kunibert sembrava più interessato a Nehemias che ad Amina.
-”No, non importa...”- mormorò tirando su la schiena. Si schiarì la gola e, presa da un'altra fitta alla testa, chiuse per un momento gli occhi. -”Posso... Posso chiederti una cosa?”-.
-”Regina, bevi un po' d'acqua”- si preoccupò la ragazza dai capelli azzurri.
-”Sì, la bevo”- disse Regina agitando una mano. -”Posso però chiederti una cosa?”
-”Certo”-.
-”In che rapporti siete con Kunibert? Tu e Nehemias”-.
La domanda diretta di Regina sorprese Amina e la giovane spalancò gli occhioni azzurri.
-”Lui è... Ecco... E' un cliente abituale del bar e... Sì, insomma, siamo più o meno coetanei...”- borbottò arrossendo di colpo.
-”Perché hai voluto a tutti i costi questo appuntamento?”-.
-”I-Io...”-.
-”Rispondi”- le ordinò con voce ferma.
Amina fece un sorriso tirato e abbassò gli occhi.
-”Non penso mi crederesti se ti dicessi la verità”-.
Regina allungò una mano e afferrò il polso di Amina. Lo strinse con forza, costringendo la ragazza dai capelli azzurri a guardarla. I suoi occhi, due specchi d'acqua purissima, erano spaventati, quasi terrorizzati.
-”Tu ricordi qualcosa, vero?”- mormorò Regina.
Amina tentò di ritrarre il braccio e di liberarsi dalla stretta di Regina.
-”Di cosa stai parlando? M-Mi fai male...!”-.
-”Hai dei dubbi? Hai sognato qualcosa di strano? Dimmi la verità”- la incalzò.
Amina, atterrita e confusa, non aprì bocca. Non capiva cosa fosse improvvisamente successo alla ragazza di Kunibert, che cosa avesse scatenata questa improvvisa reazione.
Regina strinse i denti e si costrinse a ricacciare indietro le lacrime.
-”Amina, non farlo”- disse poi lasciando improvvisamente la presa. -”Non ricordare”-.
Quegli occhi di quel colore così insolito ma al tempo stesso bellissimo si impressero nella memoria di Amina. La giovane, guardando Regina che veniva trascinata per un braccio fuori dal locale da Kunibert, pensò che mai e poi mai avrebbe dimenticato la forza e la disperazione che quei due occhi violetti le avevano trasmesso.
Non ricordare”, le aveva detto.
Sembrava proprio una supplica.
Regina l'aveva implorata di non ricordare.
Ma cosa? Cosa non doveva ricordare?

 









NOTE DELL'AUTRICE:
Come promesso, ecco la seconda parte del macrocapitolo :D
Nel piano di Kunibert si è aperta una falla che verrà chiarita prossimamente. Regina ha intuito qualcosa e ha deciso di agire di propria iniziativa. Come reagirà il Comandante dei Quattro Generali Celesti a questa insubordinazione?
A presto (si spera) col prossimo capitolo! ^^

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Recchan8